SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
VINCENZO
VALENTE |
Poliedrico autore di operette e canzoni napoletane
VINCENZO VALENTE, vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, e considerato uno dei padri della tradizione melodica partenopea.
Compositore, paroliere e autore di testi da caffè concerto, nacque in un paese della Calabria in provincia di Cosenza, Corigliano Calabro, il 21 febbraio del 1855.
A soli quindici anni, nel 1870, compose il suo primo brano ‘Ntuniella’, chiaro presagio di una carriera ricca di successo.
Nella sua casa di Napoli raccolse intorno a s� in un salotto culturale i maggiori poeti e musicisti dell’epoca, e fu tra i primi ad intuire le capacità di Giambattista De Curtis, suo vicino di casa, che da giovane frequentava con assiduità. Incoraggiò infatti il ragazzo, musicandone i versi dal titolo ‘’A pacchianella’ e più volte poi collaborò con lui scrivendo la musica di ‘Ninuccia’ e ‘Tiempe felice’
L’attività di Vincenzo Valente fu intensa e poliedrica: fu infatti autore di dieci operette, di cui la più famosa è ‘I Granatieri’ del 1889, ma non meno importanti sono pure ‘Pasquita’, ‘Signorina Capriccio’, ‘L’usignolo’ e ‘Vertigini d’amore’; scrisse inoltre commenti musicali per commedie e romanze.
Particolarmente rilevante fu anche il suo contributo alla macchietta, per cui scrisse quasi tutto il repertorio di Nicola Maldacea, su versi di Ferdinando Russo e Pasquale Cinquegrana.
Dal 1883 al 1918 firmò molltissimi brani di musica napoletana, tra cui ricordiamo: ‘A capa femmena, Peppì, Comme te voglio amà, ‘E cerase, Canzona amirosa, I’ Pazziava, ‘ A galleria nova, ‘A bizzuchella, Canzona cafona, Cammisa affatata, ‘O campanello, ‘A sirena, Montevergine, Notte sul mare, ‘O scuitato, ‘A cammisa , Manella mia, L’ammore ‘n campagna, Tarantella e lariulà, ‘O napulitano a Londra, Tiempe belle, Jou-jou e Bambola.
Di aspetto certamente non apollineo Vincenzo Valente faceva parte di quel simpatico sodalizio denominato ‘Società dello Scorfano’, nel quale si erano riuntiti i più importanti e brutti napoletani, come Ferdinando Russo, il maestro Bellezza, il prof. Marigliano, e il conte Giuseppe Del Balzo.
Una sera dell’aprile del 1900 Vincenzo Valente prese parte con i suoi compagni ad una importante riunione presso l’Hotel De Londres in piazza Municipio, nel corso della quale si doveva nominare ‘scorfana onoraria’ la famosa giornalista napoletana Matilde Serao, la quale fu protagonista in quella circostanza di uno spassoso aneddoto: appena entrata in sala infatti, l’illustre scrittrice, bassa e grassa, vestita di piume e ricoperta di fronzoli, attirò su di s� i commenti dei soci del sodalizio ed anche di un cameriere che, appena la vide non riuscì a trattenere un meravigliato: oh!.
Accortasi di quanto stava accadendo la Serao, impassibile, squadrò il giovane dalla sua caratteristica lorgnette ed esclamò: ‘Guagliò che te siente?’.
La più nota canzone di Vincenzo Valente è indubbiamente ‘Tiempe belle’, un brano scritto nel 1916 da Aniello Califano, re dei cafè chantant e dei locali notturni napoletani, che aveva vissuto in maniera dissoluta, fin quando suo padre defunto, apparsogli in sogno, lo invitò a ritirarsi a vita privata al paese natio nei pressi di Salerno. La canzone segna quindi con i suoi versi questo forzato e definitivo addio a Napoli, alla vita spensierata ed ad un passato felice ormai lontano; Valente seppe cogliere l’essenza dello stato d’animo dell’autore componendo una melodia orecchiabile, triste e struggente ma al tempo stesso allegra che rende perfettamente il dolore per la partenza e il felice ricordo delle liete esperienze vissute.
Vincenzo Valente morì a Napoli il 6 settembre 1921. Ne raccolse l’eredità artistica il figlio Nicola che, dopo una breve esperienza come autore di musiche per macchiette, portò a maturazione il carattere colto e popolare della melodia partenopea, cimentandosi anche in impegnativi rapporti di collaborazione con Libero Bovio e Salvatore Di Giacomo