NOVECENTO |
Il Duemila � iniziato.
Un futuro che ha alle spalle il Novecento, un secolo del quale questo futuro porter� certamente alcuni segni, cos� come i figli si portano addosso l'eredit� genetica dei genitori. Come sar� dunque il Duemila? La risposta � difficile e divinazioni non se ne possono fare. Ma si possono fare analisi, ragionamenti, deduzioni. Per fare questo � indispensabile rifare il cammino percorso, ricordare i fatti, meditare su quanto � accaduto. E' dunque momento di bilanci. Giovani e meno giovani, dobbiamo tutti riflettere sul passato recente, nel tentativo di capire le cause che hanno prodotto effetti negativi. Per questo "STORIA in network" inizia la pubblicazione di NOVECENTO, il "ritratto" di un secolo che ha dato all'umanit� fasi di progresso tecnologico altissimo e di vicende tragiche nel corso delle quali sono state cinicamente e ferocemente sacrificate milioni e milioni di vite umane. Un secolo ambiguo, dunque. Su cui apriamo il discorso con questa intervista a Ettore A. Albertoni, professore di storia delle dottrine e delle istituzioni politiche nell'universit� statale di MilanoTUTTO COMINCI� NEL 1914
Professor Albertoni, il Novecento � un secolo molto discusso. Chi lo vede come il secolo delle stragi, chi lo vede come il secolo che ci ha portato nel futuro. Qual � il suo giudizio di studioso? "
"Credo che parlando del Novecento si pongano subito alcuni problemi metodologici che, durante tutto il secolo, sono stati trascurati. Cominciamo dicendo che il concetto di Novecento � estremamente ambiguo perch� in un arco temporale che � quasi consumato, noi abbiamo dei riferimenti stravolgenti dal punto di vista della pura cronologia storica. E abbiamo in realt� un secolo che non si apre nel 1900 ma nel 1914, quando, con l'inizio della Prima Guerra mondiale finisce la Belle �poque e sorge la dimensione nuova e realizzata della societ� di massa con tutto quello che ha comportato questo solo sul piano dell'economia, della vitalit�, del cambiamento, della dimensione dei problemi. Ma anche con tutte le conseguenze politiche che sono derivate a livello di riorganizzazione del potere secondo esigenze di massa. E quindi il Novecento passa bruscamente dalla Belle �poque, dal ballo Excelsior, che continua fino all'agosto del 1914, a una tipologia fortemente orientata in senso totalitario. Questo � secondo me il primo grande spartiacque.
Praticamente, nel giro di quattro anni, dal 1914 al 1918, si consumano eredit� plurisecolare: finisce l'impero austroungarico, ultima proiezione politica del sacro romano impero di nazione germanica, finisce l'impero russo, finisce l'agonizzante ma pluricentenario impero turco e viene travolto anche il nuovo impero germanico. Quindi si comincia ad avere nel giro di quattro anni un cambiamento geopolitico impressionante perch� questo tipo di rottura provoca in parallelo tutta una serie di conseguenze molto precise e a livello di nascita di nuove nazionalit�, di processi di incipiente decolonizzazione, il rifiuto della dimensione imperiale. Per contro nascono nuovi poteri. Anzitutto quello degli Usa, sorto con la partecipazione americana alla prima Guerra Mondiale.
L'intervento degli Usa nella prima Guerra Mondiale ricostituisce una riserva logistico-alimentare che l'Intesa non ha pi�; l'inserimento degli americani significa massicci arrivi di scorte alimentari, supporto logistico, macchine, armamenti e munizioni in un momento in cui la Germania, che pure ha tenuto molto bene la scena militare, non ha pi� da mangiare ed ha logorato anche le risorse di scorta. Ci� significa che sta iniziando il crollo di tutto quello che � il consolidato establishment imperialistico e imperiale europeo con le sue estensioni asiatiche sia russe che turche. In secondo luogo con la rivoluzione bolscevica dell'Ottobre 1917 nasce la potenza ideologica del comunismo sovietico".GLI USA SCOPRONO L'EUROPA
La prima guerra mondiale, quella passata alla storia come la "Grande guerra", vede l'intervento degli statunitensi in Europa. Quali sono le conseguenze di questo "sbarco" nel vecchio continente? "
Sorge, come ho detto, un nuovo potere che dalle sponde dell'Atlantico si trasferisce in Europa e diventa un potere sempre pi� importante e rilevante sia nella contingenza che nella prospettiva, come poi dimostra sia la Seconda Guerra mondiale, sia il periodo del secondo dopoguerra (guerra fredda) sia la nostra contemporaneit� pi� stretta. Io credo che se partiamo da questa ottica allora ci rendiamo conto che quello che noi chiamiamo Novecento � una sequenza di eventi che hanno una portata generale su tutta la storia avvenire dell'umanit�. E' infatti essenziale il mutamento strutturale dell'economia per fronteggiare una situazione che � non soltanto di momentanea recessione economica ma di crisi strutturale perch� l'economia di guerra aveva significato una dilatazione enorme di industrializzazione, di potenziale economico, di consumi che aveva reso protagoniste masse che erano sempre state fuori dalla storia.
A quel punto le masse, che avrebbero dovuto rientrare in una politica di pace, si trovano invece a combattere una guerra sociale, una guerra economica che condusse a grandi cambiamenti nell'organizzazione dello Stato sia che le politiche riformatrici siano state svolte in chiave socialdemocratica come avviene in parte in Inghilterra in parte dei Paesi Scandinavi, nel New Deal di Roosevelt, o che siano state impostate in termini di economia pianificata sovietica o di interventismo statale fascista o nazista. Tutto questo ha per� un minimo comune denominatore - lo Stato sociale e dirigista - che introduce delle conseguenze molto estese che debbono essere ancora ben valutate".SI ACCENDE LA MICCIA DEL NAZIFASCISMO
Indubbiamente il nazismo � stato il fenomeno pi� devastante del nostro secolo. Com'� nato questo "mostro"?
"Furono ben sei milioni di voti operai che furono determinanti per portare Hitler al potere. La repubblica di Weimar tanto vituperata riusc� a resistere per 14 anni dal punto di vista politico alla pressione nazista e riusc� a fronteggiare una situazione sociale ed economica gravissima. Una situazione che cambi� completamente quando una larga parte dell'elettorato popolare sotto il peso della crisi spaventosa economica alla fine degli anni 20 orient� il suo voto verso il nazismo. Ci fu una saldatura di ribellione sociale e di consenso popolare molto ampio attorno a Hitler con tutte conseguenze che questo comport�. Se noi pensiamo che in Italia nel 1919 si ebbe una presenza fascista che non riusc� a conquistare a Milano neppure un consigliere comunale e che nel 1922 Benito Mussolini con solo 35 parlamentari fascisti fu chiamato alla carica di presidente del consiglio di un governo di coalizione che andava dai militari ai cattolici del partito popolare, dai liberali, ai nazionalisti, ci rendiamo conto che il Novecento non � pi� rappresentabile come una storia schematica, una guerra, che si vince o si perde, di protagonisti che escono dalle file degli ex-combattenti che si impadroniscono del potere con la forza.
Certamente questo � anche esistente nel fenomeno fascista ma � anche una parte circoscritta di fenomeni strutturali molto pi� profondi che sono appunto quelli che dicevamo prima: societ� di massa, crollo di intere aree del mondo che si ristrutturano completamente (basta pensare che cosa divent� la mappa geografica d'Europa dopo la fine dell'impero austroungarico: nazionalit� che sorgono, che si costituiscono in Stato con una loro certa compattezza (il caso per esempio dell'Ungheria o dell'Austria stessa) ovvero che si presentano in una condizione molto pi� complicata e pasticciata, come quella che sar� poi la Jugoslavia, che nacque formalmente come regno dei Serbi, dei Croati e Sloveni e che in realt� fu il trionfo dell'egemonia serba sugli altri popoli.
Credo che questo sia un modo per capire che il Novecento non � uno scenario schematizzabile in tre soli momenti, ossia la Prima Guerra mondiale con le conseguenze che portano poi alla seconda, che rappresenta il successivo scenario. Poi un terzo scenario che cominci� nel 1945 e che arriva ai giorni nostri. Noi abbiamo in simultanea sicuramente queste tre grandi sequenze ma poi ne abbiamo una che fa s� che contemporaneamente ci siano dei fenomeni nuovi, nuovissimi": l'avvento della societ� di massa".NASCONO LE SOCIET� DI MASSA
Quali sono i grandi mutamenti e le contraddizioni che caratterizzano il Novecento?
Il Novecento � un'epoca che ne assomma in s� molte ed eterogenee. Ci� che va ben considerato � il fatto che il Novecento � un secolo dove in realt� convivono i jet e i chador, dove coesistono aree di sviluppo, uno sviluppo sino a poco tempo fa inimmaginabile, e aree di sottosviluppo atroce. Il nostro Novecento evidenzia processi che modificano profondamente e in modo innovatore determinate aree ma abbiamo anche dei fenomeni gravemente regressivi.Tutto questo che cosa comporta? Comporta secondo me una necessit� di approfondimento della metodologia: � un errore continuare a considerare il secolo attribuendogli connotati di compattezza e centrandolo tutto sull'Europa. Se c'� una caratteristica del Novecento � proprio la dissennatezza europea che porta alle due guerre mondiali ed alla guerra fredda. Si pu� dire che il secolo si apre nel 1914 e si chiude nel 1989 con la distruzione del muro di Berlino? Credo proprio di s�.
E qui si riapre ancora una storia che ha le stesse connotazioni: la dinamica � quella di una complessa modernizzazione. Da un lato c'� un cambiamento reiterato ma c'� anche sopravvivenza o, addirittura, ritorno ad antiche posizioni. Tutto questo va considerato con uno spirito - e questa � la conseguenza principale che io ne traggo - fortemente critico. Non � un caso che le prime manifestazioni di dissenso nei confronti del regime comunista vedano in piazza gli antichi stendardi della Chiesa ortodossa e i ritratti dell'ultimo zar, cos� come non � un caso che in Bulgaria proprio in questo periodo il movimento di piazza si rifaccia a simboli religiosi e che in Serbia la sconfessione nei confronti di Milosevic, quella pi� risoluta, sia partita dal patriarca della chiesa serbo-ortodossa".
UN SECOLO CON IL MALE OSCURO?
Se ci guardiamo attorno non troviamo effettivamente molto di cambiato in questo Novecento. Vediamo il progresso tecnologico, � vero, ma anche gli scenari di inaudita ferocia simili e addirittura peggiori di quelli dei secoli precedenti...
" Noi, probabilmente in eccesso di razionalismo, abbiamo ritenuto che il Novecento fosse un secolo di cesura, che cancellava completamente certe esperienze e riportava soltanto determinate altre. Invece non � cos�: il Novecento ha portato nuove esperienze che per� si sono accumulate alle vecchie, e in molte realt� sono rimaste incubati valori, mentalit�, pregiudizi che sono ritornati poi fuori. Perci� molti fenomeni, che altrimenti sarebbero incomprensibili, quelli pi� vicini a noi (penso per esempio alla disintegrazione jugoslava), sono invece spiegabilissimi. dei fenomeni spiegabilissimi. La Jugoslavia si � disintegrata, ed � bene che si sia stato cos� perch� non aveva nessun senso politico che serbi, croati, sloveni, montenegrini, bosniaci, macedoni, albanesi e altre nazionalit� stessero assieme coattivamente sotto l'egemonia serba e dello Stato serbo.
La storia del Novecento non � soltanto l'assedio recentissimo di Sarajevo perch� tutti l'abbiamo visto sotto i nostri occhi dato per la prima volta la televisione (altro fenomeno che ha modificato profondamente il modo di conoscere e di reagire), ce l'ha portato in casa. Non va dimenticato che a Sarajevo � stato assassinato l'arciduca Francesco Ferdinando e che � scoppiata di fatto la Prima Guerra mondiale. La polveriera c'era gi�. Non va, ancora, dimenticato che nell'area ex-jugoslava tra il 1941 e il 1945 fra sloveni e croati da un lato e serbi dall'altro, indipendentemente dalla presenza tedesca e italiana in primo periodo, poi solo tedesca, ci sono stati un milione e mezzo di morti poich� la "pulizia etnica" era cominciata allora.
Quindi non ci si deve meravigliare di queste esplosioni, bisogna capire che cosa � successo. E' successo che nel 1919-'20, alla conferenza della pace si � disegnata una mappa d'Europa in chiave nazionalitaria di cultura e concezione ottocentesca che aveva un senso 50 anni prima, ma che non aveva pi� senso in quella societ� di massa, in quella societ� ideologizzata, in quella dinamica sociale cos� turbinosa e nel crollo di valori e nell'affermazione di altri valori, per cui queste costruzioni molto teoriche, molto datate, molto vecchie anzich� risolvere i problemi li hanno aggravati".LA DISSOLUZIONE DEGLI IMPERI
Professor Albertoni, ha ancora senso, oggi, analizzare il Novecento in chiave cronologica?
"A questo punto dobbiamo constatare che il Novecento identifica tutta una serie di problematiche di questo genere che a mio avviso devono essere affrontate con un criterio diciamo di carattere universalistico. Non ci si pu� pi� porre da un'ottica puramente europea, che poi vuol dire inglese o francese o germanica, perch� il Novecento vide, dopo la Seconda guerra mondiale, un completo ridimensionamento di queste tre potenze. I poteri pi� arcaici e arretrati come quello russo o quello turco scomparvero gi� all'inizio del secolo. Quelli di pi� recente e di bellicosa costruzione, come quello tedesco, crollarono per ben due volte sotto il peso delle guerre. Quando nel Secondo dopoguerra si vot� per la liquidazione dell'impero inglese, nel Parlamento britannico furono dati cinque minuti a chi era favorevole e altrettanto a chi era contrario.
Il problema imperiale inglese fu risolto cos�. I francesi furono meno veloci e capire la nuova situazione e dovettero passare prima attraverso la guerra in Indocina e poi la guerra in Algeria e furono tutti costretti, a destra e a sinistra, a implorare De Gaulle di ricostruire lo Stato.
La Germania sconfitta e divisa � oggi unificata e florida economicamente e pacificamente. Quindi io credo che una valutazione del Novecento in tre grandi scenari sia senz'altro importante ma sia anche necessario spostare poi le ottiche in altre direzioni: pensare per esempio a quello che � stato il ruolo del Giappone come forza trainante imperialistica in Asia, l'emergere di grandi realt� successive come la Cina e l'India...cio� tutto un processo che � tutt'altro che concluso. Le confermo che il Novecento in senso proprio, come ho anticipato, tra il 1914 e il 1989. Se invece abbiamo della storia non una visione puramente cronologica ma problematica, come sarebbe necessario avere, allora le cose si modificano ancora. Va tenuto conto del processo di coesistenza tra vecchio e nuovo, tra le societ� ormai proiettate nelle realt� dell'ultra futuro, quelle dell'informatica, della globalizzazione, e quelle invece dell'arretratezza (perch� non c'� dubbio che il processo di decolonizzazione in Africa abbia portato a fenomeni regressivi, atroci e distruttivi di gran lunga superiori a quelli prodotti dal colonialismo.Se vogliamo capire la storia in generale, e in particolare quella del Novecento, occorre tornare, quindi, a Vico e a Pareto: ai "corsi" e i "ricorsi" della vicenda umana ed alla prevalenza delle azioni non-logiche su quelle logiche nelle inter-relazioni personali e, soprattutto, collettive. Se l'ideologia fortunatamente � morta nel 1914 come illusione di progresso infinito e nel 1989 come ricostruzione dell'uomo e della societ�, sono rimasti invece ben vivi i valori che il Novecento dialetticamente ha messo in luce. Sul piano individuale essi sono la responsabilit�, il risultato verificabile, l'empirismo; sul piano degli indirizzi pubblici: la necessit� di ripensare lo Stato come struttura di diritto e non di dominio per la societ� e l'autodeterminazione dei popoli e delle comunit�. Si tratta di un lascito enorme e difficile che mi auguro non venga ora affrontato secondo la logica partigiana e aprioristica che ha dominato gli anni del secolo"
Franco Gianola
Ringraziamo per l'articolo
(concesso gratuitamente)
il direttore di
vedi anche - '900 - UNA PARTENZA AL RALLENTATORE
e l'inizio e la fine de "LA BELLE EPOQUE" >