SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
SABURO
SAKAI |
GLI ASSI
DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
1939-1945
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SABURO SAKAI
" Samurai del cielo"
di Rao Alessandro
PREMESSA
" Non ho dimenticato come si fa a volare. Se il Giappone dovesse avere ancora bisogno di me, se le forze nemiche dovessero stringere da vicino la nostra Patria, volerò di nuovo. Ma prego fervidamente che non sia questa la ragione per la quale io debba ritornare a correre nei cieli." ( Saburo Sakai - Tokyo 1956 )
Queste frasi sono state pronunciate, dopo undici anni dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, dal più grande asso dell'aviazione della Marina Imperiale giapponese, sopravvissuto ad oltre duecento missioni di combattimento, con sessantaquattro vittorie aeree, conquistate contro la straripante caccia statunitense, grazie alla sua insuperabile perizia di pilota. Si nota la profonda sincerità ed onestà intellettuale, di questo grande asso, che nonostante la dura sconfitta subita nei valori ai quali ha sempre creduto e per i quali ha dedicato gli anni della sua gioventù, non ha alcun rimpianto all'infuori di quello per non aver compiuto il sacrificio estremo, secondo il Codice dei Samurai, immolandosi per L'Imperatore e per i cento milioni di connazionali. Lo accompagnerà per tutta la vita, il continuo ricordo degli assi da lui conosciuti e morti, chi in combattimento e chi negli attacchi Kamikaze: Nishizawa, Sugita, Ota, Taktsuka e molti altri i cui nomi sono scolpiti all'Ossario degli Eroi Giapponesi di Yakusumi a Tokyo (qui nell'immagine sotto).
Assieme a Sakai, moltissimi soldati giapponesi, per essersi salvati sul campo di battaglia, ritornati alla vita civile, le loro esistenze sono state tormentate perennemente da indelebili rimorsi. Un vecchio proverbio giapponese dice: "Il valore della vita, nell'assolvimento del dovere ha il peso di una piuma".
Non pochi sono stati coloro che hanno concluso l'esistenza ricorrendo al "harakiri". Per comprendere a fondo il comportamento del soldato giapponese, ma anche di tutto il popolo, nel periodo del conflitto, non si possono ignorare alcuni elementi fondanti della cultura nipponica, diametralmente opposta a quell'occidentale con radici cristiane e pertanto rispettosa della vita, come unico bene soprannaturale ed irripetibile. Nella cultura orientale, formata primariamente dal sincretismo di concezioni religiose molto sentite, quali il Confucianesimo, il Buddismo e lo Shintoismo, il valore della vita occupa l'ultimo posto e non deve assolutamente esser d'ostacolo per il raggiungimento d'altri fini ritenuti più nobili.
Di Saburo Sakai, colpisce una notazione sulla sua carriera militare di pilota: non ha mai ricevuto alcuna decorazione al valore militare e nessun riconoscimento gli è stato attribuito, dopo la fine del conflitto, diversamente da tutti gli assi delle altre nazioni. Nel Giappone dell'epoca, le medaglie al valore militare erano concesse solamente alla "memoria". Il pilota, nel suo libro-diario pubblicato negli Stati Uniti nel 1956, coadiuvato dallo scrittore giornalista Fred Saito, descrive un frammento di storia vissuta in prima persona, inerente le battaglie condotte contro gli americani nell'area del Sud Pacifico. Giorno per giorno, con grande sforzo di memoria e di fedeltà, Sakai ricostruisce scrupolosamente molti particolari che sarebbero, altrimenti, rimasti sconosciuti.
La descrizione dei fatti accaduti, anche se strettamente personale, è comprovata dai numerosi riscontri, effettuati dopo il conflitto, dalla documentazione conservata negli archivi militari, sia giapponesi, sia americani. In diversi casi, alcune azioni belliche, menzionate in autorevoli opere di storici militari americani, sono risultate non attendibili, altre volte, addirittura omesse. Nella "Storia delle operazioni navali degli Stati Uniti", scritta dall'Ammiraglio Samuel Elliot Morison, è ignorata la dura sconfitta subita nella battaglia di Giava (27 /2 - 1/3 1942) dalla forze americane, olandesi e indiane.IL PERSONAGGIO
Saburo Sakai nasce il 26 Agosto 1916, nella città di Saga, settanta chilometri da Nagasaki, appena cinquantamila abitanti, situata nell'isola meridionale di Kyushu (Giappone), da un'antica famiglia
appartenente ad una delle quattro caste sociali con le quali è diviso il popolo: quella dominante, conosciuta col nome dei Samurai o Guerrieri. A metà del diciannovesimo secolo, in seguito all'abolizione di tutte le divisioni sociali, la famiglia di Sakai privata dei privilegi fino allora goduti, diventa, di fatto, una famiglia indigente, sarà costretta a vivere con il solo compenso ottenuto dall'umile lavoro dei campi assegnati dal governo. Nella città di Saga, la vita sociale, attraverso gli anni, rimane sempre religiosamente legata alle prescrizioni del codice "hagakure", nel quale vi sono contemplate le norme del "bushido", sulle quali si fonda il comportamento dei Samurai. Un Samurai vive solo per combattere in difesa della Patria e della divina figura dell'Imperatore, per il quale deve essere sempre pronto a morire e in caso di sconfitta, compiere l'ultimo gesto d'onore, con il "harakiri" secondo le norme dettate dal "bushido".
Da bambino, Sakai, appena a contatto con il mondo scolastico non dimostra alcuna dote particolare, anzi è un allievo scarsamente interessato. I genitori lo mandano a studiare presso lo zio Hirokawa, residente a Tokyo, dove conosce la cugina Hatsuyo, che diverrà sua moglie molti anni dopo. Alle scuole di Tokyo, nonostante le premure dello zio, non riesce a concludere granch�. Ritorna a Saga, nel mese di Maggio del 1933, a seguito di un bando di concorso della Marina imperiale, si arruola come recluta ed è destinato nelle base navale di Sasebo, ottanta chilometri da Saga. Sopporta con facilità la disciplina ferrea, grazie alla sua educazione rigida, impartitagli dai genitori secondo il codice "hagakure". E' mozzo sulla nave da guerra "Kirishima" e di seguito trasferito sulla corazzata "Haruna", dove è promosso al grado di sergente. La carriera militare lo attrae molto e trova in essa il vero scopo della sua vita. In Giappone, come negli Stati Uniti, non esiste l'aviazione quale arma indipendente, ma come una specialità della Marina o dell'Esercito. Riesce ad essere ammesso alla scuola di pilotaggio della Marina a Tushiura, conquistando uno dei settanta posti, davanti a millecinquecento aspiranti. Ottiene il brevetto di pilota militare nel mese di Dicembre 1937, dopo un addestramento in volo, basato sul combattimento aereo, tra tonneau e looping ed ogni altra specie di figura acrobatica, acquisisce una ottima preparazione al pilotaggio dei velivoli. In Cina, nel frattempo, dilagando sempre più il conflitto cino-giapponese, aumenta la richiesta di nuove squadriglie di caccia di rinforzo. Per Sakai, la prima tappa è a Formosa, alla base di Kaohsiung, successivamente alla base di Kiukiang, nel Sud della Cina.
Nel Maggio del 1938 affronta il primo combattimento pilotando un caccia del tipo Mitsubishi 96 nominato "Claude", secondo la codificazione americana dell'epoca e abbatte nel cielo cinese, dopo un duello, un caccia del tipo Polikarpov I 16, velivolo di fabbricazione sovietica, pilotato, oltre che da cinesi e da russi, addirittura da qualche americano, tutti uniti contro il Giappone in Manciuria e in Mongolia.
Trasferito poi alla base di Hankow, nel maggio del 1941, ottiene il primo abbattimento di un aereo cinese, pilotando il nuovo caccia costruito dalla Mitsubishi A 6 M "Zero", (vedasi in calce "Informazioni sullo "Zero"). Per diversi mesi, Sakai, segue numerose missioni di ricognizione sulle basi americane, nonch� voli d'addestramento alle lunghe autonomie, come da Formosa alle Filippine, attività ritenute necessarie in previsione di incursioni verso obiettivi americani.
Adesso tutte le squadriglie da caccia, dai surclassati Mitsubishi 96, lenti e vulnerabili, passano ai più moderni caccia "Zero" nella base di Tainan, dove sono tenuti costantemente in allerta per essere impiegati tempestivamente.
Domenica, 7 Dicembre 1941, con l'improvviso attacco di Pearl Harbor, la Seconda Guerra Mondiale, apre un nuovo scenario nel Pacifico. Solo due ore dall'inizio delle ostilità, Sakai, si trova con quarantacinque "Zero" in volo di scorta a cinquantatre bombardieri tipo "Betty" diretti sulla base americana di Clark, nelle Filippine, che sarà distrutta completamente, colpendo di sorpresa i militari americani in una tranquilla giornata festiva. Durante il volo di ritorno, Sakai, combatte contro un caccia americano del tipo Curtiss P 40 "Warhawk" e lo abbatte con fredda determinazione, guadagnandosi la terza vittoria aerea; è il primo velivolo americano abbattuto nel cielo delle Filippine. Ancora, il terzo giorno 10 Dicembre, Sakai colpisce con i suoi cannoncini alari da 20 mm. un bombardiere pesante B 17 "Flying Fortress"; una vittoria storica, in quanto è la prima B 17 a cadere sotto i colpi giapponesi nell'area del Pacifico. Da una documentazione post-bellica, è risultata pilotata dal cap. Colin P. Kelly jr., il quale dopo aver fatto lanciare l'equipaggio, da solo, ha tentato un atterraggio disperato sulla base di Clark, finendo in un grosso braciere.
Nel 1941, Sakai, guadagna la sesta vittoria aerea, sul suo velivolo dipinge sei stelle blu, alla maniera dei piloti americani. Si trova, così, nell'inferno del Pacifico che lo vedrà distinguersi, prima, da tutti i piloti della base di Tainan, più tardi da tutti gli altri della Marina imperiale. Alla base è stimato come un grande asso ed il personale di terra gareggia per avere la manutenzione del suo caccia "Zero"; l'aereo è venerato come un oggetto sacro per la sua imbattibilità. Sembra che Sakai non abbia mai eseguito un atterraggio rovinoso e non abbia mai perso alcun gregario durante i combattimenti; primato davvero miracoloso considerate le circostanze. A Febbraio del 1942 arriva la tredicesima vittoria contro un aereo di costruzione americana, il Brewster F 2 "Buffalo" mai visto prima di allora, con le insegne olandesi. Il giorno 8 del mese di Aprile 1942, mentre i convogli degli alleati fanno confluire ingenti rifornimenti nella zona di Port Moresby, la squadriglia di Sakai si trasferisce da Rabaul a Lae e si scontra con i velivoli "Curtiss" P 40, pilotati da australiani, americani e olandesi, i quali subiscono perdite notevoli; la supremazia nipponica sembrerebbe incontrastata. A Tokyo, però, il 18 Aprile 1942 avviene la prima incursione da parte degli americani con bombardieri leggeri decollati dalla portaerei "Hornet", da una distanza di 1000 chilometri (vedi "Raid su Tokyo") e prende il via la riscossa degli Stati Uniti. Dalla base di Lae, nei mesi di Maggio, Giugno, Luglio, ogni giorno partono con successo azioni d'intercettazione ai B 25 "Mitchell" ed ai B 26"Marauder", che privi di scorta, bombardano le zone occupate dalle truppe giapponesi. Le perdite americane permangono ancora alte. Il 20 Maggio, Sakai, ottiene la trentasettesima stella blu con l'abbattimento di un caccia americano Bell P 39 "Airacobra", aereo non competitivo con i caccia "Zero" del Sol Levante. Presto, però, i cieli del Pacifico, cominciano a riempirsi di velivoli dell'U.S. Navy, imbarcati sulle varie portaerei dislocate nei quadranti strategici del mare. La supremazia aerea si sta spostando velocemente a favore degli americani, soprattutto per la grande quantità e per l'ottima qualità dei velivoli provenienti dalle fabbriche statunitensi. Per Sakai, l'impegno al combattimento diviene ancora più oneroso, ma l'asso giapponese dimostra sempre di più il carattere del vero Samurai. La sua abilità al volo si conferma il 20 maggio, quando conquista un primato: provvisto di maschera ad ossigeno e tuta di volo riscaldata elettricamente, a bordo del suo leggendario "Zero", raggiunge la quota di 11.400 metri. I giapponesi studiano nuove strategie per avere ragione sulle formazioni americane, ricorrendo spesse volte a tattiche impiegate in Europa dalla Luftwaffe contro l'U.S.A.A.F. (vedi "Caccia nella Seconda Guerra Mondiale"). Ancora un nuovo trasferimento dell'asso giapponese, dalla base di Lae a Rabaul. Siamo nel mese di Agosto 1942, durante una della tante missioni, nei cieli vicini a Guadalcanal, Sakai è protagonista di un avvenimento veramente unico, che nessun pilota, nelle sue condizione, ne sarebbe uscito vivo. Scorge una squadriglia di aerei americani abbastanza distanti, sembrano essere caccia F 4 F "Wildcat", pertanto si getta dentro la formazione adottando un tipo di attacco frontale. Troppo tardi si accorge che sono siluranti Grumman "Avenger". Questo tipo di velivolo, possiede una torretta dorsale, con mitragliatrici da 12,7 mm. e Sakai se avesse virato all'ultimo momento, sarebbe stato abbattuto inesorabilmente. Decide allora, di attraversare a forte velocità la formazione, nella speranza di sfuggire alle mitragliatrici. Purtroppo è colpito gravemente da schegge di metallo che lo trapassano in varie parti del corpo, perde per un istante il controllo del suo caccia "Zero"ed urta uno degli aerei "Avenger" che precipita a vite in mare.
Purtroppo, mentre lo "Zero", fortunatamente, non subisce gravi danni, Sakai riporta una profonda ferita alla testa con copiosa emorragia, perdita dell'occhio destro, una semiparalisi alla parte sinistra del corpo rendendogli il braccio praticamente inutilizzabile. Con una grande dose di coraggio, di volontà, di sopportazione al dolore, riesce nonostante tutto a mantenere una buona lucidità e a coordinare le idee.
Tampona le ferite alla meglio con la garza in dotazione sull'aereo e grazie al buon funzionamento del motore dell'aereo ed al serbatoio della benzina non vuoto, dopo un drammatico volo di centoventi chilometri, raggiunge la pista della base di Rabaul. Fra lo stupore del personale della base, viene prontamente soccorso e ricoverato in ospedale, avviandosi così, verso una lunga degenza. Infatti, per diversi mesi rimane a terra senza volare, con grande suo rammarico. A Novembre del 1944, continuano ancora le cure presso l'Ospedale Navale della base di Sasebo. È promosso ufficiale, con il grado di sottotenente, un salto molto difficile nella gerarchia militare giapponese. Ormai è un eroe nazionale, torna a volare senza un occhio, unico caso al mondo e secondo la sua volontà indomabile, torna presso il suo vecchio stormo a Tainan nel mese di Gennaio del 1943. Successivamente, vola come istruttore e come collaudatore presso la base di Omura dove riceve una nuova promozione a tenente. Nonostante la sua invalidità, abbatte in volo, ancora quattro caccia americani e porta il suo record a sessantaquattro vittorie aeree, ufficialmente riconosciute. Rimane attivo fino all'ultimo minuto prima della capitolazione del Giappone, annunciata dall'Imperatore alle ore 12 del 15 Agosto 1945.
Per Sakai, dopo il conflitto, continua un altro tipo di lotta, come egli descrive nelle sue memorie, incontra altre avversità, forse dure più delle precedenti, fatte di povertà, di fame e di malattie e d'indifferenza generale.
E' sospeso dal servizio dagli anni '45 a '52 a causa delle restrizione imposte dall'amministrazione militare americana in Giappone, non ha diritto neanche ad una pensione di guerra, forse, com'egli stesso commenta, è colpevole di esser stato un pilota militare giapponese. Solo dopo dieci anni dal conflitto, per l'asso giapponese, la situazione cambia degnamente a suo favore. La stampa e la diffusione delle sue memorie negli Stati Uniti, lo portano alla ribalta e diventa in poco tempo un personaggio popolare, specialmente nell'ambito aeronautico per il quale gli americani nutrono una gran considerazione. I suoi incontri con gli ex-nemici dell'epoca, con i quali aveva duellato nei cieli del Pacifico, assumono un aspetto favoloso, tanto da farne una figura leggendaria. Riesce a gestire una tipografia a Tokyo, risolvendo finalmente gli assillanti problemi di natura economica. Non dimentica i suoi vecchi amici piloti sopravvissuti e altri ex combattenti bisognosi, impegnandosi ad opere altamente umanitarie. Dal duro cuore del samurai, scaturisce, con il trascorrere degli anni, un profondo senso di alcuni valori tristemente assopiti dalla guerra. Muore, per un attacco cardiaco, il 22 Settembre dell'anno 2000, all'età di 84 anni.
Per le doti eccezionali di pilota da caccia, dovute allo spiccato senso del volo, per le incredibili azioni di combattimento nei cieli del Pacifico, alle quali � sopravvissuto, diventando un caso unico, il suo nome compare fra i maggiori assi della Seconda Guerra Mondiale.
Informazioni sul caccia Mitsubishi A 6 M "Zero-Sen" (Zeke)
Possiamo senz'altro considerare il caccia "Zero" della Marina Imperiale giapponese, impiegato nello scacchiere del Pacifico, dall'inizio del conflitto alla metà del 1942, come l'artefice principale dei rapidi successi conseguiti contro gli americani. Solo dopo il forte impegno dell'industria aeronautica americana, si ribalta la situazione nel Pacifico meridionale, togliendo ai nipponici, la supremazia aerea nei cieli. Negli Stati Uniti, i vertici militari e politici imprimono una forte accelerazione verso nuovi armamenti, per la quale le maggiori fabbriche aeronautiche mettono in linea velivoli con tecnologie avanzate. Di conseguenza il Sol Levante perde la superiorità aerea appena si trova in cielo a competere con velivoli come i caccia imbarcati dell'U.S.Navy, Grumman F 4F "Wildcat", F 6F "Hellcat", Chance Vought "F 4U "Corsair", quest'ultimo si contrappone decisamente e con successo alle ultime versioni dello "Zero", nonch� i caccia terrestri Lockheed P 38 "Lightning" e Republic P 47 "Thunderbolt" che alla fine del conflitto operano dalle basi di Iwo Jima e Okinawa.
Lo "Zero" entra in scena nel mese di Agosto 1940, durante il conflitto cino-giapponese a Chungking e si scontra subito con i Curtiss P 40 "Warhawk", le famose tigri della Birmania, con i denti di squalo dipinti sul radiatore, appartenenti al famoso Gruppo Volontari Americani.
Progettato dall'ing. Jiro Horikoshi è costruito da tre fabbriche: la Nakajima, la Mitsubishi e dall'Arsenale Navale di Sasebo, con una produzione totale di circa diecimila esemplari. Alla prima versione, A 6 M1 "Zero", con motore Zuisei da 780 HP, segue la versione con motore più potente, Sakae 12 da 925 HP la quale raggiunge una velocità di 540 km/h, estremamente maneggevole, armato con due cannoncini alari da 20 mm.Oerlikon (fabbricazione svizzera) e due mitragliatrici da 7,7 mm., eccezionale velocità di salita, circa 1400 metri il minuto fino a seimila metri di quota. Questa versione prende parte all'attacco su Pearl Harbor. Ancora un nuovo motore Sakae 21 da 1130 Hp, con compressore a due stadi e un carburatore per il volo rovescio, ali ridotte di circa 1,60 metri ed eliche tripale Mitsubishi-Hamilton per aumentare la velocità, distingue lo "Zero" A 6 M3, che non si rivela secondo le aspettative dei progettisti. Nelle varie acrobazie, i piloti dello "Zero" riescono a sopportare, in virata stretta, fino a 12 g. Il segreto della maneggevolezza di questo formidabile caccia, che fa strage di aerei americani, risiede nella particolare tecnica di costruzione adottata. Negli anni '30 e '40 i giapponesi sono all'avanguardia nella produzione di metalli leggeri; per la costruzione dello "Zero", sono utilizzati al limite della loro resistenza, diminuendo così notevolmente il peso del velivolo. Il sistema di costruzione è diverso da quello usato generalmente dall'industria occidentale, basato essenzialmente nell'assemblaggio di molte parti dell'aereo costruite separatamente, per lo "Zero" è semplificato a due parti principali: vano motore e carlinga, uniti con le ali a doppio longherone in maniera da formare un unico blocco, il tutto, fissato con una corona di ottanta bulloni, alla seconda parte, costituita dalla fusoliera. La struttura del velivolo, così ottenuta, risulta decisamente paragonabile a quella di un normale velivolo da turismo. La leggerezza, rappresenta quindi, la sua caratteristica fondamentale; basta ricordare il suo peso a vuoto di soli milleottocento chili, molto contenuto se confrontato con i tremila chili dell'inglese "Spitfire", ed i settemila chili dell'americano P 47 "Thunderbolt".
Confrontato ancora con lo stesso P 47 "Thunderbolt" e con il P 38 "Lightning", i quali entrambi impiegano quattro minuti per salire a tremila metri, lo "Zero", raggiunge la stessa quota con tre minuti esatti, mantenendo un angolo ascensionale di quarantacinque gradi. Un altro famoso caccia della Seconda Guerra Mondiale, il P 51 "Mustang", con un motore di 1950 HP di potenza, riesce a percorrere appena centocinquanta chilometri orari in più dello "Zero".
Paradossalmente il suo vantaggio iniziale si trasforma presto nel "Tallone di Achille". Infatti, la battaglia aeronavale delle Midway, avvenuta nel mese di Giugno 1942, segna la fine del caccia nipponico mettendo in evidenza i gravi difetti non previsti dai suoi progettisti. Lo "Zero nasce in una logica d'attacco, nella visione dei vertici militari del momento, preoccupati esclusivamente ad un aereo offensivo, con il solo compito di colpire l'avversario ed allontanarsi velocemente, sfruttando le doti di maneggevolezza. La protezione del pilota è così trascurata, mancando nell'aereo, l'abitacolo blindato, un adeguato sistema antincendio ed inoltre, il motore senza corazzatura.
Gli "Zero", negli scontri con i caccia americani, si rivelano vulnerabili, prendono fuoco ed esplodono con facilità appena colpiti da raffiche di proiettili calibro 7,7 mm. I caccia statunitensi, realizzati con dispositivi di sicurezza efficienti, riescono a sopportare anche danni di una certa gravità, salvando la vita del pilota che spesse volte rientra alla base. Da queste esigenze, nasce la nuova versione A 6 M5, nella quale sono installati degli estintori antincendio ed è migliorato l'armamento con due cannoncini da 20 mm. e quattro mitragliatrici da 13 mm.; tuttavia risulta sempre inferiore ai caccia americani. Verso la fine del 1944, le fabbriche della Mitsubishi realizzano la versione A 6 M6, che è la più potente della serie; dotata di motore Sakae 31 da 1130 HP con iniezione di metanolo, raggiunge circa seicento chilometri orari. Un'ultima versione particolare dello "Zero" è la A 6 M7 , progettata per gli attacchi suicidi dei Kamikaze, l'aereo è in grado di trasportare una bomba da 200 kg. ed è completamente disarmato.
p.s.) La denominazione "Zero", dipende dal modo come i giapponesi identificano i velivoli. Aggiungono sempre, accanto al nome della fabbrica, le ultime cifre dell'anno di costruzione . Nel caso dello "Zero", costruito nell'anno 1940, corrispondente all'anno 2600 del calendario giapponese, sono attribuite le due cifre finali: "00".
L'ulteriore nome "Zeke" è aggiunto dagli alleati. Infatti, considerata la codificazione giapponese piuttosto complicata, tutti i velivoli, sono classificati dall'U.S.A.A.F. con nomi, generalmente di donna, al fine di rendere semplice l' individuazione dei diversi modelli da parte del personale.
Dati Tecnici Riferiti allo "ZERO - SEN" A 6 M6 (ZEKE")
Apertura alare: m. 10,99
Lunghezza: m. 9,06
Peso: Kg. 2.750
Motore Nakajima Sakae 31 da 1.130 HP raffreddato ad aria
Velocità: 560 Km/h a 6.000 m.
Tempo di salita: a 6.000 m. in 7' 8".
Quota di tangenza: 10.700 m.
Armamento: 2 cannoncini da 20 mm. Oerlikon e 2 mitragliatrici di 13 mm.
Equipaggio: 1 uomo.Bibliografia:
"Samurai" di Saburo Sakai (Ed. Longanesi 1960-Ristampa Ed. Teadue 2001)
"Battaglie della II Guerra Mondiale " di H.A. Jacobsen e J. Rohwer- Baldini Castoldi -Milano
"Storia controversa della II Guerra Mondiale" di Eddy Bauer (Ed. DeAgostini 1971)
"Famous Fighters of the Second Wold War" di W. Green (Ed. London Mac Donald)
Estensore: Rao Alessandro
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