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ANNO 347 d.C.
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riassunto del PERIODO
di GIULIANO dal 337 al 363 d.C.
L'ANNO 347
*** NEONATI NEI CASSONETTI DEI RIFIUTI
*** CONDIZIONE DEGLI SCHIAVI
*** LE CASE DI PIACERE E I PREZZI
*** LA IPOCRITA MORALE DI SENECA A ROMA
(LA MORALE nell'Anno 2000)
Le nascite presso i romani non erano solo un fatto biologico, i neonati non "venivano" al mondo, ma piuttosto erano o accolti o non accolti nel mondo, "nella societ�". E visto che la societ� � formata da famiglie, questa decisione spettava solo al capofamiglia.
Fin dall'antica Roma l'aborto e la contraccezione non erano ancora molto diffusi n� praticati; era in uso l'infanticidio perfettamente legale. Solo con l'avvento della cristianit� in questi anni questa cinica "morale" cambia, e non solo per uno scopo, quello di assecondare la volont� dell'imperatore pi� o meno cristiano indi la legislazione in materia. Cambia con la predicazione del vangelo, che stava creando una nuova coscienza: che la vita era un dono divino non circoscritto.
I Vangeli erano degli appelli di Ges� all'amore universale verso il prossimo che superava ogni barriera giuridica, dato che questo amore non conosce n� confini, n� limitazioni, rivolto com'� all'uomo intero. Non un amore che pretende di essere ricambiato come un gabelliere, ma pretende solo l'agire morale inteso come riconoscenza del grande dono ricevuto da Dio, cio� la Vita.
Basterebbe solo questa presa di posizione sulla morale per riconoscere alla religione cristiana in questo periodo molto critico per Roma, un salto di civilt� di natura non sola astrattamente spirituale ma "umana" dell'epoca. La Vita per ognuno dei cristiani (ma non solo della Chiesa cattolica) � sacra. I principi filosofici del Cristianesimo sono: l'esistenza di un Dio "creatore", ed amore; sostanzialmente diverso da quello di Platone che era un Dio "ordinatore" e diverso da quello di Aristotele inteso come principio fisico delle cose.
Il male, affermava il Cristianesimo, non deriva dalla materia, che essendo stata creata da Dio, � buona. Il male deriva dalle sole volont� dell'uomo. Dio ha creato delle creature imperfette e limitate ma ha anche creato il bisogno della soprannaturale assistenza, nell'infinita bont� le ha volute soccorrere perch� da sole non potevano salvarsi e si � incarnato, si � fatto finito e si � addossato le colpe degli uomini, ai quali ha insegnato la via della loro salvezza e della redenzione.
Ancora: "I rapporti che legano gli uomini, sono quelli della carit�, della fratellanza, dell'amore e del perdono. Dio � padre di tutti gli uomini, uguali e liberi, senza dominatori e dominati, senza padroni e schiavi, nel lavoro di tutti, per il bene di tutti". Una dottrina comunistica!
Ecco le ragioni di tante ostilit� nei confronti del cristianesimo; questa dottrina dava fastidio ai potenti, che di volta in volta intervenivano con a fianco alcuni compiacenti e servili "teologi" che rivisitavano le filosofie elleniche e che poi affermavano tutto e il contrario di tutto. Fastidio e timore dei potenti perch� questa ventata di spiritualit� si presentava non solo come una nuova religione, ma anche come un movimento tendente ad instaurare un nuovo ordine sociale ed economico. (lo abbiamo gi� visto fare in Persia con Shapur e con lo Zorohastrismo. Vedi anno 250).
La dignit� di ogni creatura umana di umili natali o nella condizione di schiavi a Roma non si concilia per nulla con un popolo di cittadini che vive nel lusso e in felice ozio, anche se a badare a tutte le loro necessit� quotidiane erano proprio gli umili e gli schiavi.
La dignit� rivolta alla persona a Roma non esiste nemmeno nei riguardi dei poveri gladiatori, visto che si divertono ancora i romani nel mettere degli esseri umani uno contro l'altro fino a scannarsi per il semplice gusto del divertimento. Diremmo noi oggi, amorale, ma relativamente, perch� se la legge lo permette (e sono i legislatori che decidono cosa sia morale e immorale) il romano cresciuto con questa barbara istituzione ludica perch� doveva sentirsi lui in colpa?
Consideravano quell'essere vivente votato alla morte una semplice propriet� dello Stato, che era legalmente utilizzato dallo Stato e basta. (Qualcosa di simile in Italia lo erano le prostitute delle case di tolleranza fino al 1958. Nemmeno per la Chiesa era peccato frequentarle. La morale corrente era un incesto Chiesa-Stato. Un cittadino comune - salvo quello dotato di un'etica morale superiore a qualsiasi istituzione politica o religiosa - non doveva certo avere degli scrupoli, n� crearsi un senso di colpa. Quella era la morale persino formale degli "uomini superiori", i veri e unici depositari della cultura, perch� mai interrogarsi se era morale o immorale quello che facevano.
A Roma altrettanto legalizzata era la propriet� di uno schiavo, era uno dei tanti beni, vale a dire un oggetto di propriet�, che poteva essere acquistato e venduto come un qualsiasi animale; e come un animale era totalmente in potere del padrone che poteva anche metterlo a morte.
Non per� maltrattarlo, tanto che alcuni decreti insistono per proteggere lo schiavo dalla crudelt� del padrone. Ma attenzione non per dovere di umanit�, c'era all'origine un motivo ben preciso, ed era nell'interesse oltre che del padrone anche della societ�. Sul Digesto c'� un passo di un provvedimento dell'imperatore Pio che ci spiega questo motivo: "La crudelt� ad uno di loro, pu� eccitare gli altri schiavi alla rivolta, e quindi oltre che essere dannosa allo stesso proprietario, pu� essere dannosa agli altri proprietari e quindi alla societ�".
Insomma questo spirito d'umanit� nei loro confronti era puramente venale-tecnico, salvaguardare una propriet� privata che virtualmente era anche un bene collettivo. Erano gli schiavi, quegli "Esseri", che Aristotele definiva "utensili viventi, migliori degli animali perch� hanno un'intelligenza umana, spesso buona".
In ogni caso erano di solito disprezzati, Seneca che ne aveva 250 di schiavi a servizio, parlando di un paio che erano riusciti a fare ottime invenzioni tecniche, le consider� subito essere queste sotto la dignit� di una mente filosofica. Non poteva essere diversamente visto che il lavoro manuale sia dai Greci sia dai Romani era sempre disprezzato. Va da s� che nessuno di queste menti filosofiche (sarebbe stato avvilente) non s'impegn� mai a riflettere sulla tecnologia o a migliorare soluzioni per risparmiare manodopera.
Non dobbiano per� nemmeno generalizzare, tolta la grande massa che lavorava nei campi o nelle miniere, una minoranza a servizio nelle case diventava amica del padrone e non solo quelli che avevano una spiccata personalit�, cultura, abilit�, capacit� eclettiche, ma anche quelli che erano adibiti ad umili lavori. Ma sempre motivata questa benevolenza ad un motivo si direbbe di tranquillit� e sicurezza personale. Nel maltrattamento di uno schiavo c'era il rischio che si poteva essere accoppati o avvelenati da uno di loro, e casi del genere ce ne furono tantissimi, e accaddero anche a personaggi ricchi, potenti e influenti. Un prefetto di Roma che ne possedeva 400 a servizio solo in citt�, per averne maltrattato uno ci rimise le penne.
Quell'amicizia data, non era umanit�, non era amore del prossimo; quest'affetto quando trattavano bene lo schiavo, era opportunismo, agivano per timore, non per il rispetto della dignit�.
Non era neppure amore quello che riservavano ai primi figli, eliminavano quelli che venivano dopo con la massima indifferenza, con quelle giustificazioni che Seneca indicava cos� per i ricchi: "E' una giusta riflessione (quella di eliminare alcuni figli) e non per rabbia, visto che non si possono smembrare delle eredita'". Mentre per i poveri affermava: "La soppressione � una necessit� per il bene della societ�".
Tutto questo quindi era in funzione per mantenere un certo equilibrio dentro una casta ricca e una povera. Nella prima si eliminavano i troppi contendenti, nella seconda invece si eliminavano delle inutili bocche da sfamare. Nel secondo caso per mettersi il cuore in pace, lo Stato mobilitava gli autorevoli Seneca che giustificavano la cinica soppressione.
Salvo metterli a tacere quando le nascite erano necessarie per avere braccia e soldati. Allora si davano anche incentivi per la maternit�.
Le braccia a Roma ora non mancavano, si calcola che in Italia quest'anno c'erano 8 milioni d'individui e circa 2 milioni di schiavi: 1 schiavo ogni 4 abitanti. Ma a Roma il rapporto era ancora pi� alto perch� sempre secondo un censimento dell'epoca la popolazione era ancora di circa 1.000.000 d'abitanti di cui 500.000 schiavi e liberti (quelli affrancati); un rapporto di 1 schiavo ogni 2 cittadini.
Negli scorsi anni questi conteggi erano molto difficile farli, ma in questi anni non era per nulla problematico, perch�, come abbiamo accennato � in funzione un "Ufficio Civile" e la famosa "annona". Inoltre nei contratti di vendita o affidamento ai coloni di terre e fattorie, troviamo elencati insieme al bestiame e alle varie cose la propriet� anche gli schiavi.
L'infanticidio come abbiamo detto era una cosa legale, e l'abbandono dei minori molto diffusa. Bambini senza genitori che vagavano per le strade erano a migliaia. Chi n'aveva bisogno o desiderava averne uno, gli era sufficiente prenderselo. A Roma un cittadino non "ha" un figlio; ma lo "prende" = tollere. (In un paese del profondo trentino (con molte eredit� dalla lingua latina-romana) si usa dire ancora oggi tollere per indicare l'adottare, educare, allevare, "prendersi" un bambino. Ga' toller un fiol =ha adottato, si � preso un bambino, un figlio).
Il padre, appena il bambino era nato esercitava la prerogativa di tenerlo o non tenerlo. Se non lo teneva, la levatrice che aveva aiutato la donna a partorire lo "esponeva" fuori della porta oppure lo buttava senza pensarci nemmeno su due volte nello scarico dei rifiuti se questo era un po' bruttino, con qualche difetto, o se il capofamiglia aveva gi� troppi figli. La moglie (la madre) non poteva assolutamente intervenire. C'era la sacra patria potest�.
Invece in Egitto, fra gli Ebrei e perfino fra i "Barbari" l'infanticidio non era cos� intensamente praticato, li allevavano tutti. In Grecia invece erano parziali, "esponevano" solo le femmine, perch� sostenevano "non servono a nulla, in casa basta una femmina, al massimo due, le altre sono solo bocche in pi� da sfamare".
Naturalmente poi sorgeva il problema di come sollazzarsi visto che ai maschi poi mancavano nella giusta proporzione le femmine; come facevano lo sappiamo. Ci risulta che ad Atene ben 5000 "giovinetti" - su una popolazione di 30/40 mila abitanti - allietavano filosofi, letterati, commercianti.
Per gli irriducibili del bel sesso c'erano invece .........