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PERSONAGGI 

NAPOLEONE  (E I MANAGER)


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napoleon.jpg (10245 byte)MANAGERS DEL DUEMILA STUDENTI DI NAPOLEONE

("UN LIBRO RACCONTATO") di Ugo Colonna

Alessandro Magno sarebbe stato un abile manager d'industria? E lo sarebbero stati Federico il Grande, Washington, Scipione l''Africano, Wellington, Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare, Pericle, Teodorico, Lee Grant? C'� differenza fra un condottiero che sa spostare le sue truppe con perspicacia, prevedendo le mosse del nemico, e il manager che muove all'attacco del mercato per imporre il proprio prodotto e mettere in ginocchio i concorrenti? La risposta a queste domande esige una riflessione iniziale sulle caratteristiche psicologiche dei leaders e le attitudini che ne derivano.

L'aggressivit� innanzi tutto (o la competitivit�, se il primo termine infastidisce). Una dote senza la quale nessun uomo � in grado di emergere dalla massa. Aristotele, nella sua "Politica", afferm� che ci sono uomini nati per comandare e uomini nati per eseguire. Non si adontino gli egalitaristi ma la storia insegna che il filosofo greco aveva ragione, lo insegnano i film di Paolo Villaggio, lo hanno insegnato le lotte studentesche del recente passato durante le quali sono emersi quei ragazzi che erano particolarmente dotati di competitivit�.

L'autostima. Soltanto la sicurezza del "S�" permette di ambire al ruolo di guida: il classico soggetto che "non si sente all'altezza", incapace di destreggiarsi nei rapporti interpersonali, perseguitato dal timore della sconfitta, evita i momenti fatali delle mischie indispensabili per salire sulla plancia di comando.

L'intuito. L'asso nella manica nei momenti in cui � necessaria una valutazione fulminea e globale di una situazione d'emergenza. E un processo velocissimo di analisi dei singoli elementi di un problema, un processo che si svolge in modo che definiremmo inconscio e proietta alla superficie la soluzione.

La sensibilit� umana. Assolutamente indispensabile per stabilire un rapporto di comunicazione positivo con i vari gradi gerarchici che concorrono al conseguimento dell'obbiettivo: serve per capire i sentimenti, le esigenze psicologiche del gruppo (o del singolo il quale pu� "contagiare" il gruppo) e prevenire d�faillance, dubbi, insoddisfazioni che potrebbero danneggiare un piano d'azione.

L'intelligenza. � la capacit� di coordinare con logica idee e nozioni specifiche, il catalizzatore indispensabile per un armonico funzionamento delle qualit� precedenti. 

Se ora, considerando la presenza di queste caratteristiche, analizziamo gli identikit dei condottieri che hanno dominato i campi di battaglia e li confrontiamo con quelli dei manager delle imprese moderne (partendo pure dall'epoca della Rivoluzione Industriale), vediamo che i profili, nell'assoluta maggioranza dei casi, si sovrappongono alla perfezione. A questo punto, per rispondere alle domande iniziali, possiamo verificare il parallelismo fra le regole usate sul campo di battaglia e quelle che governano (o dovrebbero governare) tattica e strategia dei manager.

La verifica della tesi viene offerta da un brillante studio, "Storia maestra di management", (Rizzoli editore), sviluppato su una rigorosa documentazione bibliografica da Marco Ungarelli, amministratore delegato di un'azienda nota a livello mondiale. Come � giunto Ungarelli alla conclusione sintetizzata nel titolo del suo lavoro?

"Dopo aver scarabocchiato tanti fogli di carta e analizzato pi� o meno accuratamente la condotta di tanti leaders del passato, gradualmente ma sempre pi� chiaramente, sono emersi in modo inequivocabile dieci principi o regole (d'ora in poi le chiameremo regole) immutabili che questi grandi condottieri hanno sempre seguito, consciamente o pi� spesso inconsciamente, nella conduzione delle loro 'imprese' vittoriose pi� eclatanti".

"Quello che cercher� di fare nei capitoli seguenti � qualcosa che, per quanto ne sappia, non � mai stato dimostrato prima in modo cosi esplicito. Cercher� di dimostrare che le dieci regole base applicate nel conseguimento delle loro pi� entusiasmanti vittorie dai grandi leaders/condottieri dei secoli e millenni passati, sono identiche a quelle che devono essere seguite da qualsiasi dirigente d'azienda che voglia portare la sua impresa a livelli di eccellenza. Per far questo user� come esempio un famosissimo e grande leader vissuto due secoli fa..."

Chi pu� entrare in scena, a questo punto, se non Napoleone Bonaparte, nato nel "secolo dei lumi" e della Rivoluzione industriale? E quale miglior esempio poteva dare l'autore se non quello della
battaglia di Austerlitz, che lo stratega corso trasform� in un classico della regia militare? Scendiamo sul campo dello storico scontro. "Siamo nell'autunno dell'anno 1805. Due armate coalizzate, quella russa - ricorda Ungarelli - e quella austriaca, le pi� potenti a quel tempo, decisero di attaccare la Francia da sud mentre il grosso delle armate napoleoniche era concentrato nella Francia settentrionale per una possibile invasione dell'Inghilterra, per altro mai avvenuta. Austria e Russia pensavano di cogliere Napoleone di sorpresa e batterlo sul tempo. Ma Napoleone, prontamente informato delle intenzioni del nemico, trasfer� le sue armate sul fronte austriaco coprendo circa 900 chilometri in sole tre settimane, che per quei tempi fu un risultato e un fatto organizzativo veramente eccezionale. E l�, ad Austerlitz, consegu� una vittoria fantastica, adottando una brillantissima strategia, altrettanto brillantemente eseguita".

LE DIECI REGOLE DI BONAPARTE Ecco le "dieci regole" che permisero di scrivere nella storia questo episodio; e sono tuttora valide, sia per i generali che per i managers:

1) acquisire una profonda conoscenza dell'ambiente e del contesto in cui si opera;

2) definire in modo chiaro e dettagliato la propria strategia;

3) preparare un piano operativo chiaro e dettagliato;

4) realizzare un sistema di comunicazioni estremamente efficiente e rapido;

5) non rimandare mai a domani ci� che pu� essere eseguito oggi;

6) non scendere mai a compromessi con la qualit� dell'esecuzione;

7) non scendere mai a compromessi con la qualit� dei propri collaboratori;

8) focalizzare le migliori risorse su un ristretto numero di obiettivi strategici;

9) il buon esempio deve sempre venire dal capo;

10) ricompensare in modo adeguato chi eccelle nel perseguimento di obiettivi e risultati.

Vediamo ora da vicino, con il testo di Ungarelli, la dimostrazione del parallelismo riferendoci alla seconda regola.

Strategia di Napoleone: 1) sorprendere il nemico raggiungendo il luogo prescelto per la battaglia in modo molto rapido onde evitare il congiungimento delI'armata russa a quella austriaca; 2) sconfiggere subito l'armata austriaca e dopo quella russa; 3) ingannare il nemico simulando segni di cedimento e falsa ritirata, incoraggiarlo a un attacco centrale; 4) attaccare quindi ai fianchi con la cavalleria e il corpo di �lite della Guardia Imperiale; 5) creare panico con un fuoco concentrato di artiglieria.

Strategia dell'azienda: 1) una volta definita la strategia pi� idonea al contesto competitivo in cui si opera, agire con la massima rapidit� ed efficienza; 2) evitare situazioni di conflittualit� simultanea con tutti i concorrenti: affrontarne uno alla volta partendo dal pi� critico; 3) confondere la concorrenza sui nostri piani strategici. Stimolarne gli attacchi su obiettivi che non ci interessano; 4) una volta individuate le debolezze della concorrenza, intensificarvi la pressione onde ottenere il massimo vantaggio; 5) focalizzare le risorse pi� efficaci al perseguimento di un ristrettissimo numero di obiettivi strategicamente selezionati.

L'AZIENDA COME UN ESERCITO Commentando la seconda regola (lo studio analizza di volta in volta tutti i dieci "comandamenti") Ungarelli ne sottolinea la validit� e la modernit�.

"Una volta chiaramente noto il contesto competitivo nel quale l'azienda si muove (regola numero uno), il dirigente � in grado di definire in termini chiari e precisi (sottolineo i termini in quanto, come ho accennato nell'introduzione, molto sintomatici di una profonda conoscenza del problema) la strategia pi� idonea per affrontare il mercato (campo di battaglia). Ma definire con chiarezza la strategia non basta! Occorre implementarla con la massima rapidit� ed efficienza. Esiste oggi nel mondo industriale una sempre maggior coscienza del fatto che la battaglia concorrenziale si vince sconfiggendo il nemico "sul tempo". Ossia innovando prodotti e servizi prima e meglio degli altri".

A questo punto vorremmo aggiungere che il principio dovrebbe essere applicato con il massimo e inflessibile rigore specialmente ora, in un momento storico che vede l'inizio di un profondo mutamento epocale politico-economico e I'industria italiana impegnata nella competizione sui liberi mercati d'Europa. Che cos'altro sono i network informativi in tempo reale, scrive Marco Ungarelli, i processi produttivi just in time se non efficaci tentativi (se ben implementati) di arrivare prima che la concorrenza se lo aspetti (quindi sorpresa e confusione nel campo nemico) sul campo di battaglia, ossia sul mercato, con prodotti e servizi, le nostre armi?

"Esiste un crescente numero di studi, di saggi... tendenti a dimostrare che la velocit�, la rapidit� di reazione � ora il grande vantaggio competitivo dell'industria giapponese su quella occidentale. Un esempio per tutti: il tempo che intercorre fra l'ideazione di un nuovo modello di automobile e il suo lancio sul mercato nell'industria giapponese � circa la met� rispetto alla media occidentale (ossia circa due anni contro i quattro anni dell'Occidente), con I'obiettivo di arrivare a un ulteriore dimezzamento dei tempi in un futuro non lontano, cosa assolutamente inconcepibile per la nostra industria automobilistica.

LE "TESTE", ARMI FORMIDABILI Come enormemente breve fu due secoli fa, annota l'autore, il tempo di attraversamento di un continente da parte dell'armata napoleonica. Cosa � cambiato oggi? Nulla, non il concetto, il principio, la regola, l'impostazione strategica, ma le tecniche, le tecnologie, i mezzi a disposizione, che oggi consentono realizzazioni a quel tempo impossibili. Da mettere in evidenza l'uso accorto delle forze intellettuali pi� valide, "di teste", su un numero di obiettivi ristretto perfettamente analizzato, valutato e mirato. Napoleone anche in questo era un maestro. Sapeva dove, come e quando sferrare attacchi concentrati su un singolo obiettivo critico utilizzando sue migliori risorse (la Guardia imperiale, la cavalleria e l'artiglieria). Anche in questo caso il parallelo � evidente: si tratta di un concetto molto semplice e "guarda caso - osserva Ungarelli con ironia - poche aziende lo mettono in pratica e quanto avviene invece normalmente � una dissipazione delle migliori risorse su un fronte estesissimo di progetti, il che porta a pessimi risultati, a fare poco e male tantissime cose invece di fare tanto e bene poche "cose" critiche. Alla conclusione dello studio, con la reiterazione della tesi, una stoccata polemica:

"Dunque regole valide da sempre, non solo in un contesto militare... ma anche in un qualsiasi contesto gestionale di qualsivoglia azienda, pubblica o privata produttrice di beni o servizi. � veramente un grosso peccato e un enorme spreco che queste regole non vengano adottate da quelle aziende produttrici di servizi essenziali quali, ad esempio, le Ferrovie dello Stato, le Poste e Telecomunicazioni, la Sanit�. E pensare che in queste aziende l'applicazione delle dieci regole dovrebbe essere ancora pi� facile in quanto manca un importantissimo motivo di turbativa: il nemico da battere, ovverosia la concorrenza, visto che le aziende operano in regime di monopolio".

Come non essere d'accordo con Ungarelli? I managers di Stato, quelli ancora abbarbicati alla poltrona, se ne vadano dietro la lavagna e riflettano.

di Ugo Colonna

Ringraziamo per l'articolo
(concesso gratuitamente) 
il direttore di
 


"Tutti nascono anonimi come me, in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo 15 agosto, di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e Letizia Ramolino; solo dopo diventano qualcuno; e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi, anche la volont� divina si manifesta sull'uomo." (Memorie di Sant'Elena)

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