LE
ORIGINI
Tra
i notevoli volti femminili, che la storia annovera tra le sue pagine,
Caterina II ne è un fulgido esempio. Nacque a Stettino il
2 maggio del 1729, dal principe Cristiano Augusto di Anhalt Zerbst
e da Giovanna di Holstein-Gottorp, fu battezzata coi nomi di Sofia
Amalia Federica.
Fin da piccola si rivelò vivace, estroversa e cocciuta, in
alcuni momenti anche impudente. Aveva una curiosità innata
che i suoi coetanei non possedevano, non amava le bambole, trastullo
consueto della bambine,preferendo giochi meno tranquilli, a volte
pericolosi. Un giorno rischiò di ferirsi seriamente agli
occhi, con delle forbici, che aveva trovato incustodite. Un'altra
volta, per sapere cosa fosse contenuto in un mobile, collocato nella
camera della madre, vi si arrampicò, rovesciandoselo quasi
addosso. Fortunatamente le ante si aprirono, creando un varco dal
quale uscì illesa. La madre la trattava con sufficienza e
distacco, preoccupata soprattutto per la salute dei due figli maschi,
Guglielmo e Federico, che, a differenza della sorella crescevano
gracili e malaticci.
Vedendo inoltre che Sofia non era particolarmente bella, prevedeva
per lei un futuro oscuro, pensando che non avrebbe potuto aspirare
ad un buon partito e che ,al massimo sarebbe entrata in convento,
evenienza molto probabile per quei tempi.
In
verità la ragazzina non era bella, nel senso puro della parola,
il viso non aveva lineamenti regolari: il naso troppo lungo, il
mento pronunciato, le labbra sottili, i grandi occhi azzurri inoltre
emanavano uno sguardo severo e profondo, che creava disagio in chi
la guardava. In compenso aveva una personalità spiccata e
dei modi accattivanti. La sua educazione fu affidata ad una donna
francese, Madeleine Cardel, che fece il possibile per frenare l'esuberanza
di Sofia. Quando madame Cardel lasciò la casa di Cristiano
Augusto, per sposarsi, subentrò sua sorella Babette, una
ragazza amabile e aperta che trattò con garbo ed equilibrio
la principessa, non soffocando le sue qualità e, nello stesso
tempo, mitigandone l'irruenza. La intratteneva spesso con letture
di Molière e Racine, apportando un'impronta di freschezza
e di novità in una casa, dove aleggiava pesante un'aria di
severa religione luterana.
Oltre a Babette , Sofia aveva un maestro di ballo, un professore
di musica, uno di tedesco e un insegnante di calligrafia, ma nessuno
le piaceva. Tutti, ai suoi occhi, apparivano mediocri, in grado
di trasmetterle solo un tipo di disciplina sterile. Le lezioni di
religione, poi, erano una vera tortura. Il pastore protestante Herr
Wagner, incaricato di impartirle nozioni di geografia, storia e
noiosi passi della Bibbia, che lei doveva imparare a memoria, mortificava
la sua indole ottimista e solare, con i suoi discorsi sulla cattiveria
del mondo e sull'inferno, pronto ad accogliere i peccatori. No,
decisamente il mondo non era come le veniva raffigurato, non poteva
accettare una visione così tetra di ciò che la circondava.
Di
lì a qualche anno conoscerà e toccherà con
mano, una realtà ben diversa da quella immaginata.
CATERINA
A 14 ANNI A PIETROBURGO
A
quattordici anni fu chiamata a Pietroburgo, essendo stata prescelta
dalla zarina Elisabetta Petrovna, per sposare il nipote di lei,
il granduca CARLO PIETRO ULRICO, erede al trono russo. Pietro era
anche un cugino di Sofia di secondo grado, per parte di madre. Salutati
i luoghi natii si preparò ad un lungo e difficoltoso viaggio
attraverso le terre gelide e desolate della Russia, accompagnata
dalla madre. Dopo sei sfiancanti settimane le due donne giunsero
a destinazione ma, dovettero proseguire per Mosca, dove in quel
momento si trovava Elisabetta: l'accoglienza fu calorosa poichè
Sofia entrò subito nelle grazie dell'imperatrice, molte cose
sarebbero però cambiate da quel momento in poi.
Due
anni trascorsero prima che le nozze venissero celebrate, anni durante
i quali si ammalò seriamente di una malattia misteriosa (si
sospettò un avvelenamento), conobbe gli intrighi e le falsità
della corte, incominciò a studiare la nuova lingua e si abituò
pian piano alla volubilità della zarina, che a volte la trattava
amabilmente, a volte con freddezza e distacco. Imparò a conoscere
il carattere violento e puerile del futuro sposo, che si divertiva
a giocare con i soldatini di ferro e aveva una particolare predilezione
per le ubriacature.
Sofia abbracciò la religione ortodossa, nonostante sapesse
che il padre, luterano convinto, ne avrebbe sofferto e assunse il
nome di Ekaterina Alekseevna: il matrimonio avvenne nell'anno 1745.
L'unione non fu felice e probabilmente non fu mai consumata. Pietro
oltre ad essere brutto, col volto devastato dal vaiolo, era maniaco
brutale e quasi certamente impotente, e inoltre cominciò
a mostrare un'inspiegabile avversione per la moglie. La trascurava
e si circondava pubblicamente di donne di ogni sorta, volgari e
poco avvenenti, umiliandola ogni volta che gli si presentava l'occasione
propizia. Caterina che all'inizio aveva cercato almeno l'affetto
del marito, ma senza risultato, non si perse d'animo e trovò
il modo per colmare il vuoto che le si era creato intorno. Si dedicò
intensamente alla cultura, lesse Voltaire, Montesquieu, Machiavelli,
ma gli annali di Tacito destarono in lei più interesse delle
altre letture, perchè le rivelarono una realtà nuova,
quella della Roma imperiale intrisa di congiure e tradimenti, dove
i deboli venivano eliminati mentre i forti riuscivano a sopravvivere:
aveva imparato una grande verità e il contenuto di quel libro
appariva, alla sua mente acuta, come un monito.
CATERINA
coltivò preziose amicizie e non disdegnò di tanto
in tanto avventure sentimentali; alcune delle quali le servirono
per l'ascesa al potere.
Passarono molti anni prima che Caterina potesse dare alla luce un
erede: il problema della successione preoccupava molto Elisabetta
che non mancava di mortificare i due inadempienti. Finalmente la
granduchessa partorì, nel 1754, un bimbo che fu chiamato
Paolo nato da una relazione con Sergej Saltykov, un cortigiano avvenente
e opportunista; la paternità non fu un mistero quasi per
nessuno anzi con molta probabilità la tresca fu favorita
dalla stessa Elisabetta o quanto meno tollerata. Tre anni dopo Caterina
diverrà nuovamente madre, questa volta di una bambina di
nome Anna che vivrà solo pochi anni, frutto di un'altra relazione
con Stanislao Poniatowski. Diverso da Saltykov, egli amò
sinceramente la futura imperatrice, ma non aveva carattere a sufficienza
per poterle stare accanto a lungo. Non passò tempo infatti
che Caterina si invaghì di un giovane e prestante ufficiale,
Grigorij Orlov. Quando lo vide rimase talmente colpita dalla sua
bellezza statuaria, che lo paragonò ad un antico guerriero.
Da lui ebbe Aleksej.
Nel
frattempo l'anziana imperatrice era morta e Pietro fu ben felice
di prendere il suo posto, aveva trascorso troppi anni sotto il dispotismo
della zia. Incominciò a tiranneggiare tutti quelli che gli
capitavano a tiro, compresa la moglie, della quale aveva intenzione
di liberarsi, ripudiandola. Gli eventi dunque stavano precipitando
e Caterina capì che era il momento di agire, la Russia non
poteva essere governata da quell'incapace. Approfittando del malcontento
che serpeggiava nella Guardia e nei circoli di corte, anche per
le idee filo-prussiane che Pietro ostentava, capeggiò la
congiura del 1762, con l'aiuto dei fratelli Orlov e altri, che detronizzò
il consorte. Questi fu imprigionato e morì strangolato in
carcere. Non si può credere che sia stata lei la mandante
dell'assassinio, ma certamente non impedì che ciò
avvenisse, n� punì i colpevoli.
LE
DIRETTIVE POLITICHE
Il
22 settembre del 1762 Caterina fu incoronata imperatrice, a Mosca:
ormai era padrona assoluta del campo ma non esultava, in cuor suo
sapeva troppo bene che non era stato facile prendere il potere,
ancor meno sarebbe stato mantenerlo. Aveva però delle carte
a suo favore, perch� gli anni trascorsi a corte non erano
passati invano, anzi l'avevano fortificata e le avevano permesso
di conoscere profondamente la realtà russa. Imbevuta di idee
illuministe, di cui si era nutrita anche per i contatti avuti con
i più grandi rappresentanti dell'epoca, improntò i
primi anni del suo regno ad uno spirito riformatore, cercando di
creare una monarchia liberale ed umana. Il modello a cui costantemente
si ispirò, fu il suo predecessore Pietro il Grande. Convinta
che il suo popolo rozzo ed ignorante dovesse migliorare il proprio
stato culturale, fu promotrice di molte iniziative in proposito,
istituì scuole ed anche orfanotrofi. Fu opera sua la fondazione
nel 1764 dell'Istituto Smolnij per fanciulle nobili, la prima scuola
femminile russa, sul modello del convento di Saint Cyr di Madame
de Maintenon.
Riformò
inoltre la scuola del Corpo dei Cadetti di fanteria, che divenne
uno dei centri più attivi della capitale; in questo lavoro
fu assistita sapientemente dal suo principale consigliere, Ivan
Beckoj. Accolse i Gesuiti, che, per il grande potere raggiunto e
per la loro intromissione nelle vicende politiche, furono sciolti
da papa Clemente XIV. Per i più importanti affari statali
si servì di un "Consiglio imperiale", creato nel
1768. Snellì il commercio interno, abolendo le tasse per
i trasporti, fondò colonie nel territorio del basso Volga,
permise alle città di avere un'amministrazione autonoma,
bonificò le terre paludose intorno a San Pietroburgo, migliorò
le strutture dei porti sul Baltico e sul Mar Nero.
Per
rendersi conto personalmente delle condizioni dei suoi sudditi,
intraprese nella primavera del 1767 un lungo viaggio, all'interno
della Russia occidentale. Compì in seguito altri viaggi,
tra cui quello famoso in Tauride, poi andò a Rostov, Saratov
e in altre città. Quando ebbe bisogno di mezzi e di denaro
per realizzare i suoi progetti, non esitò a compiere quello
che gli altri, prima di lei, non avevano osato, come la confisca
dei beni della Chiesa, pur sapendo che ciò l'avrebbe resa
impopolare. La realizzazione del suo ideale (una Russia moderna)
incontrò non poche difficoltà per le profonde e radicate
convinzioni del popolo e per una società ancorata ad un secolare
sistema feudale.
Un
primo ostacolo trovò nel lavoro di sostituzione del vecchio
Codice del 1649 con uno nuovo, rispondente alle esigenze del secolo:
la lentezza dei lavori iniziati nel 1767 e conclusi nel 1774, senza
aver raggiunto l'obiettivo, le fece comprendere quanto fosse utopico
creare un Codice per la Russia, fondandolo su principi astratti
di forgia occidentale. Lei stessa aveva stilato un documento a questo
riguardo, (nakaz), ispirandosi a L'esprit des lois di Montesquieu
e a Dei delitti e delle pene di C.Beccaria.
Il
1775 fu l'anno decisivo della rivolta di Pugacev. I cosacchi erano
avventurieri nomadi, fieri della loro libertà, che si erano
stanziati fin dal secolo XV nelle steppe lungo i fiumi Don e Dniepr,
organizzandosi militarmente sotto la guida di un capo (ataman).
Il loro spirito indipendente li spinse a frequenti attacchi alle
autorità statali. Il più famoso tra loro fu Pugacev,
che, spacciandosi per il defunto Pietro III, incitò i contadini
- servi alla ribellione, per ottenere dall'imperatrice l'abolizione
della servitù della gleba. Gli insorti arrivarono quasi alle
porte di Mosca ma le loro aspettative furono deluse, la sovrana
che fino ad allora si era mostrata "illuminata", si spaventò
di fronte a quel grave evento e mandò un imponente esercito,
contro gli insorti. Pugacev fu catturato con l'inganno, trascinato
nella capitale in una gabbia di ferro e infine squartato vivo.
Se
illusione c'era stata fino a quel momento, che la sovrana potesse
allentare la pressione nei riguardi delle masse contadine, fu immediatamente
cancellata: Pugacev divenne, agli occhi dell'opinione pubblica,
un martire della Russia e dei poveri, pur essendo un feroce assassino,
e la zarina divenne sempre più sospettosa e reazionaria.
Così, mentre i suoi amici filosofi lottavano contro i privilegi
della nobiltà, lei intensificò i legami con questa
classe, decretandone con una carta costituzionale del 1785, poteri
sempre maggiori.
Intanto
era comparso al suo fianco un uomo nuovo, si chiamava GRIGORIJ POTEMKIM.
Era uno dei tanti eroi distintisi nella guerra contro la Turchia,
imponente, eccentrico nel modo di fare e di vestire, era privo di
un occhio; dunque non era di piacevole aspetto ma intelligente e
dalla parlantina facile. Con la sua vitalità e sagacia destò
l'interesse dell'imperatrice, che era circondata da molte persone
mediocri e noiose. Si stabilì tra di loro un'intesa perfetta,
che, pur affievolendosi, rimase duratura nel tempo. Caterina si
sentiva protetta e finalmente con un uomo forte al fianco, Potemkin
dal canto suo sapeva come prenderla, distraendola dai crucci e dai
problemi derivanti dal suo ufficio. Non è dato per certo
ma con molta probabilità i due si sposarono in gran segreto.
In seguito, anche se Caterina avrà altri amanti, si sentirà
sempre legata a quest'uomo, a cui darà importantissimi incarichi
e il titolo di principe di Tauride, la regione greca che lui stesso
aveva liberato dai Turchi.
L'imperatrice,
tra una divagazione e l'altra, continuava la sua opera di saggia
amministratrice dell'impero, creò l'istituzione dei governatori,
ossia la riforma del governo locale, basata sul principio della
separazione dei poteri. La Russia fu divisa così in province
e governatorati, retti da magistrati e funzionari specifici. La
sua politica continuava ad ignorare i problemi dei ceti più
poveri, nonostante nei primi anni del suo governo e anche prima
si fosse espressa a favore di essi. Man mano che il tempo passava
Caterina si allontanò dai suoi ideali giovanili, fino ad
abbandonarli del tutto negli ultimi anni della sua vita.
La
rivoluzione francese del 1789 scosse tutte le corti d'Europa ed
anche lei ebbe paura, odiava ferocemente i giacobini e i radicali
che stavano sconvolgendo il sistema politico della Francia, aveva
timore che quella " piaga infetta" appestasse tutto il
vecchio continente. Divenne ancor più dispotica e severa
nei confronti di chi la contrastava e si faceva portavoce dei diritti
delle classi minori, controllò la stampa, sebbene partecipasse
attivamente ai problemi della cultura (lei stessa si dilettava a
scrivere), si avvalse di spie fidate, per sventare in tempo qualsiasi
congiura o tentativo di complotto a suo danno. Era convinta, e non
a torto, di avere pochi amici e moltissimi nemici e questa paura
la tormenterà per tutta la vita, forse cosciente che, ciò
che era toccato a Pietro, potesse accadere anche a lei.
LA
POLITICA IMPERIALISTA
In
politica estera Caterina II mirò essenzialmente ad ampliare
i già vasti confini dell'impero, a danno della Polonia
e della Turchia, sfruttando preziose alleanze con altri stati,
come la Prussia e l'Austria ed escludendo quelli che non le
potevano servire: Inghilterra e Svezia.
Con la prima interruppe i rapporti diplomatici, dichiarando la propria
neutralità, durante la guerra delle colonie americane contro
la madrepatria. Con la seconda intraprese una serie di guerre dal
1788 al 1790,che finì senza profitto da ambedue le parti.
Contribuì in maniera decisiva alla distruzione del regno
di Polonia, dopo che vi aveva posto sul trono l'amante S. Poniatowski.
Una prima divisione avvenne nel 1773, una seconda e una terza
nel 1793 e nel 1795; a lei andarono la Moldavia, la Valacchia, la
Podolia, la Lituania e la Curlandia.
Praticamente
questo paese fu dolorosamente smembrato e in buona parte cancellato
dalla cartina geografica, anche se i polacchi tentarono coraggiose
e ripetute insurrezioni. Vuole la tradizione che Taddeo Kosciuszko,
l'eroe nazionale della rivolta polacca, pronunciasse a Macejovic,
dove cadde prigioniero, le dolorose parole: "Finis Poloniae!"
Ai Turchi invece sottrasse, in varie campagne militari, la Crimea
(1777), l'Ucraina meridionale e il Kuban (1769-74), (1788-92). "I
miei soldati vanno in guerra ,come se andassero ad un matrimonio" si
vantava, non considerando evidentemente la perdita enorme di vite
umane e il notevole dispendio di denaro delle casse dello Stato.
E a Voltaire scrisse: " Siamo in guerra, è vero, ma
la Russia da tempo è abituata a guerreggiare, e alla
fine di ogni conflitto si ritrova più fiorente di quando
l'ha incominciato!"
Il
lungo regno di Caterina culminò così con la riunificazione
di tutte le terre russe: una donna, per giunta straniera, era
diventata padrona di un impero, che si estendeva dal Baltico alla
Siberia. Aveva raggiunto quasi tutti gli obiettivi che si era
prefissi ed aveva creato un solido ordinamento amministrativo che
garantiva, anche per il futuro, una forte coesione statale. In tutta
l' Europa si parlava di lei, di una donna che aveva domato un paese
indomabile, con la capacità e la determinazione.
Un emissario del governo austriaco, il principe De Ligne, inviato
a San Pietroburgo, per migliorare i rapporti tra Russia e Austria,
conobbe l'imperatrice e la descrisse in questo modo: "Il suo
volto rivelava genio, senso di giustizia, coraggio, profondità,
dolcezza, calma e decisione. La franchezza e l'allegria albergavano
sulle sue labbra."
LA
FINE
Caterina
concluse la sua vita terrena a 67 anni, nel novembre del 1796, per
apoplessia. Si racconta che morì ridendo (e ne aveva ben
donde!), dopo aver visto entra re nel suo salotto il cortigiano
Leone Narishkin, il quale si era travestito da venditore di giocattoli,
per divertire la sovrana.
Scompariva dalla scena politica europea una grande protagonista,
che lascerà dietro di s� un' impronta indelebile.
Il figlio Paolo, con il quale non aveva avuto un buon rapporto, non
fu suo degno successore: era crudele, degenerato e altero.
Rivolgendosi ai suoi sudditi, li apostrofava così :"Tu,
polvere!" Morirà strangolato pochi anni dopo e
verrà sostituito da Alessandro,
primo nipote di Caterina.
La nonna aveva nutrito per lui un affetto particolare, tanto da
pensare di lasciargli il diritto di successione.
Anche quel sogno si era avverato, quantunque in ritardo.
LA
PERSONALITA'
Calcolatrice,
opportunista, autocrate, spregiudicata……..questi sono
gli attributi che spesso si leggono per definire Caterina II, ma
soprattutto per screditarla. Fu indubbiamente un personaggio enigmatico,
di cui nemmeno gli storici hanno colto l'essenza, sebbene di lei
si possiedano molti scritti autobiografici e un folto carteggio.
Tanto
dissoluta fu la sua vita privata quanto indiscussa la sua abilità
politica, che la distinse tra gli altri regnanti del tempo. Non
era bella, lo confermano i ritratti, ma sicuramente affascinante,
colta e di ingegno brillante; di carattere forte e audace, fu sovrana
avveduta e lungimirante, conquistandosi l'appellativo di "Grande".
Infaticabile nella sua opera di riformatrice, trovò pure
il tempo per scrivere di tutto, dalle epistole alle opere drammatiche,
dagli articoli alle satire, ai saggi e alle memorie, in francese
e in tedesco, oltre che in lingua russa.
"Sensuale
ma non romantica"...
... si legge nelle biografie; usò con fredda determinazione
i numerosi amanti, che furono suoi docili strumenti e che, una volta
diventati inutili, furono allontanati senza remore.
La Semiramide del Nord, come fu chiamata, ebbe, nel corso della
sua vita, ben 21 favoriti, nessuno dei quali esercitò un
forte ascendente su di lei .
Il conte Grigorij Orlov, che aveva appoggiato la sua salita al trono
e domato la rivolta di Pugacev, fu eclissato dal Potemkin e, caduto
in disgrazia, morì pazzo. Stanislao Poniatowski fu posto
da lei sul trono di Polonia e da lei stessa destituito. Gregorij
Aleksàndrovic Potemkin, cospiratore anch'egli nella congiura
contro Pietro, se fu nominato governatore di Crimea e principe di
Tauride, pagò a caro prezzo queste cariche, con i suoi preziosi
servigi.
Caterina aveva un solo amore: la Russia e a lei sacrificò
tutto. Se nessun uomo riuscì a tenerle testa, non fu certo
colpa sua, la natura le aveva regalato una tempra e un'indole tipicamente
maschili.
A dispetto di ogni merito o demerito che le si voglia attribuire,
resta una figura incisiva ed emblematica della storia, che visse
con grande disinvoltura le contraddizioni scaturite dal suo essere
imperatrice e le simpatie per il "secolo dei lumi".