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20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
DA
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 409 d.C.
(QUI riassunto dell'intero periodo dal 395 al 431)
*** CHI NON PAGA MUORE
*** L'ASSEDIO DI ROMA DI ALARICO
Dopo la ferale notizia dell'uccisione di STILICONE e la non consegna dell'oro che i romani gli dovevano versare, non solo ALARICO riorganizz� ad Aquileia il suo esercito (quello che prima era stato destinato al generale "romano" per difendersi dalle invasioni e dall'usurpatore britannico Costantino III che voleva invadere l'Italia) ma mand� a chiamare l'esercito del cognato ATAULFO stanziato in Pannonia.
Alarico, per vendicare l' ex nemico di un tempo (cui per� ha riconosciuto l'onest�); vuole fare una spedizione di ampie proporzioni sul tutto il territorio italiano, inoltre ha deciso di radere al suolo Roma e punire severamente tutti i romani.
Ed e' in grado di farlo; con i suoi 250.000 uomini, negli ultimi mesi del 408, si era portato su Padova, Verona, Cremona, aveva attraversa il Po, puntato poi su Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, e qui non attravers� gli Appennini, ma si rec� prima a Ravenna, poi scese su Rimini, Pesaro, Ancona, San Benedetto del Tronto, cambi� direzione nel Piceno, entr� nelle Gole del Velino, infine arriv� a Rieti.
Ogni citt� che tocca, Alarico non l'assedia, ma pretende solo la liberazione degli schiavi, che aggrega alla sua armata; quando arriva alle porte di Roma il suo esercito conta pi� di 500.000 uomini.
Roma non ha pi� 1.000.000 di persone, ma sono ridotte a poco piu' di 300.000 cittadini che hanno a servizio circa 50.000 schiavi. Alarico blocc� tutte le strade di uscita intorno a Roma, poi mise un blocco a valle e a monte del Tevere per impedirne la navigazione e inizi� la sua paziente attesa.
Voleva i Romani tutti prostrati, affamati, morti di stenti, poi sarebbe entrato per distruggere la citt�. Quasi ci riusc�. Dopo alcuni mesi, giunti a questo inizio anno 409, con la popolazione vinta dalla fame e dagli stenti, con la tremenda carestia che stava infuriando, Roma invi� una delegazione per chiedere piet� ad ALARICO. Per questa missione forse furono scelte le persone giuste, poco arroganti nel chiedere una clemenza e nel trattare delle accettabili condizioni.
ALARICO rispose dettando le sue clausole 1) consegna di tutto l'oro e l'argento della citt�, compresi tutti gli oggetti preziosi di ogni abitante romano; 2) la liberazione immediata di tutti gli schiavi; 3) la confisca di tutti i tesori sacri o non sacri conservati nei Templi di ogni genere.
A queste condizioni, lui abbandonava l'assedio senza neppure entrare in "questa citt� di "barbari" e di belve che col tradimento hanno congiurato e poi vigliaccamente ottenuto la morte di Stilicone".
Roma capitol�; non poteva far altro; del resto chi si affacciava sopra le mura Aureliane che ONORIO proprio negli scorsi mesi aveva voluto migliorare mettendo delle passerelle sulla sommit�, ammutoliva nel vedere attorno nella campagna romana, accampati una moltitudine impressionante di barbari da far rabbrividire le membra, quelle che ancora stavano a malapena in piedi ormai da settimane senza mangiare.
Si liberarono gli schiavi, poi si pass� casa per casa a raccogliere i tesori dei romani, poi tempio per tempio, fin quando si caricarono 30 carri fra ori, argenti, pietre preziose. Dalla stessa delegazione furono poi consegnati ad ALARICO che conferm� la parola data, ma pretese anche la quarta condizione: non voleva pi� quel bamboccio di imperatore sul trono, che (parlava "il barbaro") "� uomo indegno per una citt� come Roma che ha un passato di 1000 anni di celebrata civilt� e gloriosa Storia; Onorio � un uomo che arreca solo danno a Roma, ne disonora gli abitanti".
Propose lui di mettere un altro degno imperatore al suo posto, ATTALO, un prefetto romano, che gli parve a prima vista un buon uomo; Roma accett� anche questa ultima condizione, senza per� spodestare ufficialmente ONORIO. E fu un grave errore come vedremo il prossimo anno.
ALARICO complet� il suo "Giro d'Italia" nei dintorni, poi risalendo la Cassia portandosi su Firenze, fece anche qui senza provocare grossi danni, e neppure avanzando pretese di altro genere, volle solo liberare i numerosi schiavi che si aggregarono con entusiasmo al suo esercito sempre in marcia.
Roma quella sera della consegna dei tesori, passato il pericolo, si coric� pensando che peggio di cos� l'Impero millenario romano non poteva finire. Roma non aveva pi� un esercito, non aveva pi� le sue ricchezze, i templi erano vuoti, non aveva da mangiare nulla, non aveva nemmeno pi� un servo schiavo, e deposto l'Imperatore non c'era nessuno a comandare, salvo lo sconosciuto Attalo.
Una notte da incubo e un risveglio all'indomani ancora pi� triste per l'aristocrazia e i ricchi romani; senza colazione servita dagli schiavi, doversi rifare i letti, svuotare i vasi da notte, farsi da soli tutti i mestieri, procurarsi l'indispensabile per sopravvivere. Fu un brusco risveglio, molto grigio.
Ma il peggio a Roma doveva ancora venire! Lo leggeremo il prossimo anno.
Nel frattempo nella penisola Iberica, varcati i Pirenei la moltitudine di invasori si divisero in gruppi: uno formato da Alani si � diretto in Lusitania; uno di origine Sveva si stanzia invece nella Galizia, mentre un altro gruppo di Vandali si riunisce a quello precedente nella romana Baetica, ma come gi� accennato, da loro chiamata Vandalicia (Andalusia).
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*** A Cirene dopo la conversione al cristianesimo del filosofo neoplatonico SINESIO DI CIRENE, viene nominato vescovo di Tolemaide. Qui inizia un Diario-Epistolario e gli Inni filosofici; due opere che hanno una notevole importanza; il primo redatto con lo stile della cronaca, contiene molti fatti quotidiani della vita di questo particolare periodo.