DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 723 d.C.
(Vedi
QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")
*** L'ICONOCLASTIA A COSTANTINOPOLI
Anche nei regni della Chazarjia (quel complesso di territori dove abbiamo conosciuto gli Slavi e i Bulgari del basso Danubio e quelli della Crimea) c'era una spinta alla cristianizzazione, gli statisti bizantini con la loro solita opportunistica diplomazia di alleanze puntavano anche su queste conversioni per consolidare con il cristianesimo e quindi con Bisanzio la propria politica.
I Chazari vevano soprattutto necessità di alleanze per frenare le avanzate degli arabi che se superavano il Bosforo avrebbero potuto invadere i loro territori. E non indifferente era poi il ruolo che questi stati Bulgari appena costituiti in regni, influenzarono la ripresa dei commercio a Bisanzio soprattutto dopo la conquista della Siria e dell'Egitto ad opera degli arabi. Costantinopoli poteva così rifornirsi di grano ucraino, oro dagli Urali e seta grezza dalla Cina attraverso la via terrestre.
E, nonostante i vari numerosi scontri occasionali, i rapporti di Bisanzio e la capitale chazara rimasero stretti e amichevoli.Ci furono perfino matrimoni incrociati fra figli e parenti di sovrani da entrambi le parti, dove il rito religioso cristiano era la parte più spettacolare delle cerimonie che consentivano agli ecclesiastici chazari di introdurre anche nel loro territorio i riti religiosi ortodossi, anche se non si ha nessuna testimonianza in questi tempi di una costituzione nel territorio di una chiesa missionaria nell'impero chazaro per questo preciso scopo.
Ma non erano i soli: questa avanzata del cristianesimo, venne frenata dalla propaganda rivale del giudaismo e dell'Islam. Il primo soprattutto stava guadagnando terreno. Fonti ebraiche medievali datano i primi successi su questi territori proprio in questi anni, periodo in cui si dice che alcune delle dottrine mosaiche furono adottate dal Khan Bulan. Ma non andarono comunque questi successi ad intaccare i rapporti amichevoli con Bisanzio. La politica dei commerci non poteva soffermarsi sull'aspetto religioso, quindi si chiuse non solo un occhio ma tutti e due.
Ebbe il cristianesimo il vantaggio che messo qualche seme, quando l'attenzione (culturale, economica e politica) degli stati slavi e bulgari si spostò non verso il sud ma verso gli stati balcanici dell'Europa, la modesta opera di evangelizzazione fu una buona base per una più estesa opera di proselitismo, non privi di tanti dubbi nei confronti delle tre religioni che ognuno predicava essere quella più vera.Da documenti che si conservano, lo stesso Khan bulgaro dice al clero bizantino "noi differiamo da voi perché non glorifichiamo la Trinità ma adoriamo un solo Dio, quello dei Libri". Una delegazione di sacerdoti Bulgari a Costantinopoli più tardi dirà "Gli Ebrei ci esortano ad abbracciare la loro fede e le loro tradizioni, ma gli Arabi d'altro canto.. ci incitano ad accettare le loro credenze". Insomma anche questi popoli nascenti di fronte alle secolari questioni dei cavilli dogmatici erano molto confusi.
La stima su una o l’altra religione fu sempre legata a certi periodi; e questi erano influenzati dal monarca di turno; infatti tutte e tre le religioni hanno evidenziato il loro periodo migliore, ovviamente tacendo gli altri a loro non favorevole.
Una carta che fu giocata dagli musulmani in questo periodo, a favore della loro religione per renderla meno ridicola e più credibile, fu quella della condanna del culto delle immagini sacre, che il Corano - tutt’oggi- considera una forma di culto pagano; una negazione che ben presto attecchì e iniziò a propagarsi proprio a Costantinopoli, in seguito alle predicazioni di Sarantapico di Laodicea. Questa dottrina fu così convincente che spinse l'imperatore LEONE III, tre anni dopo, nel 726, a emettere un editto che vietava il culto delle immagini, ordinando la rimozione e la distruzione di statue e dipinti in tutte le chiese.
Ma più che una strategia araba, il motivo più profondo andava ravvisato nella tradizionale avversione che lo spiritualismo d'impostazione platonica portava alla materia e a tutto quanto le si riconnetteva, quindi anche alle rappresentazioni figurate; cioè la materia ignobile, morta, era ritenute indegna di rappresentare la gloria degli dei.
Il fatto che il movimento fu appoggiato dai militari, dall'imperatore e da larghe fascie di nobili e capitalisti, e avversato invece dal popolino delle città e in particolare da Costantinopoli, oltre che dagli ambienti monastici, fa capire che nella controversia intervennero fattori di natura sociale ed economica, mascherati da pie intenzioni.
Una prima fase di questa lotta iconoclastica si svolge proprio quest'anno, che va a turbare a lungo e profondamente la vita dell'impero e sconvolgerà la vita delle città più importanti, dove la polemica raggiunse anche toni aspri.Contro i sostenitori del culto delle immagini, che ebbero il loro più valido esponente in Giovanni Damasceno, si agì con dure repressioni contro chi non osservava l’editto. Alla fine la controversia coinvolse pure l’Europa, perché l’editto fu esteso anche in occidente. Ma la Roma papale prese un atteggiamento favorevole al culto delle immagini, condannò nel 731 l’imperatore Leone III che aveva promulgato l’editto nel 726 e invitò gli italiani a non osservarlo (ne parleremo ancora nel 726)
Della crisi iconoclastica, in Italia, che contrappose la Chiesa di Roma ai Bizantini, cercò di trarne vantaggio il re longobardo Liutprando; infatti attaccò con decisione le tradizionali roccaforti bizantine dell'Esarcato. Il Papa all'inizio era soddisfatto e stette al gioco, ma di fronte al pericolo di un eccessivo rafforzamento dei Longobardi, tornò a schierarsi decisamente con l'Impero.Ma sembra che scatenando l’iconoclastia, Leone III, non avesse puntato solo agli scopi religiosi ma anche a quello di colpire i conventi che con le loro enormi proprietà terriere avevano acquistato un pericoloso potere economico, sociale e politico.
Irene l'imperatrice stemprò per qualche anno la controversia nel 787, ma un'altra ondata si scatenò fra 813 e l' 842. Solo per l'intervento di un'altra donna, l'imperatrice Teodora, cessò la persecuzione iconoclastica e si riconfermò definitivamente la validità del culto prestato alle immagini, considerate non solo mezzi d'istruzione religiosa per il popolo analfabeta, ma anche segni visibili della santificazione della materia, resa possibile dall'incarnazione di Cristo, e validi simboli esteriori del culto spirituale reso alla divinità.