SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
BENITO
MUSSOLINI (2 di 2) |
Mussolini se ne convince ancora di pi� quando inizia a vedere i pessimi risultati della Rivoluzione Russa. "Bello i soldati uniti al popolo! Bello il collettivismo! Bello la distribuzione delle terre! Male invece i nuovi dittatori statali nelle fabbriche e nelle campagne". Non era questo il socialismo che Mussolini sognava da giovane. In Russia il "padrone" autoritario e il grasso borghese zarista, usciva dalla porta e rientrava dalla finestra con la nascente "borghesia" statale di partito, ancora pi� autoritaria e peggiore della precedente perch� non possedeva capacit� tecniche e organizzative. Gli esaltati operai credevano di poter mettere in riga i cervelli del vecchio management o impunemente insultare i vecchi padroni. Lenin dimostrando subito i propri limiti e le incapacit� a organizzare uno Stato cos� vasto e burocraticamente cos� complesso, ha dovuto richiamare in fretta e furia ai loro posti nei vari apparati gli stessi funzionari zaristi, e nelle grandi aziende i vecchi padroni, per riuscire a sopravvivere ed evitare il totale fallimento della rivoluzione che si stava avviando nell'anarchia. E quelli non si fecero pregare; soltanto che borghesi erano e borghesi rimasero. Non più al soldo del padrone ma del Partito, che in quanto a zarismo poteva competere.
Mussolini lo troviamo quindi a guardare in altre direzioni; � il momento della sua "conversione" totale. Finita la guerra, se gi� aveva quelle idee gia descritte sopra, ma non ancora applicate, dopo una cocente sconfitta elettorale, profondamente mutato, lo ritroviamo nel 1920 a guidare quel movimento politico che presto lo porter� al potere.
(VEDI A PARTIRE DAL 1920 IN POI)
C'erano tutte le condizioni a favore: buona parte del proletariato senza lavoro, il ceto medio deluso, la rabbia degli ex combattenti e la rottura dentro le file dei cattolici. Ma c'era soprattutto la nuova borghesia industriale che iniziava a combattere le feudali inette energie latifondiste che si opponevano con forza a tutti cambiamenti di una nuova societ�. Non a caso il fascismo nasce in via San Sepolcro in una saletta messa a disposizione dal Circolo industriale (l'Associazione Industriale -poi Confindustria) proprio in quel 1920). E ovviamente ad ascoltarlo non ci sono solo i "camerati" o solo gli "arditi" , ma ci sono soprattutto gli industriali (con addosso la tremarella, causata dal bolscevismo - Loro nel fare le serrate non � che avevano risolto il problema. Lo avevano solo rimandato. In certi casi anche inasprito).
Mussolini quasi pi� convinto di molti industriali, non credeva alla fine del capitalismo. Perch� non credeva alla forza disordinata delle masse. E soprattutto non credeva negli ottusi capi.
Lo aveva scritto infatti su Utopia ancora nel 1915: "I socialisti commettono un gravissimo errore, credono che il capitalismo ha compiuto il suo ciclo. Invece il capitalismo � ancora capace di ulteriori svolgimenti. Non � ancora esaurita la serie delle sue trasformazioni. Il capitalismo ci presenta una realt� a facce diverse: economica, prima di tutto".Poi nel 1917 frenando gli entusiasmi dei primi confusi progetti russi: "....La rivoluzione non � il caos, non � il disordine, non � lo sfasciamento di ogni attivit�, di ogni vincolo della vita sociale, come opinano gli estremisti idioti di certi paesi; (il riferimento alla Russia � chiaro. Ndr) la rivoluzione ha un senso e una portata storica soltanto quando rappresenta un ordine superiore, un sistema politico, economico, morale di una sfera pi� elevata; altrimenti � la reazione, � la Vandea. La rivoluzione � una disciplina che si sostituisce a un'altra disciplina, � una gerarchia che prende il posto di un'altra gerarchia" (1917, 26 luglio, Il Popolo d'Italia)
Agli operai poi, nel 1921, quando la svolta fu decisamente tutta a destra (e i primi fallimenti in Russia di Lenin erano ormai risaputi), MUSSOLINI cos� affront� il proletariato: "La parola socialista nel 1914 aveva un senso, ma ora � anacronistica..... bisogna esaltare i produttori perch� da loro dipende la ricostruzione.... e ci sono proletari che comprendono benissimo l'ineluttabilit� di questo processo capitalistico....produrre per essere forti e liberi...." - "le dottrine socialiste sono crollate, i miti internazionalistici caduti, la lotta di classe � una favola". Voi non siete tutto, siete soltanto una parte, nelle societ�' moderne. Voi rappresentate il lavoro, ma non tutto il lavoro e il vostro lavoro � soltanto un elemento, nel gioco economico. Finch� gli uomini nasceranno diversamente "dotati", ci sar� sempre una gerarchia delle capacita'". - "Non basta essere in tanti, ma si deve essere preparati".
Poi Mussolini rincar� la dose "Se per gli interessi nazionali bisogna lottare contro il socialismo e se
occorre sostenere i proprietari terrieri e i produttori per non causare lo sfascio della societ� in una
rivoluzione o in una guerra civile, allora il fascismo si schierer� con la borghesia".Il 1� agosto dell'anno precedente al suo giornale -Il Popolo d'Italia- aveva gi� cambiato il sottotitolo. Da Quotidiano Socialista -dopo aver ricevuto ulteriori finanziamenti dagli industriali- lo aveva abilmente sottotitolato: Quotidiano dei combattenti e dei produttori. Poi il 1� gennaio del '21, sar� ancora pi� esplicito (arrivano i finanziamenti dei "siderurgici"), e metter� il motto di Blanqui "Chi ha del "ferro" ha del pane". Il patto con gli industriali era ormai senza pi� sottintesi (e quando andr� al governo alla fine del 22, suo primo pensiero fu quello di abrogare la legge sulla nominativit� dei titoli. Gli industriali tirarono un sospiro di sollievo. Infatti molti capitali erano nel frattempo emigrati all'estero per paura di essere tassati o addirittura espropriati dalle rendite finanziarie.
ALBERTINI il direttore del Corriere della Sera cos� salut� la "svolta": "il fascismo ora interpretato � l'aspirazione pi� intensa di tutti i veri italiani" (ovviamente il giornale della borghesia si riferiva a una piccola minoranza di italiani, quelli che avevano i titoli al sicuro).
La Stampa di Torino "Il governo Mussolini � l'unica strada da percorrere per ridare agli italiani quell'"ordine" che tutti ormai reclamano intensamente".
(Ci fermiamo qui ai due maggiori giornali. Tutti gli altri si unirono al coro).Tutto questo accade nel 1921. L'anno della grande crisi dovuta proprio al critico dopoguerra che si trascina da pi� di due anni nell'immobilismo politico pi� intollerabile. La disoccupazione � aumentata di sei volte rispetto l'anno precedente, gi� molto alta (4.593.000 gli scioperanti in due anni).
La riconversione dell'economia di guerra verso una produzione di pace, nella sua lentezza e senza una avveduta guida governativa, provoca una disoccupazione che sembra avere imboccato una strada senza ritorno. A renderla drammatica sono poi i debiti di guerra, con le banche in sofferenza, anche se sono piene di soldi degli speculatori, che per� non hanno certo la "vocazione" di puntare sulle nuove "scommesse" dei piccoli imprenditori. Le piccole industrie quindi sono senza capitali e con un mercato dei consumi che precipita sempre di pi� a picco per la poca liquidit� circolante nella popolazione che ha nelle sue file 4.500.000 di ex combattenti senza lavoro (cui si sono aggiunti quelli (chiamati imboscati da chi era tornato dal fronte) che terminata la intensissima (14 ore al giorno) produzione di guerra, sono stati mandati a casa).
Infine, a forte rischio, perfino il rimborso dei prestiti di guerra (Buoni del Tesoro) sottoscritti dai risparmiatori. E sono tanti questi malcapitati, tutti appartenenti alla classe media. Tutti in preda alla pi� nera disperazione: una mina vagante questa categoria che vede davanti ai suoi occhi la grande industria e le banche rifiutarsi di accollarsi i debiti nonostante gli ingenti profitti fatti con la guerra; e ha -anche questa categoria- la netta impressione di essere stata tradita, come i reduci. (da notare che tutto questo sta accadendo contemporaneamente anche in Germania)Poi arriv� anche il colpo di grazia con la "caduta" (prevedibile da mesi - ed era gi� iniziata la fuga dei grandi capitali fatti dagli "squali") della Banca di sconto. La disperazione della piccola industria, degli artigiani dei coltivatori e dei risparmiatori fu comune, divenne una cosa sola. Quando il Tesoro far� i conti dei debiti, i propri, pi� quelli contratti con gli alleati, con le cifre che sono di dominio pubblico, le speranze dei risparmiatori di riavere indietro i soldi furono quasi nulle. Forse i pronipoti nel 1988! Non è un errore! questa la data degli impegni assunti con l'Inghilterra e l'America per i rimborsi. Altro che guerra vinta! Ogni nuovo nato si portava dietro fino a sessantotto anni la "follia" della Grande Guerra, che era pi� coerente averla chiamata "La Grande Obbligazione a futura memoria".
La soluzione che ha adottato il governo per far fronte ai debiti e alle spese sostenute in guerra � stata quella di aumentare le tasse; con la conseguenza di far aumentare il costo della vita e ha così bloccato ulteriormente gli investimenti produttivi. Ma quello che indignava i 4.500.000 reduci, era che il denaro ricavato dal maggior prelievo fiscale serviva buona parte solo per pagare gli interessi dei Buoni del Tesoro (90 miliardi che erano stati emessi per finanziare la guerra) posseduti da chi la guerra non l'aveva fatta, e che ora con il paese dissanguato da uno stillicidio di tasse, quello sporco "imboscato" ci guadagnava pure!
Una realistica analisi la fece De Ambris (l'amico di D'Annunzio nell'avventura di Fiume) ed allarm� ancora di pi�: lo Stato tassando in questo sciagurato modo, causava la paralisi della produzione e gli investimenti, facendo così salire l'inflazione e la disoccupazione. Inoltre essendo il debito troppo grande, affermava che "non lo avrebbe mai annullato questo debito". Occorrevano decine e decine di anni. Tanto valeva correre il rischio di fare una rivoluzione, e anche se era una oscura "avventura", non c'erano altri sbocchi in questo quadro globale confuso, contraddittorio, ma anche piuttosto drammatico. (le spirali delle violenze, nel 1921-22, in entrambi le due fazioni, furono infatti altamente drammatiche - poco mancò un guerra civile).
La guerra ha provocato dunque due fenomeni. 1) L'industria pesante ha registrato un enorme sviluppo con la produzione bellica; che per� � andata a drenare e a convogliare tutte le risorse disponibili nel modo pi� selvaggio, favorendo solo un ristretto gruppo di industriali (si pensi alla Ansaldo e alla Fiat, entrambe dall'inizio alla fine della guerra, passarono da 5.000 a 50.000 operai); scarsa -per non dire nessuna- considerazione sulla media e piccola impresa che, rimasta senza risorse (prima, durante e ancora peggio dopo la guerra), in pochi anni era quasi scomparsa. Il conflitto ha accelerato cos� il processo di concentrazione sia industriale sia bancario. Negli anni di guerra il legame grande Industria-Banca si � fatto sempre pi� stretto.
A guerra finita -finite le grandi commesse militari- entrata in crisi la prima, l'altra segu� la stessa sorte ma senza tanti traumi, anzi si prese il lusso con i capitali accumulati e le quote di azioni e gli immobili fagocitati in cambio di crediti inesigibili, di riuscire a traghettare il potere dello Stato a questa nuova emergente forte borghesia, non aristocratica, ma altamente produttiva, persino da proteggere (Come l'invio dell'esercito ai cancelli della Fiat per far entrare i "crumiri" disponibili a sostituire i "ribelli scioperanti").E' il primo passo di un patto scellerato dell' impotenza politica, che (servilmente) ipocritamente si giustifica (chi ha messo in bocca queste frasi lo possiamo solo immaginare) con quello che sar� d'ora in poi un ritornello: "lo facciamo per salvaguardare il patrimonio produttivo del Paese, per salvare l'occupazione, per dare lavoro a tutti". In nome di questa "evangelica missione", le altre armi ricattatorie dei poteri forti saranno in seguito anche le innumerevoli sollecitazioni a svalutare la moneta, con tutte le conseguenze negative sulle importazioni di beni di prima necessit�; perfino alimentari. Poi questo durer� fino alla fine degli anni Novanta, con Mussolini prima e senza Mussolini dopo. O con il fascismo o con la repubblica, i ricatti sempre gli stessi erano.
2) Avviene poi il secondo fenomeno che era l'effetto del primo: questa nuova classe, ora chiamata dei "grandi produttori", moderna e spregiudicata, divenuta forte, progressivamente esautora non solo i sindacati ma anche la classe politica, ormai logora, antiquata, anacronistica, fatta di conservatori, di aristocratici, di borghesia sì liberale ma con il Dna feudale, avversi ad ogni mutamento. La grande industria � costretta (e fa di tutto) a scaricarla se vuole andare avanti con certe ambizioni per imitare il modello americano.
La nuova classe -poche famiglie- sono ora i padroni dell'Italia. D'ora in avanti qualsiasi politico dovr� fare prima i conti con loro, perch� sono in grado di crearli e anche di distruggerli i politici. Di condizionarne le scelte economiche e gli indirizzi. Divenuti potenti, la grande industria e le grandi banche sono una forza sola. Inoltre entrando la prima di prepotenza dentro i giornali fornisce i mezzi propagandistici ai politici graditi, che ora sono gli stessi industriali a scegliersi; la seconda forza (le banche - dove gli anonimi padroni spesso sono gli stessi grandi industriali) con i suoi nodi scorsoi sul credito, domina il resto della produzione nella media e piccola impresa, e spesso quest'ultima � asservita, � clientelare, utile solo per allargare il "nuovo regno" di quella grande. Il potere forte fa insomma quello che vuole, quando vuole, con chi vuole, dove vuole. I politici che ora si scelgono d'ora in avanti saranno solo dei soggetti manovrabili. Burattini che a loro volta muoveranno altri fili: con la propaganda ideologica, il patriottismo, la retorica risorgimentale (una parola che useranno socialisti, i fascisti poi anche gli antifascisti) e l'oratoria autoritaria.
Droghe utili e necessarie che servono per avere la massa a servizio e ottenerne il consenso. Come e con cosa? Ma con l'informazione, con i giornali degli stessi industriali subito messi a disposizione del regime. ("Vuole un giornale sig. Mussolini?, non si preoccupi, ci pensiamo noi, in 24 ore lei avr� un giornale, la sede, la tipografia, le macchine, la redazione, i giornalisti e tutto il resto". Questa � la potenza del grande capitale!).La cartina d'Italia, col "nuovo regno", se la prendiamo e iniziamo a tracciare l'organigramma di questo nuovo potere e ad annotare una ad una le nuove societ� industriali e finanziarie che orbitano come satelliti attorno a quelle "forti" (queste non arrivano a una decina), la rete che ne viene fuori � tale che vi troviamo imbrigliata nelle maglie tutta l'economia nazionale. Quando se ne occuper� Beneduce, sar� lui a stendere una complicata rete. Una rete che non termina con la fine del fascismo, ma ha una sua continuit� per quasi tutta la seconda met� del secolo. Quando una paio di grandi aziende, e un paio di finanziarie riusciranno a condizionare 20.000/30.000 medie e piccole aziende.
Con il fascismo assisteremo alla grande concentrazione fra societ� e banche: "Serve ed � necessario- dicono gli economisti legati al carro dei "Signori del Triangolo" - a trasformare l'apparato produttivo del Paese in un modo razionale, a produttivit� e competitivit� molto forte". Non e la temuta sovietica collettivazione, ma è la corporazione.
E' una logica imprenditoriale ineccepibile, ma ha il rovescio della medaglia: perch� diventa forte anche politicamente. L'avvento del fascismo viene a costoro utile e permette di fare i primi passi. Li autorizza il regime a fare anche le prime "prove d'orchestra" dietro lo quinte. Poi cinicamente sbarazzatosi del teatrante di turno, dal '45 in poi il "grande capitale" sale prepotentemente sul "palco" a dirigere l'orchestra intera e a mettere altri insignificanti attori a recitare; chiamata "razza padrona" oppure "uomini di governo". Poi con un liberismo senza pi� nessuna etica, si permetteranno arrogantemente di uscire anche allo scoperto e riusciranno anche ad essere l'uno e l'altro. E se qualcuno far� notare che ci sono i conflitti di interessi, si metteranno a ridere, anche perch� sono coscienti di potersi loro permettere di "comperare" chi ha il coraggio di contestare; impiegano poco tempo e spesso anche pochi insulsi denari per legarlo al proprio carro.BENEDUCE in questo 1921 � gi� amministratore delegato dell'INA, poi guider� la Bastogi, creer� lui e gestir� lui quasi in forma privata il colosso IRI, l'IMI, e mille altre imprese, banche, enti e finanziarie, pubbliche e private (il 25% dell'intera industria italiana, quella che conta e domina l'altro 75%) poi lascer� tutti i segreti degli intrecci (dare e avere oscuri) e tutta l'"autorit� occulta" a suo genero ENRICO CUCCIA, che ha sposato IDEA SOCIALISTA (che era il nome della figlia di Beneduce, non confondiamo con le "idee socialiste"! Siamo invece nel grande capitalismo; quello molto "forte")
Per anni nel bene e nel male, Mussolini riempir� molte pagine di storia del nostro secolo. Ci saranno intuizioni politiche da grande statista; diventer� per gli industriali l'uomo qualificato a ristabilire l'ordine; mandato "dalla provvidenza" per il clero nel dare la soluzione a problemi secolari (il concordato); e varer� ottime istituzioni sociali ed economiche che sono giunte integre fino a noi (che vedremo in questi anni e in altre pagine ). Fu tutto il centro motore del suo movimento, il fascismo, anche se con gli anni sempre pi� distaccato da un contatto pi� diretto con i suoi collaboratori; sar� il promotore di un regime totalitario che poggi� per qualche tempo sul consenso di massa, che demagogicamente fu abile a sollecitare attraverso coreografiche manifestazioni, con i mezzi di comunicazione e gli slogan.
Non manc� il prestigio internazionale di un certo periodo del '29 e dintorni. In questi anni, preso dal miraggio di mutare a vantaggio dell'Italia lo statu quo internazionale (che era in crisi- compresi gli Usa) lui Benito Mussolini, allora antitedesco, il 12 gennaio del 1932, faceva pubblicare sul giornale <<Popolo d'Italia>> il seguente articolo, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica europea, contro il "pericolo delle conferenze internazionali" : (Losanna ecc.)
"I popoli che si avviano faticosamente e fra inaudite miserie, ad uscire da uno degli inverni pi� tormentati che la storia ricordi, appena paragonabile all'ultimo inverno di guerra nelle trincee, ora che la data della Conferenza di Losanna � ufficialmente fissata, si domandano: Che cosa accadr�? Avremo una definizione del problema debiti - riparazioni o sar� rinviato ancora una volta?
Noi avremo una soluzione radicale oppure avremo una soluzione di compromesso che dilazionando nel tempo le difficolt�, non far� altro che complicare le cose all'infinito?
I governi d'Europa daranno ancora una volta prova di quella tremenda abulia che sembra paralizzarli tutte le volte che devono affrontare un problema e che li conduce quindi a polverizzare lo stesso durante i lavori delle Commissioni? Queste ed altre domande affollano il nostro spirito.
La conferenza di Losanna deve giungere a quello che ormai si chiama il "colpo di spugna", deve concludersi con la cancellazione del dare e dell'avere nella tragica contabilit� della guerra.
Non � affatto esagerato affermare, cos� ha detto l'on. Alessandro Shaw (deputato del Regno Unito, n.d.r.) che la struttura economica e sociale dell'Europa si avvicina al precipizio; la cruda verit� � che se le cose vanno avanti cos� come stanno andando, la scelta � semplicemente fra il ripudio dei debiti ed il caos. Invece di una libera partecipazione con uomini e mezzi alla causa, gli alleati hanno tracciato la pi� strana, illogica, antistorica distinzione. Quando un proiettile americano � stato sparato da un artigliere americano ... con un cannone americano, gli Stati Uniti non hanno imposto agli alleati di pagare n� l'uomo, n� il costo del proiettile. Ma quando il proiettile americano � stato sparato da soldati alleati per il medesimo scopo, per la causa comune, nello stesso comune interesse... questo ha creato un debito in oro da pagarsi agli Stati Uniti. Mai prima d'ora nella storia era stato mai stato cos� ingiustamente applicato. Il giusto messaggio che tutto il mondo aspetta �: << Rimetti i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori".
Mussolini abbandon� le cautele e, con un atteggiamento di grande e palese insofferenza, entr� in urto con le potenze occidentali (veramente poco sensibili ai problemi di alcuni stati europei - e perfino tra di loro - vedi i pessimi rapporti Usa-Gran Bretagna) e inizi� a rafforzare legami proprio con una Germania dove c'era un Hitler con gli stessi suoi problemi, figura ancora modesta ma grande suo ammiratore e con ambizioni pi� grandi delle sue. L'accordo formale che molto tempo dopo segu� (il patto d'acciaio) fu un grave e ingenuo errore di valutazione, che dopo pochi mesi non si poteva pi� riparare.
L'errore fu ancora pi� grande quando ebbe la convinzione che Hitler dopo i suoi blitz vittoriosi soprattutto in Francia, conquistasse e mutasse l'intera cartina d'Europa. Nel timore di essere escluso da questa spartizione (e con lui molti italiani) , pur al corrente dello stato di impreparazione militare del proprio paese (� lui stesso a informare Hitler in una famosa lettera del '39; a dirgli che non � pronto) decise, cerc�, tent�, s'illuse, si sent� forse obbligato (una parte non indifferente del Paese lo sollecitava) ad intervenire militarmente al suo fianco per potersi ritagliare a guerra finita, i migliori vantaggi possibili per l'Italia.
Ma altro non poteva fare. Aveva le armate tedesche al Brennero e a Tarvisio dopo il disimpegno a est. E se si appoggiava alla Francia e all'Inghilterra, visto poi come si squagliarono i loro eserciti e le loro difese (non capaci neppure di difendersi in casa propria, figuriamoci se accorrevano in Italia!) l'invasione dell'Italia da ovest, dal nord, e da est sarebbe avvenuta in 24 ore. In Alto Adige c'erano gi� 250.000 tirolesi che l' aspettavano.
(Vi rimandiamo ai vari fatti narrati nei singoli anni di Cronologia a partire dal 1939)Venne poi l'esito disastroso tedesco in Russia, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, contro l'Italia c'erano tutte le potenze (che Mussolini sottovalutava) che avevano deciso di fermare l'egemonia nazista, quando quella fascista era gi� naufragata molto prima del 25 luglio 1943, cio� quando il Paese si sent� estraneo nella guerra e finalmente cap� che Mussolini era un uomo senza piu' consensi, perdente, e soprattutto solo, non essendosi circondato da persone capaci e intelligenti, ma solo di consiglieri che non operavano con realismo nelle situazioni (vedi inizio della guerra contro la Francia, e vedi poi quella sciagurata in Grecia) che invece stavano maturando ed evolvendosi. Anzi si boicottavano l'un l'altro. Vedi le tre Armi.
Momenti drammatici, dove si rispondeva per coprire questi guasti interni, con solo grandi bluff militari, politici, culturali e di costume, sempre guidati da operatori e propagandisti di bassa levatura. Ma soprattutto c'erano dentro dirigenti e generali, nobili e gerarchi che volevano "dirigere" e fare i "Generali". E che ritroveremo subito -dopo l'8 settembre- a guidare l'antifascismo per ritornare a fare i dirigenti e i generali.
Questo significa che era solo, ma Mussolini non se ne era reso conto.Nel discorso del 25 ottobre 1938, analizzando bene le parole di Mussolini, appare gi� questa solitudine. E' uno statista perdente! La situazione precipitava davanti a una realt� oggettiva del Paese che dimostra subito quanto effimeri, artificiali, e come erano sempre suonati falsi, gli accenti eroici, i toni di sfida di una certa propaganda. Era quello di Napoli, gi� il discorso della sconfitta, soltanto che lui non se ne era reso ancora conto, anche se lo aveva intuito: gli italiani che "contavano" invece s�; non per nulla questa intuizione la estern� con amarezza proprio in questo discorso: "....quel mezzo milione di vigliacchi borghesi che si annidano nel paese". Infatti, quelli che proprio lui aveva fatto diventare ricchi, gli avevano gi� voltato le spalle. Un "25 luglio" infatti fu gi� cospirato il 19 ottobre del 1939 e quasi dagli stessi uomini del successivo '43: Grandi, il Re, il principe Umberto, Balbo. ( VEDI )
Quello che avvenne in seguito fu una tragedia. La sua, e insieme quella di un popolo e di una nazione, dove alcuni vecchi antiquati generali presero i migliori uomini italiani per mandarli allo sbaraglio, in Grecia, in Africa, (e scelleratamente a piedi) in Russia. Inquietanti personaggi poi caduti nella polvere e molti nel disonore; caduto lui, Mussolini, quelli gli italiani in armi li abbandonarono, e loro scapparono, aggiungendo tragedia a tragedia (8 settembre '43). Scapparono, ma poi li ritroveremo tutti, ma proprio tutti, dopo pochi giorni dentro i meandri degli stessi Palazzi a guidare il Paese, mentre i pi� disgraziati, iniziarono a darsi la caccia l'un l'altro.
(Chiudiamo qui;
vi rimandiamo ai singoli anni di Cronologia o ai vari capitoli di Tematica)--------------------------------------------------------
Hanno detto di lui:
Mussolini ha sempre ragione
"Tu hai un Duce: Mussolini; ma Mussolini è uno solo. Benito Mussolini ha sempre ragione". - Leo Longanesi.
L'uomo della Provvidenza
"Dobbiamo dire che siamo stati anche dall'altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale... È dunque con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio all'Italia e l'Italia a Dio". - Pio XI
Ingannò tutti; distrusse il popolo
"Sicuramente fu un avventuriero; diciamo, anzi, che questa fu la sua dote precipua. Era l'avventuriero moderno... E' certo che, nell'esercizio del potere, Mussolini ingannò un po' tutti: la Monarchia come la Chiesa, la borghesia come il capitalismo. Non ingannò mai il «popolo» nell'accezione «proletaria» del termine; lo distrusse alla fine, ma fu egli stesso vittima della tragedia che aveva determinata". Alberto GiovanniniFu debole e pauroso
"Amava indubbiamente la Patria, ma tuttavia colle infedeltà di un maschio estroso e di un amante volubile. Affascinava, non persuadeva. Era di una vanità e di una gelosia fanciullesca, non di rado meschina e talora cattiva: non volle che l'Assemblea legislativa commemorasse il duca D'Aosta e il maresciallo Balbo, caduti in guerra, per non essere lui costretto a farne l'elogio. Per le stesse ragioni si era rifiutato di commemorare in Parlamento Giolitti e Gabriele D'Annunzio.
Perennemente dubitoso di se stesso e morso dalla "diarchia" che era in lui, si affannava ad alimentare il mito della propria infallibilità come una inconsapevole difesa contro le proprie debolezze che vagamente intuiva. Egli fu anche, in alcune circostanze, pauroso: come alla vigilia del famoso discorso del 3 gennaio, al quale venne costretto dal minaccioso pronunciamento di Farinacci e di Consoli della Milizia. Disprezzò, odiò, invidiò Hitler divenendone in pari tempo succubo proprio attraverso l'odio, il timore, l'invidia, il disprezzo che egli nutrì sempre per lui. Di fatto Mussolini non ammirò se non un solo personaggio, Stalin, e di tutto fece per nascostamente imitarlo". - Dino GrandiLa neve fa bene alla razza
23 dicembre 1940.
"Niente di nuovo, ma trovo il Duce piuttosto irritato per l'arretramento di sabato in contrasto con le previsioni di Cavallero. Invece di allentarsi, la pressione su Valona, per ora, aumenta. Il Duce non crede più a ciò che Cavallero preannunzia. «Sono diventato - afferma Mussolini - come gli osti di campagna che dipingono un gallo sul muro e sotto vi scrivono: quando questo gallo canterà, credenza si farà. Anch'io darò credito ai militari, quando con un fatto proveranno che la situazione è cambiata». Poi, parlando dei comportamento mediocre della truppa, ha aggiunto: «Devo pure riconoscere che gli italiani del 1914 erano migliori di questi di oggi. Non è un bel risultato per il Regime, ma è così».
24 dicembre 1940.
"Nevica. Il Duce guarda fuori di finestra ed è contento che nevichi: «Questa neve e questo freddo vanno benissimo'- dice - così muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana. Una delle principali ragioni per cui ho voluto il rimboschimento dell'Appennino è stata per rendere più fredda e nevosa l'Italia". - (dal Diario di Ciano)Non fu un capo
"Dal punto di vista individuale della sua personalità, Mussolini non fu un «capo» per almeno tre ordini di motivi dai quali discendevano tutti i suoi limiti umani e politici. Il primo di questi motivi è che non aveva un'idea precisa, che gli fosse moralmente di sostegno e di guida nell'azione, degli obiettivi finali, alla realizzazione dei quali doveva tendere questa sua azione; mancandogli questa idea precisa, questa intima moralità, la «grandezza» e il «bene» dell'Italia finivano per ridursi all'esercizio del potere inevitabilmente inteso come potere personale, sicch� il proprio potere personale finiva necessariamente per diventare per lui il successo della Nazione, senza per altro tener conto - se non in forme paternalistiche e contingenti - della impossibilità di far coincidere l'esistenza e l'avvenire di un intero popolo con quelli di un uomo solo. E a ciò si aggiungeva (secondo motivo) una sempre più netta sfiducia nella capacità degli uomini - singolarmente e come collettività - a sacrificarsi per la «grande causa» di uno Stato forte e rispettato nel mondo. Quanto - in fine - al terzo limite di Mussolini come «capo», esso è da ricercare nella sua incapacità di conoscere, di valutare gli uomini. E le conseguenze più gravi furono forse due. Un continuo, disordinato susseguirsi di avvicendamenti, spesso improvvisi e che coglievano di sorpresa gli interessati, a tutto danno del funzionamento della macchina dello Stato e del suo prestigio e che scoraggiavano anche i migliori. E un aggravare la tendenza accentratrice di Mussolini che, non avendo fiducia nei suoi collaboratori, riduceva i margini della loro autonomia, si sovrapponeva molto spesso ad essi. Troppe volte ingannato dal suo giudizio e ormai scettico e diffidente sulla natura umana, Mussolini fu portato sempre più a mal sopportare la coerenza e la fermezza di idee dei migliori suoi collaboratori". - Renzo De Felice
Tattico e trasformista, non comprendeva la storia
"Coerenza e contraddizione sono in Mussolini due aspetti di una mentalità politica che non può liberarsi dai vecchi schemi di un moralismo troppo disprezzato per poter essere veramente sostituito.
Egli rimane perciò diviso e indeciso tra momenti di una coerenza troppo dogmatica per non riuscire goffa e sfoghi di esuberanza anarchicamente ingiustificati. La sua vittoria, tra il disorientamento degli altri, si spiega esaurientemente pensando alle sue qualità risolutive di tattico. Il trasformismo giolittiano è stato ripreso con più decisi espedienti teatrali e le doti del politico si riducono tutte ad astuzie di manovra e calcoli tattici.
Non comprende la storia se non per miti, gli sfugge la finezza critica dell'attività creativa che è dote centrale del grande politico. La sua professione di relativismo non riuscì neppure a sembrare un'agile mistificazione: troppo dominante vi avvertì ognuno la sconcertata ricerca ingenua di un riparo che eludesse l'infantile incertezza e coprisse le malefatte". - Piero Gobetti
vedi anche questa interessante
BIOGRAFIA di A. GHEZZER
CARISMA E PSICOLOGIA DEL DUCE
Nascita, ascesa e caduta del fenomeno MUSSOLINI
(sito esterno a Cronologia)
http://benitomussolini.cjb.net
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CHI ERA MUSSOLINI?
COSA E’ STATO IL FASCISMO?
<…il fascismo si impose attraverso l’uso sistematico della violenza>. (Paul Corner)
<Il fascismo fu sugli inizi un impeto di reazione all’internazionalismo comunista che negava la libertà della Nazione (…). Noi non condividiamo il parere di coloro i quali intendono condannare ogni azione fascista sotto la generica condanna della violenza. Ci sono delle situazioni in cui la violenza, anche se assume l’apparenza di aggressione, è in realtà una violenza difensiva, cioè legittima>. (Alcide De Gasperi)
Antonio Gramsci al III Congresso dell’Internazionale Comunista a Mosca, svoltosi tra il 22 giugno e il 12 luglio 1921, aveva auspicato che anche in Italia si realizzasse una rivoluzione bolscevica <sull’esempio di quella russa>.
<Tutti gli scritti di Mussolini dedicati alla questione russa andrebbero oggi riletti. Ci si accorgerebbe che tutto quello che abbiamo saputo dopo, ben poco in realtà siamo venuti a conoscere di cui egli non si fosse già allora perfettamente reso conto. In questo senso si può dire che, dal 1923 Phillips (giornalista americano) cogliesse veramente nel segno, individuando una costante della dinamica mussoliniana. – vide a nudo il comunismo e ne fu atterrito>. (Gaetano Salvemini)
<La lotta di classe assume in qualche caso l’aspetto di guerra civile, prima ancora che lo squadrismo entri in scena: dall’aprile 1919 all’aprile 1920 si registrano 45 morti e 444 feriti durante gli scioperi e le manifestazioni di strada> (Max Gallo)
L’olio di ricino era una delle armi preferite dai fascisti; i casi recidivi venivano trattati col manganello e – come ultima risorsa – con le pallottole. (Richard O. Collin)
<Il fascismo ha avuto molti aderenti, dopo la fine della prima Guerra mondiale, fra noi ufficiali perch� si viveva in un clima di puro terrore. Si subiva pestaggi, bastonature. Numerosi furono assassinati per il solo fatto di portare le stellette> (Ardito Desio)
<Anche se non si può provare un ordine diretto di uccisione (di Giacomo Matteotti), la responsabilità morale di Mussolini è piena, manifesta> (Antonio Spinosa)
<No, il duce non aveva alcun interesse a far uccidere mio padre, si sarebbe alienato per sempre la possibilità di un’alleanza con i suoi vecchi compagni, che non finì mai di rimpiangere> (Matteo Matteotti)
<Il primo equivoco su Mussolini fu di credere che fosse socialista (…). Lui crebbe nell’avversione ai padroni, all’ordine costituito, al sistema: e siccome gli pareva che questi “ideali” di rivolta fossero alla base del socialismo, si iscrisse al partito, nell’ala più estremista (…). Che sia stato crudele, contrariamente a quanto possono pensare coloro che lo confrontano con altri dittatori moderni, non vi è dubbio> (Silvio Bertoldi).
<Mussolini è il più grande uomo da me conosciuto e senz’altro fra i più profondamente buoni; al riguardo ho troppe prove per dimostrarlo> (Papa Pio XII).
Secondo quanto scrive Francesco Malgari questa era l’opinione di Luigi Sturzo, il padre della Democrazia Cristiana: <Sturzo non indaga sulle cause che determinarono le cause le scelte economiche del fascismo, non giudica neanche i risultati, nel bene o nel male. Vi individua soprattutto un processo degenerativo, i cui effetti venivano a nuocere sulla mentalità e sul costume degli italiani: il fascismo, teorizzando il ruolo della mano pubblica nella vita economica, alimentava il parassitismo e la corruzione, creava un’aria “greve e soffocante”>.
<Per vari aspetti Mussolini era affascinante. Per anni tutti gli stranieri di rilievo che vennero a Roma non avevano altro interesse che avvicinare l’uomo che, in condizioni estremamente difficili, dopo parecchi anni di anarchia e di caos era riuscito a rimettere ordine e ritmo all’intera vita dell’Italia moderna (…). Perch� nel fondo l’animava un vero impulso di umanità. Sdegnoso di ogni ricchezza è sempre vissuto modestamente. Durante la vita conservò una viva simpatia per gli umili, per i contadini e per i lavoratori (…). Coloro i quali vogliono ad ogni costo raffigurarlo come un essere intrattabile, rude come il granito si ingannano completamente. Il potere non lo logorò per niente (…). Non possiamo enumerare i suoi atti di bontà (…). Il bilancio del Fascismo? Ha nome: strade,autostrade, ferrovie, canali di irrigazione, centrali elettriche, scuole, stadi, sports, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, Corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patti Lateranensi, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica, conquista dell’Abissinia. Tutto ciò che ha fatto il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini> (Paul Gentizon, giornalista svizzero).
<Fascismo, male assoluto> (Gianfranco Fini).
<Il rapido progresso dell’Italia dopo la 2a guerra mondiale e il fatto che oggi è già in marcia verso uno sviluppo intensivo sarebbe impensabile senza i processi sociali iniziati durante il periodo fascista> (Mihaly Vajda).
<Mussolini faceva parte della macchina della soluzione finale> (Riccardo Pacifici>.
<Si giunse così al 1939, vale a dire allo scoppio della guerra e fu allora, all’insaputa di tutti, Mussolini diede inizio a quella grandissima manovra, tuttora sconosciuta o faziosamente negata anche da molti di coloro che invece ne sono perfettamente a conoscenza, tendente a salvare la vita di quegli ebrei che lo sviluppo degli avvenimenti bellici aveva portato sotto il controllo delle forze armate tedesche>. (Giorgio Pisanò).
ABBIAMO FATTO SOLO UNA BREVE SCHEDA. ALTRI PARTICOLARI E FATTI DEL VENTENNIO SONO NEI SINGOLI ANNI A PARTIRE DAL 1915