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BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
ALESSANDRO
IV - RINALDO CONTI DI SEGNI |
ALESSANDRO IV, Rinaldo, dei Conti di Segni, di Jenne-Anagni
(pontificato 1254-1261)I cardinali, riuniti in conclave a Napoli, dopo sette giorni, sceglievano come successore di Innocenzo IV, il vescovo REGINALDO (o Rinaldo) di Ostia, della famiglia dei conti di Segni, che prese il nome di ALESSANDRO IV quando il 20 dicembre fu consacrato..
Era figlio di una sorella di Gregorio IX, e proprio lo zio nel 1227 lo aveva creato cardinale diacono e in seguito, nel 1231, vescovo di Ostia
Il nuovo Pontefice, sebbene di carattere mite e amante più degli studi che della politica, diede subito l'impressione che non era all'altezza della situazione.
Gregorovius ne fece questo ritratto: " un papa che non si curava di guerre, un signore corpacciuto e bonario, giusto e timoroso di Dio e però amante del denaro e debole" tuttavia dovette continuare
la guerra, "e tentò di avanzare nella strada pericolosa tracciata da Innocenzo IV, addentrandosi in un labirinto con scarse capacità di venirne fuori".
Tutta la sua politica fu improntata alla tradizionale avversione papale contro gli Svevi, e anche se in precedenza, personalmente non era stato mai ostile con Federico II, non sapendo come opporsi a Manfredi, provvide a rinnovargli la scomunica, a ignorare i diritti di Corradino, a fare molti tentativi di cercare un nuovo sovrano del regno. Lo assegnò nel febbraio 1255 ad Alfonso di Castiglia, poi a Guglielmo d'Olanda e alla morte di questi nel gennaio del 1256, tornò nuovamente ad offrirlo al figlio del re d'Inghilterra, Edmondo. Enrico III accettò, ma dovette stipulare un contratto che anticipava al papa le decime della Chiesa inglese. Con questi denari Alessandro ebbe così i mezzi per proseguire una guerra sconclusionata, che alla fine non solo si risolse in un nuovo disastro per l'esercito pontificio, ma fece saltare anche il contratto con Enrico che - sollecitato dai suoi ambienti ecclesiastici - non ne volle più sapere di prendere in considerazione una conquista militare del regno di Sicilia.L'incapacità di Alessandro, fu la fortuna di Manfredi. Questi, non lasciandosi ingannare dalle proposte della Curia romana che fingeva di esser disposta a riconoscere i diritti di Corradino, nell'estate del 1255 marciò su Napoli, costringendo il nuovo Pontefice a ritirarsi nella solita protettiva Anagni, e nella primavera del 1256, ridotta all'obbedienza tutta la terraferma, passò in Sicilia.
Dopo tanto avvilimento la fortuna della casa Sveva era risolutamente risorta nell'Italia meridionale e il merito era tutto di Manfredi, in cui rivivevano e si assommavano le migliori qualità della sua famiglia.
"L'intrepida sua costanza nella sventura, - scrive il Prutz - e la sua audacia, quando tutto pericolava erano tuttavia superati dalla sua moderazione, dalla sua clemenza nel momento della vittoria, dalla sua elevatezza e perspicacia diplomatica, dalla sua politica chiara e ben determinata, mediante la, quale lui si applicò ad assicurare, ad estendere tutto ciò che un ribaltamento quasi miracoloso della fortuna gli aveva permesso di conquistare, e ad indurre, con misure abili ed opportune, altre potenze, a riconoscere e favorire il nuovo stato di cose. E in tutti i suoi atti non procedeva di sua autorità, ma si presentava sempre come reggente in nome del nipote minorenne Corradino".
(per questo periodo vedi qui le note storiche in "Storia d'Italia")
Alessandro IV, dopo aver abbandonato Napoli, si era come già detto, rifugiato ad Anagni. Fece il rtientro a Roma nel luglio del 1255, quando buona parte dei territori dello Stato della Chiesa erano perduti, e la stessa Roma non era più sotto la sovranità del pontefice. Da tre anni governava un senatore forestiero, il bolognese Brancaleone degli Andalò. Con un rinnovato spirito repubblicano, aveva domato i nobili ribelli, costituito un popolo armato, dominato con il terrore.
All'arrivo del papa stavano per scadere il suo governo, e fu proprio il ritorno a Roma del papa che fece scoppiare una nuova ribellione, promossa dai nobili filo-papali, contro Brancaleone accusato di simpatie filo-tedesche. Nei tumulti la fazione dei nobili riuscì anche a catturarlo, a rinchiuderlo in prigione, ad eleggere un nuovo Senatore, il bresciano Emanuele De Madio. Ma non vi era rimasto a lungo perché, essendo lui una creatura dei nobili e del clero ed opprimendo con il suo governo partigiano il popolo, rimase vittima di una tumultuosa reazione popolare.
Di nuovo vincente, il popolo richiamò Brancaleone, affidandogli, nel 1257 per altri tre anni la carica di senatore. Brancaleone tornò in Roma, vi restaurò il governo democratico, si alleò con Manfredi e per vendicarsi delle offese precedentemente sofferte mandò al supplizio alcuni nobili della famiglia degli Annibaleschi, altri li inviò in esilio e costrinse pure il Papa a ritirarsi prima a Viterbo poi ad Anagni.
Centoquaranta torri di nobili furono rase al suolo e i loro beni confiscati. Scomunicato da Alessandro IV, Brancaleone minacciò di radere al suolo Anagni, e l'anatema fu così revocato. Brancaleone però non riuscì a godere a lungo dei suoi trionfi: colto da violenta febbre mentre assediava Corneto, si fece condurre a Roma e, pochi mesi dopo che aveva assunto la carica, nel 1258 cessò di vivere in Campidoglio.
Nello stesso anno in Italia settentrionale terminava anche la tirannide di Ezzelino da Romano, dopo le numerose vittorie in Veneto, giunto a Brescia, si lasciò convincere da alcuni fuoriusciti milanesi, di invadere la capitale lombarda. Nell'attacco del 27 settembre 1259, il tiranno fu ferito sul ponte di Cassano sull'Adda, fatto prigioniero, moriva quattro giorni dopo a Soncino. L'intero suo esercito che da anni aveva terrorizzato tutta l'Alta Italia, in un baleno si disperse.
Con la morte di Ezzelino, preceduta da quella di Brancaleone, cioè i due potenziali alleati di Manfredi, si era chiuso un capitolo, ma papa Alessandro, come il suo predecessore, preso pure lui dalla furia contro gli svevi non seppe approfittarne; forse pure lui non ebbe buoni consiglieri.
Come i precedenti, non aveva i mezzi finanziari, ciononostante era sempre sul piede di guerra contro Manfredi; o in cerca di alleati per fargli guerra; soprattutto quando Manfredi si fece proclamare re e cinse la corona nella cattedrale di Palermo il 10 agosto 1258.
Ne approfittò anche per fare delle alleanze nell'Italia centrale; sfruttando la guerra dei Guelfi contro i Ghibellini, aiutò quest'ultimi rifugiatisi a Siena per fa guerra a Firenze. Nella battaglia di Montaperti il 4 settembre 1260, l'esercito guelfo venne pienamente disfatto e Guido Novello divenne vicario di Manfredi.
Fu un altro brutto colpo per il papa e per i suoi guelfi. Ricorse alla solita arma scomunicando Siena e i Ghibellini, ma la sua voce non valse a scongiurare il formarsi di una potente lega toscana contro i guelfi.
Perfino nella stessa Roma, dopo la morte di Brancaleone, i nobili pur riuscendo a nominare due senatori della propria fazione, non si mostrarono favorevoli alla presenza del papa a Roma. E come al solito, dimostrando ancora una volta la sua debolezza, Alessandro decise di lasciare la propria sede, tornando nuovamente a rifugiarsi nella ospitale Viterbo.
Affranto da tutti questi dispiaceri, Alessandro IV morì pochi mesi dopo proprio a Viterbo il 25 maggio 1261.
Pur giudicato uomo e sacerdote irreprensibile, fu un uomo debole, privo di energia; forse a causa della sua etào a causa di cattivi consiglieri; quando in questi tempi così difficili, di energia ne occorreva molta e di buoni consiglieri pure.Gli otto cardinali che si trovavano a Viterbo che dovevano nominare un successore, si resero conto che ci voleva un pontefice risoluto. Non mancarono i pro e i contro, ed infatti la decisione venne con molto ritardo, bisognò aspettare la fine di agosto, quando la scelta cadde sul francese Jacques Pantaleon, col nome di...