L'INIZIO DI UN' "AVVENTURA"
3. L'ETA' DEL BRONZO
Appartengono alla preistoria dell'incivilimento umano non soltanto i tempi in cui vi furono uomini dediti puramente alla caccia e i periodi più antichi dell'agricoltura e della pastorizia, ma anche i primi stadi dell'arte di utilizzare vari metalli, il rame e lo stagno, l'oro e per ultimo il ferro.
La cognizione di questi tesori del suolo, di queste nuove conquiste, importava non solo un lavoro migliore e più facile e un più ricco e prezioso ornamento del corpo; essa iniziava soprattutto uno sviluppo, prima sconosciuto, dell'industria e del traffico commerciale, come pure della proprietà di beni mobili e di una misura corrente del valore, qual'è il denaro.
L'arte di scavare miniere e la metallurgia, l'arte di fondere o di fucinare i metalli, il commercio di metalli greggi e di prodotti lavorati animarono d'allora in poi le alture selvose, le officine fumanti e le vie che collegavano i vari paesi. Oggi noi troviamo nelle montagne le sedi di antichissime e primitive scavazioni di rame, nei luoghi vicini i resti di officine di fusione con la loro provvista di metallo e di forme cave e nelle solitudini molti articoli di commercio ivi sepolti, serie di pezzi lavorati, metallo in rottami e in barre.
Di pari passo si verifica un potente incremento della coltivazione dei campi, l'agglomerarsi degli uomini in maggiori borgate e in mezzo all'età del bronzo l'improvvisa e generale adozione della cremazione dei cadaveri, in luogo dell'inumazione di corpi non arsi, come prima si usava.
Il progresso della cultura non ci mostra una facile sostituzione delle antiche forme di vita con le nuove, ma l'aggiungersi di queste alle prime, che restano limitate a un campo più ristretto. Così avvenne nel passaggio dall'età paleolitica alla neolitica, quando le forme economiche della produzione si aggiunsero a quelle di puro sfruttamento; così avvenne anche quando l'industria e il commercio determinarono il secondo grande aumento dei rami dall'operosità umana, un'ulteriore suddivisione del lavoro per la soluzione dei problemi più elevati dell'umanità.
Cacciatori, agricoltori e pastori vi erano dovunque; ma il primo posto fu tenuto dai valori mobili, creati dall'industria e diffusi dal commercio. A dire il vero, l'individuo e la sua vocazione, un tempo indipendenti, vennero allora a dipendere dagli altri; tuttavia questa dipendenza fu in seguito la garanzia più efficace di uno sviluppo tranquillo e ascendente e dello svolgimento di una maggiore forma sociale di sovranità, cioè dello Stato.
Non tutti i gruppi dell'umanità hanno sperimentato questa suddivisione, che ha detronizzato i singoli e dato la sovranità alla collettività. Se la preistoria nell'esporre l'evoluzione della civiltà umana in uno dei suoi campi principali, quale fu l'Occidente del Mondo Antico, si affretta a passare da uno stadio all'altro e deve per ciò compiere una serie copiosa di scoperte, non deve tuttavia dimenticare che vi sono altre parti e regioni della terra e che quasi dovunque da tempi immemorabili abitano pure degli uomini.
Tuttavia in questa parte dell'umanità, a noi straniera e per lo più di pelle colorata, quasi vicini ad alcuni grandi centri luminosi, come l'India, l'Asia orientale, i paesi del Mediterraneo, dobbiamo spesso registrare ancora oggi dei popoli rimasti indietro negli stadi, che quelli dell'Asia e dell'Europa hanno oltrepassato già da alcuni millenni.
Così per la Nuova Zelanda, per la Tasmania, per la Somalia, e per altri paesi dell'Africa, possediamo moltissimi oggetti in questi territori scoperti, che hanno tutti i caratteri dell'età paleolitica, ma sotto l'aspetto geologico appartengono al presente, pur contando molti secoli di esistenza.
Vi sono anche oggi (ma non certo per lungo tempo ancora) nei paesi d'oltre oceano delle piccole stirpi umane, che non conoscono ancora i metalli e si fabbricano i loro strumenti di pietra di puro tipo neolitico. E ve ne sono altri, che parte in seguito ad antiche e incorreggibili consuetudini (Indiani dell'America settentrionale), parte a cagione della situazione sfavorevole dei paesi ove dimorano (Esquimesi), non esercitano né l'agricoltura né la pastorizia, pure procurandosi armi e strumenti di metallo dai popoli stranieri.
Vi sono così parecchie tribù sedentarie del Brasile centrale, che coltivano delle piante, ma non conoscono i metalli, mentre i Vedda di Ceylon, ancora «allo stato di natura», scambiano scuri e punte di frecce in ferro con della selvaggina, ma non sanno ricoverarsi che nelle caverne delle rupi o sotto gli alberi, e vanno errando dietro ai branchi di cervi.
Erano rimasti indietro, ma tuttavia in misura molto minore, anche gli antichi popoli civili del Messico e dell'America centrale e meridionale, gli Aztechi, i Peruviani, i Chibeha ed altri, e si può calcolare di circa 3000 anni il ritardo della loro cultura al tempo della scoperta dell'America. Difatti intorno al 1500 d. C. essi vivevano ancora in una specie di prima età del bronzo. E al di qua dell'oceano p. e. nella Spagna, da dove mossero i primi scopritori e conquistatori, l'età del bronzo era già in pieno sviluppo verso il 1500 a. C.
I primi metalli utilizzati dall'uomo furono l'oro e il rame. Ma l'oro poteva servire soltanto per ornamento, essendo troppo tenero ed anche molto raro. Il rame é più duro e soprattutto più frequente; poté così divenire uno dei fondamenti della più antica età dei metalli. Ma allo stato di purezza é tuttavia ancora troppo tenero per farne strumenti taglienti ed acuminati, che fin allora si erano fatti con le specie più dure di pietra. Una piccola aggiunta di stagno o di altri metalli, come l'antimonio e l'arsenico, da al rame un grado di durezza, che uguaglia presso a poco quello del ferro fucinato, anche se non come l'acciaio, piuttosto recente come lavorazione.
Ebbe così origine il bronzo, certo meno in seguito ad esperienze o a idee teoriche sulla natura e sul modo di comportarsi delle leghe metalliche che in seguito a casi fortunati, i quali si ripeterono tanto di frequente che ora qui, ora la, ora presto, ora tardi, dovevano condurre alla scoperta di quella lega. Il ferro é certo un metallo semplice ed esiste in natura in grandi quantità; rimase però per molto tempo nascosto, sconosciuto o almeno inutilizzato, perché si presenta solamente sotto forma di minerali ed avendo un punto di fusione molto elevato, non era molto facile a lavorarsi.
La prima fra tutte le forme di lavorazione dei metalli fu quella di batter a freddo il rame puro, come hanno praticato in origine gli Indiani dell'America settentrionale sul Lago Superiore e certo anche i nostri progenitori neolitici in Europa e in altre parti del mondo antico. Il primo passo innanzi, certo trovato anch'esso piuttosto a caso che cercato, fu quello della fusione del rame puro e del batterlo a caldo, come si fece in seguito. A questo punto soltanto nasce la vera tecnica preistorica dei metalli, ed esso influì decisivamente sullo sviluppo di questa per molti secoli.
Ma il rame puro nella fusione riempie male la forma e rimane inoltre tenero, quindi fu necessaria una nuova invenzione, fatta legando il metallo principale con piccole quantità. di stagno o di un altro metallo che eserciti un'uguale azione, ma specialmente con lo stagno, di cui si mescolò dapprima al rame pochissimo e poi fino al 10 % e qualche volta anche di più. Il vero bronzo di stagno (90 % di rame e 10 % di stagno) non solo è notevolmente più duro del rame puro, ma nella fusione riempie anche più esattamente la forma, fino a riprodurne fedelmente i fini ornamenti, e in più ha il vantaggio di un bel colore e di un vivo splendore, simile a quelli dell'oro.
L'esistenza di un'età preistorica del bronzo fu dimostrata nel mondo antico dall'Atlantico fino all'Oceano Pacifico, specialmente in Europa, nell'Africa settentrionale (Egitto), nell'Asia anteriore, nell'India, nella Siberia meridionale e nell'Asia orientale (Cina e Giappone), nel Nuovo Mondo, nel Messico e nel Perù e nei territori dell'America centrale ad essi intermedi. In tutti i paesi della terra, che giunsero ben presto a stadi superiori di civiltà, troviamo da una parte un corredo splendido e felice di prodotti naturali, dall'altra parte, fra le antiche fasi di cultura da lungo tempo trascorse, un'età del bronzo, cosicché si può dire che l'uomo nel cammino verso stadi superiori di civiltà, a lui tracciato dalla natura, doveva incontrare il bronzo e per un certo tempo valersene prima del ferro.
Nei paesi che possiedono i metalli necessari e che godono anche in altro modo del favore della natura, questi nuovi mezzi di civiltà furono per la prima volta scoperti e utilizzati. In seguito le altre regioni, collegate con questi paesi di origine dei metalli, si unirono ad essi come primi territori di diffusione, così per il bronzo l'Europa alla provincia metallifera dell'Asia anteriore, la Siberia a quella dell'Asia orientale. I paesi segregati o poveri di metalli rimasero invece per lungo tempo senza averne nemmeno cognizione, ossia « neolitici », e poi nel loro troppo tardo incontro con popoli rappresentanti di una cultura superiore, ricevettero non più il bronzo, ma il ferro, insieme con altri beni giunti così repentinamente e quindi non benefici, ma dannosi.
Così avvenne agli Australiani, ai Polinesiani agli Asiatici settentrionali e alla maggior parte degli Americani indigeni. La decadenza e la rovina furono e sono le tristi conseguenze di questo inorganico e immeritato regalo del metallo più recente tra quelli che caratterizzano una civiltà, e dei doni che lo accompagnano. Contrasti troppo grandi di cultura anche dato il massimo buon volere (che del resto manca abbastanza spesso), possono non compensarsi nel commercio e nell'incontrarsi degli uomini. Difatti quelli più poveri e che stanno più in basso possono prendere effettivamente e con buona riuscita dai più ricchi e di cultura superiore soltanto quello, a cui sono per così dire apparecchiati dalla propria attività civile, e che, date certe circostanze, avrebbero essi stessi conseguito in breve tempo, - e non soltanto con un'evoluzione, che durasse per dei millenni indisturbata, - cosa che oggi non é più concessa ad alcun popolo.
Tali però non erano le condizioni, quando gli Olandesi del Capo s'incontrarono con i Boscimani e gli Inglesi con i Tasmani. Allora, anche con un contegno più umano della razza europea, le cose avrebbero potuto in sostanza andare appena diversamente da quello in cui andarono nel fatto. Invece tale era la relazione tra la zona di maggiore civiltà dell'Africa settentrionale e il mondo negro del Sudan e tra l'Asia Anteriore e l'Europa.
In questi territori fra loro collegati non esistevano contrasti insormontabili; il commercio reciproco poté tutto uguagliare o almeno comporre; le immense differenze tra una residenza dei Faraoni nell'antico Egitto ed un villaggio di Negri nell'alto Nilo oppure tra il palazzo di un principe miceneo a Creta e la capanna di un capo nell'Europa centrale di quel tempo erano addolcite e attenuate da innumerevoli transizioni e forme intermedie di collegamento; perciò quelle differenze furono per i più deboli cagione di salvezza e non di rovina. - È questa l'essenza e l'importanza storica mondiale dell'età del bronzo, che specialmente nell'occidente del mondo antico ci si presenta quale un periodo di cultura di grande ricchezza di contenuto.
Esso difatti comprende lo sviluppo dell'Asia anteriore e dell'Egitto circa dal quinto millennio a. C. fino alla metà del penultimo, nella Grecia tutta la civiltà micenea (coi suoi prodromi), così a lungo ignorata ed ora rivelata così splendidamente, fino quasi al 1000 a. C.; anche quasi in tutto il resto di Europa comprende una serie di stadi, che appartiene in massima parte al secondo millennio e nei paesi settentrionali poi si continua ancora fino alla metà del primo millennio a. C.
Nell'Oriente questo periodo appartiene già alla storia, vale a dire a un'epoca di cultura superiore, illustrata da monumenti scritti e figurati. In Grecia l'età del bronzo é anche già semistorica, su cui gettano qualche luce leggende, tradizioni, notizie isolate, soprattutto poi opere d'arte, che parlano un chiaro linguaggio, ed é una cosa meno rilevante che non si conoscesse ancora il ferro. Resta tuttavia per noi ragione di meraviglia, quanto in Oriente e nell'Ellade, anche prima che si adoperasse generalmente questo metallo, si potesse fare e creare nell'architettura e nella plastica, nei mestieri e in altri molti rami di cultura.
S'impara in questo ad apprezzare un poco meno il ferro e molto più il bronzo, però soltanto per una cultura come quella dei popoli dell'antichità, che sotto l'aspetto tecnico non si sollevarono al disopra di un certo livello medio e compensavano in parte quello che loro mancava di sviluppo in questo senso con una costanza ferrea e con un'ardente devozione nell'esplicare il loro sentimento del bello e la loro intelligenza artistica.
Questo però sia detto soltanto tra parentesi; poiché si deve prescindere da quei popoli, se si vuole scrivere soltanto la preistoria della civiltà. E così lo studioso della preistoria perde di vista un popolo ed un paese dopo l'altro. Il processo del passaggio della terra dalla preistoria alla storia, della fertilizzazione di tutti i luoghi del nostro globo per mezzo di una civiltà storica superiore, si estende sempre più, dall'Oriente e dalla Grecia attraverso l'Italia e l'Europa occidentale e centrale, poi per l'Europa settentrionale e orientale, poi per le altre parti della terra, in quanto esse non sono entrate già nella storia per forza propria; e infine non rimangono per lo studio della vita preistorica che i popoli ormai semi estinti, e che oggi vivono allo stato di natura.
Tuttavia nell'età del bronzo la parte di gran lunga maggiore del nostro continente é ancora allo stadio preistorico, anche se per sua fortuna non é esclusa dal contatto coi centri contemporanei di maggiore civiltà del Mezzogiorno e dell'Oriente. Nell'Occidente si aveva anzi lo stagno, di cui abbisognavano anche i popoli del Mediterraneo per la fabbricazione del bronzo, e nel Settentrione si aveva l'ambra, con la quale anch'essi si compiacevano di adornarsi. Fino dal periodo neolitico si possedevano forme artistiche decorative, che non cedevano a quelle più semplici di quei popoli progrediti. Anzi così l'arte come la civiltà micenea ed anche quella post-micenea della Grecia stessa si fondano in parte sopra un antico retaggio europeo, comune ai Greci ed ai popoli nordici, che in quelli rapidamente si mutò e si svolse ancora più innanzi e in questi rimase abbastanza stazionario. Quello sviluppo rapido e pieno di vita è pure tipico dei tempi storici, questo tenace persistere é invece caratteristico di quelli preistorici. Tra le abitazioni e le tombe, le produzioni ceramiche e plastiche dell'età neolitica da una parte e quelle della prima età del ferro dall'altra, non vi è a settentrione dell'Appennino e dell'Emo alcuna differenza netta e profonda. Fino agli ultimi secoli che precedono la nascita di Cristo e nei primi che la seguono, la massima parte dell'Europa è un continente senza città, senza edifici in pietra, senza monumenti statuari e scritti; senza monete; senza ruote o torni da vasai; senza macine giranti, ecc. hanno case di terra e di legno, formanti miseri villaggi, con tombe coperte da un tumulo di terra o con tombe molto umili appena contrassegnate; con commercio per via di alcuni poveri scambi; con vasi di terracotta fragili, formati a mano libera; con pietre da schiacciare e macinare i cereali su rozze lastre di pietra. In breve, un paese di uomini nemmeno barbari, ma «selvaggi» nel senso dato dai greci a questa espressione. Ma anche in questi «uomini selvaggi» si effettuavano - per quanto silenziosi ed estremamente lenti - un progresso ed un mutamento, non solamente nei grandi passaggi dal periodo paleolitico al neolitico o da questo all'età del bronzo, ma anche durante ciascuno di questi periodi.
Ognuno si suddivide in stadi e le grandi aree, in cui questi si svolsero, si dividono anch'esse in gruppi locali minori. Gli stadi non sono i medesimi in tutti i gruppi e si devono fare molte distinzioni fra i singoli paesi. Anche le durate assolute che si attribuiscono comunemente alle epoche più recenti e che anche qui devono essere riprodotte, non si devono prendere rigorosamente alla lettera; esse ci danno spesso dei dati cronologici dovuti a un semplice apprezzamento e nella migliore ipotesi giusti solo approssimativamente.
Oscar Montelius, che ha indirizzato per lo più le sue ricerche a queste suddivisioni e a questi apprezzamenti, distingue gli stadi seguenti nell'età del bronzo in Europa
I periodi dal 2100 al 1950 in Italia, al 2100 al 1850 nell'Europa occidentale e dal 1900 nell'Europa settentrionale si considerano come quelli, in cui prevale il rame puro. La seconda serie di stadi riguarda principalmente la Francia ed altri paesi un tempo celtici (Belgio, Germania meridionale, Svizzera), la terza la Scandinavia. Come si vede l'età del bronzo comincia contemporaneamente nell'Italia e nell'Europa occidentale, più tardi nell'Europa settentrionale e termina prima in Italia, poi nell'Europa occidentale e da ultimo nella Scandinavia, qui 600 anni più tardi che in Italia. L'Europa centrale, che non compare in questo prospetto, presenta gli stadi medesimi dell'Europa occidentale, ad eccezione dell'ultimo che qui é già compreso nel periodo di Hallstatt dell'età del ferro.
Ma come si distinguono tra loro questi stadi? Per mezzo delle forme tipiche degli strumenti metallici e dei vasi di terracotta e in parte anche per il tipo delle tombe (a inumazione o ad incinerazione - tombe umili o a tumulo). Le differenti forme dipendono in parte da un lento sviluppo interno (serie tipiche di scuri, pugnali, spade, ecc.), in parte da impulsi crescenti venuti dal di fuori, che spesso si esprimono negli oggetti d'ornamento e nei gioielli, ma anche in mutamenti del tutto improvvisi degli usi, come p. e. é avvenuto nel passaggio dalla sepoltura senza incinerazione alla cremazione, intorno al 1600 a. C. Delle numerose forme dei bronzi citiamo qui soltanto alcuni «fossili caratteristici» secondo il loro ordine cronologico.
L'età più antica del bronzo, ossia i primi secoli del secondo millennio prima di Cristo, offrono forme semplicissime quasi in tutta l'Europa; scuri piatte, in forma di piastra, coi margini rialzati a modo di lista (scuri ad orlo), lame di pugnale sottili, triangolari, abbastanza larghe presso l'impugnatura (nel settentrione anche i così detti «bastoni spade» vale a dire lame di pugnale, unite ad un manico come una scure), inoltre anelli lisci e massicci per il collo e per il polso, e con maggiore diffusione anche ornamenti a spirale per il braccio ed altri ornamenti a tubo avvolto a spirale di filo metallico sottile o grosso, braccialetti a forma di polsini, semplici aghi da abiti, per lo più con foro o cruna e spesso con un'incurvatura della punta a forma di sciabola.
Ad un'età media del bronzo, intorno alla metà del millennio ricordato di sopra, appartengono scuri con tacco o tallone trasversale od acuto tra la parte tagliente e quella del manico (scuri a tallone), pugnali per la prima volta di forma slanciata, spade corte o lunghe a due tagli paralleli, e con una corta linguetta per l'impugnatura, anelli per il collo, per il polso e da dito, terminati da rotelle spirali, braccialetti ad anello, incisi, con bottoncini all'estremità, spilli di ogni sorta con capo discoide o d'altra forma, ondulati o avvolti ad elica, ecc. Intorno al 1500 a. C. fiorì nel settentrione l'ornamentazione a spirale, in forme fini e dure sopra dischetti ed altri oggetti d'ornamento, impugnature e pomi di spade, scuri di forma elegante, ecc.
L'età più recente del bronzo nell'Europa occidentale e centrale, - cioè negli ultimi secoli del secondo millennio avanti Cristo, - è il periodo delle «Palstàbe» (scuri ad alette) e delle penne di scure con incavo per il manico (scuri a bocciuolo), delle lame di pugnale a contorno in forma di foglia, delle spade con impugnatura bene adornata o con linguetta larga per l'impugnatura stessa, dei rasoi a doppia lama, delle punte di lancia con la penna a profilo molto curvo, a filo tagliente, delle più antiche fibbie ad uno o due pezzi, con la staffa sottile o allargata come una foglia, ed incise, degli spilli diritti con un collaretto ingrossato e rigato.
In questo territorio, intorno all'anno 1000 prima di Cristo, segue poi uno stadio di transizione dall'età del bronzo alla prima del ferro con nuove forme di spade (spade ad « antenne » ossia con due appendici ricurve sul pomo - e di alcuni tipi ungheresi) a lama corta e con profilo curvo o lunghissima e più slanciata, di coltelli (i bei coltelli così detti «delle palafitte» con impugnatura molto differente e lama oscillante, spesso anche incisa), di falci, di scalpelli, di fibbie (che hanno forme assai differenti nelle varie aree di diffusione e sono di provenienza italica, orientale o locale), di braccialetti (o più sottili con due estremità a doppia spirale o più grossi e per lo più cavi terminati da grossi bottoni allungati).
Nel settentrione questi due secoli e quelli immediatamente seguenti sono ancora nella pura età del bronzo. É in fiore quì le decorazione delle armi, degli ornamenti e specialmente dei bei vasi di bronzo, così detti «sospesi», con nuovi motivi spirali, non più del tutto semplici, la cui provenienza meridionale non si può disconoscere; compaiono grandi e pesanti fibbie di una forma propria, che ha la sua origine esclusivamente in uno sviluppo locale; questi ornamenti terminano frequentemente con un filo avvolto a spirale e con parti avvolte ad elica, e così si giunge alle forme assai ingegnose degli anelli attorti e divisi profondamente in porzioni con diversa torsione. Gli spilli ricevono «colli di cigno », i larghi rasoi ornamenti in forma di navi e di figure. Nel nord dell'Europa centrale una parte di queste forme sono diffuse anche insieme agli oggetti in ferro e parecchie di esse si trovano già eseguite in ferro.
L'evoluzione, nella quale tutto «si va fondendo», non si può in alcun luogo limitare e suddividere con linee precise.
Uno sguardo al complesso di questa evoluzione ci mostra in tutti i vari gruppi locali un cammino direttamente ascendente, che va da forme schiette e semplici, le quali molte volte ricordano ancora i tipi dell'età della pietra, a prodotti progrediti, molto elevati dal punto di vista pratico ed artistico, svoltisi da poche forme fondamentali e decompostisi fino a formare delle serie veramente splendide.
La tecnica dei metalli, giusta la sua origine, procede dalla fusione e si vale dell'arte del fabbro più per compiere ed adornare che per la vera fabbricazione degli oggetti. Più tardi la cosa é diversa e l'arte di fucinare consegue una parte più importante anche nelle forme fondamentali. Questo movimento deriva in modo affatto innegabile dal mezzogiorno; esso ha appreso la tecnica dei metalli dell'età del ferro, fondata principalmente sull'arte del fucinare. Perciò G. de Mortillet un tempo divideva l'età del bronzo in una « époque du fondeur » e in una « époque du marteleur », distinzione che, a dire il vero, non bastava al bisogno di suddividere questo lungo periodo. Si riconoscono anzi, come fu detto, parecchi stadi e, specialmente nei tempi più recenti e in certi distretti geograficamente chiusi, parecchi focolari di proprio sviluppo speciale, p, e. in Ungheria, nella Svizzera, nella Francia occidentale o settentrionale, nell'Inghilterra e Irlanda, nella Germania settentrionale e nella Scandinavia. Qui si hanno forme specificamente locali, che al di fuori del loro dominio principale si presentano più rare o soltanto più isolate. Hanno così origine e s'individuano delle civiltà speciali per ragioni specialmente geografiche e forse specialmente etnografiche.
Gl'impulsi esistenti, come sempre nel campo organico, operano da un lato nel senso della persistenza, dall'altro nel senso della variazione. I due effetti si vedono verificati nella formazione dei gruppi locali. Nel senso della variazione operano principalmente i commerci, non tanto in forma di migrazioni e di colonizzazioni, che certo ebbero luogo in tutti i tempi, pure non sempre ponendo elementi nuovi e superiori nel luogo di quelli inferiori ed antichi, quanto nella forma del traffico per le rapide vie marittime periferiche del Mediterraneo, dell'Atlantico, del Mar del Nord e del Baltico e per quelle più lente terrestri lungo il Danubio e gli altri grandi fiumi del nostro continente. Gli abitanti delle spiagge baltiche e del Mar del Nord nell'età del bronzo erano già arditi navigatori e il complesso di isole e di coste del Baltico fa in certo modo riscontro all'Egeo.
Noi vediamo nei disegni tracciati sulle rupi del mezzodì della Svezia le loro navi, i carri, le armi; i feretri scavati nei tronchi d'albero in Danimarca ci hanno serbato degli abiti e degli avanzi meravigliosamente conservati del corpo di questi Germani settentrionali e gli oggetti scoperti nelle torbiere ci hanno serbato molti preziosi doni consacrati (« carri del sole », strumenti in forma di corno, scuri di lusso). Non solamente per la distanza dal Mediterraneo si comprende come questo mondo si attenesse alla sua propria civiltà più solidamente dei paesi che p.e. stanno attorno alle Alpi, e come molto più a lungo di questi persistesse nella tecnica fondata sulla fusione, antica e splendidamente sviluppata, e quindi nell'uso esclusivo del bronzo.
Così la lunga durata dell'età del bronzo nel settentrione d'Europa diviene il fenomeno più evidente in tutta questa parte dello sviluppo della cultura umana. Ivi poi si é per la prima volta riconosciuta, dopo un oblio di millenni, l'esistenza stessa di quel periodo e il suo carattere, mentre l'esistenza di un'età del duro bronzo in altri paesi fu negata persistentemente per lungo tempo, nonostante le scoperte fatte.