Il crepuscolo degli Dei
"Götterdämmerung"

Le armi segrete del Terzo Reich

 



( PRIMA PARTE )


di Rao Alessandro

Considerazioni generali
L'argomento delle armi segrete tedesche è senza dubbio, nonostante i sessanta anni trascorsi dagli avvenimenti, uno dei più interessanti della Seconda Guerra Mondiale. Conosciuto ormai nei minimi particolari, grazie all'apertura degli archivi militari, sia da parte tedesca sia da quella alleata, non finisce mai di stupirci, specialmente se considerato da un punto di vista tecnico.

Diversi anni or sono, trovandomi in viaggio a Monaco di Baviera, fra i luoghi visitati di questa bella città della Germania meridionale, con il suo splendido Barocco, integrato nel tradizionale Gotico dei molti edifici, quelli rimasti in piedi e quelli ricostruiti dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ho trascorso alcune ore al Deutsches Museum. E' situato in un'isola al centro del fiume Isar che attraversa la città. Senza dubbio è uno dei musei più prestigiosi al mondo, soprattutto per quanto concerne la divulgazione scientifica e tecnologica. Ideato nell'anno 1903, per volontà ell'ing. Oskar von Miller, posto nella sua sede attuale, definitiva dal 1925, il museo conserva originali e modelli, scrupolosamente riprodotti, delle tantissime macchine, costruite dall'uomo attraverso il tempo, le quali, per la loro singolarità, attirano l'interesse dei numerosi visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

Per un appassionato di cose aeronautiche, come io sono, la visita nella sezione del Museo, dedicata alla storia del volo, non poteva che suscitarmi una certa emozione, per quel mondo passato, ma del qual è tangibile l'eredità tecnologica lasciataci. In questa sezione del Museo, non posso negare di aver provato, una certa ammirazione per i pionieri che a bordo di quelle macchine volanti, più delle volte insicure, dal lontano 17 Dicembre 1903, hanno iniziato a volare nei cieli del mondo, sia nel bene sia nel male.
Non posso però altrettanto negare di aver provato un profondo senso di sgomento, al cospetto di quei razzi micidiali, quali la V 1 e la V 2, (V da "Vergeltungswaffen", letteralmente "armi di rappresaglia"), originate da una serie di progetti segreti, nell'ultimo periodo di guerra, con le quali, la Germania nazista avrebbe voluto distruggere buona parte dell'Europa, in primis l'Inghilterra, successivamente anche gli Stati Uniti.

E' difficile anche, non meditare sulle migliaia di vittime che esse hanno prodotto negli ultimi anni del conflitto, destando nei visitatori ad alcune riflessioni sulla guerra, massima espressione dell'irrazionalità umana. La tecnologia, in valore assoluto, nasce per aiutare la società nei suoi compiti quotidiani. Nel corso della storia, in tutte le numerose guerre che gli esseri umani hanno sostenuto, per decidere le sorti del loro destino, si sono sempre prodigati ad inventare nuovi mezzi per distruggersi a vicenda. Alla fine però, di queste tragedie, sembra paradossale e cinico, ma i fatti lo confermano, si sono registrate forti accelerazioni nel miglioramento delle varie tecnologie, alla fine, impiegate per scopi pacifici dalle generazioni successive. Da uno stato entropico, nel quale le popolazioni si trovano nei periodi bellici, si passa sempre ad un nuovo ordine della società, traendo, a proprio beneficio, la parte utile del passato. E' anche vero che la scienza e la sua diretta discendente, la tecnologia, in simbiosi con la natura umana, cosparsa di perenni difetti, assumono spesso aspetti diversi, certe volte contrapposti. Tutti noi, magari inconsapevolmente, usufruiamo di quelle innovazioni tecniche che hanno radici nei conflitti. Nessuno, non si è mai rifiutato di volare con gli aerei di linea, nel dopoguerra, solo perché derivavano dalle micidiali "Fortezze volanti" che hanno provocato molte vittime nella Seconda Guerra Mondiale; così dicasi per i missili tedeschi, con radici terroristiche.

Francamente, fra le sale del Deutsches Museum, come spesso mi accade in simili circostanze, davanti a strumenti di guerra distruttivi, anche se intesi come difensivi, ho di questi pensieri, come
penso accada quasi a tutti noi. Poi, ho ripreso a vagare attentamente, con il mio interesse esclusivamente storico e tecnico, fra la ricca esposizione di motori, ali e timoni.

I velivoli che più richiamano l'attenzione del pubblico, sono sicuramente, quelli che hanno preso parte all'ultimo conflitto mondiale. Fra tutti gli esemplari esposti, predominano il Messerschmitt Me 262 "Schwalbe" (rondine), primo caccia a getto operativo, il Messerschmitt Me 163 "Komet", primo aereo razzo con decollo da terra, il Bachem Ba 349 "Natter" (vipera), vero missile pilotato, con decollo verticale, i razzi aria-aria, R 4 M, progettati da una "gentile" Fräulein e per concludere, le tristemente famose "bombe volanti" Fieseler Fi 103 (V 1), e il missile "Degenkolbe" A 4 (V 2).

Nel dopoguerra, sia la Russia sia gli Stati Uniti, si sono occupati a fondo delle famose armi segrete tedesche; i sovietici nella continuazione alla costruzione dell'A 4 (V 2), esclusivamente come arma,
gli americani, coadiuvati da una équipe di scienziati capeggiati da Wernher von Braun, nella realizzazione di vettori spaziali.


Da parte alleata
Tali armi, durante il periodo dal 1943 al '45, sono ritenute da parte alleata, un serio pericolo per l'esito del conflitto. Il Comandante Supremo delle forze Alleate in Europa gen. D. Eisenhower, in una dichiarazione rilasciata nell'anno 1945, afferma quanto segue: "Se i tedeschi fossero riusciti ad approntare e usare le nuove armi almeno sei mesi prima, lo sbarco del 6 Giugno 1944 (D-Day) sarebbe stato difficile se addirittura impossibile da realizzarsi….." Contrastante il giudizio, formulato da David Irwing, studioso della Seconda Guerra Mondiale e autore di un'accurata indagine sul bombardamento di Dresda, il quale esprime un forte dubbio, sulla possibilità che la Germania avesse potuto cambiare il corso degli eventi, per mezzo delle armi cosiddette segrete e ciò, per due motivi principali. Il primo, è che le nuove armi, pur rappresentando una superiorità tecnologica di notevole importanza, non sono state sufficienti a contrastare gli alleati, i quali, nello stesso tempo, hanno rivolto tutte le potenzialità industriali sulla realizzazione del radar e dei bombardieri pesanti strategici.

In realtà quest'ultima opzione, ha permesso il trasporto sul suolo tedesco di maggiore carico esplosivo con un larghissimo raggio d'azione, nettamente superiore a quello delle Fi 103 (V 1) e delle A 4 (V 2) e distruggere, così, l'apparato industriale tedesco. Il secondo, è costituito dalla psicologia di Hitler. Il dittatore, inconsapevolmente, con il suo centrismo megalomane, teso esclusivamente alla spettacolarità della guerra, incompetente di strategia militare, si è reso a sua insaputa il migliore alleato degli angloamericani. Hitler, invero, propenso solo all'offesa, ha rifiutato sempre il concetto di difesa del territorio tedesco, ritenuto invulnerabile, modificando erroneamente l'impiego di molte nuove armi, le quali avrebbero certamente creato maggiori difficoltà, sia all'Ottava Air Force americana, sia al Bomber Command britannico.

Alla fine, David Irwing, palesa un'ipotesi che può considerarsi di fantapolitica, ma che altri esperti di fatti militari ritengono molto vicina alla realtà. Ad un eventuale protrarsi del conflitto in Europa, con uno scenario reso incontrollabile dall'utilizzo delle armi segrete tedesche e con le informazioni che filtravano dai Servizi Segreti, circa la produzione dell'acqua pesante (deuterio) in Norvegia, comprovante ricerche sul nucleare, gli Stati Uniti, messi alle strette, avrebbero reagito con un'atomica sulla Germania, probabilmente la terza, dopo Hiroshima e Nagasaki. Fortunatamente per gli europei, le cose non sono andate così.

Il giorno 20 Novembre 1942, dal capo del Dipartimento per la difesa scientifica del Ministero dell'Aviazione britannica R.V. Jones è rilasciata la seguente dichiarazione:
"….mi riferisco ad una recente discorso di Hitler, il quale ha affermato che il genio inventivo tedesco non è rimasto inerte ed è anzi riuscito a creare nuove armi per la lotta contro l'Inghilterra. Orbene, noi non possiamo permetterci il lusso di prendere alla leggera dichiarazioni di questo tipo, come purtroppo siamo stati costretti a fare in passato……"
Con queste affermazioni, Jones cerca di sensibilizzare i più alti gradi militari inglesi affinché possano considerare seriamente la minaccia delle armi tedesche di nuova concezione. Non tutti danno rilievo a questa possibilità, ma in realtà, nella base segreta di Peenemünde, in Pomerania, sulla costa Baltica, vicino Stettino, dove lavorano più di mille persone, tra ingegneri tecnici e operai deportati da diversi paesi europei, nonché in altre basi sparse nel territorio della Germania, la genialità tedesca sta mettendo a punto armi avveniristiche che potrebbero modificare l'esito del conflitto.

Già dal Marzo del 1939, lo Stato Maggiore dell'Aviazione inglese, decide di formare un ufficio tecnico e scientifico separato (Air Intelligence), in seno al Servizio Informazioni, con il compito di studiare il dossier sulle armi segrete tedesche. La scelta del responsabile, cade sul dott. R. V. Jones, che si rivelerà in seguito un elemento valido a sciogliere l'enigma delle armi segrete, dai risvolti sempre più misteriosi. Il dott. Jones, è un valente fisico che ha svolto le sue prime esperienze, presso i laboratori dell'Università d'Oxford. Riceve dunque l'incarico di valutare, sulla base delle informazioni finora in possesso del Servizio Segreto e di esprimere una personale conclusione chiarificatrice al Primo Ministro inglese. Dall'osservazione della documentazione esistente, il dott. Jones si convince veramente che la Germania sta preparando armi di nuova tecnologia. D'altro canto, lo stesso Hitler, in alcuni suoi discorsi fa riferimento, non poche volte, ad armi di rappresaglia contro l'Inghilterra. Jones, nel suo incarico, il primo ostacolo, lo incontra in Lord Cherwell (alias prof. F.A. Lindemann), consigliere scientifico di Churchill, il quale assume una
posizione scettica della questione, considerandola solo suffragata da ipotesi. Per dipanare questo contrasto di vedute, Churchill affida a suo genero, dott. Sandy Duncan, la supervisione sull'intricata vicenda, al fine di fare luce sui fatti. La sua entrata in scena, dipende, oltre che dalla parentela con il Primo Ministro, dalla sua professionalità nel campo degli studi scientifici, in quanto al momento, Duncan, ricopre il posto di Sottosegretario di Stato al Ministero degli Approvvigionamenti ed è responsabile della ricerca e dello sviluppo d'armamenti vari oltre che esperto pilota militare.

I fatti, dimostrano che il dott. Duncan è la persona adatta ed il suo intervento produrrà dei risultati utili in seno allo stesso Servizio Informazioni.
Per due lunghi anni, le contrapposte operazioni militari di spionaggio, Hydra, Crossbow, Silhuette, Polar Bär, costituiscono lo sfondo nella lotta attorno alle armi segrete.
Dalle documentazioni esistenti negli archivi di stato, visionate dopo il conflitto da parecchi storici, ci si rende conto del gran sacrificio, anche in termini di vite, che migliaia tra aviatori, informatori civili, tecnici e scienziati, hanno corrisposto a questa battaglia. La vasta operazione d'Intelligence, intrapresa dagli alleati, ha inizio con il rinvenimento d'alcune lettere inviate all'addetto navale inglese ad Oslo in Norvegia, nel Novembre del 1939. In detta documentazione, sono elencate le armi sperimentali tedesche, nonché una valutazione sulla situazione esistente in Germania, inerente al progresso industriale e tecnologico. Per una serie di circostanze rimaste ancora misteriose, tutte le informazioni delle lettere d'Oslo, per lungo tempo non sono viste con il dovuto interesse. Occorre l'attività di Duncan Sandy, a dare finalmente la giusta attendibilità in seguito ad un'approfondita lettura del documento stesso.

Il mittente del rapporto d'Oslo, riamane tuttora ignoto. Alcune illazioni, non comprovate storicamente, da prendere col beneficio d'inventario, n'addosserebbero la stesura addirittura allo scienziato tedesco Wernher von Braun. La prova definitiva sull'esistenza delle armi segrete tedesche, si ha casualmente nel mese di Marzo del 1943, dall'Air Intelligence, con la cattura in Nord Africa del gen. Wilhelm von Thoma, il quale si lascia andare con sorprendenti rivelazioni. Alcune allusione significative sono fatte pure dal più diffuso giornale tedesco dell'epoca " Volkischer Beobachter", con un titolo molto indicativo: "Ci vendicheremo di tutto non appena verrà l'ora della resa dei conti." Il riferimento esplicito è per l'Inghilterra e tutto lascia presumere che i tedeschi preparano qualcosa di sensazionale.

Il 2 Marzo del 1944, nonostante i diversi attacchi sferrati dagli angloamericani sui centri nevralgici dove si costruiscono le armi segrete, Hitler, davanti ai suoi generali fa il punto della situazione.
E' certo dell'invasione alleata all'Ovest che, in effetti, arriverà a Giugno, ma ostenta un ottimismo, rispetto ai suoi subalterni, convinto di ribaltare i fatti con l'ultima carta, delle nuove armi. Nonostante la segretezza delle basi è talmente rigorosa, si sgretola man mano il muro di mistero. Basta pensare che Hitler, nei sopralluoghi che effettua, per mantenere la massima discrezione, non ha scorte d'accompagnamento. Prende inizio così, una delle battaglie, fra inglesi e tedeschi, condotta nella fase iniziale del conflitto, prevalentemente con operazioni di spionaggio e successivamente con mirati attacchi aerei a tutte le postazione missilistiche individuate nell'interno della Francia e della Germania.

L'operazione Crossbow commette tre errori, che sono causa di un rallentamento alla conferma delle micidiali armi segrete.
Non scopre che il carburante dell'A 4 (V 2) brucia in ossigeno liquido, non segnala tempestivamente i centri di costruzione del missile, da un'errata valutazione sui cannoni di Mimoyecques (V 3).
Moltissimi sono in campo i fattori che determinano il risultato di una guerra, sicuramente, la lotta condotta dagli inglesi sul filo dell'Intelligence, è uno di questi e non è certamente meno facile d'altre battaglie.

Sandy Duncan ordina le ricognizioni nel raggio di 240 Km. da Londra. Le prime foto della ricognizione aerea su di Peenemünde, sono riprese dal comandante inglese P.H. Peek che scopre piattaforme ellittiche di cemento, con basamenti lunghi 600 metri, sui quali sono eretti ordigni che emettono strani vapori bianchi. Si ha, finalmente, la conferma dell'esistenza di mezzi offensivi speciali, più volte ostentati dallo stesso Hitler. Il primo ministro Churchill, decide prontamente per la
distruzione del centro missilistico di Peenemünde e di tutte le basi collegate ad esso, con pesanti incursioni aeree. La lotta inizia nell'Agosto del 1943. E' il ministro dell'Aria Sir Artur Harris ( vedasi
pag. su Harris
), a dare il via alle operazioni congiunte Hydra e Whitebait.
Le denominazioni sono riferite al bombardamento su Peenemünde e a quello diversivo su Berlino.

L'operazione Hydra, un'impresa fantastica, viene effettuata, nei giorni 17 e 18 Agosto 1943, da 600 bombardieri, fra Stirling, Halifax, Lancaster, del Bomber Command e 65 Mosquito dell'83^ Squadriglia Pathfinder, diretti su Peenemünde, a 1.000 Km. di distanza dalle basi inglesi.
Con l'operazione Whitebait, 8 aerei del tipo Mosquito, appartenenti alla 139^ Squadriglia "Pathfinder" effettuano, poco prima, un attacco su Berlino, sorvolando, però, il centro sperimentale di Peenemünde, al fine di coprire il vero bersaglio. Tutti gli aerei partecipanti, sono provvisti di radar H2S e Visual Marker Aircraft, sistemi elettronici per la ricerca visuale degli obiettivi. I danni
riportati da Peenemünde sono ingenti. (sotto: prima e dopo)

Churchill, nella regione del Quibec in Canada, dove si trova, riceve telefonicamente la notizia dell'avvenuta incursione, dal genero Sandy Duncan, direttamente dalla base di Huntingdonshire del Bomber Command della R.A.F.

Da parte tedesca
I tedeschi, sebbene la sorpresa, non arretrano nei loro programmi, anzi procedono con maggiore impegno. Obiettivamente, da parte degli alleati, tutta l'operazione Hydra è molto soprastimata; si riconosce però, aver procurato un sollievo sul morale delle truppe impegnate. In effetti, i lanci delle Fi 103 (V 1) verso l'Inghilterra sono sospesi solo momentaneamente, per riprendere con le A 4 (V 2) senza interruzioni per tutto il 1944 e con una certa insistenza. A Febbraio del 1945 dopo altre numerose incursioni, sia da parte del Bomber Command inglese, sia dall'Ottava Air Force americana, Hitler incarica il gen. KAMMLER di trasferire altrove la produzione del razzo A 4 (V 2). La posizione del gen. Kammler, nell'ultimo anno del conflitto, assume un'importanza centrale, sovrintende, infatti, anche contro la volontà di molti generali della Luftwaffe, su tutti i programmi missilistici. La sua carriera inizia nelle file delle SS, come semplice ingegnere edile, poi con il gradimento di Hitler, diventa l'uomo più influente del Reich, fino alla fine della guerra. Questo personaggio, può essere paragonato ad un suo omologo americano: il gen. L. R. GROVES che iniziò la carriera da ingegnere edile costruendo il Pentagono, per poi finire al controllo del progetto dell'atomica ad Alamagordo.

Per la continuazione dell'attività svolta finora a Peenemünde, il gen. Kammler, trova la nuova ubicazione nella Germania centrale a Nordhausen, sotto le montagne dell'Harz, (Mittelwerke-Officine Centrali). Fa poi costruire una nuova galleria a vento, per le prova aerodinamiche, nelle Alpi Bavaresi e un centro per la costruzione delle camere di combustione dei razzi e piazzole per i lanci di prova, a Braslau, bassa Slesia.
Coordina poi lo spostamento di circa 450 persone, costituenti l'organico preposto ai vari progetti della Wehrmacht e della Luftwaffe nella varie officine di nuova installazione.
Non poche sono le difficoltà dei vertici militari nazisti; già da tempo, sono in atto due diverse correnti di pensiero, per la conduzione e la priorità delle nuove armi di rappresaglia. La prima, sostenuta dalla Luftwaffe, nella persona del Feldmaresciallo Milch, fondatore della stessa Luftwaffe, favorevole alla "bomba volante" Fi 103 (V 1), la seconda, sostenuta dalla Wehrmacht, nella persona del Ministro della Propaganda Göbbels e del Ministro delle Munizioni, Albert Speer, pupillo di Hitler, favorevole al progetto del missile A 4 (V 2).

Il gen. Milch, partecipa con entusiasmo al progetto della Fi 103 (V 1), la quale all'inizio, con diversi lanci falliti non da' molto affidamento e crea un contrasto tra Wehrmacht e Luftwaffe, che incide largamente su tutto lo sviluppo dei programmi. Von Braun, dal canto suo, conferma che la Fi 103, tuttavia i problemi di carattere tecnico e logistico scaturiti, sono in corso lanci di numerosi esemplari presso gli stabilimenti della Fieseler di Kassel. Lo scienziato tedesco, però, non ripone remore a dichiarare a ragion veduta, che la Fi 103, non sarebbe stata mai efficiente come l'A 4 (V 2).

Come in seguito provato, la "bomba volante" risulta facilmente intercettabile, dai caccia Supermarine "Spitfire" del Fighter Command, dal radar e dalla contraerea posti sulla costa inglese a difesa. La sola differenza a favore della "bomba volante" è costituita dal basso costo di produzione e dalla facilità d'assemblaggio delle cellule, cosa altrettanto importante.

Iniziano così, nel mese di Giugno 1944, la serie di lanci sull'Inghilterra delle prime Fi 103 gestite dalla Luftwaffe. La prima, diretta su Londra, il 5 Giugno, non arreca alcun danno, in quanto cade fuori della città. La seconda Fi 103, cade sul centro di Londra, martedì 16 dello stesso mese e uccide 56 persone. Del totale di 9300 Fi 103, lanciate sulla City, dal 30 Giugno al 30 Settembre 1944, solo 2.400 raggiungono il centro della City, 700 si fermano ai limitrofi sobborghi.
Gli attacchi delle nuove armi causano circa 6.000 morti e 19.000 feriti.


Per quanto riguarda l'A 4 (V 2), il 3 Ottobre 1942 alle 11,50 dalla piattaforma n. 7 di Peenemünde, sotto la direzione di WERNHER von BRAUN e del col. Walther Dornberger, è lanciato un esemplare. Un minuto dopo la partenza, ad una velocità di 1.400 metri il secondo (5.040 Km. orari) ad un'altezza di circa 24 Km. il motore si ferma, il missile con la spinta ricevuta, prosegue fino ad una quota di 88 Km., coprendo una distanza di 260 Km. Sono trascorsi solo 5 minuti e 15 secondi, il missile precipita ad oltre 20 Km. dal bersaglio prestabilito. È un successo. Parte subito l'autorizzazione alla costruzione delle A 4. Si decide anche per lo smistamento delle attrezzature interessate alla costruzione onde evitare i bombardamenti alleati. Anche Albert Speer assiste a due lanci dell'A 4 (V 2). Il primo arriva a 280 Km. dal bersaglio e cade solo a 5 Km. oltre. Il secondo lancio, più sfortunato, fallisce subito, cade ed esplode. Nello stesso giorno sono lanciate dalle rampe due "bombe volanti" Fi 103 (V 1), che entrambi esplodono sulle rampe, con grande rammarico del gen. Milch della Luftwaffe.

Albert Speer, interpretando soprattutto la volontà di Hitler, s'interpone alla disputa fra la Wermacht, con i suoi A 4 (V 2) e la Luftwaffe, con le Fi 103 (V 1) e decide, in qualità di Ministro delle Munizioni, d'accantonare, per il momento, le Fi 103 (V 1) "bombe volanti" e dare la priorità assoluta al progetto A 4 (V 2), di fatto, decreta libertà d'azione allo scienziato von Braun.

Alcuni cenni biografici di Wernher von Braun. ( vedi qui pagine dedicate "dalla V2 alla Luna")
Nasce il 23 Marzo 1923 nel 1912 a Wyrzysk in Slesia. Laureato a 22 anni in fisica, manifesta subito un interesse sfrenato verso la propulsione a razzo. Il cap. Walther Dornberger, ingegnere e personalità di valore scientifico di primo piano, nel mese d'Agosto del 1932, lo recluta, affidandogli un incarico presso il suo "Ufficio di balistica" a Berlino, avviandolo così verso la realizzazione dei suoi progetti.
Sempre nel 1932 diventa assistente del prof. Hermann Oberth romeno, esperto di missili a propellente liquido, precursore del volo dei razzi nello spazio. Assieme riescono a progettare una serie di prototipi che vanno sotto il nome d'Aggregat. Dopo una serie di lanci sempre migliorativi, prende forma l'Aggregat 4, la futura A 4 (V 2), l'antesignana dei voli spaziali per la luna. Adesso, von Braun, polarizza l'attenzione di Hitler che lo nomina direttore del centro Peenemünde ed il prof. Oberth, suo consigliere. La grande speranza del dittatore tedesco, riposta in von Braun e alla équipe di scienziati di prim'ordine che lo contorna, è quella di bombardare gli Stati Uniti con missili intercontinentali. Ciò rimane solo un sogno.

Dopo circa quattro anni di lavoro con il prototipo A 4, i fatti precipitano e gli americani occupano le officine di Nordhausen, dove si sono riparati, a seguito dei precedenti attacchi su Peenemünde, gli
scienziati e tecnici. La mattina del 2 Maggio 1945, una compagnia di soldati americani ferma un ragazzo, il quale afferma di chiamarsi Magnus von Braun ed è fratello dello scienziato. Von Braun è raggiunto poco dopo in un albergo della zona. Si arrende tranquillamente. Il succedersi degli avvenimenti a questo punto mettono lo scienziato tedesco davanti al bivio fondamentale della sua vita; accetterà senza indugio la direzione verso la collaborazione con gli Stati Uniti, con la condizione di proseguire liberamente nei suoi programmi spaziali, unico scopo della sua vita.

Arriva negli Stati Unti nel mese d'Agosto del 1945. Accetta l'incarico di direttore del centro nel Texas, poi diviene responsabile delle ricerche sui missili al Redston Arsenal in Alabama. In questo centro realizza il primo missile concepito con tre stadi, modello base di tutti gli altri missili spaziali americani. Naturalizzato cittadino americano, è preposto successivamente al nuovo incarico preso il centro Spaziale di Huntsville in Alabama, dove con il progetto Saturno V, condurrà l'uomo sulla Luna, il 21 Luglio 1969. Negli anni successivi riceve dal governo americano altri importanti incarichi
presso la NASA al Marshall Space Fligt Center di Huntsville. Successivamente, nel 1972 lascia la NASA per la ditta aerospaziale Fairchild. Muore il 16 Giugno 1977 all'età di 65 anni.

(SECONDA PARTE)

Peenemünde: il sogno infranto

La propulsione aerea negli anni ' 30

Nella Germania degli anni '30, si registrano fondamentali sviluppi nel campo aeronautico, per quanto riguarda la motoristica del mezzo aereo. I primati assoluti di velocità conquistati due volte, con l'Heinkel 100 e con il Me 209, dimostrano che le possibilità dell'aereo ad elica, spinto con motore a pistoni al massimo dei HP, non possono fornire velocità superiori ai 750 Km. orari. Pertanto i tecnici delle maggiori ditte di costruzioni aeronautiche, cercano altre soluzioni più avanzate. Al momento, sono allo studio tre nuovi sistemi di propulsione, uno dei quali diventerà, negli anni a venire, l'unica alternativa concreta al motore a scoppio.
Il turboreattore, con il quale l'aria aspirata da una turbina, è immessa in un compressore che la convoglia in una camera di combustione, dove a contatto con il propellente, si forma un gas con elevata temperatura che fuoriesce ad altissima velocità dall'ugello di scarico, provocando la spinta necessaria al velivolo. E' impiegato negli aerei a getto.
L'endoreattore o motore razzo, non ha bisogno dell'aria atmosferica, in quanto il motore stesso comprende i serbatoi, sia del propellente, sia dell'ossigeno necessario alla combustione. Il funzionamento del motore è indipendentemente dall'ambiente esterno. L'endoreattore è impiegato nei razzi.
L'autoreattore o statoreattore, Dal punto di vista costruttivo è più semplice del turboreattore ma non risulta di facile impiego a causa d'alcuni limiti. La realizzazione avviene già nel 1941 con gli studi condotti dal fisico Eugen Sänger, nel centro sperimentale di Trauen. Il motore è costituito da un tubo, nel quale è ricavata una strettoia, dove la corrente d'aria atmosferica convogliata, si comprime e crea a contatto del propellente, una miscela ad elevata temperature, tale da provocare una spinta di notevole potenza all'uscita posteriore del tubo.
L'autoreattore entra in funzione solo se l'aria è immessa nel tubo con una velocità non inferiore a 800 Km. orari. In genere, il velivolo dotato di questo particolare motore, è lanciato da un aereo madre che lo porta alla velocità necessaria per ottenere la compressione dell'aria, oppure è lanciato da terra, con l'ausilio di razzi supplementari. A seguito di particolari varianti, dall'autoreattore, deriva il pulsoreattore, impiegato esclusivamente per le Fi 103 (V 1) "bombe volanti".

Conseguentemente a queste nuove prospettive che si affacciano all'orizzonte, nonché alle variegate possibilità applicative dell'industria germanica di quegli anni, nasce un nuovo dipartimento per lo studio ed il collaudo della propulsione a getto. Nel 1935, è lo stesso Wernher von Braun che in un viaggio in Pomerania, sceglie la famosa località di Peenemünde, appartata e remota, passata alla storia diventando il principale centro di ricerche, come già precedentemente menzionato. I compiti di tali ricerche si suddividono fra la Wehrmacht, per i missili e la Luftwaffe, per i velivoli sperimentali a getto.
In Germania, ormai si profilano strumenti di guerra innovativi: cannoni, aerei, missili, apparecchiature elettroniche ed altro. In realtà, molte di esse rimarranno solo allo stato di progettazione.
Si elencano di seguito alcune delle principali realizzazioni tedesche.

Progetti gestiti dalla Wehrmacht

Il missile A 4 (V 2)

Il razzo A 4 (da Aggregat), denominato V 2, è il primo missile a propellente liquido costruito al mondo. Ha un'altezza di 14 metri ed una larghezza alla base di 3,5 metri, un peso di circa 20 tonnellate. Può trasportare una carica esplosivo di 975 chilogrammi. Carburante per 8.950 Kg. di cui 4.950 d'aria liquida ed il rimanente, tre quarti d'alcool etilico e un quarto d'acqua. Raggiunge un velocità di 5.600 Km. orari, raggio d'azione di circa 300 Km. e 450 per le ultime versioni. Il decollo, in posizione verticale da piazzole ellittiche di cemento avviene con una spinta di 25.000 Kg. Una volta alzatosi, prosegue la traiettoria per mezzo del volo inerziale. All'interno del razzo ci sono 4 serbatoi per il carburante, alcool etilico, ossigeno liquido, permanganato di potassio e perossido d'ossigeno (acqua ossigenata), una turbina a vapore di 500 HP e una camera di combustione. Sono collocati
sistemi elettronici per il radiocontrollo dei quattro impennaggi direzionali.
Il missile decolla spinto dalla propulsione razzo, senza ausilio dell'aria atmosferica, proseguendo per la rotta assistita, dal controllo da terra, mediante l'emissione d'onde radio.

Dopo una serie di fallimenti il 3 ottobre 1942 il quarto prototipo della V 2 decolla regolarmente, vola per 190 chilometri e colpisce il punto prestabilito con uno scarto di cinque chilometri, comunque un successo.
Alcuni testimoni dell'impresa, racconteranno più tardi, che von Braun avesse pronunciato la seguente frase: " peccato che il missile è atterrato sul pianeta sbagliato", nella sua lungimiranza aveva le idee molto chiare…..
Per il momento atterrano sulla città di Londra e dintorni.

A Peenemünde, nell'isola Usedom, sono costruiti circa cinquemila esemplari. Il primo lancio operativo, avviene il giorno 8 Settembre 1944 e l'ultimo, il 27 Marzo 1945.
Solo 70 missili A 4 (V 2) colpiscono il centro della City, provocando 2.750 morti e 6.500 feriti.


Gli Stati Uniti, dopo il 1945, nei cieli americani, lanciarono circa 4.000 esemplari del razzo tedesco, proseguendo di fatto gli studi intrapresi dai tedeschi. Si annovera un record per l'epoca, siamo
nell'anno 1949, quando un missile V 2 (derivato) veicola un altro piccolo missile, di costruzione americana, denominato Wac - Corporal, ad una quota mai raggiunta allora da altri: 409 Km. I concetti fondamentali per la costruzione dei veicoli spaziali a tutt'oggi sono rimasti gli stessi concepiti a Peenemünde.


Il missile A 9 e A 10

Il missile A 9, costituisce la versione alata della A 4 (V 2). Secondo il progetto, sarebbe dovuto arrivare fino alle zone dell'Inghilterra settentrionale. Una prova di lancio, con successo avviene il 24 Gennaio 1945, ma i bombardamenti su Peenemünde, ne fermano la costruzione.
Il missile A 10, del peso di circa 100 tonnellate, formato da più stadi, incorporando il missile A 4 e A 9, è ideato per raggiungere le città di New York e Washington, viaggiando nella stratosfera sopra l'Atlantico, ad un'altezza di circa 350 chilometri. Una postazione dell'A 10 si trova nella località di Wizerns. Rimane però, alla fase di progettazione. Gli studi, saranno comunque ripresi, dagli Stati uniti dopo il conflitto, con la collaborazione di von Braun per lo sviluppo dei veicoli spaziali destinati allo sbarco lunare del 1969.
Il Ministro delle Munizioni del Reich, Albert Speer, interrogato al processo di Norimberga, ha negato l'intenzione tedesca di bombardare gli Stati Uniti. Rimangono, tuttavia, inspiegabile la costruzione delle piattaforme di lancio, progettate per il decollo di razzi dalla grandezza doppia rispetto alla A 4 (V 2).

La "Pompa ad alta pressione" Tausendsfüssler V 3

Uno dei progetti tedeschi riservati dal più stretto riserbo. Sembra che pochissime persone sono al corrente della nuova arma. Lo stesso gen. Leeb, capo dell'Ufficio Armamenti, viene a conoscenza delle V 3, denominate con l'appellativo di "pompe ad alta pressione", in modo del tutto casuale, durante un'ispezione nella costa francese nei pressi di Mimoyecques.
Il programma di questo progetto mastodontico inizia nell'Agosto del 1943, con l'approvazione di Hitler, dopo l'attacco sul centro sperimentale di Peenemünde. A Marzo del 1944, la costruzione della V 3, si trova già a buon punto. Mimoyecques, la località designata all'insediamento della nuova arma, è distante 7 chilometri dalla costa della Manica e 150 dal centro di Londra. Il fuoco contro la capitale inglese doveva iniziare il mese di Settembre 1944. Il servizio informazioni inglese scopre altre postazioni ubicate a Siracourt, Lottinghem, Sottevast, Martinvast.
La realizzazione di questo progetto, certamente ardito nella sua concezione, ma militarmente e strategicamente ritenuto irrilevante, se considerato nel contesto generale del conflitto. E' predisposto unicamente per colpire un paio d'obiettivi principali, Londra e Bristol, al fine di provocare, oltre che danni materiali, l'impatto morale della popolazione civile. All'inizio della costruzione, veramente faraonica, non tutti sono d'accordo nella realizzazione di quest'arma, sull'utilità delle "pompe ad alta pressione" desiderate da Hitler.

In pratica, non si tratta di un missile come gli altri, bensì, di un sistema complesso d'artiglieria, incentrato su un numero di 25 cannoni, costruiti con una grandezza e una gittata superiore ai famosi " cannoni di Navarone". Il Ministro delle Munizioni, Albert Speer, negli interrogatori da parte degli alleati, afferma che gli esperimenti di tale sistema d'arma erano stati positivi e quindi "le pompe ad alta pressione" sarebbero diventate sicuramente operative. Il progetto delle V 3, consiste nella costruzione di due postazioni adiacenti, ognuna formata da un sistema d'artiglieria di 25 cannoni, lunghi 120 metri collocati a gruppi di 5. I cannoni sono sistemati, per tutta la loro lunghezza, in buche scavate nella roccia, rivestita di cemento, inclinate a puntare direttamente sulla città di Londra. Un attacco dell'Ottava Air Force americana, distrugge una postazione lasciando però intatta la seconda, con i rimanenti 25 cannoni.
L'opera è veramente incredibile, basta pensare che alla profondità di 30 metri è scavata una rete di gallerie intercomunicanti per mezzo di una linea ferroviaria. A questa profondità ci sono anche gli alloggiamenti delle truppe preposte ai tiri, magazzini e depositi di vario genere. Scendendo d'altri 75
metri, sono collocate due enormi camere di scoppio, per le 25 canne di cannone, qualcosa da girone infernale. Un piano di cemento di oltre 4 metri di spessore protegge le 5 bocche di cannone che si affacciavano durante i tiri da piccole fessure. Il prof. Osenberg, esperto di balistica, apporta alcune modifiche alle canne dei cannoni, in quanto le prove creano non pochi problemi. I proiettili sono progettati da tre ingegneri specializzati in metallurgia, otto sono le versioni prodotte del proiettile con varie lunghezze e dal peso di 80-130 chili.
Sono effettuate delle prove con lanci sul Mar Baltico, in direzione nord-est. Le prove vanno a buon fine, ma alla fine del mese d'Agosto 1944, gli alleati occupano in tempo, tutte le postazioni delle Tausendsfüssler V 3, dopo che hanno subito bombardamenti da parte del Bomber Command di Harris, con speciali bombe Tallboy. Il progetto rimane in definitiva neutralizzato con grande sollievo degli inglesi.
Complessivamente hanno partecipato alla realizzazione del progetto circa 5.000 fra ingegneri, tecnici, specialisti minerari della ditte Mannesmann e Krupp, senza contare gli operai forniti dall'organizzazione Todt.

Progetti gestiti dalla Luftwaffe

La Fieseler Fi 103 (V 1) "Bomba Volante"


Assieme alla A 4 (V 2), è senza dubbio l'arma di rappresaglia più nota e più usata contro l'Inghilterra. La Fi 103 (V 1) può raggiungere una velocità di 570 Km. orari, ha una gittata di circa 200 Km. La struttura è semplicemente costituita da lamiere d'acciaio saldate.
Ha un'apertura alare di 5 metri, una lunghezza di 8 metri, un diametro di 82 centimetri, pesa 2.130 Kg. di cui 850 sono costituti dalla camera di scoppio e 360 dal propellente liquido.
Il motore a getto, collocato all'esterno della cellula, è un pulsoreattore. Il particolare motore è nato attorno agli anni '38, ma per una serie di difficoltà tecniche è stato realizzato solo alla fine del 1943.
Gli elementi costruttivi fondamentali del pulsoreattore sono: un serbatoio contenente aria compressa, un serbatoio del propellente liquido, un sistema giroscopico regolato da altimetri, che, con servomotori elettrici, comanda i timoni (equilibratori). Il motore è collocato nella parte esterna della carlinga ed è formato da un semplice tubo dal profilo convergente - divergente. Nella parte anteriore entra l'aria atmosferica, che confluisce nella camera di combustione posta al centro del tubo, dove arriva dosato il propellente.
La produzione del pulsoreattore è molto economica, il peso è generalmente un quarto di un corrispondente motore a pistoni, il consumo però è elevato, ma per tragitti brevi è accettabile.
Il funzionamento è semplice: la Fi 103 (V 1) parte da una catapulta inclinata, con l'ausilio di un piccolo motore razzo supplementare a propellente liquido, dopo aver raggiunto in volo la velocità ottimale necessaria per ottenere il flusso dell'aria atmosferica bene compressa nel tubo, a sua volta nella camera di combustione assieme al propellente d'ossigeno liquido e petrolio aumenta la temperatura del calore con conseguente crescita della pressione che in pochi secondi con l'uscita dall'ugello posteriore, crea la spinta necessaria al volo.
Praticamente, il motore non possiede il compressore come nel turbogetto tradizionale. A differenza dell'autoreattore, nell'interno del tubo, il flusso dell'aria si comprime a ridosso di una paratia, posta a metà, nella quale è installato un sistema di valvole d'apertura e chiusura, in modo da interrompere ciclicamente il flusso dell'aria. Ciò per diminuire il consumo di propellente, aumentandone l'autonomia, sfruttando a tratti il volo inerziale.

La famosa collaudatrice cap. Hanna Reitsch, ha l'idea di dotare le V 1, di un abitacolo per il pilota. Dato che la bomba volante manifesta difetti di stabilità ritiene opportuno effettuare dei collaudi personalmente. Nasce così la versione pilotata V 1 E, con la quale riesce a scoprire, in un volo di collaudo, il difetto dipeso dagli
alettoni, che facevano imbardare la V 1 sull'asse verticale. Questo
episodio risulta determinante per la continuazione del progetto, tanto
desiderato da Göring in persona.

L' Arado Ar 234 "Blitz" (Lampo)


Questo bombardiere medioleggero, conosciuto con l'appellativo di "Blitzschnellbomber" (bombardiere ultraveloce) è un bireattore dalla linea aerodinamica e dalle prestazioni avveniristiche. E' il primo bombardiere e ricognitore al mondo con motori a getto. Basta pensare che gli americani hanno costruito aerei, dalle analoghe caratteristiche, solo dopo molti anni che la guerra fosse finita. L'Arado Ar 234 può raggiungere una velocità di circa 700/750 Km. orari e trasportare un
carico esplosivo di 1.500 Kg. Adotta due motori a getto uguali a quelli del più famoso caccia intercettore Me 262. I piloti da caccia americani, nei loro rapporti di volo, redatti alla conclusione delle missioni, nei Dispersal delle varie basi, affermano che intercettare l'Arado Ar 234 è in pratica impossibile a causa della sua elevata velocità. Nel Novembre del 1940, su invito del Ministro dell'Aria tedesco, l'ing. Walther Blume e l'ing. Rebeski della ditta Arado, progettano un velivolo con una linea
aerodinamica semplice ma efficiente, dotato d'ala alta, potenziato da due turbine sotto le ali, con il muso trasparente, nel quale occupa posto il pilota, unico membro dell'equipaggio. Carrello triciclo
sganciabile dopo il decollo, atterra per mezzo di un pattino centrale posto sotto la fusoliera. Il prototipo Ar 234 V 1 (la lettera V, in questo caso significa "Versuchs", prototipo), vola il 15 Giugno
dall'aeroporto di Rheine. L'aereo subisce moltissime modifiche attraverso i prototipi, fino alla realizzazione della prima cellula di serie. Nell'Ar 234 V 3, è introdotto il seggiolino eiettabile, la pressurizzazione dell'abitacolo e due razzi supplementari per il decollo. Altri voli sperimentali, proseguono nel 1943 con l'Ar 234 V 4 e V 5, provvisti di motori, rispettivamente Jumo 004 A da 840 Kg. di spinta e B da 900. Ancora con un'altra modifica fondamentale che prevede l'adozione di quattro motori BMW 0003A, nascono i prototipi Ar 234 V 6 e V 8. L'eccessiva velocità, circa Mach 1, un primato per l'epoca, crea dei fenomeni di compressibilità. Nell'estate del 1944 compie alcune missioni di ricognizione sul fronte occidentale, sorprendendo non poco gli alleati.
Dal prototipo Ar 234 V 9 deriva l'Ar 234 B che è costruito in serie per 210 esemplari, viene in seguito erroneamente trasformato da ricognitore, che può indisturbato operare a 9.500 m. di quota, a bombardiere con un carico alare offensivo di 1.500 Kg. L'Ar 234 B costituisce l'unica versione che prende parte ad operazioni attive. Ricognizione nel Settembre del 1944 su Londra e a Dicembre dello stesso anno, effettua un bombardamento di precisione sulle Ardenne. A Marzo del 1945, scortato dai caccia Me 262, prende parte ad un bombardamento nella zona di Remagen. Ultima missione dell'Ar 234 B viene effettuata sulla Norvegia il 10 Marzo 1945. Un'altra versione, che deriva dal prototipo Ar 234 V 19, è l'Ar 234 C, destinato al bombardamento, al trasporto della bomba volante V 1 e alla caccia notturna, con apparecchi elettronici per il volo notturno e con due persone d'equipaggio.
Performance:
Apertura alare: m. 14,10
Lunghezza: m. 12,63
Peso: Kg. 8.400 - max Kg. 9.400
Motori: 2 turbogetti Junkers Jumo 004 B a flusso assiale a 8 stadi con Kg. 900 di spinta ciascuno
Velocità max: Km/h 740 a quota 6.000 m.
Tempo di salita: a 6.000 m. in 12' 8" con 500 Kg. di bombe
Quota di tangenza: 11.500 m.
Autonomia: da 1.550 Km. a 1.100 Km.
Armamento: 2 cannoncini MG 151 da 20 mm.
Carico offensivo: Kg. 1.500 di bombe
Equipaggio: 1 uomo

Il Messerschmitt Me 163 C "Komet"


Nel 1936 il prof. Helmuth Walther, fonda una società per lo sviluppo dei motori a getto. Costruisce nel 1936 un primo motore Walther a getto, per due aerei, Heinkel 176 ed Heinkel 112, progettati entrambi dall'ing. Alexander Lippisch, sostenitore dell'aereo senza coda. Più tardi il 27 Luglio 1938 vola il primo aereo con motore a reazione l'Heinkel 178. Nel 1939, Lippisch collabora con l'industria Messerschmitt e realizza il DFS 194 trattasi di un caccia privo di coda, con motore Walther a combustibile liquido, raggiunge la velocità di 600 Km. orari e sale a 1600 metri in un minuto primo. A seguito di questi risultati, la Luftwaffe ordina la costruzione in serie di questo velivolo che è denominato Me 163 "Komet". Velivolo rivoluzionario per l'epoca, costruito in 364 esemplari è l'unico caccia con motore a razzo ad essere operativo nel conflitto. Il velivolo, dapprima sperimentale, date le sue particolari qualità, con l'adozione di un motore razzo MWKR II, erogante una spinta di 770 Kg., nel centro sperimentale di Peenemünde, pilotato da Heini Dittmar, raggiunge la velocità di 1004 Km. orari dopo due minuti dallo sgancio dell'aereo madre, alla quota di 900 metri. Nasce così il Me 163, nelle versioni Me 163B-1 e Me 163 C, con decollo da terra mediante un carrello a perdita e atterraggio con un pattino centrale fissato sotto la fusoliera. Il motore di entrambi le versioni è un Walther H.W.K. 509 da 1770 Kg. di spinta, alimentato da un carburante composto da perossido d'ossigeno (acqua ossigenata), metanolo ed idrazina, contenuti nel serbatoio posto dietro l'abitacolo del pilota. Sul caccia sono montati un seggiolino eiettabile e una corazzatura protettiva nella cabina del pilota. All'esterno del velivolo, una piccola elica mette in funzione il sistema elettrico di bordo. Nell'Agosto del 1944, dalla base di Brandis, decollano i primi Me 163 C per affrontare le formazioni di B 17 e B 24 americane. Nel mese Luglio dello stesso anno, a Merseburg si verifica uno scontro fra tre "Komet" e altrettanti caccia P 51 "Mustang" americani. Questi ultimi, hanno la peggio e sono abbattuti dai cannoncini da 30 mm. dei caccia tedeschi.
Il Me 163 "Komet", anche se risulta un velivolo dotato di scarsa autonomia e poca sicurezza, ottiene tuttavia molti successi di rilievo, dimostrando, nella difesa dei cieli tedeschi, la sua insuperabile
efficienza tecnologica del momento.
Performance:
Apertura alare: m. 9,32
Lunghezza: m. 5,69
Peso: Kg. 4.310
Motore: razzo tipo Walter HWK 109_509 con Kg. di spinta
Velocità max: 960 Km/h da quota 3.000 a 9.000 m.
Tempo di salita: m. 4.880 il minuto - quota m. 12.000 in 3' e
35"
Quota di tangenza: m. 13.000
Autonomia: 8 minuti
Armamento: 2 cannoncini MK 108 da 30 mm. nelle ali e 24
razzi R 4 M sotto le ali Equipaggio: 1 uomo

Il Messerschmitt 262 A "Schwalbe" (rondine) - "Sturmvogel"
(procellaria)


Nella panoramica generale dei numerosi velivoli presenti nella Seconda Guerra Mondiale, è d' obbligo considerare il caccia Me 262 "Schwalbe" (rondine), non solo la massima espressione della tecnologia aeronautica tedesca, ma addirittura di quella mondiale. Nell'ultimo periodo bellico, gl'inglesi, riescono a mettere in linea operativa il Gloster "Meteor", unico velivolo bireattore schierato dagli alleati, ma con caratteristiche nettamente inferiori al caccia tedesco. Comunque i due aviogetti, non si sono mai scontrati in combattimento e pertanto non si può fare un confronto diretto. Solamente dopo la fine del conflitto, la Lockheed americana realizza il P 80 "Shooting Star", un aereo dalle prestazione analoghe al Me 262.
Il progetto dell'aereo, risale al 1938, ma il primo volo del prototipo, avviene il 18 Aprile 1941. La cellula è propulsa da un motore a pistoni Junkers Jumo 210 G da 700 HP di potenza, in quanto non sono ancora pronti i motori a getto Junkers Jumo 004B-1 con 900 Kg. di spinta. I collaudi procedono tutti sullo studio e sulla messa a punto dell'aerodinamica del velivolo, dalle sottili ali a freccia e dalla fusoliera originale a forma triangolare dall'aspetto di uno squalo.
Solo dopo circa 15 mesi, il Me 262 può volare con i nuovi motori a getto ed avviene, con il pilota cap. Fritz Wendel, il giorno 18 Luglio 1942.
L'aereo dispone d'abitacolo del pilota pressurizzato e sistemi di radio-navigazione d'ultima concezione. Lo "Schwalbe" adotta un sistema d'arma costituito da 4 cannoncini da 30 mm. posti in fusoliera, 24 razzi R 4 M da 50 mm. sotto le ali. I primi esemplari sono dotati di carrello triciclo posteriore, i successivi invece, con carrello triciclo anteriore per aumentare la visibilità del pilota e sono aggiunti due razzi Borsig, con una spinta supplementare di 500 Kg. in fase decollo.
Il velivolo è rivestito con una teutonica livrea, dall'aspetto aggressivo, consistente in un grigio, con macchie di verde e ocra. Le premesse per un caccia di superiorità aerea sono concrete.
Tuttavia questa prodigiosa macchina, non incide per nulla sulle sorti della guerra. In primo luogo, per l'esiguo numero d'esemplari che le officine riescono a rendere operativi: la costruzione dei Me 262, nonostante l'assillante serie di bombardamenti alleati, nelle officine dove viene prodotto, raggiunge un totale di circa 1400 velivoli, di cui poco più di 200 entrano in azione e quasi tutti vengono distrutti.
Secondariamente, per l'errato impiego operativo di bombardiere anziché caccia puro.
Infatti, la visione miope di Hitler e d'alcuni generali della Luftwaffe, fanno cambiare il ruolo dello "Schwalbe", trasformandolo in una versione di bombardiere veloce con l'impiego di due bombe da 250 Kg. sotto la parte anteriore della fusoliera. Nasce di conseguenza il Me 262 A-2a, denominato "Sturmvogel" (procellaria, uccello nella tempesta). Il gen. Adolf Galland, pilota eccezionale, nel suo libro di memorie, "Il primo e l'ultimo", menziona la sua diatriba contro Hitler e Göering, affinché lo "Schwalbe" fosse impiegato come caccia puro e fosse opposto, senza alcun rinvio, alle formazioni di "Fortezze volanti", dilaganti nei cieli della Germania. Il suo intervento riesce a convincere Hitler, ma ormai troppo tardi.
Dato il notevole scarto di velocità sui caccia alleati, questi ultimi, in combattimento, per distruggere lo "Schwalbe", non possono che adottare un sistema d'attacco denominato "caccia al topo". Alcune
squadriglie della Royal Air Force e dell' Ottava Air Force, sorvolano ad alta quota gli aeroporti tedeschi dove sono basati i reattori. Appena qualcuno di essi, si appresta al decollo, gli Hawker "Tempest" inglesi e i Republic P 47 "Thunderbolt" americani, con picchiate da poco meno di
900 Km. orari, colpiscono all'improvviso, nel momento più vulnerabile del decollo, i Me 262. Nel giorno 8 Novembre del 1944, con questo tipo d'azione, è intercettato, nella base di Rheine-Hopsten, lo "Schwalbe" pilotato dell'asso tedesco magg. Walther Nowotny, comandante lo Jagd Geschwader 52, autore di 258 vittorie aeree; morirà nell'ospedale d'Osnabruck, in seguito alle gravissime ustioni riportate.
Performance:
Apertura alare: m. 12,48
Lunghezza: m. 10,60
Peso: Kg. 6.400
Motori: 2 turbogetti Junkers Jumo 004B-1 a flusso assiale
con Kg. 900 Kg. di
spinta ciascuno
Velocità max: 870 Km/h a 6.000 m.
Tempo di salita: 1.220 m. il minuto
Quota di tangenza: 11.500 m.
Autonomia: 1.050 Km.
Armamento: 4 cannoncini M K 108 da 30 mm. in fusoliera, più
24 razzi aria-aria R 4 M
da 50 mm.
Equipaggio: 1 uomo

Bachem Ba 349 A " Natter " (vipera)

Questa micidiale arma da rappresaglia è ideata dal dott. E. Bachem nell'Agosto del 1944. Per quanto concerne le propulsione a razzo, impiegata nei velivoli, rappresenta uno dei maggiori successi ottenuti dalla tecnologia tedesca. L'aereo, può essere considerato anche come una vera bomba con equipaggio umano, analogamente alla famosa "Baka"
giapponese, che appare nello stesso periodo sullo scenario del Pacifico. Il "Natter" è un velivolo, dotato di caratteristiche senz'altro superiori ad ogni altro mezzo aereo esistente all'epoca. Due componenti fondamentali lo distinguono dagli altri intercettori: la capacità distruttiva e la velocità impressionante. Le prime prove di volo, senza pilota, iniziano a Dicembre del 1944 e proseguono con diversi lanci ottenendo ottimi risultati. Negativo, si rivela invece, il primo volo pilotato, effettuato a Febbraio del 1945, nel quale perde la vita il ten. Lothar Siebert. Alla fine sia i tecnici, sia i collaudatori, mettono a punto un caccia molto economico, ma pur sempre notevolmente pericoloso. L'aereo decolla con l'ausilio di una rampa verticale alta dodici metri, composta da tre binari; nei due laterali, scorrono le estremità delle corte ali, mentre in quello centrale, scorre la fusoliera. La cellula è realizzata in legno, sia il pilota sia i due serbatoi del propellente, sono protetti da diverse corazzature d'acciaio, dallo spessore di 5 mm. disposte lateralmente, anteriormente e posteriormente. Il vetro blindato della cabina, a prova di pallottola, ha uno spessore di 4 cm. I timoni a croce del velivolo, gli danno l'aspetto di una bomba volante più che di un aereo. Il motore a razzo che adotta è alimentato da 400 litri di perossido d'ossigeno e 200 di metanolo, con il trenta per cento d'idrato d'idrazina, i quali formano una miscela altamente detonante. Sono applicati inoltre, sotto la fusoliera, 4 razzi supplementari a combustibile solido (glicol) che imprimono al Natter una spinta al decollo di 5.000 Kg. per la durata di 5 secondi sufficiente a raggiungere la quota d'attacco. Le norme operative del Natter, contro eventuali formazioni di bombardieri nemici, consistono in un decollo rapido, assistito da terra per mezzo di un sistema abbinato di radio e radar e, appena giunto ad una distanza di circa 1.500 metri dal bersaglio, il lancio da parte del pilota, dei razzi contenuti nel muso dell'aereo. Dopo l'azione, che dura pochissimi minuti, le parti del velivolo, separate in due ed appese a grossi paracadute, sono recuperate a terra dal personale della base; anche il pilota si mette in salvo lanciandosi con il paracadute.
Performance:
Apertura alare: m. 4,00
Lunghezza: m. 6,48
Peso: Kg. 2.180
Motore: razzo tipo Walter HWK 109- 509 A, con Kg. 1700 di
spinta e 4 razzi
Schmidding da 500 Kg. di spinta
ciascuno per un minuto
Velocità max: 900 Km/h a quota 5.000 m.
Tempo di salita: 10.920 metri il minuto
Armamento: 24 razzi R 4 M da 55 mm.
Equipaggio: 1 uomo

Heinkel HE 162 A "Salamander" (Salamandra)

Solo in 60 giorni è realizzato il prototipo che vola a fine anno del 1944. Con difetti iniziali e anche dopo diversi incidenti, i tecnici riescono a mettere a punto un caccia a getto dalle caratteristiche straordinarie. Noto anche con l'appellativo di "Volksjager" (caccia del popolo), rappresenta un altro traguardo della tecnologia aeronautica tedesca di primo piano. Questo singolare caccia a getto, ha una struttura molto semplice, costituita dalle ali, il muso e la coda in legno, la fusoliera in duralluminio. E' dotato di un carrello triciclo retrattile all'indietro. Il posto di pilotaggio è provvisto di un seggiolino eiettabile mediante carica esplosiva, come nei moderni jet.
Un accorgimento aerodinamico al fine di avere una migliore stabilità è dato dalle originale piegatura negativa delle estremità delle ali. Originale anche la collocazione del turbogetto, sul dosso superiore della fusoliera, dietro l'abitacolo del pilota. Raggiunge una velocità rispettabilissima per l'epoca: 840 Km. orari. Sembra che nessuno degli esemplari costruiti abbiano partecipato ad azioni in zona di combattimento.
Un particolare abbastanza sconcertante, il "Salamander", secondo testimonianze rese dopo il conflitto, da ufficiali della Lufwaffe responsabili del progetto, sarebbe stato destinato a piloti giovanissimi della Hitlerjugend, dopo corsi d'addestramento rapidi, per affrontare le formazioni alleate di caccia e bombardieri.
Performance:
Apertura alare: m. 7,19
Lunghezza: m. 9,05
Peso: da Kg. 2.490 a Kg. 2.700
Motore: Turbogetto BMW 003-1 a flusso assiale con 800 Kg. di spinta
Velocità max: 840 Km/h a quota 6.000 m.
Tempo di salita: m. 1.300 il minuto
Quota max: m. 12.000
Armamento: 2 cannoncini MK 108 da 30 mm. in fusoliera
Autonomia: Km. 660
Equipaggio: 1 uomo


Conclusione


L'ultima azione, da parte degli alleati, denominata Paperclip, si svolge a Maggio del 1945, attorno ai centri sperimentali delle armi segrete.
Questa volta, i militari inglesi e americani, sono accompagnati da uno stuolo di scienziati e tecnici connazionali, tutti interessati a contendersi i migliori cervelli tedeschi e i progetti delle avanzate armi, ormai non più segrete. Nella località di Garmisch-PartenKirchen, 450 ex-scienziati tutti provenienti da Peenemünde, tra i quali ci sono il dott. von Braun e il gen. Dornberger, si arrendono agli americani, mettendo definitivamente fine alla storia di Peenemünde.

Estensore: Rao Alessandro
[email protected]


Bibliografia:
"The Mare's Nest" di David Irving - William Kimber and Co.Limited 1964
"Storia della Luftwaffe" di John Killen - Longanesi 1971
"Angriffshöhe 4000" di Cajus Bekker - Amburgo 1964
"1000 Tage über Deutschland" di Werner Girbig - Lehmanns - Monaco 1964
"Storia controversa della II Guerra Mondiale" - di Eddy Bauer - DeAgostini 1971
"Feux du ciel" di Pierre Clostermann - Ed. E. Flammarion - Parigi

F I N E

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