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RIASSUNTO ANNO 1943 (3)
" ROMA COLPITA! ROMA BRUCIA! "
Luned� 19
LUGLIO 1943 - ore 11,13
NEW YORK TIMES
"ROMA COLPITA!
- ROMA BRUCIA!"
( inglesi e americani fecero una gara per bombardarla - vedi pagine successive)
IL 19-20 LUGLIO Mussolini e Hitler si incontrano a Feltre. Alcuni generali insistono perch� Mussolini sostenga una onorevole proposta di sganciamento dal conflitto (in primo piano Bastianini, con quel realismo che abbiamo visto in Alberto Pirelli), ma Mussolini sembra impacciato, titubante, indeciso; � perfino infastidito. A fatica riesce a dominare la sua inquietudine e a nascondere la sua sofferenza quando Hitler - che parla sempre lui- gli rimprovera il comportamento di alcuni comandi italiani, per i rovesci militari in Africa e in Sicilia e alla mutata situazione politica interna. Mussolini tace, � nervoso, � impaziente di terminare quel colloquio dentro il quale come un automa viene condotto da Hitler, per poi nuovamente confermare il proseguimento della guerra al suo fianco.
Hitler gli promette ingenti forze per "presidiare" l'Italia settentrionale che ritiene il nocciolo duro per gli anglo-americani. E gli fa balenare di avere tra poco a disposizione le sue potenti "armi segrete" che si stanno preparando in Germania e che assicureranno la vittoria all’Asse. Invita Mussolini ad usare il pugno di ferro per eliminare nel partito e nel paese gli oppositori (compresa la ostile monarchia).
Nel mentre si svolgono i colloqui, Mussolini con una volont� avvilita non reagisce neppure quando gli viene comunicato con i dispacci che giungono dalla capitale, che in quelle ore Roma sta bruciando. Mezzo migliaio di bombardieri (americani) stanno colpendo al cuore la capitale. Per la prima volta Mussolini (e questo non � un suo vezzo, non era mai accaduto) si passa due volte il fazzoletto sulla fronte. Nessuno meglio di lui sa cosa vuol dire questo bombardamento in una Italia gi� alla deriva. Hitler � gi� abituato a vedere le sue citt� distrutte, apprende la notizia con indifferenza, ma Roma non � la Germania, significa molto di pi� e non solo in Italia, � una ferita nel mondo, che sta osservando con il fiato sospeso, chiedendosi ora -dopo Roma- che cosa accadr�.
Questo Hitler non lo capisce, ma Mussolini s�. E sa pure che le bombe sono buttate a Roma, ma i botti per le conseguenze politiche si vogliono far arrivare fino a Berlino. Questi botti dovrebbero essere psicologicamente devastanti per i tedeschi, ma l'unico a non capire � Hitler.
Lo storico De Felice cos� commenta " la spiegazione di fondo del suo comportamento a Feltre, il suo subire in silenzio la requisitoria di Hitler, e infine accettare nuove truppe in Italia era per prendere tempo". " E' difficile credere che Mussolini si illudesse di poter convincere Hitler con l'idea di un negoziato di pace o di lasciar libera l'Italia di trattare la propria fuoriuscita dalla guerra, sicche' il fatto che non abbia sollevato questa questione non puo' certo meravigliare.
Ma soprattutto voleva guadagnare tempo per trovare il modo per sganciarsi (e c'era qualcuno che stava attivandosi) per avere senza correre il rischio, temendo di essere sopraffatto militarmente ed essere estromesso politicamente (sapeva benissimo cosa bolliva in pentola a Roma), o di mettere talmente in allarme i tedeschi da indurli ad anticipare i tempi per occupare l'Italia.(*) E avendo bisogno di guadagnar tempo l'unica cosa da fare era rassicurare Hitler sulla propria fedelt� e ottenere da lui quegli aiuti che aveva chiesto ma che sapeva benissimo che Hitler non gli avrebbe certo dato"
(*) Dal Brennero alcune divisioni gi� nei pressi del Passo, farle arrivare a Verona era per Hitler un giochetto molto semplice: di un paio di ore. I tedeschi avevano gi� predisposto nelle valli Altoatesine, l'appoggio della popolazione locale di lingua tedesca (Hofer aveva a disposizione 250.000 uomini), ed inoltre per fermarli a Verona non c'era l'ombra nemmeno di un comandante italiano. Tutti i presidi erano comandati da ufficiali tedeschi (questa invasione era gi� stata studiata a tavolino, e sar� solo rimandata alla notte dell'8 settembre - vedi, e nota la tempestivit� di come fu poi condotta a termine. (Prima ancora del radio di Badoglio, Bolzano, Merano, la Val d'Adige, la Val Venosta, la Val Passiria e la Val Isarco erano gi� in mano ai tedeschi).
Dal Diario di Pietromarchi apprendiamo che "Mussolini voleva sganciarsi dalla Germania ma non sapeva come farlo" mentre dalle Memorie di Alfieri leggiamo cosa disse Mussolini, sollecitato dal generale Ambrosio a guardare in faccia la realt�, e quindi a trovare con Hitler una soluzione, una via d'uscita onorevole, senza gravi danni: "Credete forse che questo problema io non lo senta agitarsi da tempo nel mio spirito travagliato? Dietro la maschera della mia apparente impassibilita' c'e' un profondo assillante tormento. Ammetto le ipotesi: sganciarsi dalla Germania. La cosa e' semplice; un giorno, ad una data ora, si lancia un radio al nemico. Quali saranno le conseguenze? Il nemico pretendera' giustamente una capitolazione..... Si fa presto a sganciarsi dalla Germania. Quale atteggiamento prenderebbe Hitler? Credete forse che ci lascerebbe liberta' d'azione?".
Mussolini � travagliato, � tormentato, ma � anche solo. Oltre che avere i soliti nemici, ha gli amici di un tempo nemici. E quelli autorevoli che potrebbero fare qualcosa, fanno solo chiacchiere ma non fatti. Anzi le chiacchiere le fanno con tutti, meno che con Mussolini.
Dal Diario di Rommel (vedi) tutto questo veniva riportato fin dal 4 novembre 1942. "Il Generale Kesserlring continua ad asfissiarci con i suoi cifrati. Da Roma ci sono giunte preoccupanti notizie sulla situazione italiana. Al Comando Supremo italiano l'atmosfera � oscillante, grigia e gravida di elettricit� Le ostilit� contro di noi aumentano.... Si teme, negli ambiente della Corte vi siano correnti che premono sul Re d'Italia perch� prenda in mano la situazione interna italiana e limiti l'autorit� del Primo Ministro (Mussolini). Voci darebbero sicuro al nostro servizio informazioni che la Principessa ereditaria, MARIA JOSE', abbia avuto, tramite una sua amica francese, dei contatti con diplomatici americani ed inglesi in Svizzera per una pace separata. Sarebbe mostruoso!"(Rommel non si sbagliava; nel maggio del '43 il Re già meditava uno sganciamento)
(vedi qui le sue note)
Ma se c'erano ancora dubbi che l'Italia stava passando in gran (!?) segreto dall'altra parte, il dubbio a Hitler glielo tolse il generale Ambrosio, quando con una ingenua lettera, a maggio chiese di far rientrare i reparti italiani che erano in Francia, Iugoslavia, Grecia ecc.
Del resto con la caduta della Tunisia molte cose erano cambiate non solo dentro chi remava contro il regime, ma era cambiato anche lo stesso Mussolini.
Arrigo Petacco, in Storia del Fascismo scrive: "Nel dare l'annuncio della caduta della Tunisia, la stampa italiana, una volta tanto, non nasconde la verit�. I giornali scrivono, senza mezzi termini, che adesso l'Italia � direttamente minacciata, che un tentativo di sbarco sul territorio nazionale � possibile. (Da Tunisi in Sicilia ci si arriva anche con i pescherecci). Mussolini stesso, in un colloquio con Ambrosio, autorizza ad accelerare al massimo il rimpatrio delle unit� che si trovano fuori dalle frontiere, in Iugoslavia, in Grecia, e altrove. Pare rendersi conto della gravit� della situazione e, per la prima volta, parla di pace separata, non con la Russia, come vagheggiava in passato, ma con gli inglesi e con gli americani".
TORNIAMO AL 19 LUGLIO
Nel frattempo il 9 luglio gli anglo-americani sbarcano in Sicilia. I reparti del generale PATTON prendono terra tra Gela (CL) e Licata (AG). Superano agevolmente le difese italiane e procedono verso Trapani e Palermo (che sarà occupata il 22 luglio). Mentre l'VIII Armata di Montgomery sbarcata sul litorale tra Capo Passero (RG) e Siracusa, procede più lentamente verso Messina perchè incontra una notevole resistenza della divisione Goering a Catania, ma che poi occuperà il 6 agosto.
Ci furono in alcune zone della costa, nei pressi di Agrigento, dei coraggiosi tentativi di difesa da parte di truppe italiane. Ma si trattò di iniziative isolate e certo non volute dagli alti comandi, ormai già alle prese con la prova generale dell'8 settembre; cioè si erano dati alla fuga lasciando con mille pretesti l'isola. (Vedi la parte dedicata alla Sicilia e relativi documenti)
19 LUGLIO - Gli americani - anticipando gli inglesi (più avanti spiegheremo il motivo)- scegliendo un drammatico giorno storico, l'incendio di Nerone, con 321 bombardieri bimotori (B-25 e B-26), e numerosi caccia, in due fasi, una al mattino e una al pomeriggio, effettuano (avevano promesso che non l'avrebbero mai fatto n� a Roma, n� a Firenze, n� a Venezia, e neppure ad Assisi) pesanti bombardamenti sulla capitale (682 tonnellate di bombe) colpendola senza riguardo, con tanti innocenti vittime civili, nei quartieri Prenestrino, Tiburtino (il pi� colpito con 717 morti) , Tuscolano, San Lorenzo; e danni al patrimonio artistico millenario devastanti.
Si volevano colpire -si disse- gli obiettivi militari, le ferrovie, ma 1 aereo su 10 sbagli� su un raggio di 300 metri, e 1 su 3 lo sbagli� su un raggio di 600. Inoltre le bombe sono quelle da 500, 1000, 2000 libbre ad alto potenziale, contenenti il micidiale esplosivo RDX e lo sganciamento � avvenuto a salva, cio� rilasciate tutte assieme (a tappeto - il cosiddetto "area bombing") da una squadriglia. Quindi i cosiddetti mirati obiettivi sono fuor di proposito. Una squadriglia di bombardieri quando fa il salva non pu� mirare proprio nulla.
Eisenhower era stato del resto esplicito con i suoi piloti che aveva scelto con cura (!) personalmente: "se per salvare un solo uomo americano dovete buttar gi� il Colosseo, buttatelo pure giù'".
L'incursione del 13 agosto fu ancora più catastrofica:
Le conseguenze furono terrificanti, 1500 morti, 6000 feriti, 10.000 case in macerie o lesionate, 40.000 romani si ritrovarono senza tetto. Quasi in tutta la citt� cessò l'erogazione della corrente elettrica, del gas e dell'acqua. Il giorno dopo la stessa scena si ripet� a Napoli, dove 430 bombardieri fecero scempio della citt�, senza riguardi per cose e persone innocenti. Pi� che i danni materiali e la morte dei civili, l'azione sul morale dei romani fu devastante. Ma è quello che si voleva: terrorizzarli.
Al cimitero del Verano -colpito- si scoperchiarono perfino le tombe, e la scena fu dantesca. I vivi venivano sepolti dalle macerie delle loro case, mentre i morti venivano fuori con gli scheletri dalle loro tombe, come a volersi rendere conto di quanto accadeva....
...o forse per andare incontro ai nuovi arrivati messi dentro quattro assi di legno: 1500
A nulla era servita l'allocuzione di Pio XII diretta e indiretta di risparmiare la Citt� Santa dai bombardamenti. Non fu risparmiata nemmeno la tomba dei suoi genitori...
Pur attanagliati da un forte pessimismo, nessuno, ma proprio nessuno avrebbe mai pensato che gli americani avrebbero colpito la Citt� Eterna, la Citt� della Cristianit�.
Qualche giorno prima avevano sì avvisato con dei manifestini. "State lontani dagli obiettivi militari", ma nessuno pensava che gli obiettivi erano i binari delle ferrovie che passavano sotto casa, come a San Lorenzo (la stessa basilica fu ridotta a un cumolo di macerie)
Oltre tutto dall'inizio della guerra fino a questo tragico giorno non un aereo aveva fatto danni. In tre anni di guerra a Roma si era registrata una sola vittima, per una scheggia di un proiettile difettoso della stessa contraerea.
Sconvolti dalla notizia furono le persone di tutto il mondo, "intelligenti", di cultura e di qualsiasi credo politico; turbata fu la stessa pubblica opinione americana dove il legame cristiano aveva pur sempre delle radici profonde. Poi gli addetti dissero ai loro concittadini di pensare solo ai propri figli e ai propri mariti e non ai monumenti, e cos� tutti gli americani approvarono la missione devastante. "Colpita Roma!", "Roma Brucia!" erano i titoli dei giornali. Tutti gli americani furono orgogliosi dei loro piloti e fecero una gran festa! Euforia negli ambienti militari; dissero che era stato un "bombardamento di successo". (le stesse parole del resto le aveva detto Ciano bombardando Barcellona).
Chi aveva qualche ricordo degli studi classici, sapeva cosa voleva dire "Colpita Roma"! e "Roma Brucia!". Non era la stessa cosa dire "Colpita Berlino". Molti in America non sapevano nemmeno dove puntare il dito per indicare Berlino. Mentre Roma anche su un mappamondo grande come un arancio ognuno anche distrattamente la pu� individuare; � nel centro di quell'emisfero che una volta era tutto "il Mondo" conosciuto, non un Paese qualsiasi.
L'effetto di quella frase "Colpita Roma!" fu dunque ridondante. In Italia fu un "crollo" molto maggiore di quelle case colpite nella capitale. Ed era quello che volevano gli anglo-americani.
Del resto lo scriveva lo stesso Roosevelt: " Noi dobbiamo sottoporre la Germania e l'Italia ad un incessante e sempre crescente bombardamento aereo. Queste misure possono da sole provocare un rivolgimento interno o un crollo" (lettera di Roosevelt a Churchill, del 25 luglio 1941. - Doc. 67, pag. 151 - Loewenheim- Langley- Jonas, Roosevelt and Churchill). - E lo ripete "...deve essere nostro irrinunciabile programma un sempre maggior carico di bombe da sganciare sopra la Germania e l'Italia" (Ib. del 31 ottobre 1942 , doc. 180, pag. 325) - E insiste: ".Bombardare, bombardare ...io non credo che ai tedeschi piaccia tale medicina e agli italiani ancor meno ...la furia della popolazione italiana pu� ora volgersi contro intrusi tedeschi che hanno portato, come essi sentiranno, queste sofferenze sull'Italia e che sono venuti in suo aiuto cos� debolmente e malvolentieri.." (Ib. del 30 luglio 1943, doc. 246 . pag 358).
Dopo pochi giorni, il 13 agosto, altro "bombardamento di successo". Tocc� questa volta al quartiere Tiburtino, Appio e Tuscolano.
La via Casilina si trasform� in una strada disseminata di crateri.
Le arcate dell'acquedotto Claudio che avevano resistito per quasi duemila anni, crollarono.
(i
titoli dei giornali dell'epoca - spesso erano molto scarse le notizie riportate)
(soprattutto dopo il 25 luglio e ancora più scarse dopo l'8 settembre)
(dopo questa data non si voleva dispiacere i "nuovi alleati" evidenziando
i loro massacri)
(Sergio Panizzoli,
uno scampato, ha un netto ricordo, e ha rintracciato per noi su diversi giornali,
i titoli di quei giorni)
- - Lunedì 19/7/43 Al mattino per più ore dalle 10:45 alle 14:30 primo violento bombardamento di Roma a saturazione, secondo il metodo dell’“area bombing” volta prima da Eden, poi da Churchill, sir Harris e Roosevelt. Dai quartieri Tiburtino a quelli di San Lorenzo, della Prenestina e della Tuscolana. Circa 3.500 morti. Lo scalo merci di San Lorenzo costituisce la quarta-quinta parte della superficie dell’area bombing saturata. - - Mia esperienza
e ricordo: Quell’assolata mattina di lunedì
19 luglio 1943, erano circa le nove e trenta, avevo deciso, già
stanco per il gran caldo, di andare a casa d’un mio compagno
di scuola in Via Nomentana,vicino a Porta Pia. Gli Anglo-americani
erano da pochi giorni sbarcati in Sicilia. Avevo compiuto 16 anni
da tre mesi. - - Venerdì
13/8/43 Al mattino secondo violento bombardamento di Roma
a saturazione, la cosiddetta “area bombing” di sir Harris
durato 4 ore sui medesimi quadranti di quello precedente. Tragedie,
distruzioni e morte come il 19 luglio. - - Mio ricordo
ed esperienza: Quella notte, saranno state le 22÷23,
mia madre mi svegliò per scendere in cantina. Avevo sonno e
rimasi cocciutamente a letto. Uno spezzone cadde ad una cinquantina
di metri da casa, all’incrocio tra via Stamira e via Lorenzo
il Magnifico e tra l’altro, rovinò la farmacia Sant’Ippolito. - - Mio ricordo
ed esperienza: Quella mattina, circa alle 9, per i duelli
aerei visti dalla scuola per geometri Leonardo Da Vinci di via degli
Annibaldi (tra via Frangipane e via Cavour), io (quasi 17 anni) e
un compagno, Claudio Conti, uscimmo e, a piedi, raggiungemmo (circa
5÷6 km.) le nostre case poco oltre piazza Bologna di dove scendemmo
per via Michele di Lando fino ai vastissimi prati in declivio antistanti
la ferrovia della stazione Tiburtina. Oggi ci sono un mare di case,
la circonvallazione Nomentana e la città si estende ben oltre
la ferrovia. Nella splendida e nitida mattinata di sole, ore 10 ½÷11,
sentimmo il solito monotono ronronron dei quadrimotori. Non ci facemmo
caso, ne passavano a migliaia tutti i giorni. C’erano nell’aria
e in terra un infinità di strisce di carta grigio-argentea.
Ad un certo punto alzai gli occhi. Venivano in formazioni estese ed
allargate, da ponente verso levante, in senso trasversale alla ferrovia.
Mi soffermai a guardarli, argentei, non molto alti, belli.!! Poco
dopo con un’inclinazione valutabile in 75° vidi un’infinità
di puntini neri che venivano giù. Che saranno? Bombe! Un attimo
di esitazione e poi via di corsa a risalire la via Michele di Lando
con la velocità di due centometristi per sentire le prime esplosioni
violente e sordi boati appena poco dopo aver superato la piazzetta
dei Vespri Siciliani, poco oltre la casa di Claudio all’angolo
di via Francesco Squarcialupo. Il suolo tremava. Continuammo a correre.
Cominciarono a caderci intorno, pietre, terra, ecc. Continuammo a
correre e ci riparammo in un portone all’angolo di via Stamira.
In fondo alla via M. di Lando, vidi la casa di Claudio nascosta dal
fumo delle splosioni e glie lo dissi. Si mise a piangere. Per fortuna
non fu colpita. Varie ondate di bombardieri in successione colpirono
quella zona come le altre a Portonaccio ed al Tuscolano. Nel pomeriggio
circa ore 14÷15 andai a vedere lo “spettacolo”:
la devastazione era indescrivibile. L’aria tersa al mattino
era polverosa, annebbiata. Lo scalo ferroviario di Tiburtina era distrutto,
sconvolto, lacerato, binari contorti, puntati al cielo, vagoni sventrati,
macerie ovunque. Dall’altura della scarpata a prato fronteggiante
via Apuania, parallela alla ferrovia, vidi distrutti molti edifici.
La “coda” di cui parla la stampa era costituita da gente
in fila ad un spaccio della Provvida in via Apuania in attesa di cibo.
Mentre i poveri sopravvissuti si muovevano come fantasmi tra le macerie
delle case in cooperativa ad annaspare, a cercare qualcosa, esplosero
a breve distanza di tempo due delinquenziali bombe a scoppio ritardato.
Per la fortuna di quei disgraziati, le esplosioni si svilupparono
tutte verso l’alto in un diametro stimabile in 3÷4 metri
per un’altezza di circa 20, poco più delle case. Cosa
strana: Quella tragedia, come diverse altre del genere ben vissute,
al momento non mi sconvolse affatto quanto, invece oggi, me ne impressiona
il ricordo. Noi ragazzi eravamo già vecchi perché annichiliti
dalle condizioni di guerra e dalla fame che giorno dopo giorno avevano
alterato la dimensione della vita, i giusti modi di pensare. - - Mio ricordo
ed esperienza: Quel pomeriggio, verso le 2 ½ stavo
con un amico sul terrazzo di casa quando sentii, senza alcun allarme,
le prime esplosioni provenire da ponente. Mia madre era uscita per
andare verso piazza Buenos Ayres e aveva preso certamente il tram
n. 8 e la circolare rossa. Preoccupato scesi di corsa e a piedi, circa
1 km., mi recai verso via Bari e verso piazza Salerno superata la
quale vidi uno scempio orribile di persone maciullate da chi ci ha
poi liberato. Vidi con terrore un tram n. 8, ove credevo si trovasse
mamma, sventrato. Una testa staccata era sotto un finestrino del tram.
Un mare di sangue. Morti sui marciapiedi. Ancora oggi, marzo 2003,
dopo 49 anni, il pensiero mi sconvolge e mi commuove. Per fortuna
mia madre era già lontana, ma nemmeno poi tanto, in un negozio
di via Alessandria. Avevano buttato “bombe a spillo” con
asta di percussione utile a far esplodere le bombe a poco più
di un metro d’altezza. L’asfalto dei punti colpiti era
appena avvallato. Bombe per ammazzare civili. La zona era, ed è
tutt’ora, per una vastissima estensione, tutta a cliniche private
ed universitarie. |
Era una strategia questa, che continuer� fino a Hiroshima e Nagasaki (due citt� senza obiettivi militari, addirittura ancora intatte); era la strategia di colpire il morale della popolazione, portarla al dolore e alla disperazione, distruggere la fede che seguitavano ad avere nei propri governanti, mettere in ginocchio una nazione, colpirla nei suoi più antichi monumenti alle radici della propria storia, distruggerla, annientarla. Gli obiettivi militari erano importanti, ma questa non era la ragione principale, visto che i caccia spesso facevano incursioni a bassissima quota sulle citt� mitragliando chi aveva la sfortuna di essere su una strada o con i bambini nei Giardini pubblici. Azioni ed "effetto" che per il morale erano peggiori di un bombardamento.
Chi scrive vedeva dal terrazzo gli aerei che sganciavano bombe sulle case; era terrificante vederli, ma non ti riguardavano personalmente; (un po' come oggi li vediamo in Tv). Il giorno dopo non sapevi nemmeno dove erano cadute. Il dolore non era collettivo, non ti coinvolgeva.
Mentre invece quando all'inizio di Corso Marruccino (che divide in due Chieti) perfino a mezzogiorno compariva all'improvviso, in un lampo, un caccia anglo-americano e percorreva tutto l'intero corso mitragliando tutti quelli che vi si trovavano, la cosa riguardava tutti, era pi� angosciante dei bombardamenti, e per la rapidit� di come avveniva, tutti si sentivano indifesi e vulnerabili. Non si parlava d'altro. Anche se le vittime erano poche rispetto ai bombardamenti.
Questi atti - il bombardamento e il mitragliamento sui civili, nelle citt� e nei paesi - purtroppo li avevano inaugurati gli italiani in Spagna e in Somalia, nelle citt� come nei villaggi, "era divertente colpire dal cielo" (Ciano - vedi 1935); dopo li imitarono i tedeschi quando fu per la prima volta bombardata una intera citt� (Guernica), poi gli anglo americani portarono il "divertimento" alla massima espressione quando rasero al suolo Dresda, e quando "liquefarono" un'intera grande citt� con tutti i suoi abitanti con il "sole atomico".
L'intelligenza umana in crescendo aveva raggiunto il suo apice di "civilta". La vera follia, la pi� malvagia, fu propria l'ultima, e fu quella di annientare 200.000 vite umane in un "lampo" schiacciando solo un pulsante. Piccoli uomini con l'arroganza di essere tanti Prometeo.
Non si vuole qui giustificare Reder, il boia di Marzabotto, ma quando gli fecero notare al processo che quando diede l'ordine delle strage di civili i suoi sottoposti ubbidirono con "ripugnanza". Lui rispose " Ripugnanza? Ma quando si d� l'ordine di sganciare bombe su città, su dei civili, questo non � forse altrettanto ripugnante? O non lo � solo perch� non si vedono i morti?".
altri drammatici bombardamenti
MILANO "LA STRAGE DEGLI
INNOCENTI"
NAPOLI: BOMBARDATELA! BOMBARDATELA!