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Gli Ebrei nell'antichità
Da Giacobbe ai Babilonesi
Estensore
prof. Giovanni De Sio Cesari
www.giovannidesio.it
LE ORIGINI
IL
NOME - DA
GIACOBBE A MOSE'
LA CONQUISTA DELLA PALESTINA - IL REGNO DI ISRAELE
La storia antica degli Ebrei è insieme la più conosciuta
e la meno conosciuta dagli antichi popoli del Mediterraneo. La fonte principale
infatti è la Bibbia: ma essendo questi il libro sacro per cristiani,
mussulmani ed Ebrei, per i credenti essa deve essere accettata in toto e per
lo stesso motivo i non credenti, in particolare quelli in polemica con i credenti
sono ben lieti di asserire che si tratta solo di leggende infondate.
A parte ciò la Bibbia è un libro che ha intenti religiosi e morali
e non è un manuale di storia; pertanto amplia alcuni episodi raccontati
fin nelle nei minimi particolari ma tace su interi secoli . In conclusione accade
che, in genere, della storia antica degli Ebrei si conoscono frammenti dei quali
poi si è più o meno sicuri secondo la propria fede e anche secondo
il modo di intendere la fede: per i così detti "fondamentalisti
" tutto ciò che racconta la Bibbia è tutto vero fin nei particolari,
per altri invece essa va pur sempre letta e intesa secondo il "genere"
letterario che non è quello storico, cronachistico ma religioso e va
comunque filtrato nella mentalità di un popolo vissuto migliaia di anni
fa in un contesto culturale ed economico tanto diverso dal nostro.
In questo articolo non intendiamo entrare in dispute religiose ma semplicemente
cerchiamo di tracciare un profilo della storia degli Ebrei nella Antichità
segnalando,quando è il caso se vi sono o meno conferme ai racconti biblici.
IL NOME
Vari termini vengono usati per designare gli Ebrei. Facciamone una rapida puntualizzazione
Ebrei il termine deriva da Eber, uno dei discendenti di Sem citato nella Bibbia:
il termine viene messo in relazione con una radice semitica che alluderebbe
al nomadismo ma la cosa è solo una ipotesi. Il termine non viene generalmente
usato agli Ebrei stessi ma da altri popoli.
ISRAELE è invece il termine proprio con cui gli Ebrei designano se stessi.
Deriva da "Israele" nome con il quale fu chiamato il patriarca Giacobbe
da un angelo Israele indica l'insieme del popolo, israelita (in italiano) il
singolo componente. il termine non va confuso con israeliano.
ISRAELIANO designa il cittadino del moderno Stato di Israele: si può
essere israeliano e non israelita (molti cittadini israeliani sono arabi), come
solo una parte degli israeliti moderni vive in Israele ed ha acquisito la cittadinanza
israeliana.
GIUDEI Dal VII secolo a.C. praticamente , come vedremo in seguito,la storia
degli Ebrei in effetti si restringe alla sola tribù di Giuda. I Romani
pertanto conobbero gli Ebrei con il nome di Giudei e tale nome con le varianti
nelle varie lingue europee ha indicato fino ai nostri giorni comunemente gli
Ebrei, Solo in tempi recenti il nome di Giudei è stato generalmente abbandonato
(in Italia) perché conteneva in sè una connotazione negativa.
SIONISMO. Si indica con questo termine il movimento di ritorno alla Palestina
che ha dato origine allo Stato di Israele. Il termine deriva da Sion, antico
nome di una collinetta presso Gerusalemme che poi passò a indicare tutta
Gerusalemme . I Palestinesi arabi contemporanei proclamano la lotta al Sionismo
(spesso assimilato al colonialismo) non all'ebraismo per indicare che essi non
si considerano nemici del popolo ebraico ma della costituzione di un loro stato
sui territori arabi.
ANTISEMITISMO :termine usato nel '900 soprattutto nel nazismo. Si contrapponevano
i veri europei, definiti ariani, agli Ebrei indicati come Semiti .In realtà
i Semiti costituiscono un gruppo linguistico più che razziale diffuso
nel medio-oriente i cui rappresentanti più noti furono nell'antichità,
oltre agli Ebrei, gli Assiro-babilonesi e i Fenici .Nel mondo moderno la lingua
più importante semitica è quella araba
DA
GIACOBBE A MOSE'
La Bibbia racconta che Giacobbe ebbe 12 figli ciascuno dei quali diede origine
a una delle tribù di Israele. Uno dei fratelli ,Giuseppe, venduto dai
fratelli finì in Egitto dove divenne personaggio importante e accolse
poi tutta la propria famiglia in Egitto durante una grave carestia. Ovviamente
nessuna conferma da altra fonte viene a questo racconto
In seguito la Bibbia riferisce che Israele diventa un popolo numeroso viene
tenuto in schiavitù dai Faraoni fino ai tempo di Mosè. Questi
per ordine di Dio e con il suo aiuto diretto porta fuori dall'Egitto il popolo.
Si tratta della storia forse più nota di tutta la umanità e non
occorre che qui ci soffermiamo. Facciamo invece qualche osservazione di carattere
storico
Non viene precisato, in nessun modo. il tempo che trascorre fra Giuseppe e Mosè
che potrebbe essere di molti secoli o di solo qualche generazione.
Si parla di un popolo numeroso che riempie tutta la regione ma non bisogna dare
a termini come "popolo" e "regione" una accezione
moderna: dal contesto del racconto, specie dal suo prosieguo, si comprende che
si tratta di un numero limitato di persone, alcune migliaia soltanto.
Anche quando si parla di schiavitù dell'Egitto non bisogna dare alla
parola il significato che generalmente noi le attribuiamo. Gli Ebrei non furono
dispersi, non furono privati del loro tessuto familiare e sociale, non persero
la loro identità culturale come avvenne per gli schiavi di Roma e i negri
in America. Essi appaiono semplicemente come obbligati a lavorare come operai,precisamente
fornitori di mattoni, Per gli Egizi la qual cosa poi era consono alle strutture
sociale delle antiche civiltà orientali che, diversamente dalla Grecia
e da Roma, non conobbero propriamente la schiavitù ma gruppi sociali
che svolgevano funzioni specifiche.
Degli avvenimenti narrati dalla Bibbia però non troviamo alcun riscontro
nelle fonti egizie nessuna delle quali ne fa cenno, nemmeno vagamente.
Alcuni traggono la conclusione che si tratta di fatti mai avvenuti, puramente
leggendari. Altri però notano che gli avvenimenti narrati in fondo sono
trascurabili dal punto di vista egizio: poche migliaia di operai che ottengono
di uscire dall'Egitto non doveva essere considerato un avvenimento degno di
essere ricordato. In questa linea di interpretazione tuttavia il racconto di
Mosè andrebbe "ridimensionato":gli avvenimenti narrati sono
visti cioè da una prospettiva particolare, enfatizzati. Magari Mosè
non si sarà scontrato proprio con il Faraone ma con un personaggio della
corte, l'esercito che insegue Israele non sarà certo una intera armata
ma un reparto di guardie e così via.
Alcuni storici hanno messo in relazione gli avvenimenti biblici con l'invasione
degli Hiksos (che erano semiti) e con la cacciata poi di essi dall'Egitto ipotizzando
che gli Ebrei fossero in qualche modo commisti ad essi.
Altri hanno messo in relazione il monoteismo ebraico con il culto di Aton (tendenzialmente
monoteista) propugnato dal Faraone Akenaton: In fondo nella Bibbia Mosè
viene presentato come un principe egizio (allevato da una principessa egizia)
anche se di origine ebraica. Si può pensare quindi che gli Ebrei abbiano
appreso il monoteismo nel loro soggiorno egiziano, che lo abbiano mantenuto
anche quando questa dottrina era stata abbandonata dagli Egizi e che siano usciti
dall'Egitto guidati da un principe e magari di una piccola elite egiziana restata
fedele al culto di Aton.
Tutte queste ipotesi sono però senza alcun fondamento storico, restano
nel campo delle pura fantasia
LA
CONQUISTA DELLA PALESTINA
Usciti dall'Egitto gli Ebrei restarono a lungo nel deserto in una condizione
di nomadi e solo i discendenti di quelli che erano stati in Egitto cominciarono
la conquista della Palestina. Evidentemente gli Ebrei erano troppo pochi per
tentare la conquista la qual cosa fa pensare che, come abbiamo prima notato,
che il "popolo" uscito dall'Egitto fosse, in effetti, un modesto
gruppo.
Diviso in dodici clan familiari (le 12 tribù), gli Ebrei sceglievano
capi (giudici) solo nei periodi di difficoltà mentre, in generale, ogni
tribù si reggeva per conto suo in modo patriarcale.
La conquista della Palestina fu molto lenta: non vengono indicati tempi nella
Bibbia ma presumibilmente si tratta di parecchi secoli, qualche storico accenna
350 anni ma nulla può essere precisabile.
La conquista della Palestina cade nel periodo di profondi sconvolgimenti etnico-politici
scatenati intorno al 1200 a.C. derivanti dalla invasione di quelli che le fonti
egizie definiscono "popoli del mare". I Filistei che spesso
vengono ricordati nella Bibbia in effetti sono i superstiti dei popoli sconfitti
dagli Egizi : la parola "Filistei" non indica un popolo determinato
ma significa solamente "abitanti della Palestina".
La lotta contro i popoli del mare mette in crisi l'Egitto e anche gli Assiro-babilonesi
e che per un certo periodo rinunciano a una politica espansionista , gli Hittiti
spariscono quasi completamente dalla storia: in questo quadro si pone la formazione
del regno di Israele che può espandersi proprio in questa specie di vuoto
di potere nel medio oriente.
IL
REGNO DI ISRAELE
E' un fatto storicamente accertato che intorno al 1000 a.C. si ha la formazione
del regno di Israele: le 12 tribù depongono la loro autonomia tradizionale
ed eleggono un re che sia una guida stabile e non semplicemente un condottiero
in periodo di guerra.
La Bibbia racconta nei particolari le vicende dei primi tre re: Saul, Davide
e Salomone . Non abbiamo riscontri da altre fonti sui nomi e tanto meno sulle
vicende personali:
Davide conquistò Gerusalemme e Salomone vi fece costruire il famoso Tempio:
esso conteneva l'Arca dell'Alleanza: una cassa di cui la Bibbia ci dà
una particolareggiata descrizione e che conteneva le Tavole della Legge incise
sulla pietra da Mosè secondo la prescrizione divina ricevuta sul Sinai.
La Bibbia esalta il Tempio come opera meravigliosa: ma bisogna intendere sempre
in senso relativo alla modesta capacità costruttiva degli Ebrei: nulla
certamente di paragonabile alle opere egiziane o babilonese.
Il Tempio ha avuto una influenza enorme sulla cultura ebraica ed ha sempre costituito,
per tremila anni e ancora tuttora, un punto di riferimento fondamentale,un sogno,
un rimpianto, una speranza per un popolo sempre perseguitato . Di esso però
materialmente non rimane nulla, nessun frammento: il "muro del pianto"
sacro agli Ebrei moderni era un muro di contenimento della spianata su cui sorgeva
la ricostruzione del tempio operata dopo l'esilio di Babilonia.
Estensore
prof. Giovanni De Sio Cesari
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