HOME PAGE
CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
1 D.C. AL 2000
ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 722 d.C.

(Vedi QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")

*** IL MONACO BONIFACIO A ROMA

Nativo di Crediton e monaco a Netley, WINFRID questo era il suo nome originale, iniziò le sue imprese missionarie tra i Frisoni. Con zelo dedicò i suoi maggiori sforzi alla conversione dei pagani. Suo obiettivo era la popolazione sassone al di là dell'Elba, poiché pare che il suo cuore fosse portato verso gli uomini della sua stessa razza, ma operò in Turingia e fra gli abitanti dell'Assia; infine con le sue stesse mani e con una scure diede un colpo al paganesimo tedesco abbattendo la quercia sacra di Geismar.
La sua patria inviò monaci volenterosi ad ogni sua richiesta, per rendere con lui i risultati più sicuri e preparare la conquista franca. Con lui vennero fondati numerosi monasteri, ed infatti, i suoi sforzi per la causa del Vangelo erano appoggiati sia dalla benedizione del papa sia dagli eserciti franchi. Papi a Roma e re e maggiordomi in Francia si succedettero, ma sempre ebbero testimonianza della sua lealtà e tutti lo coprirono di nuovi onori.

Nel corso di quest’anno GREGORIO II, uomo di grande saggezza e abilità politica, riconobbe i meriti di questo ardente missionario e lo nomino vescovo senza sede. Cioè lo elevò alla dignità di arcivescovo, senza confinare la sua opera ad una sola città, e lo scopo era quello di dargli autorità in Gallia dove, specialmente in Neustria, erano sorti gravi disordini nell'ambito della chiesa. A tal fine Bonifacio cooperò lealmente e fece il possibile per ottenere l'appoggio di Carlo Martello.


Questa sua influenza raggiunse l'apice durante il pontificato di Zaccaria: presiedette numerosissimi concili, riuscì a sopprimere i disordini sorti fra il clero sia in Austrasia che in Neustria e fece fondare nuove sedi vescovili nella lontana Baviera, fino all'assegnazione della sede a Magonza nel 743 dove gli fu conferita la carica di primate della Germania.
Sotto papa Stefano, lasciò la carica per occuparsi della sua attività di missionario ma andò incontro ai pagani per l'ultima volta, perché questi ne fecero con l'uccisione un martire.

La sua più grande missione la svolse però proprio in Francia dove ben presto comprese che non avrebbe potuto continuare l'attività missionaria, senza l'aiuto del gran maggiordomo CARLO MARTELLO, che trovò abbastanza disponibile, anche se costui impegnato com'era in imprese militari prima all'interno e poi all'esterno contro gli arabi non passò ai posteri come un uomo devoto alla chiesa. Infatti quando papa Gregorio III nel 739 si rivolse a lui perché intervenisse con un suo esercito a liberarlo dai longobardi di Liutprando "suoi oppressori", Carlo Martello ignorò la sua richiesta. E c'era un motivo, era stato accusato ferocemente dai papalini di Francia, e non a torto come abbiamo visto sopra, per aver espropriato i possedimenti del clero. Infatti qualcuno gli indirizzava pubblicamente "la dannazione che meritava, lui che aveva sottratto le proprietà alla chiesa fatta da devoti fedeli a Cristo, per il bene dei propri simili".
Ma oltre questo, nello stesso periodo Carlo Martello aveva preso contatti proprio con Liutprando; ed infatti questi si stava recando da lui per aiutarlo a combattere gli arabi.

CARLO MARTELLO e GREGORIO III morirono nel 741, e come accennato salì al soglio Zaccaria, mentre in Francia maggiordomo diventava il figlio di Carlo Martello, PIPINO detto il "breve"; e se il padre era un abile politico, il figlio ne fu un degno erede, anzi sfruttò proprio l'alto prestigio che al padre gli era derivato dall'aver fermata l'avanzata degli Arabi a Poitiers, colui che aveva salvato non solo il Regno dei Franchi, ma era quello che aveva fermato l'avanzata degli islamici, che avrebbero altrimenti spazzato via la cristianità se lui non li avesse sbaragliati; poi per essere il continuatore di colui che era stato il più strenuo difensore del Cristianesimo, si elesse da solo ( all'inizio apparentemente) come il rappresentante, la guida terrena - civile politica e militare- di quella Cristianità di cui il Papa era l'indiscutibile guida spirituale.

La vittoria sugli arabi di suo padre Carlo Martello, PIPINO il “BREVE” la valutò politicamente, e se i suoi predecessori avevano fatto sempre e solo i maggiordomi, decise di ritentare quel colpo di Stato che era fallito al suo antenato GRIOMOALDO, e quindi si preparò all’impresa, proprio con l'appoggio del clero di cui Bonifacio come pontefice era il più alto rappresentante, cui diede al gesto non la parvenza di un’usurpazione ma una giustificazione altamente religiosa. A "sdoganarlo" fu proprio lui il vescovo BONIFACIO confermata più tardi dal pontefice STEFANO II (o III). Fu paradossale che il regno dei franchi fu una vera e propria creazione dell'abate inglese.
Deposto l'ultimo re della stirpe merovingia, fu lui a creare la stirpe caloringia.

I due fratelli, Pipino e Carlomanno erano dei ferventi religiosi, e anche se Carlomanno si ritirò poi dal mondo facendosi monaco, suo fratello era ancora più religioso di lui, e in questo c'era un motivo di fondo, Pipino era stato allevato al monastero di Sant Denis, aveva assorbito tutta la filosofia religiosa di Bonifacio, religione che conosceva fin dai tempi del primo convertito al cristianesimo, Clodoveo; ogni aspetto politico della questione, aveva avuto tempo di analizzarla e capire che una situazione amichevole con i pontefici romani era molto saggia e che legare il governo alla forte sede cristiana di San Pietro avrebbe potuto avere con la benedizione del papa l’abolizione di quei re fantocci che non avevano alcun merito, e la consacrazione a re di chi invece aveva contribuito alla salvaguardia della Cristianità in Francia.

E quel re non poteva essere che lui, Bonifacio lo aveva preparato, lo aveva voluto, e alla fine Pipino lo aveva fatto re. Roma formalizzò soltanto l’atto. Fu Bonifacio a dare al primo rappresentante carolingio, la prima corona di sovrano; corone che andarono poi a moltiplicarsi su tutta l'Europa con matrimoni e alleanze parentali perfino con quelli che prima erano considerati "detestabili, razza infetta da lebbra e repellenti" cioè i longobardi; così scriveva ancora Stefano IV, che non era né un Pipino né un Bonifacio.

L'opera del monaco Bonifacio quindi andò molto al di là di una semplice opera missionaria ma andò ad influenzare tutto l'operato di questo Pipino, che anche quando fu consacrato re volle proprio l'abbazia di Sant Denis a fargli da sfondo, e quando divenne re, a Sant Denis nel 752 accordò il diritto di una proprietà che permise al monastero di assicurarsi rendite e i diritti per una lunga vita, e ancora a Sant Denis nel 754 ricevette Papa Stefano II che lo consacrò per la seconda volta re di Francia e lo nominò Patricius Romanum, ungendo sua moglie Bertranda e i figli Carlomanno e Carlo.
Tutta la nobiltà che venne dopo questi 13 secoli fino ai nostri giorni parte da qui, da questo Bonifacio (WILFRID) e da questo suo allievo a Sant Denis, Pipino.
Tutte le teste coronate d'Europa dovettero e devono a lui la loro ascesa e le corone che si misero sul capo.

CONTINUA ANNO 723 > >