ALGERIA |
una |
iniziata |
di LIONELLO BIANCHI
Algeria, orrende crudelt�, terrore, sangue. Da sei anni (siamo nel 1997) ogni giorno si registrano stragi, i morti ammazzati aumentano a ritmo impressionante: sono pi� di sessantamila i civili assassinati dal 1991 ad oggi. Prima nel mirino dell'organizzazione dei fondamentalisti islamici c'erano giudici, giornalisti, intellettuali, stranieri, donne che si rifiutavano di indossare il velo. Con il passare degli anni le stragi sono diventate di massa. Il Gruppo Islamico Armato (Gia) ha cominciato ad uccidere con le autobombe, l'esercito si � mobilitato e ha risposto con vere azioni di guerra. Proprio recentemente due bambini sono stati sgozzati perch� "non pregavano bene": � successo nel villaggio di Fidjel, sulla pubblica piazza. Un uomo che si � ribellato a tanta ferocia ha seguito la medesima sorte. E' uno degli ultimi atroci episodi, e la barbarie in terra algerina sembra destinata purtroppo a proseguire. Guerra religiosa, si dice, ma ci sono risvolti economici che ruotano attorno ai pozzi di petrolio, una ricchezza piuttosto recente. In questo clima poco tempo fa si � votato: forte il numero degli astenuti (ad Algeri solo il 45,6 per cento di votanti), � prevalso il partito del Raggruppamento nazionale democratico del presidente Zeroual (8228 seggi su 15000).
Se torniamo indietro nel tempo per capire le cause dell�attuale situazione, ci rendiamo conto che la storia dell'Algeria � antichissima e tormentata. Gli scavi archeologici rivelano testimonianze di insediamenti umani nella regione del Maghreb, che comprende Marocco, Algeria e Tunisia, risalenti a oltre il 3000 a.C..(Nel maghrebino tuttavia tracce di vita sembrano evidenziarsi addirittura a duecentomila anni fa.) A Hoggar e Tassili, nel Sahara meridionale, sono stati rinvenuti dipinti rupestri che gli studiosi hanno datato al 6000 a.C.: e a giudicare dalle scene e dalle figure di animali che vi sono ritratti, quella regione doveva essere abitata da cacciatori.
LA PRIMA INVASIONE - All'incirca nel decimo secolo a. C. � avvenuta la prima invasione da parte di una popolazione proveniente dall'Asia, che nel secondo secolo troviamo diffusa in tutta la regione maghrebina, come risulta dagli oggetti venuti alla luce nell'antica Capsa (l'attuale Gafsa) in Tunisia: tra l'altro ci sono asce di pietra e utensili tra i pi� sofisticati esistenti nella zona in quell'epoca. Si tratta di reperti che si ritiene siano appartenuti all'Uomo Capsiano, antenato dei Berberi.
Successivo � l'arrivo dei Fenici sulle coste settentrionali dell'Africa, e per la precisione dell'Algeria attuale. Il primo sbarco fenicio viene stabilito a met� del mille a. C.. I Fenici che navigavano dal Mediterraneo orientale fino alle coste della penisola iberica raramente si spingevano all'interno dei paesi nei quali approdavano: cercavano scali commerciali attraverso i quali avviavano i loro commerci con le popolazioni locali. Gli insediamenti dei Fenici avvennero dunque lungo il litorale. Verso il settimo secolo a.C. sorsero gli insediamenti di Utica e Cartagine, Hippo Regius o Ippona (l'attuale Annaba), Saldae (ora Bejaia) e Cesare che venne fondata con il nome di Iol (adesso Cherchell). Anche l'origine di Tangeri in Marocco si fa risalire a questo periodo.
Dalla dotta relazione di Annone, autore di un famoso Periplo, (quinto secolo a.C.) si sa che Cartagine, fondata nell'814 , estendeva la propria influenza su quasi tutte le coste africane del Mediterraneo, arrivava fino al Marocco grazie a una serie di alleanze con popoli e regni locali, come appunto avvenne con la Mauritania. Quando scoppi� la guerra con Roma, Cartagine era citt� florida e ricca.
Da Cartagine part� Annibale per le sue campagne in Spagna e in Italia, che lo portarono a mettere in grave imbarazzo la repubblica romana, gi� umiliata in alcune battaglie nella penisola. La prima guerra punica si protrasse per ventidue anni, dal 265 al 741 a.C. Dopo alcuni rovesci , i cartaginesi ottennero una vittoria sul mare facendo prigioniero addirittura il console romano Attilio Regolo. La seconda guerra punica � rimasta la pi� celebre per le gesta di Annibale, che - come accennato - si spinse fino in Italia: leggendaria la sua traversata delle Alpi con gli elefanti al seguito delle sue truppe. Aggredendo legioni romane con gli elefanti, Annibale, condottiero di ventinove anni, sbaragli� l'esercito romano sul lago del Trasimeno (217 a.C.) e quindi a Canne (216).
IL DOMINIO ROMANO - Qui Annibale si ferm� in attesa che gli giungessero rinforzi da Cartagine per portare l'ultimo colpo e conquistare Roma. L'indugio gli fu fatale. Il Senato romano decise di affidare il comando delle sue legioni a Publio Cornelio Scipione, il quale anzich� affrontare direttamente Annibale port� il suo esercito in Spagna e quindi in Africa, dove sconfisse i cartaginesi a Utica (204). A questo punto Cartagine minacciata (in Senato, a Roma, Catone pronunci� il famoso discorso che iniziava con questa frase: Cartago delenda est, ovvero Cartagine deve essere distrutta) si affrett� a richiamare in patria Annibale, che nel 202 venne sbaragliato a Zama (vicino a Le Kef) dalle legioni romane di Scipione. Proprio in seguito a questa vittoriosa campagna inizi� il controllo di Roma su tutta l'Africa settentrionale, mentre Annibale, fuggito da Cartagine, si suicid� nel 182 in Asia Minore dove invano aveva cercato riparo. Caduta Cartagine, la zona di sua influenza divent� un governatorato romano. A met� del primo secolo a. C. Cartagine fu completamente ricostruita da Augusto. Venne insediato un proconsole con il compito di amministrare tutta la regione, che era divenuta una colonia romana.
Delle vicende in terra d'Africa riferisce Caio Sallustio Crispo, storico romano, nel suo Bellum Iugurtinum (che si svolse nella regione tra la Tunisia e l'Algeria attuali): "....Bellum scripturus sum, quod populus Romanus cum Iugurtha rege Numidarum gessit ... (" Mi accingo a descrivere la guerra che il popolo romano condusse contro Giugurta; re dei Numidi...", libro I, cap. 5, 1). Al termine della "guerra grande, sanguinosa e di alterne vicende", per usare un'espressione di Sallustio, i Romani estesero il loro dominio e provvidero a distribuire le terre a nuovi coloni, in gran parte veterani, che romanizzarono tutte quelle zone, fondando citt� e villaggi. Resti romani sono venuti alla luce nella moderna Algeria, attraverso scavi archeologici. Trasformata dunque in provincia sotto la denominazione di Africa nova la regione venne unita a quella vecchia denominata Africa Proconsolare.
PRIMI SINTOMI DI RIBELLIONE Quando nel 33 a.C. il re della Mauritania Bocco II mor�, fu Augusto, imperatore di Roma, a scegliere il successore, mettendo sul trono Giuba II, un rinomato studioso, marito di Cleopatra Selene, figlia di Marco Antonio e Cleopatra. Dopo l'assassinio del figlio e successore di Giuba II, Tolomeo, il regno occidentale venne diviso in due province: la Mauritania Caesariensis, che si estendeva dall'odierna Setif (Algeria) fino al confine con il Marocco e la Mauritania Tingitana, pressappoco il territorio dell'attuale Marocco con Tingis capitale.
Anche in Algeria, con la dominazione e colonizzazione romana si ebbe un processo di urbanizzazione. Il territorio algerino, dove al sessanta per cento la popolazione si dedicava all'agricoltura partecip� ai rifornimenti agrari di Roma capitale. I veterani romani formarono delle colonie lungo le coste , mentre gli indigeni si raggrupparono in comunit� abbastanza floride. Ai membri di tali comunit� venne via via riconosciuta la cittadinanza romana. Gli africani - e tra essi gli abitanti del territorio attuale dell'Algeria - contribuirono notevolmente alla vita dell'Impero romano, tanto che uno degli Augusti, Settimio Severo, fu di origine africana.
A partire dal IV secolo dopo Cristo, per�, affiorarono i primi sintomi di intolleranza nei rapporti tra la gente africana e i romani. Le gabelle imposte da Roma ai possidenti terrieri della zona del Nord Africa, compresa appunto l'Algeria, diventarono sempre pi� pesanti. Da qui nacquero le prime grandi rivolte dei proprietari terrieri contro l'amministrazione romana che attuava una politica economica e fiscale rapace. Nella Mauritania inoltre le popolazioni si sollevarono, anche e soprattutto per motivi tribali.
Per quanto riguarda la religione, specialmente dopo l'editto di Costantino del 313 d. C., il cristianesimo si propag� abbastanza rapidamente. E questo, si pensava, avrebbe potuto dare una svolta positiva alle avverse fortune dell'Impero. Ma a complicare la situazione arriv� lo scisma di Cartagine, un movimento eretico che prese il nome da Donato, un sacerdote di questa citt�, che puntava a separarsi dall'ortodossia ufficiale di Roma.
DISGREGAZIONE DEL MAGHREB - Malgrado durissime persecuzioni, il movimento ebbe successo e si diffuse al punto che attorno al la met� del IV secolo si ritiene che i donatiani fossero il cinquanta per cento dei cristiani. Contro l'eresia donatiana e a favore dell'ortodossia si lev� Sant'Agostino (354-430) di Tagaste in Numidia, vescovo di Ippona (Hippo Regius), la citt� algerina che ora si chiama Annab. Proprio per iniziativa di sant'Agostino venne indetta in quest'ultimo centro e a Cartagine una conferenza in cui vennero stabilite delle regole a tutela dell'unit� religiosa, regole alle quali i donatiani dovettero piegarsi. In questo modo si ricompose lo scisma.
Man mano che veniva meno il potere romano per l'indebolimento dell'Impero, la regione maghrebina si disgreg�: le singole comunit�, le singole citt� seguivano una politica di autonomia, ma nel contempo, essendo rimaste indifese, finirono alla merc� di invasori che arrivavano dal sud e dal nord. Attraverso la Spagna giunsero i Vandali, che sotto la guida del loro re Genserico sbarcarono sulle coste della Mauritania nel 439: nel giro di un anno si impadronirono di tutto il litorale e conquistarono Cartagine. I Vandali si dettero alla confisca dei beni dei possidenti terrieri e con la loro politica di sfruttamento accelerarono il processo di declino economico dell'intera regione. I Berberi, gli uomini del deserto, a quel punto si ribellarono e costrinsero i Vandali prima a ritirarsi lungo le coste e poi ad andarsene. Ma a dare un colpo mortale ai Vandali ci pens� Belisario, il generale inviato da Costantino, l'imperatore di Bisanzio, che in una grande battaglia (533) li sbaragli� e gett� le premesse per la dominazione bizantina che si protrasse per pi� di un secolo, fin quando l'impero di Oriente non esaur� la propria forza propulsiva e fin� per dissolversi. In seguito l�Algeria divenne terra di conquiste. Infatti, dopo i bizantini arrivarono gli Arabi, che verso la met� del VII secolo si impadronirono di quasi tutta l'area settentrionale dell'Africa. Cos� la zona conobbe la dominazione degli arabi, che imposero anche la loro religione, l'Islamismo. Vennero domati ma non piegati i Berberi, l'unica popolazione che si oppose all'Islam fin dall�inizio.
L�INFLUENZA DEI BERBERI - I Berberi furono importanti perch� si inserirono nelle lotte che si susseguirono tra le varie dinastie arabe, appoggiando tra l'altro Iris II, fondatore della citt� di F�s (la moderna Fes el-Bali), discendente diretto del Profeta (Maometto, appunto) contro gli Abbasidi. Le lotte dinastiche provocarono continue guerre nella zona maghrebina. Questa situazione dur� parecchio tempo. Nell'800 gli Aghabiti vennero incaricati dal califfo di Bagdad di riportare ordine nel Maghreb: conseguirono un discreto successo tanto che la dinastia fondata da Ibrahim ben Aghlab dur� fino al 909. Ancora una volta i Berberi, gli unici popoli della zona ad aderire alla setta degli Sciiti, diedero un apporto decisivo a Obeid Allah il quale si proclam� Mahdi (l'Eletto). Erano i Fatimidi che fondarono la loro nuova capitale a Mahdia, su un piccolo promontorio facilmente difendibile. Fu proprio uno dei capi dei Fatimidi, al-Mu'izz, a compiere una spedizione fino in Egitto e a fondare il Cairo nel 972.
Intanto nel Maghreb le lotte intestine, dopo che i Fatimidi in gran parte si erano trasferiti al Cairo, si intensificarono. Le trib� di Beni Hilal e di Beni Sulaim che risiedevano nel nord dell'Egitto ricevettero l'ordine di invadere il Maghreb : cos� tutta quella zona, tormentata dalle continue guerre religiose e tribali, venne ridotta a un ammasso di rovine. Furono i cosiddetti Ziridi che riuscirono a imporsi e a mantenere per un certo periodo alcune citt� del litorale, almeno fino al 1148; contemporaneamente gli Hammadidi si attestarono attorno alla citt� di Bejaia. Furono comunque questi due raggruppamenti che costituirono il pi� massiccio nucleo di Arabi del Maghreb, che vennero a sostituire via via la grande maggioranza dei Berberi i quali fino allora erano stati predominanti nella regione. Chi erano i Berberi? Come arrivarono in Algeria? Vale la pena accennarne, dal momento che anch'essi hanno lasciato le loro tracce. Dunque, le trib� berbere dei Tuareg vivevano confederate in un'alleanza che si chiamava Sanhaja. Erano perlopi� residenti nella parte settentrionale del Marocco: si trattava dei Lemtuna, dei Gudalah e dei Massufah.
RIFORMA DELL�ISLAMISMO - Si racconta che uno dei capi Lemtuna, tale Yahta ihn Ibrahim, dopo un pellegrinaggio alla Mecca si port� con s� uno studioso marocchino, Iba Yasin, con l'incarico di riformare l'islamismo delle trib� del deserto. Inizi� cos� quella che viene denominata la dinastia almoravida. Gli Almoravidi, guidati da Ibn Tachfin, invasero e conquistarono l'Algeria, dove fondarono la loro nuova capitale, Marrakech. E dalle coste algerine gli Almoravidi partirono poi per approdare in Spagna, al termine dell'XI secolo, per appoggiare i musulmani spagnoli contro i re cristiani di Spagna.
Ma in questa regione i cambiamenti si susseguirono ancora. Dall'Alto Atlante un giovane e intraprendente berbero, Mohamed ibn Tumart, convinto che gli Almoravidi stessero corrompendo l'islam, si rec� a studiare in Tunisia e l� elabor� la propria dottrina sull'unit� della religione. Tornato in Marocco, i suoi seguaci presero il nome di al Muwahadin, che tradotto letteralmente significa "coloro che professano l'unit� divina". Furono loro che in nome del maestro condussero una campagna contro gli Almoravidi. Quando Mohamed ibn Tumart mor� (1130), la lotta contro gli Almoravidi venne proseguita dal suo successore, Abd el Moumen, il quale nel 1147 estese il suo dominio dall'Algeria fino all'Andalusia: con questa dinastia, detta degli Almohadi, per la prima e unica volta tutto il Maghreb venne unificato sotto un solo regno berbero. Il regno dur� poco pi� di un secolo poi si frantum� e cadde sotto gli assalti dei cristiani spagnoli e dei beduini. Cos� il califfo Mohamed an-Nasr, incalzato su questi fronti, si trov� a dover dividere il regno in due tronconi. Per gli Almohadi fu l'inizio della fine. In Marocco le trib� dei Beni Hilai e dei Beni Sulaim, berberi nomadi, costituirono un'alleanza con i Berberi Zenatah. Insieme portarono l'ultimo, decisivo attacco agli Almoradi, i quali vennero sostituiti in Algeria da una nuova dinastia, i Merinidi, affiancati fino al secolo XV dagli Hafsidi in Tunisia. Non riuscirono a reggersi molto: poco dopo infatti furono soppiantati dai Wattasidi i quali alla fine del XVI secolo vennero spazzati via dagli Abd Waditi, che si allearono dapprima con Granada nel tentativo disperato di riuscire a sopravvivere. Nel 1352 i Merinidi ripresero il sopravvento e ma nel 1555 finirono sotto i Turchi.
LE INCURSIONI DEI PIRATI - Anche prima dell'avvento dei Turchi, sia i Merinidi, sia i Wattasidi (succeduti ad essi) non riuscirono mai a debellare gli atti di pirateria costiera. Erano perlopi� pirati portoghesi che, una volta sbarcati sui litorali, si addentravano nel territorio e asservivano le popolazioni, cercando di diffondere il cristianesimo anche con la forza. Proprio in nome di una guerra santa anti-portoghese ottenne un certo successo la dinastia dei Saaditi, sceriffi della regione del Wadi Darash: sbaragliati i portoghesi ad Agadir (1543), a partire dal 1549 i Saaditi riuscirono a riunire via via sotto il loro controllo la zona del Sous e arrivarono fino al Marocco meridionale.
Il periodo di maggior splendore della nuova dinastia lo si ebbe con il sultanato di Ahmed el Mansur (1578-1603), il quale tra le sue benemerenze pot� annoverare una felice incursione contro i musulmani del Sahara meridionale nel 1591. Sotto di lui Makkarech conobbe un momento molto florido anche se, proprio per colpa dell'eccessiva ricchezza, venne travolta nei gorghi della corruzione, fino a una vera e propria decadenza. Finch� rimase in vita Ahmed el Mansur, signore forte, le lotte interne vennero tenute a freno, ma dopo la sua morte le ambizioni dei pretendenti al trono portarono a scontri e dissidi violenti, con spargimento di sangue, fino alla dissoluzione della dinastia, che and� spegnendosi, agli albori del XVII secolo.
Delle vicende degli Arabi del Maghreb sappiamo dalla testimonianza di Ibn Khaldoum, il pi� grande storico di questo mondo, vissuto nel XIV secolo. Ibn Khaldoum, nato in Tunisia nel 1332, vissuto alla corte del sultano di Fes, nel villaggio algerino di Frenda, ha descritto nella sua opera gli avvenimenti accaduti in quell�epoca nell'Africa Settentrionale. Nella sua esistenza (mor� in Egitto nel 1406) si guadagn� tante benemerenze che il sultano Barquq, re dei Mamelucchi, lo nomin� insegnante alla grande universit� islamica del Cairo e giudice supremo.
ALGERI STRAPPATA AGLI SPAGNOLI - Agli inizi del XVI secolo fu un certo Aruj, figlio di un Turco proveniente dall'isola greca di Lesbo, a strappare Algeri agli Spagnoli che se ne erano impadroniti in una delle loro scorribande marinare. Aruj riusc� a governare Algeri solo per pochi anni: nel 1518 gli Spagnoli ripresero la citt� e lo uccisero. Il suo successore Khair Ed Din scelse di allearsi con i Turchi Ottomani per difendere i propri possedimenti barbareschi. L'occasione era troppo ghiotta per i Turchi, quali la presero al volo: gli conferirono il titolo di bey ler bey (governatore) assegnandogli anche una guarnigione di oltre seimila artiglieri. Graze a questi aiuti Khair Ed Din riconquist� Algeri cacciando gli Spagnoli (1529) e cinque anni pi� tardi occup� anche Tunisi, che perse per� subito dopo, quando Carlo V di Spagna se ne impadron� e mise sul trono tunisino Moulay Hassan facendone un suo vassallo.
Gli scontri tra Spagnoli e Turchi gettarono l'intera regione del nord Africa in una situazione di profonda confusione. Fu un pirata turco a insediarsi a Jerba nel 1569 e a prendere sotto il proprio controllo Kairouan e quindi la Tunisia. Ma l'anno dopo Turchi vennero costretti a lasciare il territorio nelle mani di Don Giovanni d'Austria, per riconquistarla nel 1574 allorch� la trasformarono in provincia ottomana alla pari dell'Algeria che lo era gi� da un decennio.
Le due province cos� costituite erano sottoposte a un sistema di governo piuttosto complesso: a capo di ciascuna era stato messo un pasci�, assistito da un dey con compiti amministrativi e da un bey che aveva il comando dell'esercito. Nella pratica l'Algeria e la Tunisia erano nominalmente governate da un pasci�, con poteri pressoch� simbolici, ma erano soprattutto sotto la direzione di un dey e di un bey che agivano da autentici signori e tiranni. In Algeria questa forma di governo venne a decadere con l'assassinio dell'ultimo dey nominato direttamente dai Turchi nel 1671. In Tunisia il regime del bey si protrasse fino agli albori del XIX secolo, quando Husei bin Al�, un soldato greco proveniente da Creta, venne eletto bey dai giannizzeri turchi, l��lite militare degli Ottomani, dando vita all'ultima dinastia tunisina, quella husseinita.
UNA TERRA SENZA PACE - Ma i disordini nell'Africa settentrionale continuarono, l'Algeria pass� sotto il controllo del Marocco, con infiltrazioni degli Spagnoli che riuscirono a procurarsi due porti importanti lungo il litorale. Intanto i Portoghesi proseguivano nelle loro scorribande piratesche. Un periodo di grande caos, in cui l'Algeria venne coinvolta: dopo gli spagnoli, arrivarono gli inglesi e i francesi a contendersi le coste africane per il controllo del Mediterraneo.
Algeria, terra senza pace. Come tutto il Maghreb, dal Marocco alla Tunisia. Secoli tormentati, agitati soprattutto per l'Algeria che cadde sotto la dominazione della Francia nel 1850; nel 1887 e nel 1912 la medesima sorte tocc� a Tunisia e Marocco. D'altronde, l'ingerenza francese inizi� a farsi sentire in Algeria a partire dal 1830. Fu l'anno in cui Algeri prima venne assediata poi occupata dai francesi. Il pretesto fu fornito dall'offesa del dey (nominato dai giannizzeri turchi) al console francese: in realt� la Francia cercava un riscatto in terra africana per risollevare le fortune declinanti di Carlo X.
Sta di fatto che il 5 luglio 1830, tre settimane dopo lo sbarco dei francesi, il dey aveva dovuto capitolare, cedendo la citt� di Algeri. Contemporaneamente, a Parigi veniva detronizzato Carlo X e al suo posto sal� al trono Luigi Filippo, che inizi� il processo di colonizzazione dell'Algeria. Nel 1845 il generale Bugeaud aveva occupato la maggior parte del paese e venne nominato governatore generale dell'Algeria. Due anni dopo anche la regione occidentale del paese, che era sotto il controllo di Abdelkader, cadde nelle mani dei francesi.
E la tragedia continu�.
-----------------------------------------------------IL TERRITORIO
CONFINI DISEGNATI SULLA SABBIA
Con una superficie di oltre 2.400.000 km. quadrati l'Algeria, dopo il Sudan, � il secondo paese dell'Africa I suoi confini: a nord il Mare Mediterraneo, a est, ovest e sud sono disegnati sulla sabbia del Sahara.
A est confina con la Tunisia, la Libia, a sud con Niger e Mali, a ovest con Marocco e Sahara Occidentale. Le distanze tra le citt� sono enormi. Si pensi che tra Algeri, la capitale, e Tamanrasset, ci sono pi� di duemila chilometri (pi� che da Algeri a Parigi!) La maggior parte del paese � occupata dal deserto del Sahara, il resto � formato dalla regione del Tell (a nord) che corrisponde al quindici per cento del territorio: qui abita la maggioranza della popolazione. Ci sono anche le montagne, per cominciare l'Atlante Telliano, proseguimento dell'Atlante del Marocco, che attraversa la regione settentrionale e giunge sino alla Tunisia. Si trovano paesaggi incantevoli nella regione di Kabylie a est di Algeri. A sud dell'Atlante ci sono gli altipiani di Hauts Plateaux e ancora pi� a mezzogiorno l'Atlante Sahariano. Il Sahara copre l'85 per cento dell'Algeria. Non � solo sabbia. Ci sono anche catene montane quali l'Hoggar o Ahaggar, che raggiunge vette di 3000 metri. Le reti idrografiche si trovano nel nord e nelle oasi del deserto.
di
LIONELLO BIANCHI
Ringrazio per
l'articolo
FRANCO GIANOLA,
direttore di
LA
TRAGEDIA CONTINUO' >
fino ai nostri giorni