RELAZIONE DEL GENERALE HENRY A. ARNOLD
Comandante in Capo dell'Aviazione dell'Esercito degli Stati Uniti e Capo delle Operazioni Aeree


OFFENSIVA AEREA SULL'EUROPA

L'opinione pubblica è passata da un estremo all'altro nel giudicare l'impiego della nostra potenza aerea sui cieli d'Europa. Al momento in cui si esultava per la caduta di Pantelleria, alcuni commentatori previdero che un destino simile sarebbe toccato anche ai territori continentali dominati dall'Asse. Poi, quando 60 dei nostri bombardieri non fecero ritorno alle basi dopo la battaglia nel cielo di Schweinfurt (14 ottobre 1943), gli stessi commentatori affermarono che le prospettive erano davvero poco rosee.

A Pantelleria, la guarnigione dell'aeroporto di Spadino stese sul terreno una croce bianca; per la prima volta nella storia, una posizione fortificata di quell'importanza si arrendeva direttamente alla forza aerea. Ma l'attacco a Pantelleria potè essere eseguito in condizioni veramente ideali: l'isola ha una superficie di soli 80 km. circa; il blocco della marina britannica era assolutamente impenetrabile; la protezione di caccia per i nostri bombardieri fu continua, ed incontrò scarsa opposizione aerea nemica.
Oltre a ciò, quando sbarcammo, ci accorgemmo che una guarnigione animata da un altro spirito avrebbe potuto continuare a combattere: il numero delle vittime nemiche era stato straordinariamente esiguo; negli hangars sotterranei, ben poco danneggiati, c'erano degli apparecchi intatti; c'erano ancora acqua e viveri nell'isola: quello che avevamo distrutto era la volontà di combattere.

Uno degli obiettivi secondari della nostra offensiva aerea contro la Germania è appunto lo sgretolamento della volontà di combattere da parte dei tedeschi, benchè non ci aspettiamo certo di vedere domani delle croci bianche sulle piste dell'aerodromo di Tempelhof. Il nostro obiettivo principale, per dirla in due parole, è quello di aiutare il più possibile la futura invasione della Germania riducendo al massimo la potenzialità bellica del Terzo Reich e dei suoi satelliti.

Il nostro piano di strategia aerea è basato sull'assunto fondamentale che i nostri bombardieri possono penetrare fin nel cuore del territorio nemico, sganciare un ingente carico di bombe e ritornare alle basi senza subire delle perdite che siano sproporzionate ai danni inflitti all'avversario. Ed abbiamo dimostrato ampiamente che ciò è possibile.

Il primo scopo dei bombardamenti strategici è la distruzione dei caccia nemici; questo è il compito che logicamente dobbiamo assolvere, mentre sviluppiamo le nostre basi ed aumentiamo il numero dei bombardieri; ed è un compito dettato non solo dalla logica, ma dalla necessità vitale di proteggere i nostri stessi apparecchi.
I caccia possono venire distrutti sul terreno, in combattimento aereo o nelle varie fasi della produzione prima che escano dalle fabbriche. Sappiamo bene che è meglio colpire gli apparecchi nelle ultime fasi della costruzione, perchè allora il nemico avrà meno tempo di rifornire le linee di battaglia; se invece si bombardano gl'impianti industriali nella prima fase della costruzione, il nemico avrà molto più tempo per correre ai ripari. Per ottenere dei risultati immediati, tentiamo quindi di concentrare i nostri sforzi sulle officine di montaggio, ma per ottenere dei risultati più durevoli, sferriamo i nostri attacchi contro obbiettivi industriali che stanno alla base della produzione. Il danno della distruzione di una fabbrica di acciaio per aeroplani è risentito in poche settimane, mentre la distruzione di una miniera di carbone non è risentita dall'industria nel suo complesso per parecchi mesi.

Il successivo scopo della nostra offensiva è quello di distruggere gli obbiettivi industriali vitali per le forze terrestri nemiche. Per la scelta di tali obiettivi il Servizio Aeronautico d'Informazioni deve rispondere ad una serie di domande, quali ad esempio le seguenti:
1) Qual'è il fabbisogno minimo di produzione del nemico?
2) Qual'è la sua capacità di produzione in territorio proprio od occupato.
3) Facendo un calcolo approssimativo delle scorte esistenti e dei materiali di sostituzione disponibili, qual'è la proporzione tra il minimo di fabbisogno ed il massimo di capacità produttiva?
4) Dove sono situati gl'impianti e le fabbriche nemiche, e quale percentuale della capacità complessiva di produzione è rappresentata dai singoli stabilimenti?
5) Qual'è il grado di resistenza che possono opporre gli edifici ed i macchinari agli esplosivi ed alle bombe incendiarie?
6) Fino a che punto è insostituibile l'equipaggiamento?
7) Quanto tempo passa dalla distruzione di uno stabilimento fino al momento in cui se ne risenta l'effetto in prima linea?
8) Quanti apparecchi sono necessari ad effettuare ogni singola
missione distruttiva?

Contrariamente a quello che generalmente si crede, non tutte le industrie sono assolutamente indispensabili ad un paese belligerante: i danni inflitti all'industria, sia pure gravissimi, potrebbero non avere alcun effetto sulla immediata potenzialità bellica di una nazione per vent'anni o anche più.
Ad esempio, si direbbe che nulla fosse più importante dell'acciaio alla guerra moderna. Ebbene, soltanto una piccola parte dell'acciaio fabbricato nelle nazioni con industrie modernamente attrezzate è direttamente impiegato per la guerra di prima linea: almeno due terzi servono per la manutenzione e l'ampliamento delle fabbriche esistenti e per uso della popolazione civile. Per conseguenza, distruggendo meno del 66 per cento di tutta l'industria dell'acciaio di un paese, non si ottengono risultati immediati.

La Germania inizia questa guerra con una produzione d'acciaio inferiore a 25.000.000 di tonnellate all'anno, ma ne ha acquistate nei territori conquistati altri 25 milioni all'anno. Per ogni stabilimente tedesco che oggi produce acciaio, c'è uno stabilimento pronto a prendere il posto, nel caso che il primo venga distrutto. Bisogna considerare la capacità produttiva del nemico, e non il suo presente ritmo di produzione.
Prendendo un altro esempio, si può dire che se il 90 percento delle fonti di produzione di energia elettrica in Germania potesse venire distrutto in una settimana, i risultati potrebbero essere decisivi: tutte le industrie si fermerebbero; gl'impianti d'acqua e di luce non funzionerebbero più; gran parte delle più vitali linee di comunicazioni sarebbe paralizzata; sarebbe impossibile eseguire riparazioni, se non in misura limitatissima, perchè sarebbero state irrimediabilmente immobilizzate tutte le macchine per fabbricare pezzi di ricambio.

Ma prendiamo il caso in cui la stessa opera di distruzione sia effettuata in un anno, invece che in una settimana, la cosa è ben differente. Se pure il bombardamento di una particolare fonte di produzione di energia elettrica può giovare ad uno scopo militare immediato, da un punto di vista generale, la distruzione dell'energia elettrica effettuata in un anno passerebbe quasi inosservata per la potenzialità bellica di prima linea. Anzitutto, le industrie produttrici di macchinario e parti di ricambio non sarebbero mai sotto la massima pressione di richieste; oltre a ciò, il nemico potrebbe organizzare un rigido sistema di precedenze militari, per ovviare alla perdita graduale di energia elettrica; egli potrebbe anche eliminare le forniture per impieghi non essenziali, per favorire invece le industrie più importanti, le esigenze della sanità pubblica e le necessità militari.

Purchè abbia abbastanza tempo a disposizione, il nemico può riaversi da qualsiasi danno o distruzione. Prima che la distruzione cominci a ripercuotersi nelle prime linee, deve di regola penetrare molto addentro nell'organizzazione industriale nemica: è quindi importante conoscere esattamente e nei più minuti paricolari il tempo che occorre, perchè il danno si faccia veramente sentire. Contemporaneamente, bisogna tener conto di molte altre considerazioni strategiche.
Insomma, nessun bombardamento può esser considerato come una singola operazione di per sè stante: ogni missione è studiata in tutti i particolari, considerandone l'utilità da un punto di vista generale, oltre che immediato, e valutando anche le probabilità di errore e di risultati minimi da raggiungere. La nostra strategia è fondata su un progetto di logoramento scientificamente calcolato.

Quando i nostri bombardieri pesanti, al comando del generale Ira C. Eaker, che oggi comanda la nostra Ottava Armata Aerea, bombardarono il nodo ferroviario di Rouen il 17 agosto 1942, si trattò di quello che può chiamarsi un'incursione. Ma attacchi come quelli alle officine Renault, a Huls, a Ploesti, a Heroya, a Regensburg, a Marienburg, a Schweinfurt o a Wilhelmshafen furono vere e proprie grandi battaglie, ed occorreva prepararle come tali. I risultati di alcune nostre operazioni che durano in tutto quattro ore, sono molto più sentiti che non una lunga lotta per la conquista di una data località.

Si calcola che tra la caduta della Francia nel maggio ed il marzo 1942 le officine Renault per la fabbricazione di automobili e di armamenti abbiano fabbricato presso a poco 10.000autocarri ed una quantità considerevole di materiale militare, quali carri armati, armi da fuoco, munizioni e motori da aeroplani. II 3 marzo 1942 la RAF eseguì un brillantissimo bombardamento notturno, che danneggiò ed incendiò la maggior parte dello stabilimento. L'importanza che i tedeschi annettavano a questi impianti è chiaramente dimostrata dal fatto che cominciarono immediatamente l'opera di ripristino e ricostruzione. Nel dicembre 1942 le officine Renault avevano nuovamente raggiunto il ritmo di produzione precedente al bombardamento; ed al principio del 1943 quegli stabilimenti fabbricavano circa il 10 percento di tutta la produzione tedesca di quei tipi di materiali bellici.

II 4 aprile 1943 il nostro Ottavo Comando Bombardieri mandò 97 B-17 ad eseguire un bombardamento ad alta quota contro le officine Renault ricostruite; il Ministero Inglese della Sicurezza Nazionale calcolava che, in seguito a quell'attacco, le officine Renault per almeno cinque mesi non avrebbero potuto riprendere il ritmo di produzione precedente al bombardamento. Si calcola, in base a fonti attendibili, che l'effetto di quell'incursione abbia equivalso per il nemico alla perdita di 3000 autocarri; le perdite da parte nostra furono di 4 B-17. I nostri apparecchi abbatterono 47 caccia tedeschi, ne distrussero probabilmente 13 e ne danneggiarono 6.

Due mesi e mezzo dopo concentrammo i nostri attacchi su alcuni impianti per la lavorazione della gomma, e ciò per le seguenti ragioni:
1) La gomma è un materiale indispensabile di enorme consumo nella guerra moderna.
2) I paesi occidentali dell'Asse erano quasi totalmente privi di scorte di gomma naturale.
3) Una larga percentuale di tutta la gomma disponibile in Germania era concentrata a Huls ed a Schkopau.

Il 22 giugno 1943 i bombardieri della nostra Ottava Armata Aerea distrussero interamente lo stabilimento di Huls. In seguito a quella battaglia, si ritiene che l'Asse abbia perduto l'equivalente di circa tre mesi di produzione di gomma sintetica: per sei mesi la produzione fu probabilmente inferiore al normale. La fornitura di gomma sintetica alla Svezia cessò completamente.
Il 16 agosto 1943 lo stabilimento era ancora inoperoso ed erano state fatte poche riparazioni: non c'era materiale rotabile nella parte principale dell'impianto ed i crateri causati dalle bombe non erano stati riempiti. Questa perdita di produzione si ripercuote soprattutto sulle forze armate tedesche, giacchè il consumo totale di gomma sintetica per uso delle industrie e della popolazione
civile non eccede le 5.000 tonnellate all'anno, cifra che non sarebbe facile ridurre ulteriormente.

In alcune di queste maggiori operazioni aeree le nostre perdite sono state insignificanti. Il 24 luglio 1943 colpimmo il più vasto e più grandioso impianto industriale progettato dai tedeschi in Norvegia, cioè la Stabilimento di Heroya per la produzione del magnesio, dell'allumina e dell'alluminio. La capacità produttiva di questo enorme impianto doveva essere di 10.000 tonnellate di magnesio, 25.000 tonnellate di allumina, 12.000 tonnellate di alluminio e 3000 tonnellate di criolite. Se non fosse intervenuto il nostro attacco, questo impianto, poco tempo dopo, avrebbe funzionato in pieno; invece, nel termine di pochi minuti esso fu ridotto in condizioni tali che avrebbero richiesto una gigantesca, se non impossibile, opera di ripristino. II Ministero Inglese dell'Economia di Guerra ritiene improbabile che questo impianto sia mai riparato.

Dei 180 B-17 inviati a Heroya, uno soltanto andò perduto, costretto ad atterrare in territorio svedese in seguito a danni riportati da tiri anti-aerei. L'equipaggio è salvo.
Similmente, nel nostro attacco sull'officina di montaggio FockeWulf a Marienburg, nella Prussia orientale (9 ottobre 1942, andarono perduti soltanto due di 100 B-17 che parteciparono all'azione. Il concentramento di bombe su questo obiettivo fu così intenso, che a ragione si considera questo bombardamento come uno dei più perfetti esempi che si siano avuti fino ad oggi di bombardamenti di precisione. L'attacco fu effettuato di giorno da altitudini che variavano da 3300 a 4000 metri. Furono sganciate parecchie centinaia di bombe da 250 kg. e 1300 bombe incendiarie da 50 kg. Lo studio delle fotografie aeree ha convinto gli esperti inglesi che ogni edificio dello stabilimento e tutti i capannoni erano stati danneggiati. E questa fabbrica stava costruendo circa la metà di tutti i caccia tedeschi tipo FW-190, cioè 1100 al mese.

E naturale che non tutti i nostri attacchi possano raggiungere risultati così soddisfacenti: a Stoccarda, ad esempio (6 settembre 1943) perdemmo 45 dei 338 B-17 partecipanti all'azione, ma distruggemmo certamente 84 apparecchi nemici, ne abbattemmo probabilmente 30 e ne-danneggiammo 25. Il bombardamento stesso diede scarsi risultati; una fitta cortina di nuvole nascondeva l'obiettivo principale, ed i nostri bombardieri dovettero contentarsi di obiettivi secondari, e perfino di obiettivi di fortuna. Quarantacinque Fortezze Volanti, perdute con tutti gli equipaggi, sono invero un prezzo assai considerevole.

Anche a Regensburg (17 agosto 1943) ed a Schweinfurt (14 ottobre 1943) le nostre perdite furono gravi, ma i sacrifici furono ampiamente giustificati dai risultati raggiunti.
Può essere che la missione su Schweinfurt, durante la quale perdemmo 60 bombardieri, venga considerata in seguito come una delle svolte decisive della guerra. Infatti, la fabbrica di Schweinfurt produceva più del 50 percento dei cuscinetti a sfera di tutta la Germania. L'importanza vitale dei cuscinetti a sfera per tutte le industrie ed il fatto che non è conveniente tenerne dei grandi depositi, facevano di quelle fabbriche uno dei nostri principali obiettivi. Un arresto nella produzione dei cuscinetti a sfera significa un arresto in tutte le industrie: e la violenta opposizione da parte dei caccia nemici dimostrò che i tedeschi ne erano perfettamente consapevoli.

Più di 300 caccia tedeschi parteciparono all'azione, facendo più di 700 attacchi separati: 99 di questi caccia furono distrutti, 30 probabilmente abbattuti e 14 danneggiati. Ma, quel che è più importante, tutte e cinque le fabbriche di Schweinfurt furono totalmente o quasi totalmente annientate. Il nostro attacco costituisce il più perfetto esempio dell'accurata distribuzione di bombe su un unico obiettivo; e fu un attacco che non dovrà più essere ripetuto per molto tempo, e forse mai.
Via via che penetriamo più addentro nel territorio tedesco, arrechiamo danni maggiori al nemico e subiamo perdite maggiori: in un certo senso, si tratta di bombardamento in profondità. Inevitabilmente, la nostra campagna dev'essere accompagnata da una produzione in profondità sul fronte interno americano.
Il prezzo di 24 B-17 che ci toccò pagare per il nostro attacco in pieno giorno alla fabbrica di apparecchi Messerschmitt a Regensburg, considerato da un punto di vista generale, è relativamente modesto. Secondo l'opinione degli esperti, questa sola incursione ha provocato una perdita di produzione di 500 ME-109. La Luftwaffe ebbe a subire perdite quasi altrettanto gravi nell'aria come sul terreno: più di 200 apparecchi da caccia di vari tipi attaccarono i nostri con grande violenza: 140 furono abbattuti, 19 probabil
mente distrutti e 36 danneggiati. I tedeschi stanno facendo sforzi sovrumani per rimettere in efficienza quella fabbrica.

Il fatto che i nostri caccia di scorta siano muniti di serbatoi ausiliari sganciabili di carburante per grandi distanze permette loro di proteggere i nostri bombardieri lungo tutto il viaggio di andata e di ritorno da obiettivi precedentemente fuori del raggio tattico. Un altro fattore di grande importanza è il perfezionamento degli strumenti di navigazione, che sono ora tanto precisi da permettere il bombardamento con cielo coperto o di notte.
Studiando la reazione tedesca alle operazioni della nostra Ottava Armata Aerea, si notano alcuni fatti particolarmente significativi:

1) Gli apparecchi caccia sembrano riluttanti ad attaccare battaglia con le forze aeree d'invasione, eccetto che coi bombardieri pesanti.
2) I tedeschi sferrano attacchi violentissimi contro i bombardieri pesanti lanciati su obiettivi vitali, sensa curarsi troppo delle loro perdite di caccia: e seguono questa tattica soprattutto quando le squadriglie di bombardieri non sono scortate da caccia.
3) Cercano di impiegare il più possibile degli apparecchi da caccia muniti di cannoni di calibro superiore ai 20 mm. e di altri tipi di caccia (molto spesso bimotori) muniti di proiettili-razzo a lunga portata.

Da questi fatti si possono tirare le seguenti conclusioni:
1) I tedeschi hanno bisogno di fare la massima economia di apparecchi da caccia.
2) L'efficacia dei nostri bombardamenti è tale, che la Luftwaffe si vede costretta a fare di tutto per arrestarli ad ogni costo.
3) I tedeschi sono sempre alla ricerca di nuove armi, e soprattutto di armi a lungo portata che, permettano di attaccarci da lontano, senza entrare nel raggio letale delle nostre mitragliatrici da 12.7 millimetri.

Dato l'ingente numero di caccia che i tedeschi stanno continuamente perdendo sul fronte occidentale, è probabile che l'immediato avvenire sarà il periodo cruciale, in cui si deciderà la sopravvivenza o la distruzione della Luftwaffe come arma aerea veramente efficace. Se proseguirà l'odierno ritmo delle perdite tedesche e se le fabbriche, che costruiscono i caccia germanici, continueranno ad essere metodicamente distrutte, si dovrà arrivare ad un punto, in
cui le riserve tedesche saranno esaurite e i rimpiazzi dovranno necessariamente essere ridottissimi.

L'opera di distruzione compiuta dai bombardieri alleati ha dimostrato che le azioni dell'aviazione americana e della RAF, che operano sempre d'accordo, si integrano a vicenda. Nelle ultime settimane, i bombardamenti di obiettivi militari a Berlino da parte della RAF sono degni di particolare encomio: durante una sola notte furono gettati 2.500.000 kg. di alti esplosivi sugli stabilimenti chimici e sulle industrie di guerra a Berlino stessa e nei sobborghi della città. Benchè i nazisti abbiano aumentato la loro produzione di apparecchi da caccia, non hanno potuto impedire che i bombardieri alleati portassero la guerra fin nel cuore della capitale germanica.

Sarebbe difficile negare che l'odierna lotta per il dominio dell'aria rappresenti una delle svolte decisive di tutta la guerra. È superfluo altresì fare ulteriori commenti sui danni che l'aviazione americana e britannica potrà arrecare a tutta la macchina di guerra tedesca, una volta che i caccia germanici siano ridotti all'impotenza. Tutto sta ora a vedere quale parte sarà la prima a dar prova di esitazione e di debolezza, perdendo così la sua potenza distruttiva.

È evidente che il prezzo che talvolta siamo costretti a pagare in danaro, vite umane, od equipaggiamento per alcune missioni isolate e più che mai per una singola missione, non può mai costituire una base sicura per giudicare il successo delle nostre operazioni strategiche considerate nel loro complesso. Per decidere se dobbiamo proseguire con risolutezza una campagna offensiva o desisterne, bisogna valutare i sacrifici da noi compiuti in relazione alla nostra capacità di affrontarli, ed in relazione anche ai danni inflitti al nemico, nonchè alla sua possibilità di sostenerli.
Posta la questione in questi termini, non c'è che una sola risposta: noi non avremo esitazioni.

segue

GLI UOMINI > >


INDICE