riceviamo (e la incidiamo per i posteri, perch� � gi� Storia)
18
Nov. 2000 - Addio scuola? Ma
Lei che � cos�
superparte -e l'ammiriamo e le scriviamo proprio per questo- sprechi
qualche parola per noi poveri professori. |
Ringrazio per la fiducia ( e non siete i soli ). Di parole ne spendo solo qualcuna. Ma alcune sono gi� vecchie.
Essere attivi intellettualmente vuol dire far cambiare in fretta le idee stravecchie ed obsolete a cui la sinistra fa ancora riferimento costante portando ogni politica di sviluppo alla rovina con irresponsabilit� evidente per il lavoro intellettuale delle nostre giovani generazioni scolarizzate. Qualcuno se non cambier� idea in fretta, dovr� pur pagare per gli errori commessi nella attuale politica dello sviluppo contemporaneo che certamente � sfavorevole a garantire possibilit� di lavoro in futuro ai nostri giovani.
Il Fascismo, poi i 50 anni di DC (l'abbuffata di quest'ultima era la totale eredit� del primo -vedi qui) - allegre Partecipazioni Statali = assistenzialismo = consenso elettorale) hanno sempre sostenuto lo stato imprenditore facendo o tentando di fare simulazione di impresa e comportandosi come se fossero aziende private (come ai tempi di Cefis- i salvataggi d'oro; tanto c'era il debito pubblico che tutti poi abbiamo ereditato- ma attenzione ora! il debito pubblico sta diventanto "regionale" che sfugge -sembra- ad ogni controllo).
Modelli che oggi non hanno pi� senso. Nella concorrenza globale (mai stata cos� globale e cos� accelerata) si rischia (come allora, ma pi� grave perch� oggi lo fa la sinistra che prima strillava assieme ai sindacati) di salvare la modesta pagliuzza e farsi scappare la trave che sta invece sostenendo l'edificio del nuovo modello chiamato in Usa "Partner d'Impresa" (che non �, n� l'ambiguo corporativismo di Mussolini-Rocco, n� le ambigue Partecipazioni anni '60-'70, n� l'ambiguo liberismo selvaggio- ultimamente tutto italiano - liberismo non significa "libertà di monopolizzare", media, spettacoli, energia, ecc. ecc. e perfino acque minerali).
"Partner d'Impresa" � un modello di sviluppo che d� lavoro a intellettuali invece che a operai. E, che piaccia o non piaccia � il nuovo fulcro del nuovo modello, ma che per� in Italia a monte non ha una formazione intellettuale specifica per imitarlo! Non basta mettere i computer e internet nelle classi (come ha fatto la sinistra nel suo primo governo); questi sono solo degli strumenti tecnologici -come il regolo una volta- e non basta sapere come farli funzionare, ma bisogna dire a cosa servono. E non certo servono per fare conti, una ricerca in rete, realizzare un sito o mandare qualche e-mail. Oltre che mancare l'interattivit� con altre strutture, manca il pragmatismo di questa interattivit�.
Tra questa mediocre informazione con il limitato apprendimento dello strumento e la produzione (di beni o conoscenze), oggi tutti lo vediamo, esiste un grande fossato che li divide, cio� nessuno si � pi� preoccupato della filosofia dell'interattivit�, e la logistica che sta in mezzo che dovrebbere permettere alle prime due di interfacciarsi con la seconda; cioè alla produzione. E in quest'ultima -ormai � una realt�- non occorrono pi� n� operai del Terzo Mondo, n� il classico proletario o l'impiegatuccio degli anni passati. Occorrono "menti chiare" per l'interfaccia, e per prepararle queste menti occorrono nuove strategie e professori; ma professori ben pagati, non con lo stipendio da Terzo Mondo (spesso pari proprio a un manovale del Terzo Mondo).
Sono stati assegnati tanti fondi per progetti ministeriali, ho visto per qualche mese fiorire in rete tante iniziative encomiabili (che entusiasticamente - dato che sono un pioniere- ho anche riportato in questa cronologia (vedi qui), poi basta! Si � fatto tanta demagogia di queste esperienze; nei volenterosi docenti si sono create grandi aspettative; sono stati tutti illusi che avrebbero potuto essere "chiamati" a qualche nuova funzione poi, mancando il coordinamento (con manager specifici) e soprattutto la continuit�, di tutte queste esperienze non � rimasto nulla o quasi nulla. Siti didattici che sostituiscono in certi casi i libri. Quelli veramente mirati si contano su una mano (navigo 14 ore al giorno quindi ne so qualcosa, li conosco tutti! Molti sono siti "bozzolo")
Si chiamavano progetti "Teacher training", "istruzioni pilota"; poi fatti i piloti, fornito le auto, non gli hanno affiancato gli specialisti per andare "fuori" dal bozzolo, e tanto meno gli hanno detto che strada e che direzione prendere.
Siamo dunque arrivati al punto che ora chiedono a me (a un autodidatta, anche se ha venti anni di computer alla spalle) di sprecare qualche parola "per noi poveri professori".
Insomma sembra prevalere un senso di frustrazione, di disorientamento, di scoramento, di chi si era veramente impegnato in questi progetti. Ma oltre a questo: � assai grave questo stallo per la generazione che si sta formando (pur essendo scomparsa la famosa demagogica intellettuale sessantottina lotta contro la "scuola di classe", che è uscita dalla porta della scuola pubblica e sta rientrando dalla finestra di quella privata).
E' la dimostrazione di un fallimento! Una formazione di formatori "fantasma". Il valore aggiunto dell'accrescimento formativo dei docenti in queste esperienze � stato del tutto ignorato, non utilizzato, mal pagato, perfino umiliato. Anzi peggio di un fallimento, perch� nessuno ha saputo poi dire -finiti i progetti- se sono state queste esperienze positive o negative. Questo perchè chi le ha promosse non ha alcuna esperienza cosa sia la rete.
Ma non ce n'era bisogno, lo scoramento � palpabile, la piccineria pure, e i pessimi risultati sono palesi. Sembra da pi� parti (io leggo le e-mail che ricevo- da scuole e professori) che oggi si debba ripartire da zero.
E siamo al grottesco: i curatori di un grande "nuovo progetto" chiedono a me di dargli una mano a propagandarlo, a fornire idee, a farmi interprete dei loro futuri obiettivi presso i "poteri forti".
Il "nuovo progetto", doveva essere un punto di partenza di "alcune scuole" e invece � stato un punto di arrivo senza alcun risultato. Doveva stimolare a creare soluzioni e invece ha creato problemi (le frustrazioni, lo scoramento e tanta amarezza).
Gi� questo "alcune scuole" � stato un gravissimo errore. Ci sono infatti scuole che hanno 10 computer (molte nemmeno collegate alla rete) e altre, nessun computer (negando cos� le pari opportunit�).
Sembra di ritornare alla Legge Casati del 1859. Nei comuni dove il livello economico era pi� basso e l'istruzione meno diffusa, permettendo o no la realizzazione di scuole in base alla disponibilit� delle finanze comunali, fin� che proprio dove occorrevano scuole, queste furono negate.
Qualcuno addirittura si lament� che le scuole tecniche erano eccessive e che gli studenti difficilmente avrebbero potuto trovare posti di lavoro. A nessuno veniva in mente che per fare posti di lavoro a valle occorrevano invece tecnici a monte, quindi una formazione tecnica nelle scuole dotate di mezzi e di professori remunerati decentemente .
Che formazione potevano dare gli insegnanti ricevendo uno stipendio da un minimo di lire 336 annue ad un massimo di 1320, un professore di liceo di 2640, di Universit� 5000 lire, contro le 15.000 che ricevevano i loro colleghi francesi o le 30.000 dei prussiani? (Storia del Pensiero scientifico e filosofico, di Geymonat, VI vol. p.238. Ed. Garzanti)
Altri tempi si dir�. Ma che scotto! basta vedere le tabelle dell'analfabetismo di allora e la grande arretratezza accumulata, ignorando la piccola e media industria, l'artigianato, l'agronomia, le tecniche della distribuzione, quelle del commercio.
Ma ora non siamo nel 1859 con una civilt� chiusa e isolata dal gretto conservatorismo liberal-borghese. L'"evoluzione culturale" seguita da un "mutamento mentale" degli ultimi anni, con l'informazione diffusa anche nel pi� lontano sobborgo, ha permesso di far nascere pure nei sottoscala di periferia grandi soluzioni tecnologiche, e quindi modelli di sviluppo nuovi, da analizzare, approfondire, poi insegnare e... piuttosto in fretta.
Quella penalizzazione del 1859 (comuni ricchi e comuni poveri) si ripresenta oggi nell'uso della rete.
(e chiss� cosa accadr� fra breve con la scuola alle Regioni - gli insegnanti torneranno in balia delle amministrazioni locali- gi� parlano le Regioni ricche, di "buoni scuola" per i cittadini italiani di serie A. Ritorneremo al 1880 quando nell'Italia appena unita, c'erano negli insegnanti 24 diversi trattamenti economici, di serie A, B, C - ecc. - l'alfabeto non bastava per elencarli tutti).
"Negazioni pari opportunit�" anche oggi. Poi accade questo: che dall'Istituto di un piccolo paese degli Appennini come Sansepolcro professori e allievi realizzano un sito straordinario, mentre in una famosa ricca Universit� di una metropoli (Facolt� Scienza dell'Informazione - quindi computer a volont�) gli allievi nei loro elaborati messi in rete, per realizzarli hanno saccheggiato il mio modestissimo autodidattico sito, prelevando testi, tabelle, date, periodi, compresi tutti gli errori. Uno addirittura ha prelevato integralmente le intere pagine e ha fatto l'intero suo sito (Si � "cablato" prelevando pari pari il materiale pubblicato - poi lo ha presentato, ed è stato promosso).
Mentre la prima cosa che bisognava fare nei progetti (spendendo anche meno) era proprio quella di cablare prima tutte le scuole tra di loro con "uno" computer. E solo dopo fornirne degli altri. Questo per condividere i lavori del proprio laboratorio con l'esterno e viceversa; e non solo per collegarsi con la biblioteca locale (o peggio collegandosi al mio sito) ma entrare in sinergia con altre scuole, fare nuove esperienze, assimilare altre conoscenze, evitando di fare cento Storie del Risorgimento, della Resistenza, o mille biografie di Leopardi; ma farne solo una! con il contributo di tutte le scuole collegate, dove ognuna ha forse il tassello che manca al compimento dell'opera o per perfezionare la stessa. Il pluralismo di idee espresso individualmente va bene nelle discipline letterarie, ma in quelle tecnico-scientifiche il terreno dove camminare per superare il fosso � uno solo; � nello scambio di preziose informazioni con altri "partner" sia scolastici che d'impresa.
Nessun calzolaio in Italia si � messo nel suo laboratorio 10 computer se prima non si � collegato, ha fatto esperienza e -con il suo primo computer- ha dialogato con il computer di un altro calzolaio o di un punto vendita che vende le sue scarpe. Chi scrive qui, ha venduto oltre 5000 computer e ne sa quindi qualcosa.
Insomma nessuna impresa privata (spendendo soldi) manderebbe un suo dipendente a scuola guida e da un meccanico per imparare a guidare un camion, solo per poi mandarlo ad acquistare il giornale all'angolo; e neppure ne compra dieci per farli girare nel suo "cortile", ma ne compra uno. Prima scopre con questo la pragmatica filosofia della New-Economy, cio� il potenziale mercato, poi acquista una serie di camion per fare cose concrete, e non l'incontrario.
E nel caso di un computer nelle scuole, oggi serve solo per farci qualche sito (nel proprio "cortile") con le immagini della gita scolastica; la storia della propria scuola; del Risorgimento in venti versioni diverse; dei Romani di Caracalla; e di quando Berta filava? Roba da antiquato proletariato. Nozionismo operaistico locale pre-industriale, a cui non occorreva altro per andare a lavorare nei campi, in fabbrica o in ufficio (La Bianchi biciclette ancora nel 1932 contava 1500 operai, solo 10 impiegati e un solo dirigente, neppure laureato. E per allargare il mercato non mise subito cento telefoni per vendere biciclette, ma solo quando con un telefono inizi� a vendere tante biciclette, mise 10, 100, 1000 telefoni e tanti tecnici per fabbricarle e venderle le biciclette, e non prima. E i tecnici mica nascevano sotto il cavolo, si formavano nelle scuole appena appena sufficientemente positiviste).
Ma vogliamo convincerci oggi, che la "fabbrica di allora" e la "simulazione d'impresa di pochi anni fa" � finita? Che l'espansione del mercato, il modello si sviluppo non � pi� dato n� dalla centralit� della fabbrica n� dalla produzione che � diventata ormai un fatto secondario con le macchine?
Si chiama New-economy, che non � la panacea di tutti i mali, perch� ha con s� quell'astrattissima e odiosa parola che si chiama "virtuale" (con tutte le ambiguit�), ma attenzione, anche l'economia "reale" � legata dietro al carro della New-Economy, e non potr� farne a meno.
In Usa quest'anno si sono realizzati un milione di miliardi con la N.E. Il PIL � salito dal 4 all'11%.
Ricerca, progettistica, commercio, produzione, informazione e finanza, oggi si muovono, camminano e corrono in parallelo con la N. E., e solo con questa possono allargare i loro regni, creare posti di lavoro, determinare la prosperit� di un Paese. Piaccia o non piaccia la N.E. a quelle Cassandre che per�... usano la N.E. e la rete per dircelo.
Certo, prima dell'economia della ruota, del motore, dell'aereo si viveva comunque. Ma si andava poco lontano e se siamo obiettivi si viveva anche male. La speranza e la volont� di migliorare si trovava sempre davanti il muro della predica della rassegnazione: ma anche con questa non si va da nessuna parte. Si resta fermi e miseri nel proprio "orticello di sopravvivenza".
Questa nuova economia ci dar� gioie e forse dolori, ci sconvolger� e forse ci travolger�, ma chi � uomo del proprio tempo non pu� farne a meno di esserne affascinato e di utilizzarla.
Anche perch� la regola � sempre quella: da secoli e secoli... � una sola.
"Chi gi� ha, riceve ancora. Chi invia condivide, ottiene. Essere in anticipo conta" (K. KELLY )
______________________________________________________
Ai professori di sopra, al loro sconforto mi aggrego, anche perch� i primi computer li ho portati dentro nelle scuole nel lontanissimo 1983; con internet sono partito nel 1990; e questo sito � qui presente fin dal 1994. E pur con un po' di esperienza nessuno mi ha mai chiamato. Non cos� i professori, le scuole e gli studenti che si collegano al mio modesto sito a migliaia (300, con punte di 1000 al giorno). Per me � un onore; ma si vede che qualcosa allora non v�. L'utilit� concreta dei "progetti" dove sono? Non era meglio collaborare con chi ne aveva gi� uno? (fra l'altro fatto gratis, senza una lira di contributo, senza pretese di insegnare nulla, ma che con un po' di considerazione si poteva migliorare con qualche intervento collaborativo.
Anche perch� sono sempre pi� convinto che la storia non sia pi� solo professione di politica economica. La storia dell'uomo � in mano a molti (veri) appassionati le cui competenze, spesso superiori a molti storici, come fatti riportati, come documentazioni -piaccia o non piaccia a qualcuno- e come chiarezza, aumentano in rete a vista d'occhio.
Proviamo a pensare cosa sarebbe oggi il sito se in questi 6 anni qualcuno si fosse affiancato alla esperienza oltre che alla passione del sottoscritto. Invece di 54 milioni di visite e quasi 354 milioni di pagine visitate (300.000 al giorno), quante sarebbero oggi?
Il paradosso � che il Ministero della P.I. Australiano mi ha chiesto l'autorizzazione per utilizzare il sito nelle loro scuole; e il Brasile ha fatto altrettanto richiesta per tradurre le 600.000 pagine del sito in portoghese per i 20 milioni di brasiliani oriundi italiani. L'ho concesso ma mi sono vergognato nel concedere il copyright di un lavoro cos� poco curato, perch� purtroppo realizzato con le mie limitate risorse sia di mezzi che intellettuali.
Del resto non mi sono mai preoccupato del modo di scrivere: il mio compito � stato quello dell�invenzione, dell'idea. E se sono sfogliate quotidianamente e costantemente 300.000 pagine, significa che l'idea è buona.
Purtroppo prima in Italia c'erano -dicevano- i "poteri forti". E oggi? pure! C'� solo tanta demagogia!
Ideologie? Sciaguratamente gli ideali hanno strane propriet�, di trasformarsi nel loro contrario.
La orwelliana "Fattoria degli animali" � ormai un classico!
FRANCOMPUTER