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CRONOLOGIA

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ANNO 51 d.C.

Qui l'intero  riassunto: del PERIODO DI CLAUDIO dal 41 al 54   d.C.



*** SENECA A ROMA MAESTRO DI NERONE
*** EPITTETO - UNO STOICO MODERNO

 Il filosofo, brillante oratore, coinvolto  nel processo contro Giulia Livilla, viene richiamato da Agrippina dal suo lungo esilio (8 anni) in Corsica. Confino impostogli da Claudio nel 41 per le ragioni che abbiamo gi� citate. Il  filosofo che ha ora 55 anni, diventa cos� precettore e maestro di quel bambino di quattordici anni chiamato Nerone, ma anche un fidato ma anche malizioso confidente piuttosto apprezzato da Agrippina (ma pronto a tradire anch'essa per mettersi con suo figlio che a sua volta tradir� anche lui)
Alla stessa Agrippina Minore (con chiss� quali pressioni e minacce) venne concesso dal Senato il titolo di ministro. Con questa carica che le permette di governare certi settori dello Stato, inizia la sua macchinazione assieme al fidato Sesto Afranio Burro, ora unico prefetto del pretorio, che lo appogger� nei suoi piani diabolici.

Fra l'altro Agrippina fece delle accuse precise, anche se erano solo voci, a Narciso (che operava come abbiamo ricordato a favore della successione del figlio di Claudio, il piccolo Britannico) sullo sperpero di denaro pubblico nel progetto della Galleria del Fucino; lo accusava insistentemente davanti a Claudio di aver fatto la cresta agli stanziamenti.
Aperta un'inchiesta Claudio non ne arriv� a capo, perch� Narciso si era difeso bene, aveva tolto ogni sospetto di interessi privati nella costruzione, ed aveva presentato una ineccepibile contabilit� che lo scagionava dalle false accuse di Agrippina. Ma era chiaro che nel Palazzo fra i due, lui ed Agrippina era nata da questo momento una certa insofferenza, diffidenza ed infine un'aperta reciproca ostilit�.

Agrippina godeva come abbiamo gi� detto dei favori di Afranio BURRO che guidava ora tutto da solo il Pretorio; ma anche di SENECA, richiamato da Agrippina a Roma e nominato non solo tutore di Nerone ma conferendogli altre cariche che abbiamo gi� ricordato. Suoi fidati confidenti i due lo erano, se non altro per gratitudine ed inoltre entrambi godevano di un buon rispetto nei circoli romani.

Possiamo dire che Agrippina li scelse perch� uno con il comando dei pretoriani era il "braccio", cio� la forza in caso di un intervento armato in un ipotetico colpo di mano che lei aveva in mente di fare; mentre l'altro era la "mente" che con la sua arte della dialettica in mezzo a nobili e senatori avrebbe condotto lentamente nell'infimo percorso con la occulta persuasione i sostenitori di Agrippina e di suo figlio Nerone, suo allievo. Ma soprattutto gli serviva ad Agrippina anche una mente intelligente come Seneca per screditare o seminare zizzania fra quelli che avevano simpatie per l'imperatore.
In questo periodo quindi si opera nell' ambiguit� e nell'ipocrisia, in attesa di qualche evento, oppure si studia come crearlo o come approfittare di alcune circostanze favorevoli a un golpe.

Dovremo aspettare l'autunno del 54, quando vedremo in accelerazione il progetto per sbarazzarsi di Claudio per portare sul trono il giovane Nerone, o meglio sua madre fin quando suo figlio non raggiunger� i vent'anni.


Nasce a Ierapoli, Frigia, in Asia Minore, EPITTETO ; � figlio di uno schiavo e non ci sono note le vicende della sua vita nei particolari. Sappiamo solo che giunse giovanissimo a Roma come schiavo del liberto Epafrodito al servizio di Nerone. Questo liberto che era un uomo molto intelligente e seguiva le lezioni del filosofo Musonio Rufo, vide questo giovane che dimostrava molta attenzione ai suoi interessi, e presto si accorse che il giovane era particolarmente dotato; decise quindi di affrancarlo, cos� Epitteto pot� dedicarsi lui stesso alla filosofia assieme ad altri filosofi che furono in seguito poi banditi con Domiziano da Roma, come perturbatori dello Stato. 

Rifugiatosi a Nicopoli apr� una scuola che ebbe grande peso e influenza, e lui stesso divent� un caposcuola.
Il suo biografo, l'allievo Arriano di Nicomedia ci ha tramandato il suo pensiero in due libri: soprattutto riportando i suoi Colloqui (o dissertazioni), otto libri di cui solo quattro sono giunti fino a noi.
EPITTETO fu un grande dello STOICISMO; una corrente filosofica non nuova, ma con lui diviene quasi esclusivamente una concezione morale, senza preoccupazioni di carattere teoretico (filosofia della conoscenza). La sua dottrina si ricollega alle posizioni pi� rigorose dello stoicismo antico e, attraverso di esse, alla morale cinica.
Epitteto afferma : "Tutte le passioni sono una malattia dell'anima e il saggio si libera da esse vivendo in conformit� con la natura, che � quanto dire secondo ragione. La felicit� sta nella conquista dell'atarassia, o imperturbabilit� : il filosofo stoico sa distinguere le cose che dipendono dall'uomo, come l'intelligenza e la volont� da quelle che non dipendono da lui, come la ricchezza e la salute.
Egli si preoccupa solo delle prime e resta indifferente alle seconde. Questa indifferenza la si realizza mediante il controllo di se stessi di fronte alle vicende della fortuna : non si puo' sopprimere la malattia, dal momento che l'uomo ne � soggetto, ma si pu� sopprimere l'idea di essa".

Lo Stoicismo era partito da Zenone e prese questo nome verso il IV secolo a.C. perch� aveva sede nella Stoa' ad Atene. La relazione fra le tre parti della filosofia (logica, arte del pensare, fisica, cognizione delle cose ; etica, arte del vivere bene) era resa evidente dagli stoici con il paragone dell'uovo : "la logica � il guscio, la fisica � la chiara e l'etica il tuorlo". Secondo la logica stoica "tutte le conoscenze umane derivano dalle impressioni lasciate sui sensi dalle cose. Depositandosi nella memoria e accumulandosi, le impressioni fungono da "anticipazioni" e da "nozioni comuni" e rendono meccanicamente possibili poi il ragionamento". (a distanza di duemila anni, lo studio della neuroscienza, soprattutto con la PET, la tomografia a emissione di positroni, ci danno una conferma che il meccanismo � proprio questo in linea di massima - domanda, associazione con quanto depositato, risposta).

Epitteto ci lascia tre concetti basilari. La "virt�" consiste nel vivere con "coerenza", scegliendo sempre ci� che � "conveniente" alla propria natura di essere ragionevole. Il saggio stoico raggiunge certe altezze raccogliendosi in s� e vivendo in una sorte di impassibile autosufficienza, deve dire a se stesso "sopporta" e con distacco "astieniti" da ogni desiderio.
Infine lancia un messaggio ben definito (molto attuale per noi del 2000 che siamo immersi nel liberismo individuale pi� sfrenato): "gli uomini sono tutti forniti di pari dignit� e legati da un rapporto solidale, che ignora la irragionevole boria individuale e di stirpe". (noi tutti ce lo "ricordiamo" (o meglio ce lo fa ricordare la nostra natura) solo quando accade e siamo accomunati in una catastrofe, in una alluvione, in un terremoto). La solidariet� nel mondo animale � datata 250 milioni di anni, e noi nell'ipotalamo (quindi sotto la corteccia, sotto quella pi� recente, razionale, intellettuale) ce l'abbiamo sempre presente, latente e nelle tragedie sempre presente e dominante.

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