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- Triassico Da 225 a 190 milioni di anni fa |
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8
- Triassico
Da
225 a 190 milioni di anni fa
Con
il periodo Triassico si apre l'Era Mesozoica ("della vita di mezzo"),
o Secodario. Perché si è deciso di sottolineare, con una divisione
netta, il passaggio dal Permiano al Triassico, addirittura aprendo una nuova
èra geologica, quella che, con termine pittoresco, e anche detta "il
Medio Evo della Terra"? Oggi possiamo dire che, se molte sono le "novità"
nel Tnassico, molti sono anche gli elementi che costituiscono un "ponte"continuo
con il penodo precedente. In passato pero gli studiosi si sono soprattutto
soffermati su alcuni fenomeni (soprattutto sulla scomparsa di vari gruppi
animali) e hanno visto in tali segni l'indizio di un grande "voltar pagina"
nel libro della Terra. Il Pangea è ancora unito in un solo blocco ma
il braccio di mare della Tetide sì estende e separa la parte settentrionale
(Laurasia) dalla parte meridionale (Gondwana). Si aprono anche varie fratture
che in seguito isoleranno i continenti. Il clima è prevalentemente
caldo e secco.
Le zone desertiche sono molte ma, in esse, si formano vaste oasi. Nel Triassico
incominciano a formarsi anche le piante senza fiori. Passiamo al mondo animale
nei mari scompaiono del tutto i trilobiti. I coralli dominanti nel Paleozoico.
Enorme è lo sviluppo delle ammoniti e notevole quello delle Belemniti,
molluschi con una caratteristica conchiglia inicrua a punta di lancia, forse
simili, per l'aspetto esterno, alle seppie. Ben documentati gli squali (di
cui si rinvengono i soli denti, beninteso. dato che lo scheletro di cartilagini
si decomponeva rapidamente). Questi animali "dimostrano" che lo
scheletro di cartilagine può essere un ottimo elemento di sostegno
in un ambiente che "sostiene" con la spinta idrostatica (di Archimede);
esso ha inoltre il notevole vantaggio di essere leggero. I pesci ossei, per
contro. "dimostrano" che le strutture ossee, più pesanti
di quelle cartilaginee, sono però assai robuste e l'effetto del loro
peso può essere equilibrato dalla presenza della vescica natatoria
(che nessuno squalo o razza avrà mai). I pesci ossei sono abbondanti
nel Triassico ma non ancora dominanti come nei mari attuali. Nuovo imponente
sviluppo dei Brachiopodi: alcune di queste forme giungeranno fino a noi. Forte
riduzione dei gigli di mare e notevole sviluppo dei ricci. Le acque intere
sono popolate da pesci ossei, molluschi gasteropodi, crostacei.
I rettili incominciano a giocare, nel Triassico, una partita in cui sembrano avere tutti gli assi, i jolly, e in più qualche altra buona carta nascosta: vincono ovunque e sempre. Si sviluppano in una vasta gamma di forme; e tutto ciò in un mondo dove gli anfibi sono ancora sulla breccia.
Proprio
nel Triassico sono documentati i più grandi di tutti gli anfibi Labirintodonti:
certe forme dei generi Mastodonsaurus, Capitosaurus, e Trematosaurus, sono
lunghe anche 5 m.. Il rapporto con l'ambiente acquatico, e in particolare
con il mare, continuò ad agire, nei rettili, come potente stimolo evolutivo.
Si svilupparono gli Ittiosauri, rettili adatti al nuoto in mare aperto, cacciatori
di pesci e di ammoniti; i Placodonti, con tipici "denti davanti"
forse adatti a staccare i molluschi bivalvi dalle rocce e piatti denti per
la triturazione di materiali duri, dunque anche delle conchiglie; i Notosauri,
forme dal collo serpentino e dalle zampe con dita distinte ma unite da una
membrana (come quelle delle anatre). E probabile che i notosauri passassero
buona parte del loro tempo sulle scogliere da cui poi si tuffavano in acqua
per pescare: essi vivevano insomma come i trichechi attuali.
Esistevano anche forme la cui struttura "anticipa" già quella
dei coccodrilli attuali. Negli ambienti di terraferma del Triassico si svilupparono
i diretti antenati delle vere lucertole (genere Prolacerta) Tali ambienti
erano comunque ancora dominati, almeno nella prima parte del periodo, dai
Terapsidi (o "paramammileri"). Il Lystrosaurus e altre forme a esso
simili agivano nelle aree coperte di vegetazione prossime alle paludi, con
abitudini di vita simili a quelle degli attuali ippopotami. Tra i rettili
triassici attivi sulla terraferma ci interessa un animale lungo poco meno
di 1 m, bipede e piuttosto agile. Cammina sulle "zampe di dietro",
più robuste delle "braccia", bilanciando il peso della parte
anteriore del corpo con la lunga coda muscolosa che tiene sollevata dal suolo.
E' l'Euparkeria. Probabilmente esso è l'erede dei primi discendenti
(Cotilosauri) dei rettili più antichi (come l'Hylonomus): ha cioè
già una storia lunga dietro di sé. Il suo cranio è abbastanza
grosso (le mascelle sono robuste), ma la struttura ossea è alleggerita
da ampie zone vuote (fenestrature); in particolare esiste una cavità
tra quella dell'orbita (dove alloggiano gli occhi) e quella della narice:
in questa cavità, forse, si trovava una ghiandola "del sale".
Un organo simile esiste oggi nei rettili e negli uccelli che vivono in zone
aride: esso serve ad eliminare l'eccesso dei sali accumulati nell'organismo.
Questo tipo di cranio si riscontra oggi soltanto nei coccodrilli, ma nel passato
esso ha caratterizzato tutti i grandi rettili detti complessivamente Arcosauri
("lucertole dominatrici") e. in particolare, i "dinosauri".
Il vasto insieme degli arcosauri può essere suddiviso in cinque gruppi. Il primo è quello dei Tecodonti, forme relativamente primitive e di taglia modesta: l'Euparkeria è uno dei tecodonti più evoluti, con varie carattenstiche che "anticipano" quelle dei veri dinosauri. Altro gruppo è quello dei Coccodrilli, gli unici arcosauri sopravvissuti fino a oggi. Esiste poi il gruppo degli Pterosauri, forme volanti di cui ci occuperemo in seguito. Infine, i due gruppi dei dinosauri. Perché parliamo di due gruppi a proposito di questi rettili? Perché questi arcosauri presentano due tipi diversi di bacino che appunto permettono di distinguere due filoni evolutivi.
Nei dinosauri Saurischi ("con l'anca da lucertola") l'osso del bacino detto pube sporge in avanti: la stessa struttuPer quanto con un bacino da saurischio, l'Euparkeria è compreso nel gruppo, relativamente primitivo, degli arcosauri Tecodonti. Da forme simili all'Ornithosuchus derivarono i grandi dinosauri saurischi predatori detti Carnosauri. I primi veri saurischi sono i Celurosauri, predatori, ben esemplificati dal Coelophysis (Triassico tardo), di taglia media molto snello.
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