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MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1 D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
ANNO 155 d.C.
QUI
riassunto del
PERIODO ANTONINO - M. AURELIO ( dal 138 al 180 d.C. )
*** ROMA - UN IMPERO TRANQUILLO
*** L'APOLOGISTA GIUSTINO
La tradizione letteraria documenta solo piccoli conflitti nelle province dell'impero fra cui il solito ammutinamento in Britannia di alcune trib� che sono state in un primo momento sottomesse e impiegate a fianco dei romani per difendersi a nord del Vallo di Adriano.
Sappiamo che in quest'occasione viene celebrata una felicitas o meglio una lealt� dell'esercito. Alcune monete riportano questa scritta "Giove vittorioso, la pace e la provvidenza degli dei, che tramite Antonino proteggono il dominio di Roma sul mondo". Ma in effetti le cose stanno in modo diverso come presto vedremo.
In molte province l'inquietudine � diffusa, le popolazioni sotto l'egemonia romana hanno spesso ribellioni, spinti dal desiderio di indipendenza, dall'etnia, dall'amore per la propria terra, alle volte questa curata con lavori e coltivazioni da decenni, e poi vista tutta ad un tratto calpestata o usurpata dagli invasori romani, imperialistici, colonizzatori che impongono le loro regole, requisiscono i raccolti, o mettono in subalternanza le popolazioni stesse.
Popolazioni che pur ancora divise in trib� e in clan, hanno un loro re, un capo, un condottiero che molte volte ricorda in capobranco animale, visto che � lui a guidare in prima fila gli attacchi della sua turba con grande sprezzo del pericolo.
Alcune trib� dove i capi hanno chinato il capo e accettato la sudditanza romana, al loro interno hanno sempre soggetti che covano il rancore e che non hanno dimenticato la "legge" della foresta.
Da un lato c'� l'innato stimolo primordiale alla difesa del proprio territorio a oltranza, e quando questo non ha pi� risorse, senza porsi tante domande etiche, c'� l'altro l'innato stimolo di attaccare un altro territorio che ha in quel momento risorse migliori. Anche se una certa legge in alcuni luoghi coltivati era cos� singolarmente osservata:
"Presso molte trib� germaniche la possessione era annuale; quelli che avevano posseduto un fondo non restava proprietario che di quanto aveva egli coltivato, e dopo la messe questo fondo tornava alla comune" (Tacito).Il senso della propriet� non � certo quello romano che poggia su un diritto del tipo mercantile. � ancora allo stato naturale, e la legge � una sola, quella appunto naturale, non conoscono la transazione, il valore del denaro come oggetto di scambio per le cose, in una parola non conoscono e nemmeno capiscono cosa sia un "contratto". Dovranno passare ancora trecento anni. E Roma pagher� presto queste mancanze di carattere civile, il non aver con pi� tolleranza insegnato come si poteva vivere, ma solo come si doveva vivere, e spesse volte in modo traumatico che lasciava il tarlo dell'odio per generazioni e generazioni.
PAPA ANICETO - Viene secondo l'elenco tradizionale e ufficiale nella Chiesa di Roma consacrato vescovo e Papa. ANICETO era di origine siriana. Di questo periodo � anche il martirio di POLICARPO vescovo di Smirne, autore di moltissime lettere alle comunit� cristiane. La notizia ci giunge e ci testimonia per la prima volta il culto dei martiri e delle reliquie. La troviamo nella lettera Martirio di Policarpo; un'altra, per� controversa, � la "Lettera ai Filippesi"
L'APOLOGISTA GIUSTINO - L'imperatore ANTONINO dopo l'Apologia di Marciano (vedi 151), riceve l'Apologia di Giustino (che ne indirizzer� anche un'altra al Senato) in occasione della condanna di alcuni cristiani che lui ritiene ingiusta e quindi ne difende le ragioni.
� una testimonianza importante perch� Giustino convertitosi al cristianesimo, pur mantenendo la sua precedente condotta di vita come maestro vagante, vi sostiene la "filosofia cristiana". L'apologia � soprattutto diretta contro il paganesimo. Con lo scritto Dialogo con l'ebreo Trifone, contro il giudaismo, vuol dimostrare la verit� del cristianesimo in base alla profezie bibliche.
Non solo, ma Giustino va iniziare una seria polemica contro la filosofia e le concezioni politiche del mondo classico che Roma aveva in parte preso a modello. Tende (lui filosofo platonico) a una parziale conciliazione pur accentuando la trascendenza di Dio e la dottrina del Logos. Questo concetto di Logos che in greco significa parola o ragione, � presente sia nella filosofia greca sia in quella ebraico-cristiana, ma assume valori diversi a secondo la corrente filosofica degli appartenenti. Ognuno se l'adatta a suo piacimento, coglie il particolare che gli interessa, l'essenziale e ignora il generale.
Per GIUSTINO il Logos � energia-pensiero di natura trascendente che si manifesta nel mondo sensibile, come � espresso nella Bibbia allorch� il pensiero di Dio assume il potere di creare la realt� fisica.