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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 798 d.C.

(Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")

*** LA VINCENTE MISTICA DI ALFONSO RE DELLE ASTURIE
*** IL SANTUARIO DI SANTIAGO CAMPOSTELA

A forza di inviare regali a Carlomagno Re dei Franchi, Alfonso re delle Asturie (uno degli ultimi duchi Goti, ma fervente cattolico) pensa che una buona volta gli sarà riconoscente e gli darà un aiuto per allargare i suoi domini, lui che ha il suo piccolo regno in quella piccola striscia di terra a nord della Spagna, vicino ai Baschi che come sappiamo erano sempre riusciti a difendersi molto bene sia dagli arabi che dallo stesso Carlo. Ma proprio Carlo da quelle parti proprio non vuole più passare. Né quindi ascoltare proposte di alleanze che come in quella dolorosa occasione si rivelarono poi dei tradimenti.

Alfonso lo abbiamo già detto, era uno degli ultimi della discendenza dei Goti; all' invasione araba il suo trisavolo Pelagio si era creata una propria nicchia, diventando così l'unico sopravissuto della grande invasione gotica della Spagna. I Goti e i Franchi erano nemici da quattrocento anni, e i vecchi nobili non vedevano ben chiaro quei doni inviati a Carlo, forse voleva dargli il suo regno quando sarebbe morto visto che Alfonso non aveva eredi?
Il popolo che non aveva nulla da perdere era con lui, ma i nobili che evrebbero perso tanto si ribellarono, un bel giorno lo detronizzarono e lo chiusero in un convento, ma il popolo sempre fedele al loro sovrano, dopo 2 anni indignato si ribellò e chiusero loro i nobili dentro i conventi e anche dentro qualche sepolcro, e liberò Alfonso che potè ritornare sul suo trono acclamato da tutta la popolazione. Ma Alfonso non era piu' lui, il sorprendente ultimo indomito goto di Spagna nei suoi due anni di segregazione aveva subito una profonda trasformazione.

L'avventura anche se era finita bene, lo aveva messo in guardia, la solitudine della galera forse lo aveva fatto riflettere sull'esistenza; in poche parole i suoi interessi si spostarono non più sulle conquiste di territori in terra, ma a conquistarsi un angolo di cielo, si dedicò così a venerazioni meno pericolose; scelse poi un sito in terra e dal cielo scese l'illuminazione: si dedicò per il resto della vita a un Apostolo di Gesù Cristo.

Il sito era quello che si chiama ancora oggi SANTIAGO de CAMPOSTELA (Sant-Jago), e l'apostolo era SAN GIACOMO ovvero le sue spoglie.
In una zona dal nome romano, Iria Flavia, una notte erano state viste da alcuni contadini in un campo, delle stelle che scendevano dal cielo, poi chiarori e lampi, che i contadini dissero che assomigliavano a degli angeli.
Al mattino, proprio in quel campo che erano scese le stelle (e l'etimo del luogo sembra proprio derivato da questo "campo di stelle") fu rinvenuto il cadavere incorrotto di uno sconosciuto vestito come un santo, con ricchi paramenti, come si vedono nelle chiese nelle grandi occasioni. Subito qualcuno disse che era il ritorno in patria dall'oriente del santo Apostolo Giacomo.
Ancora Papa Innocenzo I nel 402, sollecitato dagli spagnoli, aveva affermato che nessun apostolo era spagnolo, solo il figlio di Zebedeo Giacomo Maggiore, ma era un missionario e costui era stato fatto giustiziare nel 44 d.C. da Erode Agrippa.

Ma i miracoli sono miracoli, e qualcuno insistette nel dire che quel cadavere era di Giacomo, che aveva attraversato il Mediterraneo, approdato in quella piccola baia della Spagna, per venire a difendere quel territorio costantemente minacciato dai seguaci dell'Islam. Re Alfonso con la sua nuova conversione disse che la notizia, l'evento, il miracolo era molto verosimile, e dimostrò così bene la sua convinzione che ordinò la costruzione sul medesimo luogo ove era stato rinvenuto quel corpo benedetto, un santuario in legno, dove i pellegrini potessero pregare sulla tomba del santo che era venuto nel momento del maggior bisogno a salvare l'intera Spagna dagli infedeli arabi.

La notizia si diffuse, o la si fece abilmente diffondere subito ai quattro venti; così in poco tempo si sviluppò un fervore popolare incontenibile; in ogni angolo del Paese - e perfino in Francia- si sussurrava che San Giacomo era ritornato in Spagna per scacciare quella gente che minacciava non solo la Spagna ma anche la Francia.
Insomma i pellegrini cominciarono ad arrivare a migliaia poi a decine di migliaia, da tutte le parti, e per proteggerli lungo le strade della Francia dai banditi, e in Spagna dai saraceni, erano sorti degli ordini cavallereschi che presidiavano le strade di accesso a quel santo sepolcro-santuario. Il vescovo Odoar di Lugo e Teodimiro di Iria, davanti a una simile manifestazione dei fedeli di amore soprannaturale accettando integralmente l'asserzione di Alfonso, trasformarono in breve tempo la località, nel più celebre santuario d'Europa, e vi trasferirono perfino il vescovado.

RE ALFONSO sempre più fervente, dopo aver trasformato in un batter d'occhio quel territorio che fino allora era dominato dalla miseria, in un luogo diventato subito una città, dove si accalcavano migliaia di pellegrini, con arte, con intuito o con la grazia divina utilizzò subito quei denari che erano così tanti e questi veramente "piovuti dal cielo" come le stelle cercando, di imitare quello che stava facendo Al-Hakam I a Cordova con la sua stupenda moschea . Ed ecco costruire con quei denari oltre che il grandioso santuario di Santiago, le più belle chiese di Spagna, la Residenza di Oviedo, il San Julian de los Prados, quella di San Tirso, el Santullano, lo stupendo tempio di San Pedro de Nora e tante altre minori.

Così operando, con gli affari e il misticismo, quest'ultimo goto, contribuì -indirettamente ma non poco- alla " Reconquista della Spagna", più di tutte le militaresche gesta di guerra di principi e re contemporanei e di quelli che vennero dopo, poiché il pellegrinaggio a quel sepolcro continuò instancabilmente, e fece nascere in tutti i cavalieri occidentali il sacro impegno di liberare la penisola iberica. Tutto l'occidente cristiano si schierò con quella voglia di ricristianizzare la terra che era stata invasa dai musulmani; tale diffuso fervore mistico portarono poi in seguito a indire le crociate in Oriente per sottrarre agli infedeli il Santo Sepolcro di Geù Cristo.

Di quel miracolo possiamo anche pensare che fu una messa in scena straordinaria, degna di un grande ufficio di marketing e di promozione turistica con fini e mezzi o mezzi e fini che si intrecciano secondo le necessità materiali e politiche. Quel che è certo è che riuscì pienamente, e se il miracolo nell'aver ritrovato quel cadavere vestito stranamente di paramenti non era del tutto realistico, e poco razionale il racconto, quell'immediato fervore, fu certamente un miracolo fatto da chi aveva dato ad Alfonso quella straordinaria idea di costruire in quel momento storico e in quell'emotivo istante, il sepolcro e poi il santuario.
Le leggenda e una così improvvisa divulgazione della stessa in ogni angolo dell'Europa, essa stessa era un miracolo. Del resto di fronte a tanti problemi pratici irrisolti da decenni la popolazione si buttò come spesso accade nell'irrazionale, come ultima risorsa per sopravvivere. A dare una spintarella a questo fervore religioso non erano certo estranei monaci e preti.
E questo anche nell'attuale epoca dei sincrotoni, della Tac cerebrale, dei trapianti di cuore e delle navicelle spaziali.

A COSTANTINOPOLI I mutamenti avvenuti nel palazzo imperiale inducono gli arabi a rompere il trattato che avevano fatto nel 781 e a richiedere dei nuovi tributi che IRENE l'imperatrice e costretta a impegnarsi a pagare, mettendo sempre di piu allo sfacelo la finanza pubblica, appesantendo i cittadini di tasse per far fronte alle spese correnti, e a fare entrare l'impero in una gravissima crisi economica.

CONTINUA ANNO 799 > >