IL NUOVO PREDOMINIO - LA NASCITA DEI RANCORI
234. 43) - FORMAZIONE DI UN SISTEMA POLITICO-MONDIALE
Come dalla guerra del 1898 in poi gli Stati Uniti divennero l'incontrastata Potenza egemonica dell'intera America, così attraverso la guerra russo-giapponese il Giappone si era trasformato in Potenza egemonica dell'Asia orientale, ed ovviamente cercò di estendere la sua sfera d'influenza sull'India posteriore e sull'Oceano Pacifico;
Era però difficile
poter evitare conflitti con le Potenze coloniali europee. L'India posteriore
era divisa in una sfera d'influenza inglese a occidente e in un'altra francese
a oriente; solo un angusta striscia di territorio siamese era stata dichiarata
neutrale; ma a lungo andare non era proprio possibile meppure qui tener lontano
l'influsso giapponese.
La Russia era stata cacciata dalla sua posizione nella parte nordica dell'Impero
cinese; ma contemporaneamente la sua sconfitta aveva pregiudicato l'intera
sua condizione nell'Asia centrale.
Proprio durante la guerra
la Gran Bretagna aveva fatto il tentativo d'impadronirsi dell'egemonia sul
Tibet per rendere così inattaccabile la frontiera di nord-est del suo
Impero indiano. Poco dopo essa aveva indotto l'emiro dell'Afganistan ad un
nuovo trattato, in cui aveva definitivamente riconosciuto la supremazia inglese
e rinunciato ad ogni rapporto indipendente con Stati stranieri (1905).
Poi gli Inglesi si sono fortemente impegnati a respingere anche in Persia
l'influsso russo. Prima della guerra era cioè riuscito alla Russia
di rendere del tutto dipendente lo Scià approfittando delle sue necessità
finanziarie.
Nel gennaio 1900 la Russia assunse conforme al trattato la garanzia degli
interessi per un prestito persiano di 2212 milioni di rubli. Tutti i precedenti
debiti dello Stato dovevano convertirsi nel titolo del nuovo prestito; come
garanzia lo Scià dava in pegno tutte le entrate doganali persiane,
purché non fossero riscosse nei porti del Golfo persico, e prometteva
inoltre di non ricorrere a nessun nuovo prestito in altri paesi senza il consenso
russo.
Il riordinamento delle dogane persiane permise alla Russia una efficace sorveglianza sulle entrate doganali. L'Inghilterra si fece concedere poi il diritto di porre una linea telegrafica attraverso la Persia meridionale e stabilì il principio che il Golfo persico apparteneva alla sua sfera d'influenza. Ma siccome la Russia si seppe assicurare per i propri prodotti quasi libertà d'importazione per la frontiera terrestre, acquistò tuttavia un vantaggio economico sull'Inghilterra; poiché il grande altopiano persiano é difficilmente accessibile dal mare e sostanzialmente indicato per il commercio interno.
Dato che, come detto sopra, lo Scià stava sotto l'influenza russa, gli Inglesi annodarono, un po' per volta, relazioni con i suoi avversari indigeni: il movimento rivoluzionario, che nell'estate 1906 costrinse lo Scià a convocare un Parlamento, fu appoggiato dall'Inghilterra, dopo di averlo lei stessa (con tempismo e opportunismo) suggerito.
Nel Tibet e nella Persia
quindi si scontrarono le tendenze espansionistiche inglesi e russe con altrettanta
ostilità, come un tempo a Merv e nell'Afganistan. Ma siccome in ambedue
gli Imperi conveniva evitare un conflitto violento, le due Potenze si intesero
con il trattato del 31 agosto 1907 su una delimitazione delle rispettive sfere
d'influenza.
Il Tibet fu dichiarato del tutto indipendente e neutrale, l'Afganistan venne
del tutto abbandonato all'Inghilterra; ma la Persia suddivisa in tre zone.
La maggiore e più importante zona settentrionale fu lasciata all'influsso
della Russia, le regioni della Persia del sud-est, confinanti con l'Afganistan
e col Belucistan, vennero riconosciute come territorio spettante all'influenza
inglese, la Persia del nord-ovest fu dichiarata neutrale.
Secondo quanto si dice, anche il monopolio economico della Gran Bretagna nei porti del Golfo Persico era stato riconosciuto dalla Russia con un trattato parallelo. Poiché questo trattato aveva creato una linea di demarcazione, all'incirca corrispondente ai reali rapporti di potenza, queste intese potrebbero produrre per un lungo periodo una convivenza pacifica di ambedue gli Stati.
Ma che esso non abbia
allontanato tutti i pericoli, é dimostrato dagli avvenimenti degli
ultimi mesi. Dopo la morte del vecchio Scià Muzaffer-Eddin (gennaio
1907), suo figlio Mohammed, iniziò la lotta contro la costituzione,
estorta a suo padre. Al principio fu costretto a riconoscerla e a giurarla;
nell'estate del 1908 però fuggi da Teheran e inviò tutti i seguaci
della vecchia forma statale alla lotta contro il parlamento.
Mohammed é rimasto così vittorioso; il che senza dubbio significava
il rafforzamento dell'influsso russo in Persia. L'Asia quindi, se prescindiamo
dalla Turchia, veniva divisa in una sfera d'influenza giapponese, francese,
inglese e russa, e le linee delle frontiere consolidate offrivano una certa
sicurezza per il mantenimento della pace futura.
In Africa era indiscussa fino dalla fine del XIX secolo la supremazia inglese
nel Mezzogiorno e nel nord-est, mentre nel nord-ovest dominava la Francia.
Mentre l'influsso tedesco non si estendeva oltre i territori immediatamente
dominati dall'Impero.
Incerto era all'inizio del XX secolo l'avvenire dell'Abissinia, del bacino
del Congo, e del Marocco. L'indipendenza politica dell'Abissinia non era ancora
stata violata; però col tempo alcuni già davano per scontato
che sarebbe caduta sotto la tutela britannica.
Lo Stato del Congo doveva, dopo la morte del Re Leopoldo, passare al Belgio.
Veramente, in occasione delle discussioni della Camera belga, si presentarono
gravi difficoltà, poiché il Re Leopoldo aveva sempre preteso
per i suoi possessi privati nello Stato del Congo un risarcimento esorbitante,
e la Francia esigeva una sicurezza per il suo diritto preferenziale di acquisto.
Ma in ultimo però fu votato dalla Camera la legge d'incorporazione,
e così fu determinata per un periodo non troppo remoto la sorte del
territorio congolese.
Attorno al Marocco invece
scoppiò una lotta violenta. I Francesi tendevano da lunghissimo tempo
al possesso di questo paese, ma dovevano fare i conti con l'antagonismo della
Spagna. Dovette riuscire tanto più importante per loro ottenere che
l'Inghilterra appoggiasse queste pretese.
Nel Re Edoardo VII l'Impero britannico ha avuto un sovrano, che, nella sollecita
osservanza di usi e di forme costituzionali, pure sapeva influire molto più
forte di sua madre (Vittoria) sull'andamento della politica; infatti manifestò
grande abilità e dimostrò un sicuro senso degli interessi inglesi.
Edoardo agognava di ricevere dalla Francia il riconoscimento, fino allora
sempre negato, della signoria inglese nell'Egitto. Se egli abbia mai nutrito
il pensiero di aiutare i Francesi in una guerra di riscossa contro la Germania
non si può affermare; in ogni modo lo ha lasciato sperare agli statisti
della Senna.
Il primo indizio del
ravvicinamento franco-inglese fu il trattato dell'8 aprile 1904, il cui contenuto
sostanziale si può distinguere brevemente così: l'Egitto all'Inghilterra,
il Marocco alla Francia.
Per prevenire un eventuale permalosità dell'Italia, a questa le fu
lasciata aperta la via ad una futura conquista di Tripoli.
L'Inghilterra con questi trattati conseguì la sicurezza di quanto già
occupava, mentre la Francia per ottenerli doveva lottare e darsi da fare per
ottenere il proprio influsso nel Marocco; per questo proposito poteva sì
contare sul benevolo atteggiamento, ma non sull'appoggio diretto della Gran
Brettagna.
Ora intanto che i Francesi si accingevano a mettersi d'accordo con la Spagna e ad assicurare in primo luogo vantaggi economici ai propri concittadini nel Marocco, urtavano nell'opposizione del loro vecchio nemico, la Germania. Il commercio tedesco col Marocco non era insignificante e sarebbe stato esposto certamente a qualche danno, nel caso della subordinazione del paese alla Francia.
Ma inasprì altrettanto
il Governo tedesco il fatto che l'Inghilterra e la Francia disponessero per
conto loro di un territorio africano, fino allora indipendente, senza neppure
informare l'Impero tedesco interessato all'Africa, nè fecero sapere
il tenore del loro trattato.
L'Imperatore Guglielmo approfittò di un viaggio nel Mediterraneo per
fare, nella primavera del 1905, una visita al Sultano del Marocco e mostrare
così che, nonostante quel trattato, lo considerava un Sovrano indipendente.
Quando poi il trattato franco-inglese fu ufficialmente comunicato a Berlino,
il Governo tedesco dichiarò che come vincolante un terzo non lo poteva
riguardare.
Se ci fosse un motivo di forza maggiore per tenere questo atteggiamento oggi
non si può ancora giudicare.
In ogni caso a Berlino fu abbandonata la politica bismarckiana, seguita con
buon successo: quello di appoggiare le imprese coloniali della Francia per
tenerla occupata fuori d'Europa.
Poco mancò che la conseguenza di tutto ciò non scatenasse una grande guerra mondiale, poiché il ministro francese Delcassé voleva, come egli stesso ebbe a confermare, avvalersi del contegno della Germania per dichiarare la guerra, e ha affermato pure, che in questo caso ci sarebbe stata la cooperazione della Gran Bretagna.
Delcassé però
rimase, nel consiglio dei ministri francesi, in minoranza, e dovette ritirarsi
(6 giugno 1905). Ormai Francia e Germania si accordarono di partecipare ad
una conferenza internazionale, proposta dal Sultano del Marocco, che poi si
tenne in Algeciras, sul suolo spagnolo.
In quelle trattative, la Germania, che fu appoggiata solo dall'Austria, si
trovò in una posizione difficile; finalmente le Potenze convennero
nella proposta austriaca dell'uguaglianza economica di tutte le nazioni nel
Marocco, dell'organizzazione di una polizia internazionale nei porti sotto
il comando di Svizzeri e dell'istituzione di un controllo internazionale sulle
dogane, mentre la Francia voleva esercitare da sola queste funzioni di vigilanza.
La Germania quindi registrò un momentaneo successo non insignificante. Mentre però nei fatti la Francia ha sfruttato già nel marzo 1907 un attentato contro un medico francese a Marakesc per occupare la città di Ugida sulla frontiera algerina. Violenze della popolazione maomettana nella città portuaria di Casablanca hanno poi portato nell'agosto 1907 al bombardamento di questa località e allo sbarco di truppe francesi e spagnole.
Mentre la Spagna si ritirava,
la Francia rinforzava continuamente le sue truppe; e dopo anni queste erano
ancora stanziate sul suolo marocchino, nè si poteva prevedere a cosa
servissero- tanto più che le difficoltà della situazione erano
accresciute dallo scoppio di una guerra di successione fra il sultano Abdul
Aziz e suo fratello Mulay Hafid.
La Francia prese all'inizio partito quasi apertamente in favore di Abdul-Aziz;
ma forse proprio questo atto spinse la maggioranza dei Marocchini sotto la
bandiera del suo avversario. Nell'agosto del 1908 Mulay Hafid era vittorioso
in tutto il paese; e le grandi Potenze neutrali ne accettavano il riconoscimento
formale.
Anche alla Francia non
rimase che rassegnarsi alla forza dei fatti e sacrificare Abdul Aziz.
Mulay Hafid, dopo che ebbe promesso di rispettare l'atto di Algeciras, fu
solennemente proclamato Sultano; il che, in ogni caso, non significava per
la Francia nessuna agevolazione del suo compito. La indipendenza del Marocco
non fu per niente assicurata, anche se la Francia dichiarò alle Potenze
che essa non mirava ad un'occupazione; questa dichiarazione si ebbe anche
prima dell'occupazione di Tunisi.
Con tutto ciò una conquista violenta, davanti al fanatismo e al carattere bellicoso della popolazione, dovette cozzare contro gravi ostacoli. Nel complesso fu quindi compiuto un avvicinamento fra l'Inghilterra e le Potenze della Duplice alleanza mediante i trattati asiatici e africani; all'incontro sembra che gli stretti rapporti fra le Potenze della Duplice stessa si siano poi indeboliti.
Già da lungo tempo
a molti democratici francesi l'alleanza con l'autocrate della Neva era poco
simpatica; ma essi credevano di non potersene privare per la guerra - prima
o poi - di riscossa contro la Germania.
Ma la Russia era stata negli ultimi tempi gravemente colpita nella sua capacità
d'azione, e la condotta dello Zar di fronte alle tendenze democratiche nel
proprío paese non potè che rafforzare l'antipatia dei Francesi
contro di lui.
Inoltre la Francia aveva al suo fianco la prima potenza del mondo, che in
caso di una guerra poteva infliggere colpi mortali al traffico tedesco.
Necessariamente l'alleanza russa doveva scadere di importanza per i Francesi; e se la borghesia francese non avesse temuto per i grandi capitali investiti in Russia, l'indebolimento della Duplice forse sarebbe già apparso più chiaramente.
Anche nei Balcani la
Russia non aveva potuto conservare la sua antica considerazione. Con un faticoso
lavorio la diplomazia russa aveva un po' alla volta riacquistato influenza
sugli Stati cristiani balcanici fino alla fine del periodo 1880-1890. Il Principe
Ferdinando di Bulgaria aveva nel 1894 allontanato dal potere il più
acerbo nemico della Russia, lo Stambuloff; poco dopo, questo imperterrito
campione dell'indipendenza bulgara fu assassinato a Sofia (15 luglio 1895).
Siccome si lasciarono fuggire gli assassini, non si può dire con sicurezza
che il Governo russo sia stato complice della fine sanguinosa del suo più
pericoloso nemico.
Poiché poi lo Zar tenne a battesimo il neonato principe ereditario
bulgaro, il ristabilimento di buoni rapporti apparve agli occhi di tutto il
mondo; e ben presto seguì pure il riconoscimento ufficiale del principe
Ferdinando da parte del Sultano e delle grandi Potenze.
In Serbia l'abdicazione
del Re Milano, ben disposto verso l'Austria, in favore di suo figlio minorenne
Alessandro (6 marzo 1889) significava un rafforzamento del partito russo,
i cui capi erano la Regina Natalia e il suo consigliere Ristiò. Subito
cominciò una lotta violenta e condotta senz'ombra di scrupoli fra i
partiti. Due volte il vecchio Re tornò in Serbia per restaurarvi l'ordine,
ma ottenne sempre un successo passeggero.
Dopo le nozze di Re Alessandro con Draga Mascin (1900), una vecchia civetta,
che l'aveva preso nelle sue reti, ed era al servizio della Russia, Milano
fu definitivamente bandito dalla Serbia.
I nemici dei metodi di governo tirannici del giovane Re rivolsero i loro sguardi
alla famiglia dei pretendenti Karageorgevic, che aveva trovato asilo a Ginevra;
ma per il momento il prestigio della Russia prevaleva nella Serbia.
Fra gli Stati balcanici
solo la Romania teneva un contegno poco favorevole all'Impero degli Zar; e
quanto più la Russia guadagnava seguito in Bulgaria e in Serbia, tanto
più saldamente la Romania si avvicinava alla Triplice alleanza. L'influenza
russa perse il suo smalto
alla prima grande scossa a nord dei Balcani a causa dello spaventoso delitto
di Belgrado, che suscitò l'orrore di tutto il mondo.
Il Re Alessandro, che non aveva figlioli, pensava di lasciare la successione
ai parenti di sua moglie, e costoro si comportavano proprio nella maniera
più indelicata come futuri Sovrani. Forse per affrettare questo passaggio
di poteri, si formò una congiura fra gli ufficiali, e nella notte dall'11
al 12 giugno 1903 Alessandro e sua moglie furono assaliti e assassinati dalle
proprie truppe nel loro palazzo.
Pietro Karageorgevic
fu richiamato da Ginevra e messo sul trono. Fino a che punto egli fosse implicato
nel complotto sfugge alla nostra cognizione. Fu sì riconosciuto dalle
grandi Potenze, ma egli rimase sempre subordinato agli assassini, a cui doveva
la corona; e dopo, come prima, la Serbia fu nuovamente lacerata da selvaggi
contrasti fra i partiti.
Ma sembrò acquistar sempre più terreno la corrente, che non
voleval dipendere né dalla Russia, né dall'Austria, ma tendeva
piuttosto ad una lega degli Stati cristiani balcanici fra loro.
Nella Turchia stessa la Russia aveva potuto sempre esercitare soltanto un'influenza indiretta. Il Sultano Abdul Hamid non aveva attuato nessuna delle riforme promesse. Egli aveva solamente fatto educare il suo esercito all'europea e promosso la costruzione della rete ferroviaria, poiché ne sperava un accrescimento della produttività economica e della forza contributiva del suo Impero.
Nell'anno 1888 fu compiuto
il tratto Belgrado-Costantinopoli e così fu congiunta la rete turca
con quella ungherese. Il Sultano nutriva grande diffidenza verso le grandi
Potenze soprattutto interessate nell'Oriente, Russia, Inghilterra e Austria;
invece si mostrava disponibile, se aveva bisogno di aiuti europei, a rivolgersi
alla Germania, poiché questa Potenza non poteva avere ambiziosi propositi
di acquistare territorio turco.
Ufficiali tedeschi hanno educato l'esercito turco; e il loro capo, il Generale
von der Goltz, ha, con la fiducia acquistatasi presso il Sultano, contribuito
molto a consolidare le buone relazioni fra l'Impero tedesco e la Turchia.
La Germania ha avuto la fortuna che la costruzione della più importante
linea ferroviaria della Turchia asiatica, il tratto Costantinopoli-Bagdad,
é stata affidata a una società tedesca.
Il 4 ottobre 1888 la Banca tedesca, a cui subentrò più tardi la Società ferroviaria anatolica, comprò la piccola parte già costruita di questa ferrovia (Haidar-pascià fino a Ismid) e ricevette subito il permesso di proseguire la costruzione fino ad Angora, insieme con una garanzia degl'interessi per 99 anni. Appunto nel 1892 la ferrovia fino ad Angora era finita, e si rivelò assai utile per aprire l'Asia minore al traffico, e per riattivare l'agricoltura nelle contrade, da essa attraversate.
Ma allora si scatenarono opposizioni inglesi e anche russe; e il permesso per proseguire la costruzione non giunse se non dopo molto tempo. Solo quando l'Imperatore Guglielmo, nel suo ritorno da un viaggio a Gerusalemme, ebbe visitato di persona il Sultano a Costantinopoli, la compagnia anatolica ebbe il diritto di costruire un nuovo porto in Haidar-pascià, e il 16 gennaio 1902 fu riconfermata la concessione a proseguire la linea fino a Bagdad. La costruzione iniziò subito con grande impegno e zelo.
Se Abdul Hamid, malgrado
la sua ripugnanza alla penetrazione straniera nel suo Impero, si accordò
per questa concessione, vi avrà certamente contribuito la considerazione
che una tale ferrovia era il mezzo migliore per attuare un più rigido
accentramento dell'amministrazione.
Dallo stesso punto di vista e, al tempo stesso, col proposito di agevolare
il pellegrinaggio dei fedeli alla tomba del profeta Maometto, promosse anche
la costruzione della strada ferrata da Damasco alla Mecca.
Siccome queste iniziative
del Sultano conferivano al territorio dell'Asia minore (nocciolo dell'elemento
turco) una speciale importanza, Abdul Hamid considerava l'esistenza di una
popolazione non islamica e non turca nell'Asia minore come un imbarazzante
ingombro.
Gli Armeni erano il vero e proprio popolo mercantile dell'Impero turco, da
quando i Greci avevano perduto questo primato, e perciò non erano per
nulla amati dai contadini turchi.
Già prima vi erano state occasionali pretese contro di essi; ma dal
1893 in poi le popolazioni limitrofe curde e circasse, appoggiate dalle autorità
turche, condussero una vera e propria guerriglia contro gli Armeni: i quali
chiedevano un'amministrazione autonoma del loro territorio in quella medesima
forma, di cui godeva la Rumilia orientale.
Nulla poteva eccitare
il Sultano il trasferire tali tendenze in Asia; le autorità turche
procedevano sempre più violentemente, cosicché si giunse ad
autentici macelli.
Invocate dagli Armeni, Inghilterra, Russia e Francia, rivolsero rimostranze
in comune alla Porta e domandarono riforme (maggio 1895).
Questa richieste considerate come una vera e propria ingerenza aumentò
il furore dei Turchi e dette motivo a una strage dei mercanti armeni a Costantinopoli
e in altre maggiori città dell'Impero; il Governo non mosse un dito
per proteggere gli Armeni assaliti.
Un insensato attentato
degli Armeni contro la banca ottomana portò nell'estate successiva
a nuovi macelli; in Asia sarebbero stati trucidati da 50.000 a 60.000 Armeni.
Soltanto una dimostrazione navale e serie minacce delle Grandi Potenze poterono
indurre il Sultano a concedere una amnistia e a punire alcuni impiegati.
Ma con tutto ciò la condizione degli Armeni rimase molto insicura,
e di tanto in tanto giungevano in Europa sempre nuove notizie di altre violenze.
Più forte ancora si manifestò l'autorità delle grandi
Potenze nelle questioni della Turchia europea: dove la questione greco-cretese
e quella macedone avevano causato le più gravi difficoltà.
Il Regno di Grecia non era contento della frontiera acquistata nel 1881, e
tendeva soprattutto ad annettersi l'isola di Creta, abitata in prevalenza
da Greci. I Cretesi si sollevarono nel 1896 contro il dominio turco, e il
Principe Giorgio di Grecia accorse in loro aiuto. Nella primavera seguente
scoppiò la guerra anche in Tessaglia, ma andò così male
per i Greci che questi furono salvati da gravi danni solo per l'ingerenza
delle grandi Potenze. Le quali dettarono nell'autunno del 1897 una pace, per
cui la Turchia ottenne una piccola rettifica della frontiera in Tessaglia
e un'indennità di guerra; ma dovette concedere a Creta la posizione
di provincia autonoma sotto un Governatore cristiano.
I Cretesi, che si opponevano,
furono costretti per mezzo di una flotta internazionale ad assoggettarsi,
e la Grecia fu costretta a sottomettersi con le sue sconquassate finanze al
controllo delle grandi Potenze.
Ormai furono ritirate dall'isola tanto le truppe greche, quanto quelle turche;
ma il Principe Giorgio di Grecia fu dalle Potenze destinato a Governatore
di Creta (1898).
Il Sultano si rassegnò
riluttante a questa pretesa, poiché vi scorgeva soltanto la preparazione
di una futura annessione greca. In realtà il Principe Giorgio perseguì
sempre questo scopo e abbandonò il suo posto nel 1906, quando le Potenze
non vollero ammettere l'annessione; ma ebbe un altro greco come successore;
e la definitiva incorporazione di Creta alla Grecia non fu alla fine possibile
impedirla.
Le grandi Potenze avrebbero in questa questione potuto obbligare la Turchia
a cedere, perché concordi fra loro. Era discutibile, se si sarebbe
conseguito una così buona intesa nella trattazione del problema macedone,
che fin dal 1902 appariva sempre il problema in prima linea.
Nella provincia turca
della Macedonia abitavano maomettani, greci, albanesi, bulgari, serbi e cuzovalacchi
tutti mischiati fra loro; purtroppo non ci sono di allora dati sicuri sulla
proporzione dei singoli popoli nel complesso della popolazione. Delle Potenze
limitrofe Grecia, Bulgaria e Serbia tendevano da moltissimo tempo al possesso
di questo territorio, il cui valore per i raggruppamenti politici nei Balcani
é dato dalla sua posizione geografica.
Ma siccome nessuno di questi Stati accordava all'altro una congrua porzione
del bottino, e, d'altro lato, nessuno da solo era abbastanza forte da tenerlo
contro tutti gli altri, così per lungo tempo la questione macedone
non fu toccata, quantunque il paese fosse sempre in fermento.
Solo la formazione di
bande bulgare in Macedonia nell'autunno del 1902, le quali corsero, saccheggiando,
il paese, e tormentarono le altre nazionalità, condusse a nuovi intrighi.
Il Sultano spedì un forte nucleo di truppe, che però, nonostante
procedesse con molta energia in questo paese difficile e montuoso, non riuscì
a dominare il movimento. A quel punto Russia e Austria decisero d'intervenire.
In una nota comune chiesero
al Sultano per la Macedonia la costituzione di una milizia di polizia, mista
di cristiani e maomettani, sotto il comando di ufficiali europei; inoltre
l'istituzione d'un ispettore generale europeo inamovibile e l'uso delle entrate
locali per i bisogni della regione.
La Porta promise tutto ciò immediatamente (febbraio 1903), ma tentennò
nell'esecuzione, e la lotta, con le bande proseguì tranquillamente.
Anche la popolazione maomettana si agitò, e commise violenze contro
i cristiani, addirittura contro consoli stranieri.
Ciò indusse lo
Zar e l'Imperatore Francesco Giuseppe, in occasione di un loro incontro a
Mùrzsteg nell'ottobre del 1903, a rinnovare ancora una volta le loro
richieste di riforme; alla testa delle truppe di polizia doveva porsi un Generale
europeo, e tutta l'amministrazione doveva essere sorvegliata per due anni
da un plenipotenziario russo e da uno austriaco.
Poiché tutte le grandi Potenze approvavano queste richieste, la Porta
cedette. Ancora in dicembre del 1903 furono nominati ambedue gli agenti civili
delle Potenze e poco dopo un Generale italiano venne proposto alla gendarmeria
macedone. Ma neppure allora cessò il disordine delle bande; anzi accanto
a quelle bulgare sorsero bande greche, serbe e valacche, e scoppiò
una vera e propria lotta di tutti contro tutti nella Macedonia.
Ora le Potenze, oltre il rafforzamento delle truppe di polizia, chiesero che anche tutta l'amministrazione finanziaria della Macedonia fosse sottoposta alla loro vigilanza, e costrinsero, con la temporanea occupazione di Mitilene e di Lemno, il Sultano a cedere; imposero al Sultano anche il prolungamento dei pieni poteri per tutti gl'impiegati europei fino al 1914. Ma tutto ciò non giovò a niente; il disordine della Macedonia rimase sempre lo stesso.
Finché la concordia
delle grandi Potenze rimase inalterata, la questione macedone conservò
il carattere di una faccenda locale. Ma nel febbraio del 1908 il ministro
degli esteri austroungarico von Aehrenthal dichiarò alle Delegazioni
che la Turchia avrebbe acconsentito alla costruzione di una ferrovia attraverso
il sangiaccato di Novibazar, la quale doveva stabilire il congiungimento di
Serajevo per Mitrovizza con Salonicco.
Poiché la costruzione di una simile ferrovia avrebbe considerevolmente
aumentato l'influenza economica e politica dell'Austria nei Balcani, l'opinione
pubblica della Russia, della Serbia e della Bulgaria ne fu vivamente impressionata.
Inoltre l'Austria si dichiarò pronta a proporre presso il Sultano anche
la costruzione di una ferrovia dal Danubio per Nisc al Mare Adriatico; in
Russia si ostinarono che l'Austria avrebbe cercato di procurarsi particolari
vantaggi, e così avrebbe violato l'intesa, che era basata sulla premessa
di un completo disinteresse di ambedue gli Stati.
Ora la Russia proponeva
di trasformare l'attuale controllo austro-russo rafforzandone le funzioni
in un controllo di tutte le Grandi Potenze e di fare entrare gli impiegati
al servizio dello Stato turco. L'accoglimento di questa proposta avrebbe condotto
a rendere inefficace il controllo e a rafforzare le spalle alla Turchia.
Ma ben presto anche l'Inghilterra, dove si era sempre visto in malo modo l'esclusiva
azione della Russia e dell'Austria, si fece avanti con un progetto opposto;
secondo il quale il Sultano doveva nominare per una serie di anni piuttosto
lunga un Governatore generale della Macedonia maomettano o cristiano, che
fosse suddito turco, ma non potesse esser deposto senza il consenso delle
grandi Potenze prima della scadenza della sua carica.
Ciò avrebbe significato
l'inizio del distacco della Macedonia dall'Impero turco, e indubbiamente avrebbe
creato nuove difficoltà, perché su questo territorio così
frastagliato non si sarebbe potuto erigere nessun Stato unitario.
Il destino di questi progetti era ancora incerto, quando nel luglio del 1908
il mondo fu sorpreso dalla piega del tutto nuova che presero i problemi della
Turchia.
Il movimento giovane turco, creduto da molto ormai morto, alzò
di nuovo il capo e con una mossa rivoluzionaria ottenne un gran successo:
il Sultano rimise in vigore la vecchia costituzione del 1876 e chiamò
al potere un ministero giovane turco. Ci si domandò naturalmente, se
si trattava proprio di un serio tentativo di rendere l'Impero turco più
vitale e capace di resistere, o se di nuovo, come nel 1876, si metteva avanti
il Parlamento soltanto per motivare con il suo diniego il rifiuto di ulteriori
sforzi d'intervento europeo.
Le grandi Potenze sembravano
prima di tutto voler attendere cosa sarebbe accaduto con l'attuazione della
costituzione, poi hanno cominciato addirittura a richiamare in patria gli
ufficiali europei e gl'impiegati dalla Macedonia.
Tuttavia un serio conflitto fra loro per la questione balcanica non sembrò
una minaccia, per quanto la situazione poteva a ogni istante farsi più
pericolosa.
Se riguardiamo in complesso la situazione mondiale negli ultimi anni dell'800, ci appare subito l'ascesa politica dell'Inghilterra. Essa é una conseguenza naturale dell'indebolimento della Russia a causa della sua sconfitta e dei suoi disordini interni; poiché il contrasto fra Inghilterra e Russia aveva dominato la politica mondiale nei decenni precedenti, Re Edoardo VII seppe astutamente tesoreggiare questo vantaggio, L'intesa con la Francia, la pacifica spiegazione con la Russia, incontri con i capi dello Stato di Francia, Spagna, Italia, Austria e Russia, fecero perfino sorgere il sospetto che Edoardo tramasse l'accerchiamento della Germania e, presentandosi l'occasione, fare la guerra contro questa sua fastidiosa concorrente commerciale.
Se Edoardo nutrisse
per davvero così tali propositi si possono avere anche dei dubbi, ma
è ormai certo che l'Inghilterra é divenuta la potenza dominante
nell'emisfero occidentale. La considerazione della Germania era scaduta indubbiamente
rispetto a prima. Questa non é la colpa di singoli personaggi, ma é
dovuto prevalentemente alla completa trasformazione dei rapporti internazionali
negli ultimi decenni.
Fin quando il centro di gravità di tutte le risoluzioni politiche era
l' Europa, la Germania col suo grande esercito (terrestre) era indubbiamente
uno dei più importanti fattori di queste risoluzioni politiche.
Ma da quando si é formato un sistema mondiale di Stati, la potenza
marittima é diventata, per quanto riguarda il valore internazionale,
più importante che la potenza terrestre; e sotto questo rispetto l'Impero
tedesco non poteva di certo misurarsi con l'Inghilterra, anzi appena appena
con la Francia.
Con tutto ciò la Germania non aveva motivo di serie preoccupazioni. Le sue forze militari e la continuazione della triplice alleanza bastavano a coprire il suo territorio contro qualsiasi attacco - e a badare agli interessi dei suoi cittadini dovunque; mentre si lavorava con ardore alla costruzione della sua flotta.
La ripresa della Russia contribuì indubbiamente a creare una situazione più favorevole, poiché il contrasto, profondamente radicato nella storia, fra Russia e Inghilterra in Asia e sul Bosforo continuava, e poteva benissimo essere scompaginato con i vari trattati cartacei, ma non poteva togliere di mezzo il contrasto.
Dobbiamo ora tornare alle liti di "cortili" in Europa.
segue: