DA
20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
1
D.C. AL 2000 ANNO x ANNO |
PERIODI
STORICI E TEMATICI |
PERSONAGGI E PAESI |
LA NASCITA |
Nella tenebrosa immensità dei cieli la nebulosa solare brillava di una luce pallida - diffusa, e mentre si condensava gradualmente verso il suo centro, luceva dello stesso splendore roteando annualmente intorno a questo focolare centrale. Il nostro pianeta era allora completamente gassoso, non possedeva alcun nucleo solido e neppure alcun strato liquido; non era in certo modo che un'atmosfera, considerevolmente più leggera dell'aria che oggi respiriamo. La sua temperatura originaria era uguale a quella della zona solare nel seno della quale si è formata. Poi aumentò ancora per effetto della sua propria condensazione. Obbedendo alle leggi della gravita, le molecole si rinserrarono sempre di più verso il centro. La sua forma sferica si definì sempre meglio. La nebulosa divenne sole, e nello spazio siderale brillò di una splendida luce.
La teoria meccanica del calore mostra come la sola condensazione in globo delle particelle costitutive del nostro pianeta ha dovuto produrre un calore di circa 9-10.000 gradi centigradi. Durante questo primo periodo, la nostra culla espandeva assai lontano il suo irraggiamento. La Terra brillava allora nello spazio come un sole avviluppato da una pallida nebulosità.
A quell'epoca ipotetici osservatori posti negli universi lontani avrebbero potuto vedere, nel periodo solare del nostro pianeta, una stella doppia composta di due astri di grandezza differente: e il più grande il nostro stesso Sole, il più piccolo la Terra, la Terra-Sole.
Senza dubbio anche questo sistema sarà stato doppio, triplo, quadruplo, multiplo, essendo molti altri pianeti stati Soli alla stessa epoca in cui lo era la Terra. Ma, siccome è probabile che Venere e Mercurio fossero ancora nebulosi allorchè la Terra era già Sole, così si ebbe un'epoca in cui, nell'obiettivo del telescopio gli osservatori lontani avranno potuto vedere il Sole e la Terra sotto l'aspetto della piccola figura sopra.
Durante molti migliaia di millenni, il nostro globo brillò, sole risplendente, focolare di potenti reazioni chimiche, dando origine a macchie e ad eruzioni gigantesche, analoghe ai fenomeni che noi vediamo ogni giorno compiersi alla superficie del nostro Sole. La Terra era allora, indubbiamente meno voluminosa del nostro Sole attuale, ma considerevolmente più grande di quanto non sia ai giorni nostri; senza alcun dubbio si estendeva essa fino al di là dell'orbita della Luna, quindi con un diametro da trenta a quaranta volte più largo del suo diametro attuale, leggerissima di densità e interamente gassosa.
Ma lo spazio nel quale si muovono i mondi è freddo ed oscuro. La sua temperatura normale è di circa 270° al disotto dello zero. Un freddo così intenso che i meteoriti (soprattutto quelli di grosso volume) che ne sono impregnati, quando cadono sulla Terra, lo conservano all'interno nonostante il loro (solo) superficiale riscaldamento nel passaggio così rapido che essi fanno attraverso la nostra atmosfera terrestre. Allorchè infatti vengono raccolti dopo la loro caduta, ci si brucia dal calore le dita nel toccarli; ma se si spezzano l'interno è ghiacciato al punto che scotta esso pure, più ancora dell'esterno. (Una di queste prime osservazioni fu fatta il 14 luglio 1860, allorchè avvenne nelle Indie la caduta di un meteorite, di "Dhurmsalla").
In mezzo a questo freddo, il raggio del Sole-Terra finì per estinguersi, e nè la sua condensazione progressiva, nè le sue combustioni chimiche, nè la caduta dei materiali o delle polveri cosmiche che dovettero giungergli dai residui della nebulosa solare che lo circondava, e dalle diverse parti dello spazio, bastarono alla conservazione di quell'irraggiamento calorico e luminoso. Il globo terrestre, poi da gassoso divenne liquido, liquido bruciante, ma meno luminoso. Da bianca e risplendente com' era prima, la Stella-Terra si colorò di raggi gialli d'oro, poi arancioni, poi rossastri e cupi. Un'atmosfera densa, pesante, agitata, un'atmosfera da officina e da laboratorio (ed era un officina e un laboratorio) l'avvolse nei suoi vortici. La Terra si estinse. Si estinse però come sole, ma iniziò ad entrare nell'aurora della sua vita.
E' durante questo periodo primordiale che la Luna si è formata, emanazione della nebulosa terrestre, come la Terra era emanazione della nebulosaa solare. La Luna appartiene alla Terra, come la Terra appartiene al Sole. Essa gira intorno al nostro pianeta in 27 giorni e 7 ore, come noi giriamo intorno al Sole in 365 giorni e 6 ore; essa ci accompagna, satellite fedele e circola mensilmente intorno a noi, ruotando nello stesso senso in cui noi giriamo, vale a dire dall'ovest all'est, e pressochè nel piano del nostro equatore (l'inclinazione è di 5°), il suo atto di nascita è inscritto ancora nel suo moto, e la sua origine terrestre si palesa in tutti i suoi caratteri; essa pesa ottanta volte meno della Terra, ed è cinquanta volte più piccola : la sua densità è di sei decimi quella della Terra.
Essa ha dovuto formarsi da una zona nebulosa distaccata verso il piano dell'equatore dalla nebulosa terrestre in un'epoca in cui il movimento di rotazione della Terra si era notevolmente accelerato, ed era divenuto assai più rapido di quello dei giorni nostri. Inoltre la Luna era a noi così vicina e la sua attrazione così potente da produrre maree considerevoli, le quali agendo come un freno in senso contrario a quelle del moto di rotazione del nostro globo hanno rallentato questo moto, come lo rallentano ancor oggi.
Calcoli astronomici sembrano condurre alla conclusione che la nascita della Luna, risalirebbe all' epoca in cui il moto di rotazione della Terra su sè stessa si sarebbe compiuto in tre sole ore. Prima della nascita della Luna, la Terra andava già soggetta a maree, ma a maree prodotte unicamente dall'attrazione del Sole, e che gonfiavano la nebulosa terrestre lungo la sua zona equatoriale, facendo roteare lungo questa zona una specie di rigonfiamento fluido. D'altra parte, il rapido movimento di rotazione del nostro pianeta su se stesso produceva lungo questa stessa zona equatoriale una forza centrifuga potentissima, e per distaccare dalla nebulosa terrestre una porzione relativamente considerevole, la minima causa poteva bastare. Il Sole è forse stata questa causa. Una coincidenza di forte marea colla tendenza centrifuga avrà reso indipendente dall'attrazione terrestre una parte di questa zona in equilibrio instabile, gradatamente sminuita da vibrazioni diurne consecutive come un pendolo, la Terra avrà ripreso la sua forma sferica e i materiali distaccati si saranno riuniti in una stessa massa, esercitando alla loro volta l'attrazione ad essi su tutte le sue parti costitutive, nel tempo stesso che, conservando il suo movimento primitivo, la zona distaccata continuò a girare intorno alla Terra.
Tale fu l'origine della Luna. Nei primi giorni della sua formazione essa toccava la Terra e girava intorno ad essa in questo stesso periodo primitivo di tre ore. Le nostre maree attuali non sono che un pallido rimasuglio di ciò che esse erano in quell'epoca primordiale. In parte il satellite era assai più vicino al pianeta, ed è noto che l'attrazione si accresce in ragione del quadrato d'avvicinamento, e cioè che per una distanza due volte minore, essa e quattro volte più forte, e così di seguito. D'altra parte, il globo terrestre, in luogo d'essere solidificato e di avere la sua superficie divisa in continenti ed in oceani, era completamente fluido: le maree agivano dunque completamente su di esso e gli facevano costantemente girare intorno quella specie di cuscinetto circolare. Attualmente le nostre insignificanti maree, facendo il giro del globo in senso contrario del movimento di rotazione della Terra, agiscono come un freno che ritarda questo movimento, e aumenta la durata del giorno di alcuni minuti secondi per secolo. Allora, le gigantesche maree primitive, che inondavano tutto il globo due volte per giorno sul loro passaggio, agivano con un' energia incomparabilmente più potente per rallentar questo moto, il quale da tre ore arrivò a quattro, a cinque, a dodici e finalmente a ventiquattro. Il rallentamento del moto della Terra é accompagnato da quello della Luna, e, per ciò stesso, da un allontanamento graduale del nostro satellite.
Nel tempo stesso, le maree prodotte dalla Terra sulla Luna erano molto più forti di quelle prodotte dalla Luna sulla Terra, inquantochè il pianeta é 80 volte più pesante del satellite. Esso ha finito a frenare completamente il moto di rotazione della Luna ed a renderla immobile. Ed ora la Luna gira intorno a noi presentandoci sempre la stessa faccia. Oltre a ciò, essa non é perfettamente sferica, ma un po' allungata nella direzione della Terra. Non vi sono più maree sulla Luna: e quando anche il globo lunare fosse stato coperto d'acqua, non ve ne sarebbero altrimenti, poiché, relativamente alla Terra, la Luna è ferma sul proprio asse.
Così, dopo la sua nascita, la Luna é andata allontanandosi lentamente dalla Terra, e girando man mano sempre meno presto, andò a rallentare anche il moto di rotazione della Terra. Le attuali maree continuano ad agire come un freno e a rallentare quel moto. E probabile che verrà un tempo in cui la Luna a sua volta avrà arrestato il moto di rotazione del nostro pianeta, l'avrà reso eguale al mese lunare, ed avrà così forzato il nostro globo a presentare sempre, la stessa faccia alla Luna. Se gli oceani terrestri durassero così a lungo quanto basti perché le maree abbiano a produrre questo risultato, la rivoluzione del nostro satellite intorno a noi sarebbe allora allungata fino a 58 giorni, e noi non avremmo più sulla Terra che sei giorni per anno, essendo ogni giorno di 1400 ore! Il calendario ne verrebbe notevolmente semplificato, e trasformati soprattutto ne andrebbero i nostri costumi e le abitudini nostre. Ma la nostra modesta dimora ambulante é sotto l'influenza di tante altre cause cosmiche che non sarebbe filosofico il prenderne in considerazione una sola.
Due pianeti sembrano, nel nostro sistema, darci un'immagine di quei tempi primitivi, per il motivo che, pur essendo nati prima della Terra, ed essendo più antichi della stessa, hanno impiegato assai maggior tempo a condensarsi, e sono relativamente più giovani della Terra di oggi. Accenniamo ai mondi più voluminosi del gruppo solare, a Giove cioè ed a Saturno. Le lune di Saturno sono ancora vicine ai loro pianeta generatore, e la loro nascita non é certamente antica. Ma c è di più. Gli anelli che circolano intorno al globo di Saturno sono composti di piccoli corpi riuniti in un turbinio vorticoso, e queste particelle costitutive, che girano rapidamente intorno al pianeta, sono aggregate in zone più dense lungo certe linee, o disseminate, sparse, rarefatte in altri punti. Si osserva perfino una zona assolutamente vuota, che separa gli anelli in due parti distinte, dove le particelle mancano del tutto. Si può pensare che questi anelli così strani altra non sono che gli embrioni di due satelliti futuri, ciò che porterebbe a dieci il numero dei soci di Saturno. Si può pensare inoltre che la Luna, al pari degli altri satelliti di altri pianeti, siano stati formati secondo un processo analogo, da una zona equatoriale staccata dal pianeta e gradatamente riunitasi in sfera per effetto dell'attrazione stessa delle sue particelle costitutive.
La durata del periodo di formazione dei pianeti ebbe a dipendere per ognuno di essi dalla quantità di materia che li ha composti, e il periodo di raffreddamento dall'elevazione della temperatura del globo primitivo, dal suo volume e dalla sua superficie, al che converrebbe aggiungere altresì la differenza della natura minerale dei terreni formati, e quella delle atmosfere, di cui l'inviluppo protettore é più o meno efficace, secondo la sua trasparenza per effetto del calore. È per mezzo della superficie esterna che una sfera celeste si raffredda. Così il volume della Terra è 49 volte più grande di quello della Luna: ma la superficie del nostro pianeta non ne é che tredici volte più grande. La Luna ha dunque, a questo riguardo, un'azione di raffreddamento pressochè quattro volte più rapida di quella della Terra, e, in realtà, essa si è raffreddata più presto di noi.
Dall'insieme delle cause che hanno presieduto alla formazione della Terra, il nostro pianeta ha dovuto passare attraverso una temperatura eccessiva di egual natura di quella del Sole: poi, terminati i principi di combustione, essa ha cominciato a raffreddarsi pur condensandosi ancora, e da gassosa divenne liquida fino a che giunse l'epoca in cui la superficie, coagulandosi, incominciò a solidificarsi. Il nostro globo si raffreddò così di secolo in secolo, avendo luogo il raffreddamento naturale dall'esterno all'interno.
Il raffreddamento é esso completo oggidì? Dopo i milioni d'anni da che si effettua, è finalmente arrivato al suo ultimo stadio? Esiste tuttora un calore interno nel seno del nostro pianeta, ed ha esso un'azione qualsiasi sulla vita che si espande irradiando alla superficie del globo? Dovendosi da tanti secoli in uno spazio più che gelido, in uno spazio la cui temperatura normale è di 270° al di sotto di zero, la terra non ha essa oggidì il proprio cuore ghiacciato? Qual é attualmente la temperatura interna del globo terrestre? Una questione del più alto interesse, che noi studieremo in ogni sua particolarità, e alla quale consacreremo un capitolo speciale, esponendo tutti i documenti acquisiti alla scienza sulla costituzione interna del nostro pianeta, sulle temperature osservate nelle miniere, nei tunnel, nelle sorgenti termali, nei vulcani, ecc. Ma la storia della Terra si svolge in questo momento davanti ai nostri occhi, e noi entriamo in una delle fasi decisive della sua parabola fatata.
Ognuno sa che i tre stati dei corpi, lo stato solido, lo stato liquido e lo stato gassoso, sono originati unicamente da semplici differenze di temperatura. Ecco, per esempio, un pezzo di ghiaccio. Ebbene, se la sua temperatura che è ZERO GRADI C. viene portata appena sopra questo valore il pezzo di ghiaccio cesserà di essere solido per divenire liquido e sciogliersi in acqua. Questo avviene perchè le sue molecole si allontanano reciprocamente le une dalle altre, cessano cioè di essere aggregate e subiscono l'azione della legge di gravità.
Riscaldiamo ora quest'acqua al grado dell'ebollizione (100° del termometro centigrado), ed essa si trasformerà in vapore. In tutti e tre i casi questo corpo non é chimicamente cambiato, é sempre acqua (H2O): ma l'aspetto fisico é ben differente: nel primo caso é un minerale solido; nel secondo é un fluido; nel terzo é un gas che rapidamente diviene invisibile. Prendiamo un pezzo di ferro: eleviamolo alla temperatura di +1500° C., esso si fonderà come l'acqua. Prendiamo un pezzo di zinco, esso diviene liquido a +445° C., ma a +1300° C. diventa gassoso, ecc. ecc.
(Non dimentichiamo che lo" zero" che fin qui abbiamo nominato è un invenzione umana, è un punto convenzionale di riferimento: quello dell'aspetto fisico dell'acqua quando al di sotto dello "zero" cambia da stato liquido a solido e viceversa quando è sopra lo "zero". Ipotetici abitanti di "zinconia" nel fare la loro scala molto probabilmente avrebbero messo il loro "O° C." al corrispondente +445° C.
Le diverse sostanze che costituiscono il globo terrestre non sono divenute liquide, poi solide, che alle epoche in cui per ognuna di esse il raffreddamento fu sufficiente per farle diventare liquide e solide. Le combinazioni, cui sono dovuti tutti i corpi composti, non hanno potuto prodursi esse stesse che mediante abbassamenti consecutivi della temperatura primordiale. Con questi abbassamenti molti liquidi sospesi nell'atmosfera allo stato di vapore incominciarono a precipitarsi in piogge di diversa natura.
Questo abbassamento di temperature e le conseguenti diverse precipitazioni costringeva ognuna delle sostanze originariamente allo stato di vapore, a ricadere sotto forma liquida sul pianeta.
A quale epoca hanno cominciato le precipitazioni delle altre sostanze, sia semplici, sia composte? Quali erano, in mezzo a tutti questi materiali eterogenei, le reazioni chimiche di questo vasto laboratorio atmosferico, all'equatore, verso i poli e nelle regioni intermediarie?
Vi era in quel fatto tutta la genesi di un mondo.
A poco a poco la superficie del nocciolo terrestre si solidificò col raffreddamento, e prese uno spessore capace di servire da fondo o bacino alle acque ed ai liquidi, i quali abbandonarono, senza più ritornarvi, l'atmosfera, per formare i mari delle diverse età. Questi depositi fluidi reagirono, del pari che l'atmosfera stessa, sulle materie combustibili o saline della parte solida. Col raffreddamento prolungato del nucleo centrale, e in seguito al ridursi che esso fece ad un più piccolo volume, la crosta avviluppante portata su di un nocciolo divenuto troppo stretto, si ruppe in epoche diverse, di cui i periodi divennero altrettanto meno frequenti di quanto una tal crosta assunse maggior spessore e solidità.
Durante questo raffreddamento, tutte le sostanze gassose che costituivano il primitivo pianeta non passarono, senza eccezione, allo stato liquido o a quello solido. Rimase tutto intorno al globo un inviluppo gassoso abbastanza considerevole, formato da una miscela di ossigeno e azoto, conservati allo stato di gas permanenti. E questa miscela è l'aria che noi respiriamo (21 parti di ossigeno mescolate a 79 parti di azoto e tracce di altri gas - che cambia ma di poco secondo gli ambienti: mare, montagna, luoghi di attività umane). Ma per rimanere "aria" è anch'essa condizionata a una ideale temperatura che fino a certi valori gli fa assumere uno stato fisico (quello gassoso che permette a noi, a piante e animali di respirarla); mentre al di sotto di certi valori del "nostro" convenzionale zero essa cadrebbe in pioggia sulla terra cambiando così il suo stato da gassoso in liquido. (l'Ossigeno liquefa a -183°C., l'Azoto a -195°C.).
Quest'atmosfera, dapprima immensa, che si estendeva forse fino alla Luna (allora, del resto, meno lontana da noi) e sovraccarica non solamente di quantità prodigiose di vapore acqueo che si sono più tardi condensate in oceani ed in mari, ma altresì di tutti i vapori e di tutti i gas dei minerali futuri, si é di secolo in secolo trasformata e purificata in quella combinazione che abbiamo accennato sopra, e noi abbiamo oggi il privilegio di possedere e di respirare quest'aria trasparente che ci dà l'azzurro dei cieli e la bellezza delle prospettive aeree, che tempera la luce del giorno, che nutre così delicatamente le piante e gli esseri, e il cui velo, è abbastanza fitto per impedire un ulteriore raffreddamento completo delle notti e degli inverni, rimane ancora abbastanza lieve, sì da permetterci la vista delle stelle e lo studio dell'universo. Noi non vi pensiamo. Ma se l'atmosfera fosse stata solamente di poco differente, un nonnulla sarebbe bastato per avvolgerci in una nebbia perpetua, e quest'inviluppo opaco di alcuni chilometri era più che sufficiente per isolarci dal resto dell'universo, e tenere il genere umano nella schiavitù dell'ostrica assopita in fondo al mare.
La superficie del globo doveva essere allora di un rosso di fuoco. L'atmosfera di vapori che pesava su di essa era il campo di evaporazioni di correnti ascendenti, di condensazioni superiori, di piogge diluviali e di sempre nuove evaporazioni, le quali, durante secoli e secoli, fecero del nostro mondo un gigantesco laboratorio di chimica dove tutti gli elementi andarono confusi. Le formidabili scariche d'elettricità prodotte da queste trasformazioni del calore e del moto facevano addensare l'atmosfera; le acque erano sconvolte da immani conflagrazioni elettriche; spaventevoli scoppi erano un perpetuo tuono che si ripeteva notte e giorno tra cupe nubi squarciate, sconvolgendo in continuazione la terra. Se la Luna fosse stata abitata i suoi osservatori avrebbero assistito a questi combattimenti titanici degli elementi in furore, rivaleggianti fra di loro energicamente per afferrare con la sua fiammeggiante genesi la dominazione di un nuovo mondo.
Ma, come abbiamo già detto, più vicina allora alla Terra, la Luna produceva, mediante la sua potente attrazione, delle maree colossali, tanto più estese, inquantochè nessun continente era allora consolidato, e il suolo, liquido o pastoso, obbediva completamente all'influenza luni-solare. Dall'ovest all'est, tutt'intorno al globo, si avanzava incessante l'ondulazione formidabile nel tempo stesso che la grave atmosfera subiva essa pure maree ancora più gigantesche. La fornace era agitata senza posa dalla mano della natura. Non era quello un mondo: era un oceano di fuoco, di fiamme, di fumosità, di vapori, di uragani e di tempeste.
Tuttavia, roteando nel freddo spazio siderale, il pianeta si raffreddava effettivamente. Giunse il giorno in cui, verso i poli dapprima, là dove le maree erano meno violenti o venivano a cessare, dove il movimento diurno e la forza centrifuga ch'esse causavano erano meno sensibili; venne il giorno in cui la superficie di questo globo liquido e ancora ardente, cominciò a coagularsi ed a solidificarsi. I poli avevano allora la medesima temperatura dell'equatore. Il calore terrestre eccedeva di molto quello che poteva essere ricevuto dal Sole: esso era di più centinaia di gradi, e lo stesso in tutte le regioni del globo. Non vi erano allora né climi, né stagioni, benché la posizione della Terra relativamente al Sole, e la sua inclinazione, fossero di poco differenti da ciò che sono ai giorni nostri.
Ma la fornace era tutta quanta in ardore per il suo proprio calore.
Le prime solidificazioni che si verificarono nelle regioni polari poterono essere di qualche durata. Ma quelle che si formarono nelle altre regioni del globo, e soprattutto nelle zolle tropicali ed equatoriali, furono per molto tempo sollevate e infrante dalle maree. Esse diedero luogo a scorie galleggianti sull'oceano di fuoco, alternativamente erose, fuse e ricostituentisi. La superficie nondimeno diveniva viscida fino ad una certa profondità : essa non era più limpida come l'acqua, ma prendeva una certa consistenza, rassomigliando a quella della pece o del ferro che si toglie dalla fornace per lavorarla. Col progredir dei secoli, le scorie galleggianti si moltiplicarono, si "cementarono", si estesero, e finalmente si formò il primo suolo, all'inizio piccole isole, poi sempre più ampie fino a formare una vera e propria crosta.
Ma non fu per molto. Non appena formata, le reazioni della fornace interna contro questo primo ostacolo all'espansione dei vapori e dei gas la ruppero in mille crepacci, la crivellarono di cavernosità e di vulcani, nel mentre che le maree interne la facevano ondulare, la sollevavano, e la frantumavano continuamente. In qual modo questa prima crosta poté resistere alle onde di quell'oceano di fuoco? chi potrebbe immaginare le spaventevoli lacerazioni, le espansioni repentine e le convulsioni dei primi anni? Vero pandemonio di fuoco. sul quale giganteschi titani si combattevano nel delirio di un'atmosfera incandescente.
I flutti liquidi che si aprivano la strada attraverso le prime fratture della scorza primitiva, e che vennero a coagularsi all'esterno ed a solidificarsi, erano flutti di granito. Sono quelle le prime montagne.
Allorché il raffreddamento divenne sufficiente per permettere l'esistenza dell'acqua allo stato liquido, i vapori cominciarono a dissolversi, e caddero le prime gocce d'acqua. Ma alla temperatura sulla terra prossima ai 100 gradi (ed anche maggiore a causa della pressione atmosferica più pesante), non appena cadute, queste piogge evaporavano di nuovo. Erano vere piogge d'acqua bollente. Si ebbe allora un lungo periodo di piogge. L'evaporazione riconduceva presto l'acqua allo stato di vapore, nelle altitudini dell'atmosfera (a 11.000 metri la temperatura è di circa -57° C.), in quelle regioni raffreddate per il loro irradiamento verso i freddi spazi, si condensavano nuovamente in nubi per ricadere in piogge e continuare questo stesso ciclo perpetuo. Questa lotta dell'acqua e del fuoco durò per secoli e secoli, in mezzo a formidabili sprigionamenti di elettricità, di bufere, di lampi e di tuoni. Essa affrettò il raffreddamento nella superficie. Venne il giorno in cui, essendo la maggior parte dei vapori condensata, uno strato d'acqua di più chilometri di spessore si stese su tutta quanta la superficie del globo.
La prima scorza solidificata del globo, quella che formò il fondo del primo mare universale, e che, per i suoi sollevamenti, diede origine alle prime isole ed alle prime montagne, era composta di granito. Questo minerale deve un tal nome al suo aspetto (esso deriva dal nome italiano grano) a causa della sua struttura gran..ulare. Esso é composto di feldspato di quarzo e di mica. L'acqua fredda o calda, e l'acido carbonico dell'aria, decompongono facilmente il feldspato, che é un silicato a base d'allumina di potassa e di soda. L'azione chimica o meccanica delle acque agitate dei mari primitivi disaggregò questi silicati, e il fondo dei mari si coperse di sabbia, di fango, di detriti stesi in banchi ed in strati originariamente orizzontali.
Il granito ed il gneiss, rocce primitive subirono allora una prima modificazione.
Tuttavia anche oggi le parti che danno alla superficie terrestre la sua configurazione, non sono invariabili. L'aria, l'acqua, la terra e gli organismi reagendo continuamente tra loro, subiscono variazioni lente, che però accumulandosi col tempo imprimono al rilievo terrestre, al contorno dei continenti e delle isole e al fondo dei mari, trasformazioni profonde. Lo studioso di queste trasformazioni, delle loro cause e delle loro leggi, è oggetto di quella parte della geologia che si chiama dinamica terrestre, la quale a sua volta serve di base alla geologia propriamente detta, perchè quelle cause avendo sempre operato, i loro effetti antichi costituiscono le fasi successive per le quali passò il nostro pianeta prima di giungere allo stato attuale. Onde da effetti e da tracce somiglianti, si risale logicamente a cause somiglianti, collegando il presente al passato.
Delle azioni modificatrici della crosta terrestre alcune hanno sede alla superficie del pianeta. Tali sono l'aria, l'acqua nei suoi vari stati e formano l'oggetto della dinamica terrestre esterna. Altre sono situate profondamente e quasi nell'intimo della terra: onde appaiono soltanto i loro effetti, quali i vulcani, i terremoti e le oscillazioni lente della crosta terrestre e tutto ciò formano l'oggetto degli studi della dinamica terrestre interna
Torniamo a noi. L'azione del calore primordiale é visibile su questi primi depositi. Le argille così deposte, presero sotto l'azione del calore una struttura fogliettata o schistosa vale a dire formata da foglietti facili a separarsi come nelle ardesie. Questi schisti, primi sedimenti che si conoscano, riposano immediatamente sui terreni d'origine ignea. Durante questa prima fase della sua esistenza, il nostro pianeta era dovunque ricoperto d'uno strato d'acqua, tiepida e fangosa, in fondo al quale si deponevano questi prodotti della disaggregazione del granito. I primi sollevamenti facevano emergere nuovamente dal livello delle acque isole solitarie, le cui cime erano rigonfiamenti di granito, che a loro volta erano ben presto erose dalle piogge, dai venti e dagli uragani.
Questo terreno primitivo, che si rinviene alla base di tutti gli strati geologici, mostra generalmente quattro banchi sovrapposti : nella parte più bassa il granito: al disopra il gneiss, che non é del resto che una varietà del granito in cui la mica predomina: poi il micaschisto, che è già un deposito schistoso; e da ultimo il piano degli schisti in generale. In questi strati non si é mai incontrato alcun fossile: non la più piccola conchiglia, né traccia qualsiasi di piante. Questo perchè nelle avverse condizioni che abbiamo appena descritte, la vita non era ancora apparsa né poteva apparire sulla superficie della Terra.
Attraverso le fessure, i crepacci e gli squarci prodottisi in quest'epoca primordiale, sotto l'influenza del calore interno, alcuni metalli fusi nell'ardente fornace vi si sono proiettati in filoni più o meno spessi. Vi si trova del ferro, dell'oro, dell'argento, del rame, dello stagno, delle pietre preziose, quali il granato e il rubino. E' verosimile che al disotto del granito esistano nell'interno del globo immense quantità di ferro e di metalli assai densi.
Gli schisti inferiori, che riposano immediatamente sul granito, sono azzurrognoli, e quelli che si deposero più tardi su quei primi sono verdastri (ardesie). Ognuno ha potuto osservare, sia nelle strade ferrate in trincea, sia nei paesi montagnosi, i banchi di rocce inclinati che rimangono per la nostra età moderna indizio dei sollevamenti della scorza terrestre verificatisi in quei tempi primitivi. Gli strati di cui parliamo ora sono stati naturalmente deposti in modo orizzontale sul fondo delle acque. Allorchè li vediamo inclinati, é segno che essi sono stati sollevati da forze sotterranee, oppure che, essendosi formate delle cavità nell'interno del globo a cagione del suo raffreddamento e della sua contrazione , essi sono sprofondati per il loro proprio peso. Entrambe queste cause, del resto, hanno agito, ma, tutte le volte che, attraversando una serie di strati inclinati, si può arrivare fino al granito, si é tanto certi di trovare la superficie di quest'ultima roccia rigonfia o inclinata essa stessa nell'identico senso, quanto lo si sarebbe, entrando in una camera in cui tutti i mobili fossero inclinati, del fatto che anche il pavimento è inclinato.
Vi è di meglio: gli strati che si osservano al disopra del granito in una montagna indicano l'epoca del suo sollevamento. Se, per esempio, non si ritrovano che gli schisti azzurrognoli, senza le ardesie verdi, si ha una testimonianza che il sollevamento del granito ha avuto luogo immediatamente dopo la formazione del primo deposito e innanzi il secondo. Se i banchi d'ardesia si rinvengono al disopra degli schisti azzurrognoli, è questo un indizio che il sollevamento ebbe luogo più tardi. E così di seguito.
L'esame delle Alpi e dei Pirenei prova che queste montagne hanno subito molti movimenti d'ascensione e di abbassamento. Talvolta non sono gli strati precedenti che riposano a contatto del granito, ma depositi sedimentari molto meno antichi. La spiegazione non é difficile. Supponiamo che un'isola di granito si sia elevata al disopra del mare primitivo, prima della formazione dei depositi schistosi di cui parliamo, e ch'essa si sia in seguito abbassata in fondo ai flutti (queste alternative di movimenti non sono rare nell'Arcipelago greco ed in Italia) ; e in tal caso l'isola granitica si coprirà unicamente dei depositi delle età
meno antiche.
Gli schisti azzurrognoli di cui abbiamo appena parlato si rinvengono in Bretagna, nel Finisterre, in Vandea; sono quelli i terreni più antichi d'Europa, e probabilmente del mondo intero. Se ne trovano altresì in Inghilterra, nel Cumberland. Le ardesie verdi mancano in Bretagna, ma s'incontrano nella contea di Galles e nell'America del Nord. Si ritrova gneiss e micaschisti nel Lionese, nel Limosino, nel dipartimento del Lozére, nelle Cevenne, in Alvernia, Bretagna e Vandea. Sterili per l'agricoltura, ma fecondi per il minatore perchè questi terreni sono ricchi di metalli.
Il periodo, di cui abbiamo delineato ora con grandi tratti la storia ha impiegato milioni d'anni a compiersi.
Eloquenti e preziosi sono gli archivi della Terra. Le investigazioni chiaroveggenti dei geologi hanno scoperto perfino le impronte fossili di gocce di pioggia....
Queste gocce erano cadute su della sabbia pietrificatasi poi in arenaria. Un'altra testimonianza non meno curiosa è la seguente : nell'eseguir lavori a Chalindrey (Alta Marna) in una cava di gres infraliasico, si sono trovati dei banchi che conservano su di una larga superficie le tracce dell'ondulazione delle acque. Pietrificazioni d'ugual genere sono state rinvenute a Bouologne e-sur-Mer.
(per chi ha avuto occasione di osservare degli invasi artificiali, sono abbastanza frequenti le tracce che le acque lasciano negli invasi stessi; ai bordi (emersi o sommersi) le acque lasciano una vera e propria cronologia della vita del lago. E sono piccoli laghi, che ci sembrano tranquilli ! Quello del Vaiont fece scivolare a valle una montagna)
Durante la lunga durata dei secoli di questo periodo, noi siamo su di un pianeta interessante dal punto di vista astronomico e geologico, ma siamo su di un pianeta senza vita. Non un animale, non una pianta. Null'altro che un deserto. Acqua e dirupi. Non un muschio su quegli scogli. Non un mollusco in quelle acque. Non c é nemmeno la morte, poiché la vita non vi è mai esistita.
E proprio questa la Terra? Invano si cercherebbe di riconoscere la configurazione geografica che la caratterizza. Né Europa, né Asia, nè Africa, nè America. Solo il mare: dovunque il mare, con alcuni isolotti di granito. Un'immensa marea fa due volte al giorno il giro del globo. Pressoché dappertutto, pressochè sempre, il cielo è ottenebrato. La pioggia cade, il tuono rumoreggia, i lampi solcano le nubi, il vento soffia e la tempesta agita i flutti.. Ma gli elementi della vita, si preparano. Nelle ore di calma, nel fondo delle acque tiepide, un profeta preveggente potrebbe scoprire alcune tracce di una materia gelatinosa feconda che non è già più.... assolutamente inanimata.
fine
LE ORIGINE DELLA VITA > >
la parte più difficile da affrontare
RITORNO TABELLA PERIODI STORICI E TEMATICI