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CRONOLOGIA: INTERVENTO
DEI LETTORI
GLI INTERVENTI LI RIPORTIAMO
"LIBERAMENTE", NON PER PARTITO PRESO O PER ATTRIBUIRE TORTI O
RAGIONI
MA PERCHE' E' GIUSTO CERCARE DI CAPIRE - QUINDI LI OSPITIAMO ANCHE SE HANNO
UNA TESI DIVERSA DAGLI ALTRI PRESENTI..
OGNUNO DI NOI SA, CHE ESISTONO DIFFERENTI STORIOGRAFIE E DIFFERENTI INTERPRETAZIONI
DEI FATTI STORICI. DIFFICILE FARLI CONDIVIDERE O TENTARE DI METTERE D'ACCORDO
CULTURE DIVERSE. MA NON PER QUESTO DOBBIAMO RINUNCIARE A TENTARE DI CAPIRE,
A COSTO DI RIBALTARE CONTINUAMENTE LA STORIA CHE CONOSCIAMO CHE SPESSO E' NEL
SUO ROVESCIO.
IMPORTANTE E' INFATTI SOSPETTARE, METTERE IN DUBBIO LE NOSTRE CONOSCENZE, SOPRATTUTTO
QUANDO LA NOSTRA TRACCIA "DIDATTICA" E' IMPOSTA E IMPEDISCE DI FARE
UN'ALTRA SCELTA; SCELTA CHE DOVREBBE ESSERE TESTIMONIANZA DI LIBERTA', IN CASO
CONTRARIO SIGNIFICHEREBBE CHE "LA NOSTRA DEMOCRAZIA LIBERALE NON E'
ANCORA COMPIUTA".
E QUESTA NON E' UNA INTEPRETAZIONE!
di Luigi Sarchi
Ho letto vari scritti sull’argomento,
tuttavia non sono ancora riuscito a darmi una spiegazione del fatto per cui
gli ebrei sono discriminati e perseguitati da più di due millenni e
con una particolare insistenza e ferocia.
Tutti i popoli,
in misure più o meno forti, soffrono di razzismo, ma mi sembra che
nei confronti degli ebrei tutti abbiano il medesimo odio; quando ci sono rappresaglie
contro coloro che si ritiene essere i diversi, gli ebrei sono sempre in prima
fila a soffrire le persecuzioni.
E’ un odio (per me) incomprensibile.
Ero piccolo e già avvertivo questa situazione e nella mia ignoranza
mi facevo e facevo delle domande; quando, io cristiano, chiesi a chi ritenevo
competente, delle spiegazioni, le risposte erano del tipo: “Gli ebrei
sono gente da evitare; la Bibbia (vecchio testamento) non è un testo
per un buon cristiano”.
A quest’interrogativo ho cercato di dare e darmi delle risposte con le sole mie forze, ma non so con quanta validità.
diaspora
Anzitutto credo si debba distinguere tra la condizione dell’ebreo prima della diaspora e quella di dopo la diaspora.
Secondo me, l’immagine dell’attuale ebreo è venuta alla ribalta del mondo occidentale dopo la diaspora; questo mondo prima conosceva a mala pena l’esistenza dell’ebreo se non per i suoi attriti con l’impero romano, attriti che del resto erano più o meno gli stessi di altre popolazioni sotto l’impero.
Era certamente una etnia anomala nel contesto mediorientale, prevalentemente per la sua teoria filosofica del monoteismo e della predilezione, ma ciò non impediva una normale convivenza con gli altri vicini, pur con tutti gli attriti consueti tra i vari popoli.
Tuttavia, ad un certo punto quella popolazione entrò in conflitto con il potere romano, e la conclusione di quel lungo periodo di ribellioni nei confronti del potere centrale fu la DIASPORA.
Credo che su questo fenomeno abbiano inciso due fattori delle tradizioni di questo popolo:
Il ricordo dell’esodo dall’Egitto, esodo che li rese liberi dalla schiavitù e quindi l’operazione poteva essere ripetuta, anche al tempo della dominazione Romana.
L’estrema fiducia nelle loro capacita di nomadi, come dire: comunque vada sapremo utilizzare al meglio le nostre capacità perché noi siamo nomadi per natura.
Purtroppo le nuove condizioni “internazionali” del momento erano profondamente diverse da quelle dell’esodo; i vari popoli avevano assunto una fisionomia più definita, il potere centrale Romano era un potere molto forte ed organizzato per cui la loro perdita di identità fu più deleteria che non al tempo dell’esodo, ed i risultati si sono visti.
Con la diaspora il popolo ebraico, l’ebreo in genere, perse la sua identità come popolo e come nazione.
Ogni ebreo, sparpagliato nel mondo, era una entità a se stante, senza nessun ancoraggio con le genti con le quali si trovava a convivere e senza nessun ancoraggio a punti certi come, ad esempio, un governo centrale, un esercito…….; soggetto alla mercé di tutti.
Farò un esempio (absit iniuria verbis): Se nella mia proprietà entra un cane infangato ma alla sue spalle lo segue un cacciatore pure infangato ma con un fucile e cartucciera a tracolla io capirò la situazione e mi limiterò a dire, sinceramente, “povero cane”.
Ma se dopo il cane non vedo nessuno, scatta in me un insensato moto di autodifesa; gli tirerò delle pietre.
Credo che l’esempio sia abbastanza esplicativo per quanto riguarda la condizione sociale dell’ebreo della diaspora.
L’ebreo divenne e rimase la facile valvola di sfogo di tutte le frustrazioni di tanti fanatici religiosi e l’oggetto di scherno da parte degli animi cattivi verso i deboli.
Fu un fenomeno universale (diremmo oggi) di mobbing.
Non so se Hitler avrebbe fatto tutto quello che ha fatto se in quegli anni ci fosse stato l’odierno stato di Israele; ma forse anche prima di Hitler.
le accuse.
Credo che molte accuse mosse agli ebrei siano costruzioni, forse inconsciamente forzate, elaborate senza ragionamento, lanciate unicamente per seguire il filone antisemita iniziato da san Paolo e fatto proprio dalla chiesa, acriticamente.
A. L’ebreo è un deicida.
Questa definizione, e perno di tutto lo sviluppo successivo, fu sostenuta: prima dagli Evangelisti, e poi fu aggravata da quel fine politico che era Paolo di Tarso (san Paolo).
Secondo me ci sono alcune osservazioni da fare.
1) Chi veramente fu Gesù Cristo per i sui contemporanei?
Era un ebreo predicatore, con un certo seguito tra il popolo, un predicatore che, con le sue invettive nel tempio ( * ) contro gli scribi ed i farisei, in Gerusalemme, nel cuore del potere, si era spinto troppo avanti, oltrepassando i limiti tollerati da chi comandava, sia dal punto di vista politico che religioso, che già allora erano tutt’uno e quindi, come sempre accade, il potere mal sopporta le contestazioni e se può si vendica.
Inoltre, e forse più grave per i guardiani del culto, asseriva che vivendo secondo i principi della sua predicazione (perdono ed amore per il prossimo) si sarebbe raggiunta una vita felice, anche senza le sovrastrutture teoriche dell’ebraismo vigente.
Si veda in proposito l’interpretazione del Vangelo fatta da Nietzsche nel suo Anticristo (Cap. 29-33).
E’ poi evidente come il potere costituito si fosse impegnato a fondo e con tutti i mezzi per eliminare il Cristo, attuando sistemi di pressione tuttora in uso:
Ø Ricorse al terrore nei confronti di tutti coloro che intendessero seguirlo, come dimostra l’episodio di san Pietro, uno degli Apostoli, il quale, per paura, rinnegò Gesù per ben tre volte.
Ø Ricorse alla corruzione di tutti coloro che intendessero seguirlo, come dimostrano i 30 denari di Giuda, un altro Apostolo.
Ø Le manovre di pressione psicologica, tuttora valide, erano arrivate in profondità.
Neutralizzati i contestatori,
ed organizzate opportune manifestazioni di piazza, ottennero da Pilato lo
scopo voluto: l’eliminazione del Cristo; e Pilato non poteva fare diversamente.
( vedi: http://www.cronologia.it/mondo10f.htm
).
In poche parole: il popolo ebraico non è deicida; Gesù fu mandato sulla croce, con freddo calcolo, dal gruppo di potere allora al comando e non dal popolo nel suo complesso; gruppo di comando che, di fronte a queste contestazioni, non seppe elaborare opportune risposte se non quella facile del patibolo.
2) San Paolo sulla via di Damasco fu preso da quale folgorazione?
Molto probabilmente, da feroce persecutore di cristiani e constatando, sul campo, la validità di quella nuova filosofia, capì che quella era una religione valida e molto sentita, che aveva molti più seguaci di quanto lui non immaginasse, per cui si convertì sinceramente e nel contempo (come conseguenza) decise di prendere in mano le redini di quel movimento; in quel vuoto organizzativo di potere divenne il leader; ne aveva le capacità e lo dimostrò.
Si trasformò in un fervido credente, impegnato nella missione di esportare il Cristianesimo tra tutti i popoli conosciuti.
3) San Paolo fece poi quello che fanno tutti i politici in lotta per il primato.
Doveva trovare argomenti per conquistare posizioni più consolidate e screditare gli avversari:
“Quell’uomo, grande, che fu Cristo, fu ucciso dagli ebrei, quelli quindi sono coloro che dovranno esser maledetti in eterno”.
Il passaggio “incriminato” (lettera ai Romani §3-9/20 e precedenti) ( * * ) potrà essere sottoposto a tutte le analisi filologiche che si vuole, ma quelle parole, indirizzate ad una moltitudine fanatica ed incolta, devono avere avuto, ed ebbero, un impatto devastante.
Tanto è vero che fino al concilio Vaticano II nella liturgia cristiana gli ebrei erano qualificati “PERFIDI GIUDEI”
L’accusa di deicidio, vera nei fatti, la ritengo infondata per le ragioni sopra dette.
La storia, inoltre, è piena di delitti politici ma mai nessuno ha maledetto per l’eternità i popoli assassini, come invece fece san Paolo; perché?
La maledizione di san Paolo era funzionale al suo disegno politico ma purtroppo ha avuto nefaste conseguenze.
4) Tradimento del Cristianesimo.
Concordo perfettamente con Nietzsche allorché dice che il Cristianesimo, nel momento in cui accusa gli ebrei di deicidio, e non li perdona, è venuto meno ad un principio basilare della predicazione di Cristo stesso, vale a dire: la pratica del perdono.
B. l’ebreo è caparbio.
L’ebreo viene accusato di essere testardo; infatti nella Bibbia il popolo ebraico viene definito “un popolo dal collo duro”, intendendo dire con questo che l’israelita non è assolutamente facile al compromesso; piuttosto si fa uccidere ma non recede dai suoi punti di vista.
Esempio illuminante: il rifiuto della dominazione romana; la Masada, gli Zeloti con la conseguente distruzione del tempio e la diaspora.
La fermezza nel difendere i propri principi non la ritengo affatto un difetto esecrabile; anzi fa parte delle libertà dell’uomo.
Tutt’al più, questa incapacità di accettare il compromesso, talora potrebbe danneggiare chi ne soffre, e nel caso specifico danneggiò gli ebrei.
Da questo punto di vista l’ebreo non mi infastidisce.
C. predilezione.
La religione ebraica, a differenza di molte altre religioni del tempo, era una religione monoteista, con un dio molto punitivo, quindi totalmente differente dalle religioni imperanti in quasi tutti gli altri paesi; senz’altro, quelli più vicini, avevano degli dei abbastanza spregiudicati e, per vizi e virtù, molto simili agli uomini normali.
Inoltre gli israeliti erano convinti di essere i depositari della predilezione del loro dio, quindi superiori a tutti gli altri.
Indubbiamente, questa posizione filosofica li portava ad essere guardati da tutti gli altri con atteggiamenti di meraviglia o stupore.
Tuttavia non mi pare che questa situazione creasse particolari problemi di convivenza “internazionale”; gli ebrei avevano sempre prosperato e convissuto con tutti, e non mi sembra che tendessero ad imporre agli altri i loro stili di vita; semplicemente, se uno voleva entrare nella loro orbita, costui doveva accettare tutte le loro regole, e ciò è quello che mi sembra accada tuttora nei paesi moderni.
D. ebreo: trafficante di ricchezze.
1) Accuse di usura.
Si sono accusati gli ebrei di essere degli usurai.
Anche sotto questo profilo credo sarebbe sufficiente ragionare sull’origine di tale comportamento attribuito solo all’ebreo.
Anzitutto i Cristiani non potevano prestare soldi ad interesse, per cui i cristiani, per comodità loro, ricorrevano ai prestiti degli ebrei, e questa non è una colpa ebrea, anche perché ognuno, sotto qualsiasi sole e sotto qualsiasi credo, ha sempre badato al proprio tornaconto.
Ritengo, inoltre, più che normale che un individuo, sottoposto alle vessazioni economiche cui sono stati sottoposti gli ebrei, cerchi nell’accumulo di una ricchezza facilmente spendibile, senza notai e rogiti, una qualche sicurezza per il suo incerto futuro.
Molte volte bastava un sacchetto d’oro per salvare una o più vite.
Quella dell’usura, probabilmente, è l’accusa più pesante e che ha giocato un ruolo determinante.
Quando un uomo lo si tocca nel portafoglio, sarebbe capace di uccidere suo fratello o suo padre pur di difendere il malloppo.
L’ebreo, oltre che deicida, era anche usuraio e quindi un individuo contro il quale la legge poteva ben poco (il ricattato difficilmente ricorre alle vie legali).
Il ricattato è quindi portato a farsi giustizia da solo.
Se un individuo deve vendicarsi su di una persona, la accoltella; se una comunità deve vendicarsi su un gruppo di persone si coalizza automaticamente e spontaneamente, trova dei pregiudizi ai quali dà validità universale e si incammina verso i pogrom.
2) Accusa di commercio spregiudicato.
Si sono accusati gli ebrei di essere dei commercianti in tutto.
E’ vero; non potendo avere possedimenti, l’unico modo per vivere e prosperare era il commercio, e il commercio pregiato si sviluppava prevalentemente con le popolazioni del medio oriente (tappeti, sete, droghe, profumi…..), e in questo settore l’ebreo primeggiava per il semplice motivo che l’ebreo, date le sue origini, conosceva l’arabo, lingua parlata in vastissime zone del mondo, ma che anche i più potenti europei non conoscevano; inoltre l’ebreo europeo aveva zii e cugini in medio oriente che fungevano da ufficio distaccato.
Come si può vedere: normalissime attività commerciali; colpa degli europei se non avevano le possibilità degli ebrei, ed in modo particolare, degli ebrei della diaspora.
E. associazione come clan.
Nelle condizioni nelle quali si trovarono a vivere gli ebrei della diaspora era normale e naturale che cercassero nell’unità, nel gruppo, nel clan, tutte quelle protezioni che queste potevano offrire e che fuori non esistevano.
Era un comportamento quasi obbligato per sopravvivere.
Pensiamo, ad esempio, ai primi meridionali immigrati a Torino ai quali era vietato l’ingresso nei bar, e quanto altro.
Ritengo che queste siano le principali accuse che vengono mosse all’ebreo in genere ma più precipuamente all’ebreo della diaspora.
Sorvolo, ovviamente, su tutte quelle accuse del tipo che mangiavano i bambini……frutto di un odio cieco e forse anche alimentato ad arte e su su fino ai moderni protocolli di Sion.
conclusioni
Credo che quanto sopra da me detto rappresenti, molto brutalmente, la situazione nel suo divenire.
Ritengo san Paolo la causa prima dei nefasti eventi successivi, il vero seminatore di odio, e ciò unicamente per ragioni di supremazia politico-religiosa.
Ovviamente gettato il seme dell’odio, seme che è sempre stato molto prolifico e facilmente attecchibile, il processo a catena si propagò con grande velocità, anche in concomitanza con l’espandersi del Cristianesimo.
Il Cristianesimo, infatti, con i suoi messaggi di carità e fratellanza, ebbe una enorme diffusione nel mondo di allora che, a causa delle condizioni economiche miserrime per i più, condizioni imposte dalle enormi spese militari per le difese dei confini, viveva in uno stato di depressione economica e sociale senza precedenti.
Ad un certo punto il Cristianesimo divenne maggioranza e quindi anche il potere centrale dovette capitolare; se voleva avere la collaborazione delle masse doveva riconoscerlo; per questo Costantino nel 313 lo riconobbe come religione tollerata; in seguito, l’imperatore Teodosio (392) riconobbe il cristianesimo come unica religione di stato, mettendo al bando, come non tollerate tutte le altre credenze e quindi anche l’ebraismo.
Da quel momento il Cristianesimo ebbe finalmente in mano il più potente strumento, anche legislativo, per delegittimare l’ebraismo, anzi per condannarlo.
L’ebreo, senza patria e senza esercito, caricato della maledizione deicida, divenne preda dei famelici lupi “onesti” che lo usarono quando faceva comodo, ma lo punirono quando saltava loro la voglia, facendogli colpa di comportamenti che, in situazioni normali e ragionando, non erano assolutamente delle colpe.
Forse l’unico modo per uscire da questa ambiguità è nelle mani della chiesa di Roma.
Come la chiesa ha creato il problema così sta a lei risolverlo con una fortissima opera culturale.
I recenti Papa sembra che abbiano iniziato il percorso giusto, anche se tardi; bisognerà che la chiesa raccolga questo embrione di messaggio e lo porti avanti con determinazione.
Credo che questo sia nell’interesse di tutta l’umanità.
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( * ) Invettive nel tempio.
MATTEO 23 (&25-29)
Guai a voi, scribi
e farisei ipocriti! Voi che pulite il di fuori del bicchiere e del piatto,
mentre il di dentro è pieno di rapina e d'immondezza. Fariseo cieco!
Lava prima il di dentro del bicchiere e del piatto; sicché anche
il di fuori diventi pulito. Guai a voi scribi e farisei ipocriti! Perché
siete simili a sepolcri imbiancati, i quali visti di fuori, paiono splendidi,
ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni putredine. Così anche
voi, di fuori apparite giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia
e d'iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!
LUCA 19 (&45-48)
I profanatori cacciati
dal Tempio.
Entrò quindi
nel Tempio e si mise a cacciare i venditori, dicendo loro: « La
mia casa sarà casa di preghiera, ma voi ne avete fatta una caverna
di ladri» E insegnava ogni giorno nel Tempio. Òra, i grandi
sacerdoti e gli scribi, come pure gli anziani del popolo, cercavano di farlo
perire, ma non trovavano che cosa potessero fare, perché tutto
il popolo rimaneva rapito in lui nell'ascoltarlo.
MARCO 12 (&38-40)
Vanità,
avarizia, ipocrisia degli scribi.
Egli diceva loro
nel suo insegnamento: « Guardatevi dagli scribi, che ambiscono
passeggiare in lunghe vesti, essere salutati sulle pubbliche piazze,
avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; che
divorano i beni delle vedove e fingono di fare lunghe orazioni; essi
saranno più severamente giudicati ».
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( * * ) LETTERA AI ROMANI. Cap. 3 (§ 9-20)
Paolo di Tarso (san Paolo).
Abbiamo
dimostrato or ora che tutti,
Giudei e Greci, sono sotto il dominio del peccato,
siccome sta scritto:
Non v'è neppure
uno giusto,
non v'è nessuno sensato; nessuno che cerchi Iddio.
Tutti hanno traviato; si son pervertiti insieme,
non v'è chi faccia il bene, neppure un solo!
La loro gola é un sepolcro aperto,
le loro lingue tramano inganni;
un veleno d'aspidi è sotto le loro labbra
e la loro bocca è piena di maledizioni e di parole amare.
Veloci corrono i loro piedi a versare il sangue,
sul loro cammino lasciano devastazione e miseria.
Non hanno conosciuto la via della pace.
Non v’è timor di Dio dinanzi agli occhi loro.
Aggiungo
io:
da qui ad asserire che gli ebrei sono “perfidi giudei”, come
ha fatto la chiesa per millenni, il passo è breve.
Fine
Luigi Sarchi
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