ANNO 1978 - MESE DI MAGGIO
2nda parte (di 3)
Cossiga il "suo" Piano in questa "emergenza Moro"........
....voleva renderlo subito operativo con i paracadutisti, quindi (come prevedeva la sua bozza) avrebbero operato "nuclei" in piena autonomia rispetto a chi stava gestendo la crisi, ma.... ("ingenuamente .... e si capisce anche perch�" - lo afferma Cossiga - Corriere 15 marzo 1998) ...per correttezza lo sottoposi ad Andreotti per l'approvazione. "Piano che non divent� mai operativo, e gli uomini non scesero mai in campo (potevano forse intralciare i "disegni" degli altri"? Del capitano "Palinuro" in particolare? n.d.r.) per il rifiuto di Andreotti a firmare il famoso documento" (il M.I.G 1.78, che in seguito scomparve dalla circolazione).
(vedi giornale con le dichiarazioni di Cossiga fatte poi nel 1998)
Insomma i paracadutisti allertati rimasero inattivi. Non cos� le normali varie unit� che operarono con la solita routine delle vecchie antiquate strutture come i commissariati di quartiere. Altrettanto vecchi erano i comandi pre-cossighiani. Si calcola che furono fatti in Italia in tutto il periodo 74.260 posti di blocco e 37.702 perquisizioni, di cui rispettivamente 6.296 a Roma con 6.933 identificazioni.
Identificazioni molto blande che seguivano ancora un vecchio Piano di Ordine pubblico: il Piano Zero, creato ancora da Scelba al tempo della sua (patetica) lotta ai comunisti. Infatti, si tirarono fuori dagli schedari i nomi di vecchi militanti comunisti e le teste calde studentesche del '68, con un passato inquieto, e autori di fatti che neppure loro se li ricordavano pi�. Nelle perquisizioni altrettanta routine, basta ricordare quelle di via Gradoli o Via Montalcini. Bussarono due volte, non risposero, se ne andarono. Ci fu insomma qualche retata, molti posti di blocco, ma nulla di veramente concreto. Roma non se ne accorse nemmeno di questa emergenza. E il concreto quando veniva fuori (per caso) era inghiottito da un buco nero (gli episodi sono tanti, alcuni anche plateali).Ma ad operare - e in parallelo - rimasero due vecchi gruppi, due protagonisti. Due nomi in particolare: DALLA CHIESA e FRANCESCO DELFINO, entrambi con una fitta rete di infiltrati e confidenti in mezza Italia (il primo anche nelle carceri per la sua posizione di unico responsabile), che consentirono ad entrambi di ottenere risultati investigativi tali, da diventare il secondo quasi un eroe (cio� Delfino, l'unico ufficiale dei carabinieri insignito per meriti eccezionali guadagnati sul campo).
Mentre il primo, l'altro protagonista, al generale DALLA CHIESA, il 10 agosto (vedremo dopo perch� e in quale singolarissima circostanza) ANDREOTTI con un decreto gli affid� l'incarico di "super-investigatore", cio� "capo dell'anti-terrorismo", con Cossiga che aveva gi� dato le dimissioni il 10 maggio, il giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Moro. Una nomina quella di Dalla Chiesa che sollevò molte polemiche in certi "ambienti"; cioè dentro il suo ambiente.
Un fatto � certo: DALLA CHIESA durante la "crisi Moro" ha operato in un modo particolare e con un referente ben preciso; e DELFINO ha operato con altri metodi anche lui singolari ma (qui sta la singolarit�) con lo stesso referente politico, che cos� era informato da entrambi.
(Chi propose la promozione a Delfino? Perch�? Chi lo mand� all'estero? A cosa fare? E chi lo promosse, lo fece su quali basi, e chi poi mand� a Roma in prescrizione l'accusa di cospirazione contro lo Stato nei suoi confronti? E chi sono quelli che lo accusarono e su quali basi, per quali motivi? Nelle cronache non apparve più nulla, e qui la Storia ha un buco. n.d.r.)Entrambi, e sembra che non ci siano pi� dubbi, hanno utilizzato i loro uomini come infiltrati dentro i vari gruppi delle BR e AO, e quindi molto informati sui movimenti e le decisioni dei brigatisti, ognuno usando un suo metodo, e in un modo disinvolto gli incarichi che ricoprivano e con i mezzi messi a loro disposizione (insomma due galli nello stesso pollaio).
Entrambi erano per la stabilizzazione della politica andreottiani. Che poi cercassero ricompense per i servigi, anche su questo non ci sono ormai dubbi, visto che si diedero molto da fare, e i premi li ricevettero entrambi.
Che loro due entrassero poi in antagonismo, anche questo sembra accertato perch� � poi emersa poca trasparenza nella vicenda, con un Dalla Chiesa promosso Capo dell'anti-terrorismo, e con Delfino anche lui promosso a un alto grado, ma poi (stranamente) scomparso (a 26 giorni dalla morte di Moro) perch� inviato all'estero.
"Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate rosse, dice che il generale dei carabinieri Francesco Delfino ''e' stato uno dei personaggi chiave di quei settori che hanno "utilizzato-ascoltato" le Br per loro fini, usava mezzi anticonvenzionali contro di noi ed era un personaggio importante in una certa parte della Dc: quella di Andreotti".Quanto al generale Dalla Chiesa, lui scopre (in ritardo e non si sa ancora come - se per una spiata, un infiltrato, una casualit�, un rapporto segreto) via Gradoli e quello che c'era d'interessante nel covo, poi, dopo la morte di Moro, il 10 agosto � promosso con la delega del capo del Governo Andreotti, "Capo dell'anti-terrorismo" (vedremo dopo perch� e in quale circostanza), ma subito dopo il 21 agosto incontra sul suo cammino un giornalista. E' MINO PECORELLI che dal giorno del sequestro Moro ha trasformato il suo foglio d'agenzia in una rivista ("verit�") d'assalto: OP, e dalle sue colonne non aveva risparmiato in precedenza attacchi proprio al generale Dalla Chiesa, che non lo nominava ma lo indicava come il generale "Amen". Non di meno gli attacchi ad Andreotti con articoli e messaggi criptici su affari segreti, un rosario di presunti finanziamenti poco chiari (Sir, Scandalo petroli, Italcasse ecc. ecc.)
Subito dopo, il 1� ottobre, Dalla Chiesa punta (!) su Milano e scopre (!?) non solo il covo delle BR, in via Montenevoso, ma dentro vi trova le lettere di Moro mai pervenute ai destinatari, gli interrogatori, il suo memoriale con impietosi giudizi espressi su autorevoli politici, e la schedatura di molti uomini di partito, dirigenti, ufficiali dei carabinieri, magistrati, sindacalisti, imprenditori. Elenco sufficiente per compromettere molta gente (ma la fantomatica lista della P2 di Gelli verr� fuori molto pi� tardi, nell'81).
Stranamente dal memoriale di Moro (quello che il generale consegna alla magistratura) non si accenna minimamente al protagonista dell'"anno più tenebroso": GIULIO ANDREOTTI. Moro cita molti suoi colleghi ma Andreotti non lo nomina mai una sola volta.Pecorelli intuisce che da quel memoriale, manca qualcosa, e chi lo ha alleggerito ha sottratto il meglio: le parti pi� compromettenti e devastanti per la politica, cio� il "caso Moro" - E a togliere la parte interessante ovviamente dev'essere stato chi ha ritrovato il memoriale.
(Pecorelli non sbagliava. Il segretario di Andreotti, EVANGELISTI, in sede di confronto con il senatore, il 21 settembre 1993, davanti il P.M. di Roma, deponendo dir� che in piena notte, alle 2, Dalla Chiesa si precipit� a Roma portando ad Andreotti 50 fogli tolti dal memoriale ritrovato a Milano di cui solo una parte - quella che Pecorelli indicava "mal confezionato" ha consegnato alla magistratura - altri fogli interessanti Dalla Chiesa li ha trattenuti per se (!!). Questo particolare, lo confermer� in una deposizione la suocera per una confidenza fattagli dalla figlia, la moglie di Dalla Chiesa, assassinata con lui)Dalla sua rivista, PECORELLI , gi� da maggio aveva lasciato intendere che sapeva molte cose sul delitto Moro, lanciando ambigui messaggi. Ma questa volta va' gi� duro nei suoi articoli, e come al solito non fa nomi, ma palesemente fa intuire i destinatari. Nel numero 27, 28, 29 di OP di ottobre, il giornalista attacca!
In sintesi sui tre numeri Pecorelli scrive "Non credo all'autenticit� del memoriale, o alla sua integrit�, e alle banalit� che sono state riportate alla luce. Moro non pu� aver detto quelle cose e solo quelle cose arcinote; non era stupido, dicendo solo quelle cose, sapeva che non sarebbe uscito vivo dalla prigione. Quindi c'� dell'altro. Cosi' ora sappiamo che ci sono memoriali falsi e memoriali veri. Questo qui diffuso � anche mal confezionato. Ma con l'uso politico di quello vero, (poi insinua)....e anche con il ritrovamento di alcuni nastri magnetici dove "parla" a viva voce Moro, ci sar� il gioco al massacro. Inizieranno i ricatti. Con questa parte recuperata, la bomba Moro non � scoppiata come molti si aspettavano. Giulio Andreotti � un uomo molto fortunato".Ma fino a quando? E conclude in uno dei suoi numeri (il 27) con una presagio inquietante e molto allarmante per Dalla Chiesa: (che sintetizziamo)
"...Ora c'� solo da immaginarsi...quale sar� il Generale dei CC che sar� trovato suicida con la classica revolverata che f� tutto da s� .... o con il solito incidente dauto radiocomandato nelle curve.... o la sbadataggine di un camionista... o l' incidente d'elicottero ... Purtroppo il nome del Generale dei CC � noto: AMEN"
Il "purtroppo" sembra gi� una condanna a morte.Il generale si risente per gli attacchi portatigli in precedenza e lo incontra. E' il singolare inizio di un intreccio tra Pecorelli e Dalla Chiesa. Un intreccio fatale. Fatto forse di intese e di chiss� quale reciproca collaborazione.
Ci sono altri scritti di Moro in circolazione, e Pecorelli � convinto che siano finiti nelle carceri per farli arrivare ai brigatisti in galera. Spinge Dalla Chiesa in quella direzione, e infatti, queste carte verranno scovate con vari trucchi nelle carceri di Cuneo dove soggiornano alcuni terroristi del processo alle BR di Torino. Con un fatto singolare. "Ospiti" a Cuneo ci sono due boss: BUSCETTA e TURATELLO. In contatto con i "boss" siciliani STEFANO BONTADE (capo di Cosa Nostra, l'imperatore delle Tv locali, nome che stranamente nel 1998 torner� alla ribalta nei processi Rapisarda- Dell'Utri- Berlusconi - vedi 1973), poi BADALAMENTI, i cugini SALVO e altri.
Tutti hanno e avranno un ruolo importante, e alcuni finiranno morti ammazzati, meno il primo che diventer� la gola profonda al processo di Palermo Lima-Pecorelli - contro Andreotti che il 27 marzo 1993 dopo la domanda della Procura di autorizzazione a procedere controdi lui, il 21 aprile del 1994 � rinviato a giudizio. Per 26 volte le immunit� parlamentari in passato lo avevano protetto. - Questo giorno, il 21 aprile, segue il 20, che è il giorno in cui Berlusconi ha ottenuto il voto di fiducia alla Camera con il suo nuovo governo. In Italia si volta pagina. E Andreotti pur non logorato dal potere, questo glielo hanno tolto.Torniamo a DALLA CHIESA e non dimentichiamo che � il Responsabile della sicurezza nelle carceri italiane in questo periodo. Tutto � nelle sue mani, e muove (con infiltrazioni, spostamenti di detenuti da un carcere all'altro, compresa la gestione del personale carcerario) a suo piacimento il "gioco", i "pallini", gli "ometti" e le "bocce" di una grande "partita". Che diventer� drammatica.
Pecorelli e Dalla Chiesa vengono entrambi a conoscenza di grossi segreti di Stato, da entrambi i canali quelli politici e quelli mafiosi, e diventano forse i veri depositari della verit� dei mandanti del delitto Moro e dei tanti intrecci tra Terrorismo, Politica, Mafia, Grandi Affari, Tv e P2.
Pecorelli ha previsto lo scenario, cioè l'uso politico di quelle carte con i ricatti. Ma sta giocando col fuoco, si � esposto troppo. Il 20 marzo prossimo verr� "fatto fuori", eliminato, prima ancora di Dalla Chiesa.
(Quando uscir�, BUSCETTA, trasformato in pentito, nell'interrogatorio reso il 6 aprile 1993 dichiarer� che "L'omicidio di PECORELLI � stato deciso da Stefano BONTATE (poi morto ammazzato n.d.r.) nell'interesse di Andreotti (di cui Lima in Sicilia � il suo maggior referente elettorale - poi ammazzato anche lui. n.d.r.). Il giornalista di OP, stava appurando "cose politiche" troppo collegate al sequestro MORO")Torniamo ancora al generale DALLA CHIESA. Dopo i grandi successi dell "Operazione Moro" e il successivo smantellamento delle BR, nell'82 sar� inviato in Sicilia, a combattere la Mafia, ma questa volta ha pochi poteri. Pi� che una promozione sembra una punizione.
In pieno agosto - ha bisogno di parlare, di dire qualcosa- e chiama il giornalista Bocca di scendere in Sicilia col primo aereo; poi gli confida "faccia sapere al Paese che mi hanno lasciato solo, non mi telefona nessuno"; passano soli pochi giorni, il 3 settembre, con la moglie e l'agente di scorta sono assassinati, crivellati di colpi. I giornali riportano titoli cubitali: "Assassinato dalla Mafia"!! Mentre in Sicilia Dalla Chiesa non aveva ancora alzato nemmeno un dito contro la Mafia; e dirigenti dello Stato locale non lo avevano invitato nemmeno a prendere un caff� per collaborare con lui, perch� era senza poteri.Badalamenti comment� "Lo hanno mandato a Palermo per sbarazzarsi di lui: non aveva ancora fatto niente in Sicilia che potesse giustificare questo grande odio contro di lui, cos� tanto da ammazzarlo. La Mafia non � come il terrorismo, con le ideologie. La Mafia significa tanto denaro e tanti voti a chi da Roma la protegge con certe leggi".
I modi come fare per eliminare Dalla Chiesa erano stati gi� tutti indicati da Pecorelli nel suo N.27 di OP, ma questo "tipo di eliminazione" proprio non lo aveva previsto.Ma torniamo agli eventi di quella sera del'8 maggio, dove si sta consumando l'ultimo atto della tragedia di Moro. Non dimenticando cosa ha deciso di fare FANFANI il mattino dopo...Riconoscere le BR, lo scambio di prigionieri, salvare insomma Moro. Abbiamo visto l'esito, ma....c'� dell'altro in quella sera, Si disse poi, che quest'" altro", era romanzato....
Nel febbraio successivo, l'11, su l'Espresso (N.6) comparve con grande risonanza giornalistica un servizio di GIANLUIGI MELEGA dal titolo: "Quella sera che stavano per catturarli tutti". Mise a rumore tutto il mondo politico per i tanti nomi che venivano citati e coinvolti. Sono rivelazioni (definite subito romanzesche, fatte da un mitomane) attribuite a un presunto brigatista, infiltrato, che, nei giorni della prigionia di Moro, e dopo la sua morte, ha avuto contatti prima con il giornalista VIGLIONE (amico di vecchia data di Moro) e tramite questi con il senatore della DC CERVONE (anche lui molto amico di Moro) offrendosi di collaborare per salvare Moro e per far catturare l'intero stato maggiore delle Br durante una loro riunione. Addirittura si parla in quelle righe della liberazione di Moro la sera dell'8 o la mattina del 9 maggio, ma che poi "un ordine era venuto dall'alto" perch� Moro venisse ucciso" (le BR non potevano non sapere che nella serata Fanfani.....aveva deciso e si apprestava per il giorno dopo a riconoscerli come gruppo politico. Vedi giorno 8)
Il giorno dopo la pubblicazione, il 13 febbraio (la notizia comparve sul Corriere d.S. in prima pagina) PASCAL FREZZA, questo il nome del "fantomatico" confidente, fu arrestato a Bordighera, per truffa, mitomania e fu querelato. Viglione anche lui ebbe delle grane per l'intervista a Melega, ma fu assolto in appello, mentre Cervone scrisse in seguito un libro "Ho fatto di tutto per salvare Moro". Ma non � che dice molto. Resta abbottonato. Del resto molti protagonisti hanno scritto libri solo per mandare dei segnali criptici a chi sa, non a chi non sa.Ma nell'articolo Melega (basta rileggerlo a distanza di tempo) riporta un dettagliato intreccio - del tutto nuovo e sconosciuto all'epoca - di molti protagonisti della politica che si erano fortemente attivati per appoggiare (ma anche contrastare). Il "mitomane" accenna fra l'altro nelle sue confidenze dette poi "romanzate", che in via Fani avevano operato due gruppi, uno, Moro voleva rapirlo, l'altro, ucciderlo. E che questi ultimi erano elementi dell'arma travestiti che non lasciarono in vita nemmeno uno della scorta per non essere riconosciuti.
(Un particolare - ORESTE LEONARDI (il capo scorta) era stato fin dal 1957 l'istruttore principale onnipresente della Scuola di Paracadutisti Sabotatori dei Carabinieri al Centro Militare di Viterbo. Sotto di lui sono passati in venti anni, tutti (compreso chi sta scrivendo questa cronologia) sottufficiali, ufficiali e ufficiali superiori.(Cio� tutti quelli che sfoggiano sul petto l'aquila argentata con il paracadute). Era, Leonardi, oltre che il migliore istruttore in circolazione, direttore di lancio. Quindi conosceva tutti quelli che erano passati da Viterbo, unico Centro. Solo dopo venne creato il CMP di Pisa, ma dell'Esercito e non dei sabotatori Carabinieri che rimase sempre a Viterbo).Poi il "mitomane" (e Melega ne parla nel suo articolo) accennò a nastri registrati di cui tutti ignoravano l'esistenza a quel tempo. E parl� di quella soggezione che nella prigione incuteva Moro, a loro carcerieri (dir� quasi le stesse cose la carceriera Braghetti vent'anni dopo), e molti altri particolari che verranno alla luce solo in seguito; come i memoriali e le "carte compromettenti" che si trovavano nel covo, di cui tutti ancora ne ignoravano l'esistenza.
"...Alla notizia, Zaccagnini fu colto perfino da malore. L'operazione per acciuffare tutti nel covo doveva scattare l'11 agosto. Le sorprese, con quelle carte del covo non sarebbero certo mancate.
A guidare il blitz fu designato improvvisamente DALLA CHIESA con un reparto tutto suo. Il 10 agosto, riceve l'incarico speciale di Capo dell'Antiterrorismo, con la grande delusione del capo della Polizia PARLATO che aspirava a quel posto. Tutto � pronto per l'operazione; ci si prepara a un vera azione di guerra, e tutti gli "amici" di Moro sono d'accordo. Qualcuno usc� fuori con la frase "Anche Andreotti � d'accordo". Cervone trasal�. Pochi dovevano sapere di questa operazione. C'� subito un brusco mutamento di atmosfera in poche ore. Il fantomatico confidente manda a dire "non se ne fa pi� nulla". Su tutto cala il silenzio. Cervone e Viglione sono presi per citrulli e il presunto brigatista per mitomane. Il piano d'azione sembra "bruciato" e la "soffiata" � presa come una "panzana". (Melega, Espresso n. 6)Ma DALLA CHIESA ora ha la nomina, e sembra che prenda in mano seriamente l'operazione in una forma utonoma, e che voglia estromettere gli iniziatori. Lui forse ci crede al "mitomane". Forse prosegue da solo i contatti. Rimane il fatto - come abbiamo visto gi� sopra - che Dalla Chiesa dopo pochi giorni, il 13 settembre cattura ALUNNI, il 1� ottobre (questa la data ufficiale !? ma era avvenuta prima- Strano ritardo) scopre il covo di via Montenevoso, dove ci sono i famosi memoriali di Moro, e inizia l'intreccio con Pecorelli (raccontato sopra) e poi seguono tutte le altre operazioni famose (Peci, Cattin, ecc.) che scompagineranno le BR.
Tutti le successive "fortunate" (!?) operazioni hanno la genesi da quel contatto, detto "romanzato" di un falso terrorista "mitomane" "millantato confidente" "truffatore". E Dalla Chiesa - abbiamo gi� letto sopra - al "mitomane" come eccellente risultato concreto, indirettamente deve la sua nomina. Su Viglione e Cervone cadde invece uno strano silenzio, il primo non scriver� pi� nulla, il secondo, prima chieder� insistentemente un'inchiesta parlamentare (mai fatta) poi diventer� "muto". I motivi? sconosciuti.Di questi personaggi non se ne parl� pi�. Scomparvero dalle cronache e da tutte le inchieste. Come non si parl� pi� di SERENO FREATO, CORRADO GUERZONI, NICOLA RANA; tutti amici intimi di Moro, il primo segretario particolare dello statista. Fin dal 4 maggio (pochi giorni prima dell'uccisione di Moro) furono convocati dai magistrati inquirenti, perch� risultava (come facevano a saperlo rimane proprio un gran mistero) che alcune modalit� di ricevimento e successivi smistamenti dei messaggi autografi di Moro partivano (!) dal "carcere del popolo" e arrivavano a destinazione, e risultava (!!) che loro avessero un ruolo di collegamento ritenuto clandestino, complice e traversale.
Scomparvero dalla circolazione, e il primo (voleva dire forse qualcosa?) si ritrov� anche lui poi coinvolto in uno scandalo amministrativo per alcuni abituali favoritismi concessi (petroli). Si ritir� a vita privata e non ha mai pi� voluto incontrare nessuno. Vive in un silenzio tombale dopo aver acquistato alcune propriet� a Malta.
La Braghetti, uno dei testimoni dei 55 giorni del sequestro di Moro, sul Corriere dell'11 marzo 1998, affermer� in una intervista, "quella sera potevamo essere presi tutti", che � poi lo stesso titolo dell'articolo del "mitomane" di Gianluigi Melega sull'Espresso di venti anni prima. E sempre nello stesso giornale citato sopra, c'� la testimonianza messa a verbale di NICOLA D'AMATO, vice-capo di gabinetto per molti anni Palazzo Chigi (dal '64 all'84) che afferma davanti al collegio, che per la distruzione del documento del Piano Paters "Quell'ordine era venuto dall'alto". Che sono le stesse parole del "mitomane" di Gianluigi Melega, e le stesse parole di Pecorelli che su OP dopo la tragedia scrisse "Cossiga... il Ministro non poteva decidere nulla su due piedi... doveva sentire pi� in alto... e qui sorge il rebus: quanto in alto, magari sino alla loggia di Cristo in Paradiso?" (Cossiga confermer� in seguito (vedi giornale) dopo anni, chi non gli firm� il Piano Paters.
Pecorelli e poi Melega, allora sapevano anche questo venti anni prima?)MINO PECORELLI, anche se lui era iscritto alla P2 - ma della LISTA P2 (link esterno) non si sa in questo periodo ancora nulla, perch� verr� fuori il 21 maggio 1981- proprio per questo suo allusivo accenno "loggia" molti indicheranno in seguito "alcuni" personaggi di essere i veri o i presunti responsabili della morte di Moro e di essere in connivenza con le forze eversive, vista la numerosa presenza di tanti piduisti di Gelli dentro il Comitato di crisi Moro e nei servizi. (Ma non dimentichiamo che un avviso di reato per l'assassinio di Pecorelli fu mandato proprio a GELLI considerato il capo della P2. Anche se.....
...scopriamo sulla stampa dell' epoca, CARLO BORDONI, braccio destro (oltre che genero) di MICHELE SINDONA (che Gelli ha difeso per la non estradizione dall'America per non farlo finire in carcere in Italia - quando ci arriv� fin� morto avvelenato). Bordoni davanti alla Commissione d'inchiesta parlamentare sulla P2 (il 29 settembre del '83) con rivelazioni shock provoc� un gran clamore, infatti, affermer� che "� GIULIO ANDREOTTI il vero capo effettivo della loggia segreta P2, e non LICIO GELLI". Andreotti sdegnato respinger� l'accusa.
"ALFREDO CARLO MORO, fratello dello statista, ricostruisce in un libro l'agguato di via Fani. Analizza il fronte della fermezza e quello delle trattative. Protagonista la DC. Sulle scelte del partito e su Andreotti il giudizio del memoriale di Moro "� assai pesante, come se alla base vi fosse il terribile sospetto di una sua diretta responsabilit� in una strategia politica che, consciamente o inconsciamente, finiva con il risolversi nella sua eliminazione. Gli altri dirigenti della DC sono solo dei comprimari". Uno solo, per Carlo Moro, � il regista, "un regista freddo, impenetrabile, senza dubbi, senza palpiti, senza mai un momento di piet� umana" (Corriere d. S. 10.3.98, Corrado Stajano).
Prima o dopo verranno fuori dal Viminale tutti i faldoni relativi al rapimento di Moro, le relazioni, gli atti sulle BR e di AO di quel periodo, e quali strutture inquirenti operarono, e forse scopriremo clamorosamente chi si nascondeva dietro il fantomatico nome di "Capitano Palinuro".
Molto attivo durante la crisi, che poi divent� colonnello e infine generale.
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INFINE
Un commosso ricordo anche agli UOMINI DELLA SCORTA . Un omaggio dell'Autore che scrive queste note, a un suo carissimo amico, suo istruttore nel Reparto pi� straordinario che l'Italia abbia mai avuto, e maestro di vita: ORESTE LEONARDI, il capo scorta di Moro ucciso in via Fani. ("Un uomo eccezionale che non si dimentica!!!").
29 MAGGIO - LEGGE ABORTO - Con una nuova votazione entra in vigore la LEGGE SULL'ABORTO. Contempla l'interruzione della gravidanza per motivi di salute, condizioni economiche, sociali, familiari. Il Senato vota 160 SI, 148 NO: la Camera 306 SI, 275 NO. Prossimo anno si registrano 187.752 aborti, il 25 % dei nati, e si inizia a correre verso "crescita ZERO". (vedi il prossimo settembre per una panoramica su alcune cifre sulla realt� italiana presente e futura)
FINE MAGGIO