CECENIA
(Molti lettori di Cronologia mi hanno chiesto notizie di questo Paese)
( Spesso ignorato da molte Enciclopedie)
Gli abitanti della Cecenia sono discendenti da un'antica popolazione europoide locale. Con le conquiste e l' espansione anche nel Caucaso degli arabi, i ceceni abbracciarono la religione dell'Islam, e più precisamente quella Sunnita. Anche se nelle zone montane sono fino ad oggi sopravvissute antiche religioni e credenze pagane.
A Pietro il Grande si deve l'inizio dell'espansione verso il Caucaso, che prender� nuovo vigore sotto Caterina, allorch� tutto il Caucaso settentrionale (Dagestan e Cecenia in primis) verr� inglobato nell'impero per essere russificato anche dove resistono tradizioni e religioni diverse.
E proprio per motivi religiosi (ma una volta queste motivazioni erano molto comuni) i Ceceni fanno parlare di sè nel XVIII secolo nelle guerre di religione combattute contro i russi dagli iman, guidate dal caucasico condottiero Shamil, che però anche perse la battaglia (1859), è ancora oggi considerato dai Ceceni un eroe, che ha lottato audacemente per l'indipendenza del martoriato paese.
Perchè questa era la ragione principale del conflitto; la Cecenia da secoli ha sempre visto mortificate le sue aspirazioni separatiste dalla Russia.
Anche dopo il 1859, i ceceni sconfitti non smisero mai di lottare per l'autonomia. E ci riuscirono più tardi nel caos della rivoluzione russa nel 1917, quando fu proclamata l'indipendenza politica della Confederazione dei Caucaso del Nord; ma nel 1918 i bolscevichi riuscirono a riprendere il controllo della situazione.
Strinsero anche loro di nuovo i lacci, imposero una russificazione della regione a tappe forzate, tuttavia concessero una relativa autonomia come Repubblica Sovietica Autonoma della Montagna. Forse perchè a Mosca si ignoravano ancora i notevoli giacimenti di petrolio e di gas naturale che furono poi scoperti nella zona del Malgobek. O forse perchè il caucasico Stalin era nato poco distante ed era sempre stato come loro un antizarista pure lui.
Nel 1936 nasceva la Repubblica autonoma della Ceceno-Inguscezia su un territorio di circa 19.300 km quadrati (all'incirca grande come il Veneto).
Nella rivoluzione d'Ottobre i Ceceni avevano sostenuto il bolscevismo, ma poi nella Seconda guerra mondiale furono ingrati con Stalin e si schierarono con le armate di Hitler.
Un atteggiamento questo che i Ceceni poi pagarono caro.
Nello sconvolgimento geopolitico avvenuto alla fine della Seconda guerra mondiale (leggi reciproca influenza dei due blocchi e patti di Yalta) l'URSS non solo disfaceva la repubblica Cecena, ma quasi tutti (perchè molti furono uccisi da una feroce repressione ) i Ceceni furono deportati negli Urali e nel Kazakistan. E lì rimasero per oltre 13 anni a vivere di stenti neri Gulag - quelli che ci riuscirono - trattati come ribelli.
Nel 1957 dopo la condanna del regime stalinista da parte di Khrusciov, la repubblica venne ricostituita e i deportati espulsi poterono far rientro nella propria patria. Non fu un rientro facile perchè case, campi e attività, dopo essere calati in massa sulla svuotata Cecenia se ne erano appropriati i vicini Osseti, atavici nemici di confine, sostenitori dei Soviet e di altra connotazione religiosa.
Tuttavia con leggi vaghe la Cecenia (con gli esuli ceceni e gli osseti in casa) fu ricostituita come Repubblica Socialista Sovietica Autonoma, ma sempre sotto la Repubblica Socialista Federativa Sovietica, come del resto tutti i Paesi dell'Est. Molti di questi Paesi lotteranno per l'indipendenza, ma sappiamo come finirono queste sogni indipendentistici, furono tutti soffocati dai carri armati dell'Armata Rossa. Prima in Polonia e in Ungheria ('56), poi in Cecoslovacchia ('68), poi in Afghanistan ('79). La Cecenia non ci provò neppure, in quel periodo la ribellione di un popolo che non arrivava nemmeno a 400.000 abitanti, sarebbe stata schiacciata in poche ore dall'Armata Rossa. Ciononostante i focolai di separatismo seguitarono a vivere sotto le ceneri.
Nel 1985 Gorbaciov è il nuovo segretario, e nonostante la sua buona volontà con la "glasnost" ("apertura") si trovò ad affrontare una difficile situazione politica nell'intera Urss, soprattutto quando contemporaneamente da più parti esplosero le rivendicazioni etniche e nazionaliste delle repubbliche dell'Unione.
Il crollo del Muro, la dissoluzione della federazione, diede vita a molte tendenze nazionalistiche. E quando nel '91 salì al potere Yeltsin, e Gobaciov si dimise da capo del partito, nel nuovo assetto federale articolato in diverse entità territoriali, molte repubbliche dell'Unione dichiarano la loro indipendenza.
E fra queste, la Cecenia, che proclamò anch'essa l'indipendenza, che però - diversamente da altre repubbliche- non fu riconosciuta dal governo di Mosca. Anche perchè oltre all'antico sogno indipendentistico non gradito a Mosca i ceceni iniziarono subito a lottare per riprendersi dagli osseti i villaggi perduti durante la deportazione. Nelle via delle riforme gorbacioviane vi era stata una legge di "riabilitazione dei popoli repressi" ma non fu mai applicata per non far dispiacere alla minoranza di osseti, più servili agli ordini di Mosca, e capaci di dare appoggio con la loro vicina repubblica dell'Ossezia posta ai confini della Inguscezia-Cecenia.
E' l'inizio di un conflitto di questo piccolo Paese che anche se è a maggioranza islamica, i motivi religiosi non sono la causa prima, come non lo sono quelli ideologici. Nell'indipendenza entrarono soprattutto in gioco quelli economici, cioè il pieno possesso dei Ceceni del loro ricco territorio, rappresentati soprattutto dai 150.000 barili di greggio al giorno che Mosca estraeva dando in cambio al territorio quasi nulla.
Con poco più di 700.000 abitanti residenti la maggior parte a sud, con capitale Grozny , il piccolo Paese da qualche decennio era diventato per Mosca (e lo è ancora) sempre più strategicamente importante per la scoperta presso Malgobek di notevoli giacimenti di petrolio e di gas naturale. Non solo, ma la maggiore industria della Cecenia è quella meccanica che produce soprattutto macchinari e attrezzature proprio per l'industria petrolifera russa che è concentrata quasi tutta sul Caucaso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che ha - con l'indotto- parallelamente consentito -dopo il compimento di grandi opere di irrigazione- anche uno sviluppo di un'agricoltura specializzata lungo le rive del Terek e del Sunza, i due fiumi che attraversano il territorio della repubblica cecena.
Il braccio di ferro dei Ceceni decisi a riconquistarsi l'indipendenza e cacciare gli osseni dalle loro case, ha inizio nel 1992. Iniziano alcune sollevazione popolari, poi sfilate silenziose a Mosca, poi attentati dimostrativi, poi attentati con vittime, e non ottenendo nulla, si continuò con la guerriglia organizzata. Ma sempre di una guerra civile locale si trattava. Ma come sempre accade in questi contrasti si formano gruppi estremistici decisi a tutto. Mentre dall'altra parte demagogicamente si invocava la "sovranità dello Stato".
Infatti Mosca per stroncare le ribellioni indipendentistiche rispose dando aiuto agli osseni, partendo proprio dall'Ossezia per compiere raid aerei, che provocarono diverse migliaia di vittime tra militari e civili. La reazione a Mosca fu blanda, perchè nel 1993 Yeltisn nella grave crisi, tra barricate e scontri armati a Mosca, era molto impegnato per il vacillante potere, che riuscì però a conservare.
Proseguendo la guerriglia con tumulti e attentati, nel dicembre del 1994 Yeltisn decide di inviare le truppe di terra in Cecenia per stroncare i "ribelli", e nel febbraio successivo (1995) i militari dopo una strenua battaglia fra le vie della capitale, in qualche modo riuscirono ad occupare Grozny. Era ormai una guerra di fatto dichiarata. Tutti gli indipendentisti ceceni furono considerati ribelli, ma questi per nulla intimoriti erano decisi a resistere e cacciare gli invasori con la guerriglia e le azioni di sabotaggio. Azioni che preoccuparono non poco Mosca, soprattutto dopo la sanguinosa, fallita e quasi inutile invasione di Grozny (una battaglia che si svolse come una piccola Stalingrado, nelle vie, nelle piazze, fra le case).
Incapace a reagire, quando il 3 luglio del '96, Yeltisn vince le elezioni presidenziali, poche settimane dopo (il 14 agosto) incaricò il capo della sicurezza Alexander Lebed di iniziare delle trattative con il leader dei guerriglieri per porre fine alla guerra. Gli incontri furono brevi e molto positivi, fino al punto che pochi giorni dopo, il 31 agosto, i Ceceni firmarono un accordo di pace (Trattato di Khasavyurt). Le truppe russe avrebbero dovuto a breve termine sgomberare dalla Cecenia e dalla capitale Grozny; gli accordi erano del resto questi, anche se non fu stipulata una formale indipendenza o cos'altro in cambio, per soddisfare le rivendicazioni dei "ribelli" e per porre in definitiva fine al conflitto.
Ci fu anche (nel "partito della forza" a Mosca la chiamarono una vergognosa capitolazione) un lasciapassare per quei ribelli ceceni che nella guerriglia della capitale avevano preso degli ostaggi. Furono scambiati e tornarono in libertà.
Sembrava tutto finito nel miglior dei modi, invece le cose si complicarono, e i motivi non si conoscono. Yeltisn rimuove Lebed dalla carica di capo della sicurezza con l'accusa di insubordinazione. Che cosa ha combinato non si sa. Ma la prima conseguenza è che non si parla più di concessioni, il patto di pace diventa carta straccia, nè si parla più di ritiro truppe; queste sgomberano (o sono cacciate) da Grozny, ma la maggior parte si accampa nelle retrovie appena al di là del confine, nella vicina repubblica degli Osseni, e più precisamente a Beslan, un piccolo paese sede di un'antica fortezza al tempo degli zar.
A Beslan fin dal primo invio di truppe nel dicembra del '94, era stata messa la base militare, lì si erano concentrate le truppe russe pronte a schiacciare la rivolta indipendentista della Cecenia. Decine di cargo e di elicotteri vi sbarcarono paracadutisti, brigate d'assalto, reparti speciali, battaglioni meccanizzati; e sempre da Beslan era partita la campagna voluta da Eltsin per andare a stroncare la ribellione cecena a Grozny.
Ma i generali non furono all'altezza del compito, e anche i militari di leva non erano i più adatti per essere impiegati contro gli agguerriti oltre che motivati guerriglieri; appena superato il confine la guerriglia organizzata dai ceceni con numerose imboscate sbaragliò gli invasori. A Grozny gli fecero trovare il resto, come abbiamo già detto sopra.
I Russi si ritirarono nuovamente a Beslan e da allora il piccolo paese, assunta a base, con il via vai di militari, tecnici e commercianti, si trasformò in pochi anni in una prosperosa cittadina militare e industriale della retrovia russa.
Molti militari finita la leva vi si stabilirono, quintuplicando in breve tempo la popolazione di questa città.
Molti bambini di oggi sono i figli di quei militari che hanno compiuto in Cecenia inaudite repressioni; di cui se ne sono fatti sempre vanto; e proprio a Beslan esistone dei murales che ricordono proprio le loro sanguinose gesta a Grozny. Il mondo non se ne occupo', era quella una guerra interna, di "sovranità", una guerra di "altri" insomma.
Dal 1997 al 1999 anche se le azioni di guerriglia cecene continuarono, a Mosca Yeltisn aveva nuovamente altro da pensare. La situazione economica in Russia era molto grave; non servirono i suoi diversi rimpasti di governo; ci furono tensioni con gli Usa per la guerra in Kossovo; i militari dovettero soffocare una rivolta di islamici nel Dagestan; e a Mosca e in altri luoghi russi, si verificarono attentati che costarono la vita a centinaia di persone e che il governo russo attribuì sempre ai ribelli Ceceni. Alla fine di questo tortuoso percorso, Yeltisn il 31 dicembre inaspettatamente si dimise e nominò Vladimir Putin suo successore.
L'8 giugno del 2000 Putin è nominato nuovo presidente.
Nel frattempo in questi tre anni partendo con dei blitz da Beslan l'esercito russo -nonostante le imboscate, gli attentati e la guerriglia dei "ribelli"- continuò a soffocare nel Paese ogni sollevazione indipendentista. Turbolenze che tornarono a riacutizzarsi nei primi mesi del 2001. Putin che aveva vagamente promesso ai Ceceni il ritiro dell'esercito e trattative con gli indipendentisti moderati, per l'inasprimento della guerriglia, il ritiro non fu più portato a termine, nè si parlò di alcuna soluzione politica al problema autonomista, si concesse solo qualche rublo in più per i 150.000 barili di greggio estratto (fra l'altro male amministrati da improvvisati capi ceceni, per nulla moderati, ma integralisti decisi ad avere interamente i pozzi).
Cosicchè continuarono le operazioni militari russe sorvolando il territorio ceceno con aerei ed elicotteri. Uno di questi con a bordo il generale Rudcenko, vice ministro dell'Interno, con 14 militari russi, nel gennaio 2002, fu centrato da un missile lanciato dai "ribelli" ceceni. Una strage.
Anche la bomba che esplose e fece un'altra strage nella tribuna di Kaspiisk nel Daghestan, durante una parata militare per commemorare l'anniversario della sconfitta nazista (vi morirono 39 persone e 130 furono ferite), fu anch'essa attribuita ai "ribelli" Ceceni. E questo doveva essere un allarme perchè le azioni iniziarono ad essere esportate in altri territori della stessa connotazione religiosa cecena
E sicuramente dei guerriglieri Ceceni era il missile che il 19 agosto sempre del 2002 abbattè un elicottero con 117 militari russi, appena decollati dalla base di Khankala.
Putin a quel punto convoca un vertice militare, escluso ogni dialogo, vuole prendere più severe misure di sicurezza, ma i Ceceni lo anticipano e si rifanno vivi proprio a Mosca il 23 ottobre. Per tre giorni prendono in ostaggio centinaia di spettatori del teatro Bubrovka. Un numeroso commando fatto di uomini e donne, imbottiti di esplosivo, minacciando una strage, chiedono la fine della guerra e il ritiro delle truppe dalla Cecenia.
Putin non accetta il ricatto e non concede nulla, fa invece intervenire un reparto di forze speciali. Prima della loro irruzione, dentro il teatro viene fatto penetrare un gas tossico, che dovrebbe paralizzare il commando e permettere le operazioni di salvataggio; invece il gas uccide 50 ceceni e ne restano vittima anche 128 spettatori.
Il blitz anche se nel peggiore dei modi è insomma riuscito. E la guerra dei Russi contro i Ceceni può continuare.
Ma anche i Ceceni non si sono persi d'animo e continuano la loro battaglia.
Ma a questo punto - e forse già da qualche tempo - quella che era stata all'inizio solo una sollevazione popolare, per riprendersi i ceceni ciò che avevano perduto (case e indipendenza); quella che era soltanto una locale guerra civile animata da elementi locali , aumentando la spirale d'odio, non alleviando i russi ma acuendo le tensioni, e quindi per non aver ottenuto i ceceni ciò che si aspettavano, il conflitto si è trasformato in un'altra cosa. La ribellione si è trasformata in terrorismo organizzato, e a questo terrorismo "indipendentista si è unito con quello di matrice internazionale di Al Qaeda con ben altre mire.
Questo lo si afferma a Mosca nel "partito della forza", quello della "sovranità dello Stato" ad ogni costo, e quindi ricorso alle armi contro gli indipendentisti; ma altri nella stessa Mosca, come Shakirov direttore della Isvestia, afferma che "il riferimento ad Al Qaeda permette a tutti i governi di non assumere le proprie responsabilità".
Sembra che voglia dire che in nome della lotta all'estremismo internazionale si usa la forza (anche preventiva, prestestuosa, incomprensibile - "accadono fatti che dimostrano come si sia arrivati al di là di ogni possibile comprensione" - Berlusconi) in ogni luogo e per ogni controversia che non hanno nulla a che vedere con i legami estremistici.
Ed altri ancora affermano che non è soltanto più un "problema interno", ma Mosca nel volere affermare ad ogni costo la "sovranità dello Stato" sulla Cecenia calpesta quella che in occidente è un diritto e una bandiera: l'autodeterminazione dei popoli ! Invocata e subito pronti ad intervenire in difesa di essi quando a non voler cedere all'autonomie è la Serbia (vedi Kossovo), ma defilati quando si tratta della Cecenia da anni impegnata e stremata per riprendersi una legittima indipendenza che già possedeva.
Forse qualcosa di vero sulle infiltrazione del terrorismo internazionale c'è; del resto poveri di mezzi, nello scontro con il colosso russo, gli indipendentisti ceceni hanno accolto i volontari inviati dai mujahidin, hanno accolto i loro aiuti in denaro, e alcuni estremisti indipendentisti hanno accentuato i toni religiosi ascoltando i sermoni delle sette integraliste. E se queste volevano allargare la loro GIHAD (guerra santa ) - strumentalizzando i "ribelli" ceceni, ci sono riusciti. E purtroppo in zona ci sono altre cecenie, tutti terreni fertili per lo sviluppo del terrorismo.
Tutto questo era prevedibile, anche se Putin aveva promesso di "dare la caccia ai ribelli fin dentro i cessi".
Cronologia - 10 agosto 2004
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Ulime di cronacaCosì prevedibile che (ci rivela De Feo sul Corriere d. S. ) da due anni in rete c'è perfino un gioco da titolo "Battaglia del Caucaso". I guerriglieri Ceceni occupano Beslan, e per riconquistarla sono costretti i Russi a lanciare un'offensiva con i reparti speciali e gli elicotteri.
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Ultimissime - 2-3-4 settembre 2004
Un commando di guerriglieri Ceceni ha assalito a Beslan una scuola, tenendo in ostaggio 1200 persone fra cui 800 bambini. I Russi sono costretti all'impiego di forze speciali ed elicotteri. Drammatico il bilancio.
In TV, in diretta, l'orrore. Oltre 200 i morti, oltre 700 i feriti. Nessuna trattativa. I russi sembra abbiamo fatto affidamento solo sulle armi, per riaffermare in pieno la sovranità dello Stato russo.
Ci si concentra sugli effetti senza concentrarsi sulle cause.
C'è chi perfino ha proposto contro i ribelli la pena di morte; probabilmente hanno sorriso i "kamikaze", termine improprio perchè quello esatto è "SHAHID"che ha nel corretto arabo lo stesso significato originario del termine cristiano di "martire". E parlando di cristiani ci viene in mente un passo di Tertulliano " Più noi siamo da voi falciati, più il nostro numero aumenta: il sangue dei martiri è una semenza! » (Apologia, par. 50).
Una cosa è certa che i diritti umani e il diritto all'autodeterminazione di quella zona in tutti questi anni non sono stati rispettati. Si è aspettato troppo a risolvere la situazione con progetti politici - legittimamente attesi- mentre altre semenze di gramigna sono state gettate su tutta la zona caucasica.
(Perfino la Georgia, altro importante centro petrolifero caucaico russo, vuol mettersi sotto la protezione della Nato. Ma se il terrorismo integralista butta anche qui le semenze, il Mondo Islamico, la Russia, l'America, e un'Europa divisa in due, come reagiranno? Con chi si schiereranno?).
"Inoltre è sbagliato l'uso della forza. Non si confondono i ceceni con i terroristi. Bisogna a tutti i costi trovare un dialogo, cercare degli interlocutori moderati, anche se oggi è così difficile perchè i leader ceceni moderati sono stati uccisi dalla repressione russa".
( Il corsivo non è mio ma di Rocco Buttiglione - Corriere d. S. 5 sett, 2004)
vedi anche
su questo stesso sito
DAL
PANSLAVISMO ALLA CECENIA: L'IDEA IMPERIALE
RUSSA A CONFRONTO CON LA STORIA
una
interessante analisi sul "Problema Cecenia" sulla rete
http://www.peacelink.it/cecenia/dossier.html