DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
DA
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 563 d.C.
(
QUI riassunto dell'intero periodo ( guerra gotico-bizantina) dal 540 al 567
) >
*** I TURCHI
- GLI AVARI DELLA MONGOLIA
*** COSA CI PORTARONO I MONGOLI-TURCHI
*** MA I ROMANI SI ESTINSERO PER IL PIOMBO?
*** GLI AVARI - Dobbiamo subito conoscere questo popolo, perch� altrimenti certi spostamenti che fra non molto segnaleremo all' interno dell'intera Europa (fino al 796) possono sembrare impossibili. La "Land Rover" allora non esisteva, e nemmeno gli aerei, eppure nei loro spostamenti queste lontane popolazioni asiatiche coprivano distanze enormi.
Popolazione di ceppo mongolico (uralo-altaico sotto il profilo linguistico), migrarono dall'Est asiatico dopo essere stati sconfitti dai loro cugini mongolo-turchi, che in questo periodo sono in piena espansione al nord della Cina, che stanno aggredendo da vari punti.
Fu una migrazione massiccia quella degli Avari, biblica, e su grande distanza, visto che li troviamo stanziati in Ucraina. Iniziando a dare fastidio, con varie spedizioni, alla Persia di Cosroe, e all'Impero di Giustiniano nei suoi ultimi anni di vita.
Dall'Ucraina all'Ungheria il passo fu breve; li troviamo infatti fra tre anni, nel 566, nel territorio dei Gepidi, ad allearsi con i Longobardi che gi� da tempo e senza successo, cercavano di insediarsi su questo territorio. In parte erano c'erano riusciti, ma pagando dei fastidiosi tributi ai gepidi
L'alleanza con gli Avari fu tuttavia di breve durata, nemmeno un anno. Poi il loro dominio nella regione che si erano divisa in due, inizi� per i Longobardi ad essere costantemente insidiata dagli Avari medesimi, pi� aggressivi degli stessi Longobardi. Fu certamente questa una delle cause che indussero pi� tardi i Longobardi a lasciare il territorio e a muovere verso l'Italia con uomini, averi e armenti.
Emigrati i Longobardi in Italia, gli Avari riuscirono a crearsi un regno che dominava gli slavi ma che continuamente minacciava i bizantini (dal 566-602). Gli Slavi (Serbi e Croati) che non erano meno guerrieri degli Avari (per Giustiniano gli Slavi erano quelli che temeva di pi� di ogni altro popolo e cerc� sempre di comprarli ma mai di fargli guerra) prima furono fiaccati dagli Avari con varie incursioni, poi furono sgominati in tre campagne (791, 795, 796) infine dai Franchi dispersi. Ma sul territorio (in Ungheria, come i discendenti dell'Unno Attila, anch'essi di origine turco-mongola) gli Avari indubbiamente rimasero e s'integrarono con i locali (slavi, unni, ecc.)
Gli Avari sono tutti di razza uralo-altaici; corporatura solida, ossatura robusta, taglia medio-piccola, tronco lungo, testa grande brachicefala, faccia larga, zigomi sporgenti, bocca grande, denti forti e bianchissimi; Hanno mento largo, fronte bassa e poco arcuata, naso leggermente schiacciato; occhi molto distanziati, infossati, marrone scuro o nero, a taglio obliquo, viso con una piega di pelle quasi perpendicolare sull'angolo interno (la cosiddetta "piega mongola"), e l'angolo esterno sollevato; Pelle color del grano, giallo-marrone chiaro per i mongoli color bronzo-olivastro chiaro per i turchi; capelli ruvidi, color nero carbone; notevole forza fisica; scarsa sensibilit� alle variazioni climatiche e alle ferite; vista e udito incredibilmente acuti; memoria fuori del comune. Il loro capo, il khan esercitava una autorita' su tutti. Nessun gruppo osava stabilirsi in un posto che non gli fosse stato assegnato. Il khan comandava i principi, che a loro volta comandavano gruppi di mille individui, dove il comando era assoluto e perfino la morte era accettata senza discutere.
Avevano i famosi cavalli turcomanni che superavano tutte le altre razze in velocit�, resistenza, intelligenza, fedelt� all'uomo e possedevano uno straordinario senso dell'orientamento: servivano solo per essere cavalcati e le femmine per essere anche munte, quindi non sono bestie da soma come i cammelli, i dromedari o i buoi.
Nel corso delle loro "escursioni" questi cavalli percorrevano con i loro cavalieri in cinque giorni anche 1000 chilometri nel deserto senz'acqua, o nelle tundre ghiacciate senza ombra di foraggio.
Col retaggio di migliaia di anni di steppa, sia cavallo che cavaliere avevano capacit� di muoversi in tempeste di neve e di sabbia facendo anche a meno di cibo e di acqua per vari giorni, sopportando le calure estive dei deserti o le rigide temperature nelle tundre dei territori glaciali, che raggiungevano dalle loro basi con spostamenti nell'andata di 1000-1600 chilometri e ne facevano ritorno, percorrendo cos� circa 2000- 3200 km. Questo nomade trascorreva in sella la maggior parte della sua vita; in sella si facevano riunioni, si mangiava, si beveva il kumiz e perfino si dormiva.
La grande steppa ha la caratteristica di essere esposta, per cui - anche questo un retaggio arcaico - a differenza dei nomadi delle montagne che possono godere di anfratti o collinette, ali Avari dovevano concentrarsi in grossi gruppi per prevenire attacchi di altri gruppi, che spinti dagli istinti della conservazione li costringeva in casi di carestia, e quindi per la fame, ad attaccare altri gruppi.
Non conoscono lo stanziamento, lo disprezzano, dover prendere l'aratro - nel caso costretti perch� fatti prigionieri- era per gli Avari la pi� grande sventura e umiliazione. La libert� nei movimenti era una necessit� esistenziale oltre che interiore.
Fin quando ci saranno gli armenti allo stato brado, non si rassegneranno mai a vivere di agricoltura o di pastorizia allevativa. Il nomade turco non si discostava poi tanto dall'arcaico nomade arabo.
Lo stesso Maometto nel 610, affermava "" l' aratro; dovunque � penetrato, questo arnese ha portato con s� schiavit� e vergogna".
I mongoli-avari non avevano n� pane, n� verdure, n� legumi; la carne la assumevano in forma cos� ridotta che ad altri popoli non sarebbe bastata per sopravvivere, mentre invece si cibavano abbondantemente di altre cose in occidente ancora sconosciute.
Consumavano molto latte dalle loro cavalle (capostipite del cavallo selvatico � proprio la bassa Siberia, alta Mongolia) che accompagnavano con farina di miglio che portavano sempre con s� in un sacchetto, che cresceva (anche su terreni poveri) sulle montagne che dividono la Mongolia dal Kazakistan, in forma selvatica fino a 2900 metri, in alcune zone fino a 4300.
Contrariamente ai popoli che vivevano al disotto dei 20� e i 30� gradi di latitudine (come Egitto, Mediterraneo, Mesopotamia, Arabia, India) dove le temperature sono di media 20/30 gradi sopra zero i locali mangiavano una volta al giorno, mentre questi popoli nord-asiatici dovevano necessariamente alimentarsi con 3 pasti giornalieri per compensare le calorie che venivano assorbite dalle basse temperature.
In questa loro dieta, c'era un alto consumo di latte e derivati che � (e lo diventer� presto) l'alimento principale dei popoli del nord; dal latte ottengono il BURRO (sconosciuto nei paesi caldi); ottengono la bevanda kumiz (una specie di "vino") che da sola basta per sopravvivere; ottengono dalla acidit� la coagulazione e la fermentazione del particolare cibo turco-tartaro, lo yogurt; ottengono sempre dallo stesso kumiz o dagli stessi semi di miglio una bevanda distillata, il boza, un liquore molto forte che da' un torpore profondo come la nostra grappa, cognac o whisky; ottengono pure con una tecnica straordinaria che � usata ancora oggi in Mongolia, l' airan, il latte condensato mediante bollitura poi seccato al sole e poi polverizzato o conservato in palline; come tutti sappiamo il latte condensato � un' alimento superconcentrato; il lattosio � uno degli alimenti pi� completi ed autosufficienti (uno zucchero di alto potere energetico costituito dall' unione di una molecola di glucosio con una di gallattosio).
Lo Zucchero di canna nell'area mediterranea era poco conosciuto (prima veniva usato miele o la melassa ricavata dalla frutta dolciastra molto matura); gli europei solo con le Crociate in Oriente lo scoprirono nel 1099, ma era molto caro, se lo potevano permettere solo i ricchi. Solo nel 1605 Olivier de Serres scopri il procedimento dell'estrazione dello zucchero dalla barbabietola, ma fu contrastato e perfino vietata la produzione, dai monopolisti dello zucchero di canna coloniale, che costava molto caro, ed era quasi tutto in mano agli inglesi. Solo in seguito (dopo la rivoluzione delle colonie in America, e il blocco degli scambi ecc.) venne utile rispolverare la tecnica per l'estrazione dello zucchero dalla barbabietola, che per il procedimento abbastanza semplice, divenne con la produzione industriale a partire dall'inizio dell'800, molto diffuso e a bassissimo prezzo.
E per le vitamine? gli amidi ? I Minerali ? come facevano questi mongoli-turchi ?
Ebbene, troviamo nella loro dieta un grande consumo di 4 bulbi che in Europa in questi anni sono ancora quasi conosciuti ma che poi si diffonderanno in tutto gli orti del mondo, proprio dalle pianure asiatiche e siberiane, dove nascono allo stato selvatico, e producono anche semenza e non come da noi che dobbiamo mettere invece i bulbilli a dimora.
LA CIPOLLA era uno dei quattro bulbi, che con le sue propriet� diuretiche, vermifughe ed emolliente daranno un contributo di enorme importanza nelle poveri diete alimentari a base di cereali, adottata da tempi immemorabili nell'area mediterranea.
L' AGLIO era il secondo: ortaggio ricco di composti solforati e soprattutto con bisolfuro e trisolfuro di allile che hanno propriet� vermifughe, antisettiche e ipotensive che ne fanno un prodotto altamente medicinale per i suoi olii essenziali (l'aglio nei popoli baltici non era del tutto sconosciuto, Tacito nell'accennare ai germani, affermava che avevano un alito puzzolente perch� usavano mangiare questi bulbi).
LA CAROTA, il terzo: un'altra pianta spontanea che cresce anche in terreni incolti del centro Asia; di alto valore nutritivo e di alto contenuto di vitamine che noi in occidente nel 1831 scopriremo essere il carotene, ma solo nel 1932 scopriremo con la cromatografia la struttura chiamandola provitamina A (retinolo) e sapremo che � importante nella funzione visiva; sintetizzata dall'uomo o dagli animali in vitamina A dalla dieta alimentare che la contiene e di cui i mongoli facevano largo consumo; importantissimo inoltre questa vitamina -necessaria, al rinnovamento dei tessuti epiteliali (funzione trofica)- per la crescita e la riproduzione.
LA RAPA, quarto importante ortaggio che � originario della media Siberia dove anche questo bulbo cresce spontaneo; portato in Europa da questi popoli, fu da loro introdotto e massicciamente consumato da tutti le genti nordiche, e che per la sua facilit� a crescere in terreni poveri e freddi del nord avr� una diffusione enorme sia nella alimentazione umana che animale, ma fino al 1800 quando in alternativa alla stessa sar� sostituita dalla patata e dal mais con esiti disastrosi e micidiali che a suo tempo racconteremo.
Ma non dimentichiamo che questa rapa (che in sostanza era una barbabietola) fu poi utilizzata per la produzione dello zucchero. Ma questo lo si seppe solo nel tardo 1700; ed ecco perch� la barbarbabietola-rapa scomparve dall'alimentazione umana povera per poter rifornire l'industria saccarifera.
Con questi quattro prodotti vegetali, con il latte, i suoi derivati, e il modesto consumo di carne di cui abbiamo parlato sopra, oggi sappiamo scientificamente che nella dieta dei barbari l'alimentazione corrispondeva a una dieta ottimale di molto superiore a quella della nostra area occidentale, cio� mediterranea, e che gli apporti di oligoelementi minerali, vitaminici e proteici erano di una importanza notevole proprio e soprattutto nella immunologia delle malattie; come nelle gravi pandemie di pesti che arrivarono in Europa proprio con le loro prime migrazioni..
(Ricordiamo che quando ci fu la terribile e funesta peste del 1346-1348 in Europa, la zona pi� immune fu proprio la popolazione dell'Ungheria, abitata dagli ex Unni e dagli ex Avari. Inoltre il ceppo e il ciclo della peste fu scoperto nel 1894 proprio in Mongolia dal francese Yersin. Il ratto era solo un portatore indiretto che trasmetteva il germe all'uomo, ma non era il responsabile diretto. Significa che la popolazione che viveva in Ungheria, e vi era arrivata in questo periodo, era gi� scampata a numerosi pesti precedenti nel loro paese, quindi era geneticamente pi� immunizzata di quella europea. Tutte le altre epidemie della storia biblica, romana, greca (es. quella descritta da Tucidide nel 430-429 a.C) hanno invece origini diverse, cio� non erano le stesse.
La prima peste, la prima famigerata Pasteurella pestis, causata da un parassita dei ratti, comparve proprio in queste primissime invasione degli avari nell'impero bizantino; quella 542-543 ricordata come "peste giustiniana" (In Italia divent� pandemica nel 554-556, decimando la popolazione; indubbiamente arriv� sulla penisola quando sbarcarono i bizantini nel 545 con Narsete.
La stessa peste del 1347, fu portata in Crimea proprio dai Tartari di Gengis Khan (turco-mongoli anche questi), ma non morirono i tartari, la trasmisero solo agli europei dando la morte a un terzo della popolazione; in Italia la met�, in alcune citt� il 70%; ma quasi del tutto indenni i loro lontani cugini in Ucraina e in Ungheria.)
Ma ancora piu' preziosa fu la dieta accennata sopra per il fabbisogno degli aminoacidi necessari allo sviluppo dei neuroblasti cerebrali, all'epigenesi; che � legata proprio alla nutrizione o sottonutrizione quindi ai piu' importanti processi del metabolismo e del sistema nervoso centrale, che vanno a far rendere ottimali le cellule incaricate allo sviluppo delle attivit� psichiche e intellettuali.
In una parola gli zuccheri e il latte assolvano i pi� importanti processi delle aree celebrali interessate a quelle della neocorteccia e quindi a quelle intellettuali.
Uno dei pi� importanti processi nell'alimentazione umana occidentale iniziarono proprio quando furono introdotti a basso costo (visto l' abbattimento dei costi di produzione industriale ) questi due tipi di alimentazione: ZUCCHERO, LATTE e DERIVATI. Ancora oggi in una mappa mondiale del consumo pro-capite, a questi due alimenti essenziali � associato il quoziente intellettivo, la tecnologia, la scienza, il progresso. In una parola la civilt� tecnologica, e se vogliamo ardire (come ci indica Nietszche) perfino in quella filosofica dell'Illuminismo, che si svilupp� proprio in certi ambienti piuttosto "dolci"; nei salotti parigini, da Luigi XIV in poi.
Piu' che le rivoluzioni e le guerre, fu il cibo a far decollare l' Europa e l' Occidente, prima nel Rinascimento (dopo le crociate), poi nell' Illuminismo. Due semplici alimenti! Lo zucchero e il latte.
Famosissima a tale riguardo l'opera scientifica " La Dietetica del Cervello " di J. Marie Bourre - Ed. Kupfer 1992 e quella di Massimo Montanari "Storia dell'alimentazione in Europa" Ed. Laterza 1993
Peter Farb inoltre sottolinea che le caratteristiche culturali, le istituzioni sociali, le storie nazionali di paesi e popoli e gli atteggiamenti individuali non possono essere perfettamente compresi se non sono collegati alle differenti abitudini e peculiarit� alimentare, la cucina (cio� la dieta) di un popolo � il testimone pi� fedele, se non l' unico, della sua civilt�, del suo progresso; e alcune frontiere coincidono con queste abitudini alimentari.
Perfino l'attento Nietszche nel 1880 intuitivamente scriveva " ...per poter parlare della storia, conosciamo noi gli effetti morali degli alimenti? esiste una filosofia della nutrizione?""... Deplorando Nietszche che lo studio della dietetica non faccia parte delle materie obbligatorie in tutte le scuole primarie e superiori, e che purtroppo continua ad essere ignorato; ad esempio a parte le propriet� organoelettiche dei cibi accennati sopra, si continua a vedere ancora qualcuno che mangia su stoviglie decorate (c'� il piombo!), beve in recipienti di rame, ci fa la polenta, e qualche ricco convinto di ostentare ricchezza mangia con posate d' oro, ignorando che questo � un micidiale e terribile neurotossico del cervello anche in infinitesime quantit�.
Si dichiara negli ambienti scientifici (della neuroscienza) che uno dei responsabili della caduta dell'Impero romano, e ne ebbe un ruolo determinante, fu l'uso del piombo. I romani dell'Impero, ne fecero negli ultimi 300 anni un uso smodato. Tutte le stoviglie di cucina di rame o di ferro venivano rivestiti da un sottile foglio di piombo. La conservazione del vino prima nelle anfore di terracotta fu anch'esso conservato in recipienti di piombo, o di bronzo (che lo teneva piu' fresco) la cui superficie interna era ricoperta da una sottile lamina di piombo che dava un particolare sapore al vino, apprezzato dai buongustai. Ma dato che bisognava aspettare molto tempo perch� il vino assumesse quel sapore, alcuni senza scrupoli, acceleravano questo processo, mettendo dentro il vino giovane, finissima polvere di piombo, o lo stesso ossido di piombo (quella di patina che chiamiamo verderame) ancora pi� micidiale, perch� non viene espulso dall'organismo umano ma continuamente accumulato, cio� porta al saturnismo, intossicazione cronica da piombo. Cio� lentamente al disfacimento cerebrale, infine nella fase pi� acuta a quelle letali.
I poveri non potevano permettersi il nettare degli dei, n� le stoviglie decorate o in oro, ma non erano del resto nemmeno loro a guidare gli eserciti, le amministrazioni, o l'Impero.
Recipienti di piombo servivano per conservare le olive di cui i romani facevano ampio consumo. I tubi delle condutture di acqua che vediamo ancora a Pompei nelle case ricche, erano in lamine battute di piombo. Le decorazioni con pitture al piombo coprivano i piatti di ceramica; pittura che veniva lentamente dissolta dagli acidi dei cibi, intossicando molto di pi� e tanto pi� in fretta il buongustaio quanto pi� questo era ricco, vale a dire quanto pi� le sue stoviglie erano riccamente decorate e perch� ricco pi� spesso rinnovate, pi� tossico ingurgitava. In questo modo le famiglie patrizie dei ricchi imperatori e la classe dirigente sono state decimate dalle intossicazioni di piombo; gli scrittori romani che ci hanno lasciato dettagliate biografie di quei personaggi, nelle sintomatologie dei loro mali che ci descrivono e nelle pur vaghe patologie accennate, troviamo proprio le intossicazioni tipiche croniche del piombo o saturnismo; delle vere e proprie encefalopatie. In donne e uomini abbondavano, epilettici, gottosi, sterili, pazzi col delirium tremens, delirio di persecuzione, megalomania, paranoia o esaltato misticismo.
E se non bastassero queste antiche descrizioni, negli scavi archeologici, nelle ossa rinvenute di quel periodo, gli scienziati oggi hanno trovato altissime concentrazioni di piombo che noi oggi sappiamo essere tali da far intossicare anche un elefante. Intossicazioni che portano a modificare anche le membrane cellulari proprio della riproduzioni intaccandone i geni, che diventano cos� tare ereditarie e a maggior ragione se poi queste tare unendosi in matrimonio con gli stessi discendenti (come usavano fare i regnanti di tutta Europa) portavano le stesse tare a una stirpe bacata geneticamente in un modo drammatico, come quella inglese del XVIII e XIX secolo dove per 6 generazioni vennero fuori discendenti malati di gotta, che sappiamo anche questo era dovuta al forte consumo di particolari vini che al fine di migliorarne il sapore era addizionato volontariamente di litargirio (che � un ossido di piombo)
Come puo' cambiare la storia! Quanti piccoli e insignificanti particolari!