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BREVE STORIA DEI PARTITI ITALIANI (di L.M.)
TUTTI GLI UOMINI DEL COLLE (di L.M.)
BREVE STORIA DEI PARTITI ITALIANI
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Democrazia Cristiana
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� stato il partito di maggioranza relativa fin dal 1946. Venne fondata nel 1943 da De Gasperi, Gronchi, La Pira e Mattei a Milano in casa dell�industriale Falck.
Fu fin dalle origini partito di mediazione e, per bocca di Vanoni, partito interclassista che prevedeva una collaborazione tra le varie classi sociali per realizzare un�economia sociale di mercato, cercando di conciliare le dottrine capitaliste e liberiste con una visione sociale dell�economia. Tradizionali alleati dello scudo crociato sono stati i partiti laici (� Psdi, � Pri, � Pli) e, dalla met� degli anni �60, il Psi (� Psi). Durante la stagione del terrorismo e della crisi economica degli anni �70 vi � stata la collaborazione a livello parlamentare con il Pci (la cosiddetta Solidariet� nazionale � Pci). In precedenza alcuni gabinetti monocolori democristiani si sono retti con i voti determinanti dei monarchici e dell�estrema destra del Msi (� Msi). Al proprio interno la Dc � sempre stata fortemente frammentata e divisa in correnti con alto grado di conflittualit� reciproca. Segue una breve mappa delle pi� importanti correnti democristiane:
* MOROTEI o AREA ZAC, BASE, FORZE NUOVE (sinistra interna): sono state le tradizionali correnti di sinistra dello scudocrociato che hanno avuto in Amintore Fanfani (almeno fino alla fine degli anni �60), Aldo Moro e Benigno Zaccagnini i principali leader. Si fecero portavoce, prima della collaborazione con il Psi (realizzatosi con il centro-sinistra, � Psi), poi della necessit� di aprire al Pci (ipotesi abbandonata dopo la morte di Moro, � Pci);
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* DOROTEI o GRANDE CENTRO: sono stati la maggioranza del partito ed hanno mantenuto il partito su posizioni moderate, fortemente anticomuniste ed i provata fedelt� atlantica. Massimi leader della corrente dorotea furono Arnaldo Forlani, Guido Gonnella, Emilio Colombo e Flaminio Piccoli;
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* PRIMAVERA: � la corrente della destra democristiana ed ha avuto in Giulio Andreotti il suo unico e maggiore leader.
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La crisi dei primi anni �90 ha segnato la fine dell�esperienza politica della Dc i cui militanti si sono divisi in numerosi piccoli partiti posizionati sia a sinistra, sia al centro, sia a destra (Ppi, Democratici, Ri, Udeur, Ccd, Cdu, ecc.)
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Partito Comunista Italiano
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Ha rappresentato il maggior partito d�opposizione. Nasce a Livorno nel 1921 da una scissione del Partito socialista guidata da Antonio Gramsci ed Amadeo Bordiga e che vedeva nella Rivoluzione d�Ottobre una via per l�emancipazione del proletariato.
Il legame con l�Urss, seppur in maniera sempre pi� critica, rimarr� forte fino alla vigilia del crollo del Muro di Berlino ed alla crisi dell'Unione Sovietica. Dopo il grande sforzo compiuto durante la guerra di liberazione da parte dei partigiani comunisti, il Pci contribu� con Psi, Dc e partiti laici alla stesura della Costituzione repubblicana. Il tentativo di tutti i leader di Botteghe Oscure, da Palmiro Togliatti a Achille Occhetto, passando per Enrico Berlinguer, � stata quella di giungere al governo attraverso la collaborazione con gli altri partiti di massa (cattolici e socialisti) e quelli laici minori (Pri, Psdi).
La strategia di Moro (� Dc) e di La Malfa (� Pri) all�inizio degli anni �70 sembrava rendere possibile tale obiettivo, ma l�omicidio del leader democristiano fece naufragare tal opzione. La crisi del comunismo internazionale ha spinto la maggioranza del gruppo comunista a mutare nome ed accentuare l�opzione socialdemocratica del partito giungendo fino alla trasformazione del Pci in Pds (1991, si noti che una parte del partito non ha accettato questa scelta dando origine al Partito della Rifondazione Comunista da cui si � distaccato, nel 1998, il Partito dei Comunisti Italiani) che � giunto al governo nel 1996 (governo Prodi) e che ha conquistato la guida dell�esecutivo nel 1998 con Massimo D�Alema.
Partito Socialista Italiano
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Era il pi� antico partito politico italiano, nato a Genova il 15 agosto del 1892 e ha caratterizzato tutta la storia italiana a partire dalla fine del XIX secolo. Protagonista, con la Dc ed il Pci, della lotta partigiana e della stagione costituente, il Psi fu strettamente legato ai comunisti (frontismo) fino, contrariamente a quanto fatto del Pci, alla condanna dell�invasione sovietica dell�Ungheria nel 1956 (Fatti d�Ungheria) che segn� un profondo solco tra i due partiti della sinistra italiana.
Iniziava, sotto la guida del leader storico Pietro Nenni, l�avvicinamento alla Dc di Fanfani e Moro fino a giungere alla stagione del primo centro-sinistra (governi Fanfani e Moro), epoca di grandi riforme strutturali dell�intero sistema italiano. La crisi del centrosinistra e l�aborto della solidariet� nazionale aprirono le porte a duna nuova leadership in seno al Psi, quella di Bettino Craxi che, usando spregiudicatamente il forte ruolo di interdizione al limite del ricatto che il partito deteneva nel nostro sistema politico, � stato il fulcro del sistema politico italiano per 15 anni. Tale ruolo permetter� a Craxi (1983-1987) di formare due governi (il primo dei quali, detiene attualmente il record di durata) con i partiti laici e al Dc, le cui correnti moderate (i dorotei di Forlani e Primavera di Andreotti) hanno rappresentato gli interlocutori preferiti del leader di Via del Corso.
Gli avvenimenti successivi al 1992 ed il coinvolgimento dello stesso Craxi e dei suoi pi� stretti collaboratori in alcune indagini relative alla corruzione politica, hanno segnato la fine del Partito Socialista, ponendo termine, in maniera triste ed amara alla storia del pi� antico e per molti decenni glorioso partito politico italiano che si � dissolto in gruppi minori tra i quali merita menzione, per peso politico e ruolo politico lo Sdi (Socialisti Democratici Italiani) guidato da Enrico Boselli a cui hanno aderito sia esponenti provenienti dalla tradizione socialista, sia da quella socialdemocratica (Psdi).
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Partito Socialdemocratico Italiano
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Nacque da una scissione a destra del Psi nel 1947 da parte di quei socialisti che, guidati dal Presidente dell�assemblea Costituente in carica Giuseppe Saragat, non accettavano la linea frontista coi comunisti voluta da Nenni nell�immediato dopoguerra, preferendo la collaborazione con la Dc e gli atri partiti laici (� Pli, � Pri). La nuova via socialista autonoma dal Pci ed il ritiro di Saragat dopo il suo settenato quirinalizio e il coinvolgimento di due segretari del Psdi in scandali giudiziari, hanno segnato il declino irreversibile e definitivo del partito nato a Palazzo Barberini.
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Partito Repubblicano Italiano
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� uno dei pi� antichi partiti italiani (nacque a Bologna nel 1895) ed � l�erede della tradizione risorgimentale della sinistra mazziniana non marxista a cui si aggiungono molti illustri intellettuali provenienti dal Partito d�Azione (La Malfa, Valiani, Visentini) approdati al partito dell�edera dopo il repentino scioglimento del Pd�A. il Pri, piccolo, ma influente, sar�, sotto la guida di Ugo La Malfa, uno degli artefice dell�apertura a sinistra ai tempi del primo centro-sinistra e sostenitore dell�ipotesi di allargamento della maggioranza di governo ai comunisti dopo il 1976. Dopo la morte di La Malfa (1979) leader del Pri diventer� il senatore Giovani Spadolini, uomo illustre, storico di chiara fama ed intellettuale di vaglia, che, nel 1981, sar� il primo Presidente del Consiglio dei Ministri non democristiano della storia repubblicana.
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Partito Liberale Italiano
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Nasce ufficialmente nel 1921, ma � l�erede delle classe dirigente liberale che ha guidato l�Italia fino all�avvento del fascismo. Collabora con la Dc e gli atri partiti laici (� Psdi, � Pri) negli anni del centrismo degasperiano. Sotto la guida di Malagodi (fortemente influenzato da ambienti confindustriali) esce dal governo all�avvento del centro-sinistra. All�opposizione, salvo una parentesi all�inizio degli anni �70 (governo Andreotti- Malagodi, 1972), fino all�avvento del pentapartito (governo Spadolini, 1981), ha rappresentato un partito posto su posizioni pi� conservatrici rispetto ai partiti liberali tedesco, britannico e scandinavi.
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Movimento Sociale Italiano � Destra Nazionale
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Viene fondato a Napoli nel 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana (RSI) e da nostalgici del regime che si rifanno alla mussoliniana Carta di Verona. Perennemente all�opposizione, tranne che per l�appoggio ad alcuni governi monocolore democristiani negli anni �50 (� Dc), il Msi ha raccolto il maggior numero di consensi nei primi anni �60 sotto la guida dell�ex dirigente della RSI Giorgio Almirante. La crisi del sistema politico italiano nei primi anni �90 e la guida di Fini ha fato si che il Msi, seguendo le teorie del politologo Domenico Fisichella e l�evoluzione della destra spagnola (da Alleanza Popular a Partido Popular), si trasformer� in Alleanza Nazionale (da cui si � staccato un gruppo di nostalgici guidati da Pino Rauti), tentativo di creare una destra conservatrice italiana che ha partecipato alla fulminea esperienza del governo Berlusconi (1994). �
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Sono esistiti anche altri partiti politici italiani (Svp, Uv, PSd�A, ossia i tre partiti regionali rispettivamente dell�AltoAdige-Sudtirolo, della Valle d�Aosta e della Sardegna); vari partiti monarchici e socialisti frutto delle molte scissioni avvenute in seno al Psi; il Pr, piccolo partito radicale che ha visto crescere le proprie fortune sotto la guida di Marco Pannela e di Emma Bonino ed il movimento ecologista dei Verdi), ma solo i sette partiti di cui abbiamo parlato in precedenza hanno partecipato a tutte le competizioni nazionali a partire dal 1948 con un insediamento organizzativo ed elettorale diffuso su tutta la penisola.
Negli anni �90 del XX secolo sono stati fondati altri due partiti rilevanti, la Lega Nord, partito populista che ha a lungo perseguito la via della secessione dell�Italia settentrionale dal resto del paese e Forza Italia, partito che si definisce liberale, liberista e popolare fondato dal magnate delle tv Silvio Berlusconi che hanno governato insieme con gli ex democristiani del Ccd (� Dc) ed il Msi-An (Msi) per 7 mesi nel 1994.
Dopo l�introduzione di un sistema elettorale tendenzialmente maggioritario (1993) il sistema politico sta cercando i ritrovare un suo equilibrio sulla formula delle coalizioni le cui pi� importanti sono l�Ulivo (centrosinistra) ed il Polo delle Libert� (centrodestra): questi eventi non appartengono alla storia, ma alla cronaca ed � appunto all�ambito della cronaca che, per onest� intellettuale, sembra opportuno lasciarli.
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Il 2 giugno 1946 il popolo italiano sceglieva la nuova forma di stato: nasceva la repubblica ed il Re, Umberto II di Savoia, accettava il responso delle urne ed andava in esilio abbandonando l�Italia evitando cos�, e ci� va a suo merito personale, di creare tensioni e fratture nel Paese. Con la partenza del giovane Umberto se ne andava Casa Savoia, una dinastia inetta e che, nei momenti cruciali della storia patria, aveva sempre compiuto le scelte peggiori: dalla modalit� dell�unificazione nel 1860 alla sciagurata condotta della II Guerra Mondiale, passando per la crisi autoritaria di fine ottocento, la Grande Guerra e, soprattutto, gli atteggiamenti favorevoli ed accondiscendenti avuti nei confronti di Mussolini e del fascismo. Il contestato plebiscito del 2 giugno 1946 apr� una nuova fase nella storia italiana: al Quirinale non vi era pi� un monarca ereditario ed a vita, ma un Presidente democraticamente eletto con un mandato settennale con chiari e precisi limiti temporali. Il sogno di Mazzini e di tutti i democratici del Risorgimento si era avverato: l�Italia era diventata una Repubblica con una Costituzione democratica redatta ed approvata da un�Assemblea Costituente liberamente eletta dal popolo sovrano. Per poco pi� di dieci giorni, nel giugno del 1946, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi fu anche �Capo Provvisorio dello Stato facente funzioni� con il compito di rappresentare l�unit� nazionale fino all�elezione, da parte dell�Assemblea Costituente, di un Capo Provvisorio dello Stato.
Come ha ricordato l�onorevole Nilde Iotti, una delle pi� giovani costituenti, colui che avrebbe dovuto ricoprire tale carica doveva soddisfare le tre seguenti determinanti condizioni: doveva essere gradito a tutti e tre i grandi partiti di massa (la Democrazia Cristiana, i socialisti ed i comunisti), che il 2 giugno avevano raccolto oltre l�85% dei voti, doveva essere un notabile liberale che avesse espresso, prima del referendum istituzionale, la propria preferenza per l�opzione monarchica in modo da rassicurare gli oltre dieci milioni di elettori italiani sostenitori di Umberto II, ed infine doveva essere di un uomo politico meridionale, in modo da controbilanciare la forte presenza di politici settentrionali di nascita (il trentino �prestato all�Italia� De Gasperi, il piemontese Togliatti ed il romagnolo Nenni) o di adozione (il siciliano-milanese Ugo La Malfa) presenti alla guida dei principali partiti politici democratici ed antifascisti che accingevano a confrontarsi sulla scena politica ed a guidare l�Italia nel lungo cammino della ricostruzione morale ed economica. Inizialmente i candidati corrispondenti alla descrizione precedentemente espressa erano due: l�ex Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, sostenuto dai democristiani e dalle destre, ed il padre del neoidealismo e del liberalismo italiano, il filosofo Benedetto Croce, gradito alle sinistre ed ai laici.
Per superare le reciproche opposizioni e dare velocemente un Presidente, eppur provvisorio, alla neonata Repubblica, De Gasperi, Nenni e Togliatti si accordarono sul nome dell�ex Presidente della Camera prefascista, l�insigne giurista liberale originario di Torre del Greco ENRICO DE NICOLA che ricopr� la massima carica repubblicana dal giugno del 1946 all�inizio del 1948 quando entr� in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana che egli stesso aveva promulgato.
Successore di De Nicola fu un altro liberale di simpatie monarchiche, ma di origini piemontesi ed esperto di economia (fu infatti il padre del cosiddetto miracolo economico italiano), il senatore LUIGI EINAUDI che venne eletto con i voti dei soli partiti centristi governativi (Dc, Psli, Pli, Pri) dopo il tramonto della candidatura del repubblicano conte Carlo Sforza, sostenuto da De Gasperi, ma avversato dai dossettiani per le sue simpatie massoniche.
Einaudi fu un Presidente discreto e competente che, nel 1953, seppe affrontare la prima grave crisi politica italiana (fallimento della �Legge Truffa�, ritiro dalle scena politica di De Gasperi e successiva instabilit� degli esecutivi) valendosi di tutti i propri poteri costituzionali ed opponendosi ad ogni indebita interferenza di partiti nelle funzioni presidenziali.
Nel 1955 un�anomala coalizione parlamentare comprendente la destra monarchica e missina, la sinistra comunista e socialista ed un nutrito numero di dissidenti democristiani (Concentrazione Democratica di Andreotti, Pella e Zoli) avversi al segretario della DC Amintore Fanfani ed al Capo del Governo Mario Scelba, riusc� a mandare al Quirinale il Presidente della Camera dei Deputati il democristiano GIOVANNI GRONCHI, definito da Palmiro Togliatti, uno dei suoi grandi elettori, �l�uomo del Parlamento� e da Giuseppe Saragat, uno dei suoi massimi critici, �il Peron di Pontedera� (Pontedera era la citt� natale dell�esponente democristiano, N.d.A.).
La presidenza Gronchi inizi� all�insegna di una ventata di forte progressismo rappresentato dalla fine della Guerra Fredda, da un forte sviluppo dell�industria pubblica (soprattutto dell�ENI di Enrico Mattei, compagno di partito, grande amico e grande sostenitore del Presidente della Repubblica), e dall�attuazione di alcune parti della Costituzione, come ad esempio la Corte Costituzionale ed il Consiglio Superiore della Magistratura, che fino ad allora erano state solamente buoni propositi contenuti nella Costituzione repubblicana del 1948 a causa dell�opposizione alla loro realizzazione da parte della stessa Democrazia Cristiana (quell�atteggiamento che il giurista cattolico Leopoldo Elia ha definito �ostruzionismo di maggioranza�) che temeva che le opposizioni di sinistra potessero avvantaggiarsi dalla nascita di tali istituti di garanzia costituzionali.
Purtroppo, invece, la seconda parte della Presidenza Gronchi fu macchiata dal sangue dei cittadini morti negli scontri con le forze dell�ordine durante le manifestazioni di protesta contro il governo Tambroni, il cosiddetto Governo del Presidente fortemente voluto e personalmente sostenuto dallo stesso Capo dello Stato durante l�ennesima crisi ministeriale nel 1960, che aveva permesso al Movimento Sociale Italiano di celebrare il proprio congresso a Genova, citt� medaglia d�oro della Resistenza, in cambio dell�appoggio parlamentare dei neofascisti.
Nonostante tale drammatica esperienza ormai era segnata la strada della formazione dei governi di centro-sinistra di Fanfani e di Moro con la partecipazione, prima indiretta e poi diretta, dei socialisti di Nenni al governo del Paese.
Il successore di Gronchi fu un democristiano conservatore eletto con i voti determinanti delle destre, ANTONIO SEGNI, voluto dal leader democristiano Aldo Moro per controbilanciare l�apertura a sinistra. Durante la crisi del I governo Moro di centro-sinistra, nel luglio del 1964, Segni, da sempre ostile alla partecipazione del Psi al governo del Paese, pose Moro e Nenni di fronte ad una scelta drammatica: o si rinviavano le riforme strutturali del sistema italiano care a Riccardo Lombardi �a data da destinarsi�, oppure vi sarebbe stato un gabinetto d�affari tecnico-burocratico appoggiato dal centro-destra parlamentare e dalla destra economica, amministrativa e militare. Sullo sfondo, come verr� appurato anni dopo da un�inchiesta di Eugenio Scalfari e di Lino Jannuzzi, vi era il tentativo di colpo di stato ordito dal generale dei carabinieri Giovanni De Lorenzo, il famoso �Piano Solo�, che prevedeva l�arresto e la deportazione ("enucleandi") in Sardegna dei principali dirigenti dei partiti della sinistra e dei sindacati operai e poi la restrizione dei diritti politici e civili della popolazione. Probabilmente lo stesso Quirinale non era all�oscuro delle attivit� del generale De Lorenzo. Moro ed i socialisti, posti di fronte alla scelta preparata da Segni, optarono per porre fine alla spinta propulsiva e riformatrice del centro-sinistra optando per una politica pi� moderata per �evitare il peggio�.
Forse � lecito affermare quanto gi� detto dal compianto Sergio Turone: forse il �Piano Solo� non venne applicato nei suoi aspetti pi� brutali e repressivi, ma l�obiettivo prepostosi da Segni e dalle destre, ossia il bloccare l�azione riformatrice del centro-sinistra, fu ampiamente raggiunto. In un Paese in cui era ben vivo l�incubo della dittatura mussoliniana e lo spettro di Tambroni, bast� il �rumor di sciabole�, per costringere Moro e Nenni ad accettare le imposizioni moderate che provenivano dal Quirinale, dalla Banca e da alcuni ambienti della Segreteria vaticana ! Segni fu subito dopo colpito, probabilmente dopo una accesa discussione con Saragat che lo minacciava di denunciarlo all�Alta Corte per i precedentemente citati eventi politici, da un ictus cerebrale che lo costrinse alle dimissioni anticipate dopo soltanto due anni di presidenza.
Lo stesso anno (1964) divenne per la prima volta inquilino del Quirinale un esponente, bench� moderato, della sinistra italiana, il socialdemocratico GIUSEPPE SARAGAT, colui che nel 1947 con la scissione di Palazzo Barberini fondando il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (poi Psdi) aveva indebolito il Psi e che nel 1953, dopo una sconfitta elettorale del Psdi, aveva inveito contro �il destino cinico e baro�. Saragat fu eletto con i voti determinanti dei comunisti dopo che, a Botteghe Oscure, Luigi Longo aveva sposato la posizione del leader dell�ala destra del Pci Giorgio Amendola, favorevole all�esponente socialdemocratico in nome di una utopica e fantomatica �unit� della sinistra� dal ricordo vagamente vetero frontista, a cui si era opposto Pietro Ingrao, esponente dell�ala sinistra del Pci, favorevole al democristiano Amintore Fanfani, nell�ottica di un accordo con la sinistra cattolica ex dossettiana contro il modello capitalista e consumistico dominante. Il leitmotiv della Presidenza Saragat fu la difesa del ricordo e dei valori della Resistenza e dell�antifascismo e la preferenza ed il sostegno del Presidente per governi di centro-sinistra. La sinistra democristiana accus� pi� volte Saragat di volere una svolta presidenzialista, ma il Capo dello Stato sment� sempre tale interpretazione del proprio operato. Sul finire del suo mandato presidenziale attorno al Quirinale si addens� il rischio che il Presidente potesse rimanere vittima di un rapimento ordito dalle destre e dalla P2. Erano cominciati gli anni di piombo.
Tali sospetti erano talmente forti che, come ha ricordato di recente l�onorevole Armando Cossutta, il Partito Comunista Italiano offr� il proprio aiuto a Saragat qualora, in caso di grave pericolo, avesse voluto fuggire all�estero. In fin dei conti, come ha detto lo stesso Cossutta, Saragat �pur essendo un socialista scissionista, rimaneva pur sempre un socialista democratico�. Nel 1988, in occasione della morte dell�ex Presidente della Repubblica, su �l�Unit��, il quotidiano dell�allora Pci, Gian Carlo Pajetta commemorer� il defunto storico avversario socialdemocratico, che negli anni �50 era stato dipinto dai comunisti come �un servo del capitalismo vendutosi agli Stati Uniti ed alla Dc nonch� traditore della classe operaia�, affermando che �Oggi � morto un Compagno�.
Il 24 dicembre 1971 con i voti determinanti del Msi di Giorgio Almirante, il democristiano GIOVANNI LEONE diventava il sesto Presidente della Repubblica italiana. La crisi economica avanzava ed il terrorismo sembrava non dare tregua alla nazione, anzi fu proprio nel 1978, ultimo anno della presidenza Leone, che la violenza delle Brigate Rosse raggiunse il culmine: gli uomini dell�organizzazione della �Stella a cinque punte�, con una dinamica sorprendente e con collusioni e coperture mai del tutto accertate, compirono un vero e proprio attacco al cuore dello Stato, rapendo il Presidente della Democrazia Cristiana, l�onorevole Aldo Moro che, nell�intenzione di molti uomini politici e secondo la previsione di autorevoli commentatori avrebbe dovuto succedere a Giovanni Leone nella carica di Presidente della Repubblica per guidare dal Quirinale l�incontro tra la Dc ed il Pci riuscendo, cos�, ad �allargare le basi della democrazia� in Italia.
Durante tutto il settenato Leone dimostr� di non essere all�altezza delle sfide che il Paese stava affrontando non riuscendo a divenire guida morale e politica del popolo italiano. Anzi gli anni della sua presidenza furono contrassegnati da un progressivo scollamento tra Paese reale e Paese legale a cui n� Leone, n� il suo partito, la Dc, seppero reagire in maniera adeguata. Arturo Carlo Jemolo, insigne giurista laico e di tradizione azionista, afferm� che, dal punto di vista puramente giuridico, la presidenza Leone era stata ineccepibile, anche se per la prima volta, per assecondare la volont� democristiana di evitare il referendum a favore dell�abrogazione del divorzio, Leone sciolse anticipatamente il Parlamento nel 1972, allontanandosi cos� dal suo ruolo di garante super partes. Leone fu costretto a dimissioni anticipate a seguito della campagna di denuncia di alcune supposte attivit� finanziarie disinvolte dei suoi familiari, il famoso Circo Leone, portata avanti dal settimanale �L�Espresso�, dai radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino e dalla scrittrice Camilla Cederna che a riguardo della vicenda scrisse un famoso libro (Giovanni Leone. Carriera di un Presidente).
Cominciavano ad affiorare i primi piccoli e grandi scandali legati alla corruzione di uomini appartenenti a partiti politici moderati e di governo: veniva alla luce quel malaffare denunciato, in sordina, per tanti anni da comunisti come Pajetta ed Alicata, da socialisti come Lombardi e che porteranno Enrico Berlinguer, solo pochi anni dopo, a porre il problema della �Questione Morale� molti anni prima dell�azione giudiziaria del dottor Di Pietro e del Pool di Milano. Con la vicenda delle dimissioni di Giovanni Leone, il peggior Capo dello Stato che l�Italia repubblicana abbia mai avuto, trovava conferma la denuncia della corruzione della vita pubblica italiana avanzata gi� nel lontano 1958 da Arrigo Benedetti che sulle pagine de �L�Espresso� aveva censurato il malcostume del nostro Paese al grido �Capitale corrotta, nazione infetta�.
Dopo l�uscita di Leone sul Colle pi� alto di Roma sal� un uomo politico che, per dirla con le parole di Indro Montanelli, �profumava di pulizia�, il socialista SANDRO PERTINI, eroe della Resistenza e dell�antifascismo che seppe essere il �Presidente di tutti gli Italiani� e riusc� a riallacciare il legame tra cittadini ed istituzioni portando il Paese fuori dal tunnel del terrorismo, criticando, anche, l�inefficienza della classe politica. Fu il �pi� amato dagli Italiani� perch� con loro seppe condividere gioie e dolori.
Ben diverso fu il settenato del democristiano FRANCESCO COSSIGA che, dopo i primi cinque anni di riserbo, volle �cavarsi qualche sassolino dalle scarpe� cominciando un�azione esternatrice e distruttiva verso l�intero mondo politico, dal Capo del Governo Giulio Andreotti al leader dell�opposizione di sinistra Achille Occhetto. Verso la fine del suo mandato il Pds ed altri partiti minori chiesero la messa in stato d�accusa di Cossiga per non aver saputo rispettare il ruolo assegnatogli dalla Costituzione. L�unico esponente del Pds contrario fu il giovane Massimo D�Alema. Lo stesso Massimo D�Alema che, fatto curioso della storia, quasi sette anni dopo, � stato favorito dal senatore a vita Francesco Cossiga nella corsa alla successione di Romano Prodi per la guida del nuovo governo di centrosinistra dopo la caduta di quello del Professore bolognese.
In un clima da impero in sfacelo, con la crisi della maggioranza basato sull�accordo tra la Democrazia Cristiana di Arnaldo Forlani ed il Partito Socialista di Bettino Craxi, il 25 maggio 1992 il Parlamento italiano eleggeva, dopo quindici scrutini andati a vuoto, il Presidente della Camera dei Deputati in carica OSCAR LUIGI SCALFARO quale nono Presidente della Repubblica.
L�assassinio mafioso del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie e di tre agenti della scorta, imponeva ai �grandi elettori� che, come aveva sostenuto Norberto Bobbio, si erano dimostrati �molto piccoli� bocciando una folta schiera di candidati, alcuni dei quali frutto dell�accordo del C.A.F. (Craxi, Andreotti e Forlani), ed altri autorevoli e prestigiosi (Spadolini, Iotti, Bobbio, Conso, De Martino e Valiani), di fare in fretta per eleggere il successore di Francesco Cossiga. I rappresentanti di otto partiti (Dc, Pds, Psi, Psdi, Pli, Lista Pannella, Rete e Verdi) accettavano l�originaria idea dei Marco Pannella di riversare i propri voti sull�anziano esponente democristiano novarese, definito dallo stesso leader radicale il Pertini cattolico, che si era sempre fatto difensore della nostra Repubblica democratica e della nostra Costituzionale. Quello di Scalfaro � stato uno dei pi� difficili periodi della storia dell�Italia democratica e repubblicana, paragonabile per gravit� del momento solo, strana coincidenza della storia, a quello di Pertini.
In una prima fase, segnata dalla crisi del sistema politico e partitico, il Presidente Scalfaro si � trasformato nel Presidente governante di cui ha parlato il politologo Gianfranco Pasquino e ha saputo reggere le redini del gioco politico legittimando e sostenendo con la propria autorevolezza i tre governi d�emergenza (Amato, Ciampi e Dini) che si sono succeduti nei momenti pi� gravi della crisi. Nella seconda fase del suo mandato, invece, ha potuto assistere ai primi risultati del percorso, ancora incompleto e periglioso, di risanamento morale ed economico del Paese il cui principale risultato � stato l�essere entrati fin dall�inizio nel processo di integrazione monetario europeo (noto come Euro), naturale sviluppo della tradizionale politica europeista della quasi totalit� delle forze politiche italiane.
Successore di Scalfaro, anche alla luce dell�importante ruolo avuto nel raggiungimento dell�Euro, non poteva che essere il Ministro del Tesoro in carica, nonch� gi� Governatore della Banca d�Italia e Presidente del Consiglio dei Ministri, CARLO AZEGLIO CIAMPI sul cui nome si sono riversati i voti dei Grandi elettori dei maggiori partiti politici sia di maggioranza, sia d�opposizione. � sicuramente presto per esprimere giudizi sulla Presidenza Ciampi, ma � chiaro a tutti che sia la biografia personale, sia gli atti dei primi dieci mesi di Presidenza fanno dell�ex Governatore l�uomo adatto per rappresentare l�unit� e le speranze di tutti gli Italiani.
RITORNO ALLA TABELLA INDICE UNITA' 1861-2000