9. IL REGNO CALDEO O NEO-BABILONESE
( PRIMORDI DELLA PERSIA FINO AD ALESSANDRO MAGNO )
Una delle gesta delle conquiste persiane scolpite nella roccia (Persepoli)
Contro alle abbondanti fonti non babilonesi di cui si giova la storiografia del regno caldeo, soprattutto del Vecchio Testamento e dei classici, e molto carente la mancanza di ricordi storici locali.
Per ora non si riesce a vedere per quali motivi i re babilonesi abbiano tramandato ai posteri, invece delle loro gesta guerresche e delle loro norme di governo, quasi soltanto documenti relativi a grandi costruzioni e preghiere.
A inizio del XX secolo s'intrapresero nel castello reale di Nebukadnezar sistematiche ed estese ricerche di fonti storiche, scarsi però furono i risltati
Solo negli ultimi anni dello stesso secolo, buona parte della biblioteca in tavolette di re Ashshurbanipal è stata ritrovata tra le rovine del palazzo reale, a Ninive. Ma non ancora tutto il materiale è stato studiato; si pensi che la quantità di tavolette d'argilla è tale da formare un cumulo di cento metri cubi, e pochissime in lingua sumerica.
Le notizie seguenti si basano pertanto sullo scarso materiale, finora messo insieme «senza cuneiformi».Come abbiamo visto nel precedente capitolo, i Medi e i Caldei si eran divisi pacificamente l'eredità dell'Assiria, quando Nabopolassar salì al trono nell'antica capitale Babilonia (625-604).
Sembra poi che Nabopolassar lasciasse intatto il nuovo regno fondato, al figlio Nibukadnezar II (604-561).
Nel frattempo l'egiziano Necho II, figlio di Psammetico, si era impegnato per far risorgere l'antica politica dell'Egitto ed era già penetrato in Palestina. Qui dopo la morte di Hiskia, che non pare sopravvivesse a Sanherib, Manasse aveva governato la Giudea, a lungo e anche pacificamente. Ma suo figlio Amon fu assassinato due anni dopo esser salito al trono; fu nominato re il giovinetto Josia.Contro di lui mosse Necho; Iosia trovò la morte nella battaglia presso Megiddo. Anche Joachaz, suo successore, che pare gli fosse ostile e non riconoscesse la sua signoria, venne detronizzato dopo soli tre mesi di regno - se le fonti meritano fede.
Necho aveva insediato in suo luogo Jojakim a signore della Giudea, quando Nebukadnezar, per incarico di Nabopolassar (morto nello stesso anno) mosse con un esercito contro gli Egiziani, sconfisse Necho presso Karkemish e cacciatolo sottomise Jojakim alla signoria caldea.
Forse il re dei Giudei prese l'occasione da una rivolta che pare scoppiasse due anni dopo in Siria, per staccarsi dal nuovo signore. Ne portò il castigo Jojachin, figlio di Jojakim, successo di lì a poco al padre nel governo; dopo l'assedio della sua capitale, egli fu dichiarato decaduto dal trono e imprigionato; Nebukadnezar mise al suo posto, come re, Zedekia. Ma avendo costui di nuovo sollecitato l'aiuto degli Egiziani, volentieri concessogli da Apries, secondo successore di Necho, Nebukadnezar sconfisse l'esercito egizio, distrusse Gerusalemme (586), traendone prigioniera gran parte della popolazione - 1°«esilio babilonese» - e ponendo così per sempre fine al regno di Giuda.Secondo quanto abbiamo narrato sopra, e più che dubbio che sia da attribuire un qualche significato politico alla notizia della Bibbia, avere il successore di Nebukadnezar, Evilmerodach (561-560), posto in libertà il prigioniero Jojachin. La totale mancanza di epigrafi storiche nel tempo di Evilmerodach e dei suoi due successori sul trono caldeo, Neriglissar (559-556) e Labosoarchad (556), ci lascia all'oscuro su alcuni fatti dello stato babilonese durante il loro governo.
Ma non andremo errati ammettendo che lotte interne di partiti nonché le peggiorate relazioni con i popoli vicini indogermani preparassero fin d'allora la decadenza della signoria caldea. Solo in tal modo si spiega il rapido decadimento, che sotto Nabonid (555-539) pose all'improvviso fine al dominio universale dei Babilonesi.L'ultimo sovrano babilonese ci appare uno strumento dei sacerdoti; dedito ad opere pie, degno imitatore - quale architetto - dei suoi grandi modelli, ma senza doti politiche e del tutto impreparato alla situazione critica del suo governo. Così egli, probabilmente spintovi dal partito sacerdotale, dovette cedere il comando supremo dell'esercito a suo figlio Belsazar (il Bilsharrussur delle iscrizioni). Grandi sconvolgimenti si produssero durante i sedici anni del suo regno. Fra le numerose stirpi indogermaniche venne sempre maggior potenza il giovane e vitale stato dei Persiani, riuscendo in breve tempo a conquistarsi la supremazia.
Ciro, figlio di Cambise I, che nel territorio dell'antico Elam stava a capo di un regno, pienamente conscio della sua cresciuta potenza si staccò dai suoi precedenti padroni, affini a lui di razza, i Medi, muovendo guerra ad Astiage, figlio di Kyaxares, che allora regnava su di essi. La conquista di Ekbatana (594), la capitale dei Medi, rese Ciro signore del regno.
La dinastia reale dei Medi fu per sempre distrutta.Quando poi, di lì a un anno, con l'espugnazione di Sardi anche la Lidia fu caduta nelle mani dei Persiani, Ciro si preparò a sottomettere la Babilonia.
La sconfitta dei Caldei presso Opis spianò all'esercito persiano la via della capitale, Babilonia, in cui Nabonid si arrese alla superiorità del nemico. Così Ciro divenne (539) signore della Caldea, della Babilonia e di tutta l'Asia occidentale.
La razza indogermanica aveva raccolto l'eredità di millenari imperi mondiali, ai quali i più illustri sovrani semiti fino allora avevano dominato.Poco si sa finora delle ulteriori imprese di Ciro, che seppe reggere con forte mano l'amministrazione del suo vasto impero. Un nuovo periodo nella storia giudaica fu aperto da questo re con la concessione fatta, poco dopo la presa di Babilonia, agli esiliati in quel territorio di ritornare nella loro patria, nella «terra promessa»; concessione di cui approfittò la maggior parte degli esuli.
Guidati dal babilonese Sesbazar e più tardi da Serubabel, discendente di David, tornarono i Giudei alle desolate sedi dell'antica patria, e prima di tutto a Gerusalemme, che lentamente risorse dalle sue rovine.Ci volle molto tempo prima che potesse effettuarsi il prediletto progetto della nuova comunità, cioè la ricostruzione del tempio di Salomone, compiuta solamente, col favore di Dario I, nel sesto anno del suo regno. Forse fu pure Dario stesso che, cedendo alle insistenze di un partito giudaico, permise ed appoggiò una seconda immigrazione degli Ebrei tuttora stabiliti in Babilonia (circa 1500, secondo la tradizione), sotto la guida di un prete giudeo-babilonese, Esra.
Non molto dopo venne nominato a governatore persiano della Giudea un funzionario ebreo ma della corte di Susa, Nehemia, sotto la cui amministrazione Gerusalemme fu cinta di mura. Da allora in poi, e fin verso la fine del regno persiano, la comunità ebrea condusse un'esistenza tranquilla, sebbene talvolta turbata da contrasti interni, e ad ogni modo insignificanti per la storia politica dell'Asia anteriore.Ciro trovò la morte in una delle spedizioni dirette a soffocare i moti ostili delle stirpi nomadi dell'Iran, che per un certo tempo minacciarono la Persia. Al figlio di Ciro, Cambise II (529-521) toccò di compiere la unica impresa importante, ancora riservata ai Persiani nel dominio orientale: la conquista dell'Egitto. Appoggiato dalla Fenicia, dall'isola di Cipro e dalle stirpi arabe che si trovavano sul cammino dell'esercito persiano, questi si spinse contro le truppe di Psammetico III, figlio di Amasis, successore di Apries, sconfiggendole presso Pelusium (525).
Cambise II avanzò fino a Menfi, la espugnò, ridusse l'Egitto a provincia persiana, e vi stabilì dei satrapi, che ne tennero il governo fino al tempo di Alessandro Magno.
Anche le popolazioni libiche si sottomisero al nuovo signore, e sappiamo che i Persiani si spinsero fin nell'interno dell'Etiopia. Cambise fu richiamato in Persia da una sollevazione condotta dal mago Gaumâta, che si spacciava per il figlio di Cambise, Bardjia (Smerdis), mentre questi era già stato ucciso, per ordine del suo proprio padre, prima della spedizione egiziana. Ma nel tornare in patria il re fu sorpreso dalla morte, forse procuratasi con le sue stesse mani.Era riservato a Dario I, figlio di Hystaspes della dinastia regnante degli Achemenidi (521-485), di farsi vendetta di Gaumâta. Una serie di iscrizioni in tre lingue differenti, persiana, neosusiana e babilonese, fatte comporre dal re a celebrazione della sua gloria, ci dà notizia precisa delle misure prese per assicurare la sua signoria.
Dario si volse contro la fortezza di Sikayauvatish nella Media, dove si trovava Gaumâta, che sottomise insieme a tutti i suoi seguaci. È vero che con ciò era stata eliminata solo una parte delle agitazioni scoppiate e dilagate sempre più minacciosamente in Persia durante la lunga assenza di Cambise. Ma è anche vero che il fermento si era esteso a quasi tutte le province del vasto impero e Dario dovette impiegare tutte le sue forze per domare i rivoltosi. Le ribellioni nell'Elam furono pacificate mediante due spedizioni.
Nidintubil si era ribellato nella Babilonia, sotto il nome di Nebukadnezar, e cercava di scuotere il giogo persiano; ma fu sconfitto, in due scontri. Ma anche i Medi, i Parti e gli Armeni erano insorti; e nella Persia stessa Vahjazdâta, assunto il nome di Smerdi, aveva provocato una defezione da Dario.Grazie ad una politica abilissima il re, minacciato nella sua supremazia e che aveva per intanto ristabilito la pace nella Babilonia, seppe di qui dirigere le operazioni contro i ribelli (520). Un esercito di Medi sconfisse il falso Smerdi. Truppe persiane, guidate dal re in persona, penetrarono nella Media, dove il condottiero Phraortes venne sconfitto e poi decapitato.
Anche le rimanenti province furono riconquistate, ma mediante numerose esecuzione di massa di quei ribelli fu sventato un nuovo tentativo di Babilonia di ristabilire l'antico regno. Così Dario deve considerarsi l'organizzatore dell'impero mondiale persiano.Col suo regno si chiude la storia propriamente detta dell'antico Oriente. L'invio di un esercito persiano contro gli Sciti al di là del Danubio inferiore e la spedizione attraverso il Bosforo tracio aprirono un mondo nuovo.
Le piccole e grandi ondate di spirito europeo e di civiltà occidentale, fino allora presenti nel bacino del Mediterraneo (si pensi a Roma e Atene del 500 a.C.), verso l'Asia e l'Africa non avevano nè segnato né lasciato tracce durevoli né in Egitto né nell'Asia occidentale semitica.
Ora la spedizione contro l'India portò allo scambio di elementi di due antichissime culture, poi le grandiose imprese dei Persiani contro la Grecia iniziano una nuova era nella storia dell'umanità, quando l'Oriente per la prima volta trasmise la parte migliore di sé stesso ai classici precursori della nostra cultura odierna.Di minima importanza sono, in confronto a queste, le vicende svoltesi sul suolo asiatico e africano. Sollevazioni passeggere di satrapi persiani e la insurrezione, pur passeggera, dell'Egitto alleato con la Libia, tennero occupati Serse (485-446;). Artaserse (465-424) e Dario II (424-405), contribuendo al graduale decadere della signoria persiana, affrettato poi dalla guerra di Artaserse II (405-358) contro il suo fratello minore, satrapo di tutta l'Asia; anteriore, e da una sollevazione di tutte le province occidentali dell'impero contro Artaserse III Ochus (358-338); né valse a trattenerlo la riconquista dell'Egitto dopo la vittoriosa marcia del re ora nominato contro Pelusium.
Quando, dopo i due anni di regno di Arses (338-336), Dario III salì al trono, tutto l'impero era dilaniato e demolito dalle fazioni e dagli intrighi dei favoriti. Presso il Granico (334), Isso (333) e Gaugamela (331) ebbero luogo le battaglie, gravide di conseguenze, con le quali il giovane eroe Alessandro, figlio di Filippo di Macedonia, alla fine debellò i barbari.
Siria, Palestina, Cipro e Fenicia caddero in potere del vincitore, e l'Egitto salutò in Alessandro il liberatore dal giogo persiano. Da quel momento la grecità e l'Oriente furono una cosa sola.Ma di questo avremo ampio modo di parlarne più avanti nei vari capitoli.
Noi qui dobbiamo tornare ai periodi sopra accennati
Con una
breve storia dei
Fenici, Assiri, Ittiti
iniziamo dai primi