STORIA |
SHARI'AH la legge islamica
Prof.
Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/
)
Struttura:
INTRODUZIONE - CORANO
E VANGELI - DIRITTO ROMANO e SHARI'HA
INTERPRETAZIONE DELLA SHARI'HA - INTERPRETI
DELLA SHARI'HA
Nell'ambito mussulmano viene distinto il "DIN", cioè la volontà di vivere secondo la volontà di Dio dalla "SHARI'AH"che significa in arabo "via" o meglio "cammino verso la fonte ": con essa si intende l'insieme delle prescrizioni legali che sono considerate derivanti dalla Rilevazione divina. il "Din" esiste da sempre, anche nelle rivelazioni precedenti a Muhammad ma sono con Muhammad si è enunciata la legge definitiva, che non potrà mai essere modificata: la SHARI'AH,appunto
Spesso sentiamo che proviene dal mondo islamico la richiesta della proclamazione della SHARI'AH come legge fondamentale dello Stato valevole per di più anche per non mussulmani. Per noi occidentale la cosa pare inconcepibile: a nessuno verrebbe in mente di considerare i Vangeli come legge dello Stato: la richiesta, prima ancora che inaccettabile, apparirebbe a credenti e non credenti occidentali come una cosa davvero "bizzarra" .
Innanzi tutto Secoli di laicismo ci hanno reso del tutto naturale l'idea che le leggi dello Stato sono diverse da quelle religiose:le prime valgono per tutti i cittadini riguardano essenzialmente i comportamenti civili obbiettivamente osservabili: le leggi religiose invece riguardano solo i credenti e in genere fanno riferimento alle intenzione, al profondo della coscienza più che a comportamenti oggettivi. Reati e peccati sono cose ben diverse anche se spesso una stessa azione può essere l'uno e l'altro.Esemplificando se non ci si ferma al rosso di un semaforo si compie un "reato " ma l' "egoismo" è un grave peccato ma non è un reato anche perchè difficilmente definibile in termine di comportamento oggettivo. Vero è pero che l'assassinio è sia una reato che un peccato ma a noi appare chiarissima la distinzione
In secondo luogo poi le Sacre Scritture Cristiane non danno leggi immediatamente applicabili ma offrono principi generali dai quali non è possibile ricavare immediatamente precise regole di comportamento.
Ma dobbiamo pure renderci conto della differenza di vista islamico: occorre innanzitutto prendere in esame il differente carattere del Corano e dei Vangeli al riguardo
Generalmente si ritiene che il Corano sia il corrispondente islamico dei vangeli: ciò può essere vero solo nel senso che gli uni e l'altro costituiscono il fondamento delle rispettive fedi. ma a parte ciò si tratta di testi del tutto disomogenei.
Esaminiamone brevemente alcune differenze
I Vangeli sono i racconti della vita di Cristo e riportano quindi, oltre le sue vicende, i principi fondamentali della fede. Secondo la tradizione due di essi sono stati compilati da testimoni oculari (Matteo e Giovanni ) e gli altri due da persone che raccolgono ricordi da testimoni oculari (Marco e Luca). I quattro testi appaiono chiaramente distinti: non tutti riportano gli stessi fatti, a volte i fatti sono riportati con qualche difformità, qualche volta appaiono delle contraddizioni. Tuttavia non vi sono contraddizioni fondamentali e la difformità è considerato effetto di diverse angolazioni che sempre abbiamo nel racconto di testimoni oculari, specie se poi la testimonianza è resa dopo molti anni. Anzi tali difformità sono state considerate dimostrazione della loro effettiva attendibilità storica. Comunque la tradizione cristiana li ritiene ispirati da Dio.
Il Corano (qu'ran: recitazione) non è un testo di storia come i Vangeli. Secondo la tradizione islamica esso riporta esattamente le parole che Dio ha affidato al Profeta che era analfabeta e quindi ha "recitato" le parole divine che solo in seguito sono state trascritte. Non si tratta quindi di un testo ispirato, come nelle Scritture Cristiane, ma opera diretta, immediata di Dio.
Ciò comporta anche un problema linguistico. La lingua nella quale Allah si è espresso è l'arabo: anche se esistono naturalmente traduzioni in tutte le lingue il vero Corano è pertanto solo quello in arabo e in arabo esso deve essere recitato: per questo motivo il termine arabo che indica Dio, cioè Allah, non viene tradotto e anche il nome del profeta che generalmente noi indichiamo in italiano con Maometto viene dai fedeli conservato in Muhàmmad
Nei vangeli invece non vi è una lingua privilegiata: Gesu parlava in Aramaico ma i Vangeli furono scritti in greco, la attuale versione "ufficiale" è in latino. Comunque non esiste una lingua di Dio: infatti la parola "Dio" e Gesu" vengono tradotte in tutte le lingue. Anche le lingue liturgiche quando esistono (latino, aramaico,copto, greco) non pretendono di essere lingue divine.
Il punto però essenziale è che i Vangeli danno principi generali e non norme di comportamento bel definite mentre il Corano oltre ai principi generali contiene precise prescrizioni che regolamentano chiaramente non solo il culto ma anche i rapporti sociali familiari e politici: da esso è possibile quindi estrarre una precisa "legge"
Facciamo qualche esempio per chiarire il problema
Per quanto riguarda l'adulterio ricordiamo il notissimo passo evangelico:
"Giovanni
8:3-11 - Allora gli scribi e i farisei gli condussero un donna còlta
in adulterio; e, fattala stare in mezzo,gli dissero: «Maestro, questa
donna è stata còlta in flagrante adulterio. Or Mosè,
nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?».....E,
siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro:
«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro
di lei».E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò,
e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai
più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con
la donna che stava là in mezzo.Gesù, alzatosi e non vedendo
altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quei tuoi accusatori?
Nessuno ti ha condannata?»Ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù le disse: «Neppure io ti condanno; va' e non peccare
più». |
Nel brano certamente non viene giustificato l'adulterio: non viene però indicato "come" e "se" la società costituita deve reprimerlo, in fondo non si rigetta nemmeno esplicitamente la lapidazione. Si affermano invece dei principi: il perdono e la comprensione verso chi ha peccato, soprattutto il riconoscere che tutti siamo peccatori: principi appunti, non regole specifiche la cui formulazione viene demandate ad altri
Nel Corano troviamo invece sullo stesso argomento:
Sura XXIV An-NûrLa Luce) In
nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso. |
Non vi è solo e tanto un principio ma una pena precisa e anche un procedimento giudiziario ben definito: si vogliono indicare al fedele precise regole di comportamento alle quali attenersi
Rileggiamo il brano evangelico forse più noto,quello del "porgi l'altra guancia"
Luca
6:29-35 (passim ) ... a chi ti percuote su una guancia, porgigli anche
l'altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche
la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non
glielo ridomandare.....E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere,
qual grazia ne avete? ........Ma amate i vostri nemici, fate del bene,
prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e
sarete figli dell'Altissimo; poiché egli è buono verso gli
ingrati e i malvagi. |
Certamente sarebbe umoristico pensare a una società cristiana nella dei teppisti potrebbero andare in giro a picchiare e rubare senza che i fedeli potessero reagire nè è pensabile che dei risparmiatori affidino il loro danaro alle banche senza essere certi di poterlo riavere. Si enuncia ancora un principio di amore , di perdono, di sacrificio personale e non di regole di civile convivenza.
Nel corano invece leggiamo:
Mâ'ida
(La tavola imbandita) ...38 Tagliate la mano al ladro e alla ladra , per punirli di quello che hanno fatto e come sanzione da parte di Allah. Allah è eccelso, saggio. ... 275
Coloro invece che si nutrono di usura resusciteranno come chi sia stato
toccato da Satana. E questo perché dicono: "Il commercio
è come la usura!". Ma Allah ha permesso il commercio e ha
proibito l' usura. |
Viene enunciata una precisa pena per i ladri, viene chiarito la differenza fra il commercio lecito e l'usura non lecita
Nei Vangeli quindi in effetti sono contenuti dei principi generali ai quali il cristiano deve attenersi ma non vi sono regole definite di comportamento sociale. Esse vengono demandate ad altri. In effetti la Chiesa ( o meglio le molte chiese cristiane ne di fatto esistenti) hanno elaborate regole e leggi abbastanza precise nel corso dei secoli. Si tratta pero di prescrizione fatte alla luce dei principi e quindi possono essere sempre riviste, aggiornate, adattate ai tempi nuovi
Nel Corano invece non si tratta solo di principi generali, ma di vere e proprie regolamentazioni che provenendo direttamente da Dio non possono essere trasgredite: possiamo quindi pensare a una legge di Dio effettivamente utilizzabile nella vita civile.
Il Cristianesimo e l'Islam si svilupparono in ambienti profondamente diversi al punto di vista giuridico. L'impero romano aveva un impalcatura giuridica fortissima. Anzi possiamo dire che il vero contributo dato alla civiltà dai Romani fu proprio il diritto e il diritto romano, come è noto , è stato alla base del diritto comune in Occidente fino ai tempi moderni e anche tuttora vengono impiegati termini latini. I cristiani non intesero mai contravvenire alle leggi dell'Impero Romano secondo il detto evangelico:
Marco
12:17 Allora Gesù disse loro: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» |
Anzi, poichè erano accusati e perseguitati come nemici dell'Impero essi furono sempre molto attenti ad osservarne le leggi a meno che non fossero assolutamente contrari ai principi religiosi: ma in effetti le leggi romane in generale non obbligavano a nulla che fosse contrario ai precetti cristiani anche se permettevano molte cose che non erano compatibili con essi: pertanto un cristiano poteva praticare la sua religione senza contravvenire alle leggi dello Stato: In effetti l'unica norma che essi non osservavano era quella di sacrificare all'imperatore come a un Dio. Ma questa non era una vera e propria norma giuridica, era solo una imposizione politica del tutto estranea alla tradizione giuridica romana , una "finzione" a cui d'altra parte nessuno credeva veramente,
L'Islam invece sorge nell'ambiente arabo in cui non esistevano che consuetudini tribali rozze e incerte, niente di lontanamente paragonabile alla sapienza giuridica romana: nessuna meraviglia quindi che la nuova religione prevedesse anche delle norme di carattere giuridico vere e proprie che dessero ordine alla nascente società islamica.
Anche con il crollo della Impero Romano e il tramonto della civiltà antica non vennero meno tuttavia i principi del diritto romano che lentamente assorbì le rozze norme barbariche e in tutto il medioevo e fino al gli albori della civiltà moderna almeno teoricamente e idealmente il diritto "comune" veniva fatto risalire a quello romano.
Nell'Islam invece in tutte le terre conquistate si affermò invece la SHARI'AH come diritto comune: il ritorno ad essa quindi si pone nei paesi islamici non solo come un fatto religioso ma anche come un ritorno al diritto tradizionale in opposizione alle norme giuridiche imposte dall'Occidente.
Chiariamo con un esempio Le scritture cristiane santificano il matrimonio, esaltano la famiglia ma non accennano minimamente a norme di diritto successorio e familiare. Anzi, per quanto possa sembrare strano in nessun luogo dei Vangeli si accenna alla monogamia che pur tuttavia è una caratteristica peculiare del Cristianesimo. Il sistema parentale e il diritto successorio tuttora vigente in Occidente sono sostanzialmente quelli romani
Nel Corano invece vi sono precise norme per quanto riguarda l'eredita, il matrimonio, il divorzio dalle quali è possibile ricavare un preciso e circostanziato diritto familiare e successorio.
Tutto ciò fa si che mentre il diritto in Occidente è visto come cosa distinto dai precetti religiosi e pertanto riformabili in base a considerazioni sociologiche e ambientali invece nel mondo mussulmano diritto e religione finiscono con il coincidere ponendo il difficile problema del suo adeguamento al mutare delle realtà storiche
insomma nessun problema per un cristiano modificare il diritto successorio:la società lo ha creato, la società può cambiarlo. Ma per un mussulmano la prospettiva può essere molto diverso: se nel corano è scritto
n-Nisâ'
(Le Donne) Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine. Se ci sono solo femmine e sono più di due, a loro [spettano] i due terzi dell'eredità, e se è una figlia sola, [ha diritto al] la metà. Ai genitori [del defunto] tocca un sesto, se [egli] ha lasciato un figlio. Se non ci sono figli e i genitori [sono gli unici] eredi, ... |
Queste sono parole di Dio, espresse nella lingua araba come tali irreformabili, atemporali. nessuna considerazione di carattere storico, sociale e di alcuna altra natura possono scalfire ciò che Allah nella sua infinita sapienza ha prescritto e ciò che ha prescritto non e un principio generale ma una precisa casistica
La SHARI'AH inoltre si pone come una legge naturale, una giusta organizzazione della società anche al di là della fede religiosa e in questo senso anche come applicabile al di fuori della società religiosa da cui la pretesa che essa sia applicabile come legge dello stato anche a minoranze non islamiche. Vi è la fortissima persuasione che la SHARI'AH si affermerà anche nei paesi occidentali
Scrive Abu l'Ala Maududi, importante teorico pakistano:
Ancora ai nostri giorni, certuni non apprezzano tutti i meriti di questo codice (cioè la SHARI'AH), ma il progresso getterà su di esso nuova luce e metterà in evidenza la sua superiorità. Il mondo, bon gré mal gré, si orienta verso la direzione indicata da molto tempo dal Codice divino. Moltissimi che rifiutavano di accettarlo sono, adesso, dopo secoli di tentativi alla cieca, di prove e di errori, obbligati a adottare certe disposizioni di questa Legge.Coloro che negavano la veridicità della Rivelazione ed accordavano tutto il credito alla nostra fallibile ragione umana, dopo aver commesso gravi errori e vissuto sgradevoli esperienze, adottano, in una forma o nell'altra, le disposizioni della SHARI'AH. Ma quale perdita. Ed ancor oggi ciò è fatto solo parzialmente! (Abu l'Ala Maududi: conoscere l'islam : traduzione in italiano dell'originale in Urdu "Risalaediniyat", proposto dal Centro Islamico di Bologna.) |
In Occidente crediamo che i principi della nostra legislazione finiranno con l'imporsi anche nei paesi mussulmani anzi giudichiamo il livello di civiltà di un paese mussulmano dalla adozione di principi occidentali e pensiamo che a Cabul le donne presto riporranno il burqa fra le curiosità del passato : specularmente in Afganistan si crede seriamente e vivamente che un giorno anche a Parigi e a New York le donne andranno velate.
INTERPRETAZIONE DELLA SHARI'AH
Le leggi della SHARI'AH possono apparire chiare ed inequivocabili. Tuttavia la loro effettiva , reale applicazione è tutto altro che semplice. Vediamone i motivi.
Le fonti della SHARI'AH sono oltre che al Corano e alle "hadith" (detti attribuiti al profeta,) la "Sunna" cioè il commento svolto nei secoli successivi dagli esperti. La Sunna non viene però accettata dagli Sciti che hanno un loro tradizione di commento
L'ìnsieme delle legislazione viene definita "Al fiqh" e a sua volta si divide in almeno quattro distinte scuole che secondo alcuni sono comunque complementari
Le norme sono molte e devono essere armonizzate, interpretate per essere effettivamente applicate. Anzi più le norme sono numerose più è problematica la loro effettiva applicazione. Nell' ordinamento giuridico italiano esistono un numero enorme di norme legislative ben specifiche e particolareggiate eppure gli avvocati sanno bene che nessuna causa è mai sicuramente vinta in partenza. E' sempre possibile che gli avvocati riescano a trarre fuori un eccezione procedurale, un cavillo, un'altra norma in contrasto. Si pensi per esempio alla occupazione delle scuole da parte degli studenti: teoricamente sarebbe un reato gravissimo passibile di pene severe: in effetti forze dell'ordine , magistratura e autorità scolastiche non intervengono effettivamente in quanto ormai il fatto è tollerato, sentito sostanzialmente come un momento di libera espressione politica e sociale.
Anche per la SHARI'AH abbiamo fatti simili.
Ad esempio è vero che vi è la condanna severissima per l'adulterio pero è anche vero che occorrono quattro testimoni oculari cosa che in effetti è pressocchè impossibile per cui alcuni interpreti vedono la norma più come un principio simbolico, teorico, che come una effettiva possibilità. Ad esempio Tariq Ramadan, docente di Islamistica all'università di Friburgo sostiene:
Certo,
queste pene sono menzionate nei testi di riferimento, ma sono accompagnate
da clausole di condizionalità che determinano la loro applicazione
in modo molto preciso e rigoroso.... quattro testimoni devono aver visto
le persone durante l'atto sessuale, in flagrante delitto, e testimoniare
quindi quello che hanno visto. L'applicazione di queste pene è
quasi impossibile tenuto conto delle condizioni che si devono riunire
per farle rispettare. Tuttavia, ciò che sottolineano come insegnamento,
è che la fornicazione e l'adulterio sono cose gravissime davanti
a Dio, allo stesso modo che sul piano sociale. (Tariq Ramadan: Peut-on
vivre avec l’ Islam ?) |
Se viene previsto,il taglio della mano del ladro tuttavia viene anche ricordato un episodio:
....la
minaccia che Omar aveva fatto ad un ricco che era venuto da lui per lamentarsi
del suo impiegato che lo aveva derubato. Omar interrogò l'impiegato
il quale affermò che il suo padrone non gli dava abbastanza per
vivere e che egli si trovava dunque obbligato a rubare. Omar si voltò
verso il datore di lavoro e lo minacciò di prendersela con lui
anzichè col povero e di tagliargli entrambe le mani se non dava
il necessario per vivere al suo impiegato. (Tariq Ramadan: Peut-on vivre
avec l’ Islam?) |
Pertanto il furto se fatto in stato di bisogno non deve essere punito almeno con una pena cosi grave e alla fine ogni furto poi viene fatto per bisogno.
La Gihad (guerra santa) puo essere intesa non come azione belliche ma come confronto culturale, ideologico, come pacifica propaganda religiosa:
Di
fronte all'invasione culturale dell'Occidente ed al famoso "scontro"
di civiltà, la maggior parte dei movimenti islamici non risponde
con le armi e non pensa in termini di guerra armata. Per loro c'è
ovviamente il jihad, ma questa resistenza passa attraverso la promozione
dei loro valori, della loro identità, attraverso l'educazione,
l'impegno sociale, l'iniziativa economica. Nel cuore delle nazioni soffocate
dal peso della dittatura e del sottosviluppo, resistono lottando continuamente
per il pluralismo, la libertà d'espressione e la solidarietà.
Essi parlano veramente di jihad ed è proprio di questo sforzo e
di questa resistenza che si tratta (Tariq Ramadan: Peut-on vivre avec
l’ Islam) |
Da questa prospettiva la SHARI'AH puo essere agevolmente adattata a mutate condizioni economiche e sociali senza contravvenire per questo alle prescrizioni coraniche.
Esiste pero tutta un'altra scuola di pensiero quella che noi definiremmo "fondamentalista" che intende effettivamente tornare alla lettera proprio del Corano. considerando ipocrisie e infingimenti colpevoli le interpretazioni "progressive"Se il Corano cosi prescrive , al ladro deve essere "effettivamente" tagliata la mano, l'adultera deve essere "effettivamente" lapidata, la guerra santa portata "effettivamente" contro gli infedeli.
La disputa può essere paragonata in qualche modo a quella che si agitò nel mondo cattolico nel 600 fra Gesuiti e Giansenisti . I Gesuiti riaffermavano in modo intransigenti i principi cattolici ma poi li applicavano con molta cautela e misura, introducendo la famosa "casistica" secondo la quale bisogna sempre tener presente il caso particolare e specifico che può offrire un gran numero di eccezioni e di adattamenti. Con questo spirito nei" Promessi sposi" Lucia si vede annullato il voto di "verginità" dal pure austero padre Cristoforo perchè si era prima promessa a Renzo e avrebbe quindi chiedere prima a lui il permesso prima di pronunciare il suo voto.( e figurarsi se mai Renzo lo avrebbe dato!)
I Giansenisti invece ritenevano posizioni del genere false , "ipocrite" : un principio è un principio è va applicato sempre, integralmente ,qualunque siano le condizioni e le conseguenze
Le due correnti non si limitano al 600 ma sono state sempre sempre presenti nel mondo cristiano e lo sono tuttora: c'è chi intende adattare il cristianesimo ai tempi moderni e chi ritiene che esso non deve concedere nulla alla "modernità"
Il problema nel mondo musulmano è però particolarmente acuto in questo momento storico in cui il confronto con la civiltà portato dall'Occidente assume aspetti drammatici. Una interpretazione tradizionalista della SHARI'AH isolerebbe irrimediabilmente il mondo musulmano d quello che noi chiamiamo "progresso civile" facendo piombare quel mondo in quello che noi chiamiamo "medioevo": una interpretazione estensiva invece agevolerebbe l'intesa con l'Occidente .
Non è possibile prevedere attualmente quale sarà la scelta dell'Islam: è nostra personale sensazione ( ma non suffragata da elementi oggettivi) che la prima prevalga nelle "elittes" culturali mentre la seconda invece nell'ambito di quello che noi occidentali definiamo "clero" islamico e conseguentemente nelle masse islamiche.
Si pone allora il problema di chi ha l'autorità di interpretare la SHARI'AH
Il problema della interpretazione nell'ambito mussulmano e particolarmente difficile per la organizzazione stessa della società religiosa mussulmano
Nel cristianesimo noi abbiamo una organizzazione gerarchica molto chiara. In particolare nella Chiesa Cattolica abbiamo un clero chiaramente distinto dai laici, dei vescovi preposti a ogni comunità, conferenze episcopali nazionali e soprattutto il Papa come capo supremo e Vicario di Cristo e inoltre periodicamente i Concili Ecumenici. Anche se le " anime" nel cattolicesimo sono tante tuttavia è possibile definire chiaramente quale siano i principi e gli orientamenti generali: ciascun fedele ha si un'ampia gamma di libere scelte personali ma se non condivide gli orientamenti generali e di fondo è "fuori" dalla Chiesa anche se l'istituto della scomunica non viene più usato. Organizzazione analoghe anche se ristrette all'ambito di una sola nazione si trovano nelle Chiese Orientali Ortodosse. Le Chiese Riformate hanno anche esse una loro organizzazione anche se meno rigida
Ma nel mondo dell'Islam le cose sono molto diverse. Innnanzi tutto, come nella concezione del sacerdozio universale di Lutero, non esistono sacerdoti distinti dai fedeli. Soprattutto però non esistono gerarchie religiose. Noi parliamo spesso di clero mussulmano: in effetti esistono persone che si dedicano espressamente alla religione:vi è chi guida la preghiera nelle moschee e quindi soprattutto puo rivolgersi ai fedeli un discorso (corrispondente alla omelia della messa cattolica) , abbiamo esperti di diritto islamico, studiosi della Corano, maestri delle scuole coraniche , uomini particolarmente pii. Manca però una organizzazione che medi, che dia pareri generali, che insomma possa parlare per tutti.
Anche nei rapporti con la società e le autorità italiane ci troviamo di fronte a questo problema. Nel nostro paese infatti si sono stipulati concordati analoghi a quelli per la chiesa cattoliche con molte altre chiese che pure hanno consistenza numerica molto limitata. Non è stato possibile però stipulare una concordato con i mussulmani perchè non esiste una "chiesa" mussulmana, cioè una organizzazione che li rappresenti. Anche quando cerchiamo di conoscere gli orientamenti dei mussulmani in Italia non sappiamo bene a chi rivolgerci perchè non è chiaro "chi rappresenti chi": nei dibattiti televisivi si invitano spesso sedicenti "rappresentanti" mussulmani ma essi parlano a nome personale e non si sa mai quanto le loro idee siano effettivamente condivise dagli altri fedeli dell'Islam. In sostanza se vogliamo conoscere l'orientamento di una chiesa cristiana individuiamo chiaramente le persone che hanno la "autorità" per farlo, ma presso i mussulmani non esistono "autorità" ma solo persone che hanno un loro "prestigio" in un ambito più o meno ampio per cui sussistono i pareri più diversi.
Ad esempio, per quanto riguarda il famoso " velo islamico" abbiamo pareri affatto diversi:alcuni ritengono che deve essere integrale (burqa) altri si limitano a coprirsi il viso (chador) per altri basta solo coprirsi i capelli e altri ancora non lo usano affatto: tutti sono convinti di attenersi al Corano ma nessun è in grado di dare una "interpretazione autentica" valevole per tutti
L'ayatollah Koimeni non era il "capo" degli Sciti e nemmeno il capo degli Sciti iraniami ma solo una persona che ha avuto nel suo paese e anche fuori di esso un grande prestigio e autorità:egli proclamò la GIHAD contro gli iracheni ma fu smentito da altre "autorità" religiose di altri paesi mussulmani:
Il famoso Mullah Omar ,capo del Talebani afgani in effetti era un oscuro "prete" di provincia di cui praticamente non si sapeva niente eppure a un certo punto impose regole di comportamento che proibivano di far udire il suono dei passi femminili , la musica la televisione e addirittura i giochi dei bambini ( il famoso divieto di far volare gli aquiloni) ,tutte regole che non vigevano in nessun altra parte dell'Islam e che furono aspramente criticati anche dai non certi "moderati" Ayatollah iraniani . In base a quale autorità il Mullah Omar poteva dettare queste regole? la risposta è che erano leggi contenute nel Corano o nella tradizione islamica e quindi l'autorità derivava da Allah stesso e non certo da Omar che era un semplice lettore o studioso (taliban) delle Sacra Libro. Con questo criterio ognuno finisce con il leggere quello che gli pare nel Corano e considerarlo come l'unica, assoluta sicura volontà divina e tutti gli altri come nemici della "vera" fede con effetti veramente devastanti.
Accade cosi che anche Bin Laden che non rivestiva nessun ruolo nell'ambito religioso si è sentito in diritto di proclamare la GIHAD contro gli americani e, assicurando il paradiso ai suoi seguaci , scatenare una crisi internazionali dagli effetti incalcolabili.
Abbiamo cosi una legge che se da una parte appare rigida e irriformabile, dall'altra parte presenta applicazione concreta reale quanto mai incerta perchè non esistono persone che hanno una specifica, riconosciuta autorità per farlo.
Insomma è come se noi volessimo applicare le leggi italiane senza pero che esistessero magistrati con precise competenze individuate dalle leggi stesse.
Un fenomeno simile esiste anche nel mondo cristiano : soprattutto negli Usa: proliferano sette che proclamano di attenersi strettamente alle Sacre Scritture: cosi c'è chi pensa che anche la poligamia sia lecita, chi rifiuta le trasfusioni di sangue, chi pensa che sia essenziale santificare il sabato e non la domenica , chi sostituisce alla medicina la preghiera, chi vuole il ritorno integrale alla natura, Molti sono in buona fede, alcuni lucrano sulla buona fede dei molti.
Il fenomeno pero è diverso: innazitutto le sette interessano un numero in genere molto limitato di persone e soprattutto non intendono imporre le proprie leggi a tutta la comunità e quindi si esauriscono nell'ambito dell'ampia libertà religiosa vigente a meno che non rientrino nei reati di truffa, violenza e simili.
Nel mondo islamico invece la SHARI'AH si pone come una legge della società nella sua interezza: ma in concreto chi decide la sua effettiva applicabilità ai casi singoli e particolari ?
La mancanza di una risposta precisa pone problemi gravissimi, apre la strada a ogni estremismo, a ogni interpretazione faziosa e strumentale.
Prof. Giovanni De Sio Cesari
http://www.giovannidesio.it/
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