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LA RESISTENZA

di Giovanna Giannini

DA CHE PARTE STARE
LE DATE DAL '43 AL 45
BRINDISI: IL REGNO DEL SUD
LE "QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI"
LE GIORNATE DI FIRENZE
LA RESISTENZA A VERONA
QUELL'IGNOTO " 'O marenaro "
CANZONI DELLA RESISTENZA

 

BRINDISI: capitale del regno del Sud

Il governo che non governò

Il 1943 fu un anno molto difficile per l’Italia. La situazione militare peggiorava di giorno in giorno, i bombardamenti sulle nostre città erano sempre più frequenti e massicci e il 10 luglio gli alleati avevano cominciato lo sbarco in Sicilia.

Questi tragici avvenimenti non fecero altro che evidenziare lo stato pietoso in cui gravava il regime fascista. A Roma erano in tanti ormai a ritenere che l’Italia dovesse uscire dal conflitto, ma prima era necessario allontanare il Duce. Fu proprio lo sbarco in Sicilia l’avvenimento che mise in moto quella macchina che avrebbe poi portato al 25 luglio. Lo sbarco sull’isola fu un passaggio delicato nella strategia di guerra degli Alleati. Gli angloamericani utilizzarono 160.000 uomini, 2.800 navi, 600 carri armati, 1.000 cannoni, ma la sola forza militare non fu sufficiente a rendere rapida tale operazione. Fu fondamentale infatti l’aiuto della mafia italo-americana che nonostante la guerra non aveva mai interrotto le comunicazioni con la mafia siciliana. Venne contattato in carcere il famoso boss Lucky Luciano, che in cambio dell’aiuto venne liberato.

Il 25 luglio 1943 quindi, approfittando dell’Ordine del giorno Grandi che mise in minoranza Mussolini, il Re fece arrestare il Duce e affidò il governo a Badoglio. Il primo problema che si dovette affrontare fu l’invasione del paese da parte dei tedeschi e risolvere la situazione con gli alleati. Dopo una serie di incontri e trattative il generale Castellano , per mandato del governo Badoglio, firmò a Cassibile il 3 settembre 1943 l’armistizio ( armistizio corto ) con cui venivano stabilite le clausole militari della resa dell’Italia. Badoglio erroneamente era convinto che gli alleati non avrebbero reso subito pubblico l’accordo appena firmato. Invece l’8 settembre il generale Eisenhower dai microfoni di radio Algeri annunciò la dichiarazione dell’avvenuto armistizio. Dopo una tempestosa riunione, Badoglio alle 19.45 si recò alla sede dell’EIAR per annunciare la fine dei combattimenti contro gli alleati ma non la fine della guerra come la popolazione aveva inizialmente sperato.

Gli angloamericani nonostante l’armistizio non si fidavano tanto degli italiani, Eisenhower riteneva che non si potesse chiedere loro di combattere contro i tedeschi con cui fino a quel momento erano stati alleati, altri invece volevano solo la distruzione delle forze armate nemiche. Questo ambiguo atteggiamento si rifletté nel " Memorandum di Quebec" approvato da Churchill e Roosevelt e allegato al testo dell’armistizio breve. Esso infatti esordiva proclamando che le condizioni dell’armistizio non contemplavano l’assistenza attiva dell’Italia nei combattimenti, ma subito dopo si contraddiceva parzialmente tale affermazione dicendo che le condizioni severe dell’armistizio sarebbero state modificate in favore dell’Italia, solo in base all’entità dell’apporto dato alle Nazioni Unite contro la guerra alla Germania .

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre Badoglio, il governo e la famiglia reale abbandonarono Roma per sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi, che in questo modo avrebbero potuto costringerli a rinnegare l’armistizio.

La fuga aveva sia elementi positivi che negativi poiché da una parte si impediva che l’Italia fosse rappresentata solo da Mussolini dall’altra però si lasciava Roma e le regioni del centro nord in balìa dei tedeschi. L’idea di lasciare Roma fu di Badoglio e nasceva dal fatto che tutti i capi di stato in guerra, con il proprio paese invaso, si erano sempre rifugiati all’estero. Il Re quindi scegliendo di abbandonare Roma cercava solo di garantire continuità allo Stato, ma alla sicurezza dell’Italia e di milioni di soldati non provvide più nessuno. Dopo la partenza da Roma si recarono in auto a Pescara e da qui con un traghetto il 10 settembre del 1943 a Brindisi, che era stata precedentemente liberata dai paracadutisti alleati.

Fin dal 13 settembre era giunta in Puglia una missione militare alleata che sottolineò i vantaggi formidabili ottenuti dalla resa degli italiani: dai rapporti con noi infatti sarebbe dipeso il successo completo o solo parziale della Campagna d’Italia. Diventava quindi necessario trattare l’Italia non più come un nemico che si era arreso, pur non volendo riconoscerle lo status di alleata . L’esigenza militare imponeva di mantenere per il momento al loro posto il Re e Badoglio, garanti dell’osservanza delle condizioni armistiziali. La legittimità del regno del sud andava tanto più riaffermata in quanto al nord si era costituita la RSI. A Brindisi il governo del sud, che aveva inizialmente una giurisdizione molto limitata, cercava in qualche modo di acquisire una propria identità e Badoglio compose un dicastero formato da soli sottosegretari , tutti monarchici e liberali di destra.
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Il primo governo Badoglio

(25 luglio 1943 - 17 aprile 1944)

Presidenza
Pietro Badoglio
Affari esteri
Raffaele Guariglia, Pietro Badoglio dall’11/2/44
Interno
Umberto Ricci, Vito Reale dall’11/2/1944
Africa italiana
Melchiade Gabba, Pietro Badoglio interim dal 24/2/44
Grazia e giustizia
Gaetano Azzariti, Ettore Casati dal 15/2/44
Finanze
Domenico Bartolini, Guido Jung dal 11/2/44
Guerra
Antonio Sorice, Taddeo Orlando dall’11/2/44
Marina
Raffaele de Curtain
Aeronautica
Renato Sandalli
Educazione nazionale
Leonardo Severi, Giovanni Cuomo dall’11/2/44
Lavori pubblici
Antonio Romano, Raffaele De Caro dall’11/2/44
Agricoltura e foreste
Alessandro Brizzi, Falcone Lucifero dall’11/2/44
Comunicazioni
Federico Amoroso, Tommaso Siciliani dall’11/2/44
Commercio industria e lavoro
Leopoldo Picardi, Epicarmo Corbino dal 16/11/43
Cultura popolare
Guido Rocco, Carlo Galli dal 16/8/43, Giovanni Cuomo interim dal 24/2/44
Scambi e valute
Giovanni Acanfora fino al 24/2/44
Produzione bellica
Carlo Favagrossa

 

Questo governo, a differenza di quello costituito al nord, non faticò ad ottenere riconoscimenti internazionali. Da Mosca giunse Michail Kostilev come rappresentante diretto di Stalin e subito dopo anche Gran Bretagna e Stati Uniti mandarono a Brindisi i loro rappresentanti. In molti chiedevano a Badoglio soprattutto che venisse perfezionato l’Armistizio corto dell’8 settembre con un altro poi definito Armistizio lungo. Questo nuovo documento venne firmato a Malta il 29 settembre del 1943 da Badoglio e Eisenhower. Era costituito da 44 articoli che regolavano il controllo politico, economico e militare dell’Italia da parte dei vincitori. La normativa disponeva tra l’altro anche la messa a disposizione degli alleati del materiale bellico, nonché il loro controllo sui trasporti interni e gli impianti portuali. Stampa, radio, cinema e teatro erano sottoposti alla censura della Commissione Alleata di Controllo. L’Italia doveva poi rompere le relazioni diplomatiche con i paesi in guerra contro le Nazioni Unite e infine il governo italiano era obbligato ad assicurare agli angloamericani tutta la valuta italiana da essi richiesta.

Intanto il 13 ottobre 1943 venne stipulato il primo atto politico del governo del sud: la dichiarazione di guerra alla Germania. Il Re e Badoglio con tale gesto speravano che l’Italia avrebbe potuto così evitare le clausole severe della resa incondizionata e magari ottenere la qualifica di alleata. Per la verità fra il Regno del Sud e la Germania la guerra già esisteva. In molte località del Centro Nord soldati italiani combattevano o avevano combattuto contro i tedeschi. Il nuovo armistizio firmato restava comunque assai duro e inoltre aveva l’umiliante intestazione "Strumento di Resa Incondizionata". In sostanza in Puglia c’era un governo che non governava. L’11 febbraio 1944 il Re si trasferì a Salerno che diverrà la nuova Capitale d’Italia. Il Regno del Sud era durato solo cinque mesi.


Giovanna Giannini
Collaboratrice del sito Internet
sulla storia della resistenza in Italia: www.romacivica.net/Anpiroma.


Bibliografia
Arrigo Petacco La nostra guerra Oscar Mondadori 1996
Silvio Bertoldi Savoia : album dei re d’Italia RCS Milano 1996
Spinosa Antonio Vittorio Emanuele III: l’astuzia di un Re Oscar Mondadori 1993
Enzo Biagi Anni di guerra 1939-1945 BUR 1995
Diario della Seconda Guerra Mondiale Volume secondo De Agostini 1994
Federico Chabod L’Italia contemporanea Einaudi 1996
B. H. Liddell Hart Storia militare della Seconda guerra mondiale Vol. II Arnoldo Mondadori Editore 1970
Storia Illustrata L’effimero regno del sud n.196 Marzo 1974
Storia Illustrata Speciale 8 settembre 1943 n. 310 Settembre 1983
Storia Illustrata Quando il Re fuggì da Roma n.3 Marzo 1998

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