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CRONOLOGIA

DA 20 MILIARDI
ALL' 1  A.C.
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ANNO x  ANNO
PERIODI STORICI
E TEMATICI
PERSONAGGI
E PAESI

ANNO 410 d.C.

(QUI riassunto dell'intero periodo dal 395 al 431)

* ROMA NON HA ANCORA CAPITO!
* ALARICO  LA  SPOGLIA E LA DISTRUGGE
(1� sacco di Roma)

Appena allontanatisi da Roma ALARICO dopo l'assedio dello scorso anno, le polemiche cominciarono tra le due fazioni.  ONORIO � ancora  Imperatore? L'aristocrazia lo sostiene e conferma la sua carica perch� ha i suoi vantaggi; mentre gli altri, che principi e cortigiani non sono, lo avversano, e altri ancora vanno affermando che ATTALO, l'uomo imposto da ALARICO  vale quanto Onorio: che � un incapace. Ma bisogna rispettare i patti di Alarico, anche se una fazione sta congiurando.

Onorio non si sente spodestato, lui vuol continuare a fare l'imperatore anche se non ha le idee chiare, e lo si capisce subito con un'iniziativa paradossale. Fa pervenire una urgente ambasciata a COSTANTINO III. Proprio a quel soldato semplice che gli ha addirittura usurpato il trono in Gallia e Britannia, e che era intenzionato -minacciando di scendere in Italia- di sferrare il colpo decisivo per impossessarsi di entrambi i due Imperi.
E' una richiesta formale perch� l'ambasciata ha le ufficiali insegne imperiali di Onorio, e si chiede all'ex soldato semplice di scendere in Italia;  d'intervenire subito per difendere l'Impero da ALARICO. 

Poi Onorio invia messaggi a molte altre citt� italiane, e  un singolare messaggio al comandante della legione in  Dalmazia ordinando la scelta di 6000 uomini a lui fedeli, di far loro risalire la Pannonia per poi puntare su Rimini dove nel frattempo dopo Firenze si era stanziato Alarico.
Onorio riunisce a poco a poco 10.000 uomini, poi parte anche lui verso Rimini, dove spera d'incontrare gli uomini di COSTANTINO III e quelli che devono giungere dalla Pannonia.

Questi ultimi sono subito intercettati da Alarico e vengono sterminati, non se ne salva nessuno; mentre Costantino non si � fatto nemmeno vedere, e neppure  ha inviato un solo soldato.
ONORIO preso da panico, commette un'altra assurdit� anche se calcolata:  manda a chiamare a Roma ATTALO, l'uomo che gli ha portato via il trono; lo invita ad allearsi contro Alarico, che � poi lo stesso uomo che ha affidato ad Attalo il trono.

ATTALO fa subito sapere in giro per Roma l'insolita e anomala richiesta, affermando "Visto? io sono il vero imperatore, il debole Onorio ha bisogno di me; adesso vado in suo aiuto, quel barbaro Alarico lo faccio a pezzi e cos� il trono non me lo toglie pi� nessuno". Qualcuno ci crede, lo assecondano  e con lui scendono verso Rimini. Ma non sa Attalo che sta per essere giocato da Onorio.

ALARICO a Rimini nel sentire chi gli sta marciando contro, cio� l'uomo che lui stesso ha messo sul trono, quasi non crede alle proprie orecchie; non riesce a capacitarsi di questo secondo tradimento compiuto dai Romani. Ne approfitta per� Onorio che si libera di un scomodo contendente che gli insidia il trono; ha  chiamato accanto a se SARO e insieme sferrano un attacco impari contro Alarico proprio a Ravenna, che � quasi inutile, infatti non ottiene nessun risultato.

ALARICO sbarazzatosi di Onorio, con il suo esercito riprende la strada per Roma, ma questa volta ha deciso diversamente di come attaccarla: lui non far� proprio nulla, giunto a Roma non impedir� ai suoi uomini di fare quello che vogliono.

E' Aprile, quando l'esercito di Alarico giunge nei pressi di Roma.  Conoscono ormai alla perfezione ogni strada e ogni porta della capitale, che bloccano; come bloccano il Tevere e i rifornimenti di grano provenienti da Ostia che erano quasi giornalieri. La vogliono far capitolare per fame.
Si accampano davanti alle mura e aspettano 5 mesi. Si arriva nell'afosa estate. I Romani mangiano ormai i gatti, i topi, i cani, e le malattie infettive seminano la morte. Molti affamati che non hanno nulla da perdere, verso la fine di agosto si mettono d'accordo per dire basta! 

Nella notte del 24 Agosto qualcuno apre la porta Salaria e i goti vi entrano a valanghe. Inizia il saccheggio. La razzia dur� 3 giorni. Fuori dalla citt�, da un altura, osservando la devastazione e la spoliazione e a disinteressarsi del tutto della cosa c'� ALARICO, che forse sta pensando a come sono fugaci e deboli anche gli imperi che hanno 1000 anni di storia; bastono 3 giorni e un po' di schiavi arrabbiati per porre fine a un Impero gi� in agonia.

Pi� che i suoi uomini, i devastatori sono proprio gli schiavi che lo scorso anno Alarico aveva liberato e che si era poi trascinati dietro; sono i 50.000 che seminano morte e distruzione; vendette omicide contro gli ex padroni per le angherie subite; in branchi bestiali organizzano spedizioni punitive di massa, casa per casa, che solo loro conoscono bene nel dedalo delle vie della capitale dove sono vissuti una vita a fare i servi.

Sono ricordate queste atrocit� soprattutto dagli scrittori cristiani, dai vescovi e da un addolorato  papa INNOCENZO, che unico forse a capire fra tutti i bambocci presenti, protetto (paradossalmente) proprio da una scorta di ("barbari") uomini di ALARICO, cerc� di far ragionare sia ONORIO sia ATTALO.

Fu l'unico a capire chi erano e dove "veramente" abitavano i "BARBARI", e che sono i comportamenti che fanno di un uomo -anche se cittadino- un "barbaro" e non la provenienza.
 Lui stesso, il Papa, dopo un incontro con ALARICO, ricevette dalle sue mani un messaggio da consegnare a ONORIO. In questa lettera che si conserva ancora oggi in Vaticano il "barbaro" Alarico affermava ""....esorto l'imperatore ad essere ragionevole e a non permettere che la citt� di Roma che ha governato il mondo per pi� di mille anni, sia saccheggiata e incendiata non dai miei uomini, ma da quelli che fino a ieri dei romani erano schiavi, che ora io guido, ma  che mi � impossibile placare l'odio che Roma ha fatto dentro di loro nascere".

"Il sacco di Roma cominci� il 24 e termin� il 27 agosto. Agostino (in De civitate dei) riferisce che coloro che si rifugiarono  nelle chiese furono risparmiati. Inoltre nella "Storia della citt� di Roma nel medioevo" (8 voll.), scritta nel 1872 dal tedesco F. Gregorovius ma che � tradotta  in italiano(1972), si legge, a proposito del ruolo che dovette  avere anche papa Innocenzo I (401-417) nel mitigare le presunte  violenze dei barbari: "Alarico aveva dato ai suoi guerrieri piena libert� di saccheggio, ordinando tuttavia di risparmiare la vita degli abitanti e di rispettare le chiese e in particolare le basiliche dei due apostoli usate dai cittadini come luogo di rifugio"; quando i Goti fecero irruzione nella casa di Marcella sull'Aventino, la donna chiese in lacrime  di risparmiare la propria figlioletta adottiva; "il cuore dei  barbari allora si commosse ed essi stessi condussero le pie donne  nell'asilo di S. Paolo". E ancora: "un goto, penetrato in una casa,  vi trov� una pia giovinetta che, sola e indifesa, custodiva  intrepidamente un tesoro di suppellettili preziose. Il Goto stava per  precipitarsi su quella preda ma le parole della giovane lo frenarono: avrebbe preferito mettere la mano su un tizzone ardente piuttosto  che toccare quel tesoro destinato a S. Pietro. Tornato indietro,  il goto raccont� tutto ad Alarico, da cui ebbe l'ordine di scortare  il tesoro dell'apostolo e la sua custode fino al sicuro asilo di S. Pietro". (By. Caterina & Angelo)

ALARICO aveva dunque risparmiato due volte la citt�, perch� lui amava Roma pur non abitandoci, ma purtroppo era stato tradito, alla Giuda, da gente opportunista, inetta, boriosa, adagiata su un passato che non esisteva pi� ma ostinatamente non faceva nulla per adeguarsi a un corpo sociale che era in mutamento. Le realt� di quest'epoca non erano pi� quelle di un tempo, erano profondamente mutate, stavano verificandosi trasformazioni geopolitiche planetarie; c'erano interi popoli in movimento che da un momento all'altro avrebbero travolto ogni resistenza, figuriamoci il piccolo indifeso impero cui era ridotto ultimamente quello di Roma
Stilicone, Alarico, Saro, Uldin, erano dei validi guerrieri, degli ottimi capi, conoscevano meglio di chiunque altro le orde, sapevano (loro nativi di quei luoghi in fermento) come affrontarle (ricordiamoci quella di Firenze - 100.000 uomini di RADAGAISO furono annientati proprio da loro) quindi solo accettando la loro (per quanto anomala e transnazionale) collaborazione che era (fra l'altro) molto rilevante per il numero di uomini che ognuno disponeva, potevano assicurare un futuro all'impero; ma questo poteva avvenire solo cambiando mentalit�, accettare la multietnicit� all'interno del proprio territorio, ormai militarmente in mano a quegli stranieri che Roma stessa aveva creato, non pensando che erano delle vere e proprie cambiali in bianco, e che prima o dopo sarebbero state poste -dalla storia- all'incasso.
Purtroppo questa evoluzione mentale non avvenne; e quindi fin da ora il destino di Roma era ormai segnato.

Alla campagna  d'Italia e all'assedio di Roma partecip� anche il giovane cognato di Alarico, ATAULFO; lui con il suo esercito era sceso dalla Pannonia.  
Tra i prigionieri aristocratici fatti a Roma dagli uomini di Ataulfo, c'era anche la bella sorella di Onorio, GALLA PLACIDIA, che messa su un carro, la condussero via come ostaggio.
Ataulfo -durante la segregazione della regale preda che si portava sempre appresso alla carovana- quando non era impegnato in azioni, inizi� a intrattenersi con la prigioniera, cui veniva riservato un trattamento particolare e anche una relativa libert� di movimento.
E presto Ataulfo si invagh� perdutamente della principessa. Ma questo lo racconteremo nei prossimi anni.
Fu un incontro importante, che far�  scrivere molte pagine della storia.

ALARICO  abbandon� poi Roma e si diresse a sud, voleva raggiungere la costa mediterranea della Sicilia, poi qui imbarcarsi per l'Africa; ma arrivato a Cosenza mor�. Secondo la tradizione, fu seppellito nel letto del fiume Busento. Dopo avere deviato il corso d'acqua, la salma con tutti i suoi tesori e il suo cavallo furono seppelliti nel greto del fiume, che fu poi riportato nel suo alveo. Si racconta che gli schiavi che lavorarono a questo singolare sepolcro furono uccisi sul posto, affinch� nessuno potesse conoscere il luogo della sepoltura.

CONTINUA CON L'ANNO 411 >