SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
CAMILLO
BENSO DI CAVOUR |
(vi suggeriamo di leggere anche i relativi periodi della sua politica e dei fatti
in RIASSUNTI della STORIA D'ITALIA oppure i singoli anni in CRONOLOGIADA AFFARISTA A
"PADRE DELLA PATRIA"
< < Cavour all'età di vent'anniNacque il 10 agosto 1810 a Torino, capoluogo allora d'un dipartimento dell'impero napoleonico e mor� sempre a Torino nel 1861. Secondogenito del marchese Michele e della ginevrina Adele di Sellon, Cavour fu da giovane ufficiale dell'esercito. Lasciata nel 1831 la vita militare, dopo che qualcuno gliela stroncò per un amore di un ardente repubblicana genovese (Anna Giustiniani), amore tragicamente concluso.
Per queste amicizie allora poco raccomandabili, anche se non fu punito, fu trasferito al forte di Bard. E in quell'isolamento, di avvilimento e di buia depressione, Cavour lasciò il servizio militare; erano gli anni delle repressioni e, detestando la politica carloalbertina, nel 1833 lo troviamo fra i seguaci della "Giovine Italia", ma che ben presto li definisce "dei cervelli bruciati".
Per quattro anni viaggi� in Europa, studiando particolarmente gli effetti della rivoluzione industriale in Gran Bretagna, Francia e Svizzera e assumendo i principi economici, sociali e politici del sistema liberale britannico.
Rientrato in Piemonte nel 1835, si occup� soprattutto di agricoltura e si interess� anche di economie e della diffusione di scuole ed asili. Grazie alla sua attivit� commerciale e bancaria Cavour divenne uno degli uomini pi� ricchi del Piemonte.
Il padre fece fortuna sia nel periodo napoleonica, sia dopo. Amministratore di una grande tenuta dei Principi Borghese, lo troviamo pochi anni dopo proprietario della stessa. Diventato vicario della Polizia nel Regno sabaudo, affida le tenute al figlio che, per renderle moderrne con le nuove tecniche, i concimi, le colture, viaggia all'estero per conoscerle, dando così un forte impulso a questa attività.
Ma all'estero Cavour non scopre solo le tecniche agricole, scopre la politica; e soprattutto scopre quella "politica della via di mezzo, fra gli eccessi dei rivoluzionari e dei reazionari".
Non fu un ripiegamento degli entusiasmi dei primi anni Trenta, ma un nuovo modo di vedere la realtà economico-sociale; con un nuovo spirito; il suo! tutto particolare.
La fondazione nel dicembre 1847 del quotidiano "Il Risorgimento" (QUI LA PRIMA PAGINA CON IL SUO PROGETTO ) segn� l'avvio del suo impegno politico: solo una profonda ristrutturazione delle istituzioni politiche piemontesi e la creazione di uno Stato territorialmente ampio e unito in Italia avrebbero, secondo Cavour, reso possibile il processo di sviluppo e crescita economico-sociale da lui promosso con le iniziative degli anni precedenti. Nel 1850, essendosi messo in evidenza nella difesa delle leggi Siccardi (promosse per diminuire i privilegi riconosciuti al clero, prevedevano l'abolizione del tribunale ecclesiastico, del diritto d'asilo nelle chiese e nei conventi, la riduzione del numero delle festivit� religiose e il divieto per le corporazioni ecclesiastiche di acquistare beni, ricevere eredit� o donazioni senza ricevere il consenso del Governo), Cavour fu chiamato a far parte del gabinetto d'Azeglio come ministro dell'agricoltura, del commercio e della marina. Successivamente fu nominato ministro delle Finanze e con tale carica egli assunse ben presto una posizione di primo piano, fino a diventare egli stesso presidente del Consiglio (4 novembre 1852).
Quando fu nominato presidente del Consiglio, egli aveva gi� in mente un programma politico ben chiaro e definito ed era deciso a realizzarlo, pur non ignorando le difficolt� che avrebbe dovuto superare. L'ostacolo principale gli derivava dal fatto di non godere la simpatia dei settori estremi del Parlamento, in quanto la sinistra non credeva alle sue intenzioni riformatrici, mentre per le Destre egli era addirittura un pericoloso giacobino, un rivoluzionario demolitore di tradizioni ormai secolari. In politica interna egli mir� innanzitutto a fare del Piemonte uno Stato costituzionale, ispirato ad un liberismo misurato e progressivo, nel quale la libert� fosse la premessa di ogni iniziativa. Convinto com'era che i progressi economici sono estremamente importanti per la vita politica di un paese egli si dedic� ad un radicale rinnovamento dell'economia piemontese:
l'agricoltura: venne valorizzata e modernizzata grazie ad un sempre pi� diffuso uso dei concimi chimici e ad una vasta opera di canalizzazione destinata ad eliminare le frequenti carestie dovute a mancanza d'acqua per l'irrigazione e a facilitare il trasporto dei prodotti agricoli;
l'industria: venne rinnovata ed irrobustita attraverso la creazione di nuove fabbriche e il potenziamento di quelle gi� esistenti specialmente nel settore tessile;
il commercio: fondato sul libero scambio interno ed estero e agevolato da una serie di trattati con la Francia, il Belgio e l'Olanda (1851-1858) sub� un forte aumento.
Inoltre provvide:
a rinnovare il sistema fiscale, basandolo non solo sulle imposte indirette ma anche su quelle dirette, che colpiscono soprattutto i grandi redditi;
al potenziamento delle banche con l'istituzione di una "Banca Nazionale" per la concessione di prestiti ad interesse non molto elevato.
Il progressivo consolidamento politico, economico e militare, spinse Cavour verso un'audace politica estera, capace di far uscire il Piemonte dall'isolamento. In un primo momento egli non aveva creduto opportuno distaccarsi dal vecchio programma di Carlo Alberto tendente all'allontanamento dell'Austria dal Lombardo-Veneto e alla conseguente unificazione dell'Italia settentrionale sotto la monarchia sabauda, tuttavia in seguito avvert� la possibilit� di allargare in senso nazionale la sua politica, aderendo al programma unitario di Mazzini, sia pure su basi monarchiche e liberali. Comunque il primo passo da fare era quello di imporre il problema italiano all'attenzione europea e a ci� per l'appunto egli mir� con tutto il suo ingegno. Il 21 luglio 1858, incontr� Napoleone III a Plombi�res dove furono gettate le basi di un'alleanza contro l'Austria. Il trattato ufficiale stabiliva che:la Francia sarebbe intervenuta a fianco del Piemonte, solo se l'Austria lo avesse aggredito;
* in caso di vittoria, si sarebbero formati in Italia quattro Stati riuniti in una sola confederazione posta sotto la presidenza onoraria del Papa, ma dominata sostanzialmente dal Piemonte:
* uno nell'Italia settentrionale con l'annessione al regno di Sardegna del Lombardo-Veneto, dei ducati di Parma e Modena e della restante parte dell'Emilia;
* uno nell'Italia centrale, comprendente la Toscana, le Marche e l'Umbria;
* un terzo nell'Italia meridionale corrispondente al Regno delle Due Sicilie;
* un quarto, infine formato, dallo Stato Pontificio con Roma e dintorni.in compenso dell'aiuto prestato dalla Francia il Piemonte avrebbe ceduto a Napoleone III il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza.
Appare evidente che un simile trattato non teneva assolutamente conto delle aspirazioni unitarie della maggior parte della popolazione italiana, esso mirava unicamente ad eliminare il predominio austriaco dalla penisola.
La II guerra d'indipendenza permise l'acquisizione della Lombardia, ma l'estendersi del movimento democratico-nazionale suscit� nei francesi il timore del crearsi uno Stato Italiano unitario troppo forte: l'armistizio di Villafranca provoc� il temporaneo congelamento dei moti e la decisione di Cavour di allontanarsi dalla guida del governo.
Ritornato alla presidenza del Consiglio egli riusc� comunque ad utilizzare a proprio vantaggio la momentanea freddezza nei rapporti con la Francia, quando di fronte alla Spedizione dei Mille e alla liberazione dell'Italia meridionale pot� ordinare la contemporanea invasione dello Stato Pontificio. L'abilit� diplomatica di Cavour nel mantenere il consenso delle potenze europee e la fedelt� di Garibaldi al moto "Italia e Vittorio Emanuele" portarono cos� il 17 marzo 1861 alla proclamazione del Regno d'Italia.
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UN PADRE DELLA PATRIA
di Luca Molinari
Tra coloro i quali vengono considerati �Padri della Patria� sicuramente si deve ricordare il conte Camillo Benso di Cavour.
Il Cavour nacque nel 1810 in Piemonte ed � il secondogenito del marchese Michele e della ginevrina Adele Sella. Intraprese, con scarsi risultati, la carriera militare: dopo essere stato dislocato per lungo tempo con il grado di tenente in Valle d�Aosta, si fece congedare affermando e dimostrando che la sua attivit� militare era ostacolata dalla grave forma di miopia che gli minava la vista.
Il giovane Camillo Cavour rimase affascinato dalle rivoluzioni borghesi avvenute in Francia e nei Paesi Bassi negli anni�30 e ne fu positivamente influenzato tanto da volerne assimilare i principi ispiratori facendone la base della propria formazione politica liberale e liberista.
Per rafforzare la propria preparazione in campo politico, economico ed amministrativo compie una serie di importanti viaggi nelle principali capitali europee che lo porteranno ad entrare in contatto con le menti pi� illustri del tempo.
Sono di questi anni i primi viaggi nel mondo della grande diplomazia europea.
E� in questo periodo che si completa la formazione culturale e politica di uno dei pi� importanti personaggi della storia europea del XIX secolo e del principale artefice dell�unit� politica e territoriale della penisola italiana.
Nell�enfasi rivoluzionaria del 1848 il Cavour si avvicina alla politica attiva e sposa le idee liberal-moderate che, pur mantenendo un immobilismo sul tema dell�unit� d�Italia (figuriamoci, poi, sul tema di riforme sociali a favore delle classi maggiormente disagiate!), si poneva come obiettivo la ristrutturazione dei poteri tra il Re ed il governo anche alla luce dello Statuto Albertino concesso da Carlo Alberto prima della disastrosa I Guerra d�Indipendenza e poi riconfermato da Vittorio Emanuele II dopo il conflitto e la pace di Novara.
Per portare avanti tali idee liberali in politica, liberiste ed antimonopoliste in economia fonda con il leader del federalismo moderato Cesare Balbo un organo di stampa chiamato il �Risorgimento�; ci� ne consacra il ruolo di esponente di spicco della Destra liberale moderata in Piemonte.
Nel governo formatosi all�indomani delle elezioni del 1848 vinte dalla Destra grazie ai principi del �Proclama di Moncalieri� redatto dal Presidente del Consiglio dei Ministri l�on. Massimo D�Azeglio, Cavour entrer� in virt� delle sue capacit� in campo economico ed amministrativo assumendo l�incarico di Ministro dell�Agricoltura e successivamente, dopo aver provocato le dimissioni del titolare, ottenendo anche l�interim delle Finanze.
Diviene uno dei principali leader politici del Parlamento subalpino ed uno dei pi� influenti membri del governo tanto da poterne condizionare l�azione. ma anche la composizione.
Si fa promotore ed artefice di una serie di importanti riforme economiche ispirate da un�idea liberista della competizione economica tendenti a svecchiare lo Stato sabaudo ed a portarlo ad essere in condizioni paragonabili alle principali potenze dell�Europa occidentale.
Le riforme agricole di cui il Cavour si fece sostenitore utilizzando i fondi provenienti dal bilancio statale finirono col beneficiare anche le tenute agricole di cui lo stesso ministro era proprietario. L�opposizione radicale rappresentata da Brofferio lo accus� a pi� riprese di aver deliberatamente favorito gli interessi degli ambienti politici a lui vicini: ci� fu sicuramente vero, ma non imped� al Cavour di proseguire la propria carriera politica e ministeriale.
Dopo aver provocato la crisi del gabinetto D�Azeglio di cui faceva parte ottiene dal sovrano l�incarico di formare il nuovo governo scegliendo con maggiore libert� i nomi dei ministri rispetto a quanto avevano potuto fare i suoi predecessori anche se la scelta dei responsabili del Ministero della Guerra e del Ministero della Marina rimase di stretta competenza del sovrano.
La coalizione su cui il nuovo governo si basava era un fatto nuovo per la politica piemontese; la maggioranza comprende sia uomini della Destra moderata, sia uomini della Sinistra moderata: � il �Connubio� tra Cavour ed il leader della Sinistra moderata Urbano Rattazzi su cui si dilungano ampiamente tutti i manuali di storia.
Cavour giunse a propugnare tale inedita e peculiare maggioranza parlamentare nata dall�unione dei due principali filoni del pensiero liberale per poter attuare tutte quelle riforme da lui auspicate si cui si � gi� parlato in precedenza.
Una siffatta coalizione era in grado di poter meglio bilanciare ed arginare le intemperanze e le invasioni di campo del sovrano che, forte dell�ambiguit� che lo Statuto aveva a proposito del rapporto Re-Governo, intendeva condizionare fortemente la linea dell�esecutivo considerandone i componenti ed il Presidente poco pi� che dei suoi funzionari.
Con Cavour ci� sar� molto contenuto poich� si rafforzer� il ruolo del Parlamento e del Governo che in pi� di un�occasione riusciranno ad imporre la propria volont� anche ad un riottoso Vittorio Emanuele II; ci si stava incamminando verso il raggiungimento di un rapporto Governo-Corona simile alla situazione inglese in cui, come si � soliti dire �il re regna, ma non governa�, anche se tale obiettivo non sar� mai pienamente ottenuto per tutto il periodo di durata dello stato liberale sabaudo prima ed italiano poi, in quanto molto frequenti saranno gli sconfinamenti dei vari sovrani di casa Savoia nel campo della politica nazionale.
Inoltre peculiare fu il ruolo dello stesso Cavour all�interno del governo; per lo Statuto il Presidente del Consiglio non era altro che un primus inter pares, invece Cavour, anticipando cos� la riforma della Presidenza del Consiglio avvenuta in et� crispina e la �legge sul capo del governo� di mussoliniana memoria, assunse un ruolo primario in seno al gabinetto riuscendo ad imporre la propria linea politica all�intero esecutivo.
Il connubio cavouriano, diversamente da quanto si potrebbe facilmente pensare, no ha assolutamente niente a che fare n� con le morotee �convergenze parallele�, n� tantomeno con il berlingueriano �compromesso storico�.
Si tratta non di un�alleanza strategica e culturale tra diversi soggetti politici con obiettivi affini, ma della nascita di un nuovo �luogo� della politica: si assiste al convergere su posizioni moderate delle ali meno estreme di ambo gli schieramenti e contemporaneamente vi � la liquidazione dei vecchi notabili del periodo albertino a cui fa seguito l�isolamento di quelli che Giovanni Malagodi avrebbe definito �opposti estremismi�: a destra Revel e Menabrea, a sinistra Brofferio escono, cos�, dal gioco delle alleanze politiche.
E� nato il �centro�, cio� quel luogo politico che, spostandosi un po� pi� a destra od un po� pi� a sinistra, governer� il Piemonte e poi, dal 1861 fino all�ultimo decennio del XX secolo, il neonato stato italiano, sia durante il periodo monarchico (eccetto il ventennio fascista che, per�, pot� avvenire a causa dei cedimenti dell�area centrista e liberale), sia durante quello repubblicano.
Secondo le tesi di uno studioso scandinavo, Rokkam, i partiti nascono da grandi fratture sociali, politiche, culturali ed economiche: il partito cavouriano nacque dalla contrapposizione tra le esigenze dello stato liberale contrapposte dalle nostalgie di supremazia degli ambienti clericali e dallo scontro tra i settori pi� reazionari della nobilt� parassitaria e le ambizioni europee di quella pi� intraprendente e, soprattutto, della volont� egemonica della borghesia.
Quel centro, nato con cromosomi di tiepido riformismo liberale, diventer� negli ultimi anni del XIX secolo sempre pi� �palude�, basti pensare a Depretis ed al trasformismo in Italia, ed a Gambetta ed all�opportunismo in Francia, luogo del compromesso inteso nella sua accezione meno nobile, avente come unico fine il mantenimento del potere fine a se stesso.
Probabilmente Cavour non era conscio di aver creato una maggioranza politica di tale importanza, ma la sua opera gli sopravvisse divenendo uno dei pilastri della politica nazionale.
Come ha ben sintetizzato Giovanni Spadolini �In quel lontano 1852, Cavour non pensava che nell�intero quarantennio repubblicano, i termini della lotta politica non sarebbero stati troppo diversi�.
L�opinione di chi scrive, riguardo a questa operazione politica, � abbastanza critica: infatti la formula politica cavouriana, che ha trovato nuova linfa vitale nella politica di Giolitti e nell�interclassismo degasperiano, pur assicurando all�Italia lunghi periodi di stabilit�, ha ritardato a lungo, se non addirittura impedito, l�arrivo al governo di una importante parte rappresentativa di un cospicuo numero di cittadini.
Ovviamente ci� non era, all�epoca del Cavour, minimamente considerato poich� il corpo elettorale era assai limitato (appena il 2% della popolazione, ma si deve tenere presente che solo l�1% si recava alle urne!).
Un altro aspetto della politica cavouriana molto importante, come hanno dimostrato gli studi di Omodeo, � stata rappresentata dalla volont� di inserire, tramite una forte azione diplomatica, il Regno di Sardegna nel novero delle grandi potenze europee.
In tale ottica va interpretata la partecipazione alla guerra di Crimea dei bersaglieri agli ordini del generale La Marmora. Bench� la partecipazione a tale conflitto, grazie alla valorosa dimostrazione di coraggio e di buona preparazione militare dimostrati nella battaglia di Sebastopoli, siano valsi al Cavour l�ammissione alla partecipazione del congresso di pace a Parigi, non si deve dimenticare il sacrificio, inumano ed inutile, dei numerosi giovani italiani caduti nella lontana penisola caucasica.
A Parigi, e successivamente a Plombi�rs, Cavour dimostr� tutta la sua capacit� diplomatica stringendo un patto con Napoleone III di Francia in funzione anti-austriaca mirando non ad unificare l�intera penisola, ma ad inglobare nel regno sabaudo il Lombardo-Veneto portando a compimento il secolare sogno di Casa Savoia di essere la dinastia dominante nella parte centro-settentrionale della penisola.
Non vi era nulla di pi� lontano dai progetti cavouriani di un�unit� politica e territoriale dell�intera penisola: .........l�ambizione romantica di un�unica realt� geo-politica �una d�arme, di lingua, d�altar/di memorie, di sangue e di cuore� apparteneva alla Sinistra democratica e repubblicana di Mazzini e non alla Destra di Cavour che, da buon ministro dei Savoia, non pensava altro che all�ingrandimento del Regno di Sardegna.
L�unit� d�Italia poi attuata nel 1861 dopo la II Guerra d�Indipendenza e la spedizione garibaldina nel Regno delle Due Sicilie, per Cavour fu poco pi� che un accidente aristotelico: fu un espediente per bloccare i movimenti democratici dei mazziniani e non l�avverarsi di un sogno unitario che il mito fa risalire addirittura a Dante ed ai suoi �canti politici� in cui si invitava alla propria resurrezione sotto lo scettro imperiale: �Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave senza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello!�.
Da abile politica quale era seppe adattarsi alla nuova situazione strappando a Mazzini la bandiera dell�unit� nazionale riuscendo in tale impresa (1861 proclamazione del regno d�Italia) divenendo cos� un �Padre della Patria� ed essendo ricordato dalla Storia come uno dei massimi artefici dell�unit� della nostra Patria.
Verso le province meridionali la diffidenza del Cavour fu notevole, come lo era d'altronde quella dei suoi pi� stretti collaboratori (Farini affermava in una lettera al Cavour stesso: �Altro che Italia: questa � Africa! I beduini riscontro di questi cafoni sono fior di virt� civile�), tanto che lo statista piemontese ritard� il pi� possibile l�avvento al governo dei �meridionali� riducendo le circoscrizioni elettorali (aumentando il numero degli elettori da 30 a 50mila per collegio) in modo da mantenere il potere saldamente in mano delle elit�s centro-settentrionali.
La morte che precocemente lo strapp� alla vita gli imped� di vedere il completamento del suo capolavoro politico e sottrasse al neonato regno italiano l�aiuto e l�apporto che sarebbe indubbiamente derivato dall�apporto delle numerose capacit�.
Nella fauna politica italiana venne meno il capo pi� prestigioso e pi� competente: bisogner� aspettare l�alba del nuovo secolo per trovare uno statista dello stesso livello di Camillo Cavour, Giovanni Giolitti.
Del Cavour rimane, soprattutto un forte insegnamento di dedizione e rispetto per lo stato e le istituzioni, soprattutto nel rapporto con il potere temporale della Chiesa; la laicit� dello stato espressa nel motto �libera Chiesa in libero Stato� � da considerarsi, come ha scritto Piero Calamandrei nel �Discorso sulla Costituzione�, alla base dell�articolo della nostra Carta Costituzionale in cui si afferma la libert� di tutte le religioni di fronte alla legge.
Fu un uomo privo di scrupoli che confidava nel �Genio dell�intrigo spinto fino all�eroismo�, ma la sua figura � stata ben analizzata e definita da Piero Gobetti �Il ministro piemontese sovrasta ai suoi contemporanei perch� guarda gli stessi problemi con l�occhio dell�uomo di Stato�.
Cavour fu, in sintesi, �L�unico uomo di stato, per uno stato che ancora non c�era�(G.Spadolini).
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di Luca Molinari
( vedi anche i "RIASSUNTI" STORIA D'ITALIA )