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ANNO 1917
LENIN
< DALLA PROTESTA A "CHE FARE?"
"Stato e rivoluzione"
scritto mentre era rifugiato in Svizzera, nel settembre 1917, un mese prima della Rivoluzione;
andato in stampa a Mosca in novembre un mese dopo la rivoluzione.
Accenniamo subito al Post scriptum di Lenin aggiunto in tipografia all'ultimo momento.
(è un'edizione italiana dell'epoca curata dalla Federazione Comunista Napoletana,
stampata a Napoli, nella Tipografia degli Artigianelli)
Proprio alla vigilia della rivoluzione Lenin non era sicuro se avrebbe visto prima di morire la Terra Promessa rivoluzionaria, su cui erano concentrati tutti i suoi pensieri. Pochi mesi prima, il 22 febbraio, parlando in una riunione di giovani socialisti a Zurigo, giudicò la rivoluzione russa del 1905 come il prologo di un più grande movimento di carattere europeoo, e concluse: "Noi della vecchia generazione è probabile che non vivremo tanto da vedere le battaglie decisive della prossima rivoluzione" (N. Krupskaya, Memoriier of Lenin, trad. inglese, I, p. 156).
Appena giunsero le prime notizie degli avvenimenti in Russia, Lenin fu preso dall'ardore di un profeta il quale si sente che è venuta la sua ora. Bruciava dall'impazienza di raggiungere l'arena della lotta, tanto che progettò ogni sorta di travestimenti per attraversare i territori in stato di guerra.(Rientrò dall'esilio con un vagone ferroviario messogli a disposizione dalle autorità tedesche, con Lenin per nulla preoccupato del fatto che costoro, in questo modo, si riproponevano d'avvantaggiarsi militarmente nei confronti della Russia).
Pur giunto (come nel 1905) in ritardo, Lenin organizzò e diresse l'insurrezione d'ottobre, imponendola al suo stesso partito, costringendo i deboli governi provvisori, a forzare militarmente la situazione per raccogliere così il malcontento delle masse russe, in particolare di settori operai e dell'esercito che reclamavano la fine della guerra. In mezzo a divisioni e immobilismo di menscevichi ( i cui dirigenti, nella quasi totalità erano contrari all'insurrezione) riuscì così a portare al potere i comunisti che pure erano in minoranza sia nei soviet che nel paese. La parola d'ordine fu infatti "Tutto il potere ai soviet". Assunta la guida del governo, delineò i tratti fondamentali del futuro stato sovietico rilanciando la marxiana dittatura del proletariato come strumento necessariamente coercitivo per attuare la trasforrmazione dell'apparato statale ereditato dal regime zarista. E questi tratti fondamentali erano appunto contenuti in questo libretto.
Dobbiamo però qui aggiungere che Lenin, con questo piccolo saggio, in seguito creò qualche imbarazzo a tutti coloro che del leninismo ne fecero un dogma. Lenin stesso se ne rese conto, e s'infuriò quando il libretto fu pubblicato a "tradimento" da Buckarin. Questo perchè nello scritto Lenin prefigurava una rivoluzione troppo semplicistica, quasi caricaturale; anche se dobbiamo considerare che lo fece innanzitutto per scopo propagandistico, cioè per attrarre le masse nelle file bolsceviche, dando l'illusione di una soluzione facile e sbrigativa; del resto anche i suoi discorsi erano infarciti di questo semplicismo. E più che socialismo era anarchismo. (l'operaio avrebbe occupato la fabbrica, il contadino la terra, il soldato il posto del generale, e che quindi lo Stato era superfluo).
Poi la svolta, la rivoluzione, che forse colse in contropiede Lenin come scrittore. Proclamato capo del Consiglio dei Commissari, il potere era ormai nelle sue mani; ma con qualche difficoltà per esercitarlo.
Ci piace qui citare Montanelli: "Lenin si trovò davanti a una tastiera di campanelli che non suonavano perché egli stesso ne aveva tagliato i fili. Era il caos. Torme di disertori abbandonavano il fronte, i contadini saccheggiavano i raccolti, le fabbriche erano vuote e silenti e gli oppositori potevano dire, e infatti dicevano a Lenin: ""Sei stato tu a provocare tutto questo": era vero; era stato lui. Ma proprio nell'emergenza l'uomo si rivelò a tutto sbalzo. Aveva contro di sé anche se stesso, cioè le idee che aveva sostenuto prima di agguantare il potere. Se le rimangiò una per una, con una disinvoltura da struzzo, e si diede a ricostruire ciò che aveva distrutto, senza neanche discriminare sul materiale umano, cioè rifacendosi a quello "antirivoluzionario".
Per mettere fine al caos. per incentivare l'economia ed aumentare la produzione era fondamentale ricorrere a chi già conosceva il mestiere. Per cui stimo' necessario che, per esempio, medici, ingegneri, professori, formatisi nelle scuole zariste venissero tutelati e ben pagati pur essendo afflitti da "una mentalita' borghese".
Uno degli slogan che aveva dominato negli anni della rivolta era "il potere alle masse". Ma a rivoluzione avvenuta, le masse erano davvero in grado di gestire il potere?
Ben presto Lenin capì, che la risposta a quella domanda era no. Nelle fabbriche ad esempio gli operai esercitavano il controllo, il più delle volte divertendosi ad ingiuriare e malmenare gli ex-proprietari o i direttori declassati a operai, col rischio che alla fine a rimetterci era la produttività. Lenin, indubbiamente con lucidità, capì che non era possibile dare il potere in mano a persone che sì avevano contribuito alla vittoria bolscevica, ma che non avevano nessuna esperienza, ne' tanto meno conoscevano l'economia.
Era dunque necessario che vi fosse qualcuno che conosceva i mezzi per produrre e che coordinasse gli operai nel loro lavoro. E questo qualcuno non era certo l'operaio ma l'ex- funzionario zarista.
A Buckarin che proponeva di fucilare spicciativamente tutti coloro che guadagnavano oltre quattromila rubli al mese, gli urlò: " Mettiti in ginocchio davanti a loro e ringraziali, se si decidono a lavorare per te!".
Purtroppo eliminati questi errori, Lenin poco prima di cadere ammalato, di errori ne fece altri: come quello di farsi rappresentare da Stalin, che ingenuamente considerava come rivale il meno pericoloso. Ammalatosi gravemente, Lenin non più in grado di trasmettere il potere, pur squalificando all'ultimo momento Stalin che aspirava a questo potere, finì per esserne esautorato poco prima di morire.
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QUI PROPONIAMO LA COPERTINA, L'INDICE E L'INCIPT
(sotto l'intero volume di 142 pagine interamente digitalizzato)
LE 142
PAGINE SONO IN CASCATA, E SI CONCLUDONO CON UNO SCRITTO DEL GIOVANE 25
ENNE ANTONIO GRAMSCI
SCRITTO USCITO SU L'AVANTI, EDIZIONE MILANESE DEL 24 NOVEMBRE 1917
COL TITOLO: "LA
RIVOLUZIONE CONTRO IL "CAPITALE".
fra l'altro Gramsci scrive:
"Essa
è la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Marx
era, in Russia, il libro dei borghesi, più che dei proletari.
.... "I bolscevichi rinnegano Carlo
Marx, affermano con la testimonianza dell'azione esplicata, delle conquiste
realizzate, che i canoni del materialismo storico non sono così ferrei
come si potrebbe pensare e si è pensato".....
In altre prossime pagine, riporteremo
le lezioni che Stalin tenne all'Università Sverdlov, nella prima settimana
dell'aprile del 1924, dove trattò "Dei principi del
Leninismo".
(Ne abbiamo una versione originale, stampata a Mosca dalle Edizione
Politiche di Stato)
per
l'intera opera si prosegua cliccando QUI
VEDI TABELLA "PIANETA RUSSIA" - LENIN
ecc.