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ANNO 156 d.C.
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riassunto del
PERIODO ANTONINO - M. AURELIO ( dal 138 al 180 d.C. )
* 2a PACE DEL NILO E DEL TEVERE
PROSEGUI NELL'ANNO 157 >Dopo la grande paura di rimanere senza viveri, senza i grandi e frequenti carichi di grano e di vino che arrivavano ad Ostia dall'Egitto di cui abbiamo parlato nell'anno 149 e nel 154, Roma cerca ripari con la sua migliore diplomazia. Si continuano a fare feste ipocrite agli egiziani, si convoca a Roma ancora un'altra delegazione e si rinnova il famoso patto "Nilo e Tevere uniti". (vedi anche il 157)
Insomma si rattoppano le grandi lacerazioni che vanno sempre di pi� creandosi nelle province dove i romani vogliono comandare con rigore. (accadde la stessa cosa sedici secoli dopo in America, quando i coloni non volevano pi� la sudditanza dell'Inghilterra e di tutti gli europei).
Una politica colonialista quella adottata dai colonizzatori romani in Egitto che sempre pi� spesso porta sistematicamente a lasciare senza raccolti gli stessi lavoratori che producono i raccolti.
La ragione di questa politica delle usurpazioni � una sola, a Roma le derrate alimentari sono sempre di pi� indispensabili per mantenere la pace sociale, ma non si sono studiate altre scelte. Visto che la plebe non va tanto per il sottile come abbiamo gi� letto nelle due date citate sopra, si d� l'ordine ai vari governatori delle province di essere severi, di accentuare il rigore. In parole povere di non lasciare nemmeno un chicco di grano ai poveri contadini egiziani (considerati animali) che lo producevano, fra l'altro sulla loro terra.
Ma se questo era la pi� facile scorciatoia politica che si poteva applicare sui poveri contadini, non era per nulla facile farla accettare ai nuovi proprietari terrieri, ex romani, che nelle province ora comandavano ormai pi� del governatore romano, spesso colluso e portato a fare pi� i loro interessi che non quelli di Roma.
(Nel corso di due secoli assisteremo a delle grandi corruzioni nelle province, e quella descritta nel 372 che volle con troppo ritardo estirpare Valentiniano con il padre di Teodosio fu fatale a Roma, che ormai era entrata nella grande spirale della corruzione, fino a esserne soffocata, quando perfino la giustizia che doveva condannare la corruzione, era ormai diventata anch'essa tutta corrotta ).Costoro, i nuovi arricchiti, avevano capito che Roma ormai dipendeva da loro, e quindi la speculazione, l'aggiotaggio, l'embargo era la carta da giocare per far salire i prezzi. Diventati ormai esperti di export sul Mediterraneo, potevano sempre dirottare in altri luoghi la loro produzione. La domanda era sempre forte e quasi tutta la flotta navale era in mano loro.
La produzione locale di derrate alimentari, negli ultimi anni in Italia con le massicce importazioni, era diventata sempre di pi� in certe zone carente e in altre del tutto assente. Carenze qualitative e di conseguenza anche quantitative. Non solo per la riduzione delle estensioni di territorio impiegato a coltivazioni, ma anche per l'assenza di una evoluzione nelle tecnologie dei mezzi di coltivazioni e per la inesistente selezione delle sementi. I cereali in Italia consistevano principalmente in frumento e farro a semina autunnale; sementi non selezionati che molte volte non superavano l'inverno, non germogliavano a primavera e quindi bisognava riseminare a orzo. (Non dimentichiamo che il grano non era in Italia una pianta originaria, cio� selvatica, ma era stata importata dall'Egitto e dalla Mesopotamia, quindi quello che nasceva era il frutto di un adattamento, e proprio per questo richiedeva maggiore attenzione nel suo ceppo genetico originario. C'era fra l'altro uno sbalzo di latitudine dai 10 ai 15 gradi.
Da una piantina adattata non si poteva cerco ricavare una semenza, resistente, produttiva e immune da malattie.Alcuni agricoltori romani conoscevano la tecnica della scelta dei chicchi migliori per ottenere dei buoni raccolti, ma non troviamo n� in Columella n� in Plinio, che riportano spesso tecniche produttive, delle indicazioni specifiche circa un avvenuto miglioramento delle qualit� attraverso la selezione. Ma nonostante questa pratica commettevano un errore grossolano. Sceglievano i chicchi all'apparenza migliori ma sempre di quel ceppo genetico scadente erano. Anche il migliore chicco del migliore ceppo originario dopo alcune generazioni perde alcune caratteristiche.
Erano del tutto ignorati gli ibridi pi� resistenti e produttivi che invece gli egiziani conoscevano da secoli. (quel metodo di incrociare due o tre specie per rivitalizzare i geni dominanti e latenti selvatici in ognuno).
Poi, ad aggravare la situazione, le grandi carenze le troviamo perfino nell'aratura e perfino nella mietitura. Il correggiato (quell'arte di battere il grano) arriver� nella campagne italiche solo nell'anno 400. Poi si sbagliava anche nei tempi della raccolta. Erano o troppo anticipati per non perdere chicchi dalla spiga (quindi acerbi, perdendo cos� alcune propriet� organolettiche, gli amidi zuccherini soprattutto) o troppo ritardati, che oltre che perdere i chicchi nel raccoglierlo (e peggio in caso di pioggia) diventavano subito marci perch� ormai giunti alla massima maturazione. (come i frutti, sono eccellenti se raccolti maturi sulla pianta, ma durano solo un un paio di giorni. Mentre se raccolti un po' acerbi durano di pi� ma sono scadenti e non zuccherini).Ma lo abbiamo gi� scritto, i romani non si occupavano di approfondire le tecniche di produzione, e del resto chi produceva (gli ignoranti contadini ma anche i proprietari) non erano all'altezza di ideare nuove strategie, i primi per ignoranza e i secondi per la troppa insofferenza a occuparsi di problemi cos� poco nobili.
Basti pensare che un chicco di grano (quello italico) dava soltanto come resa sette chicchi, e se la semina di questo 14% andava a male (nelle annate di grandi piogge autunnali marciva perch� era ignorata la tecnica della drenatura del terreno) occorreva un altro 14%, cio� occorreva pi� di un quarto dell'intero raccolto precedente. E poteva succedere che in certi anni pur essendo il terreno fertile e ben assolato, quindi anni ideali per un buon raccolto, per mancanza di sementi sconsolatamente si guardavano i campi vuoti.Abbiamo quindi, per circostanze varie che vanno tutte a verificarsi (piogge, gelo, siccit�, oltre gli scioperi e l'embargo egiziano) contemporaneamente in questi 3 anni che seguono, per la mancata produzione, una grande carestia, mentre l'ozio romano dei ricchi non conosce soste. L'ozio � l'unica cosa che viene prodotta in questi anni, in abbondanza, senza curarsi di tutti quei problemi politici cui � legata l'economia, e che presto formeranno tanti nodi che arriveranno al pettine.
Questi problemi sono letteralmente gi� alle porte, sui confini germanici e si chiamano per il momento QUADI e MARCOMANNI. Mentre molto lontano, in lento movimento, prima verso la Cina poi verso occidente si stanno muovendo milioni di mongoli, gli Hsiung-nu, gli Hsien-pei, che pi� tardi conosceremo come UNNI, ma che gi� si stanno stanziando nelle Steppe della Fame, nel basso Kazakistan, non lontani dai Carpazi, e dove spingono in movimento verso ovest antichi Goti, quei popoli dei Mari del Nord che erano scesi verso la Vistola, gi� verso il basso Don, e verso i Carpazi, e che presto spinti dagli Unni, ritorneranno sui loro passi, risalendo dal mar Nero tutto il Danubio, fino a Belgrado, Vienna, e poi sul Reno su fino a Colonia, indi Francoforte, per riunirsi con gli antenati, gli antichi salii.
(questi ultimi li conosceremo meglio nell'anno 373 assieme ai Galli, ben distinti in Franchi e Germani)