Giovanni e Marcello De Sio Cesari

 

 

 

PALMIRO TOGLIATTI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


EDITRICE UNIVERSITARIA CERUSO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal website : www.giovannidesio.it

 

 

INDICE

 

 

 

Introduzione�������������������� 3

Capitolo Primo:La� formazione giovanile��������.5

Capitolo Secondo: Formazione politica��������� 8

Capitolo Terzo: L�interpretazione del Fascismo�����15.

Capitolo� Quarto: A livello internazionale �������..19

Capitolo Quinto: �La� Svolta� di Salerno��������..29

Capitolo Sesto: La nascita della Repubblica �������40

Capitolo Settimo: L�attentato di Pallante ��������.46

Capitolo Ottavo : Togliatti all�opposizione��������53

Capitolo Nono �La Destanalizzazione����������..58

Capitolo: Decimo Le manifestazioni� del 1960�������62

Capitolo:Undicesimo Il Memoriale di Yalta��������73

Conclusione: Il Paradosso Di Togliatti  ����������87

Appendice Prima: Togliatti nella Storiografia �������.89

Appendice Seconda; Elenco opere di Togliatti �������101

Bibliografia���������������������..116

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione

 

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Sono passati ormai oltre quaranta anni� dal giorno in cui Palmiro Togliatti� si spense a Yalta, quasi emblematicamente� in quella nazione che nel bene e nel male si diceva protesa a quel comunismo di cui � stata sempre la patria ideale, la meta a cui� Togliatti guardava.

�In questi quaranta anni altre generazioni� si sono succedute, molti giovani e non pi� tanto giovani ormai non ne conoscono che vagamente il nome. Il� mondo � cambiato, molto cambiato: diversi sono i problemi, diversi le situazioni internazionali, diverso il linguaggio. La classe operaia non � pi� l�asse portante della societ�, perch� la grande industria ormai non � pi� il volano della produzione e del progresso economico. Oramai le masse dei poveri e degli sfruttati non si trovano pi� tanto nelle aeree industriali avanzate quanto nei paesi dell�est europeo,�� dell�Africa� dell� Asia e del Sud America non ancora avanzate a livello industriale e formano pertanto una specie di riserva di mano d�opera a buon mercato che con la globalizzazione,il grande capitale internazionale� pu�� sfruttare molto meglio che il proletariato occidentale, ormai sempre pi� cosciente dei propri diritti. Lo stesso concetto di �proletariato�, concetto chiave del comunismo, trova difficolt� di applicazione in una societ� moderna nella quale la classe media si � sviluppata� a dismisura, inglobando in s� la stessa classe operaia. Perfino il concetto di lavoro dipendente per altro scricchiola poich� la moderna organizzazione economica erode sempre pi�� la differenza� fra� il lavoratore dipendente e quello autonomo con la flessibilit� del lavoro, degli orari,delle retribuzioni.

Se i regimi comunisti dei paesi del cosi detto socialismo reale �sono entrati in crisi e poi si sono dissolti�� pur tuttavia , noi crediamo che �il �comunismo� , come ideale etico politico, come concezione globale dell�uomo�� rimane sempre vivo nella nostra societ� in cui le ingiustizie sociali e le disuguaglianze sono sempre presenti. . Cosa fu infatti il comunismo per le masse e gli intellettuali che solo alcuni decenni fa lo sognarono e lo attesero con cos� tanta fede?

Risposta non facile: storici, filosofi, politologi, economisti hanno dato tante risposte diverse a volte contrastanti e inconciliabili .

 

Ci sia consentito� invece citare non uno studioso� ma un artista che proprio per sensibilit� pu� considerarsi� pi� vicino alla gente comune: Giorgio Gaber. Nel recitato �Qualcuno era comunista� elenca tutti i motivi,anche i pi� contrastanti per cui la gente credeva nel comunismo: per conformismo e per antinconformismo, per dispetto o per convenienza, per i motivi vari e talvolta puerili ma il vero motivo era che

�

�Qualcuno era comunista perch� aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perch� sentiva la necessit� di una morale diversa.

Perch� forse era solo una forza, un volo, un sogno.
Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita
�.

 

�Ci pare che il vero senso del comunismo sia proprio questo: una aspirazione al bene, alla giustizia, che il comunismo non sia solo una utopia ma abbia un valore utopico che � stato e sar� sempre presente� nell�uomo

Comprendere come questa aspirazione sia� stata presente, e con cos� tanta forza nel mondo di cui Togliatti sembrava l�incarnazione suprema, ci � sembrata una ricerca vitale e interessante anche nel nostro mondo pur tanto diverso da quello dei nostri padri.

Ma comprendere Togliatti significa soprattutto inquadrarlo nel suo contesto culturale, percorso dalla ferma� convinzione� di esser sulla via di costruire un mondo in cui �marxianamente� cessa lo sfruttamento dell�uomo sull�uomo, vi� � uguaglianza, dignit�, libert� e giustizia per tutti; �la rivoluzione� era allora pi� vicina di quanto non lo fosse mai stata, o per lo meno lo era nelle idee di chi la aspettava.� E per questa aspirazione si era pronti a sacrificare tutto: non solo se stessi, ma anche gli altri e talvolta anche,purtroppo,� la giustizia e la verit�.

Abbiamo cercato di vedere Palmiro Togliatti con gli occhi e le strutture mentali della sua epoca perch� ogni momento culturale e storico� ha una sua autocentralit� e una sua autoreferenzialit�; non si puo �comprendere i crociati medioevali con una sensibilit� religiosa moderna.

Togliatti non fu semplicemente il maggior dirigente comunista italiano, ma un protagonista della sua epoca e uno dei padri fondatori della nostra� repubblica: la folla oceanica che intervenne ai suoi funerali� fu la visibile prova di quanto la sua personalit� e la sua opera avessero� inciso profondamente nella realt� del suo tempo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO PRIMO

 

LA� FORMAZIONE GIOVANILE

 

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Nella personalit� ricca� e complessa� di Palmiro� Togliatti (Genova 1893-Yalta 1964), come nella sua vita, piena di� avvenimenti non certo banali e comuni, l�aspetto� politico predomina su quello privato. � indubbio infatti che gli elementi biografici e psicologici non debbano essere assunti come le cause reali dei suoi comportamenti politici. Sarebbe estremamente� riduttivo, non conforme ai criteri storici: occorre certamente� rintracciare le cause del suo agire politico in valutazioni politiche e non in altro; tuttavia� bisogna anche tener conto che nella guida del Partito Comunista Italiano� tenuta da Togliatti per tanti anni, la sua personalit� ha pure avuto un rilievo non trascurabile.� Pertanto ci pare� opportuno premettere all�analisi della sua azione un breve� riferimento alla sua formazione umana e culturale cronologicamente anteriore alla sua attivit� politica con un particolare riferimento alla Torino di inizio secolo.

L�Agosti nel tracciare infatti la biografia di Togliatti precisa che il motivo dell�accentuarsi dell�aspetto politico �..

 

��..non � dovuto solo al fatto che l'aspetto politico �, con ogni evidenza, quello� pi� rilevante nella vicenda del personaggio; ma anche alla scarsit� delle fonti (documenti personali, carteggi privati) che potrebbero meglio illuminare le altre sue facce, e al carattere per lo pi� estremamente����������� �sorvegliato� dei non molti ricordi autobiografici che Togliatti ha lasciato. Non che l'autore non sia stato consapevole dell�importanza del Togliatti �privato�, delle molteplici sfaccettature della sua personalit�, dell'intensit� non meno sofferta perch� nascosta delle sue passioni e dei suoi drammi interiori� [1]

 

L�ambiente di provenienza di Palmiro Togliatti non � la classe operaia e neanche pu� essere definito il proletariato, come� magari tanti dei suoi ammiratori avrebbero preferito. In realt� bisogna tener presente� che� la guida del movimento del proletariato pu� essere assunta da persone che abbiano una adeguata preparazione culturale. E ben difficilmente in un ambiente� proletario della fine dell�800� era possibile accedere al mondo della cultura.

Togliatti� proveniva da un ambiente che, anche� se non definibile proletario,� era comunque molto povero. Egli nacque infatti nel 1883 a Genova� da genitori ambedue insegnanti, in quella piccolissima borghesia della fine dell�800, che se da una parte ambiva distinguersi dal ceto operaio, tuttavia viveva, o forse sarebbe meglio dire �sopravviveva� in condizioni economiche estremamente� misurate.� Era un� mondo in cui ogni spesa superflua era bandita rigorosamente, in cui il maggior merito delle madri di famiglia era quello di far durare una striminzita �mesata� per� un intero mese, impresa che appariva davvero ardua. Fin dalla� fanciullezza Togliatti conobbe quindi la difficolt� della vita, l�impegno serio nello� studio� visto come dovere sociale e come mezzo per un avvenire migliore: non � quindi un intellettuale,che fra gli agi della propria facile vita volge con leggerezza� il pensiero a quelli che non hanno vita altrettanto facile.

� Fondamentalmente la sua era una famiglia religiosa. Il padre Antonio aveva frequentato il seminario non per vocazione ma per usufruire di una borsa di studio istituita da uno zio prete. In seguito aveva abbandonato quel tipo di studio ma non per questo aveva perso la sua fede che condivideva pienamente con la moglie,Teresa Viali.� Si parla di una religiosit� salesiana, aperta, cio�, non incentrata sul senso della colpa, del� male ma sulla gioia dello operosit�.

Segno della religiosit� familiare fu anche il nome stesso di Palmiro che� era derivato dal giorno della sua nascita che era appunto una Domenica delle Palme.�

Scrive Bocca:

�

� Il� clima familiare in cui vi�veva non era bigotto, anche se molto religioso. Per abitudine si andava a messa tutte le domeniche, ma non senti mai il proble�ma religioso con troppa intensit�. La famiglia, lo si � detto, �� religiosa, per tradizione; si pu� precisare che il suo cattolicesimo� � di un tipo particolare, salesiano, aperto a quegli interessi sociali che hanno smosso qualcosa anche nella Torino clericale: �� suora salesiana una sorella di Antonio, il quale da ragazzo ha conosciuto don Bosco e spesso racconta ai figli di come guardava, di come sorrideva, di quel suo magnetismo. I Togliatti non sono bigotti, ma il mondo cattolico lo conoscono bene, ne sono segnati. Questo s� che conter� sempre nel figlio politico.� [2]

 

Togliatti, a differenza di tanti altri esponenti della sinistra,� non fu mosso da risentimenti dovuti a personali esperienze negative: lucidamente analizz� le funzioni politiche della religione e� direi soprattutto del clero e della Chiesa,� ma guard� ad essi sempre con chiarezza, distacco e anche rispetto.

 

Altro aspetto che ci sembra interessante � che la sua formazione culturale � anteriore� a quella politica.� Infatti� pur essendo interessato, come� tutti i giovani sensibili alle problematiche sociali e politiche, tuttavia non mostr� poi una particolare� propensione alla vita politica almeno fino ai tempi dell�universit�. Affront� quindi il problema politico� gi� con� una adeguata cultura. Egli studi� sempre con grande impegno e d�altronde su questo in famiglia non si avevano dubbi. Come riferisce Bocca:�

�

�Genitori e figli si vogliono bene, ma i patti sono chiari e duri: se non vi guadagnate l'esenzione dalle tasse lasciate la scuola; chi di voi ragazzi non ha l'esenzione va in seminario (ancora quel lascito dello zio prete). Ma forse non ce n'� biso�gno. forse si tratta di esortazioni retoriche, perch� i figli hanno pienamente accettato la concezione dello studio come valore pri�mario e progressista, come dovere assoluto.[3]

 

Egli fu sempre un uomo di cultura, anche in mezzo alle incessanti cure politiche si appassionava a problemi squisitamente culturali: erano celebri le sue dissertazioni sul Dolce stilnovo e le discussioni�� filologiche sui termini� esatti da impiegare.�

 

��Spesso si recava� nella redazione dell'�Unit� a scrivere il resoconto parlamentare� �per fargli vedere come si fa�. A volte � pignolo, pedante, un cronista usa troppo il "quando" gli dice: �Ho visto che usi� molto il verbo �quare� al gerundio�, ma poi sa dare le direttive del vero giornalismo: �Scrivete con chiarezza le cose che avete sentito dire. L'imbecillit� dei nostri avversari risulter� senza bisogno di forzature�.[4]

 

Ebbe sempre� l�aria di professore� che spiegava, insegnava, qualche volta si spazientiva se i suoi scolari non erano abbastanza pronti a comprendere.� Indubbiamente la cultura� dava a Togliatti� un prestigio personale notevole: si sentiva� in lui non solo l�uomo di parte ma anche l�uomo dotto, con una� visione culturale superiore che conosceva� e valutava� le cose con un metro pi� ampio . E questo fu un motivo non trascurabile del suo successo.

La cultura di per s� veniva anche prima della parte politica :

 

�La cultura � conoscenza delle belle lettere, della filosofia e della storia scientifica; borghese � l'uso che ne fa a fini politici la classe egemone, non la cultura in se che i proletari devono ri�vendicare anzich� distruggere. La scuola che Togliatti frequenta � una scuola di pochi e gi� selezionati: a Sondrio sono suoi compagni i giovani delle famiglie che contano nella valle, a Sas�sari i Segni e i Berlinguer. � ingiusto che solo essi abbiano ac�cesso alla cultura, ma se questo � lo stato di fatto bisogna pren�derne il buono. Il Togliatti politico gradir� l'affiliazione al co�munismo di nomi che rappresentano nella cultura o nella politi�ca la continuit� di un'alta tradizione; avr� cari i Giulio Einaudi, gli Antonio Giolitti, i Giorgio Amendola.

La cultura ha un valore in s�, � la chiave capace di aprire ogni porta, di superare ogni ostacolo. Togliatti la user� princi�palmente, per non dire esclusivamente, a fini politici, ma rima�nendo intellettuale fino al termine dei suoi giorni, con quel biso�gno di capire, di mettere nero su bianco, di storicizzare, per se, se non per le "creature" affidate al suo governo.�[5]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO SECONDO

 

FORMAZIONE POLITICA

 

L�ambiente culturale in cui si form� politicamente Togliatti� fu sostanzialmente la Torino dei primi decenni del �900.

Infatti nel 1911 muore il padre e� Togliatti rimane a Torino il cui clima politico avr� grande influenza sulla sua formazione. I suoi mezzi economici non glielo avrebbero permesso, ma vinse una borsa di studio per frequentare l�universit�. Prima si iscrive a filosofia, ma in seguito pi� realisticamente� opta per giurisprudenza, considerata una laurea che avrebbe potuto dargli una migliore possibilit�� di lavoro.

Non si pu� pensare che il suo pensiero, come d�altronde� la formazione del partito comunista, nasca per un moto proprio,� senza tener conto delle condizioni socio economiche del tempo;come osserva Gallerano :

 

�Il dibattito sulle origini del PCI, infatti, � stato spesso condotto sul terreno ideologico o in una dimensione tutta interna alle vicende del movimento opera�io, dimenticando le forti spinte e i condizionamenti esterni che indussero o comunque accelerarono la decisione dei gruppi che a Livorno abbandonarono il partito socialista.

Vi sono alcuni interrogativi, tornati pi� volte nel dibat�tito storiografico, che � opportuno riprendere e prospettare in una cornice unitaria, sfuggendo alla tentazione di privi�legiarne uno su tutti e di soggiacere cos� a una visione mono�causale e deterministica della storia.�[6]

 

La� Torino� della seconda decade� del �900 � una citt� in piena espansione.

Come ricorda ancora Gallerano :

 

��... Torino� sta celebrando il cinquantenario del Regno con una Esposizione universale. Crescono le industrie, quella del cinematografo vi porta una mondanit� anomala ed effimera, le grandi ville sulla collina, i divi sulle automobili fo�derate di leopardo, le luci dei caff� concerto. C'� anche l'indu�stria seria, e va formandosi nei quartieri di borgo San Paolo e della barriera di Milano un'aristocrazia di operai specializzati che modificano l'immagine tradizionale del socialista. La citt� � viva, ma il vecchio ordine si � spezzato; una parte della aristo�crazia e quasi tutta la burocrazia hanno seguito la corte nelle nuove capitali; i rimasti si provano a diventare industriali o si rassegnano alla polverosa decadenza nei palazzotti nobiliari �Che cosa � questa industria che porta alla ribalta le mol�titudini sin qui escluse dalla storia? Torino cambia, in un'Italia di grandi mutamenti:. �[7]

 

Una particolare importanza poi a Torino rivestivano le officine Fiat,� il cui valore andava molto al di la del puro dato economico ed occupazionale come� giustamente osserva il Gobetti :

 

" L'importanza delle officine Fiat-Centro trascendeva la mera importanza tecnica ed economica per produrre e affermare una situazione specificamente politica. L'industria moderna per eccellenza, l'industria modello si sviluppava in una citt� e creava una nuova psicologia del cittadino. Torino divent� negli anni di guerra la citt� per eccellenza dell'industria: di un'industria aristocratica accentrata, attraverso una formidabile selezione di spiriti e capacit�, nelle mani di pochi uomini geniali, di un'industria specializzata sino a diventare funzione indispensabile e prima cellula di un organismo economico che ampliandosi a tutta la nazione doveva darle la sua personalit� di Stato moderno. (L'antitesi con Milano non poteva essere pi� netta: Milano commerciale di fronte a Torino industriale, Milano liberisticamente frammentaria di fronte a Torino, organismo iniziale). L'accentramento industriale cre� l'accentramento operaio. La selezione degli spiriti direttivi promosse e determin� la selezione delle intelligenze operaie, la specializzazione della mano d'opera[8]

 

La specializzazione quasi tayloristica della Torino industriale di inizio �900 creavano nell�operaio una coscienza ancora oscura della sua centralit� economica che reclamava anche una centralit� politica.

Nota anche� il Gobetti :

 

�   Di fronte all' Italia, indifferente a questo processo turbinoso e troppo celere, pare che a Torino debba incombere un'altra volta il compito di riconquistare la penisola� [9]

 

Togliatti� entra quindi in contatto con gli ambienti culturali� e politici di questa Torino nella quale Incontr� e conobbe anche Antonio Gramsci. Come ci viene ricordato da� Agosti :

 

�Togliatti ha conosciuto di sfuggita Gramsci il giorno delle prove di concorso per la borsa del �Carlo Alberto�, alla fine d'ottobre del 1911. Successivamente lo ha reincontrato nelle aule di Giurisprudenza e di Lettere: e, se non una vera amicizia, � nata fra loro una consuetudine al dialogo, che ha le sue radici nella comune provenienza e conoscenza diretta della Sardegna, oltre che in una condizione simile di difficolt� economiche al limite dell'indigenza, non frequente fra gli studenti universitari d'allora. Certamente stimolato da Gramsci, Togliatti compie una ricerca sulle ragioni dell'arretratezza della Sardegna: ripercorrendo le statistiche sulla criminalit� nell'isola giunge alla conclusione che �proprio quei reati che l'opinione corrente considerava manifestazioni di una fatale arretratezza del costume erano in pauroso aumento con lo sviluppo dello sfruttamento capitalistico della Sardegna.[10]

 

Egli rimase� a lungo in contatto con Gramsci : tuttavia secondo Bocca�� non pare per� che fra i due� vi fosse una grande simpatia personale :

 

�Palmiro e Antonio hanno alcune cose in comune: le ristrettezze economiche, la curiosit� intellettuale, l'interesse per lo studio. Il primo � un giovane esile, il secondo deforme, ammalato di nervi. Ma un genio. L'amico lo ricorder� come �un giovane bruno, piccolo, egli pure poverissimo in apparenza, dal corpo tormentato e sofferente e dagli occhi grandi, luminosi. Era�no spesso insieme ma entrambi �scontro�si e chiusi nella ricerca ancor piena di dubbi di una loro strada, nella costruzione ansiosa della loro persona. L 'amicizia �fra�terna e decisiva� sar� un abbellimento a posteriori. Per comin�ciare, non � facile� essere amico di Antonio, tanto affettuoso e generoso con i familiari, quanto sprezzante, scostante, duro con i conoscenti torinesi. Sta di fatto che nelle sue lettere a ca�sa non nomina mai Palmiro: i nomi che ricorrono sono quelli di Cesare Berger, di Camillo Berra, di Angelo Tasca. Spesso assieme,lo� si pu� credere, ma a parlare di studio, di letture�[11]

 

Comunque Togliatti mostr� sempre grande stima per� Antonio Gramsci:

 

�La dimestichezza con lui� dir� Togliatti di Gramsci �risale per me al tempo in cui egli, giovanissimo, dedicava ancora la mag�gior parte della sua attivit� alle ricerche scientifiche di filologia (...). Ma fu senza dubbio parlando di questa scienza ch'egli mi comunic� le prime volte quella visione della vita e del mondo che doveva fare di lui un marxista.� Con Gramsci, prosegue il Togliatti delle memorie, �incominciarono presto altri discorsi�, quelli di cui scriver� a Leonetti: �Come sai, io conobbi Antonio nell'autunno del 1911, all'Universit�. Per mesi e mesi non fa�cemmo che incontrarci e conversare (...). Ora da tutta la con�versazione risulta, senza tema di equivoco, che egli era gi� fer�mamente orientato verso il socialismo. �[12]

 

A Torino egli prende contatto� anche con� la cultura� dominante� che era ancora tutta impregnata di quel positivismo che pure per� andava spegnendosi. Come notano i Ferrara

 

� Le tradizioni delle scuole po�sitivistiche si spegnevano, I positivisti, cui mancava ancora l'animo di aderire apertamente alle nuove correnti, si dichiaravano per� almeno kantiani o neokan�tiani. Era un primo passo, non so se fatto in avanti o all'indietro. Annibale Pastore, con il suo s�stema panlogistico, amava collocarsi, in un suo modo originale , sulla linea dei nuovi sviluppi, e pi� in l�.[13]

 

 

Con la crisi del Positivismo a cui sopra abbiamo accennato, il pensiero neo kantiano ed hegeliano finiva con il prendere pi� facilmente una direzione conservatrice� e borghese . Come rileva il Vacca :

 

�Cos� era stata incapsulata e travolta anche quella scuola �economico-giuridica� che aveva dato vita ad un indirizzo di studi storici e sociali molto promettenti, ai quali aveva attinto anche il giovane Gramsci. Nel complesso la riforma dell��hegelismo di fine Ottocento aveva avuto dunque un segno di conservazione e di reazione; e se dinanzi ai suoi sviluppi estremi ed indesiderabili� Croce si era tirato indietro cercando di farvi argine, durante il fascismo la sua voce autorevole non aveva costituito molto pi� che una testimonianza. Col fascismo, invece, aveva fatto lega il Gentile, condividendone fino all�ultimo il destino�[14]

 

In questo contesto occorreva in qualche modo reinterpretare il pensiero marxista e questo avveniva anche e soprattutto grazie alle concrete lotte operaie.

 

 

Si opera quindi un distacco di Togliatti dal suo ambiente di� origine che investe anche in qualche modo i rapporti con la propria famiglia: Come sintetizzano i Ferrara :

 

�In Togliatti venne operandosi allora il distacco defi�nitivo da quegli ambienti di piccola e media borghesia in cui� si era mossa, pure tra gli stenti, la sua famiglia. egli entrava cos� in un'altra classe sociale. Alla fami�glia stessa, che non poteva pi� comprendere il nuovo animo suo, divenne quasi estraneo, pur continuando a contribuire con tutto ci� che poteva a superare le difficolt� materiali.[15]

 

Togliatti conosce inoltre gli uomini di cultura che allora� facevano di Torino un centro di cultura come ad esempio Fracesco Ruffini, storico dell�idea di tolleranza,� Luigi Einaudi il grande economista liberale,� Arturo� Farinelli, esperto di cultura germanica. Conosce inoltre i futuri� dirigenti del� partito come Tasca e� Terracini,

Da questi incontri nacque � L�ORDINE NUOVO� un periodico socialista fondato a Torino il 1� maggio 1919� come evoluzione di un precedente giornale �Citt� futura� : fu il maggiore� organo� rivoluzionario marxista apparso in Italia.� In esso convissero due tendenze� politica italiana, una� autonomista e una� riformista, che si rifaceva idealmente al Mazzini. Ebbe oltre al fondatore Gramsci� tre condirettori: Tasca, Terracini e Togliatti.

 

Verso la fine dell'estate del 1920 la lotta nelle fabbriche si esaspera: il 36 agosto gli operai metallurgici proclamano lo sciopero genera�le e i padroni rispondono con la serrata. Gli operai occupano le fabbriche. Alla Fiat si de�cide di continuare a lavorare. Nonostante la fuga dei tecnici e dei dirigenti, escono ogni giorno 37 automobili, pi� di met� del�la produzione normale. Il gruppo degli ordi�novisti sospende la pubblicazione del giornale per partecipare alla lotta nelle fabbriche, alle assemblee. Prolungandosi la lotta, la tensione fra gli operai impegnati in uno sforzo rivoluzionario e il partito recalcitrante arriva quasi al punto di rottura.

Ha inizio cos� una serie di dibattiti e di scambi di informazio�ni fra delegazioni operaie, dirigenti della sezione e direzione na�zionale del partito e del sindacato, cui Togliatti partecipa attiva�mente. Egli fa parte, il 9 settembre, di una delegazione torinese assieme ai compagni Benso e Tasca e a un tecnico della Fiat.

L 'occupazione finisce poi il 26 settembre: il decreto giolittiano sul controllo operaio dell'azienda offre una onorevole via di ritira�ta, i miglioramenti salariali e normativi riescono in qualche mo�do a rendere accettabile la situazione

Togliatti sull'�Avanti!� esorta gli operai a respingere l'illusorio controllo operaio delle fabbriche, a non prestarsi a forme equivoche di collaborazione come la cogestione proposta da Giovanni Agnelli.

Gobetti� nel 22 cosi commenta� il carattere della rivista e dell�opera particolare� di Togliatti :

 

�� antidemagogico per sistema, aristocratico, contrario alle violenze oratorie, ragionatore dialettico, sottile, implacabile, fatto per la polemica e per l'azione perch� trovando il mito nella realt� non si preoccupa tanto di chiarirlo quanto di adeguarlo alle sue intenzioni. Certo non vorremmo che ci si nascondessero i pericoli di questo machiavellismo: Togliatti non ha avuto ancora responsabilit� direttive nell'azione, � tratto alla politica da una solida preparazione, ma si trova in lui una inquietudine, talvolta addirittura un'irrequietezza che pare cinismo ed � indecisione, dalla quale ci si devono aspettare forse molte sorprese e che ad ogni modo deve indurre a una certa sospensione di giudizio.[16]

 

La rivista ebbe notevole importanza non solo nella formazione del proletariato ma anche nelle sue azioni concrete. Come ancora giustamente� osserva il Gobetti:

 

 ï¿½La rivista divent� il centro a cui affluirono i nuclei pi� coscienti dei proletari, che ne attesero la parola d'ordine nelle lotte pi� gravi, nei momenti pi� incerti. L'occupazione delle fabbriche e la campagna elettorale per la conquista del comune furono gli episodi culminanti: ma contro l'azione della nuova aristocrazia stava il peso morto dell'eredit� socialista, l'incapacit� dei dirigenti confederali, gli ideali utilitaristi delle masse, lo spirito reazionario (riformista) dei contadini venuti al partito, la vigliaccheria degli arrivisti: e in questo dissidio, che � assai degno di essere studiato pi� profondamente, il movimento si confuse sino a perdere la sua capacit� risolutrice.�[17]

 

�Le pubblicazioni furono poi soppresse all'avvento del fascismo anche se furono riprese saltuariamente fino al 1924

 

Si � molto discusso sull�affettiva adesione di Togliatti al Partito ma certamente� la sua maturazione politica fu lunga e meditata

Togliatti stesso afferma che si iscrisse� al Partito socialista nel 1914 ma vi sono alcuni dubbi in proposito. Bocca riferisce:

 

�Palmiro Togliatti ripeter�, in svariate occasioni, di essersi iscrit�to al Partito socialista italiano nel 1914; e lo metter� per iscritto nel 1924 sulla Enquete pour les delegues au VI congr�s de l'In�ternationale communiste. L 'incendio che ha distrutto il 18 di�cembre del 1922 gli archivi della sezione socialista di Torino ha eliminato la prova documentaria.

Andrea Vigalongo, allora studente operaio iscritto al partito e poi uomo dell'�Ordine Nuovo�, � nettamente per il no: �Nel 1914 frequentavo assiduamente il fascio giovanile cui Togliatti, avendo meno di 25 anni, avrebbe dovuto aderire. Non ho mai visto al fascio ne lui ne Gramsci, se fossero venuti li avrei certa�mente notati, eravamo non pi� di sessanta, ci conoscevamo tut�ti. Nel 1915 ho lavorato nella segreteria amministrativa della se�zione. Gramsci allora c'era, ma Togliatti no. Toccava a me rita�gliare gli indirizzi degli iscritti per la spedizione del materiale.�[18]

 

 

Tuttavia appare chiaro che poi la questione non � molto rilevante.

 

Molto interessante invece � considerare� l�atteggiamento che aveva assunto nei riguardi� della guerra.

Seguendo quello che fu poi un generale movimento della sua et�,� fu interventista alla vigilia della Prima Guerra Mondiale : ma il suo interventismo va inquadrato, non nell�esaltazione nazionalista (come per Mussolini), ma nella prospettiva democratica di Salvemini�

Come nota Agosti:.

 

�Certo, pare da escludersi che si tratti di un interventismo ispirato ai miti correnti del nazionalismo, e anche, malgrado l'indubbio ascendente iniziale, che ricalchi pedissequamente quello di Mussolini: � invece nell'interventismo democratico di Salvemini che egli probabilmente si riconosce, soprattutto laddove questi prevede che �un'Inghilterra vittoriosa imporr� certamente il libero scambio alla Germania e ne conseguir� un trionfo della libert� commerciale in tutta Europa�. Questo specifico motivo liberista dell�interventismo di Togliatti ricever� piena conferma dai suoi primi articoli sul �Grido del Popolo�[19] �

 

�Togliatti quindi chiese l�arruolamento volontario ma giudicato non adatto al sevizio militare per miopia� fu poi arruolato nella Croce� Rossa: tuttavia� per motivi di salute, essendo sopravvenuta un lunga malattia, �non prest� praticamente servizio

�In questo modo in realt� egli fu lontano da quell�insieme di esperienze, di pericolo, di abitudine alla violenza, di frustrazione� che fu bagaglio psicologico che tanti �ufficiali di complemento� riportarono nella vita civile e nella� politica.�

 

Non sempre ci � chiaro l�itinerario effettivamente seguito da Togliatti che certamente fu meno lineare e semplice di quello che una certa schematizzazione a posteriore tende e ricostruire. Osserva�� Agosti

�

 

�Quali siano, in questo processo di formazione culturale per tanti aspetti simile a quello di molti suoi coetanei, le tappe fondamentali dell'accostamento di Togliatti al marxismo non � documentato, ancora una volta, se non dalla razionalizzazione da lui stesso compiutane a posteriori: il passo decisivo sarebbe stato, secondo il resoconto fatto a Marcella e Maurizio Ferrara ne 1953, la scoperta di Antonio Labriola: �i suoi testi di spiegazione e di approfondimento del marxismo, lo scritto In memoria del Manifesto dei comunisti, i Saggi intorno alla concezione materialistica della storia e Discorrendo di socialismo e di filosofia erano letti, riletti, studiati, commentati�. � un'affermazione che va �tarata� alla luce dell'operazione politico-culturale da Togliatti stesso condotta dopo il rientro in Italia nel 1944, e mirante a ricostruire un particolare albero genealogico del marxismo italiano. � pi� probabile che la sua adesione al marxismo, che negli anni universitari non era ancora un fatto compiuto, sia maturata attraverso un percorso meno lineare e intessuto di componenti molteplici ed intricate. Forse, rispetto ad altri itinerari con lo stesso approdo seguiti dalla prima generazione del comunismo italiano, contano in questa adesione di pi� lo studio e la curiosit� intellettuale che non una motivazione esistenziale, alimentata da una ribellione allo stato delle cose esistente. E tuttavia due fattori appaiono decisivi nel determinarla: il primo � l'inizio dell'amicizia con Gramsci, il secondo l'incontro con il movimento operaio torinese.�[20]

 

 

A noi sembra che in realt� la� adesione piena, completa� e consapevole di Togliatti al socialismo� � qualcosa di maturato� razionalmente e lentamente� e non con semplice slancio della giovinezza,come d�altra parte � da aspettarsi dallo stile psicologico del personaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO TERZO

 

L�INTERPRETAZIONE DEL FASCISMO

 

 

Notevole � che Togliatti si rese perfettamente conto della natura del fascismo�� nella� della realt� del momento storico, mostr�� di non lasciarsi� prendere dall�entusiasmo, non lesse la� realt� alla luce delle aspirazioni, scambiando realt� e desiderio. In questo egli manifest� perspicacia storica e politica maturata anche negli studi seri della sua giovinezza , ma era soprattutto un aspetto� della sua personalit� che in seguito lo fece apparire come la guida sicura, colui che sa quello che si deve fare� in ogni circostanza, al quale quindi affidarsi.

Egli� fu tra i primi,� fra i pochi che compresero che il fascismo e i movimenti affini di destra non erano semplicemente una vuota apparenza� ma avevano un loro� base sociale ed economica, e non facilmente sarebbero stati sconfitti e inviati nella pattumiere della storia.� Non era qualcosa� di inspiegabile, tutto nella storia ha delle motivazioni.

�Come osserva il Ragionieri:

 

 

� questi problemi restano ancora una volta in gran parte sconosciuti per i nostri studi. Che abbiano, invece,ad essere affrontati e indagati con la massima seriet�, � questo un problema che non inte�ssa solo gli studi storici� in senso ristretto, rigoroso superamento della InterpretazIone del fascIsmo come �invasione degli Hyksos� � in Italia, ma non soltanto in Italia, il modo pi� fondato di prendere coscienza. La eredit� del fascismo nel mondo contemporaneo,� di prenderne coscienza per liquidarla.[21]

 

Fra quelli che hanno richiamato l'attenzione sul Togliatti �studioso e teorico� fu proprio De Felice che coglieva negli scritti del dirigente comunista la capacit� di mettere a fuoco la costruzione del regime di Mussolini� e la sua base di massa.

A questo proposito va tenuto in debito conto l�analisi di Togliatti sul fascismo che ebbe come uno dei momenti culminanti le lezioni� tenute a Mosca nel �35 davanti a comunisti italiani esuli.

L'analisi di Togliatti mette infatti in luce la� novit� del fascismo cogliendo� le particolarit� nazionali, le differenze e le analogie del fascismo con il fordismo americano, insiste sul ruolo di �direzione politica� assunta dal fascismo, capace di unificare gli elementi eterogenei della classe dominante, senza fermarsi all'aspetto coercitivo della dittatura mussoliniana. Coglie quindi� la capacit� di costruire un consenso di massa, di mobilitare la piccola borghesia nelle proprie organizzazioni. � veramente esemplare l�analisi di Ernesto Ragionieri del dopolavoro:

 

�Esemplare in proposito la lezione sul dopolavoro, che il testo stesso degli appunti consente di avvertire come una sorpresa, piu ancora che come una novit�, per ascoltatori abituati a derivare la fiducia nel suc�cesso della loro drammatica lotta dalla convinzione della completa incapacit� del fascismo ad affrontare

�positivamente il problema del suo rapporto con le masse. Togliatti individuava nel dopolavoro la � piu larga delle organizzazioni fasciste �, e ravvisava l'ori�gine della ampiezza di questa organizzazione nella in�sufficiente [22]

 

In altre parole, i limiti e le contraddizioni dell�antifascismo comunista degli anni Trenta non dovrebbero essere visti semplicemente nell�ottica della disciplina e della subordinazione a Stalin, ma nell�ottica di una cultura politica che identificava� lo Stato sovietico con la rivoluzione mondiale.

.

Togliatti rilevava, quaranta anni prima di� De Felice, che, a differenza dei vecchi movimenti reazionari che facevano riferimento alle poche cerchie di privilegiati, in� realt� essi si rivolgono alle masse e che pertanto pu� essere definito� un �movimento reazionario che ha una base di massa�: il fascismo si presenta sotto l'aspetto dell'offensiva del capitale contro la classe operaia. I due aspetti vanno entrambi parimenti ricordati.�� Come nota Ragionieri:

�Guai ad insistere unilateralmente soltanto sul primo o sul secondo dei due aspetti. Dimen�ticare il primo significa mettere in ombra la natura della unificazione politica della borghesia italiana realizzata dal fascismo e quindi oscurare il ruolo necessariamente antagonistico e protagonistico della classe operaia nella lotta contro il fascismo[23]

 

Togliatti critica pure il fatto di impiegare il termine 'fascismo' in una accezione cos� generale da servire a designare le forme pi� diverse dei movimenti reazionari borghesi, e insiste sulla necessit� di far precedere a qualsiasi tentativo di generalizzazione l'individuazione delle particolarit� dei singoli movimenti che si possono avvicinare al fascismo.

Ritiene pure che il fascismo possa affermarsi solo� in presenza di una struttura economica debole, che obblighi la borghesia ad esercitare una pressione pi� intensa per mantenere il controllo completo sulla vita economica e politica del paese, e di uno spostamento e di un movimento di masse di piccola e media borghesia urbana e rurale. Individua come tratti che caratterizzano il "fascismo tipo", cio� il fascismo italiano, la soppressione del regime parlamentare e la distruzione fino alle estreme conseguenze "delle libert� democratiche formali", che comporta il rifiuto di ogni compromesso con la socialdemocrazia.

A m� di esempio riportiamo� le parole di Togliatti in una riunione del PCI nelle quali appare chiaro la profondit� e il realismo della analisi della� situazione, ben lontana dal semplicismo e dalle� ingenue aspettative� di chi riteneva� che per� la Rivoluzione mondiale bastasse semplicemente un �segnale�

��.A questa crisi politica del fascismo e del regime � corrisposta una crisi dell'antifascismo. Crisi dell'antifascismo la quale ha avuto come suo carattere fondamentale non solo l'inizio, ma il compimento di un procedimento di integrazione nel fascismo, o come tale o nella organizzazione fascista dello Stato inteso nel senso vasto della parola, di una quantit� di forze intermedie le quali in periodi precedenti avevano preso atteggiamenti non completamente di appoggio al regime fascista, o solo un atteggiamento filofascista mascherato di antifascismo quale era quello di buona parte dei gruppi bloccati nell'Aventino. La maggior parte di questi gruppi si sono integrati nel fascismo e nello Stato.
In pari tempo questo processo era duplice perch� dall'altra parte vi era un altro processo la cui espressione � stata costituita all'estero dalla Concentrazione; cio� un processo per cui una parte dell'antifascismo diveniva fascismo (per esprimere in modo pi� conciso qualcosa che invece � stato molto complicato); dall'altra si costituiva un blocco intermedio sedicente antifascista con una formula democratica-repubblicana, e si costituiva nell'emigrazione...
Questo processo trova le sue origini essenzialmente in fatti di natura economica, nel prevalere del capitale finanziario nel quadro delle forze economiche italiane. Ad esempio: se noi osserviamo come � avvenuta la liquidazione degli stati maggiori e, credo, di una parte assai importante anche degli elementi intermedi dell'antifascismo democratico meridionale, � certo che dobbiamo legare questo fatto ai provvedimenti che sono stati presi e realizzati dal fascismo sul terreno della organizzazione del credito nel Mezzogiorno... Alla soppressione della autonomia delle banche di emissione e di credito del Mezzogiorno, si pu� dire corrisponda la soppressione dei partiti politici della borghesia meridionale, la scomparsa dalla scena politica degli uomini come Vittorio Emanuele Orlando, Di Cesar�, De Nicola, ecc...�
[24]

 

�Opportunamente l�importanza delle �lezioni� anche nell�ambito della cultura e nella formazione dei quadri� dirigenti comunisti viene messo in luce da Agazzi e Brunelli :

 

�Il riferimento alle Lezioni sul fascismo - un testo di cui gli studiosi dei pi� diversi orientamenti sono concordi nel sottolineare la profondit� e la seriet� di analisi - permette di avanzare qualche rapida considerazione sul tipo di formazione con cui i quadri comunisti uscivano dalle scuole del Comintern. Non vi � dubbio che in essa era presente .fin dall'inizio una forte componente di dogmatismo e di schematismo, la quale assunse un peso cre�scente con il passare degli anni, fino a trovare la sua codificazione esemplare nel Breve corso di storia del PC �dell'URSS, chiamato dal 1938 in poi ad assumere la funzione del manuale nell'educazione di ogni quadro comunista�[25]

 

Tuttavia quando poi dal centro del comunismo vennero le parole �d�ordine� secondo le quali comunismo e nazismo vennero identificate, e si nego il� carattere popolare diffuso di tali� movimento Togliatti, come al, solito, disciplinatamente si adegu�

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO �QUARTO�

 

�A LIVELLO INTERNAZIONALE

 

 

La figura di Togliatti non pu� essere vista solo dal punto di vista della vita politica e sociale� italiana, che � pure fondamentale: egli riveste infatti un posto di primo piano nella scena politica internazionale. Egli deve essere inserito decisamente al centro �del comunismo internazionale, sia prima che� dopo la guerra. Anche la diversit� e la peculiarit� del comunismo italiano non devono mettere in ombra il profilo �internazionale�� di Palmiro Togliatti.

�Osserva��� Bocca :

 

�Egli � indiscutibil�mente una delle pi� forti personalit� del comunismo internazionale, mentre la sua esperienza di dirigente politico italiano � inestricabilmente legata in ogni momento alla coppia fascismo-antifascismo: da questo punto di vista egli � una delle personalit� pi� emblematiche della �guerra civile europea� che attraversa un buon quarto del Novecento, per poi prolungarsi in forme diverse ma non meno pervasive fino alla fatidica data del 1989� .[26]

 

Secondo Gallerano pu� essere considerato la pi�� grande mente del movimento internazionale :

 

�La definizione pi� azzeccata di Togliatti � dunque ancora quella di Lucacs: il pi� grande tattico della Terza Internazio�nale. Un giudizio che non � affatto limitativo ed ha il merito di sottolineare la provenienza della sua cultura politica�[27]

�

 

�D�altra parte il peso del Partito Comunista italiano nell�ambito internazionale non era poi di primo piano, quanto invece la personalit� stessa di Togliatti.� Come nota ancora Gallerano:

 

��per un� certo numero di anni sar� tuttavia un dirigente dell 'IC pi� che� del Pcd'l la sezione italiana della III Internazionale ha un� peso modesto all�'interno dell 'antico organo della rivoluzione� mondiale�... Altri sono i partiti cui l'lC assegna� un ruolo centrale: quello cinese, quello tedesco (fino al 1933, fin quando� Hitler prender� il potere), quello francese e quello spagnolo (dal 1934 in avanti).�[28]

 

 

�D�altra parte va pure notato che a un certo punto�� il partito comunista italiano come struttura appare ben poco consistente e Togliatti si trova a rappresentarlo soprattutto per la sua forte personalit�.

Scrive infatti intorno alla struttura del Partito Comunista Italiano il Martinelli :

 

�� sino al crollo del fascismo e al ritorno di Togliatti in Italia, non esisteranno pi� organi dirigenti, formalmente definiti, del PCI: la stessa nozione di gruppo dirigente �, in questo periodo, di assai difficile applicazione. Qual � il gruppo dirigente? Sembra difficile poterlo identifi�care col "centro di riorganizzazione" che viene costituito dopo l'agosto del 1938,�Il responsabile del partito, colui al quale � in pratica affidato il com�pito di operare per un "risanamento" del PCI, ritenuto largamente per�vaso dai germi dell'opportunismo, � Berti�... La sua azione coinci�de comunque con una condizione di spaccatura e di sospetto reciproco nel partito, cosi accentuati e traumatici da configurarsi, nelle valutazioni di alcuni, come una vera e propria frattura nella continuit� del PCI� [29]

�

��Questo fatto� mette in primo piano il rapporto con Stalin: dal momento per� che la memoria del dittatore sovietico, dal rapporto Krusciov in poi, � associato a una immagine di crimini e repressioni, nasce l�accusa a Togliatti di essere comunque corresponsabili delle azioni di Stalin stesso e si accomunano� ambedue i personaggi nella stessa �damnatio memoriae�.��

�Effettivamente Togliatti fu stretto� collaboratore di Stalin,� approv� sempre e incondizionatamente� tutto il suo operato , ne ebbe anzi spesso parte attiva� : bisogna quindi considerarlo� corresponsabile nel bene� nel male dell�azione di Stalin

�Non si pu�, come avvenuto nell�ambito del Partito� dopo il 56 ,condannare Stalin e assolvere Togliatti

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Chiarito inequivocabilmente questo punto pero bisogna deve essere comunque riconosciuta� la peculiarit� storica del momento in cui le vicende avvengono: non si pu� giudicare la condotta di un leader politico secondo una metro di giudizio� che non appartiene alla sua epoca e nemmeno soprattutto� con il senno di poi.

Nella nostra et� pare che spesso il senso storico si sia� alquanto smarrito e che si viva in un eterno presente,� con il metro del quale si giudica con incredibile leggerezza e superficialit� anche il passato.

 

Ma bisogna rendesi conto dell�orizzonte storico del tempo di Togliatti in cui� si affrontavano con tutti i mezzi possibili, materiali e spirituali, pacifici e violenti,� concezioni come il comunismo, il fascismo, il liberismo, che non erano solo sistemi politici, ma concezioni pervasive di ogni aspetto della vita,� ciascuna delle quali a suo modo, riteneva di poter portare una specie di �paradiso in terra�.

Hobswawm definisce� il contrasto come� �guerre di religione�

 

�Questo � il prezzo da pagare per chi � vissuto in un secolo di �guerre di religione�. L�intolleranza � la loro caratteristica principale.� Perfino coloro che propagandavano il pluralismo di concezioni non ideologiche� non ritenevano che il mondo fosse grande abbastanza per una coesistenza permanente con religioni secolari antagoniste� .[30]�

 

Da ci� nasceva una crisi che non riguardava solo una parte del mondo ma si estendeva con diversa intensit� e diverse modalit� al mondo intero, agli assetti interni ed esterni� di ogni nazione a prescindere da ogni barriera ideologica ed economica.

 

�La crisi ha colpito le varie parti del mondo con modalit� e in gradi differenti, ma tutti i paesi sono stati coinvolti a prescindere dagli assetti politici, sociali ed economici, giacche l'Et� del�l�oro aveva creato per la prima volta nella storia� un'economia mon�diale unitaria sempre pi� integrata, che funzionava al di l� delle fron�tiere nazionali (in maniera �transnazionale� ) e che sempre pi� oltre�passava le frontiere ideologiche�[31]

 

 

�I conflitti assumevano quindi caratteristiche diverse da tutti quelli che li avevano preceduti; innanzitutto la produzione industriale diveniva l�elemento fondamentale anche� dal punto di vista bellico:

 

�le guerre del ventesimo secolo furono guerre di massa nel senso che impiegarono e distrussero nel corso dei combattimenti una quantit� fino ad allora inimmaginabile di materiali e di prodotti. Di qui l'espressione tedesca Materialsclacht ( "battaglia di materiali" ) per descrivere le battaglie sul fronte occidentale nella guerra del 1914-18.�[32]

 

Ma soprattutto i codici cavallereschi che vigevano nelle guerre tradizionali cedevano il posto ad uno scontro diretto fra masse con tutti i ritorni alla barbarie che una cosa del genere comportava :

 

�Una ragione rilevante della crescita della barbarie fu piuttosto l'i�nedita democratizzazione della guerra. I conflitti generali si trasforma�rono in guerre di popoli sia perch� i civili e la vita civile diventarono obiettivi diretti e talvolta principali della strategia militare, sia perch� nelle guerre democratiche, cos� come nella politica democratica, gli av�versari sono naturalmente demonizzati allo scopo di renderli odiosi o almeno disprezzabili. Le guerre condotte in entrambi gli schieramenti da professionisti o da specialisti, soprattutto se costoro appartengono a strati sociali affini, non escludono il reciproco rispetto e l' accettazio�ne di regole perfino cavalleresche. La violenza ha le sue regole.�[33]��

�

In questa situazione generale� va inserito la convinzione profonda maturata da tanti che il comunismo fosse� la soluzione finale di ogni problema e soprattutto che esso fosse qualcosa di vicino, di immediato che bastasse un segnale

La rivoluzione russa apparve come il primo passo per la Rivoluzione mondiale.

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�La rivoluzione d�ottobre era stata fatta non per portare la li�bert� e il socialismo alla Russia, ma per innescare nel mondo la rivolu�zione proletaria. Nella mente di Lenin e dei suoi compagni, la vittoria del bolscevismo in Russia era innanzitutto una battaglia nella campa�gna che doveva portare alla vittoria del bolscevismo su una scala mon�diale assai pi� vasta, e solo in tal senso era giustificabile�[34]

 

La Russia era vista semplicemente come il trampolino di lancio della rivoluzione ma essa doveva espandersi a tutto il mondo industrializzato e la Germania,� uscita sconfitta e umiliata dalla guerra, con una crisi economica gravissima sembrava essere naturalmente� il punto di forza del comunismo internazionale. Ed infatti la lingua ufficiale della internazionale era il tedesco e non il russo:

 

�Nell'opinione di Lenin, Mosca sarebbe stata il quartier generale del socialismo solo in via provvisoria, fino a che il socialismo non si sarebbe spostato nella sua capitale permanente e cio� a Berlino. Non � un caso che la lingua ufficiale dell'Internazionale comunista, organi�smo istituito nel 1919 come la centrale operativa della rivoluzione mon�diale, fosse e rimanesse il tedesco e non il russo�[35]

 

Si credette pure per un breve periodo di tempo che la rivoluzione fosse imminente, questione di giorni o di mesi o al massimo di qualche anno, non certo di decenni.

Si aspettava semplicemente il segnale della Rivoluzione generale:

 

��Sembrava che ba�stasse soltanto un segnale perch� il popolo si sollevasse, sostituisse il capitalismo con il socialismo e trasformasse cos� le sofferenze insensate della guerra mondiale in qualcosa di positivo: le sanguinose doglie e le convulsioni che accompagnavano la nascita di un mondo nuovo. La Rivoluzione russa, o, pi� precisamente, la rivoluzione bolscevica del�l'ottobre 1917, intendevano dare al mondo questo segnale�[36]

 

�... un 'ondata rivoluzionaria si diffuse a livello mondiale nei due anni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre e le speranze dei bol�scevichi assediati non apparvero irreali. � Viilker hiirt die Signale� �<Udite, o popoli il segnale�) era il primo verso dell'inno dell'Internazionale in tedesco.�[37]

 

 

�Ma tutte queste speranze non� trovarono attuazione:l�instaurazione� del comunismo non era cosa� che si sarebbe avverata in tempi brevi, bisognava prepararsi a tempi lunghi, non comunque quantificabili.

L�affermazione del nazismo dette il colpo di grazia a tali speranza e il Movimento Internazionalista dovette riformulare la propria strategia.

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In queste condizioni evidentemente occorreva una organizzazione in grado di combattere una lunga e difficile� lotta per la affermazione del comunismo in un tempo non definibile ma certamente non vicinissimo come� ci si aspettava� all�inizio degli anni venti.

�In Russia si era affermata una rivoluzione, si era formato, pur con tutti i suoi limiti, uno stato socialista. Non si poteva certamente ignorarlo e nasceva del tutto spontaneo e innegabile�� che bisognava far riferimento ad essa, perch� essa aveva il compito storico di portare il comunismo in tutto il mondo.��

Come nota� anche Hobsbawm :

 

�Nessuna esitazione turb� invece la prima generazione di quegli en�tusiasti che, abbagliati dal sole luminoso dell'Ottobre, dedicarono la loro esistenza alla Rivoluzione mondiale. Come i cristiani delle origi�ni, la maggior parte dei socialisti prima del 1914 credevano in una grande palingenesi apocalittica che avrebbe cancellato tutti i mali sociali e avreb�be instaurato una societ� senza pi� infelicit�, oppressione, diseguaglianza e ingiustizia. Il marxismo offriva accanto alla speranza millenaristica, la garanzia di una dottrina che si proclamava scientifica e l'idea della inevitabilit� storica; la Rivoluzione d'Ottobre offr� allora la prova che la palingenesi era iniziata�[38]

 

Si riteneva infatti che il movimento comunista mondiale poteva vincere solo se avesse avuto una solida unit�. L�esperienza aveva mostrato come la storia del movimento proletario fosse� costellata da continue� incessanti� divisioni e scissioni. Infatti, se gli ideali, le mete ultime erano nel complesso chiare, le strategie, le singole� scelte erano sempre oggetto di orientamenti diversi e contrastanti.� Il movimento cio�, unito negli ideali si divideva invece nelle scelte della strada da seguire. Ovviamente la divisione� faceva il gioco dei nemici di classe che potevano quindi metter una contro�� l�altra le varie fazioni e� paralizzarne l� azione. Da tutto ci� nasceva l�esigenza che il movimento avesse una unita operativa a livello mondiale. Poich� il comunismo si era affermato solo nell�Unione� Sovietica, ne derivava necessariamente che� il centro doveva essere Mosca. In quella citt�� vi erano rappresentanti di tutti i partiti comunisti del mondo.� Le strategie venivano quindi elaborate a livello mondiale e l�internazionalismo proletario permetteva di superare i limiti nazionali per vedere i problemi a livello mondiale.

�In questo contesto avveniva per� che la preoccupazione della unit� dl movimento prevalesse anche sulla denuncia di errori e di veri e propri crimini che si andavano compiendo in Russia ad opera di Stalin e del suo gruppo

�

Tutti i comunisti senza eccezione, vedevano in Stalin il comandante del disciplinato esercito del comunismo mondiale nella guerra globale, lo considerarono� come leader e personificazione della Causa. Anche Togliatti non poteva non essere tra questi. Tuttavia egli pose� sempre l�accento sull�URSS solo in quanto epicentro della lotta di classe su scala mondiale e principale nemico� del capitalismo globale.

Ma d�altra parte oggettivamente l�unit� del movimento era una �conditio sine qua non� della sua efficacia. Bisognava lottare ma lottare uniti, la lotta politica non doveva uscire dal campo del comunismo :

Come giustamente osserva Gallerano:

 

��il fatto che i contendenti cercarono, con diverso successo, di usare le stesse armi, presentandosi ora gli uni ora gli altri come i pi� coerenti interpreti dell 'IC. La stessa opposizione di Terracini, lucida e precisa nell' analisi, arretra di fronte alle regole profondamente introiettate del �centralismo democratico�, per le quali � meglio aver torto nel partito che ragione contro di esso: quando verr� informato dei contatti e poi dell'impegno dei tre con l'opposizione trotskista, Terracini interromper� ogni rapporto con loro.

Un movimento che si divideva e si frazionava continuamente, come� sempre era avvenuto nel movimento socialista, non aveva nessuna possibilit� di affermarsi realmente abbattendo� formidabili avversari come i movimenti� nati nella� grande crisi del dopoguerra e dalla� egemonia della borghesia. �[39]

�

Lo Stato sovietico� non era per�� soltanto una formazione gerarchica. Era anche una cultura politica che si presentava come un�entit� basata sulla fine delle divisioni di classe e sull�unit� politica e morale della societ�.

E questo comportava d�altra parte un gruppo rivoluzionario formato da persone� decise, votate alla causa dei veri professionisti della rivoluzione

Come ricorda Hobsbawm :

 

�E tuttavia ci� che Lenin e i bol�scevichi desideravano non era un movimento internazionale di sociali�sti che simpatizzassero con le idee della Rivoluzione d'Ottobre, ma un corpo di attivisti ferreamente impegnati e disciplinati, una specie di forza d'urto mondiale per la lotta rivoluzionaria. Ai partiti che non intende�vano adottare la struttura leninista venne rifiutata l' ammissione alla nuova Internazionale o, nel caso fossero gi� membri, vennero espulsi. Infatti, secondo i bolscevichi, l'Internazionale si sarebbe soltanto inde�bolita se avesse accettato al suo interno le quinte colonne dell'opportu�nismo e del riformismo�[40]

 

sulla fine delle divisioni di classe e sull��unit� politica e morale� della societ�. La contrapposizione tra questa raffigurazione pacificata del mondo sovietico e quella bellicista

del mondo capitalistico rispondeva a una logica di legittimazione interna: stabilire tramite il terrore un principio di �unit� nazionale� quale mezzo estremo per riassorbire le tragedie della modernizzazione forzata e usare la leva della minaccia esterna come strumento di ricatto per consolidare lo Stato di polizia e mobilitare la societ�. Di conseguenza, il criterio dei �due mondi�, risalente alla dottrina del �socialismo in un solo paese�, dava vita a un�opposizione che non era pi� di natura metodologica e politica, ma organica. Stalin espresse il senso di questa evoluzione prima rivendicando l�eredit� dello Stato imperiale russo e la sua difesa contro i �nemici del popolo�, nel pieno del Grande Terrore. Poi presentando, dopo la fine delle epurazioni, una revisione strumentale dell�ortodossia marxista che giustificava.[41]

 

Non �� tuttavia facile discernere poi nei particolari� il peso che Togliatti come ogni dirigente d�altronde ebbe nell�elaborare l�insieme della linea� politica

Il problema � posto fra gli altri da� Agosti e� Brunelli� :

 

� Quale peso ebbero i rappresentanti del PCI negli organismi dirigenti del movimento comunista internazionale? � questa una domanda a cui � dif�ficile dare una risposta soddisfacente. Senza dubbio Togliatti, prima come membro del Presidium dell'Esecutivo fra il 1926 e il 1927 e poi soprattutto come membro del Segretariato dopo il 1934, fece parte del gruppo dirigente pi� ristretto del Comintern e in tale veste ebbe certamente un ruolo signi�ficativo nell'elaborazione collegiale della sua politica�[42]

 

Valutando nel suo complesso la politica sovietica� fino al 1940 pur senza voler certamente giustificare gli estremi a cui giunse Stalin, bisogna pero pure ammettere che alla fine la sua politica non fu priva di successi come riconosce� Hobsbawm:

 

�Stalin, che domin� durante l'et� del ferro dell'URSS, succeduta alla NEP, era un autocrate di eccezionale (taluni direbbero di incompara�bile) ferocia, spietatezza e mancanza di scrupoli. Pochi uomini hanno esercitato il terrore su scala cos� generale. E indubbio che se altri leader avessero diretto il Partito bolscevico, le sofferenze del popolo sovieti�co sarebbero state minori e il numero delle vittime pi� basso. Tuttavia qualunque politica di industrializzazione rapida nell'URSS, date le cir�costanze dell'epoca, non poteva non essere spietata e in certa misura anche coercitiva, visto che doveva imporsi contro la gran massa della popolazione, sottoponendola a gravi sacrifici. Era altrettanto inevita�bile che l'economia centralizzata e diretta, attraverso i cui piani si doveva pervenire all'obiettivo, fosse pi� simile a un'impresa militare che a una iniziativa economica. D'altro canto, come tutte le imprese militari che hanno un'autentica legittimit� morale e popolare, anche l'industrializzazione massiccia dei primi piani quinquennali (1929-41) venne sostenuta dalle masse proprio in virt� del "sangue, della fatica, delle lacrime e del sudore� che impose loro. Come ben sapeva Churchill, il sacrificio ha in se stesso la capacit� di motivare gli uomini.�[43]

�

�Si deve aggiungere che in pochi altri regimi il popolo avrebbe potuto o voluto sopportare i sacrifici in�comparabili di questo sforzo bellico o anche solo i sacrifici degli anni '30. Tuttavia, anche se il sistema man�tenne i consumi della popolazione a un livello estremamente basso �nel 1940 l' economia produceva appena poco pi� di un paio di scarpe per ogni abitante dell'URSS, esso garantiva ai cittadini il livello mi�nimo socialmente ammesso. Il sistema dava loro il lavoro, le pensioni e l'assistenza sanitaria; inoltre forniva il cibo, i vestiti e l'alloggio. I prezzi del cibo e dei vestiti e gli affitti delle case erano controllati dallo stato. Vigeva inoltre un'eguaglianza approssimativa, almeno fino alla morte di Stalin, quando il sistema delle ricompense e dei privilegi spe�ciali per i membri della nomenklatura divenne incontrollato. Con gene�rosit� ben pi� grande, il sistema sovietico forniva istruzione. La tra�sformazione di un paese largamente analfabeta nella moderna URSS fu un risultato grandioso, con qualunque parametro lo si voglia giudicare.�[44]

 

Va inoltre tenuto presente l�apporto fondamentale� che l�URSS di Stalin dette alla lotta al nazismo e quindi nella costruzione del� mondo cosi come noi lo conosciamo e nel quale abbiamo vissuto.

Bocca in un articolo di commento al � Libro nero del comunismo�� osserva:

 

�Cos� credo sia impossibile ignorare, nel giudizio globale sul comunismo, il fatto che senza l�Armata rossa e i milioni di morti sul campo di battaglia (che ne facciamo di questi: li sommiamo o li sottraiamo a quelli dell�orrore?) probabilmente non saremmo qui a scrivere o disputare di revisionismo, ma saremmo nel grande Reich� millenario. Il fatto che il paese del comunismo abbia salvato l�Europa da una secolare notte nazista non cancella gli errori e le colpe del sistema, ma ci sembra che spieghi la necessit� dei piani quinquennali per la creazione di un'industria e di un armamento pesanti che non saranno equiparabili alla libert� e alla giustizia, ma che le hanno rese possibili almeno da noi, e che in certo senso hanno reso possibile anche la caduta dei regimi comunisti. Il �Libro nero� � un documento attendibile, e ne sono convinti quanti a partire dall�Ottobre rosso hanno intuito e poi constatato le involuzioni del partito unico e del sistema autoritario. Ma che nel corso di una storia tragica, (non all�improvviso, con la scienza di poi) hanno cercato di evitarli o di correggerli, cosa assai difficile nella storia come dimostrano i genocidi delle conquiste spagnole e americane, le stragi indonesiane o indiane, gli eccidi sudamericani o quelli kenyani per mano degli irreprensibili soldati di Sua Maest� britannica. Il comunismo divorava vittime umane, ma accendeva anche speranze e movimenti di liberazione in ogni parte del mondo. Ecco perch� a chi ha vissuto questi decenni di storia questo revisionismo in blocco, questi pentimenti tardivi, queste cancellazioni della propria storia, della propria vita appaiono fastidiose�.[45]

 

 

In conclusione, posto il problema in questi termini, non possiamo porre semplicisticamente, la vicenda di Togliatti come se si fosse di fronte a un astratto� tribunale dei �diritti umani� giungendo a una criminalizzazione di Togliatti,� dell�intero sistema del comunismo� fra le due guerre. Gli uomini che allora costruivano il mondo si trovarono di fronte a un tragico dilemma, a una scelta di campo: Togliatti per le sue idee, per la sua personalit�, per il suo progetto� di vita non poteva che fare la scelta del comunismo . E quella infatti fece con tutte le conseguenze che in quel momento storico, in quei tragici avvenimenti� questo comportava .��

Come nota Renzo Martinelli :

 

� Il ristretto nucleo dirigente che emerge in questo periodo��. � dunque

�un senso dell'unit� del partito superiore ai contrasti interni, e nello stesso tempo convinti dell'importanza di una disciplina ferrea nel rapporto con l'In�ternazionale. La selezione e il consolidamento di questo "centro" avviene in�fatti nell'ambito di una lotta politica in cui i motivi interni, relativi alla poli�tica del P CI in Italia, sono strettamente uniti a considerazioni piu ampie, con�nesse alla strategia generale del Comintern e alla necessit� di mantenere con questo un saldo rapporto�[46]

 

�E naturalmente in questo ambito i margini per un�azione autonoma che non rompesse l�unit� del movimento erano ristrette e in qualche modo si rinunciava pure a una visione autonoma in nome di interessi superiori del movimento nel suo complesso. Illuminante a tale proposito le osservazioni di Agosti e Brunelli:

 

�La ristrettezza dei mar�gini in cui pot� esercitarsi una sua iniziativa autonoma � tuttavia testimo�niata in modo eloquente dallo svolgimento dei lavori della famosa commis�sione italiana del X Plenum, nel 1929, durante i quali i delegati italiani fu�rono sottoposti a un duro attacco da parte dei dirigenti dell'Internazionale. Quando Togliatti dichiar� esplicitamente in quella sede che il PCI avrebbe rinunciato, se il Comintern lo chiedeva, a riaffermare e a sviluppare la pro�pria visione originale dei problemi della rivoluzione italiana ("se fare questo � fare del"eccezione', non lo faremo pi�; ma, poich� non ci si pu� impedire di pensare, serberemo queste cose per noi e ci limiteremo a fare delle af�fermazioni generali) , egli non fece in fondo che prendere atto dei rapporti di forza che si erano ormai stabiliti fra la centrale internazionale e le se�zioni dopo la svolta della fine del 1928 e l'avvio della" stalinizzazione" del Comintern�[47]

 

 

�Togliatti mostro sempre una grande spregiudicatezza in politica non esitando mai nel manipolare le linee politiche, secondo le opportunit� del momento. Ad esempio il Seniga nota� :

 

�L 'abilit� e la spregiudicatezza del segretario del- PCI, la sua capacit� di assorbirei 'contrasti interni e di dis�solvere le opposizioni, la sua destrezza nell'intercam�biare le mutevoli e contraddittorie � linee " della poli�tica sovietica, la sua adattabilit� - dolce come il miele e amaro come il fiele, molle come la cera e duro come ;i il marmo - alle varie situazioni, la sua arte nel vestire di motivi teorici e culturali gli espedienti della politica, gli hanno garantito, attraverso alterne vicende, la con�servazione del potere.� [48]

 

Va sempre poi tenuto conto dell�importanza che aveva sempre il partito e come, senza di esso, in realt�� si perdeva il rapporto con la effettiva realt� sociale

�Come osserva Rossana Rossanda� :

 

�Come far capire che per noi il partito fu una marcia in pi�? Ci dette la chiave di rapporti illimitati, quelli cui da soli non si arriva mai, di mondi diversi, di legami fra gente che cercava di essere uguale, mai seriale, mai dipendente, mai mercificata, mai utilitaria. Sar� stata un'illusione, un abbaglio, come ebbe a dire qualche tempo fa una mia amica. Ma una corposa illusione e un solido abbaglio, assai poco distinguibile da un'umana realt�[49]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO QUINTO

 

�LA� SVOLTA� DI SALERNO

 

 

Gli avvenimenti politici immediatamente seguenti il rientro in patria di Togliatti� vengono universalmente� riconosciuti come �svolta di Salerno�, anche se non possiamo dire che� si trattasse� effettivamente� di una �svolta�: dovremmo piuttosto parlare della realizzazione di una linea politica gia elaborata.

L�avvenimento infatti non va visto come un fatto singolo, isolato,come una decisione personale� di Togliatti, o come l�esecuzione diretta� di un ordine di Stalin, ma va visto nella prospettiva� generale del� movimento comunista internazionale.

�Viene quindi ad essere investito il discusso rapporto fra Togliatti e Stalin .

Una certa pubblicistica ha interpretato spesso� infatti il rapporto come una semplice sudditanza di Togliatti al dittatore sovietico. In realt� bisogna vedere all�insieme del contesto storico.

 

Bisogna innanzi tutto ricordare che� nulla era ritenuto pi� importante della unit� del movimento comunista senza la quale ogni speranza di vittoria veniva a� dissolversi..

In questa ottica pertanto� la� scelta di collaborare con i partiti borghesi, la cosi detta �svolta di Salerno�� era in realt� una linea elaborata in modo comune� anche perch� in effetti non vi era storicamente e concretamente altra possibilit� data la situazione mondiale� e il rapporto di forza che gli eserciti vittoriosi� andavano instaurando nel mondo e in Europa.� Non era certo possibile pensare di� mettere in forse� l�unit� della coalizione� antinazista in una guerra che seppure cominciava a delinearsi come vittoriosa tuttavia era ben lungi dall�essere� conclusa.

Come giustamente osserva Bocca

 

��� la pi� superflua delle querelles storiche: se la svolta di Salerno sia stata farina del sacco togliattiano o della diplomazia sovietica. Noi che abbiamo seguito il nostro passo a passo, sappiamo che la svolta di Salerno � tale solo per coloro che ignorano la storia del partito e dell'Internazionale dopo il VII Congresso. La via di uscita, di cui parla Togliatti, � per i comunisti una via obbli�gata: se sono stati per il fronte popolare nella guerra di Spagna, non possono essere che per il fronte nazionale in Italia dove le condizioni sono pi� favorevoli, mancando ogni pericolo a sini�stra e combattendosi una guerra di liberazione�.[50]

 

Possiamo dire che con la svolta di Salerno di Togliatti si viene ad affermare un gruppo dirigente che riesce a mediare fra le esigenze del movimento comunista internazionale� e le esigenze proprio della nazione:

Nota a questo proposito� il Martinelli:

 

�si afferma, nella storia del PCI, un gruppo dirigente sostanzialmente omogeneo culturalmente e politicamente, capace di mettere in collegamento i due aspetti necessari dell'esistenza del partito da una parte il rapporto con I'URSS, dall'altra quello col paese. � attraverso gli sforzi per raggiungere e mantenere un equilibrio tra questi due versanti che si costituisce una tradizione di" capitani� e che questi raggiungono una precisa consapevolezza della propria storia e della propria funzione, facendo leva sull'analisi, via via pi� chiara e realistica, delle condizioni oggettive. � per questa via che il gruppo dirigente comunista perviene infine a colmare la" sfasatura originaria" caratteristica del PCI, �squilibrio, cio�, tra ela�borazione teorica e azione politica concreta che si pu� ravvisare nelle sue vicende precedenti, per assolvere un ruolo decisivo nella storia d'Italia�[51]

 

Non si trattava di una svolta, ma della esecuzione di� una linea politica. � vero� tuttavia che per le difficolt� delle comunicazioni, dell�isolamento specie al nord occupato, risultava in effetti� poco chiara ai militanti.

I concetti espressi da Togliatti erano stati anticipati� proprio all�indomani del 8 settembre dai� radiodiscorsi di Togliatti di cui riportiamo qualche brano

Dal radio discorso del 23 settembre 1943:

 

�Il proclama del maresciallo Badoglio, nel quale si chiama tutto il popolo alla resistenza e alla lotta per cacciare i tedeschi dal sacro suolo dei nostro paese, ha fortemente contribuito a chiarire dappertutto l'atmosfera politica. Noi non siamo mai stati teneri verso il maresciallo Badoglio e abbiamo vivamente criticato la sua politica nel periodo immediatamente successivo alla caduta di Mussolini. Lo abbiamo fatto perch� eravamo profondamente convinti che in quel momento, nonostante che le truppe tedesche gi� fossero state introdotte sul nostro territorio dal traditore Mussolini, una politica energica di restaurazione di tutte le libert� democratiche e di annientamento del fascismo avrebbe centuplicato le energie della nazione e permesso di fronteggiare con ben altro successo la vile aggressione dei tedeschi. Verr� giorno in cui su questa questione esprimer� il suo giudizio, in libert�, il popolo intero. Verr� il giorno in cui tutte le responsabilit� per la catastrofe spaventosa che oggi si abbatte sul nostro paese saranno messe in chiaro, e la nazione sapr� trarre le necessarie conseguenze da questo processo di un passato di venti anni di schiavit�, di vergogna e di disastri. Oggi � il momento della lotta. Oggi il corpo della nostra patria � calpestato dallo stivale tedesco. Oggi le orde hitleriane infieriscono, in pi� di un terzo d'Italia, contro i nostri fratelli, le nostre donne, i nostri bambini, saccheggiano le nostre citt�, mettono a ferro e fuoco le nostre pi� belle regioni. Per chiunque ha mente e cuore di italiano, oggi non vi � che un dovere: lasciare ogni altra occupazione, cacciare ogni esitazione, distruggere in se stesso ogni debolezza, e impegnare contro i tedeschi e per la salvezza d'Italia una lotta a morte.

�Il maresciallo Badoglio � il capo del governo legittimo del nostro paese. Egli � il capo legale e riconosciuto dell'esercito. Egli � l'uomo di fiducia delle classi dirigenti del paese. Questo vuol dire che quando Badoglio fa appello alla lotta popolare, di massa contro i tedeschi, quando egli chiama alla organizzazione della guerra di partigiani, e del sabotaggio di massa della macchina da guerra tedesca, non vi � pi� nessuno che possa rifiutarsi di adempiere questi doveri����

Le forze armate, i loro quadri, le loro armi, i loro esplosivi, sono al servizio della guerra contro i tedeschi.

�Le organizzazioni popolari, dai sindacati ai partiti politici sino alla associazione dei combattenti, hanno un solo dovere, quello di rendere tutte le forze nella lotta, con tutte le armi, per cacciare i tedeschi.

Unit� di tutta la nazione per adempiere il sacro dovere dell'ora.

Tutti alle armi. Tutti alla lotta. Tutti, senza esitare, al sacrificio.

Lo richiede la patria. Lo esigono la nostra dignit�, il nostro onore di italiani.

Quanto pi� completa e compatta sar� la nostra unit�, tanto pi� pronta la nostra vittoria.

23 settembre 1943�� [52]

E ancora pi� chiaramente nel radiodiscorso� il 26 novembre 1943

�..L'Italia � stata il primo paese che ha spezzato il giogo della tirannide fascista. Il popolo italiano, gli ufficiali e i soldati, gli operai, i contadini, gli intellettuali democratici, i quali con la loro resistenza e avversione al fascismo, con la loro lotta aperta contro di esso e col loro sacrificio hanno contribuito a rovesciare il regime di Mussolini, hanno reso un grande servizio alla causa per cui sono scesi in campo le grandi nazioni democratiche e i popoli che amano la libert�. Essi hanno mostrato di comprendere per quale via deve mettersi l'Italia per cancellare completamente il disonore e i delitti del fascismo, restaurare l'onore della nazione e riconquistarle 1a fiducia di tutti i popoli. Essi hanno aperto all'Italia il cammino della sua redenzione.

Noi comprendiamo che la via da percorrere � ancora lunga e difficile. Come tutti gli altri popoli, il popolo italiano ha un interesse vitale a che la guerra contro la Germania hitleriana sia condotta con la pi� grande energia, per avvicinare il pi� che sia possibile il giorno della vittoria sul nemico comune. Ogni giorno che passa significa nuove infinite sofferenze dei nostri compatrioti che vivono nelle regioni occupate; nuove citt� devastate; nuovi ostaggi fucilati e patrioti impiccati, e la distruzione di ricchezze che richiederanno intere generazioni per essere ricostituite. Tutto questo impone a tutta la nazione uno sforzo unanime, continuo, ostinato, per condurre la guerra in modo efficace; per cacciare i tedeschi; per distruggere i fascisti traditori della patria. Il popolo italiano deve liberarsi da ogni leggerezza, da ogni passivit� criminale, da ogni esitazione. Deve gettarsi nel combattimento contro i nemici del suo paese, senza lesinare gli sforzi n� misurare i sacrifici. Solo cosi potranno essere salvate la patria e la libert�.

� ancora presto per pensare oggi concretamente a quella che sar� l'Italia che vogliamo ricostruire dopo la distruzione completa del fascismo, e la cacciata e la distruzione degli invasori tedeschi. Quello che possiamo dire, che, anzi, siamo in dovere di proclamare sin d'ora, e che sarebbe assurdo -in un paese il quale ha fatto la tragica esperienza di vent'anni di fascismo, il quale esce da questa tappa dolorosa sfinito, devastato, lacerato, con una parte considerevole del popolo che deve in gran parte rifare la sua educazione politica- sarebbe assurdo, dico, in questa situazione del nostro paese, pensare al governo d'un solo partito o al dominio d'una sola classe. L'unit� e la stretta collaborazione di tutte le forze democratiche popolari dovranno essere l'asse della politica italiana; la base su cui verr� costruito un vero regime democratico, che distrugga le radici del fascismo e dia alla nazione delle garanzie serie contro ogni possibile ripetizione della tragica avventura che � costata all'Italia il suo benessere, la sua libert�, la sua indipendenza e il suo onore. Ma questo non vuol dire che nella vita del paese non debbano essere operate profonde riforme.[53]�

 

Viene ancora pi� chiaramente messo in risalto che PRIMA viene la guerra al nazismo e al fascismo e che solo DOPO si penser� all�assetto politico e istituzionale. Quindi in realt� non ci sembra che si possa parlare� di una vera svolta se non nel senso che ha messo di fronte alla realt� i molti che la realt� non l�avevano ancora percepita chiaramente. La svolta di Salerno � un� avvenimento comunque, che� ha un posto centrale nella storia del nostro paese e del� movimento comunista� nazionale e internazionale in quanto condizion� profondamente� tutto il seguito degli avvenimenti.

 

Vediamo innanzi tutto il contesto del momento politico. La caduta del Fascismo� del 25 luglio e l�armistizio del 8 settembre� avevano creato per un momento la illusione che il Fascismo fosse definitivamente� uscito di scena e che la guerra fosse finita. In realt� per� la guerra dur� ancora quasi altri due lunghi, anzi� lunghissimi anni e il Fascismo in qualche modo� si riorganizz�, sia pure solo sotto il controllo pi� o� meno diretto della Germania� nazista (Repubblica di Sal�). In questa situazione i partiti della sinistra in effetti non ebbero immediatamente una linea� di azione sicura e chiara in quanto, mentre non si metteva in dubbio la lotta antifascista, si oscillava fra una posizione di collaborazione con le altre forze ( fra cui soprattutto la monarchia) e il rifiuto di ogni collusione nella aspettativa di completare la lotta antifascista come una rivoluzione comunista. Negli ambienti� della sinistra era comunque molto diffusa la aspettativa che la caduta del fascismo avrebbe comportato anche la caduta del potere della borghesia e la instaurazione di uno stato socialista o per lo meno fortemente orientato verso il socialismo:

�Nota Giuseppe Vacca :

 

�Ma, per conquistare una condizione meno svantaggiosa, l�Italia, pensava Togliatti, avrebbe dovuto partire dall�accettazione della sua situazione:era un paese vinto, corresponsabile dello scatenamento della guerra, aggressore della Francia, della Grecia, della Jugoslavia edell�Unione sovietica. L�unica possibilit� di migliorare la propria condizione consisteva quindi nello sviluppo della guerra di liberazione e

nel contributo che essa avrebbe potuto dare alle potenze alleate accellerando la sconfitta di Hitler. �..La consapevolezza che dalla guerra sarebbe scaturita una dimensione del tutto nuova delle �grandi potenze�, rendeva evidente che l�Italia non avrebbe potuto pi� ambire ad essere una di loro. Avrebbe dovuto battersi, invece, per un nuovo assetto europeo, basato sull�indipendenza nazionale e la cooperazione internazionale fra tutti i popoli.[54]

 

L�arrivo di Togliatti (aprile 1944) che aveva� ben chiari i termini della questione e del rapporto di forze non solo a livello nazionale ma anche e soprattutto a livello internazionale, risolse chiaramente il dilemma� nel senso della collaborazione con le altre forze antifasciste, ponendo cos� anche� le basi della partecipazione piena dei comunisti e della sinistra in generale nel processo della formazione della stato democratico e nella elaborazione della Costituzione� nella quale poi tutti� gli italiani hanno finito con il riconoscersi.

Non fu semplice per Togliatti, anche materialmente tornare in Italia. Dovette avere naturalmente il benestare del governo Badoglio ( che fu alquanto riluttante) e degli alleati. Solo il 18 febbraio del 44 Togliatti riusc� a partire da Mosca e solo� il 28 marzo riusc� ad arrivare a Napoli via mare� da Algeri dove era giunto� con vari scali aerei passando da Baku, Teheran e Il Cairo.

Va� notato che� Togliatti formalmente non era il segretario del partito comunista italiano anche se tale� era considerato da tutti i compagni

Come giustamente osserva Renzo Martinelli :

 

�Togliatti � ormai considerato a pieno titolo il capo del partito, anche se non lo trovere�mo negli organi dirigenti successivi a quelli eletti al Congresso di Colonia: un� capo del partito, che parla per� anche a nome dell'Internazionale. Una doppia autorit�, in un certo senso, che non pu� non pesare sul lavoro del centro estero di cui Grieco � ora il responsabile politico. Che Ercoli resti il n. 1 del PCI nessuno degli altri dirigenti mette in dubbio. Il riconoscimen�to � addirittura sancito in saluti ufficiali, non senza qualche accento adula�torio.

Dopo il 1934, quindi, e in sostanza sino al ritorno di Togliatti in Italia, si verifica una situazione assai peculiare, nella quale Ercoli rimane il piu autorevole membro del gruppo dirigente del PCI, pur senza far parte degli organi del partito. Si pu� osservare che questo distacco di Togliatti ha pro�babilmente giovato al PCI, le cui sorti egli ha potuto seguire senza rima�nere personalmente coinvolto nelle travagliate e complesse vicende che cul�mineranno nello scioglimento del CC deciso dal Comintern nel 1938.[55]

 

 

Infatti� Il �compagno Ercoli�, come era maggiormente conosciuto,� fu ricevuto con grande calore anche se con non poca sorpresa dai compagni: vi sono colorite testimonianze di questo incontro improvviso.

Ecco come lo racconta Spriano:

 

�Gi� da molte ore, anche prima di arrivare in vista delle coste,vide� una enorme massa di fumo che si addensava sul mare per decine di� miglia e annunciava l'Italia e il Vesuvio. [...]Una pioggia di cenere sottile� copriva i campi e le strade. [...] Il volto della patria, di nuovo raggiunto dopo� diciott'anni d'esilio, aveva qualcosa di apocalittico.

E � apocalittico � gli appare anche l' aspetto di Napoli, provata dalla guerra: la citt� gli si presenta come malata �per un cui si mescolavano la stanchezza, l'affanno per il presente e per ricerca ansiosa del necessario per vivere, da ottenersi ad ogni costo� e sentiva che l'Italia, come societ� organizzata, non c'era pi�,�.

 

� notte quando Ercoli si presenta alla sede della federazione� del PCI e si fa riconoscere dai compagni che vi si trovano� Cacciapuoti, Maglietta, Valenzi. Indossa sotto la giacca un� maglione a strisce orizzontali che campeggia nei ricordi di tutti quelli che lo incontrano nei primi giorni; nel suo accento si mescolano piemontese e le cadenze del russo. Ricorda Cacciapuoti:

 

Lo portammo nel salone per fargli ammirare l'esposizione dei nostre� parole d'ordine che c'erano al muro. Aspettavamo un �bravi compagni � ma Togliatti cambi� espressione, fece la faccia un po' scura, e muoveva� la testa da un lato all'altro come fanno i bulgari per dire s� [...]. Ci volle far capire� che per lui quei manifesti e quelle parole d'ordine erano sbagliati

Per quella sera il discorso finisce l�: Togliatti viene sistemato in quella che sar� la sua casa a Napoli, un appartamentino in un� palazzo di via Broggia�[56]

 

Togliatti evidentemente si rende conto gi� a primo colpo d�occhio che la condotta politica � inadeguata, non all�altezza della situazione.

Ad esempio a Napoli le tessere del partito erano date con grande attenzione e difficolt� dopo una specie di esame personale. Il risultato era che vi erano solo 12.000 iscritti : Togliatti dispose allora che le tessere fossero distribuite in tutte le sezioni e senza particolari difficolt�: il consenso popolare e un partito di massa non si puo costruire respingendo chi vuole partecipare.

Togliatti� elabora e chiarisce la linea politica: esiste in Italia un potere senza autorit� ( il governo del re)� e d�altra parte una autorit� senza potere ( i partiti popolari e antifascisti). Logicamente� non resta che unire le due parti. Per il momento occorre quindi la collaborazione di tutti, a guerra finita poi si penser� all�assetto istituzionale� e politico.

Togliatti� Illustra la sua linea al congresso del Partito del 30 e 31 marzo nelle cui conclusioni si legge� che:

 

��� il PCI propone di liquidare la presente situazione di disordine e di confusione,

I) mantenendo intatta e consolidando l'unit� del fronte delle forze democrati�che e liberali antifasciste;

2) assicurando formalmente il paese che il problema istituzionale verr� risolto liberamente da tutta la nazione, attraverso la convocazione di una Assemblea nazionale costituente, eletta a suffragio universale, diretto e segreto, subito dopo la fine della guerra;

3) creando un nuovo governo di carattere transitorio ma forte e autorevole per l'adesione dei grandi partiti di massa; un governo capace di organizzare un vero e grande sforzo di guerra in tutto il paese e in primo luogo di creare un esercito italiano forte che si batta sul serio contro i tedeschi; un governo capace, con l'aiuto delle grandi potenze democratiche alleate, di prendere delle misure urgenti per alleviare le sofferenze delle masse e far fronte con efficacia ai tentativi di rinascita della reazione;

4) assicurando a tutti gli italiani, qualunque sia la loro convinzione o fede poli�tica, sociale, religiosa, che la nostra lotta � diretta a liberare il paese dagli invasori tedeschi, dai traditori della patria, dai responsabili della catastrofe nazionale, ma che nel fronte della nazione c'� posto per tutti coloro che vo�gliono battersi per la libert� d'Italia, e che domani avranno la possibilit� di difendere davanti al popolo le loro posizioni �.[57]

 

 

Gli stessi concetti sono poi ribaditi nella intervista� all�unita pubblicata il 2 aprile.

 

� Togliatti, divulgando gli stessi concetti della risoluzione, rivolge un discorso piu diretto ai comunisti. Dice loro che rimanere spettatori piu o meno indifferenti della guerra non sarebbe solo un errore, bens� un delitto, perch� dall'esito della guerra e dal contributo che daremo ad essa dipende tutto il nostro destino, il destino degli operai, dei contadini, dei giovani, degli intellettuali, in una parola il destino di tutta la nazione italiana... � il partito comunista, � la classe ope�raia che deve impugnare la bandiera della difesa degli interessi nazionali che il fa�scismo e i gruppi che gli dettero il potere hanno tradito. �[58]

 

Si prendono quindi contatti con i leader� delle altre forze, ed i comunisti con Togliatti entrano� nel governo Badoglio. Il giuramento avviene nelle mani del re il 21 aprile 1944 in una villa di Ravello. Il governo avr� vita piuttosto breve e sar� poi sostituito il 18� giugno 1944 all�indomani della liberazione di Roma da un nuovo governo a guida di Bonomi.

In ogni cosa si pu� osservare che da quella scelta nacque una politica che per forza di cose divenne sempre pi� indipendente da Mosca ma questo � un altro� discorso.

 

Accenniamo�� ora a una importante questione ampiamente� dibattuta all�interno del movimento comunista in tutti questi anni� e� che ci pare quella veramente importante e sostanziale: Togliatti,� o meglio la dirigenza comunista, con la �svolta di Salerno� si sono mossi verso gli interessi reali del proletariato nazionale e internazionale o � stata esso un errore, o peggio ancora un tradimento della sua politica? In effetti il problema � importante nell�ottica interna del comunismo� perch� alcuni� pensano che la svolta di Salerno abbia colpito a morte la rivoluzione comunista� molto pi� di� quanto abbiano fatto i governi borghesi o magari lo stesso fascismo.

�Ma c�erano realmente le� condizioni reali ed effettive di una presa del potere del comunismo in Italia? Storicamente non si pu� che� rispondere negativamente� al di la di ogni ragionevole dubbio. In pratica il mondo fu diviso in sfere di influenze e l�italia si trov� in quella di influenza del mondo� borghese e capitalistico� guidato dagli USA, aveva inizio la cosiddetta �guerra fredda�: ma a parte� il contesto internazionale, in realt� in Italia il comunismo non era poi affatto radicato se non in piccoli gruppi attivi� intellettuali e� operai. La maggior parte della popolazione risentiva� dell�influenza della� lunga dittatura fascista che aveva dipinto il comunismo come� il male radicale. Vi era una Chiesa cattolica potentissima, specialmente nel ceto agricolo, attivamente e decisamente avversa la comunismo. Vi era un apparato dello stato pur esso per tradizione fortemente anticomunista . Pensare che i partigiani (quelli comunisti, non tutti lo erano ) avrebbero potuto cacciare via i potenti eserciti alleati vincitori della Germani nazista� pu� essere un atto di fede nel comunismo ma certamente � ben lontano da ogni senso di realt�.� Certamente� non vi era altra� soluzione che quella prospettata da� Togliatti. Possiamo dire che questo � uno dei rari punti� su cui gli storici di ogni tendenza concordano pienamente. Ma vogliamo anche� fare notare che�� questa soluzione non mancava di appoggi nella stessa storia del comunismo italiano

Gi� Gramsci aveva ampiamente mostrato nelle sue riflessioni come la rivoluzione in Italia� e nell�Occidente�� in generale, non potesse percorrere le identiche strade della Rivoluzione di Ottobre in Russia.� Non vi era nel nostro paese un �Palazzo di inverno� da assaltare perch�, diversamente che in Russia, non vi era un centro unico del potere. L�instaurazione di una societ� comunista passava invece attraverso la � egemonia culturale�, l� alleanza� dei contadini e degli operai, riallacciandosi cosi alle esigenze� democratiche del Risorgimento nazionale.�

Ed infatti noi troviamo gli stessi concetti ovviamente semplificati e adattati alla situazione nel rapporto di Togliatti ai quadri comunisti napoletani :

 

�Noi siamo il partito della classe operaia e non rinneghiamo, non rinnegheremo mai, questa nostra qualit�. Ma, la classe operaia non � stata mai estranea agli interessi della nazione. Guardate al passato, ricordatevi come agli inizi del Risorgimento nazionale, quando esistevano soltanto piccoli gruppi di operai distaccati gli uni dagli altri e ancora privi di una profonda coscienza di classe e di una ricca esperienza politica, questi gruppi dettero i combattenti pi� eroici per le lotte di masse, che si svolsero nelle citt� e nelle campagne, per liberare il paese dal predominio straniero. Operai e artigiani furono il nerbo dei combattenti delle Cinque giornate di Milano. Furono gli operai, insieme coi migliori rappresentanti dell'intellettualit�, l'anima della resistenza degli ultimi baluardi della libert� italiana nell'anno successivo. Operai e artigiani troviamo nelle legioni di Garibaldi; li troviamo dappertutto dove ci si batte e si muore per la libert� e per l'indipendenza del paese.
Noi rivendichiamo queste tradizioni della classe operaia italiana. Noi rivendichiamo le tradizioni del socialismo italiano, di questo grande movimento di masse operaie e di popolo, che irrompendo sulla scena politica, reclamando il riconoscimento degli interessi e dei diritti dei lavoratori, chiedendo che fosse assicurato al popolo il posto che gli spetta nella direzione del paese, ha adempiuto una grande funzione nazionale di risanamento, di ravvivamento e rinnovamento di tutta la vita italiana. Oggi che il problema dell'unit�, della libert� e dell'indipendenza d'Italia e di nuovo in giuoco; oggi che i gruppi dirigenti reazionari hanno fatto fallimento, perch� la storia stessa ha dimostrato che la loro politica di rapina imperialista e di guerra non poteva portare l'Italia altro che ad una catastrofe; oggi la classe operaia si fa avanti, col suo passo sicuro, e conscia di tutti i suoi doveri rivendica il proprio diritto, come dirigente di tutto il popolo, di dare la sua impronta a tutta la vita della nazione.
La bandiera degli interessi nazionali, che il fascismo ha trascinato nel fango e tradito, noi la raccogliamo e la facciamo nostra; liquidando per sempre la ideologia da criminali del fascismo e i suoi piani funesti di brigantaggio imperialista, tagliando tutte le radici della tirannide mussoliniana noi daremo alla vita della nazione un contenuto nuovo, che corrisponda ai bisogni, agli interessi, alle aspirazioni delle masse del popolo.
Quando noi difendiamo gli interessi della nazione, quando ci mettiamo alla testa del combattimento per la liberazione d'Italia dall'invasione tedesca, noi siamo nella linea delle vere e grandi tradizioni del movimento proletario. Siamo nella linea della dottrina e delle tradizioni di Marx e di Engels, i quali mai rinnegarono gli interessi della loro nazione, sempre li difesero, tanto contro l'aggressore e invasore straniero, quanto contro i gruppi reazionari che li calpestavano. Siamo nella linea del grande Lenin, il quale affermava di sentire in s� l'orgoglio del russo, rivendicava al proprio partito di continuare tutte le tradizioni del pensiero liberale e democratico russo e fu il fondatore di quello Stato sovietico, che ha dato ai popoli della Russia una nuova, pi� elevata coscienza nazionale. Noi siamo nella linea del compagno Dimitrov, il quale a Lipsia, davanti ai giudici fascisti, rivendic� con una fierezza che dest� l'ammirazione di tutto il mondo la propria qualit� di figlio del popolo bulgaro; rivendic� a s� le tradizioni e si present� come il continuatore di tutte le lotte del popolo bulgaro contro i suoi oppressori. Noi siamo nella linea del pensiero e dell'azione di Stalin, di quest'uomo il quale ha saputo sulla base delle conquiste della grande Rivoluzione socialista di ottobre, sulla base delle realizzazioni di pi� di venti anni di edificazione socialista, realizzare l'unit� di tutto il popolo, di tutte le nazioni che sono nel territorio dell'Unione Sovietica nella lotta sacra contro l'invasore, e per schiacciare definitivamente l'hitlerismo e il fascismo. Noi siamo sulla via che ci hanno tracciato questi nostri grandi maestri���
Lo so, compagni, che oggi non si pone agli operai italiani il problema di fare ci� che � stato fatto in Russia. La classe operaia italiana deve oggi riuscire, attraverso la propria azione e la propria lotta, a risolvere le gravi, terribili questioni del momento attuale. Essa ha il compito di dire una parola, di dare una direttiva, la quale indichi a tutto il paese la via per uscire dalla catastrofe cui � stato trascinato. Guai se noi oggi non comprendessimo questo compito o lo respingessimo. Guai se la classe operaia, oggi, non adempisse a questa sua funzione nazionale. Guai se gli elementi pi� decisi della classe operaia si lasciassero isolare. Guai se le forze democratiche si lasciassero dividere. Assisteremmo immediatamente, non solo al risorgere, ma al trionfo delle vecchie forze reazionarie; al prevalere delle istituzioni, delle formazioni politiche e degli uomini che sono responsabili di averci portato nella situazione attuale. Compagni, quell'Italia noi vogliamo che non risorga. Vogliamo una Italia democratica, ma vogliamo una democrazia forte, la quale annienti tutti i residui del fascismo e non lasci risorgere niente che lo riproduca o che gli rassomigli. Come partito comunista, come partito della classe operaia, reclamiamo arditamente il nostro diritto a partecipare alla costruzione di questa nuova Italia, coscienti del fatto che se noi non reclamassimo questo diritto e non fossimo in grado di adempiere, oggi e nel futuro, questa funzione, l'Italia non potrebbe venire ricostruita, e gravi sarebbero le prospettive per il nostro paese. Nel combattimento durissimo per liberarci, oggi, dall'invasione straniera e iniziare e condurre sollecitamente, non appena sia possibile, la ricostruzione, noi chiamiamo ad unirsi, nel fronte delle forze democratiche, antifasciste e nazionali, tutti gli italiani onesti, tutti coloro che soffrono della situazione a cui � stata portata l'Italia, tutti quelli che vogliono vedere finita rapidamente questa situazione. Per questo, compagni, la nostra politica � una politica nazionale ed una politica di unit�.�[59]

 

�La scelta quindi di non precipitare l�Italia� nella rivoluzione violenta ( la cosi detta �svolta di Salerno� )� risponde quindi soprattutto a una scelta strategica e politica di largo respiro che vedeva la instaurazione del comunismo come� il risultato di una ampio e profondo processo civile e culturale.�� Tutto ci� a prescindere dal fatto che in realt� in Italia non vi erano rapporti di forza tali� che� potessero far prevedere un esito felice della rivoluzione : ci� apparve ancora pi�� chiaro negli avvenimenti susseguenti l�attentato di Pallante.�

D�altronde con la svolta di Salerno si � operato poi quelle scelte e quelle strutture che hanno retto poi il partito in modo duraturo ed efficace per tutta la durata della sua esistenza:

Si fonde innanzi tutto il carattere i mediazione fra ideologia rivoluzionaria e linea politica� legalista

Come nota Massimo Ilardi infatti:

 

�Si pu� dire, a questo punto, che la struttura organizzativa � stata determinata, nel caso del PCI, dalla sua funzione di mediazione politica tra una ideologia rivoluzionaria e una linea politica socialdemocratica. Per que�sto essa avr� sempre un impianto valutativo e prescrittivo, e una grande stabilit� e autonomia dentro il partito. � proprio l'uniformit� e la rigi�dit� della struttura delle sue istanze e il rispetto delle norme e delle procedure a collocarla in una ideale via di mezzo nella quale pu� dispiegarsi l'estrema adattabilit� dei suoi meccanismi alle esigenze della ideologia e della direzione politica�[60]

 

Nello spazio di qualche anno il Partito da una esiguo gruppo di poche migliaia di iscritti� militanti passava a un grande partito di massa di milioni di iscritti che poi divenne� la� forza �fondamentale� della sinistra italiana :

Nota ancora Ilardi� :

 

�La III conferenza d'organizzazione inizi� i suoi lavori il 10 gennaio 1947. Al centro del dibattito era il problema di come si doveva dirigere operati�vamente un partito che nel giro di quattro anni (dal 1943 al 1947) era pas�sato da circa 6.000 a circa 2.200.000 iscritti, organizzati in 8.635 sezioni e 35.400 cellule. "Il problema � veramente nuovo - dir� Togliatti nel suo intervento -, e nella storia del movimento operaio e anche nella storia del bolscevismo, prima della conquista del potere, una soluzione bella e fatta non la troviamo. Dobbiamo elaborarla da noi, attraverso la nostra espe�rienza e studiando le esperienze degli altri partiti "

Momento centrale e necessario della ricerca di questa soluzione era il Lavoro, il valore del Lavoro, l'etica del Lavoro che dava dignit� e identit� al militante-produttore di politica. Bisogna "realizzare in pieno - afferma�va Togliatti - la parola d'ordine che tutti i comunisti debbono avere un compito e adempierlo scrupolosamente. Nel partito c'� lavoro per tutti; nel partito tutti debbono lavorare."[61]

 

�Si operava pure la composizione del carattere� della composizione di classe del� partito. Che se � l�espressione del proletariato pur tuttavia � in stretto rapporto con le altra classi e in continuit� con la nostra migliore tradizione:

Nota a questo proposito il Flores:

 

�Partito di massa, naturalmente, dei lavoratori, centrato prevalentemente sulla classe operaia rispetto a cui gli altri strati sociali appaiono" alleati "; partito nazionale ma non per questo meno definito socialmente ne staccato e distante da una tradizione lontana con cui non si vuole rompere ma che l'esperienza resistenziale ha permesso di modificare profondamente�[62]

 

L'idea comunista di un partito di massa e di quadri appare, negli anni 1945-48, assolutamente originale. � un'originalit� che nasce dalla volont� di unificare il passato e il presente, la milizia attiva dei rivoluzionari di professione con la partecipazione alle lotte di massa, la creazione di una struttura disciplinata ed efficiente con la presenza capillare in ogni segmento della societ�, il ruolo di un'avanguardia separata e cosciente con un'azione politica che mira alla conquista del con�senso e dell'appoggio della maggioranza e non teme di essere inquinata dal�la coscienza " arretrata" dei grandi numeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO SESTO

 

LA NASCITA DELLA REPUBBLICA

 

 

L�opera di Togliatti nella formazione della Repubblica italiana e della sua Costituzione, non va vista solo ed esclusivamente sotto l�aspetto dell�apporto che ad essa diede il Partito Comunista Italiano, ma anche nella capacit�� di frenare le aspirazioni alla rivoluzione violenta di larga parte del proletariato,aspirazioni che si manifestano soprattutto all�indomani dell�attentato a Togliatti nel 1948.

Infatti, dopo la svolta di Salerno (aprile 44), il Partito Comunista �Italiano entr� nell� area di governo e vi rest� fino al 1947, quando con una improvvisa svolta di De Gasperi, l�allora presidente del consiglio, fu estromesso. La stagione politica si chiuse con l�affermazione della DC nelle elezione del� 1948 :da allora� in poi� il partito comunista� si pose sulla strada di una lunghissima opposizione democratica e costituzionale �democratica, che � durata� fino agli� inizi degli anni 90.

Dopo la svolta di Salerno l�ingresso formale del Partito Comunista Italiano nel governo avvenne il 21 aprile 1944, nel gabinetto presieduto da Badoglio. Il giuramento si tenne in una locale di fortuna a Ravello,� fra la diffidenza� di persone� fedeli al re, che fino a qualche mese prima aveva considerato il comunismo come il maggiore dei mali, ma che ora dovevano pur accettarne,almeno momentaneamente, la alleanza aspettando la prima occasione per sbarazzarsene.

Dopo qualche mese, avvenuta la liberazione di Roma, le forze di sinistra, soprattutto i socialisti, chiesero� una nuova guida del governo che non fosse un semplice fiduciario del re e compromesso con il vecchio regime come era Badoglio: la scelta cadde su� Bonomi che form� quindi un nuovo governo� nel quale entrarono ancora i comunisti (giugno 1944).

In tale nuova fase politica, naturalmente occorreva un profondo rinnovamento del partito, �tanto che� si parl� di� �partito nuovo�.

�Fu� lo stesso Togliatti a delinearlo con una opera teorica e pratica� incessante;

� Scrive Togliatti su Rinascita :

 

�Prima di tutto, e questo � l'essenziale,partito nuovo � un partito della classe operaia e del popolo il quale non si limita pi� soltanto alla critica e alla propaganda, ma interviene nella vita del Paese con una attivit� positiva e costruttiva . La classe operaia, abbandonata la posizione unicamente di opposi�zione e di critica che tenne nel passato, intende oggi assumere essa stessa, accanto alle altre forze conseguentemente democra�tiche, una funzione dirigente . Partito nuovo � il partito che � capace di tradurre in atto questa nuova posizione della classe operaia, di tradurla in atto attraverso la sua politica, at�traverso la sua attivit� e quindi anche trasformando a questo scopo la sua organizzazione. In pari tempo il partito che abbia�mo in mente deve essere un partito nazionale italiano.�[63]

 

Si tratta quindi di costruire un partito che aggreghi le masse, che si diffonda in tutti gli ambienti� possibili,� di un modello quindi nuovo,� molto lontano� da quello del piccolo� gruppo chiuso in s� stesso per affrontare le persecuzioni politiche, l�esilio e i mille pericoli della clandestinit�.

Alcuni hanno visto in questo modello un abbandono del rigore rivoluzionario e un primo passo sulla via della rinuncia alla Rivoluzione. Scrive ad esempio il Galli:

 

�L 'esilio, il carcere, il confino, le molte lotte combat�tute, le difficili prove affrontate, invece di temprare le volont� ingenerarono una stanchezza, una rilassatezza, un sostanziale scetticismo che trovava un terreno propizio nelle nuove condi�zioni di un ambiente che consentiva la trasformazione dei vec�chi perseguitati in personaggi ufficiali riveriti, blanditi, osanna�ti. La buona formazione culturale di taluni tra loro - e in pri�mo luogo dell'autorevolissimo segretario generale - trovava nella tradizione italiana motivi e pretesti per giustificare l'indi�rizzo adottato. La

deformazione di Gramsci completava quella di Lenin, il "Risorgimento tradito", da Pisacane a Gobetti, i fermenti meridionalistici da Fortunato a Dorso, fornivano ma�teria per un canone interpretativo che rendeva lecite tutte le pe�culiarit�, tutte le cautele, tutte le attese�.[64]

 

Ma indubbiamente il �partito nuovo� corrispondeva alle esigenze del momento storico , in qualche modo anche potremmo dire che fu ��imposto, a una base� alquanto recalcitrante� perch� non cosciente della nuova situazione internazionale che si andava maturando.

�Ad esempio bisognava� tener conto� delle preoccupazioni degli alleati che andavano comunque rassicurati,� preoccupazioni soprattutto da parte inglese come spiega Spriano:

 

�Ci sono abbondanti prove che almeno il governo inglese era seriamente preoccupato della piega che stavano prendendo gli eventi. Il 4 maggio, ad esempio Churchill scrisse due note al suo ministro degli Esteri, chiedendo se gli inglesi� avrebbero consentito alla comunistizzazione dei Balcani e forse dell'Italia�, osservando che �ci stiamo avvicinando al momento di mettere le carte in tavola� con i russi sui loro intrighi comunisti in Italia, Jugoslavia e Grecia�.. Mentre � probabile che il Preside Roosevelt non fosse personalmente molto preoccupato della possibile diffusione del comunismo in Europa, i dirigenti americani civili e militari in Italia erano forte mente anticomunisti e furono in grado di esercitare un'influenza decisiva sul cc della politica italiana del loro governo�[65]

 

Si forma quindi nel giugno del 45 �il governo presieduto da Parri, esponente del partito d�azione che aveva presieduto il comitato che aveva guidato la Resistenza: si tratta di una affermazione� di quello che fu detto il �vento del nord�. Nel nuovo governo Togliatti assume il� ministero della giustizia, funzione particolarmente importante in vista delle epurazioni e dei processi per i crimini commessi durante la guerra.

�Tuttavia il governo Parri ebbe vita breve, dal giugno al novembre 1945 perch� sembr� da una parte troppo legato agli ambienti partigiani e dall�altra� non sufficientemente sostenuto dalla Sinistra perch� il leader era un liberale. Si apri quindi la strada a un governo guidato da un cattolico e la scelta ricadde su Alcide De Gasperi. (dicembre 1945)

Togliatti si trov� quindi ad affrontare� il problema del rapporto con la Chiesa e con il mondo cattolico in generale. E� ben consapevole� che la Chiesa � la base catalizzatrice� delle forze anticomuniste e� tuttavia ritiene che il mondo cattolico sia molto composito e agitato da� forze contrastanti, alcune delle quali possono essere utili alla causa democratica.� In ogni caso� gli sembra errato e controproducente uno scontro generalizzato con il cattolicesimo nel suo complesso poich� comunque il sentimento religioso � ben� radicato nelle� masse agrarie e anche in quelle operaie.

Come Osserva Bocca:

 

� La Chiesa in Italia � certamente conservatrice, an�ticomunista, ma nulla esclude che possa mutare, che possa cer�care un nuovo rapporto con le forze popolari. � comunque con lei che bisogna fare i conti. Togliatti non improvvisa mai sui grandi temi: ritornano qui le lunghe meditazioni con Gramsci e poi le esperienze del Comintern, specie quella della Spagna�... � comprensibi�le che la Chiesa stessa presenti questa sua dottrina come qualco�sa di fermo, di assoluto, e la propria azione come un adegua�mento, condizionato soltanto da circostanze di fatto. Ma � com�pito dello storico e del politico indicare come, in circostanze sto�riche di volta in volta profondamente nuove e diverse, uno stesso involucro dottrinale abbia coperto o copra posizioni molto differenti, condizionate dai rapporti intercorrenti tra la Chiesa, lo Stato e la societ� civile, dalle lotte che si combattono nel seno di questa societ�, dai problemi economici, sociali, politici, che in questa societ� vengono a maturazione e si risolvono Poi si potr� rimproverare a Togliatti di aver commesso questo o quel�l'errore nella sua politica con la Chiesa ma non di non aver ca�pito che questa politica si imponeva comunque al movimento operaio�[66]

 

 

Occorre quindi muoversi sulla direttrice di una grande intesa generale; d�altra parte va pure notato che per il momento il clima della guerra fredda � ancora lontano.

�Con De Gasperi egli trova anche una intesa abbastanza� agevole. La nuova Democrazia cristiana � infatti molto pi� aperta del vecchio Partito Popolare: quest�ultimo� era infatti pi� rivolto a ricostituire� una� societ� integralmente cattolica mentre la DC accetta sinceramente le istanze democratiche e progressiste. D�altra parte lo stesso De Gasperi in qualche modo ha bisogna dell�appoggio di Togliatti per fare accettare come una necessit� quelle riforme in senso democratiche che molta parte del mondo cattolico avversa.

Si arriva quindi al referendum istituzionale (giugno �46) che segna una vittoria per le forze di sinistra, in quanto la monarchia, che � il naturale baluardo della conservazione, viene battuta anche se i risultati, seppure chiari,� non sono poi tanto eclatanti .

Il 54% degli elettori si esprime per la Repubblica con 12.717.923 voti, contro il 45,'7% che d� la preferenza alla monarchia con 10.719.284 voti. Da pi� parti si sollevano dubbi di brogli elettorali, ma la contestazione rimane lettera morta e il 13 giugno Umberto di Savoia lascia l'Italia per l'esilio di Cascais in Portogallo. Unitamente al referendum si vota anche per l�assemblea costituente con i seguenti risultati :

 

Democrazia Cristiana

207

Mov. Indip. Sicilia

4

Partito Socialista

115

Concentr. Dem Repub.

2

Partito Comunista

104

Partito Sardo d'Azione

2

Unione Dem. Naz,

41

Movim. Unionista It.

1

Uomo Qualunque

30

Part. Cristiano Sociale

1

Partito Repubblicano

23

Part. Democr. Lavoro

1

Blocco Naz. Libert�

16

Part. Contadini Italiani

1

Partito d'Azione

7

Fr. Dem. Progres. Rep.

1

 

 

 

 

Il P.C.I., come si vede, risulta solo il terzo partito: una chiara delusione� alle tante speranze dei militanti. �il comunismo era una forza nuova e che per tanti anni era stato demonizzato in ogni modo, non solo dal Fascismo, ma da tutta la classe dirigente e soprattutto doveva combattere con la posizione intransigente� contraria della Chiesa.

Comunque la Costituente non aveva i poteri di una assemblea legislativa ma solo di redigere la Costituzione che fu opera comune di tutte le forze antifasciste e con tutti i� limiti e le contraddizioni insite in un mondo cosi variegato ,resta comunque a tutto oggi� un presidio essenziale della democrazia nel nostro paese.

Da notare in particolare� l�art 7 che� fa entrare nella Costituzione i Patti Lateranensi negoziati nel 1929 da Mussolini.� Come � noto, esso fu approvato con l�appoggio comunista, mentre altre forze laiche e di sinistra (liberali, socialisti e azionisti) furono contrari.�

Togliatti decise in tal senso per i motivi che prima abbiamo� richiamato:� evitare uno scontro frontale con il mondo cattolico dal quale� il comunismo aveva tutto da perdere.

Subito dopo il voto referendario si forma un secondo governo De Gasperi che slitta alquanto pi� a destra del precedente. Comunque a Togliatti viene confermato il ministero della giustizia e ad altri esponenti comunisti viene pure affidato l�alto commissariato per la epurazione.

Come guardasigilli� Togliatti svolge una opera molto discussa dagli ambienti della� sinistra. La sua� azione � tutta intesa a ripristinare la legalit�. Si rivolge ai giudici invitandoli alla obbiettivit� anche se sa bene che la classe dei magistrati era chiaramente orientata� verso la conservazione per estrazione culturale.

�Nota Bocca:

 

�La risposta di questa magistratura � nella maggior parte dei casi una risposta reazionaria. A Roma i fascisti che hanno torturato e ucciso i partigiani vengono o con�donati o condannati a pene lievi; i gerarchi fascisti denunciati alI'Alta Corte di Giustizia si danno alla macchia protetti dai cara�binieri e dalla polizia. Se il ministro di Grazia e Giustizia osa trasferire uno dei magistrati reazionari, la stampa di destra parla di �persecuzioni politiche� e il Guardasigilli deve giustificarsi, come nel caso del consigliere Milziade Venditti, trasferito dalla presidenza del Tribunale di Roma ad altro incarico: non per ra�gioni politiche, precisa �L 'Unit�, ma di incompetenza profes�sionale, giudicata tale da una commissione della Corte d' Appel�lo cio� da �funzionari, alti magistrati di elevatissima competen�za e di serenit� e imparzialit� superiori a qualsiasi sospetto[67]

 

 

Tuttavia va notato� che il progetto di Togliatti � pienamente coerente: vista la impossibilit� di una rapida presa del potere di un regime comunista, occorre muoversi su un terreno puramente legalitario e costituzionale: la violazioni delle leggi da parte dei comunisti avrebbe oggettivamente� giustificato atti di forza della destra. Se non si voleva arrivare a uno scontro violento per i tanti motivi che prima abbiamo delineato, occorreva� restare saldamente su un �piano legale.

 

Anche per quanto� riguarda l�epurazione� si procede con molta cautela, limitandosi a esonerare solo un limitato gruppo di alti dirigenti. D�altra parte va pure considerato che il regime fascista� aveva preteso per tutti gli impiegati� dello stato la fedelt� al regime,oltre alla� formale iscrizione al Partito Fascista. Non era facile distinguere fra coloro che vi avevano aderito spontaneamente da quanti lo avevano fatto� per semplice motivi economici e di lavoro, a prescindere dal fatto che gli avvenimenti� avevano profondamente modificato le convinzioni della gente.� D�altra parte non si poteva licenziare un numero� ingente di funzionari senza che lo Stato ne restasse paralizzato� nella sua azione, anche senza correre il rischio di vedere tutta una categoria di cittadini e lavoratori spinta in� una disperata situazione. Il progetto di� Togliatti era invece quello di allargare il consenso� e non di creare una diffusa ostilit� alle forze democratiche.

Tuttavia spesso ci fu eccessiva indulgenza da parte degli organi preposti, come osserva Bocca:

�

 

�Certe commissioni prosciolgono quasi sistematicamente Non c'� da stupirsene, dato che nelle commissioni di epurazione vi � un so�lo rappresentante dell' Alto commissariato e due (un magistrato e un burocrate) della pubblica amministrazione. Del resto, che fare se il primo ministro De Gasperi accusa pubblicamente l' Al�to commissariato di compromettere i fondamentali interessi dello Stato, togliendogli i funzionari di cui ha bisogno per i suoi ministeri?�[68]

 

Sulla stesa linea Togliatti propose una amnistia poi� approvata che riguardava i reati commessi in guerra e punibili con pene non superiori ai 5 anni e� a esclusione dei reati�� di �sevizie particolarmente efferate�. Si trattava anche in questo caso di una necessaria opera di pacificazione anche se la magistratura� la applic� in modo molto estensivo verso i repubblichini.

�Intanto per� la situazione� mondiale era in rapida evoluzione. La alleanza che aveva permesso la sconfitta del nazi-fascismo andava rapidamente dissolvendosi�� e al suo posto nasceva quella che fu definita la �guerra fredda� fra la societ� liberista , guidata� dagli USA., e il comunismo guidato dall�Unione Sovietica.

Gli USA cominciano quindi una campagna politica generale contro il comunismo internazionale, non disdegnando, il contributo di elementi ex fascisti e ex nazisti

Dall�altra parte,nell�Europa Orientale occupata dagli eserciti russi,l�alleanza con i partiti non marxisti viene rapidamente liquidata e la direzione dello Stato passa rapidamente in �mani del tutto fedeli a Stalin.

�Nel nuovo contesto occorreva schierarsi con il modello capitalistico o con quello comunista: non era possibile restare in� una terza posizione.

�Il problema si riflette rapidamente anche nella politica interna italiana: De Gasperi infatti agli inizi� del 48 and� in visita� in USA dove ebbe la promessa di ingenti aiuti economici conseguenti al piano Marshall, ma alla condizione sostanziale di estromettere i comunisti dall�area del potere. E fu ci� che avvenne alla fine dei maggio del 47 con il terzo governo De Gasperi.

Contemporaneamente anche il partito socialista� subiva una scissione fra la maggioranza diretta da Nenni� che restava nell�alleanza con i� comunisti e una minoranza che sotto la guida di Saragat� usciva per creare un proprio partito alleato alla DC e avversario del comunismo.�

La radicalizzazione della lotta quindi costrinse il partito comunista ed abbandonare la politica precedente� di buoni rapporti con le altre forze borghesi e comunque non reazionarie.

Si arriv� alle elezione del 18 aprile 1948.

Il risultato mostr� una vittoria chiara delle forze anticomuniste incentrate intorno alla DC e� il PCI come la principale forza di opposizione:� praticamente la DC al potere, il PCI all�opposizione fu lo schema che dur�� per oltre quaranta anni e si trasciner� sostanzialmente immutato, sia pure tra molte vicissitudini, fino agli inizi degli anni �90.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO SETTIMO

 

L�ATTENTATO DI PALLANTE

 

.�

 

Il PCI aveva perso con le elezioni del 48 la possibilit� di raggiungere il potere attraverso le vie della democrazia� costituzionale parlamentare.

�Era possibile allora raggiungere lo stesso risultato con altri mezzi, quella della rivoluzione violenta ? L�occasione si present� qualche mese dopo quando avvenne l�attentato di Palante contro Togliatti: fu� l�occasione nella quale apparve,e� non a pochi, che il comunismo potesse affermarsi secondo la linea della rivoluzione violenta in Italia. Ma tale possibilit� nella realt�� non ci fu in quell�occasione, cosi come non ci fu� mai realisticamente, n� prima n� dopo

 

Gli avvenimenti che si susseguono all�attentato di Pallante� a Togliatti sono ��un momento cruciale nella storia sia del movimento comunista che di tutto il Paese. Con essi tramonta ogni �velleitarismo� rivoluzionario e prende� corpo definitivamente� un lungo processo che, in mezzo a molte contraddizioni e arretramenti, tuttavia porta alla fine alla il PCI a accettare compiutamente la democrazia borghese parlamentare

Come scrive� Tobagi :

 

�Questa forza, anche per l'esperienza dello sciopero generale, acquista maggior coscienza che i sogni di una rapida palingenesi rivoluzionaria non hanno fondamento. Ci� non vuol dire che se ne traggano subito e chiaramente tutte le implicazioni teoriche e pratiche: bene o male, come si � visto negli articoli saggio di Secchia, si continua a tenere in piedi l'ipotesi di una via insurrezionale al potere, che � poi l'ipotesi di un uso politico anche della forza armata; e qualche gruppo, ristretto ma non isolato, continua a compiere piccoli episodi di lotta violenta. Ma si tratta, tutto sommato, di esperienze minoritarie e marginali: il grosso del movimento operaio - unito su questa scelta di� fondo, al di l� delle divergenze politiche e delle diffe�renziazioni che cominciano a delinearsi tra Pci e Psi inizia 'una lunga guerra di posizione� nel Paese e nel Parlamento.

�ln questo senso, lo sciopero per l'attentato a Togliatti chiude un'epoca e fa morire un'illusione: l'epoca pi� convulsa e combattuta del secondo dopoguerra; l'illu�sione che il movimento operaio possa arrivare al potere con un colpo rivoluzionario.[69]

 

�Il merito di aver evitato un bagno di sangue,� si deve soprattutto� �al realismo di Togliatti in prima persona e del �gruppo dirigente comunista che a lui faceva capo.

�

Esaminiamo sinteticamente i fatti:

�Il 14� luglio 1948, alle 10.30 mentre Togliatti� era insieme alla compagna Tilde Iotti, un giovane, Antonio Pallante gli spar� a bruciapelo tre colpi� di� pistola: Togliatti venne colpito ma fortunosamente i proiettili che lo raggiunsero non ebbero a ledere� organi vitali� e Togliatti� potette� essere� salvato.

Molto si � detto sulla matrice dell��attentato : alcuni hanno pensato che non si sia trattato� del gesto di un personaggio� isolato, pi� o meno esaltato, ma di�� un complotto,nel quale sarebbero� intervenuti anche i servizi segreti stranieri.

Scrivono�� a questo proposito i� Ferrara:

 

�� impossibile dire se, oltre al clima di aggressione� civile contro i comunisti, creato ad arte� dei clericali, l'attentato del 14 luglio fu consapevolmente�� organizzato da qualche mandante rimasto� nascosto. Le indagini della polizia non� potevano naturalmente mettere in luce niente in questa direzione . Persino per l' eccidio di Portella delle Ginestre la ricerca dei mandanti fu esplicitamente esclusa dai

magistrati e impedita dalla polizia Sono stati avanzati dubbi� , ma una ricerca di prove non � stata possibile. �[70]

 

In tempi recenti si riparlato della presenza di qualche burattinaio nascosto:

il 12 febbraio 2003,il quotidiano � Repubblica� riporta l�attenzione sui quei fatti presentando alcuni nuovi documenti in un articolo intitolato �Quando l�O.S.S. spiava Togliatti�:

 

� Dalle carte dei servizi americani (Office of Strategic Services) ripescati a College Park, escono le paure di una potenza che subito dopo la guerra teme una rivoluzione bolscevica in Italia. Togliatti viene spiato, seguito in ogni sua mossa da qualcuno che gli sta molto vicino.�[71]

 

�Ogni sua abitudine viene minuziosamente annotata, perfino la sua tendenza a bere quasi due litri di vino al giorno senza risentirne affatto. La spia continua a inviare informazioni anche dopo l�attentato del 1948, ma, a tutto oggi, quelle stesse prove documentali non ci permettono di affermare il coinvolgimento diretto degli americani.

Partendo da queste ipotesi, Lecis, giornalista della Gazzetta di Reggio, e in giovent� segretario della Fgci sassarese, recentemente� ha pubblicato� un romanzo dal titolo�Togliatti deve morire�[72]

Protagonista della vicenda � Antonio Sanna, funzionario del Pci, che viene a sapere delle trame americane e si attiva per proteggere il compagno Ercoli (alias Togliatti), non riuscendoci

�Si tratta pero di una opera di narrativa e non di� un saggio storico, che riporti documenti� attendibili

Comunque anche se sono rimaste alcune zone d�ombra si � comunemente convinti che non si tratt� di un complotto,� ma del gesto di un estremista, pare non molto equilibrato.� Tuttavia l�opinione pubblica non poteva sapere con certezza� che si trattasse semplicemente di un gesto clamoroso, gravissimo, ma comunque isolato e si pens� da parte di molti al complotto, alla preparazione di un colpo di stato autoritario. Soprattutto si�� accusarono i partiti borghesi� di aver� creato un clima di violenta demonizzazione dei comunisti, presentati come il male, come �quelli che mangiano i bambini� come si� disse poi ironicamente.�

I Ferrara chiaramente rievocano il clima nel quale esso si attuo:

 

�L 'attentato del I4 luglio non si comprende se non nel clima� creato ad arte dai clericali, e in particolare da De Gasperi, per le elezioni del I8 aprile. Vi erano, certamente, esaltati e pi� fascisti in giro nella Napoli del I944, a Roma del '45 e del '46, quando i dirigenti comu�nisti ripresero a circolare Sotto gli occhi di tutti , libe�ramente; non si era per� ripreso, allora, l'incitamento fanatico alla messa al bando dei comunisti dalla vita politica, ma si era ripresa la odiosa agitazione di menzogne e di calunnie che � il marchio immondo del�l�anticomunismo. �[73]

�

 

Si addit� come mandante morale una certa stampa� fra le quali faceva spicco un articolo di un esponente� socialdemocratico, Carlo Andreoni che scriveva sull�Umanit�. Come racconta Bocca :

 

 

�Per quanto ci riguarda, dinanzi a queste prospettive e alla iattanza con la quale il russo Togliatti parla di rivolta, ci limitiamo a esprimere l'augurio, e pi� che l'augurio la certezza, che se quelle ore tragiche dovessero veramente suonare per il nostro popolo, prima che i comunisti possano consumare per intiero il loro tradimento, prima che armate straniere possano giungere sul nostro suolo per conferire ad essi il miserabile potere di Quisling al quale aspirano, il governo della Repubblica e la maggioranza degli italiani avranno il co�raggio, l'energia, la decisione sufficiente per inchiodare al mu�ro del loro tradimento Togliatti e i suoi complici. E per inchio�darveli non solo metaforicamente�[74]

 

E quell�infelice� �non metaforicamente �, sembr� proprio un incitamento all�assassinio, tanto che qualche testimone (non� confermato per la verit�)� rifer� che Togliatti� colpito, avrebbe pronunciato� subito il nome di Andreoni, cogliendo il nesso diretto fra l�articolo e l�attentato.

Anche in parlamento Terracini afferm�:

 

�Stamane a Piazza Montecitorio una figura scialba, stri�sciando, si � posta all'agguato. In lei - ed ancora ne ignoriamo i lineamenti - confluivano i pi� tristi perso�naggi della politica italiana di questi ultimi mesi: la frenetica campagna anti-comunista di cui sui banchi di�versi dai nostri non c'� nessuno che possa dichiararsi non responsabile; l'istigazione specifica a colpire gli uomini nostri, svolta di giorno in giorno, fino alle for�me pi� esasperate e frenetiche; e quella menzognera agitazione di stampa per la quale questa mattina ho ado�perato termini brucianti che mi rammarico oggi di non avere reso pi� brucianti ancora.

Tutto ci� si annidava nella scialba figura salita stamane agli onori della nostra cronaca politica e che forse qual�cuno gi� pensa di elevare domani a pi� alti onori.�[75]�

 

Appena la notizia si diffuse� in tutta Italia esplose uno sciopero� generale con molte occupazioni delle fabbriche, repressioni e scontri sanguinosi che portarono complessivamente� a 16� vittime fra manifestanti e forze dell�ordine.

La manifestazioni furono spontanee, non vi fu nessuna preparazione� (che non poteva naturalmente esserci per� l�imprevedibilit� dell�avvenimento),� ne tanto meno un piano insurrezionale. Ci� non toglie per� che in molta parte dei manifestanti fosse diffusa la convinzione che fosse venuto il �gran momento� della Rivoluzione, dello sciopero generale come momento iniziale dell�insurrezione definitiva.

�La lotta partigiana era terminata da poco, ed era diffusa l�idea che doveva essere seguita da una seconda fase� nella quale il proletariato avrebbe preso il potere� sottraendolo ai moderati che del fascismo erano considerati come una emanazione, una continuazione.

Se la insurrezione tuttavia non si ebbe e in tre giorni l�ordine pubblico torno alla normalit� o quasi, il merito (o la colpa, dipende dal punto di vista� ) fu essenzialmente della dirigenza comunista stretta intorno a Togliatti.

Togliatti stesso infatti appena fu in grado di farlo pronunci� parole rassicuranti e invit� tutti alla calma e alla moderazione.

�Come racconta Bocca:

 

�Entrano nella stanza del ferito, che � lo studio del professore� Valdoni, Longo, Secchia, Scoccimarro e Caprara. Gi� a Montecitorio il leader ha raccomandato a Scoccimarro: �State calmi; non perdete la testa�,� e ora ripete: �Calma, mi raccomando, calma, non facciamo sciocchezze�. Poi chiede notizie delll'attentatore, ma se ne sa ben poco: � un siciliano, pare di idee� fascistoidi.�[76]

 

 

Alla testa dei pi�� decisi� all�insurrezione appaiono personaggi che erano stati gli emarginati dal partito, proprio per il loro estremismo. I dirigenti del Partito invece sostengono vigorosamente la protesta, si chiedono� anche le dimissioni del governo De Gasperi ma sostanzialmente impediscono �che lo sciopero generale degeneri� in vera e propria insurrezione.

Per questo non sono mancate le accuse secondo le quali, agendo in questo modo, la dirigenza comunista di Togliatti ha in effetti impedito la Rivoluzione, ha spezzato lo slancio rivoluzionario delle masse, non ha� avuto fiducia in esso e ha� di fatto allontanato definitivamente l�Italia dal comunismo marxista,� consegnandola quindi ai partiti borghesi.

Si � spesso sostenuto che non era del tutto impossibile che una rivoluzione comunista in Italia avrebbe avuto successo

Scrive ad esempio Galli :

 

�A questo punto si deve tener conto della situazione� internazionale di allora, estremamente tesa soprattutto a causa del blocco sovietico di Berlino. � lecito chiedersi , il colpo di stato di Praga e dopo la prova di forza in Germania , un tentativo comunista di impadronirsi� in Italia non

avrebbe provocato un intervento a del tipo di quello attuato due anni dopo in Corea.

� certo che, dopo l'enunciazione di quella che fu detta la dottrina Truman, gli Stati Uniti intendevano opporsi ad ogni espansione dell'influenza sovietica. Ma fin dove questa intenzione potesse spingersi in rapporto a che era allora il potenziale militare americano, � difficile dire. Solo un calcolo approssimativo delle truppe , statunitensi di pronto impiego in Europa nell'estate del 1948 pu�� fornire un primo elemento di giudizio; a quanto si sa� ufficialmente, non sembra che il comando americano� potesse contare su pi� di un paio di divisioni di immediato impiego; � dubbio che con la situazione esistente� in Germania queste truppe avrebbero potuto esser spedite� immediatamente in Italia�[77]

 

�In realt� ad un esame� obbiettivo non si pu� non concordare che in quelle condizioni, in quel contesto storico,� la rivoluzione sarebbe stata una catastrofe� per il movimento comunista e in generale per le classi lavoratrici.

�Innanzi tutto va tenuto presente il contesto internazionale. Di fatto alla fine della Seconda Guerra Mondiale l�Italia era ricaduta nell�ambito� della sfera di influenza degli americani� che certamente non avrebbero permesso l�instaurarsi di un regime comunista in Italia.

�Realisticamente i rappresentanti dell�Unione Sovietica� fecero presente che non avrebbero potuto intervenire per sostenere la rivoluzione,� n� d�altra parte questo avrebbe potuto avvenire senza scatenare un guerra grande e generale� dagli esiti incerti ma certamente disastrosi per l�intera� umanit�.

�Certamente ci furono dunque scioperi e manifestazioni spontanee:

Vivacemente descrivono i� Ferrara:

 

�Dappertutto, subito, si sospese il lavoro, si fermarono i trasporti pubblici, si calarono le saracinesche dei ne�gozi, la gente si precipit� nelle vie, imprecando all'as�sassino, al governo democristiano, a Scelba. Attorno a Montecitorio incominci� il conflitto con la� Celere , che cercava di sciogliere gli assembramenti, ma non poteva muoversi, sotto la fitta sassaiola, assalita da grida una�nimi di esecrazione. Dalla Camera e dal Senato, tutto il mondo politico si affoll� attorno alla sala dove Val�doni stava operando, riemp� le scale, i corridoi, le anti�camere. In un angolo era anche De Gasperi; pallido, tremante. Una popolana lo vide e grid�: �Eccolo! il capo degli assassini! �.

II movimento si estese a tutto il Paese! con la rapi�dit� della folgore. La radio dette la notizia e di colpo tutta l'Italia fu in sciopero. I treni si fermarono in mezzo alla

�campagna e il popolo scese nelle piazze.�[78]

 

�Ma anche se vediamo al contesto nazionale dobbiamo notare che solo una parte della nazione minoritaria avrebbe seguito la spinta rivoluzionaria.

Gli scioperi e le manifestazioni infatti si diffusero, ma a macchia di leopardo, pi� nella citt� e meno nelle campagne, pi� a nord e meno a sud dove mancava la tradizione della lotta partigiana di cui la spinta rivoluzionaria� appariva come un prosieguo. Come dimostra il Tobagi esaminando le relazioni dei prefetti e degli organi di polizia:

 

�� vero, e risulta chiaramente dai rapporti dei prefetti, che c'�� l'Italia che sciopera� ed � una parte forte, numerosa, politicamente cosciente e concentrata, quasi sempre, nelle zone pi� industrializ�zate. Ma questa realt� � ben lungi dal coprire l'intero spettro della societ�.

�C'� una �seconda Italia � che pure emerge dai telegrammi dei prefetti: � l� Italia che non sciopera� vuoi per indifferenza, vuoi per convinzione politica; e sono milioni di persone, quasi intere regioni, dalle Tre Venezie ad ampie zone del Sud, che non scendono in piazza, per� costituiscono quel poten�ziale di riserva, che ha garantito alla Democrazia cristiana il trionfo del 18 aprile.�[79]

 

�Inoltre va tenuto presente che oltre all�Italia che manifesta non� vi era� solo un altra Italia che restava in disparte o perch� sostenitrice dei partiti borghesi e pi� semplicemente perch� scarsamente interessata alla� politica, o timorosa di una ripresa dei conflitti� armati dopo anni di� disastri e di guerra. Vi era infatti una terza Italia composta all�apparato burocratico dello stato, dalle forze di polizia , dall�esercito, che restava nel complesso� ostile alla rivoluzione in modo attivo e convinta. Come osserva� infatti il Tobagi:

 

�E questa � seconda Italia� (che non sciopera) non � isolata; anzi, � strettamente collegata ad una � terza Italia �, l' � Italia del�l' ordine pubblico � , dai prefetti fino al carabiniere del pi� sperduto paesino di campagna. Anche questa Italia fa sentire il suo peso sociale e politico: non si limita a

una gestione meramente difensiva, � convinta di bat�tersi per una causa che sente giusta; e perci� interviene con la stessa, durissima decisione per rimuovere un blocco stradale come per garantire la libert� di lavoro.�[80]

 

In queste condizione evidentemente la rivoluzione sarebbe andata incontro al fallimento e per effetto di esso� i comunisti� sarebbero state esclusi dalla vita politica per un periodo lunghissimo, non precisabile ma , diciamo, almeno per una generazione.

�I dirigenti comunisti quindici mossero decisamente sulla strada di evitare tragici risultati:

�Come osserva Ginsborg

 

�I dirigenti comunisti intervennero dovunque rapidamente per evitare quello che ritenevano sarebbe stato un tragico errore. Gi� il 16 luglio erano faticosamente al lavoro cercando di convincere i propri militanti a levare i blocchi stradali, smantellare le barricate, rilasciare gli ostaggi e tornare al lavoro. Il 18, De Gasperi ripart� all�offensiva. Un�ondata di repressione si abbatt� in tutte quelle zone che avevano reagito con maggiore vigoria alle notizie del tentato assassinio. Ad Abbadia San Salvatore e dintorni 147 abitanti furono arrestati e messi sotto processo.

�Il 15 luglio molti di loro avevano sinceramente creduto che stesse per sorgere un nuovo periodo fascista, che Togliatti avesse avuto lo stesso destino di Matteotti, che fosse giunto il momento di combattere fino alla fine. Essi, in realt�, avevano torto e ragione al tempo stesso: non c�era alcuna possibilit� di un ritorno al fascismo, ma la battaglia iniziata nel settembre 1943, e che aveva spinto molti di loro ad arruolarsi nelle Brigate Garibaldi e a combattervi, era stata definitivamente perduta con l�estate del �48�[81]

�L�opera di Togliatti e� del suo gruppo scongiur� un� disastro e permise�� quindi al movimento comunista di essere partecipe, sia pure nella� posizione dell�opposizione alla formazione della democrazia italiana .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CAPITOLO OTTAVO

 

TOGLIATTI ALL�OPPOSIZIONE

 

 

 

Dopo le elezioni del 48, il PCI guidato da Togliatti non ebbe pi� la possibilit� di entrare nell�area del potere centrale. Le alleanze della lotta contro il nazismo andavano esaurendosi in tutto il mondo e quindi necessariamente anche in Italia� la solidariet� nazionale dello lotta antifascista volgeva inevitabilmente al termine. Oramai il mondo intero era chiamato a schierarsi da una parta o dall�altra. La divisione in due del mondo era intesa come una situazione di lunga durata,� comunque necessaria per evitare l�olocausto nucleare. Iniziava cos� la �guerra fredda�.

Come osserva Hobaswn:

 

�In effetti la situazione mondiale si stabilizz� ben presto e tale rimase fino alla met� degli anni '70, quando il sistema internazionale e le sue componenti entrarono in un altro periodo della crisi economica e politica. Fino ad allora entrambe le superpotenze� accettarono la divisione del mondo, pur con le sue irregolarit� e fecero� ogni sforzo per comporre le dispute circa le linee di demarcazione senza pervenire a uno scontro aperto tra le loro forze armate, che avrebbe potuto portare a una guerra. Inoltre, in contrasto con l'ideologia e la� retorica della Guerra fredda, agirono in base al presupposto che una coesistenza pacifica di lungo termine fosse possibile. Infatti quando si arriv� al dunque, entrambe le superpotenze si fidarono della moderazione� della controparte, perfino in momenti in cui erano sull'orlo di una guerra o perfino impegnate in essa.�[82]

 

Inevitabilmente anche in Italia le forze politiche� erano necessariamente chiamate a fare la loro �scelta di campo�. Il Partito comunista naturalmente non poteva non scegliere il campo socialista, senza rinnegare la propria ispirazione fondamentale, la propria ragione d�essere, potremmo dire. Ma l�Italia, per la spartizione del mondo che si era consumata a Yalta e che comunque , bisogna riconoscerlo, scongiur� una guerra� grande e generale che avrebbe forse distrutto l�umanit�,� ricadeva nel campo di influenza degli U.S.A. e quindi nel campo di influenza capitalistica: conseguentemente� i comunisti si trovarono pur sempre all�opposizione. Soltanto� con l�attenuarsi della guerra fredda negli anni 80 si pot� ipotizzare� un inserimento nel governo con il cosidetto �compromesso storico�, ideato ai tempi di Berlinguer,� ma in realt� solo con la fine della guerra fredda conseguente alla caduta dei regimi del socialismo reale (inizi degli anni �90), gli eredi del partito comunista effettivamente hanno avuto la concreta� possibilit� di tornare nell�area di governo.

Spesso si � rimproverato Togliatti per la sua incapacit� di scegliere veramente fra la via rivoluzionaria e quella legalitaria:

Ritiene ad esempio Galli :

 

�..� la sostanza di quel che si pu� chiamare � il dramma � del socialismo italiano di origine marxista. Per quante elaborazioni dottrinali si siano� tentate, l'antinomia tra riforma e rivoluzione e la conseguente� necessit� di scelta si esprimevano, nel 1948, negli stessi� termini di mezzo secolo prima. I dirigenti del PCI non erano in grado di esprimere una nuova sintesi e non seppero compiere una scelta quando le due modalit�- la maggioranza e le barricate - si presenta�rono concretamente nel giro di pochi mesi.�[83]

 

Spesso quindi da destra e da sinistra si rimprovera Togliatti di aver ibernato la principale forza di opposizione.

Da destra lo si rimprovera di non avere veramente� accettato di entrare nel gioco della democrazia occidentale, di non essere schierato chiaramente contro il comunismo: ma evidentemente� un partito che si definisse comunista non poteva certo schierarsi nel campo del capitalismo, mentre in tutto il mondo capitalismo e comunismo erano impegnati in una sfida mortale. Da sinistra invece si rimprovera� Togliatti� di esser stato troppo prudente, di avere nei fatti fermato la rivoluzione invece di promuoverla. Ma va notato che, come tutti gli storici riconoscono,� la divisione del mondo conseguente alla guerra fredda non permetteva una rivoluzione in Italia, e il tentarla avrebbe inevitabilmente portato� l�Italia a una dittatura di destra appoggiata dagli americani come ce ne furono tante� nel lungo periodo della guerra fredda soprattutto nell�America Latina.

La linea del partito comunista era in effetti segnata dalla situazione internazionale;

Come osservano i Ferrara:

 

�Dalla liberazione in poi vi sono stati senza dubbi nell'attivit� del partito comunista debolezze,incertezze, errori. Il merito pero sta nell�aver compreso a tempo che la prospettiva era quella buona con la quale si doveva lavorare, Gli errori furono, quindi, fatti sopra una strada giusta, le� incertezze poterono essere scoperte, si pot� lavorare per superarle �[84]

 

Togliatti in realt� non aveva scelta:o abbandonare il comunismo come in realt� fecero� molti : ma se questa soluzione non� si voleva prendere e allora �la sua linea era l�unica possibile. Egli impose la sua soluzione� fin dai tempi della svolta di Salerno e la� mantenne �inalterata fino a che fu alla guida del Partito Comunista. D�altra parte Togliatti aveva della problematica della lotta al capitalismo una� visione globale , mondiale che aveva acquisito nei lunghi anni in cui in Russia aveva avuto la possibilit� di vedere i meccanismi, i caratteri della lotta rivoluzionaria su scala mondiale. Bisogna pure tener conto che la lotta fra Capitalismo e Comunismo che ha caratterizzato il mondo intero per oltre cinquanta anni, non � un fatto che si possa risolvere in un solo paese,� ma riguarda appunto il mondo intero e si vince o si perde su scala mondiale come poi la storia ha dimostrato.

Ma la linea della opposizione legalitaria di Togliatti� non fu solo l�unica possibile, ma bisogna anche evidenziare che essa non fu affatto sterile di risultati. Anche se in Italia non si instaur� il comunismo, pur tuttavia il PCI incise fortemente sulla vita italiana, sulla organizzazione del lavoro, sulla vita economica, sulla cultura del nostro paese. Anche se la Democrazia Cristiana e le forze centriste o di centro destra ebbero di fatto il monopolio del potere ( come, ripetiamo, non poteva non essere in quella situazione internazionale ) tuttavia il partito comunista italiano ebbe direzione� della opposizione e un� grandissimo� peso nelle amministrazioni� locali. Intere regioni italiane, come quelle del centro nord, sono state amministrate quasi esclusivamente� con l�apporto del PCI e sono risultate anche quelle meglio amministrate, come tutti riconoscono. Ma anche� a livello nazionale,in effetti la politica governativa fu sempre condizionata fortemente dalla opposizione comunista: le leggi in favore dei lavoratori, delle previdenze� sociali, delle donne, delle uguaglianze civili, diciamo, in generale lo stato sociale che pure in quegli anni fu� costruito, fu essenzialmente un effetto della pressione dell�opposizione guidata dai comunisti e quindi da Togliatti per lungo tempo.

Si form� poi in Italia una classe dirigente del PCI in grado di agire con prudenza e chiarezza portando avanti una tale linea politica.

Come nota� Renzo Martinelli:

 

�� attraverso gli sforzi per raggiungere e mantenere un equilibrio tra questi due versanti che si costituisce una tradizione di "capitani� e che questi raggiungono una precisa consapevolezza della propria storia e della propria funzione, facendo leva sull'analisi, via via� chiara e realistica, delle condizioni oggettive. � per questa via che il gruppo dirigente comunista perviene infine a colmare la" sfasatura originaria" caratteristica del PCI, 10 squilibrio, cio�, tra ela�borazione teorica e azione politica concreta che si pu� ravvisare nelle sue vicende precedenti, per assolvere un ruolo decisivo nella storia d'Italia�.[85]

 

La Rivoluzione,� quella� grande e generale� �che avrebbe cancellato per sempre la divisione fra sfruttati e sfruttatori , che avrebbe portato pace� benessere e libert� a tutti era il sogno di ogni comunista: ma pur tuttavia la razionalit� di Togliatti mostrava che non era possibile, almeno per il momento, e quindi bisognava concentrarsi sulle conquiste sociali ed economiche effettivamente possibili. Poi la Storia avrebbe deciso �.

L�azione politica di Togliatti alla guida dell�opposizione quindi in realt� f� caratterizzata da una doppia esigenza: da una parte incalzare il poter centrale sulle esigenze dei lavoratori, di vigilare contro ogni tentativi di ritorno a regimi autoritari e antidemocratici; dall�altra parte anche� frenare quegli elementi che avrebbero voluto una Rivoluzione subito e che avrebbero in questo modo compromesso� gravemente gli interessi delle classi lavoratrici anche in prospettiva la possibilit�� stessa dell�avvento del� comunismo.

In questo ambito critico non bisogna dimenticare, come spesso si fa, che la valutazione dell�operato politico non si pu� fare con il �senno di poi�:lo svolgimento della storia consta di tanti imponderabili fattori che nessuno pu� prevedere la strada che la storia stessa percorrer�, come spesso anche Marx stesso ammoniva.

In particolare va tenuto presente che nel 1948 nessuno prevedeva o poteva prevedere a destra n� a sinistra,che di li a pochi anni il volto dell�Italia sarebbe cambiato profondamente, che un� Italia povera e contadina stava per sparire per dar posto al cosi detto �miracolo italiano�: nuove sfide, nuovi problemi, nuove ingiustizie e disuguaglianze prendevano il posto delle antiche: ma chi poteva prevederlo� nel 1948 ?

Come giustamente osserva Bocca :

 

�Del resto chi, in Italia, ha capito nel 1948-49 che qual sta per scattare, di rivoluzionario, nella economia mondiale. Chi ha previsto davvero il neo-capitalismo e il salto tecnologico che ne � lo strumento?

L 'opinione di Togliatti, del partito, non differisce sostanzialmente da quella della borghesia italiana: per entrambi la gara �� puramente quantitativa, fra la ricchissima America che detiene� il primato quantitativo delle produzioni e l'Unione Sovietica che la insegue, gi� circondata dal mito della crescita pianificata. I maggiori imprenditori italiani, interrogati nel 1946 da commissione della Costituente, hanno consigliato una economica del piede di casa, delle protezioni e delle piccole dimensioni.�[86]

 

Questo per� non significa che Togliatti non avesse nell�interno del PCI� difficolt� da affrontare, in modo particolare verso quella parte del partito e dell�Italia stessa che era insofferente� e avrebbe� voluto un ruolo attivo nel promuovere la rivoluzione. In realt� non si tratt� mai di una vera e propria� strategia alternativa alla linea� di Togliatti quanto di uno stato d�animo , di una tendenza pratica . Il personaggio che maggiormente incarno un tale aspetto fu� Secchia.

Pietro Secchia nato nel�� 1903 a Biella�� da famiglia operaia partecip� attivamente alle lotte del primo dopoguerra nelle file del movimento operaio, in contatto anche con il gruppo dell'Ordine nuovo e come aderente alla frazione comunista del partito socialista. Fu uno dei principali dirigenti del partito comunista, dal� 1943 alla liberazione del nord fu   tra i principali protagonisti della partecipazione comunista alla lotta armata, soprattutto come commissario generale delle brigate Garibaldi.

Dopo la liberazione Secchia ricopr� cariche di primo piano nella vita del partito comunista e fu posto a capo dell'organizzazione del PCI a livello nazionale. Si segnal� anche per� l'energia con la quale controll� la situazione dopo l'attentato a Togliatti del 1948 e si distinse nelle grandi mobilitazioni di massa contro il Patto Atlantico e in altre occasioni.

La concezione di �Secchia del partito si richiamava, secondo la tradizione della III Internazionale, alla politica delle alleanze, nella quale avrebbe voluto portare tutto il peso della classe operaia e dell'intransigenza classista, con un maggiore e pi� intenso sviluppo delle lotte di massa in direzione delle istanze di �democrazia progressiva�.� Aspetti della sua personalit� come organizzatore di partito, ma anche come uomo politico, furono la sua concezione del l'internazionalismo e la consapevolezza del fatto che anche il partito italiano altro non era che l'unit� di un unico esercito internazionale, una concezione tipica della III Internazionale, che trov� difficolt� a tradursi dopo il secondo dopoguerra, soprattutto dagli anni 50� nella fase della distensione succeduta alla guerra fredda, in cui la scelta di campo aveva di necessit� imposto la disciplina di blocco a favore dell'Unione Sovietica e degli Stati socialisti dell'Europa orientale.

L�occasione che segn� il declino politico di Secchia fu� il caso Seniga� Questi era una persona considerato di fiducia di Secchia.

Cosi lo descrive Bocca.:

 

�Seniga si occupa dell'apparato clandestino, che fra i compiti ha quello di assicurare l'incolumit� dei dirigenti in caso di emergenza. Gli hanno fatto prendere il brevetto da pilota, ha acquistato, intestandoli a compagni fidati, alloggi e villette in cui ha sistemato delle casseforti che contengono documenti e i fondi neri del partito: dollari in assegni e in banconote. Seniga � certamente un militante sincero, appassionato turbato. Il partito rivoluzionario in cui ha creduto � mutato,' egli ne attribuisce la colpa a Togliatti. Del resto � molto facile� essendo massimalista, vedere il tradimento di Togliatti. Si conserva ancora come prova un manifesto affisso dai compagni senesi in cui si vedono Togliatti e Pio XII, l'uno accanto� all'altro, il capo del Partito comunista e il Pontefice.�[87]

 

Giulio Seniga nel 1954 fugg� quindi in Svizzera con documenti segreti del partito: alla fine torner�, tratter� con il partito� dal quale poi uscir� per aderire a varie formazioni di sinistra.

L�episodio si riflette molto negativamente su Secchia stesso anche se egli in verit� non aveva nessuna responsabilit� diretta.� Poco dopo infatti egli lascio ogni carica di direzione effettiva.� Tuttavia Secchia non ruppe con il partito comunista, rest� nel suo ambito senza per� svolgere pi� compiti direzionali: si dedic� agli studi e scritti sulla storia del PCI e della Resistenza e compi un gran numero di viaggi in tutto il mondo come rappresentante del PCI fino al 1973, anno della sua morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO NONO

 

LA DESTANALIZZAZIONE

 

 

Uno dei primi problemi che Togliatti dovette affrontare stando alla opposizione, non fu� per� legato alla politica interna, ma al tentativo molto insistente da parte di Stalin di riportare la sua opera a livello internazionale affidandogli il ruolo di dirigente del Cominform. Togliatti per� resistette, sia pure con molta cautela e garbo, e alla fine la questione� fu messa in disparte.

�Il pretesto per� l�operazione fu data dal fatto che nell�agosto del 1950 l�auto sulla quale viaggiava Togliatti ebbe un incidente. Corse voce, del tutto infondata, che si sarebbe trattato� di un attentato: i giornali russi soprattutto sostennero la tesi che la vita di Togliate fosse in pericolo in Italia.� Nel dicembre dello stesso anno Togliatti fu invitato in Russia e ricevuto con onori eccezionali e perfino Stalin in persona gli and� incontro per salutarlo. In seguito nei colloqui venne discussa la proposta pressante di Stalin� a Togliatti di assumere la direzione del Cominform.� Si disse che Togliatti era la persona pi� adatta se non l�unica� a ricoprire un ruolo internazionale cosi importante, che la situazione internazionale era molto grave e anche che la vita stessa di Togliatti in Italia era in pericolo. Naturalmente Togliatti� avrebbe dovuto abbandonare la direzione effettiva del partito comunista Italiano, ma non aveva alcuna intenzione di fare una cosa del genere:� non rifiut� esplicitamente, ma prese tempo , addusse problemi e difficolt� e alla fine riusc� a far decadere definitivamente la proposta di Stalin e a� restare alla guida effettiva del PCI.

Questo episodio � stato variamente interpretato: per alcuni effettivamente Stalin riteneva Togliatti il pi� idoneo a quella carica , per altri invece si trattava di una mossa per togliere a Togliatti la direzione del partito comunista italiano per affidarlo a persone meno autorevole e quindi per questo stesso pi� arrendevole alle direttive di Stalin. Si � anche parlato di una specie di congiura di alcuni� dirigenti� del PCI� interessati a un maggiore peso� del loro potere� nel partito . In realt�� pero nessun dirigente mise mai in discussione il ruolo guida di Togliatti: quel ruolo appariva del tutto� opportuno e indiscutibile e tale rimase fino alla morte di Togliatti stesso nel 1964.

 

 

La maggiore crisi per� che Togliatti dovette fronteggiare negli anni 50, fu senza dubbio quella connessa alla destalinizzazione e ai movimenti insurrezionali del 56. Tali avvenimenti ebbero un enorme impatto su tutto il movimento comunista internazionale e quindi anche sul Partito comunista italiano.

Nel 1956 Krusciov, allora segretario del PCUS,stil� il �famoso rapporto segreto� che fu quasi subito ampiamente divulgato in tutto il mondo. In esso� veniva denunciato quello che era definito �il culto della personalit�� di Stalin di cui venivano denunziati ed evidenziati gli errori e gli orrori. Poich� da oltre trenta anni Stalin era considerato in tutto l�universo comunista come� il capo� infallibile,� un punto di riferimento assoluto e irrinunciabile, l�impatto fu enorme. Nel seguito degli stessi anni si ebbero movimenti insurrezionali contro i regimi comunisti nell�est europeo: in Polonia essi si composero con l�arrivo al potere di Gomulka, esponente comunista, ma messo in carcere nel periodo staliniano. In Ungheria invece le vicende furono pi� tragiche e si risolsero in una insurrezione sanguinosa domata soltanto con l�intervento delle forze corazzate sovietiche : non rientra nel nostro assunto esaminare questo importanti avvenimenti: diamo soltanto un cenno sull�azione di Togliatti in questa difficile occasione

La situazione fu estremamente pericolosa per tutto il movimento comunista in quanto si era sempre identificato il comunismo con Stalin e� l�unione sovietica come il paese in cui il socialismo si era concretamente incarnato. La posizione di Togliatti fu molto cauta: si accettava e� non si poteva fare altrimenti,� la destalinizzazione ma tuttavia sempre con molta prudenza. Tale atteggiamento di Togliatti gli fu rimproverato sempre sia� da destra che da sinistra . Tuttavia va considerato che egli temette sempre, e a ragione, che la condanna dei metodi staliniani finisse con �l�abbandono delle stesse mete e ideologia del comunismo internazionali: in realt� egli non contest� mai la condanna degli errori di Stalin, ma si sforz� di� storicizzarli, di metterli nella cornice di una storia� tragica� e spietata che era stata quella dei tempo delle rivoluzione.� Se il mito di Stalin e dell�Unione Sovietica doveva essere ridimensionato e anche abbattuto, tuttavia non si doveva per questo abbandonare quello slancio rivoluzionario , quell�anelito al comunismo inteso come�� societ�� senza sfruttati e sfruttatori. Ma questo atteggiamento confin� pur sempre il partito comunista in quell�ambito� di �zona grigia�: Ma uscire da esso poteva solo significare abbandonar� la causa del comunismo : molti lo fecero in quegli anni

 

Come osserva il Flores :

 

�Egli escluse che tutto il male potesse essere addossato , sulle spalle di Stalin e del �culto della personalit�, una spiegazione tautologica e comunque insufficiente: ai fini interni, l'impostazione di Togliatti aveva anche lo scopo di ammortizzare il dissenso se non il rifiuto con cui la gran parte dei militanti aveva accolto l'attacco a Stalin. L'analisi andava invece portata sui meccanismi di funzionamento del sistema di governo sovietico: la frase-chiave dell'intervista affermava che nel periodo staliniano si era assistito al �So�vrapporsi di un potere personale alle istanze collettive di origine e natura democratiche� oltre che all�accumularsi di fenomeni di burocratizzazione, di violazione della legalit�, di stagnazione e anche, parzialmente, di degenerazione, di differenti punti dell 'organismo sociale�.

Nel campo comunista fu probabilmente - questa di To�gliatti- l'indicazione che pi� si avvicin� a una critica: i sovietici si risentirono in particolare per l'uso della parola degenerazione�[88]

 

La linea politica di Togliatti alla fine ridusse il danno : � vero che un certo numero di aderenti lasci� il partito e fra questi soprattutto alto fu il numero degli intellettuali: tuttavia bisogna pur riconoscere� che la base operaia e proletaria rest� sostanzialmente con il partito stesso,� che pass� quindi quasi indenne la grave crisi della destalinizzazione e della fine del mito dell�Unione Sovietica: comunque il comunismo rest� la meta ideale� cui tendere anche se vista ormai con occhi critici e non pi� �dogmatici�

Come osserva Berti:

 

�� solo dopo il 1956 che per quanto concerne la storia del PCI e la storia dell'Ic avviene in Italia il trapasso da una prospettiva di giudizio politico a una prospettiva di giudizio storico. . . L'insegnamento di Gramsci ha costituito, certo, un precedente per gli storici marxisti italiani che altrove � mancato.�[89]

 

Un fatto che non fu possibile evitare� fu il passaggio graduale e problematico del partito socialista dall�alleanza al PCI� alla partecipazione ai governi presieduti dalla DC.

Nel clima unitario della lotta antifascista era stato possibile una salda� alleanza con le forze socialiste nella prospettive di una nuova Italia retta dalle forze di sinistra. Ma man mano che l�obbiettivo si allontanava e si consolidava una egemonia democristiana, anche l�unit� a sinistra cominciava� a scricchiolare.

Dopo il 1953 quando per la seconda volta si afferm� la vittoria, sia pure di misura, della DC e ancora� dopo i fatti del 56, sui quali i giudizi del PSI e del PCI divergevano sostanzialmente, il movimento cosi detto autonomista del PSI divenne sempre pi� forte.

Come osserva Bocca :

 

�La corrente autonomista del Partito socialista italiano, ostile all'alleanza con i comunisti e favorevole all'unificazione con i socialdemocratici, � una costante storica del partito: in minoranza negli anni della guerra fredda, quando bisognava far fronte co�mune, a sinistra, contro la restaurazione borghese e messa in disparte, ripropone la sua politica appena si delinea una dialettica interna allo schieramento cattolico.

� nel luglio 1953 che Nenni incomincia a parlare di una �alternativa socialista�, cio� �una formula politica che per la sua natura non � di partito, non � di classe, � di popolo.� [90]

 

 

�Togliatti in verit� comprese� per tempo che lo slittamento del PSI era una questione di tempo e che non era possibile fermarlo. Egli insistette� nell�opera comune, si richiam� a quella esigenza della unit� dei lavoratori,� ma non riuscir� comunque a impedire l�alleanza del PSI con le forze moderate. Tenter� sempre di convincere i socialisti che questo era un modo delle forze borghesi per spezzare� l�unit� della sinistra. Tutto alla fine fu vano: nel 1961 si formarono le prime giunte di centro sinistra in grandi citt� come Milano� e finalmente nel� febbraio del 1962 si form� quindi un primo governo di centro-sinistra presieduto da Fanfani: i socialisti entrarono pienamente nel 1963 con il governo presieduto da Moro

In realt� il mondo � cambiato da quello nel quale aveva sempre vissuto Togliatti: lo sviluppo impetuoso dell�industrializzazione ha modificato profondamente la situazione del proletariato e dei rapporti sociali in generale; e un mondo che psicologicamente� e culturalmente � molto diverso da quello in cui Togliatti aveva� vissuto la sua eccezionale esperienza in Russia e in nell�Italia del primo dopoguerra. Il suo realismo in verit� lo portava a vedere i cambiamenti� e il� nuovo, come� gli riconobbero anche coloro che adottarono poi anche linee diverse ma si trattava pur sempre di un altro mondo in cui Togliatti stesso era un sopravvisusto� �

Commenta� infatti Pintor:

 

�Togliatti non � pi� negli anni Sessanta il grande tattico del Comintern, non ha saputo prevedere ne il neocapitalismo ne il centrosinistra. Per�, messo di fronte ai fat�ti nuovi, resta, nell'ambito del partito e del movimento operaio colui che dimostra la maggior capacit� di recupero�.[91]

 

Un giudizio simile lo d� anche Rossana� Rossanda,

 

�Era invec�chiato, a volte stanco, forse amareggiato per una situazione che rimescolava tutte le carte del suo disegno. Per� fu il primo a ca�pire che bisognava cambiare rotta, che era necessario ridimen�sionare il meridionalismo di Alicata e ascoltare le voci dei nordi�sti, voglio dire di coloro che erano pi� addentro ai problemi del�la societ� industriale�[92]

 

Arriviamo cosi alla vigilia di Yalta:il memoriale rappresenta infatti l�ultimo adeguamento di Togliatti alla situazione nuova che andava delineandosi e che egli con il suo indiscusso realismo riusciva a prevedere meglio di tanti altri.

Ma intanto c�erano stati le violente manifestazioni e i disordini di Genova che esaminiamo nel prossimo capitolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO DECIMO

LE MANIFESTAZIONI� DEL 1960

 

Gli avvenimenti che nel luglio del 1960 portarono alla caduta del governo Tambroni� costituiscono un momento in cui si possono misurare i frutti della azione del PC guidata da Togliatti e insieme anche i suoi limiti e, a nostro parere ,� anche la fine� del mondo di cui Togliatti era stato� protagonista per tanta parte.�

Possiamo considerare i fatti di Genova, le violenti dimostrazioni� che seguirono in tutta Italia con� morti e feriti una riedizione della situazione venutasi a creare alla notizia dell�attentato a Togliatti del 1947 . Pure in questo caso vi fu una sollevazione spontanea, non preordinata che sorprese le stesse forze di sinistra. Infatti le dimostrazioni non si ebbero all�insediamento del governo Tambroni sostenuto con i voti determinanti del MSI considerati gli eredi dei gli ex fascisti e repubblichini contro cui si era combattuta la sanguinosa� guerra partigiana e di liberazione� ma, imprevedibilmente, al momento in cui il MSI chiese e ottenne di poter tenere il suo congresso a Genova, fatto che possiamo considerare pure banale, ma che fu sentito come una provocazione.

La prudente politica di Togliatti e del gruppo dirigente del PCI aveva per� creato le basi perch� una manifestazione del genere avesse successo: la sinistra infatti aveva avuto piena legittimazione democratica e parlamentare. Non fu possibile quindi a Tambroni sostenere a lungo che ritrattava di una sovversione �armata rivoluzionaria contraria alla democrazia. orchestrata da Mosca e dal bolscevismo internazionale� Il risultato fu che non solo� cadde il governo Tambroni, un risultato che possiamo considerare contingente, di non largo respiro perch� in effetti si trattava di un governo� di emergenza, temporaneo,� nato dalla difficolt� di gestazione del centro sinistra: l�importante fu che non fu pi� possibile associare all�aria del potere gli elementi residuali del fascismo. Tutti i governi che seguirono esclusero infatti programmaticamente sempre le forze di estrema destra e la discriminante� verso il MSI divenne una costante della politica italiana, almeno fino a che poi il MSI divenne� �Destra Nazionale� con la svolta di Fiuggi ma� si tratta di altra storia.� Vero � che in seguito gli elementi della� destra fascista entrarono ancora in gioco e anche pesantemente attraverso intrighi, manovre oscure, progettati e mai eseguiti colpi di Stato e alla fine con la strategia� della tensione. Ma fu certamente effetto della svolta legalitaria di Togliatti degli anni Quaranta se essi comunque rimasero pur sempre ai margini della vita politica, confinati nella illegalit� senza poter mai apertamente entrare� nella dialettica politica parlamentare e nella formazione dei governi.

�Certamente possiamo parlare anche di un limite: la societ�� comunista non si realizz� e il dominio dei partiti borghesi� non fu rovesciato. In fondo era questo che i manifestanti alla fine volevano e desideravano. �Da parte quindi di ambienti di sinistra non� facenti organicamente parte del PCI ( quelli che in seguito� vennero definiti �extraparlamentari�) si rimprover� alla guida di Togliatti di avere impedito una vera rivolta generale� moderando� attraverso i quadri sindacali e di partito� la protesta, curando attentamente� che essa non superasse certi limiti, prorompendo� in aperta rivoluzione. Possiamo dire che questo � vero ma non possiamo negare che una rivoluzione nel 1960 non avrebbe a avuto alcuna possibilit�, nemmeno� remota, di successo . Non l�avrebbe avuto come abbiamo visto nel 47 ai tempi dell�attentato a Pallante, e� nel 1960 sarebbe stata una vera follia credere in una tale possibilit�.� Il mondo era diviso in blocchi, ormai in modo stabile e l�Italia,� volente o nolente faceva parte del blocco occidentale egemonizzato dagli USA. Assolutamente impensabile che l �Unione Sovietica, guidata allora da Krusciov� potesse intervenire in Italia� con il pericolo di scatenare una guerra nucleare..A �parte che una rivoluzione generale� non aveva sufficienti forza interna per avere successo �,� comunque certamente� gli USA non l�avrebbero permesso. Se i fatti del 60 fossero degenerati in aperta rivoluzione avremmo avuto un governo di �colonnelli�� come in Grecia� e le forze antidemocratiche di destra �avrebbero praticamente preso il potere, Bisogna quindi ascrivere alla accorta politica di Togliatti se invece i post- fascisti furono esclusi dall�aerea almeno legale del potere e� in Italia si conservarono spazi di azione delle forze comuniste niente affatto trascurabili

�Vero � che il limite della� societ� borghese non fu superato: ma la impossibilit� non era dovuta� certo nella politica del PCI di Togliatti ma una situazione internazionale� non modificabile in tempi brevi. Certo si trattava di un limite sostanziale: ma cercare di superare quel limite significava perdere tutto e consegnare l�Italia alla forze della reazione� pi� retriva. Togliatti aveva gi� bene in mente� l�errore fatto� al momento dell�avvento del fascismo della divisione delle forze democratiche con la sottovalutazione della possibilit� del fascismo di prender il potere . Ma se una illusione , anzi una prospettiva di affermazione del comunismo� era pensabile negli anni 20� certamente essa era del tutto fuori della realt� nell�Italia� degli anni 60.

�Ci sembra anche che gli avvenimenti degli anni 60 costituiscono pure lo spartiacque storico fra due epoche storiche: terminava con esso veramente il periodo delle guerra mondiale, del fascismo e un nuovo mondo si apriva la via.� Vero � che le manifestazioni erano manifestazioni antifasciste: ma i giovani nulla sapevano del fascismo vero e proprio: diciamo che la nozione di fascismo and�� allargandosi a tutto un modo di pensare, di fare politica che trascendeva i limiti del fascismo inteso come definito movimento storico .

�Con il 60 entra in crisi , a nostro parere, anche il partito organico, organizzato gerarchicamente , disciplinato in tutte le sue manifestazioni: era uno� strumento pensato e organizzato per la rivoluzione comunista mondiale, in tempi relativamente brevi, con una guida internazionale sicura e autoritaria. Era il partito che Togliatti aveva costruito. Ma la rivoluzione era� impossibile nei termini classici degli anni Trenta e Quaranta perch� il mondo era cambiato: anche il modello del partito-chiesa, del partito onnipresente, disciplinato e ordinato come un esercito non ha pi� giustificazione ed entra in crisi. Il mondo di Togliatti quindi comincia a sgretolarsi : il 60� era figlio dell�antifascismo della� Resistenza ma portava al 68. In verit�� da accorto e attento uomo politico Togliatti non sottovalut� le novit�, cerc� di adeguare l�azione politica .Tuttavia � proprio la concezione del partito di Togliatti che cominciava a scricchiolare nel suo complesso. Nuovi orizzonti , nuove situazioni venivano ad affermarsi.

 

Vediamo allora come i concetti� ora sommariamente espressi possono essere verificati dai fatti del 1960�

 

Bisogna innanzi prendere le in considerazione� un quadro politico della situazione i quegli anni.

L �Italia viveva il suo primo miracolo economico ma proprio questo fatto� poneva nuovi problemi e nuove sfide alle quali� e la societ� �aspettava impaziente nuove risposte �dalla classe politica. Nelle elezioni di maggio del 1958 , non c�erano stati grandi mutamenti: la Dc e il Psi ebbero un piccolo incremento intonro al 2% e il PCI ancora d meno. �Da parte �della destra fascista e monarchica invece ci fu una certa flessione , ma non drammatica: iul Msi dal 5,8 %al 4,8 %, il �Pdium dal 6,9% al 4,9 %. I� risultati elettorali non portavano a grandi cambiamenti �politici, ma il problema era che erano entrati in crisi gli equilibri del centrismo e un altro governo non centrista� non era prevedibile: �Fanfani puntava a una nuova formula aperta a sinistra aggregando �i socialisti di Nenni al governo, staccandoli dai comunisti. Era quello che in sintesi era stato previsto dopo il congresso del Psi di Venezia, nel 1957

Ma se la �politica del centrismo � ormai esaurita, �le trattative con il Partito Socialista di Pietro Nenni per la formazione di un governo di centro-sinistra trovano grandi difficolt�, malgrado la svolta politica auspicata e preparata dalla DC : Aldo Moro, nell'ottobre 1959 aveva aperto ai socialisti affermando il carattere "popolare e antifascista" della DC in occasione del congresso democristiano svoltosi a Firenze
Fanfani trov� grosse resistenze sia da parte delle gerarchie ecclesiastiche che da ambienti della confindustria: nel partito stesso erano presenti� forti resistenze e perplessit� diffuse: Fanfani� dovette lasciare per il momento �la presidenza dei ministri e la direzione della D.C. che fu assunta da Aldo Moro. Il progetto politico per� dell�apertura a sinistra non fu pero affatto abbandonata, ma solo rimandato, a un momento pi� favorevole. Si creo allora un vuoto politico, nel quale prese quota la candidatura alla guida del governo� di Fernando Tambroni, esponente comunque della sinistra democristiana. �Il presidente della repubblica� , Giovanni Gronchi ,(che era stato eletto con l�appoggio anche della sinistra ) gli confer� quindi l'incarico di formare il nuovo governo

. Tambroni era tuttavia malvisto dalla sinistra: lo si accusava di aver aderito per un certo tempo al Partito Fascista, di essere eccessivamente uomo di � ordine�, di essere di orientamento borghese reazionario, di essere addirittura legato alla CIA

�Il governo Tambroni pur avendo� al suo interno molti esponenti della sinistra democristiana� ottenne� la fiducia alla camera solo grazie ai voti dei MSI e dei monarchici. Allora alcuni ministri si dimisero, furono sostituiti e il Presidente� Gronchi rimand� il governo alle� camere che gli accordarono� ancora la fiducia:si trattava di una specie di governo di emergenza , di un governo del� Presidente come si disse, che accettava �i consensi in aula anche delle destre senza tuttavia sentirsene condizionata e tanto meno espressione . Il� PCI italiano fece una opposizione parlamentare durissimo ma non�� fece alcuna azione tendente a sollevare le piazze o a creare disordini. �Nel paese quindi non avvenne nulla di particolare, non si ebbero manifestazioni popolari

Negli ambienti popolari di sinistra� pero si era diffusa l�idea che fossimo alla vigilia di un colpo di stato di destra

La situazione invece divenne incandescente e proruppe� in disordini per un� episodio� che possiamo considerare�� del tutto occasionale: fu concesso al MSI di tenere il proprio congresso nazionale a Genova. Il fatto innesc� per� una imprevista e imprevedibile reazione�� della base� comunista e genericamente di sinistra�

Un gran numero di organizzazioni protestarono : ANPI, Consiglio Federativo della Resistenza, CGIL, movimenti e partiti politici democratici, innalzarono una loro pubblicarono documenti e appelli violenti�

Fra gli altri riportiamo un appello della FIOM

 

 ï¿½Operai e impiegati degli stabilimenti metallurgici,

alla vigilia dell'anniversario delle deportazioni operate dai fascisti e dal tedesco invasore nel 1944, contro i lavoratori metallurgici che avevano scioperato per l'ingiusta guerra e combattevano per la salvezza potenziale industriale e per una nuova Italia democratica, la FIOM di Genova, aderendo alle manifestazioni indette per il giorno 15 dal Comitato federativo della Resistenza, vi invita a prendervi parte con quello spirito antifascista e rinnovatore che ancora oggi vi anima.

Nello stesso tempo raccogliendo le giuste e indignate proteste espresse in questi giorni dai lavoratori per la convocazione del Congresso nazionale del MSI, la FIOM fa appello agli operai, impiegati, tecnici, giovani e donne perch� ritrovino, oggi come ieri, in un fronte unitario antifascista la forza di ricacciare indietro ogni manifestazione di rigurgito fascista, teso a mettere in pericolo la nuova democrazia italiana, invitandovi ad esprimere la volont� al rispetto della Costituzione nell'ambito di ogni azienda con decisione ed energia.

Il contributo dei metallurgici genovesi alla lotta di liberazione ed alla costruzione di un nuovo stato democratico continua fintanto che esisteranno pericoli di una involuzione democratica e che alla direzione della cosa pubblica non vi sia la partecipazione attiva delle classi lavoratrici, unica garanzia alla libert�, alla pace, alla democrazia. I lavoratori genovesi sapranno dare una energica risposta alle palesi manifestazioni fasciste, e sappiano trarne una giusta valutazione le autorit� competenti. �

 

Riportiamo inoltre un appello� di alcuni partiti antifascisti :

 

�I giornali riportano che, facendosi interpreti di una vasta corrente pubblica, PSDl, PSI, Partito radicale, PCI e PRI hanno firmato il seguente appello:

I fascisti dcl MSI intendono convocare nel prossimo mese di luglio il loro congresso nazionale a Genova, citt� che per prima ha costretto alla resa le forze nazifasciste. I partiti democratici denunciano questa grave provocazione e, mentre esprimono il disprezzo del popolo gcnovese nei confronti degli eredi del fascismo, testimoniano la indignazione e la protesta di Genova, medaglia d'oro della Resistenza. Nello stesso tempo i consiglieri provinciali socialisti Achille Pastorino, Giuseppe Macchiavelli, Mario De Barbieri, M. Angelo Bianchi, Enrico Bonini e Attilio Bettini hanno inviato la seguente interpellanza al presidente del Consiglio provinciale:

Interpelliamo la S. V. Ill.ma per sapere se non ritenga opportuno che il Consiglio provinciale esprima una vibrata protesta di fronte alla minacciata effettuazione del congresso nazionale del MSI che si dovrebbe tenere nel prossimo luglio a Genova, Medaglia d'Oro della Resistenza. Si chiede che alla presente interpellanza venga dato il carattere di urgenza.�

�

 

Gli avvenimenti precipitano. Il 30 giugno i lavoratori del porto� (i cosiddetti "camalli"), operai delle industrie, ex partigiani� e soprattutto studenti, inscenarono una grande� manifestazione. La polizia cerc� di scioglierla e allora� i manifestanti rovesciano le auto della polizia, erigono barricate, dilagano nella citt� costringendo la polizia a ritirarsi .

ll prefetto di Genova, nel tentativo di riportare l�ordine, annulla il permesso al congresso del MSI� ma i disordini continuano, si spostano e si allargano in tutta Italia.� provocando drammatici scontri con le forze dell�ordine con morti e feriti in molte parti di Italia

A Reggio Emilia. viene proclamato lo sciopero generale. La polizia pero� ha proibito gli assembramenti, le stesse auto del sindacato invitano con gli altoparlanti i manifestanti a non stazionare. La manifestazione spontanea non si scioglie e� si arriva allo scontro cruento con� le forze dell�ordine. Restano sul terreno uccisi� quattro manifestanti . Anche per l�intervento dei sindacalisti che continuarono a invitare alla calma la manifestazione si sciolse.

Ma altri incidenti si �hanno a Palermo a Catania a Licata con altri morti :a� Roma, a Porta San Paolo, a Napoli, Modena e Parma altre manifestazioni che dilagano quindi un p� dappertutto.

A questo punto nell�ambito della Democrazia Crista si manifesta� un forte� movimento teso a disinnescare la situazione riportando l�Italia� alla linea politica di centro sinistra che la DC stessa aveva gia decisa e solo momentaneamente accantonata .

Il governo TambronI si dimette� e � il 27 luglio Fanfani� ricostruisce un suo� governo, un monocolore DC che ottiene l�appoggio del PSDI e del PLI, l�astensione dei socialisti e dei monarchici, votano contro comunisti e il MSI� .

�Le dimostrazioni quindi si spensero : rimase pero a lungo nel ricordo per riesplodere ancora nel 68 il mito delle dimostrazioni popolari , della vittoria anti fascista�

Del clima del� luglio 1960, � testimonianza� una canzone scritta da Fausto Amodei, �per i morti di Reggio Emilia,�che� per molti anni � stata sentita da molti come� una sorta di inno dell'antifascismo

Riportiamo i versi

 

�PER I MORTI DI REGGIO EMILIA

Compagno cittadino fratello partigiano
teniamoci per mano in questi giorni tristi
di nuovo a Reggio Emilia di nuovo l� in Sicilia
son morti dei compagni per colpa dei fascisti

di nuovo come un tempo sopra l�Italia intera
urla il vento e soffia la bufera

A diciannove anni � morto Ovidio Franchi
per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli � morto per riparare il torto
di chi si � gi� scordato di Duccio Galimberti

son morti sui vent�anni per il nostro domani
son morti come vecchi partigiani

Marino Serri � morto, � morto Afro Tondelli
ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
versato a Reggio Emilia � sangue di noi tutti

sangue del nostro sangue nervi dei nostri nervi
come fu quello dei fratelli Cervi

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
� sempre quello stesso che fu con noi in montagna
ed il nemico attuale � sempre ancora eguale
a quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna

uguale � la canzone che abbiamo da cantare
scarpe rotte eppur bisogna andare

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli
e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli
dovremo tutti quanti aver d�ora in avanti
voialtri al nostro fianco per non sentirci soli

morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa
fuori a cantar con noi bandiera rossa�

 

Di questo mutamento di clima era stato gi� preannunziato da Pasolini che prima dei fatti di Genova , egli tiene molto a precisarlo, scrisse la poesia che riportiamo�

 

�La croce uncinata:

Da molte notti, ogni notte, 
passo sotto questo tempio, tardi, 
nel silenzio dell'aria 
del Tevere, tra rovine scomposte. 
Non c'� pi� intorno nessuno, allo scirocco 
che spira e cade, fioco tra le pietre: 
forse ancora una donna, laggi�, e dietro 
il bar di Ponte Garibaldi, due tre poveri 
ladri, in cerca di dormire, chiss� dove.

Ma qui, nessuno: passo veloce, 
rotto da una notte tutta ansia e amore: 
non ho pi� niente nel cuore 
e non ho pi� sguardo negli occhi. 
Eppure, quest'immagine, col passare delle notti, 
si fa sempre pi� grande, pi� vicina: 
ecco lo spigolo, liberty, contro la turchina 
distesa del Tevere: ed ecco i poliziotti 
che piantonano il tempio, tozzi e assorti. 
Li vedo appena, coi loro cappotti 
grigiastri, contro un albero secco, 
contro i bui scorci del ghetto: 
e colgo una breve luce, negli occhi 
umiliati dal loro goffo sonno di giovinotti: 
una accecata stanchezza che vede nemici 
in ognuno, un veleno di dolori antichi, 
un odio di servi: restano indietro, 
soli come lo scirocco che vortica tra le pietre. 

Una vergogna, triste come la notte 
che regna su Roma, regna sul mondo. 
Il cuore non vi resiste: risponde 
con una lacrima, che subito ringhiotte. 
Troppe lacrime, ancora non piante, lottano, 
oltre questi umilianti quindici anni, 
dentro le nostre dimentiche anime: 
il dolore � ormai troppo simile al rancore, 
neanche la sua purezza ci consola. 

Troppe lacrime: a coloro che verranno 
al mondo, per molto tempo ancora 
questa vergogna far� arido il cuore. 

                                                 [Aprile 1960]

 

Il poeta tiene a precisar la data della composizione [93]

�

 

 

 

�Entrava in campo� una nuovo soggetto politico che poi fu� il protagonista politico di tanta parte della vita politica degli anni successivi e che infine mise in crisi lo stesso concetto di partito� costruito da Togliatti

� L'irruzione dei giovani sulla scena politica fu una novit�. Non che i giovani non abbiano sempre fatto parte� e� consistente di tutti i�� movimenti politici ma in questo caso cominciava a delinearsi una� presenza di � giovani� come categoria sociologica e non come parte di un pi� grande apparato. Insomma in altri termini non si trattava pi� degli attivisti pi� giovani e quindi meno ascoltati dei partiti di massa ma di soggetti politici che cercavano una loro� autonomia.

Era una cosa inaspettata: si pensava che dopo la stagione della resistenza della lotta anti fascista e poi dei primi entusiasmi del dopoguerra i giovani� fossero tutti rifluiti nel privato, che aspirassero solo ad comprarsi la macchina. i jens e lvetirsi alla moda allora �venuta dall�america : apparivano agli anziani privi di valori, futili e materialisti���

Nei fatti di Genova invece furono fra i protagonisti: furono detti ���le �magliette a strisce� dall�indumento generalmente allora usata dei giovani indumenti �di poco prezzo e pertanto preso a simbolo di uno status proletario.

Sicuramente, per�, il valore dell'antifascismo fu un collante che funziono egregiamente� un valore che a tutti sembrava indiscutibili dopo l�esaltazione che la scuola e lo stato ne aveva fatto .

Un giudizio generale interessante sugli� avvenimenti � quello anche di Rossana Rossanda


Fine di una epoca

Si pu� dire che il 1960 � la fine del dopoguerra. Ma � stato l�antifascismo la dominante di questa stagione? No. Il 1960 � stato il detonatore d�uno scontro che aveva al centro, nel quadro istituzionale, la sorte della Dc e delle sinistre fra "modernizzazione" e "reazione". E nella societ� il maturare d�una spinta dalla "modernizzazione" alla "radicalit�", il primo vero anticapitalismo dopo il 1945. I due livelli non vanno insieme, premono uno sull�altro. L�antifascismo non � pi� un riferimento simbolico sufficiente.

Ma da un pezzo. Per la generazione mia e quelle precedenti fascisti e nazisti avevano ancora una faccia, erano le sagome per le strade, le razzie, gli affissi di Kesserling, i corpi dei partigiani giustiziati, a terra o impiccati. E la guerra era stata interminabile. Nata lontana e in imprese che parevano facili e indegne, l�Albania, la Croazia, l�intervento sulla Francia gi� messa a terra dai tedeschi, la guerra si avvicina con lo scomparire dei parenti o i compagni di scuola, finiti chiss� dove o perduti in mare. Ma dopo il 1941 con i raids aerei sulle case, la guerra � addosso a tutti, mentre si consuma la tragedia dell�Armir e nel 1943 il regime crolla su tutto e tutti, il paese si divide ma la guerra continua per altri due lunghi inverni. E poi - ad armi deposte - rivelava una distruzione impensabile: le atomiche, i campi di sterminio. Non finiva mai.

Non ne potevamo pi�.

Contrariamente a quel che si va dicendo, non ne abbiamo gran che parlato ai pi� giovani, e bastava avere cinque anni meno di me per esserlo ed essere rimasti in qualche modo protetti dall�infanzia, soltanto i piccoli ebrei gi� con le spalle al muro. Uscivamo da troppo orrore, c�era un mondo da scoprire, sarebbe stato migliore, c�era tutto da fare. Questo ci butt� sul domani. Quando Togliatti fece dell�amnistia un gesto di forza - i fascisti erano stati liquidati, si poteva chiudere. Rimase una fascia di inquietudine specie al nord: avevamo fatto una guerra civile - checch� se ne dicesse - perch� l�Italia passasse al dominio democristiano e sempre Valletta fosse la Fiat? Ma eravamo forti, il partito comunista, i socialisti, la Cgil. Perfino il voto aveva il suo fascino, e spiega perch� non pass� nel 1953 una legge truffa meno pesante di quelle di cui oggi tranquillamente si parla.

In questo clima l�antifascismo si era spento come milizia ed era rimasto oggetto delle rituali celebrazioni. La memoria raramente appassiona. Rinasce l�antifascismo quando torna ad avere una valenza nel presente: nel 1960.

Ma � proprio un sussulto contro il fascismo o � piuttosto contro quel che diventa la gi� dura Dc nel momento in cui ha la fiamma tricolore nella maggioranza? E non � vero che sia una rivolta specifica dei giovani. � di tutti, a cominciare dagli ex partigiani e dai portuali di Genova che, grossi come armadi, sbaragliano le truppe del Msi e la polizia. Ma � la prima volta dal dopoguerra che i giovani spuntano fuori da tutte le parti. Inaspettati, agili, non preventivamente organizzati, con le magliette pi� che con le bandiere.

Sono un altra cosa. Del fascismo non sapevano niente, tanto meno dai manuali di storia e del resto a scuola non si arrivava alla prima guerra mondiale. Quando dall�autunno dopo tenemmo un corso di lezioni e testimonianze, a Milano ci volle il Teatro Lirico e grondava di gente (poi le pubblic� Feltrinelli). Sapevano poco e pareva che di politica non si occupassero affatto, eccezion fatta per alcune frange universitarie che erano terreno di cultura dei quadri dirigenti dei partiti. Neanche il Pci riusciva a portare i giovani nelle sezioni, Berlinguer, allora segretario della Federazione giovanile, ricorse ai biliardini per attirarli. Con poco successo. Da dove venivano magri, spiritati e senza alcuna paura? La verit� � che si erano formati altrove, nel ribollire dei costumi, nella libert� del rock and roll, del primo giubbotto di pelle, nella prima moto contro la 500 di pap�, nel rifiuto d�un tempo contato, dei soldi raggranellati dai grandi. Il primo conflitto � sempre generazionale.

Non credo invece che riscoprissero la conflittualit� contro la mansuetudine dei vecchi comunisti. C�� un�oleografia della lotta sociale del dopoguerra che la vuole rara e ordinata. In realt� negli ultimi anni �40 e nei�50 il conflitto non era stato niente affatto affettuoso, n� da una parte n� dall�altra. Volavano i sassi nelle manifestazioni operaie, i picchetti erano duri, le operaie della Borletti � lo ricorder� Pizzinato �cominciavano la vertenza spaccando a zoccolate i vetri della direzione. La polizia e poi la celere picchiava, a volte sparava, i quadri erano sorvegliati e licenziati, in fabbrica non ci si muoveva pi�, e si era perquisiti alle porte.

Non � dunque la combattivit� nelle strade che � la novit�. � il venir fuori dei ragazzi da tutte le parti, la loro diversit� rispetto ai partiti, la critica che cominci� allora non tanto a come si facevano le lotte ma a come si chiudevano. E poi non erano pi� meridionali o piemontesi, nella fabbrica era entrato un proletariato reattivo, non sempre amato dai pi� anziani e fuori le citt� conoscevano un modo ribelle, e ancora allegro, di essere e apparire. Quando Celentano cant� alla festa dell�Unit�, il giorno dopo trovammo una vera collina di scarpe perdute nell�entusiasmo e Rita Pavone scandalizz� Nilde ma divert� Togliatti ballando la sua caricatura.

Ma � antifascismo? All�inizio no, � antiborghese, moderno, innovatore. Il 1968 ne sar� davvero il figli [94]

 

 

�

Leggiamo la testimonianza entusiastica di uno che �ha partecipato� agli avvenimenti del 1960 il� Mazzocchi, sul fenomeno sull�irrompere dei giovani sulla scena politica.

 

�I giovani con la piazza

I giovani sono scesi in piazza di loro iniziativa. Abbiamo assistito al magnifico spettacolo datoci dai giovani di Genova e i giornali di questi ultimi giorni ci portano la documentazione fotografica e cronistica delle manifestazioni che hanno coronato lo sciopero generale, dove i giovani sono stati all'altezza del loro dovere civico rivoluzionario. I feriti di Roma, i feriti ed i morti di Reggio Emilia, di Palermo, di Catania sono anch'essi come i feriti di Genova, per la pi� parte dei giovani�..

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In questi 15 anni dalla caduta del fascismo, durante i quali il giovane avrebbe dovuto ignorarne ogni ripercussione fisica e morale, i privilegi di classe si sono mantenuti e ampliati; l'apparato della forza e dell'inganno si � perfezionato e raffinato; i dolori e i drammi umani sono, ogni giorno che passa, pi� profondi, pi� estesi, pi� sanguinosi; le sofferenze si moltiplicano; i pericoli di guerra crescono e il male si sviluppa: la tetra ombra dell'era fascista si addensa sulla giovent� disperata ed esasperata.

Il fascismo � dovunque, non soltanto nel M.S.I. Ma se lo scioglimento del M.S.I. viene imposto dalla volont� popolare, anche i sostegni dove si puntella dovranno ricredersi e capitolare. Questo i giovani hanno compreso e per questo hanno agito. Non vogliono essere gli assassini dei loro fratelli, come purtroppo lo furono quelli delle generazioni fasciste, delle "Disperate" di triste memoria; vogliono essere i militi della libert�: vogliono liberare il popolo, di cui sono i figli pi� cari, dalla lebbra fascista; non ammettono tentennamenti, n� tregue, n� compromessi.

Aperta con Genova la breccia ribelle per un motivo ideale, la sua efficacia risulter� soltanto da una continuit� che in maniera consecutiva inutilizzer� tutti i mezzi di coercizione e abbatter� tutti gli ostacoli. La rivolta morale � indispensabile; il suo servizio sociale � dei pi� meritori..

I partiti di massa hanno prosperato, in questi ultimi 15 anni, grazie alla tendenza che spinge densi strati di esseri umani a credere in qualcuno o qualche cosa che faccia autorit� su di loro. Anche la giovent� italiana si lasci� illudere dagli apparati, credette in essi in modo quasi religioso e fanatico; il partito e gli uomini che lo incarnano divennero la sua ragion di essere. Tal quale si affaccia oggi alla ribalta degli avvenimenti, la giovent� potrebbe costituire, se coltivata nei suoi impeti e nelle sue decisioni, una nuova leva capace di sforzo, di senso e ragione propria, ben disposta ad uscire dall'assurdo, dallo stato di ubbidienza e dalla disciplina di partito che la rese fino ad ora irrazionale, apatica e gregaria.

Il dramma della giovent� italiana risiede nell'aver seguito, senza amore, le tattiche politiche dei partiti, oggi elettorali e domani parlamentari, delle quali hanno tratto profitto agrari e industriali, borghesia e governo, preti e fascisti. Oggi siamo alla svolta dello Stato forte, alla minaccia di un ritorno sempre pi� temuto della tirannide fascista.

L'antifascismo ufficiale e parlamentare volle essere magnanimo e i da lui perdonati divennero e sono spietati contro gli uomini ed i valori della Resistenza.

E' giunta l'ora per tutti di impostare l'azione chiaramente, realisticamente. Impedire nuovi tradimenti, nuovi agguati, nuovi attacchi alle libert� � compito pi� che mai serio ed urgente. L'inizio � stato buono, valido, determinante. Di fronte all'azione di piazza, alla volont� fisica del popolo, allo slancio ardimentoso dei giovani, fascisti e governo hanno dovuto ripiegare. Vuol dire che gli italiani antifascisti hanno imboccato la strada giusta.

Attenti, ora, alla svolta parlamentare dei partiti antifascisti.

I giovani non devono permettere una seconda edizione della politica del suicidio fin qui da partiti legalitari praticata, politica che ci ha dato uno Stato capitalista e clericale, che porta gli ultimi ritocchi al rullo compressore sotto il quale vengono schiacciate le poche libert� che ci erano rimaste. E noi anarchici saremo con loro.

La piazza ha fornito prove di maschia energia, ha rimosso il morente, ha scosso la sonnolenza, ha rimesso ciascuno al suo posto.

Se la "tattica" parlamentare riprende il sopravvento, se la piazza cede alle manovre elettoralistiche dei partiti, se i giovani si lasciano convincere dai becchini di servizio, che si fanno premurosi, suadenti, pressanti attorno ai crocchi, nelle sedi del partito, nelle associazioni, nei sindacati, la rivolta popolare si trasformer� come per incanto in atto che si vuole ostinatamente politico, sar� svuotata di ogni contenuto sociale, i poveri assassinati avranno raggiunto la folla degli altri caduti e per noi vivi continuer�, senza soste e senza strappi, l'eterno gioco della politica del suicidio, fino alla restaurazione di un regime tenebroso di reazione fascista.

Stiano vigilanti i giovani, perch� una cosa � conoscere i metodi della persecuzione fascista per sentito dire e dalla voce dei testimoni che vissero quegli orrori, ed altra � vedere con i propri occhi, toccare con mano la realt�, subire e soffrire quegli orrori nel primo spirito e nella propria carne.

Ma se i giovani vogliono assolvere ad una missione propria, debbono persuadersi, rappresentando una componente delle inquietudini generali, che vi debbono esercitare una funzione ed una pressione per dare un contenuto alle loro attivit� ed alla loro azione. E se gli adulti vorranno mantenere il contatto con i giovani, dovranno abbandonare il terreno della predica paternalistica e fornire esempi buoni pi� che buone parole, consigli e comminatorie.[95]

 

Le due valutazioni appaiono chiaramente unilaterali, non prendono in nessun conto la regioni deglo altri , della grande maggioranza degli italiani che a quelle manifestazioni non partecip� e non aderi, che sostennero il metodo della democrazia elettorale e �non quellodelle �violenze di piazza : tuttavia in un punto sono colgono indubbiamente la �realt�: il 1960 si presenta come un prolungamento della lotta antifascista, della Resistenza: in realt� pero chiudono l�et� della Seconda Guerra Mondiale� e danno inizio a un�altra epoca a un�altra et� che culmioner� con gli avvenimenti del �68.

�L�et� di Togliatti volgeva implacabilmente �al termine.

�Ancor una volta il grande statista si era opposto alla Rivoluzione, forse aveva salvato ancora una volta il movimento operaio e e con esso l�italia da eventi luttuosi� ma ormai aveva perso cosi il rapporto con i giovani, con quanti sognavano ancora la Rivoluzione sempre annunciata e sempre� rimandata

�Il 68 ebbe �origine dalla frattura� fra i giovani imbevuti di spirito rivoluzionario e il Partitoo Comunista che la Rivoluzione la� aveva sempre impedita .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL MEMORIALE DI YALTA

 

 

Va sotto il nome di � Memoriale di� Yalta� una serie di appunti che Togliatti scrisse nel 1964 nella localit� del Mare Nero ( in verit� la grafia esatta sarebbe � Jalta� come scriveva lo stesso Togliatti e non �Yalta�, ma seguiamo l�uso comune ormai affermatosi)

�Togliatti si trovava in Russia per conferire con i capi del PCUS, soprattutto a proposito della crisi che si era delineata per i dissidi con la dirigenza del partito comunista cinese� che raggiungeva momenti di acutissima tensione. Pertanto Kruscev voleva preparare un congresso che condannasse nettamente e senza riserva� le tesi� dei cinesi. Togliatti era contrario a una tale iniziativa ritenendo che essa in realt� portasse a una pericolosa spaccatura di tutto il movimento comunista mondiale a tutto vantaggio naturalmente delle forze reazionarie.

Part� piuttosto a malincuore� verso Mosca: una volta arrivato non trov� Kruscev occupato in altri impegni la qualcosa lo contrari� non poco. Comunque nell�attesa raggiunse una dacia a Yalta� dove fu poi colpito dalla trombosi che lo port� alla morte.

Nella dacia elabor� una serie di appunti ( che poi fu denominato �memoriale �)� che egli custodiva insieme ad altri documenti in una cartella personale. Non sembra quindi che fosse destinato alla pubblicazione ma solo una nota scritta da sviluppare nei colloqui o da far girare fra gli alti dirigenti. Subito per� dopo la morte di Togliatti, Longo� decise la sua integrale e immediata pubblicazione.

D�altra parte era sempre stato di uso comune che ogni colloquio fra i dirigenti comunisti fosse poi accuratamente verbalizzato per iscritto.

Si � molto discusso che funzione avesse il memoriale nei riguardi di Kruscev: come � noto i rapporti personali� fra i due dirigenti non erano proprio dei migliori anche perch� non si erano conosciuti nel lungo periodo di esilio moscovita di Toglatti. Secondo alcuni studiosi tuttavia si trattava di un tentativo di avvicinarsi di pi� alle

sue posizioni e di rompere il muro di incomprensione con il� il segretario del PCUS e rafforzarne dunque la posizione, per� altri invece si trattava di un documento che aveva il fine pi� o meno� nascosto di indebolire la posizione di� Kruscev. Sostengono la prima posizione la Jotti e Amendola

 

� Dice la lotti: �Ma no, Togliatti voleva aiutare� Krusciov e non danneggiarlo. Certo fra i due non vi era intesa ideale. Krusciov sentiva la estraneit� di Togliatti, probabilmente non aveva gradito le sue lezioni a cominciare dall'intervista a "Nuovi Argomenti"�.

�E Amendola: �Fu un momento di� fiducia in Krusciov; aveva capito che il suo potere era tremante e temeva che gli potesse succedere un duro�.[96]

 

 

Fra i sostenitori della tesi del documento ambiguo contro Kruscev troviamo invece Leo Valiani:

 

� Togliatti si prest� a una manovra contro Krusciov preparata da Suslov e da altri dirigenti. Lo detestava, lo giudicava incapace di dirigere il movimento. Tanto � vero che avendo intuito la mossa, non si fece trovare a Mosca�[97]

 

. Comunque va pure notato che due mesi dopo Kruscev fu posto in minoranza ed allontanato� dal potere soprattutto proprio in relazione alla gestione dei difficilissimi rapporti con Pechino .

 

 

Il memoriale non nasce dal nulla naturalmente, ma � il naturale proseguimento delle posizione del Partito comunista Italiano dei mesi precedenti, o meglio degli anni precedenti.

�Negli anni 60 il ruolo e le caratteristiche del movimento comunista�� si erano� poste ormai in modo molto diverso dagli anni 40.

�Non si trattava pi� certamente di un partito di militanti, pochi� ma tutti� dediti soprattutto all�azione politica: si era andato delineando un partito di massa che comunque non intendeva certo rinnegare il passato resistenziale . Come nota Flores negli Annali Feltrinelli del 82 :

 

�Sembra di poter sostenere, da quanto si � ricostruito finora, che nel campo dell'organizzazione il "partito nuovo" significasse essenzialmente se non esclusivamente partito di massa. Partito di massa, naturalmente, dei lavoratori, centrato prevalentemente sulla classe operaia rispetto a cui gli altri strati sociali appaiono" alleati "; partito nazionale ma non per questo meno definito socialmente ne staccato e distante da una tradizione lontana con cui non si vuole rompere ma che l'esperienza resistenziale ha permesso di modificare profondamente�[98]

 

Si affacciavano inoltre nuovi problemi o almeno i problemi di sempre� trovavano un diverso contesto di riferimento. Nota da esempio Ilardi,� a proposito della rapporto fra rivoluzione e legalit�, fra gestione del potere in una serie ampia di governi locali� e opposizione antagonista :

 

�E tutto questo perche anche in quegli anni di rivoluzione culturale, il pro�blema politico rimaneva quello di sempre: di fronte al mutamento e alla crescita del sociale che rimetteva in gioco la capacit� di governo del sistema politico, la questione per le avanguardie politiche del movimento era quella vecchia di come riuscire ad avvicinare al livello del Potere - che rimaneva uno, e uno solo, e cio� quello dello stato, della conquista dello stato - il livello delle masse, era come "introdurre" lo stato nelle masse, dentro una forma di stato, seppure nuova, riformata o rivoluzionata.�[99]

 

Anche la dirigenza intorno a Togliatti era cambiata profondamente. Sebastiani considera il �ricambio �della classe dirigenziale in questi termini:

 

�Si possono individuare, dal dopoguerra ad oggi, quattro periodi distinti caratterizzati dal nucleo costitutivo del gruppo dirigente e insieme dal ruolo e dalle modalit� di funzionamento dell'organismo: ossia da gruppi dirigenti cui corrispondono di volta in volta diversi "tipi" di potere, in senso webe�riano, e quindi diversi modelli di gestione, che comportano anche forme di�verse di apparato.

Fino alla met� degli anni cinquanta il nucleo dirigente ruota intorno alle figure centrali di Togliatti e Longo, Secchia e Scoccimarro: quattro leaders tra i piu prestigiosi della generazione dei fondatori. Intorno a questo gruppo stabile si alternano, in generale per brevi periodi, altri esponenti del gruppo dirigente della prima generazione: ��una leadership di tipo carismatico. Ci� sia per quanto riguarda la figura del segretario nazionale - gli interventi di To�gliatti vengono considerati " atti politici" veri e propri, a carattere direttivo.. - che pi� in generale per tutto il nucleo costitutivo della Segreteria. Sono il prestigio dei suoi membri e il loro ruolo politico che configurano in questa fase una forma di potere carismatico la quale pone di fatto la Segreteria al vertice della piramide organizzativa del partito.

La transizione alla fase successiva avviene tra il 1955 e il 1956. Dal vecchio nucleo scompaiono Secchia e Scoccimarro, ma per vie diverse: ��.. un esempio, quindi, di "rinnovamento nella continuit�", che contempera l'avvicendamento di nuove leve con la permanenza in posizioni di prestigio di vecchie figure di leaders �[100]

 

Si era inoltre gia posto fin dagli anni cinquanta, il problema del rapporto fra socialismo e libert�,� fra la� uguaglianza effettiva su base� economica del socialismo reale e la libert� che restava in pratica un retaggio della democrazie occidentali.

�Si poneva quindi il problema dei rapporti con il partito guida dell�URSS ma questo non avveniva solo a livello dirigenziale� ma era sentito soprattutto dalla base.

In realt� il rapporto con l�URSS era stato sempre centrale nel movimento comunista italiano� e non si era mai� trattato semplicemente di un incontro di vertice. Come giustamente nota Agosti negali Annali Feltrinelli del 1982:

 

Un primo elemento deve essere, ci sembra, sottolineato con forza: la storia dei comunisti italiani nell'Unione Sovietica non pu� ridursi alla sola ricostruzione della vicenda del vero e proprio gruppo dirigente del PCI pre�sente negli organismi centrali dell'Internazionale e delle sue organizzazioni parallele. A sfondo di questa vicenda dev'essere riportato alla luce, almeno a grandi tratti, il mondo dell'emigrazione politica italiana nell'URSS, "fatta sia di funzionari che di operai e di specialisti [...] - comunisti, socialisti, anarchici, senza partito, lavoratori perseguitati dal fascismo che hanno tro�vato rifugio, occupazione, e spesso famiglia nell'Unione Sovietica.

Una presenza di immigrati italiani nel paese della rivoluzione d'ottobre si manifesta fin dall'inizio degli anni venti, in stretta connessione con l'evo�luzione della situazione politica italiana. Dopo le aspre -lotte di classe del "biennio rosso", e mentre si allargava lo scontro armato con il fascismo �che assumeva in alcune regioni il carattere di una vera e propria guerra ci�vile - numerosi quadri del movimento rivoluzionario vennero a trovarsi in una situazione estremamente difficile: braccati ora dalle minacce c!i rap�presaglie squadriste, ora dalla persecuzioni di una giustizia non ancora com�pletamente ligia al potere esecutivo, ma pur sempre apertamente di classe, posti talvolta nella impossibilit� di trovare lavoro per i "bandi" decretati dai fascisti e dai padroni, non restava loro altra scelta che emigrare all'este�ro i militanti� [101]

 

�A partire poi dal 1956 dopo i fatti di Ungheria,� Togliatti tent� anche se con non molto successo di incidere sugli equilibri del comunismo internazionale� con una strategia pi� avanzata : si trasformava quella� che era sembrata una scelta tattica (la via legalitaria al socialismo �in una scelta invece strategica irrinunciabile.

In occasione della crisi con il comunismo cinese nascevano nuovi spazi : tuttavia non bisogna credere che Togliatti intendesse agire in opposizione o in contrasto con il partito comunista� russo. La Russia restava sempre il pi� importante� punto di riferimento di un movimento� che Togliatti stesso riteneva sempre �mondiale�, consapevole che il frazionamento del movimento era necessariamente un suo indebolimento� e quindi la preoccupazione fondamentale di non rompere mai in nessun caso l�unit� .

Togliatti quindi non intendeva mirare� a una scissione del comunismo italiano da quello sovietico ma portare� su posizioni pi� avanzate l�insieme del movimento mondiale. Conseguentemente� egli vedeva nella conferenza che Krusciev intendeva� indire un grave pericolo per l�unit� stessa del movimento mondiale. Si rendeva� conto che uno scontro frontale avrebbe portato a una frattura verticale non� facilmente riassorbibile fra partiti europei� e i partiti asiatici e ancora ad un�altra frattura all�interno dei partiti comunisti di tutto il mondo. Queste preoccupazioni erano state presentate dal partito comunista italiano gi� da vari mesi e aveva messo chiaramente in dubbio la opportunit� di una tale� conferenza.

�In seguito poi la dirigenza comunista italiana guidata sempre da Togliatti aveva accettato in linea di principio la conferenza considerandola inevitabile, ma in ogni caso si voleva influire sulla sua composizione e direttive.� E in questo contesto che� vanno� quindi inquadrati� gli appunti che Togliatti redasse e che noi conosciamo come �memoriale di Yalta�

Esaminiamo ora pi� particolarmente il contenuto del memoriale.

Innanzi tutto il Togliatti condanna� senza ambiguit� le posizioni cinesi e il pericolo che esse rappresentano per il� movimento comunista mondiale e quindi della necessit� di un lavoro capillare per rispondere alle tesi cinesi:

 

�Il piano che noi proponevamo per una lotta efficace contro le errate posizioni politiche e contro l�attivit� scissionista dei co�munisti cinesi era diverso da quello che effettivamente � stato seguito. In sostanza il nostro piano si fondava su questi punti:non interrompere mai la polemica contro le posizioni di principio e politiche cinesi;�[102]

 

Il problema e come condurre la polemica:

 

�   condurre questa polemica a differenza di ci� che fanno i cinesi, senza esasperazioni verbali e senza condanne generiche, su temi concreti, in modo oggettivo e persuasivo, e sempre con un certo rispetto per l�avversario

�in pari tempo procedere, per gruppi di partiti, a una serie di incontri per un esame approfondito e una migliore definizione dei compiti che si pongono oggi nei differenti settori del nostro movimento (Occidente europeo, Paesi dell�America latina, Paesi del terzo mondo e loro contatti col movimento comunista dei Paesi capitalistici, Paesi di democrazia popolare, ecc.). Questo la�voro doveva farsi tenendo presente che dal �57 e dal �60 la situa�zione in tutti questi settori e seriamente cambiata e senza un�at�tenta elaborazione collettiva non � possibile arrivare a una giusta definizione dei compiti comuni del nostro movimento;

� solo dopo questa preparazione, che poteva occupare an�che un anno o pi� di lavoro, avrebbe potuto essere esaminata la questione di una conferenza internazionale, la quale potesse vera�mente essere una nuova tappa del nostro movimento, un suo ef�fettivo rafforzamento su posizioni nuove e giuste. In questo modo avremmo anche potuto meglio isolare i comunisti� cinesi, opporre loro un fronte pi� compatto, unito non soltanto per l�uso di co�muni definizioni generali delle posizioni cinesi, ma per una pi� profonda conoscenza dei compiti comuni di tutto il

movimento e di quelli che concretamente si pongono in ognuno dei SUOI settori�[103]

 

Togliatti mostra di rendersi conto� che perch� un lavoro del genere� fosse ben condotto sarebbe stato anche necessario non indire una conferenza� che avrebbe provocato delle� pericolose fratture:

 

�Del resto, una volta ben definiti i compiti e la linea politica nostra settore per settore, si sarebbe anche potuto rinunciare alla conferenza internazionale, qualora ci� fosse apparso necessario per evitare una scissione formale�[104]

 

Ritiene anche possibile soluzioni alternative� che pur condannando le posizioni cinesi tuttavia evitino la paventata spaccatura:

 

�penso, per esempio, all�importanza che avrebbe avuto un incontro inter�nazionale, convocato da alcuni partiti comunisti , occidentali, con un�ampia sfera di rappresentanti dei Paesi democratici del � terzo mondo� e dei loro movimenti progressivi, per elaborare una con�creta linea di cooperazione e di aiuto a questi movimenti. Era un modo di combattere i cinesi coi fatti, non soltanto con le parole�[105]

 

 

Va ancora notato che il confronto con il comunismo cinese non � soltanto un fatto tutto interno al movimento comunista internazionale, ma trae le sue ragioni anche in profonde e antiche tradizioni storiche. Nota al proposito Hobsbawm:

 

�per i duemila anni dell'Impero cinese la maggior parte dei suoi abitanti che avevano un 'opinione a riguardo avevano considerato la Cina il centro e il modello della civilt� mondiale. Con minori eccezioni tutti gli altri paesi nei quali i regimi� comunisti avevano trionfato, dall'URSS in avanti, erano e si consideravano culturalmente arretrati e marginali, in relazione a qualche I altro assunto come paradigmatico e pi� avanzato. Proprio l'energia la quale l'URSS insisteva negli anni di Stalin sulla sua indipendenza� intellettuale e tecnologica dall' Occidente e sulle origini autoctone delle invenzioni pi� importanti, dal telefono all'aeroplano, era un sintomo �eloquente di questo senso di inferiorit�.�[106]

 

D�altre parte il pensiero di Mao era mosso dall�idea che una rivoluzione costante era necessaria per mantenere vivo il senso� il marxismo che comportava quindi un rifiuto di un accordo con le strutture tradizionale� di creazione borghese dell�Europa Occidentale e quindi anche di un periodo di pace con l�Occidente capitalistico a tempo praticamente indeterminato.

�Nota giustamente Hobsbawm:

 

�Un altro aspetto del pensiero di Mao che si appoggiava alla sua lettura della dialettica marxista era infatti la convinzione dell 'im�portanza della lotta, del conflitto e della tensione elevata, come fattori non solo essenziali per la vita, ma anche per prevenire la ricaduta nelle debolezze della vecchia societ� cinese, che consistevano proprio nell'a�ver insistito sulla permanenza e sull'armonia immutabili. La rivolu�zione e il comunismo stesso potevano essere salvati dalla degenerazio�ne nella stasl solo mediante una lotta costantemente rinnovata. La ri�voluzione non poteva mai aver fine�[107]

 

 

Realisticamente poi viene preso in esame la situazione dei partiti comunisti nei paesi capitalistici

 

�Fatta eccezione per alcuni partiti (Francia, Italia, Spa�gna, ecc.) non usciamo ancora dalla situazione in cui i comunisti non riescono a svolgere una vera ed efficace azione politica, che li colleghi con grandi��� masse di lavoratori, si limitano a un lavoro di propaganda e non hanno un �influenza effettiva sulla vita poli�tica del loro Paese. Bisogna in tutti i modi ottenere di superare questa fase spingendo i comunisti a vincere,� il loro relativo iso�lamento, a inserirsi in modo attivo e continuo nella realt� poli�tica e sociale, ad avere iniziativa politica, �a diventare un effettivo movimento di massa.� [108]

 

E la situazione finirebbe ancora con il peggiorare se si avesse una frattura nel movimento

 

� Il pericolo diventerebbe particolarmente grave se si giungesse a una dichiarata rottura del movimento, con la formazione di un centro internazionale cinese che creerebbe sue � sezioni � in tutti i Paesi. Tutti i partiti e particolarmente i pi� deboli, sarebbero portati a dedicare gran parte della loro atti�vit� alla polemica e alla lotta contro queste cosiddette �sezioni� di una nuova �Internazionale �.[109]

 

Tuttavia esistono possibilit� di affermazione, ma occorre una politica adeguata alle circostanze, non dogmaticamente� ancorate a principi astratti:

 

�Oggettivamente esistono condizioni molto favorevoli alla avanzata, sia �nella classe operaia, sia tra le masse lavoratrici che� nella vita sociale, in generale. Ma � necessario saper co�gliere e sfruttare queste condizioni. Per questo occorre ai comu�nisti avere molto coraggio politico, superare ogni forma di dog�matismo, affrontare e risolvere problemi nuovi in modo nuovo, usare metodi di lavoro adatti a un ambiente politico e �sociale nel quale si compiano continue e rapide trasformazioni� [110]

 

Si prende in esame il problema della programmazione economica� e dell�allargamento dei mercati nazionali.

 

�In particolare sorge oggi nei pi� grandi Paesi la questione di una centralizzazione della dire�zione economica, che si cerca di realizzare con una programma�zione dall�alto, nell�interesse dei grandi monopoli e attraverso l�in�tervento dello Stato. Questa questione � all�ordine del giorno in tutto l�Occidente e gi� si parla di una programmazione interna�zionale, a preparare la quale lavorano gli organi dirigenti del Mer�cato comune. E� evidente che il movimento operaio e democra�tico non pu� disinteressarsi di questa questione. Ci si deve bat�tere anche su questo terreno.. Ci� richiede uno sviluppo e una Co�ordinazione delle rivendicazioni immediate operaie e delle propo�ste di riforma della struttura economica (nazionalizzazioni, rifor�me agrarie ecc.) in un piano generale di sviluppo economico da� contrapporre alla programmazione capitalistica.�[111]

 

 

Si pone quindi il problema fondamentale di una via pacifica legalitaria per l�edificazione del comunismo:

 

�La possibilit� di una via pacifica di questa avanzata � oggi strettamente legata all�impostazione e so�luzione di questo problema. Un�iniziativa politica in questa dire�zione ci pu� facilitare �la conquista di una nuova grande influenza su tutti gli strati della popolazione, che non sono ancora conqui�stati al socialismo, ma cercano una via nuova per avanzare�[112]

 

Ma questo pone il problema di una politica pi� aderente alla concreta situazione economica delle classi lavoratrici:�

 

�La lotta per la democrazia viene ad assumere, in questo qua�dro, un contenuto diverso che sino ad ora, pi� concreto, pi� le�gato alla realt� della vita economica e sociale. La programmazio�ne capitalistica � infatti sempre collegata a tendenze antidemo�cratiche e autoritarie, alle quali � necessario opporre l�adozione di un metodo democratico anche nella direzione della vita eco�nomica.�[113]

 

Viene ribadito con forza e convinzione che questo non� significa affatto che venga rinnegata l� ispirazione� internazionalista del comunismo:

 

�La lotta dei �sindacati non pu� per� pi�, nelle odierne condi�zioni dell�Occidente, essere condotta soltanto isolatamente, paese per paese. Deve svilupparsi anche su scala internazionale, con ri�vendicazioni e azioni comuni. E qui � una delle pi� gravi lacune del nostro movimento. La nostra organizzazione sindacale inter�nazionale (FSM) fa soltanto della generica propaganda. Non ha finora preso nessuna iniziativa efficace di azione unitaria contro la politica dei grandi monopoli. Del tutto assente � anche stata, finora, la nostra iniziativa verso le altre organizzazioni sindacali internazionali. Ed � un serio errore, perch� in queste organizza�zioni gi� vi � chi critica e tenta di opporsi alle proposte e alla po�litica dei grandi monopoli�[114]

 

Si pongono nuovi problemi prima fra tutti l�abbandono della pregiudiziale anti religiosa.

 

�Nel mondo cattolico organizzato e nelle masse cattoliche vi � stato mio spostamento evidente a sinistra al tempo di Papa Giovanni. Ora vi �, al centro, un riflusso a destra. Permangono per�, alla base, le condizioni e la spinta per uno spostamento a sinistra che noi dobbiamo comprendere e aiutare. A questo scopo non ci serve a niente la vecchia propaganda ateistica. Lo stesso problema della coscienza religiosa, del suo contenuto, delle sue radici tra le masse, e del modo di superarla, deve essere posto in modo diverso che nel passato, se vogliamo avere accesso alle masse cattoliche ed essere compresi da loro. Se no avviene che la nostra �mano tesa� ai cattolici viene intesa come un puro espediente e quasi come una ipocrisia.�[115]

 

E quindi una ampia apertura al mondo della cultura di varia ispirazione progressista che presuppone una ampia libert� di pensiero.

 

�Anche nel, mondo della cultura (letteratura, arte, ricerca scientifica, ecc.), oggi le porte sono largamente aperte alla pene�trazione comunista. Nel mondo capitalistico si creano infatti con�dizioni tali che tendono a distruggere la libert� della vita intel�lettuale. Dobbiamo diventare noi i campioni della libert� della vita intellettuale, della libera creazione artistica del progresso scien�tifico. Ci� richiede che noi non contrapponiamo in modo astratto le nostre concezioni alle tendenze e correnti di diversa natura; ma apriamo un dialogo con queste correnti e attraverso di esso ci sforziamo di approfondire i temi della cultura, quali essi oggi si presentano�[116]

 

Tutto porta poi all�elemento pi� importante e duraturo del memoriale nel quale si pone il problema della possibilit� di un via pacifica e legalitaria all�instaurazione del comunismo in una societ� capitalistica:

 

�Anche queste posizioni hanno per� bi�sogno, oggi, di essere approfondite e sviluppate. Per esempio, una pi� profonda riflessione sul tema della possibilit� di una via pacifica di accesso al socialismo, ci porta a precisare che cosa noi intendiamo per democrazia in uno Stato borghese, come si possono allargare i confini della libert� e delle istituzioni demo�cratiche e quali siano le forme pi� efficaci di partecipazione delle masse operaie e lavoratrici alla vita economica e politica. Sorge cos� la questione della possibilit� di conquista di posizioni di po�tere, da parte delle classi lavoratrici, nell�ambito di uno Stato che non ha cambiato la sua natura di Stato borghese e quindi se sia possibile la lotta per una progressiva trasformazione, dall�inter�no, di questa natura. In Paesi dove il movimento comunista sia diventato forte come da noi (e in Francia), questa � la questione di fondo che oggi sorge nella lotta politica. Ci� comporta, natu�ralmente, una radicalizzazione di questa lotta e da questa dipen�dono le ulteriori prospettive.�[117]

 

Nasce naturalmente l�esigenza di una via nazionale� dei vari partiti

 

� L�autonomia dei partiti, di cui noi siamo fautori de�cisi, non � solo una necessit� interna del nostro movimento, ma una condizione essenziale del nostro sviluppo nelle condizioni presenti. Noi saremmo contrari, quindi, a ogni proposta di creare di nuovo una organizzazione internazionale centralizzata. Siamo tenaci fautori della unit� del nostro movimento e del movimento operaio internazionale, ma questa unit� deve realizzarsi nella di�versit� di posizioni politiche concrete, corrispondenti alla situazione� e al grado di sviluppo di ogni Paese. Vi � naturalmente, il pericolo dell�isolamento dei partiti l�uno dall�altro e quindi di una certa confusione. Bisogna lottare contro questi pericoli e per questo noi crediamo si dovrebbero adottare questi mezzi: con�tatti assai frequenti e scambi di esperienze tra i partiti, su larga scala; convocazione di riunioni collettive dedicate allo studio di problemi. comuni a un certo gruppo di partiti; incontri interna�zionali di studio su problemi generali di economia, filosofia, sto�ria, eccetera�[118]

 

Quindi si afferma la� grande importanza del collegamento a tutti quei movimenti di liberazione che, pur non essendo comunisti, tuttavia oggettivamente nella loro lotta al capitalismo portano una carica rivoluzionaria affine a quella dei comunisti:

 

�Attribuiamo una importanza decisiva, per lo sviluppo del no�stro movimento, allo stabilirsi di ampi rapporti di reciproca co�noscenza e di collaborazione tra i partiti comunisti dei Paesi ca�pitalistici e i movimenti di liberazione dei Paesi coloniali ed ex coloniali. Questi rapporti non devono per� essere stabiliti solo con i partiti comunisti� di questi Paesi, ma con tutte le forze che lottano per l�indipendenza e contro l�imperialismo e anche, nella misura del possibile, con ambienti governativi di Paesi di nuova libert� che abbiano governi progressivi. Lo scopo deve essere di giungere a elaborare una comune �piattaforma concreta di lotta contro l�imperialismo e il colonialismo. Parallelamente dovr� es�sere da noi meglio approfondito il problema delle vie di sviluppo dei Paesi gi� coloniali, di che cosa significhi per essi l�obiettivo del socialismo, e cos� via. Si tratta di temi nuovi, non ancora af�frontati sino ad ora.�[119]

 

E tutto ci� si salda� alla proposta da lui sostenuta� di convocare una conferenza allargata a tutti i movimenti anticapitalistici in alternativa a quella dei partiti comunisti� che implicherebbe necessariamente una frattura con i comunisti cinesi

 

� Per questo, come ho gi� detto, noi avremmo salutato con piacere una riunione internazionale dedicata esclu�sivamente a questi problemi e ad essi bisogner� in ogni modo dare una parte sempre pi� grande in tutto il nostro lavoro.�[120]

 

Si rifiuta quindi la visione �trionfalistica dei paesi socialisti propria della� propaganda tradizionale : i problemi reali non sono conosciuti in occidente e quindi le crisi� e i problemi� in cui si imbatte il socialismo appaiono inesplicabili, sentiti come insufficienze dei principi del comunismo stesso.

 

�Non � giusto parlare dei Paesi socialisti (e anche dell�Unione Sovietica) come se in essi tutte le cose andassero sempre bene. Questo � l�errore, per esempio, del capitolo della risoluzione del �60 dedicato a questi Paesi. Sorgono infatti continuamente, in tutti i Paesi socialisti, difficolt�, contraddizioni, problemi nuovi che bisogna presentare nella loro realt� effettiva. La cosa peg�giore � di dare l�impressione che tutto vada sempre bene, mentre improvvisamente ci troviamo poi di fronte alla necessit� di par�lare di situazioni difficili e spiegarle. Ma non si tratta solo di fatti singoli�[121]

 

La destalinizzazione ha messo in crisi in occidente il mito di un successo continuo� e ci si interroga pure in che misura� le deviazioni di Stalin siano dovuti, non a un caso personale, ma� a deficienze del sistema. Si apre cosi la via a una visione critica dell�intero movimento comunista, superando l�idea ingenua che tutte le deviazioni staliniane siano tutte riconducibili a un solo uomo.

 

�Le critiche a Stalin, non bisogna nasconderselo, hanno la�sciato tracce abbastanza profonde. La cosa pi� grave � una certa dose di scetticismo con la quale anche elementi vicini a noi ac�colgono le notizie di nuovi successi economici e politici. Oltre a ci�, viene considerato in generale non risolto il problema delle origini del culto di Stalin e come esso divent� possibile. Non si accetta di spiegare tutto soltanto con i gravi vizi personali di Stalin. Si tende a indagare quali possono essere stati gli errori politici che contribuirono a dare origine al culto. Questo dibat�tito ha luogo tra storici e quadri qualificati del partito. Noi non lo scoraggiamo, perch� spinge a una conoscenza pi� profonda della storia della rivoluzione e delle sue difficolt�. Consigliamo per� la prudenza nelle conclusioni e di tener presenti le pubbli�cazioni e ricerche che si fanno nell�Unione Sovietica.�[122]

 

Si mostra quindi il� fatto che il ritorno ai veri valori della Rivoluzione comunista, identificati con il� pensiero di Lenin, non si sia verificata nella misura in cui la denuncia delle deviazioni di Stalin sembrava rimandare

 

�L�impressione generale � di una lentezza e re�sistenza a ritornare alle norme leniniste, che assicuravano, nel partito e fuori di esso, larga libert� di espressione e di dibattito, nel campo della cultura, dell�arte e anche nel campo politico. Questa lentezza e resistenza � per noi difficilmente spiegabile soprattutto in considerazione delle condizioni presenti, quando non esiste pi� accerchiamento capitalistico e la costruzione eco�nomica ha ottenuto successi grandiosi. Noi partiamo sempre dal�l�idea che il socialismo � il regime in cui vi � la pi� ampia libert� per i lavoratori e questi partecipano di fatto, in modo organiz�zato, alla direzione di tutta la vita sociale. Salutiamo quindi tutte le posizioni di principio e, tutti i fatti che ci indicano che tale � la realt� in tutti i Paesi socialisti e non soltanto nell�Unione So�vietica. Recano invece danno a tutto il movimento i fatti che talora ci mostrano il contrario�

Segue ancora una richiamo alla necessit� dell�unita del movimento comunista sia pure nel rispetto delle singole vie nazionali che tengano conto delle peculiari situazioni storiche o politiche ed� economiche.�[123]

�Un fatto che ci preoccupa e che non riusciamo a spiegarci pienamente � il manifestarsi tra i Paesi socialisti di una tendenza centrifuga. Vi � in essa un evidente e grave pericolo, del quale crediamo che i compagni sovietici si debbano preoccupare Vi � senza dubbio del nazionalismo rinascente. Sappiamo per� che il sentimento nazionale rimane una costante del movimento ope�raio e socialista per un lungo periodo anche dopo la conquista del potere. I progressi economici non lo spengono, lo alimentano. Anche nel campo socialista, forse (sottolineo questo � forse � per�ch� molti fatti concreti ci sono sconosciuti), bisogna guardarsi dalla forzata uniformit� esteriore e pensare che l�unit� si deve stabilire e mantenere nella diversit� e piena autonomia dei sin�goli Paesi.�[124]

 

Il memoriale si chiude con queste parole:

 

�Sulla situazione italiana

Molte cose dovrei aggiungere per informare esattamente sulla situazione del nostro Paese. Ma questi appunti sono gi� troppo lunghi e ne chiedo scusa. Meglio riservare a spiegazioni �[125]

 

Sarebbe stato di maggior interesse proprio una osservazione della situazione del� nostro paese che invece manca. Tuttavia � anche importante notare che Togliatti sin� dall�inizio della sua attivit� politica fino all�ultimo giorno della sua vita ha ragionato sempre in prospettiva internazionalista: in lui non vi � stato mai dualismo fra interessi del proletariato italiano e quello degli altri paesi.

L�importanza del Memoriale � stata riconosciuta quasi unanimamente ma il suo significato politico � stato variamente valutato

Recentemente un esponente importante� dei DS come D�Alema� ha sostenuto che con Il Memoriale� Togliatti� avrebbe compiuto un passo fondamentale per uscire dallo stalinismo, non tanto nel senso di dare spazio alle vie nazionali autonome al comunismo, ma proprio nel senso di un ripensamento generale della metodologia dell�instaurazione� comunismo . Egli infatti afferma :

 

� Io ritengo per� che sia l'intervista a Nuovi Argomenti sia il memoriale di Yalta�� si collochino fuori dallo stalinismo. Pu� darsi che questo non configuri tutto un piede ma solo un alluce. In ogni caso, vi � una parte di Togliatti che � fuori dallo stalinismo. Non credo che questa parte sia "la via italiana al socialismo". Questa politica pu� in fondo essere considerata come un ripiegamento: un modo per rendere compatibile l'esperienza del Partito comunista italiano con lo stalinismo. Per me il Togliatti pi� interessante non � questo, bens� quello del policentrismo. � il Togliatti che, con il memoriale di Yalta� mette in discussione le modalit� di funzionamento del sistema comunista mondiale e le modalit� con le quali � governata l'Urss. E che con l'intervista a Nuovi Argomenti affronta il tema delle disfunzioni create in Urss dalla sovrapposizione del partito allo Stato. Sono questi gli ingredienti di una discussione storica seria, che non penso sia utile proiettare sui problemi dell'oggi che sono distantissimi dai fatti dei quali abbiamo parlato.�[126]

 

Secondo �Carlo Spagnolo, il memoriale di Yalta era� nelle intenzioni di Togliatti, un�ipotesi di accordo col Pcus di Krusciov sulla conferenza internazionale dedicata alla crisi col Pc cinese, accettando la partecipazione del Pci alla sua organizzazione, per poi convincere il capo del Pcus

 

"a un impegno diverso dei comunisti italiani verso il centrosinistra, cio� un programma di spostamento di quella formula (una nuova maggioranza aperta verso una prospettiva socialista) tentando di riapre un rapporto organico di collaborazione con il Psi". E anche qui si � discusso, senza finzioni.�[127]

 

A nostro parere per�� il problema se il memoriale di Yalta� comporti�� un mutamento della linea di Togliatti� � la semplice riproposizione , magari in termini nuovi, della linea� tradizionale, se insomma il memoriale sia veramente una novit� dipende anche dal concetto che abbiamo� di conservazione e innovazione in politica.

�Un azione politica che� sia effettivamente calata nella realt� storica e sociologica non pu� attenersi a principi immutabili� quali fossero dogmi immodificabili. In religione infatti si pu� ammettere la presenza di dogmi come verit� immutabili perch� si presuppone che siano stati rivelati da Dio, per sua natura immutabile.� Ma l�azione politica esige sempre una attenzione al reale ,al momento, alle circostanze che vanno inquadrate s� nello schema generale� ideale, ma che pur tuttavia su di esso influiscono realmente. Anzi � proprio della visione marxista l�idea della prassi, cio� dell�intima unione� fra azione e teoria, che� la teoria � sempre strettamente connessa alla attivit� politica. Da questo punto di� vista evidentemente l�azione politica deve quindi aggiornarsi continuamente alla realt� effettiva.

�Da questa prospettiva il memoriale di Yalta � una novit� come ogni azione politica che sia viva e reale � sempre qualcosa di nuovo: d�altra parte il nuovo e vitale non nasce dal nulla o dall�improvvisazione ma dal ripensamento della linea politica fondamentale alla luce delle nuove circostanze dei nuovi apporti di forza fra le classi sociali, dell�evoluzione della politica� internazionale e nazionale.

Il memoriale di Yalta in effetti non � altro che una analisi approfondita,�� precisa, (qualche volta anche� puntigliosa, come era propria nella natura del suo autore)� del momento storico.

Togliatti nel memoriale si sforzava di adeguare l�azione del comunismo nazionale e internazionale ai� tempi nuovi: ma non era un passo avanti, non aveva alcun contenuto nuovo ,non recepiva cio� quello che a noi moderni appare ben chiaro,con il senno di poi:l�Unione Sovietica, il movimento internazionale comunista� aveva perduto, come si disse,la sua spinta propulsiva , la possibilit� che una societ� autenticamente� comunista che estirpasse il male dal mondo, la grande illusione� della Rivoluzione che ogni cosa avrebbe� rimesso al posto , che avrebbe per sempre eliminato lo sfruttamento dell�uomo sull�uomo era definitivamente tramontata.� O almeno era tramontato� la possibilit�� che in quella� direzione movessero ancora i paese del socialismo reale. Per Togliatti i paesi del socialismo reale� restavano pur sempre il sole dell�svvenire , a dispetto di tutto, a dispetto di ogni evidenza .

�Ma noi ragioniamo con il senno di poi��,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONCLUSIONE: IL PARADOSSO DI TOGLIATTI 

 

L�opera politica di Togliatti � caratterizzata da un paradosso: l�uomo che rappresentava la Rivoluzione comunista rivolse  la sua  azione proprio a impedire  che essa esplodesse in Italiane e quindi in Europa. Come abbiamo mostrato a impedire lo scoppio della  rivoluzione  in Italia non furono tanto  i partiti democratici di massa  ne la influente  Chiesa Cattolica ne le potenti forze  militari americane, ma fu il partito comunista di Togliatti che in ogni modo prevenne la rivoluzione e quando essa, comunque sembr� manifestarsi ugualmente come nella lotta partigiana, in occasione dell�attentato di Pallante, con i disordini contro il governo Tambroni intervenne attivamente per bloccarla .

L�azione di Togliatti per� fu perfettamente coerente e razionale: la Rivoluzione non aveva possibilit� di successo in Italia e quindi  non doveva scoppiare: Togliatti non era un poeta della Rivoluzione, n�  un profeta , ne un ideologo  era una grande lucido e razionale e acuto politico, un grande ,un eccezionale politico che in quanto tale sapeva chiaramente distinguere quello che  era effettivamente possibile da quello che si desiderava fosse possibile .

Con il senno di poi possiamo dire che, date le sue premesse  il modo  secondo il quale ag�, il modo migliore di agire fu proprio come egli effettivamente agi,

 

 

Gi� le sue premesse�.ma � proprio sulle premesse che noi abbiamo dei dubbi

Constatare che la Rivoluzione non poteva avere successo  in Italia perch� in realt� non poteva avere successo  nel mondo Occidentale,  non equivaleva a concludere che le Rivoluzione aveva ormai  perso  la sua storica sfida ? Lo stesso Togliatti aveva compreso, con almeno 50 anni  di anticipo rispetto al pensiero di sinistra,  che il fascismo stesso era pure esso un fenomeno di massa, poteva non comprendere che ormai il capitalismo andava acquistando una sua base  popolare?   E allora perch� non fare il grande passo che molti fecero allora rescindendo il legame con il comunismo internazionale, legame che imped� sempre alle forze di sinistra di raggiungere il potere?

 E ancora di pi�: il bancario di Milano,l�operaio di Torino ,lo studente  di Napoli poteva anche pensare che in Russia si stesse preparando la grande Rivoluzione proletaria che avrebbe estirpato una volta per tutte,  tutta la ingiustizia e tutto il male dal  mondo e che a questa meta bisognasse sacrificare ogni cosa, anche la giustizia e la verit�. 

 Ma nessun al mondo meglio di Togliatti conoscevano gli orrori dello stalinismo, le purghe che portarono alla morte della quasi totalit� di quelli che avevano fatto la Rivoluzione, il terrore diffuso capillarmente in tutto il paese, i milioni di morti  viventi nei gulag: poteva  egli credere che questi fatti veramente avrebbero portato alla societ� idealizzata da Marx?

 Egli non era un poeta, n�  un profeta , ne un ideologo  era una lucido e razionale e acuto politico, un grande eccezionale politico�..

 Sorge allora il sospetto che egli agisse non perch� credesse realmente nelle idee che professava  ma perch� cosi egli poteva mantenere il potere.

Collabor� con Stalin assecondando tutti i suoi crimini; cosi salv� la vita che tanti altri comunisti ingenuamente persero e divenne il capo incontrastato  del comunismo italiano solo perch� designato da Stalin, mantenne un potere assoluto sul partito e quindi su una fetta consistente dell�Italia  perch� era la guida alla Rivoluzione, quando sarebbe venuto il momento.

Ma lui, PalmiroTogliatti ci credeva veramente e fingeva solo di crederci?� Non lo sapremo mai, crediamo, e forse non � nemmeno importante: la storia giudica gli avvenimenti dal punto  di vista politico non la moralit� degli uomini .  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPENDICE� PRIMA

 

TOGLIATTI NELLA STORIOGRAFIA

 

 

 

 

La storiografia su� Palmiro Togliatti � ampia e articolata ed � naturalmente indissolubilmente legata non solo a quella del Partito� Comunista Italiano, ma anche a tutto il� movimento comunista� mondiale, quindi alla storia del secolo XX del quale certamente Togliatti fu uno dei maggiori protagonisti.

 

PIETRO GOBETTI

Fra i primi che� si sono interessati alla figura di Togliatti troviamo un �non comunista�, PIETRO GOBETTI. Questi infatti sulla rivista � la rivoluzione liberale�� nel 1922 pubblic� un importante lavoro�� sulla �Storia dei comunisti italiani vista da un liberale� [128], nel quale coglieva� alcuni degli aspetti salienti dell�appena nato partito comunista e della figura di Palmiro Togliatti, di cui colse forse per primo lo spessore culturale e politico.

Nato a Torino il 19 giugno del 1901. studente universitario di acuta intelligenza, pubblica a diciassette anni la sua prima rivista, "Energie Nove", nel novembre del 1918, ricca di riferimenti a Prezzolini, Gentile, Croce e con la quale diffuse le idee liberali di Einaudi. Si appassiona ai bolscevichi, studia il russo. Definisce subito il fascismo "movimento plebeo e liberticida", l'antifascismo "nobilit� dello spirito". Interpreta la rivoluzione di Lenin e Trotzky come rivoluzione liberale, perch� � azione, �movimento e tutto quello che si muove va verso il liberalismo�. Apprezza i bolscevichi in quanto �lite, detesta lo statalismo e il protezionismo della vecchia Italia giolittiana. Esponente della sinistra liberale progressista, collegata con l'intellettuale meridionalista Gaetano Salvemini. estimatore di Antonio Gramsci e del giornale socialista e poi comunista �Ordine Nuovo�, Gobetti si avvicina al proletariato torinese, divenendo attivo antifascista. Nell'autunno del 1920 il sostegno di Gobetti all'occupazione delle fabbriche e i suoi frequenti incontri con gli operai e comunisti torinesi migliorano molto i rapporti, tanto che Gramsci gli affida la rubrica di teatro della rivista. La classe operaia, in particolare quella torinese, dei consigli di fabbrica, che frequenta insieme ai socialisti di Ordine Nuovo, diventa per lui la leva che innover� il mondo: non verso il socialismo, ma verso "elementi di concorrenza�.  A vent'anni, il 12 febbraio del 1922, fa uscire il primo numero della rivista "La Rivoluzione Liberale" che via via diventa centro di impegno antifascista di segno liberale, collegato ad altri nuclei liberali di Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo. Vi collaborano intellettuali di diversa estrazione, tra cui Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli e Sturzo. Pi� volte arrestato nel '23-24 dalla polizia fascista, la sua rivista � ripetutamente sequestrata Nel '24 fonda la rivista letteraria "Il Baretti", alla quale collaborano Benedetto Croce, Eugenio Montale, Natalino Sapegno, Umberto Saba ed Emilio Cecchi. Il 5 settembre del '24, mentre sta uscendo di casa, � aggredito sulle scale da quattro squadristi che lo colpiscono al torace e al volto, rompendogli gli occhiali e procurandogli gravi ferite invalidanti. Costretto a espatriare in Francia, mai pi� ripresosi dalle ferite, muore esule a Parigi nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1926. Non aveva nemmeno venticinque anni, che avrebbe compiuto il 19 giugno di quell'anno. � sepolto nel cimitero di P�re Lachaise.

 

MARCELLA E MAURIZIO FERRARA

�La prima opera per� che� tratta in modo completo e organico la figura di Togliatti� � quella di MARCELLA E MAURIZIO� FERRARA� edita nel 1953 [129]� L�opera � il frutto di una serie di conversazioni tenute con Togliatti, raccoglie quindi materiale direttamente� dai� suoi ricordi personali : Togliatti all�inizio era� alquanto contrario� all�idea che, ancora lui vivente, venisse scritto qualcosa che in sostanza era una biografia: in seguito per� ritenne che era che era giusto, soprattutto� utile al Partito Comunista. Scrisse quindi egli stesso una prefazione e riguard� attentamente tutta l�opera.

I due estensori dello scritto, erano due coniugi ambedue attivi nel movimento comunista e quindi in stretti rapporti con Togliatti stesso.

Marcella (nata �de Francesco�)� aveva� partecipato , giovanissima, ai Gap (Gruppi di azione partigiana) romani. Nel �42 si iscrive al Pci. Per quasi vent�anni � la pi� stretta collaboratrice di Palmiro Togliatti. A Botteghe Oscure, poi a Rinascita, rifugge dagli eccessi dello spirito di parte, pur restando fedele a una �parte�. Gentile con i collaboratori che si chiamano Franco Rodano, Lucio Lombardo Radice, Renato Guttuso, Alberto Moravia, Umberto Saba, non lascia mai affiorare la tensione del lavoro giornalistico.

Nel 1945 sposa Maurizio Ferrara corrispondente dell�Unit� (di cui sar� in seguito direttore). Ed ha tre figli fra cui Giuliano, noto giornalista e fondatore del �Foglio �.

I due coniugi sono a Mosca a tra il �58 e il �61 Conoscono� gli anni del disgelo, la presenza di un �Kruscev rozzo ma simpatico�. Nel 59 ancora insieme scrivono �Cronache di vita italiana� . [130]�

Quando esplode il femminismo, Marcella Ferrara partecipa attivamente, In particolare� sceglie� di testimoniare sul dramma delle gestanti �diossinate�.

Maurizio Ferrara mori nel 2000, mentre Marcella lo segui qualche anno dopo nel 2002.

 

MASSIMO CAPRARA

Altri scritti su Togliatti si devono alla singolare figura di MASSIMO CAPARRA. Questi fu a lungo segretario di Togliatti, in seguito Sindaco di Portici, deputato di Napoli per quattro legislature a partire dal 1954. Caprara fu poi radiato dal partito comunista con Rossana Rossanda e gli altri del gruppo de �Il Manifesto�, del quale � uno dei fondatori.

Tornato all'attivit� giornalistica (era stato redattore capo di Rinascita), ha scritto su Il Mondo, L'Espresso, Tempo Illustrato e ha diretto l'Illustrazione Italiana. Ha firmato numerosi reportage televisivi e volumi di saggistica. Ha vissuto dall�interno gli avvenimenti fondamentali della storia del Partito comunista dagli anni del dopoguerra fino alla fondazione del Manifesto

Tuttavia Caparra , pi� che riflessioni storiche e critiche� generali� sull�opera di Togliatti, tende� a raccontare aneddoti� particolari che se da una parte� ci fanno conoscere la figura di Togliatti d�altra parte�� difficilmente possono dare una chiarificazione storicam scientifica��� della sua opera.i [131]� ��

 

GIULIO SENIGA.

Aveva iniziato l'attivit� nella Resistenza, prima come sindacalista all'Alfa Romeo (estate del 1943) e poi come Commissario Politico della Brigata Garibaldi attiva nella Repubblica partigiana della Val d'Ossola. Da qui l'ingresso nel PCI e l'assegnazione di incarichi delicati, dal 1948 al 1954, come la "scuola-quadri" e la sicurezza dei dirigenti e degli archivi del partito.� Fu stretto collaboratore di Pietro� Secchia l'uomo "che inclinava per la lotta armata�.� Ruppe per� clamorosamente con l�apparato del partito� comunista .

Con� esponenti di varie estrazione ( Troztskisti, massimalista socialisti, anche con Ignazio Silone), dar� vita al "Comitato italiano per la verit� sui misfatti dello stalinismo"

Negli anni Sessanta, SENIGA aderisce al Partito Socialista schierandosi ovviamente tra coloro che cercano di favorire un processo di maggiore autonomia dal PCI, anche con una intensa attivit� giornalistica.

�Tuttavia la sua opera rimane pur sempre su un piano di polemica personale� senza sollevarsi sostanzialmente sul piano della critica storica vera e propria. [132]

 

GIORGIO BOCCA

La prima biografia pero ampia e completa di Togliatti fu pubblicata� alcuni anni dopo la sua morte nel 1973 da GIORGIO BOCCA: uno� dei maggiori politologi della sinistra. [133]

Nato a Cuneo nel 1920 � tra i giornalisti italiani pi� noti e importanti. �Avendo partecipato alla guerra partigiana nelle formazioni di Giustizia e Libert�, ha poi mosso i primi passi, nell'immediato dopoguerra, nel foglio dell'omonima organizzazione a Torino. . In seguito, Bocca � stato un testimone e un lucido narratore del cosiddetto "boom" degli anni Sessanta, a cui ha coniugato inchieste sociali e servizi di vario tipo. Fra le tappe della sua carriera ricordiamo : redattore alla "Gazzetta del Popolo", nel 1954 � a Milano all'"Europeo", poi inviato del "Giorno" di Enrico Mattei diretto da Italo Pietra. � stato nel 1975 tra i fondatori di "Repubblica�.

Recentemente , ha trovato nuovi spunti polemici nei confronti della �Rete�, a cui ha dedicato controverse analisi. Il suo orrore nei confronti dei falsi traguardi e di chi promette un fittizio benessere non sembra addolcirsi, o trovare risposte che lo rassicurino. Si scaglia con forza contro la globalizzazione, che spogliata della sua bella superficie rivela il serpeggiare di interessi messi in moto da una potente ed incontrollabile macchina economica. Auspica, affinch� si affaccino dei sintomi di ripresa, un ritorno del pensiero politico. [134]�
La prima edizione della sua opera su Togliatti � stata pubblicata nel 1973 ma in seguito � stata curata una seconda edizione nel 1991, dopo quindi il crollo del muro di Berlino e della fine� dell�esperienza del socialismo reale dei paesi dell�est europeo.

Pi� che su fonti di archivio egli per� ha lavorato tenendo presente� i colloqui avuti� con gli esponenti della vecchia guardia� del partito comunista italiano. Infatti, con il nuovo corso del partito, tendente al cosi detto �compromesso storico�, e� con la presidenza di Berlinguer, i vecchi esponenti continuavano a far parte del Partito , formalmente onorati ma praticamente in disparte,non pi� nella direzione effettiva: pertanto erano pure pi� liberi di esprimere proprie opinioni e soprattutto di ricordare gli eventi vissuti con Togliatti. Sono stati quindi una fonte preziosa� per ricostruire dal vivo la personalit� vera di Togliatti che difficilmente pu� essere ricavata dai documenti ufficiali.

�Bocca descrive questi antichi dirigenti come personalit� singolari: avendo dedicato tutta la loro vita al Partito, in realt� non potevano vivere al di fuori di esso, il loro orizzonte culturale e anche materiale era tutto concluso nell�ambito del Partito stesso al quale si doveva ogni cosa e per il quale ogni sacrificio non era mai eccessivo.

Anche in questo Bocca ritrova l�ambito umano in cui Togliatti stesso svolse la sua esistenza.

Per sua stessa ammissione il saggio � incentrato soprattutto sul rapporto con lo stalinismo che appare all�autore come il pi� significativo e interessante: tuttavia non manca un ampio e chiaro riferimento al periodo posteriore alla morte di Stalin.��

La chiave di interpretazione che offre Bocca della personalit� di Togliatti � quella di un Cavour del comunismo: come il piemontese dell�800 aveva razionalizzato e tradotto lucidamente in concreta ed accorta azione politica� gli ideali romantici e risorgimentali, cosi Togliatti, piemontese del 900, aveva dato alle istanze del� comunismo una veste politica concreta, razionale. In tale chiave egli spiega anche�

Il difficile e tormentato rapporto con Stalin; egli aveva la funzione di dare una veste politica accettabile anche dal punto di vista giuridico e formale� alle decisioni prese dal dittatore georgiano. Questo non significa che Togliatti si mettesse a servizio di Stalin per puro interesse personale, ma che egli era fermamente convinto che a prescindere da ogni cosa, alla fine il comunismo avrebbe trionfato per la forza stessa della storia, secondo� appunto le previsioni� del marxismo scientifico.�

Anche la �doppiezza� di cui si accusa Togliatti nella sua politica in Italia viene ricondotta allo stesso convincimento.

�In realt� effettivamente Togliatti da una parte appoggiava e sosteneva la costituzione italiana che era a carattere parlamentare e borghese, ma contemporaneamente era ben attento a non allentare i legami internazionali con la repubbliche popolari a partito unico dei paesi del socialismo reale, per cui � lecito domandarsi se il modello perseguito fosse quello occidentale� o quello sovietico e quindi l�accusa che l�appoggio al sistema costituzionale fosse un espediente tattico strategico e non invece una accettazione piena e definitiva.

�Togliatti era ben conscio della impossibilit� di una rivoluzione comunista in Italia essendo questa nell�orbita di influenza americana: tuttavia riteneva sempre, per la fiducia nell�ordine oggettivo della storia, che alla fine il comunismo avrebbe trionfato tanto in Russia che in Italia, come nel� resto del mondo anche se per� vie diverse.

Un problema particolare che BOCCA affronta � la popolarit� di Togliatti. Infatti il Cavour, pur essendo� l�artefice dell�unit� italiana, in realt� non fu mai veramente popolare come invece lo fu un Garibaldi o un Mazzini .

Invece� Togliatti ebbe sempre una immensa popolarit� e non solo nell�ambito del suo schieramento politico: anche gli avversari gli resero sempre onore e deferenza. Eppure� Togliatti aveva una personalit� niente affatto adatta a catturare le simpatie generali: era un uomo gelido, che non lasciava mai trasparire le emozioni, parlava come un professore insofferente che ha poca pazienza per gli alunni che non lo comprendono (e seguono) immediatamente, tutto il contrario del grande comunicatore a affascinatore delle folle che � condizione essenziale per i politici contemporanei.

Secondo BOCCA la cosa pu� essere spiegata con il mito dell�uomo venuto dalla patria del comunismo ad instaurare il comunismo anche in Italia: le folle aspettavano proprio il �messia� capace di tradurre in realt�� politica e quotidiana le grandi aspettative di giustizia che ponevano nel comunismo. Ma d�altra parte Togliatti era effettivamente dotato di una cultura e di una intelligenza davvero fuori del comune, aveva esperienza dei veri meccanismi del comunismo, ignoti, a chi come lui, non aveva vissuto la rivoluzione dall�interno. Per quanto riguarda gli avversari inoltre vi era il riconoscimento di aver comunque dato un contributo essenziale alla instaurazione della democrazia in Italia e di aver saputo costruire un partito comunista diverso dagli altri : senza la scelta imposta da Togliatti al partito, certamente la democrazia sarebbe nata in Italia molto pi� fragile e asfittica.

 

ALDO AGOSTI

L�altra grande opera biografica� dedicata a Togliatti � quella di ALDO AGOSTI. [135]

Professore ordinario di� Storia contemporanea presso la Facolt� di   Lettere e Filosofia dell�Universit� di Torino, si � interessato particolarmente a tre filoni di� indagine: storia del movimento operaio e sindacale, storia del socialismo e del comunismo nel XX secolo e   storia comparata dell�Europa.

Ha dedicato numerose pubblicazioni alla storia del movimento comunista ed in particolare all�Internazionale Comunista, tra cui alcuni capitoli  della �Storia del marxismo� curata da Hobsbawm� e una imponente raccolta commentata di documenti del Comintern.�
    In � Un profilo storico dei comunismi europei,� [136]� traccia un profilo , sintetico ma non superficiale, dei comunismi europei, seguendone la complessa vicenda dalla prima guerra mondiale fino al crollo dell�Unione Sovietica. In esso si afferma in polemica con� una serie di pubblicazioni che� si richiamano al �Libro nero del comunismo� [137]� che Il comunismo � stato, malgrado i suoi innegabili errori e fallimenti, un movimento collettivo che ha riguardato la vita di milioni di persone e che ha assunto con gli anni un carattere sempre pi� differenziato e meno unitario. [138]
  Ha� dedicato, come accennato,� un ampio e fondamentale� saggio alla vita di Togliatti , biografia vasta e sistematica dell� uomo politico.

Il saggio,� edito nel 1996 tuttavia fu iniziato nel 1988, prima cio� della storica caduta del muro e della fine improvvisa e traumatica dell�esperienza del socialismo reale. Pertanto la prospettiva generale del comunismo nella quale si inquadra la� figura di Togliatti rimane� pur sempre quella di una esperienza in atto ,e non politicamente� conclusa in modo definitivo e irreversibile.

Tutto ci� nulla toglie alla correttezza storica del saggio anche se va notato che non � stato possibile consultare tutti gli archivi del partito comunista sovietico i quali dopo� il 1989� sono stati messi a disposizione degli studiosi.

In oltre 600 pagine viene esaminata tutta la vicenda politica e umana di Togliatti.

Riporta anche interessanti vicende personali, particolarmente per quanto riguarda la formazione culturale e politica� che gettano anche una nuova luce interpretativa sul suo cammino verso il comunismo di Palmiro Togliatti.

Aldo Agosti, infatti mostra che l�adesione al comunismo fu per Togliatti, proveniente da una famiglia piccola borghese, una risposta intellettuale, morale e quindi anche politica all�affermarsi del� fascismo sulla scena italiana.

Secondo Agosti, Togliatti percepisce la differenza fra ideale comunista e realt� staliniana come uno scarto che la storia poi sarebbe riuscita a� colmare: non fu quindi opportunista, ma credette veramente e incrollabilmente nella vittoria ultima del comunismo profetizzato da Marx: lo stalinismo gli apparve come un incidente di percorso, come una fase, che sia pure buia, crudele e ingiusta, tuttavia andava accettata per il trionfo definitivo del socialismo e l�affermarsi di un mondo in cui non ci fosse pi� lo sfruttamento dell�uomo sull�uomo

Per quanto riguarda la svolta di Salerno, AGOSTI respinge l�idea che essa fosse semplicemente una accettazione passiva e subalterna della volont� di Stalin, mettendo in rilievo che essenzialmente quella politica realistica, attenta alle esigenze reali del momento economico,� fosse in realt� qualcosa che egli stesso aveva elaborato e alla quale egli stesso aveva sempre creduto e alla quale si era sempre� attenuto: in Italia non era possibile una rivoluzione comunista perch� il paese ricadeva nella sfera di influenza degli Stati Uniti: collaborare con gli altri partiti politici antifascisti era quindi non una semplice scelta staliniana alla quale egli si attenesse� supinamente, ma era l�unica scelta realistica se non si voleva portare il comunismo italiano alla catastrofe in una avventura senza sbocco.�

Agosti ascrive a merito soprattutto di Togliatti l�elaborazione di una via autonoma italiana. Sotto la sua guida si passa in Italia da una richiesta di democrazia popolare e bolscevica alla difesa della via parlamentare, della democrazia avanzata dei principi della Costituzione.�

AGOSTI ritiene che� l�affermazione della legalit� costituzionale e parlamentare non contraddica la meta finale del comunismo e nemmeno rescinda i legami internazionali con il movimento comunista internazionale e l�URSS. In particolare si va sempre verso la meta ideale lontana e pure considerata certa di una societ� comunista secondo la visione marxista: si tratta di strade diverse ma che in qualche modo arriveranno alla stessa meta.

 

PAOLO SPRIANO

Un�opera fondamentale per inquadrare l�opera di Togliatti resta quella monumentale della storia del partito comunista scritta da PAOLO SPRIANO. [139]

Nato a Torino nel 1925 giovanissimo fu comandante partigiano;fu poi docente universitario e storico. Oltre che sulla storia del partito comunista italiano fondamentali le sue ricerche su Godetti e su Gramsci

Mori�� a Roma nel 1988

 

GIANGIACOIMO FELTRINELLI

�Un particolare menzione va fatta anche all�opera di un personaggio singolare: GIANGIACOMO� FELTRINELLI. Non fu uno storico ma� ebbe grande importanza nella diffusione di studi sul comunismo e sul movimento della Sinistra in generale.

Nato nel 1926 a Milano da una famiglia della borghesia imprenditoriale, alla fine della seconda guerra mondiale si unisce agli antifascisti, per poi entrare nel 1945 nel Partito Comunista Italiano , da lui finanziato generosamente con una parte dell�eredit�. Gi� in quegli anni si delinea il conflitto che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: da un lato l�appartenenza ad un ceto sociale ben preciso, cio� quello dell�alta borghesia, dall�altro l�impegno a favore dei diritti delle classi oppresse. Pi� che attirargli consensi, questa sua posizione fa scattare a partire dal 1948 la sua sorveglianza da parte del Ministero degli Interni e del controspionaggio militare-

La Biblioteca Feltrinelli, da lui fondata nel 1948 a Milano, rappresenta il primo passo verso una rielaborazione programmatica della storia del movimento operaio e del marxismo. Nel 1954 nasce a Milano l�omonima casa editrice a cui seguir� l�apertura delle librerie annesse. Coerentemente la casa editrice pubblica opere vietate in altri Paesi. � il caso di quei libri di analisi critica del fascismo, censurati in Spagna, o di quelli sulla guerra di Algeria, proibiti in Francia. Escono inoltre libri che altri editori non avrebbero osato pubblicare, come quelli dell�avanguardia italiana o di autori latinoamericani. Infine, viene dato spazio anche alla pubblicazione di scrittori provenienti da Paesi del Terzo Mondo.

Un� grande successo di Feltrinelli fu la pubblicazione� de �Il dottor Zivago� di Boris Pasternak. [140] L�uscita del romanzo, ostacolata dall�Unione Sovietica e dal PCI, avverr� dopo quasi due anni di intense trattative. Siamo nel 1957, in piena guerra fredda.

Il 1964 segna l�inizio della militanza politica dell�editore. Feltrinelli si reca a Cuba per incontrare Fidel Castro, sostiene i movimenti di liberazione e solidarizza con la guerriglia internazionale, soprattutto con quella dell�America Latina. Nel 1967 va in Bolivia per intercedere a favore di R�gis Debray, uomo di collegamento tra Cuba e Che Guevara, e in Bolivia viene arrestato dalla CIA, Fidel Castro affida a Feltrinelli il Diario in Bolivia, ultimo lascito del �Che�. Il libro verr� tradotto dall�editore stesso e far� il giro del mondo insieme con la famosa foto che Alberto Korda aveva scattato al rivoluzionario nel 1968. [141]

Il colpo di stato militare in Grecia del 1967 rafforza in Feltrinelli la convinzione che, anche in Italia, possa accadere la stessa cosa per mano della destra. In Italia, intanto, la tensione cresce sempre pi�. Ad alimentarla � la serie di assalti, attentati ed esplosioni che colpiscono soprattutto treni e stazioni. La colpa di tali azioni terroristiche si attribuisce dapprima a esponenti della sinistra, mentre in realt� i responsabili appartengono a movimenti dell�estrema destra, tra cui Ordine Nuovo.

I disordini culminano nel dicembre 1969 nella strage di Piazza Fontana a Milano. La polizia in un primo momento mette pubblicamente sotto accusa Feltrinelli e altri attivisti della sinistra. Come si stabilir� anni dopo, i colpevoli sono invece dei neofascisti, intenzionati a destabilizzare il Paese. Feltrinelli sfugge all�arresto scomparendo dalla circolazione. Ormai senza pi� alcuna fede nei confronti di una �giustizia vera�, l�editore si sente vittima di una grande congiura ordita sia dai servizi segreti italiani sia, soprattutto, da quelli americani. Decide, quindi, di rendersi �irreperibile�, come scrive ai suoi amici e collaboratori. Invano questi ultimi cercano di farlo tornare. Da quel momento Feltrinelli vive nella clandestinit� e solo di nascosto pu� incontrare persone fidate.� Feltrinelli pensa ad una resistenza armata come quella della guerriglia urbana. Tra i vari piani studiati a tal fine c�� anche quello di sabotare i tralicci dell�alta tensione. Feltrinelli e altri due militanti del GAP vogliono compiere un analogo attentato dopo la grande manifestazione del marzo 1972 a Milano. Il sabotaggio fallisce e Feltrinelli viene trovato morto il 14 marzo 1972

Non � mai stato chiarito se effettivamente i fatti si siano svolti in tal modo oppure se si � trattato di un omicidio compiuto da gruppi di destra o dai Servizi deviati.

Suo figlio Carlo, che oggi dirige la casa editrice insieme alla madre Inge, al tempo della morte di Giangiacomo aveva appena 10 anni. Nel 1999,� circa trent�anni pi� tardi, ha pubblicato un libro sulla storia del padre che pu� essere annoverato fra le pi� interessate� biografie del XX secolo. Tratta infatti non solo della vita di Feltrinelli e della sua famiglia, ma anche e soprattutto della situazione politica esplosiva in Italia e nel mondo nel periodo postfascista e della guerra fredda, in pratica gli anni dalla fine della guerra fino alla morte di Giangiacomo nel 1972. Il puzzle messo insieme da Carlo, grazie a ricordi personali e richieste di materiale a innumerevoli giornali, nonch� documenti giudiziari e atti segreti, crea una tensione alla quale non ci si riesce a sottrarre.

Alla Fondazione FELTRINELLI si devono una serie di studi sulla storia del Comunismo fra i quali ricordiamo �quelli del volume del 1982 a cura� Ilardi e Accorsero.� Esso si incentra sulla struttura� e la storia� del PCI� dal 1921 l 1979 [142] e contiene interessanti contributi;� in particolare segnaliamo quello di RENZO MARTINELLI sulla composizione ed evoluzione del gruppo dirigente dalla fondazione al� ritorno di Togliatti in Italia �[143],quello di BRUNELLI e� AGOSTI sui comunisti italiani rifugiati� nell�URSS durante il regime fascista �[144]

quello di� FLORES� sul mutamento della struttura organizzativa��� [145]� infine quello dell�ILARDI� stesso sul sistema di potere e ideologia nel PCI [146]

 

GIUSEPPE VACCA

Anche� particolarmente interessante fra gli altri �� l�opera di GIUSEPPE VACCA soprattutto nella funzione di� direttore dell�istitito Gramsci

Nato a Bari nel 1939, si � laureato in Filosofia del diritto nel 1961, discutendo una tesi sulla filosofia politica e giuridica di Benedetto Croce. Dopo la laurea, ha collaborato� alla casa editrice Laterza, per dedicarsi in seguito prevalentemente alla ricerca.

Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa attivit� politica e di organizzatore di cultura. In questa attivit� si colloca anche la fondazione dell'Istituto Gramsci pugliese, nel 1975, alla quale Vacca diede particolare impulso. Libero docente in Storia delle dottrine politiche nel 1966, nel 1975 vinse la cattedra di tale disciplina presso l'Universit� di Bari. Nel 1968 ha frequentato la London School of Economics, seguendo corsi di Storia economica degli USA e dell'URSS. Dal 1978 al 1983 ha fatto parte del consigli di Amministrazione della RAI. E' stato deputato nella 9a e 10a legislatura,. Ha ricoperto anche incarichi di partito in Puglia e a livello nazionale. Membro del comitato centrale del PCI dal 1972 al 1991, e poi nel PDS Dal gennaio 1988 � direttore della Fondazione Istituto Gramsci di Roma.

Nei primi anni di ricerca Giuseppe Vacca ha studiato l'idealismo novecentesco e l'hegelismo italiano del secondo Ottocento, con attenzione prevalente alla genesi del marxismo in Italia. Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del marxismo contemporaneo. Negli anni Ottanta ha approfondito la trasformazioni dell'economia contemporanea alla luce della rivoluzione telematica, e su tale sfondo ha riesaminato alcuni aspetti fondamentali del "caso italiano".

Nella Direzione dell'Istituto Gramsci ha dedicato particolare attenzione ai temi del Novecento. In questo contesto si collocano la fondazione degli "Annali" dell'Istituto, della rivista "Europa", l'impulso alla ricerca che ha portato alla monumentale "Storia dell'Italia Repubblicana"� [147] le numerose acquisizioni di nuovi documenti dagli archivi del Comintern e del Pcus a Mosca, l'acquisizione dell'intero archivio storico del PCI da parte della Fondazione Istituto Gramsci. Si tratta del pi� grande archivio privato sulla storia del Novecento esistente in Italia e di recente aperto alla consultazione.

Fin dagli anni Sessanta GIUSEPPE VACCA ha svolto e svolge un'intensa collaborazione a riviste, giornali periodici e quotidiani italiani e stranieri. Scritti suoi sono tradotti in tutte le principali lingue europee. Anche per la sua vasta attivit� di conferenziere, le sue opere e il suo pensiero sono ampiamente noti in Europa, nelle Americhe, in India e in Giappone. Particolarmente interessanti sono i suoi contributi sul rapporto� fra� Gramsci e Togliatti� [148] e su aspetti meno noti� di un� Togliatti �sconosciuto� [149]

 

WALTER TOBAGI

Molto importante anche per� la comprensione� dell�atteggiamento e la personalit� di Togliatti� � l�opera di WALTER TOBAGI sugli avvenimenti succedutosi all�attentato messo in atto contro Togliatti del 1948

WALTER TOBAGI era nato il 18 marzo 1947 a San Brizio, una piccola frazione di Spoleto. Cominci� a occuparsi di giornalismo� dal ginnasio come redattore della storica �Zanzara�, il giornale del liceo Parini diventato celebre per un processo provocato da un articolo sull'educazione sessuale �

Tobagi si occupo prima di sport ma� presto super� questo primo ambito per� argomenti �seri�, di commenti su fatti culturali e di costume, partecipando a polemiche appassionate.

Era entrato giovanissimo alI' �Avanti!� di Milano passando poi al quotidiano �l'Avvenire� per approdare quindi in seguito al�Corriere della sera�.�

Pubblic� molte analisi sulla contestazione, i movimenti studenteschi e giovanili, sulle vicende del terrorismo di destra e di sinistra. Segu� con scrupolo tutte le intricate cronache legate alle bombe di piazza Fontana, alle �piste nere� che vedevano coinvolti Valpreda, l'anarchico Pinelli, i fascisti Freda e Ventura, con tante vittime innocenti e tanti misteri rimasti avvolti nell'oscurit� pi� fitta ancora oggi, Aveva capito che comunque i terroristi giocavano sostanzialmente per le forze reazionarie richiamando i sindacati a interventi pi� energici nei luoghi di lavoro per combattere i germi del terrorismo.

Per questa attivit� entr� nel mirino dei terroristi che lo uccisero in un attentato il 28 maggio del 1980

�Nel 1978 pubblica una ricostruzione attenta e documentata� degli avvenimenti succedutosi all�attentato a Togliatti del 1948 �[150]�

�In esso egli mostra la impossibilit� di un reale successo di una rivoluzione in Italia sia per motivi internazionali sia per la non sufficiente maturit� della nazione nel suo complesso per un evento rivoluzionario: viene quindi riconosciuta� la positivit�� dell�opera moderatrice di Togliatti e del gruppo dirigente� a lui vicino che evit� una� catastrofe nazionale permettendo nel contempo alle forze di sinistra, proletarie , progressiste di affermasi e ed avere un loro posto� nelle vicende italiane e un peso effettivo nella formazione della democrazia in Italia.

ERIC J. E. HOBSBAWM

La storia del comunismo va inquadrata negli avvenimenti del periodo� storico in cui� si sono svolti. Sotto questo aspetto mi pare particolarmente� interessante e meritevole di attenzione� l�opera di HOBSBAWM� ,soprattutto� � il secolo breve �. [151] Nato nel 1917, storico inglese di formazione marxista, ha dedicato le sue prime� ricerche alla classe operaia inglese privilegiando� gli aspetti sociali. [152] Partendo dall'analisi della cultura popolare preindustriale e delle forme di conflitto da esse attivate, lo studioso britannico ha tentato di cogliere, nello studio delle classi subalterne di epoche precedenti la rivoluzione industriale, aspetti culturali ed economici che potevano prefigurare moderne forme di resistenza e conflittualit� operaia. Analizzando il nesso fra  cultura popolare e rapporti economici ha mostrato come le rivolte contadine e non organizzate, in diverse et� e paesi, potessero, esattamente come il conflitto operaio nell'et� del capitalismo, essere ricondotte ad una comune interpretazione vertente sui rapporti economici.

Ha spostato poi i propri interessi anche alla storia europea, affrontata in modo comparativistico. Sono quindi comparsi volumi sulle rivoluzioni borghesi [153] e� sull�et� degli imperialismi [154] . Lo scopo di questi lavori era tentare di comporre un quadro corale del secolo diciannovesimo, affrontato come un compatto studio di storia sociale, oltre che di storia del lavoro.    L'ultima parte di questo progetto �� studiare la societ� industrializzata e le sue contraddizioni nelle varie angolature. Ci� ha gettato le basi per il suo tardivo volume sul novecento,� Il secolo breve� (Quest'ultimo volume ha suscitato grandissimo interesse in tutto il mondo anche se non sono mancate� polemiche per le tesi esposte).

HOBSBAWM � stato infine protagonista una importante impresa�� storiografica:� la cura della �Storia del marxismo�, la cui introduzione suscit� numerose polemiche. Alla monumentale opera presero parte autori di formazione marxista, ma diversi fra  loro per orientamento e interpretazione del marxismo stesso (G. Procacci, R. Zangheri, F. Andreucci, M. Salvadori, P. Spriano, P. Vilar, M. Dobb, G. Haupt, I. Fetscher, O. Negt, S. Amin). [155] Scopo dell'opera era soprattutto fornire delle teorie interpretative  marxiste, una immagine plurale del marxismo, non secondo una linea ortodossa, bens� conciliando marxismo e mutamenti sociali avvenuti nel corso del tempo.

 

ERNESTO RAGIONIERI

Fra gli autori che hanno trattato ampiamente della storia del Partito Comunista,� un posto importante riveste ERNESTO RAGIONIERI. Prematuramente� scomparso, non ancora cinquantenne, nel� 1975, � stato docente di Storia del Risorgimento all'Universit� di Firenze. Ha rivolto la sua attenzione a comprendere� la storia del movimento operaio italiano nel contesto del movimento operaio internazionale. Una caratteristica del lavoro di Ragionieri � la convinzione�� che la storia del marxismo non � semplicemente una storia delle diverse interpretazioni del marxismo, ma � contrassegnata dalle posizioni assunte in rapporto alle tradizioni culturali e agli sviluppi peculiari di un paese.

Cos� allo studio su Lenin e l'Internazionale si collega immediatamente quello sul Socialismo italiano mentre il vasto lavoro sul Programma dell'Internazionale� comunista e un� profilo dedicato a Bucharin, sono� alla base di quella ricostruzione dei problemi e degli ambienti in cui oper� il Partito comunista d'Italia. La� ricerca� di Ragionieri mette in luce aspetti e documenti che illuminano la gravit� degli scontri di quegli anni, in cui il potere� di Stalin andava prevalendo in Urss e nel Comintern, e d� particolare spicco al contributo di Togliatti nell'elaborazione delle istanze� che sono alla base del �partito nuovo� e della �via nazionale al socialismo

�Ha pubblicato con interessante prefazioni le Lezioni sul fascismo di P. Togliatti [156]

 

Pur non trattando particolarmente la figura di Togliatti,� tuttavia sono interessanti le opere di� ROSSANA ROSSANDA in quanto danno una idea� viva e chiara� del clima politico del periodo
 Nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del PCI fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" (su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure pi� vive della cultura contemporanea, fondatrice del  "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive.
 Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di pi� drammatica attualit� e sui temi politici, culturali, morali pi� urgenti. Autrice di numerose opere, tuttavia� la maggior parte del lavoro intellettuale della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda � tuttora dispersa in articoli e saggi pubblicati in giornali e riviste

Particolarmente interessante la sua ultima pubblicazione �Storia di una ragazza del secolo scorso � nella quale� ella, tracciando la sua autobiografia,� ci da un quadro generale della storia del comunismo italiano dal dopoguerra ai nostri giorni.� [157]

E' �un'opera che rinfocola passioni civili, troppo frettolosamente sopite, e smuove dall'inedia di questi ultimi anni�

In questo tentativo di recuperare coscienza storica ed analisi critica del fenomeno, l'autrice si � trovata a dover descrivere se stessa e a ripercorrere tappe biografiche fondamentali della sua esistenza: l'incontro con l'ideologia comunista nel periodo della guerra, la militanza ventennale nel P.C.I. da cui fu espulsa nel 1969 a seguito delle critiche che vi rivolgeva per il modo in cui esso si relazion� ai movimenti degli anni sessanta e settanta, per poi concludere con la storia del Manifesto e questa contemporaneit� che ella definisce "precaria"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPENDICE SECONDA

ELENCO OPERE DI TOGLIATTI

 

1.      �Togliatti, Palmiro. �Le sens politique du proc�s contre le P.C. d'Italie,� La Correspondance Internationale, 122 (Dicembre� 7, 1927). VII., 1823. [Fr.]

[L� articolo � firmato� Ercoli. anche apparso nella versione tedesca del giornale: Internationale Presse Korrespondenz, VII, 117 (Novembre 29, 1927), pp. 2634-2635. La versione Italiana, �Il significato politico del processo contro il Parito comunista d'Italia," � in Id., Opere. Vol. II: 1926-1929 . Edito� da E. Ragionieri. Roma: Ed. Riuniti, 1975, pp. 271-74.]

2.      Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci un capo della classe operaia (In occasione del processo di Roma),� Lo Stato operaio, 8 (Ottobre, 1927). I., 871-74. [Ital.]

[Ristampato� in Id., Gramsci (1967), pp. 3-6. Ristampato� in Id., Opere scelte. Edito� da G. Santomassimo, Roma: Ed. Riuniti, 1974, pp. 55-58, e anche in Id., Opere Vol. II: 1926-1929. Edito� da E. Ragionieri. Roma: Ed. Riuniti, 1975, pp. 261-64.]

3.      Togliatti, Palmiro. �[Introduzione a Gramsci, "Il programma dell'Ordine Nuovo"],� Lo Stato operaio, 4 (Aprile, 1930). IV., 249-50. [Ital.]

[La introduzione, ampia polemica contro� Angelo Tasca, non � firmata .]

4.      Togliatti, Palmiro. �Perch� Antonio Gramsci � stato assassinato,� L'aiuto del popolo. [Organo della solidariet� popolare], 1 (1937), 2. [Ital.]

[Un passo da� Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937).]

5.      �Togliatti, Palmiro. �Gramsci et le Parti commun�te d'Italie,� L'Internationale Commun�te, 7 (1937), 620-36. [Fr.]

�� [L� articolo � firmato� M. Ercoli. E� la versione francese (con alcune differenze ) di Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937).]

6.      �Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana,� Lo Stato operaio, 5-6 (Maggio -giugno, 1937). XI., 273-89. [Ital.]

�� [Discorso in Parigi maggio , 1937. Parzialmente� edito� in L'Unit�, 8 (1937), p. 6, e pi� esteso� in L'Unit� (1938), pp. 4-5. Una piccola parte anche come �Gramsci�, in Lo Stato operaio, 7 (1938), p. 113. Ristampato� e ampliato� in Gramsci (1938), pp. 17-60 (e nelle sue ristampe , Roma: 1945a, pp. 11-40; Roma: 1945b, pp. 115-55; Roma: 1948, pp. 15-59). Anche ristampato� come� Id., Antonio Gramsci capo della classe operaia (1944). Anche in Id., Gramsci (1949), pp. 9-71; in Id., Gramsci (1955), pp. 3-45; e in Id., Gramsci (1967), pp. 7-36. Partzialmente� ristampato� con il�� titolo �Antonio Gramsci� (1942), pp. 107-10. Ristampato� in P. Togliatti, Opere Vol. IV: 1935-1944, t. 1. Edito� da F. Andreucci e P. Spriano. Roma: Ed. Riuniti, 1979, pp. 199-231 (con testi di Gramsci,. Anche ristampato� in Gramsci ritrovato (1991), pp. 97-121.]

7.      Togliatti, Palmiro. �Palmiro Togliatti su Gramsci [Section: L'uomo],� in L'hanno ucciso !. Pubblicato a cura del Soccorso Rosso Italiano. Parigi: Edizioni della solidariet� (Collezione �Il volto feroce della reazione�, n. 2), 1937, p. 12. [Ital.]

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8.      �Togliatti, Palmiro. Pamjati Antonio Gram�i: Rec' na internacional'nom vecere 27 maja 1937g., posvjascennom pamjati vozdja kompartii Italii tov. Gram�i. [In memoria di Antonio Gramsci: Un discorso all�incontro internazionale del ricordo del 27 Maggio, 1937, dedicato alla momeoria del� leader del PCI compagno Gramsci]. Mosca: CK MOPR SSSR, 1937. Pp. 24. [Russ.]

�[L� articolo � firmato� M. Ercoli. Michele P�tillo. Vedi�� P�tillo introduzione di P�tillo al� discorso in �Critica marxistata�, 6 (1991). Il discorso � stato� tradotto da Serena Daniele ed � nella stessa edizione� del giornale .]

9.      Togliatti, Palmiro. Gramshi i Kompartiia Italii. [Gramsci il partito comunista italiano]. [Mosca]: , 1937. Pp. 23. [Russ.]

[Traduzione di Id., �Antonio Gramsci, capo della classe operaia italiana� (1937). L�articolo � firmato� "M. Ercoli"]

10. Togliatti, Palmiro. �Gram�i i kompartija Italii [Gramsci e ilpartito comunista italiano ,� Kommun�tičeskij Internatsional, 6 (1937), 33-45. [Russ.]

[L� articolo � firmato� Mario Ercoli. Ristampato� at Mosca: Partizdat, 1937; e in Id., Izbrannye stat'i i reči [Scritti e discorsi scelti , Tom I, Mosca: Politizdat, 1965, pp. 190-211.]

11. Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci: Assassin� par le fascisme le 27 avril 1937. Le militant,� in Antonio Gramsci: T�moignages. Parigi: Entente internationale pour la d�fense du droit de la libert� et de la paix en Italie, 1938. [Fr.]

[La fonte di questo� testo non �� indicata ).]

12. �Togliatti, Palmiro. �Un rivoluzionario dei tempi moderni,� La Voce degli Italiani (Aprile 27, 1938). [Ital.]

[Un passo da Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937).]

13. �Togliatti, Palmiro. �La creazione del Partito Comunista d'Italia,� Stato operaio. [New York], 1-2 (Gennaio-febbraio , 1941). I., 20-23. [Ital.]

[L�articolo � firmato� "Ercoli." "Nel ventesimo anniversario del Partito Comunista d'Italia, 21 gennaio 1921 - 21 gennaio 1941, pubblichiamo la parte di un articolo di Ercoli su Gramsci che riguarda particolarmente la fondazione del Partito Comunista d'Italia"]

14. Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci,� Stato operaio. [New York], 5 (maggio, 1942). II., 107-110. [Ital.]

[Ristampa� di parte di Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937). Alla fine del saggio� vi � l�annunzio� che nel numero di giugno � incluso un articolo su ann "Antonio Labriola e Antonio Gramsci," che per� di fatto non fu pubblicato]

15. �Togliatti, Palmiro. �L'eredit� letteraria di Gramsci,� L'Unit�. [Napoli ] (Aprile 30, 1944). [Ital.]

[L�articolo non � firmato. Ristampato� in L. Cortesi, �Palmiro Togliatti, la "svolta di Salerno" e l'eredit� gramsciana� (1975), pp. 31-32. Anche ristampato� in Gramsci ritrovato (1991), pp. 147-48.]

16. �Togliatti, Palmiro. Antonio Gramsci capo della classe operaia. Napoli : Edizioni del Partito comunista italiano, 1944. Pp. 48. [Ital.]

� [Ristampa� di Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937). Per le varie edizioni di questo saggio� cfr.��� la introduzione del�� 1937. lo stesso libro fu� ristampato� con la introduzione datata� 1944, e come� Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana, Roma: Edizioni dell'Unit�, 1944. Pp. 55; anche in 1945 (Pp. 45).]

17. ���Togliatti, Palmiro. �Gramsci,� L'Unit�. [edizione meridionale] (Gennaio 21, 1944). [Ital.]

[L�articolo � firmato� Ercoli.]

18. ��Togliatti, Palmiro. �Politica nazionale,� Fronte unito. Quindicinale italiano indipendente di lotta, informazione, cultura. [Il Cairo - Egitto] (Aprile 27, 1944), 3. [Ital.]

19. [L� articolo � firmato� Ercoli, e datato Aprile 30, 1944.]

20. �Togliatti, Palmiro. �La politica di Gramsci,� L'Unit�. [Napoli] (Aprile 30, 1944). [Ital.]

[Ristampato� in L. Cortesi, �Palmiro Togliatti, la "svolta di Salerno" e l'eredit� gramsciana� (1975), pp. 29-31; anche in Antologia del pensiero social�ta, vol.5.2: Socialismo e fascismo. Edito� da Alfredo Salsano, Roma-Bari: Laterza, 1983, pp. 492-94; e in Gramsci ritrovato (1991), pp. 143-46.]

21. �Togliatti, Palmiro. �La figura del Maestro e del Capo ,� Fronte unito. Quindicinale italiano indipendente di lotta, informazione, cultura. [Il Cairo - Egitto] (Maggio 4, 1944), 3. [Ital.]

[L� articolo � firmato� Ercoli.]

22. ��Togliatti, Palmiro. �L'insegnamento di Antonio Gramsci nella commossa rievocazione di Togliatti,� L'Unit�. [Roma] (Aprile 28, 1945). [Ital.]

[il discorso fatto� in Aprile 27, 1945, per la cerimonia commemorotiva al cimitero protestante di Roma. Ristampato� in L. Cortesi, �Palmiro Togliatti, la "svolta di Salerno" e l'eredit� gramsciana�, (1975), pp. 39-44.]

23. �Togliatti, Palmiro. �Lezione di marxismo,� Rinascita, 3 (1945), 94-95. [Ital.]

[L� articolo non � firmato . Una risposta a Ernesto Buonaiuti, �Risveglio,� in Epoca, riguardante� A. Gramsci, �La questione meridionale� (1945).]

24. ��Togliatti, Palmiro. �Quinto Congresso,� Rinascita, 12 (Dicembre , 1945). II., 257. [Ital.]

[Il PCI � divenuto:� "la salda compagine di un partito di tipo nuovo, di un partito nazionale, cos� come lo vedeva venticinque anni or sono Antonio Gramsci.... L'insegnamento di Antonio Gramsci non � caduto nel vuoto."]

25. �Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci,� L'Unit�. [edizione piemontese] (Gennaio 2, 1945). [Ital.]

26. ��Togliatti, Palmiro. �Nello spirito di Gramsci sulla via della rinascita (Togliatti commemora Gramsci a Napoli),� L'Unit�. [edizione romana] (Maggio 1, 1945). [Ital.]

[discorso tenuto� da Togliatti a Napoli in� Aprile 29, 1945. La parte riguardante� Gramsci fu ripubblicata� da Ernesto Ragionieri, prima come� P. Togliatti, �Discorso su Gramsci nei giorni della liberazione� (1964), e quindi� in Id., Gramsci (1967), pp. 37-46.]

27. �Togliatti, Palmiro. �Commemorazione di Gramsci a Napoli,� L'Unit�. [edizione romana] (Maggio 1, 1945). [Ital.]

28. ��Togliatti, Palmiro. �Il discorso di Togliatti [tenuto a Cagliari il 27 aprile],� L'Unit� (Aprile 29, 1947). [Ital.]

[Il� titolo, a 8 colonne , �: �Gramsci ha indicato la via per rinnovare l'Italia: Il suo pensiero � oggi patrimonio della Nazione�. Ristampato� con il titolo �Antonio Gramsci,� Rinascita, 4 (April, 1947), 73-76; anche ristampato� con il� titolo �Gramsci, la Sardegna, l'Italia,� in Id., Gramsci (1949), pp. 73-91; in Id., Gramsci (1955), pp. 47-59; in Id., Gramsci (1967), pp. 47-56, e in Id., Gramsci, l'Italia, il socialismo (1976), pp. 5-11. Parzialmente� ristampato� in Nuova Rinascita sarda, Speciale edizione in�� �Gramsci e la Sardegna�, 4 (1987), 46-49, e in nello stesso giornale con il titolo �Gramsci, l'Italia e il mondo dei sardi�, 1 (Gennaio , 1991), 18-21. Anche in G. Sotgiu, Movimento operaio e autonomismo: la �questione sarda� da Lussu a Togliatti . Bari: De Donato, 1977, pp. 254-61.]

29. ��Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci e don Benedetto,� Rinascita, 6 (giugno, 1947), 152. [Ital.]

[L�articolo non � firmato . Ristampato� in Id., La politica culturale. A cura di Luciano Gruppi. Roma: Editori Riuniti, 1974, pp. 82-84.]

30. �Togliatti, Palmiro. �Commemorazione di Gramsci ad Ales,� L'Unit�. [edizione romana] (Aprile 29, 1947). [Ital.]

[Pubbblicato in L'Unit� [Milan], conil titolo: �Gramsci ci guida nella lotta per rifare l'Italia dalle sue rovine�.]

31. ��Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci,� F�rum, 10 (1948), 755-57. [Hung.]

32. �Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci, Az olasz munk�soszt�ly vez�re [A.G., il capo dela classe operaia italiana ],� in Antonio Gramsci, Levelek a b�rt�nből [Letters da Pr�on]. Budapest: Szikra Kiad�s, 1949, pp. 5-43. [Hung.]

[Traduzione di Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937).]

33. ��Togliatti, Palmiro. �Unit� di pensiero e azione nella vita di Antonio Gramsci: discorso commemorativo di Palmiro Togliatti all'Universit� di Torino il 23 aprile,� L'Unit�. [edizione piemontese] (Aprile 24, 1949). [Ital.]

[Anche in L'Unit� [Roma], Maggio 1, 1949. Ristampato� con il titolo �Pensatore e uomo di azione� in Id., Gramsci (1949), pp. 93-128; in Id., Gramsci (1955), pp. 61-85; e in Id., Gramsci (1967), pp. 57-74; e in P. Togliatti, D�corsi di Torino. Turin: 1974, pp. 153-70.]

34. ��Togliatti, Palmiro. Gramsci. Milan: Milano-Sera editrice, 1949. Pp. 138. [Ital.]

[ discorso di Togliatti: �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937); �Discorso tenuto a Cagliari il 27 aprile� (1947); �Unit� di pensiero e di azione nella vita di Antonio Gramsci� (1949). L�appendice contiene�� di Tania Schucht �Racconto della morte di Gramsci�.]

35. ��Togliatti, Palmiro. Gramsci. Cu un adaus de Tania Schucht. [s.l.]: Editura de Stat, 1950, pp. 3-94. [Rom.]

[Traduzione di Id., Gramsci (1949).]

36. ��Togliatti, Palmiro. �Sui libri che Gramsci lesse in carcere (I� incontro tra Togliatti e Gramsci),� L'Unit�. [edizione romana] (Marzo19, 1950). [Ital.]

37. ��Togliatti, Palmiro. �Gramsci sardo,� Il Ponte, 9-10 (1951), 1085-89. [Ital.]

[Ristampato� in Id., Gramsci (1967), pp. 75-79.]

38. ��Togliatti, Palmiro. �XXX anniversario del PCI (da Mosca),� L'Unit� (Gennaio 21, 1951). [Ital.]

39. ��Togliatti, Palmiro. �30-letie kommun�tičeskoj partii Italii,� Pravda (Gennaio 20, 1951). [Russ.]

[Traduzione di Id., �XXX anniversario del PCI (da Mosca)� (1951). Ristampato� in P. Togliatti, Izbrannye stat'i i reči [Selected Writings e Discorsoes], Tom 1. Moskva, Politizdat, 1965, pp. 673-78.]

40. �Togliatti, Palmiro. �L'antifascismo di Antonio Gramsci,� Rinascita, 3 (Marzo, 1952), 133-43. [Ital.]

[Conferenza tenuta alla� �Associazione di cultura�, Bari (Marzo23, 1952). Ristampato� con il titolo �Storia come pensiero e come azione,� in Id., Gramsci (1955), pp. 87-119; in Id., Gramsci (1967), pp. 81-104; e in Id., La politica culturale. Roma: Ed. Riuniti, 1974, pp. 164-92; e in Id., Momenti della storia d'Italia. Roma: Ed. Riuniti, 1964 e 1974, pp. 165-88. Anche ristampato� in L'Unit� (Marzo24, 1952), e in L'Unit� [Turin] (Marzo27, 1952); anche con il titolo �L'antifascista Gramsci�, Vie Nuove, 17 (Aprile 29,1952), 19.]

41. ��Togliatti, Palmiro. �Discorso a Crotone per campagna elettorale e anniversario morte di Gramsci,� L'Unit�. [edizione romana] (Aprile 29, 1952). [Ital.]

[Pubblicato� in L'Unit� [Milan], con il titolo: �Togliatti chiama a votare per le forze popolari�. Anche registrato� e parzialmente� trasmesso da "Oggi in Italia" (un radio programma� trasmesso da Praga).]

42. ��Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci, chef de la classe ouvri�re italienne,� in Antonio Gramsci, Lettres de Pr�on. [Tradotto da Jean Noaro.]. Parigi: Editions Sociales, 1953, pp. 13-55. [Fr.]

[Traduzione di Id., �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937).]

43. ��Togliatti, Palmiro. �D�cours sur Gramsci,� La Nouvelle Critique, 46 (1953), 2-22. [Fr.]

[Traduzione da Jean Noaro di Id., �Unit� di pensiero e azione nella vita di Antonio Gramsci� (1949).]

44. ��Togliatti, Palmiro. �El antifascismo de Antonio Gramsci,� Cuadernos de cultura, 9-10 (febbraio, 1953), 41 e ss. [Spagnolo.]

[Traduzione di Id., �L'antifascismo di A. Gramsci� (1952).]

45. �Togliatti, Palmiro. Antonio Gramsci: Ein Leben f�r die italien�che Arbeiterklasse. Berlin: Dietz Verlag, 1954. Pp. 91. [Ger.]

46. ��Togliatti, Palmiro. �Storia come pensiero e come azione,� Rinascita, 11-12 (1954), 709-13. [Ital.]

[Edito in� �Problemi e discussioni per la 4a Conferenza nazionale del Pci�. Ristampato� in Id., Gramsci (1955), pp. 121-32; e in Id., Gramsci (1967), pp. 105-13; anche in Id., Opere. Vol. 5: 1956-1964. Edito� da L. Gruppi. Roma: Ed. Riuniti, 1984, pp. 856-62.]

47. ��Togliatti, Palmiro. Gramsci. Firenze: Parenti, 1955. Pp. 140. [Ital.]

[Ristampa� di Id., Gramsci (1949), con aggiunta di �L'antifascismo di A. Gramsci� (1952) e �Storia come pensiero e come azione� (1954). L�appendice consiste� in : T. Schucht, �Racconto della morte di Antonio Gramsci�, pp. 135-40.]

48. ��Togliatti, Palmiro. �Od Hegela k marxismu [Da Hegel to Marx],� Filozdiicky Casop�, 1 (1956). [Czech.]

49. �Togliatti, Palmiro. Per un Congresso di rinnovamento e rafforzamento del Partito comunista. Discorsodi chiusura alla sessione del CC del Pci del 27-29 settembre 1956 e rapporto ai quadri della Federazione . [S.l.: s.n.], [1956] (Roma: Stabilimento tipografico SETI). Pp. 99, pp.45-48 (�L'esempio di Gramsci nel dibattito con le ideologie avversarie�). [Ital.]

50. ��Togliatti, Palmiro. �Il piano di Gramsci,� L'Unit�. [edizione piemontese] (Gennaio 23, 1956). [Ital.]

[Dal discorso di Gennaio 22, 1956, a Torino nell�occasione della�inaugurazione della nuova sede del Partito comunista.]

51. ��Togliatti, Palmiro. �Aktu�lnost Gramsciho m�len� a cinnosti [The actuality di the thoughts e activity di Gramsci],� Nov� Mysl, 8 (1957). [Czech.]

[Traduzione di P. Togliatti, �Attualit� del pensiero e dell'azione di Gramsci.� .]

52. �Togliatti, Palmiro. �Vyznam A. Gramsciho pro dnesn� boj IKS [Ilsignificato di�� Antonio Gramsci per l �attuale lotta del PCI ],� Nov� Mysl, 8 (1957), 755-61. [Czech.]

53. ��Togliatti, Palmiro. �Attualit� del pensiero e dell'azione di Gramsci,� Rinascita, 4 (Aprile,1957), 137-45. [Ital.]

[Il discorso tenuto in�� Aprile 17, 1957, all�incontro del comintato centrale dicontrollo per il 25� anniversdario della morte di Gramsci� Pubblicato� in �L'Unit�, Aprile 18, 1957. Anche stampato� in M. Scoccimarro - P. Togliatti, XX anniversario della morte di Gramsci (1957). Ristampato� in P. Togliatti, Attualit� del pensiero e dell'azione di Gramsci. Edito� da Sezione centrale scuole di partito del Pci. Roma: Salemi, [1957?], pp. 31. Anche in Id., Gramsci (1967), pp. 115-34, e in Id., Opere scelte. Edito� da Gianpasquale Santomassimo. Roma: Ed. Riuniti, 1974, pp. 881-97.]

54. �Togliatti, Palmiro. �K sovetskomu citatelju [To the Soviet reader],� in A. Gramsci, Izbrannye proizvedenija [Selected Works] . Edito� da K. G. M�iano. Moscow: Izdatel'stvo inostrannoi literatury, 1957, t. 1, pp. 7-9. [Russ.]

55. ��Togliatti, Palmiro. �L'attualit� dell'insegnamento di Gramsci per una avanzata delle forze democratiche: il discorsodi P.T. nel XX [anniversario della morte di Gramsci (Discorso a Palermo il 28 aprile 1957),� L'Unit�. [Milan] (Aprile 29, 1957). [Ital.]

[Ristampato� con il titolo �Commemorando Gramsci� in P. Togliatti, La questione siciliana, a cura di F. Renda, Palermo, Edizioni Libri siciliani, 1965, pp. 133-41.]

56. ��Togliatti, Palmiro. Gramsci a lenismus. [Gramsci e Lenin�m]. Praha: VSS, 1958. [Czech.]

[Traduzione di P. Togliatti, �Gramsci e il leninismo� (BG-6535).]

57. �Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci et le L�ninisme,� Bulletin pour l'�tranger. Parti Commun�te Italien, 1 (1958), 30-36. [Fr.]

[Traduzione di P.Togliatti, �Antonio Gramsci e il leninismo.�.]

58. ��Togliatti, Palmiro. �Gramsci es a leninizmus [G. e Lenin�m],� T�rsadalmi Szemle, 2 (1958), 53-63. [Hung.]

[Traduzione di BG-6535.]

59. ��Togliatti, Palmiro. �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci: Appunti,� in Studi gramsciani. Atti del convegno tenuto a Roma, nei giorni 11-13 gennaio 1958. Roma: Editori Riuniti - Itituto Gramsci, 1958, pp. 15-35. [Ital.]

�Ristampato� in Rinascita, XV, 2(1958), pp. 109-16; in P. Togliatti, Gramsci. Edito� da Ernesto Ragionieri. Roma: Editori Riuniti, 1967, pp. 135-55; in P. Togliatti, Il partito. Edito� da Romano Ledda. Roma: Ed. Riuniti, 1964, pp. 139-63; in P. Togliatti, Il partito: scritti e discorsi. A cura della Sezione centrale di stampa e propaganda [del Pci] per la campagna del proselitismo 1973 [Introduzione di Giorgio Amendola], [S.l.: s.n.], [1973], pp. 73-104; in P. Togliatti, Gramsci, l'Italia, il socialismo (Allegato all'Almanacco PCI '77 ). Roma: Fratelli Spada, 1976, pp. 19-31; in P. Togliatti, Antonio Gramsci e il leninismo (1987); e in Togliatti, Opere, vol. 6: 1956-1964, a cura di Luciano Gruppi. Roma: Editori Riuniti, 1984, pp. 283-99.]

60. ��Togliatti, Palmiro. �Gramsci e il leninismo,� in Studi gramsciani. Atti del convegno tenuto a Roma, nei giorni 11-13 gennaio 1958. Roma: Editori Riuniti � Istituto Gramsci, 1958, pp. 419-44. [Ital.]

[Ristampato� con il titolo �Il partito rivoluzionario della classe operaia nel pensiero e nell'azione di Gramsci,� Rinascita, 3 (1958), 181-91; e con il titolo �Gramsci e il leninismo,� in P. Togliatti Gramsci Edito� da Ernesto Ragionieri. Roma: Editori Riuniti, 1967, pp. 157-82 e in Letture di Gramsci (1987), pp. 43-67.]

61. ��Togliatti, Palmiro. �Antonio Gramsci e il leninismo,� L'Unit� (Gennaio 13, 1958). [Ital.]

62. ��Togliatti, Palmiro. Il Partito comunista italiano. Milan: Nuova Accademia Editrice, 1958. Pp. 149 (passim). [Ital.]

[Ristampato� con lo stesso� titolo da� Editori Riuniti, 1961. Pp. 137.]

63. ��Togliatti, Palmiro. �Gramsci a leninizm. Partia rewolucyjna klasy robotniczej w swietle mysli i dzialalnosci Gramsciego [Gramsci e Lenin�m� Zeszyty Teoretyczno-Polityczne, 5-6 (1958), 3-21. [Pol.]

[Traduzione di P. Togliatti, �Gramsci e il leninismo�.]

64. Togliatti, Palmiro. Ital'janskaja kommun�ticeskaja partija. [Partito Comunista Italiano ]. Moskva: Političeskoj literatury, 1959. Pp. 114. [Russ.]

[Traduzione di Id., Il partito comunista italiano (1958).]

65. �Togliatti, Palmiro. Le Parti commun�te italien. [Tradotto da Robert Par�.]. Par�: Maspero, 1961. Pp. 176. [Fr.]

[Traduzione di Id., Il partito comunista italiano (1958).]

66. ��Togliatti, Palmiro. �La formazione del gruppo dirigente del Partito Comunista Italiano nel 1923-24,� Annali. Istituto Giangiacomo Feltrinelli, III, 1960 (Milan: Feltrinelli, 1961), pp. 388-530. [Ital.]

[Ristampato� e ampliato� in P. Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924. Roma: Editori Riuniti, 1962, pp. 380 (Nuova edizione� e, con� introduzione da P.Spriano, del 1986). In P. Togliatti, Gramsci. Edito� da Ernesto Ragionieri. Roma: Editori Riuniti, 1967, pp. 183-206. Parzialmente� ristampato� con il titolo �Nuova documentazione sulla "svolta" nella direzione del Partito Comunista d'Italia nel 1923-1924,� Rivista storica del socialismo, 23 (1969), 513-40.]

67. ��Togliatti, Palmiro. Nel 40� anniversario del Partito comunista italiano: rapporto alla sessione pubblica del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del Pci (Roma, 22 gennaio 1961). [S.l.: s.n.], [1961] (Roma: Stabilimento tipografico SETI). Pp. 30. [Ital.]

[discorso tenuto a� Roma (Teatro Adriano) in Gennaio 22, 1961. Fu prima pubblicato� in L'Unit� (Gennaio 23, 1961), con il titolo �L'inestimabile valore dell'insegnamento di Antonio Gramsci�.]

68. Togliatti, Palmiro. �Aktualne znaczenie mysli i dzialalnosci Gramsciego [Attualita del pesnoiero e dell�azione di Gramsci],� in A. Gramsci, P�ma wybrane. Warsaw, 1961, t.1, pp. v-xxxiv. [Pol.]

[Traduzione di P. Togliatti, �Attualit� del pensiero e dell'azione di Gramsci.�.]

69. ��Togliatti, Palmiro. �Sorok let Ital'janskoj kommun�tičeskoj partii [40th Anniversary di the Italian Commun�t Party],� Pravda (Gennaio 21, 1961). [Russ.]

[Ristampato� in P. Togliatti, Izbrannye stat'i i reči [Selected Writings e Discorsoes], Tom 2. Moskva, Politizdat, 1965, pp. 470-75.]

70. ��Togliatti, Palmiro. �Huszon�t �ve halt meg Antonio Gramsci - a nagy olasz forradalm�rr�l [A.G. mopri 25 anni fa: un grande rivoluzionario italiano� )-� N�pszabads�g (Aprile 27, 1962), 4. [Hung.]

71. ��Togliatti, Palmiro. �Togliatti sulla democrazia nella vita del Pci,� L'Unit� (Gennaio 15, 1962). [Ital.]

[Un resocondo del� discorso nella dimostrazione tenuta presso� Marino (provincia di Roma) in� occasione di di una targa commemorativa� posta alla casa� di Aurelio Del Gobbo.

72. Togliatti, Palmiro. �Nel maggio '24 dal Parlamento italiano avvilito e insultato dai fascisti si lev� alta e nobile la voce di Gramsci. Il primo e ultimo discorso del fondatore del Pci,� Rinascita, 6 (June 9, 1962), 17-18. [Ital.]

[L� articolo � firmato� palm.togl. Introduzione al testo di Gramsc alla�� Camera dei Deputati� (Maggio 16, 1925) (pp. 18-21).]

73. Togliatti, Palmiro. �240 lettere di Georges Sorel,� Rinascita, 30 (July 27, 1963), 24. [Ital.]

[L� articolo � firmato� "p.t." Review di G. Sorel, Lettere a un amico d'Italia. Bologna: Cappelli, 1963.]

74. �Togliatti, Palmiro. �izn' i bor'ba Ital'janskoj kommun�tičeskoj partii. [La vita e le lotte del PCI ]. (v častnosti -- reč' na plenume TsK i TsKK IKP po povodu 40-letija partii). . Mosca: Gosudarstvennoe izdatel'stvo političeskoj literatury, 1963. [Russ.]

75. Togliatti, Palmiro. �Gramsci, un uomo,� Paese sera (giugno 19, 1964). [Ital.]

[Ristampato� in P. Togliatti Gramsci (1967), pp. 217-20. Anche ristampato� in P. Togliatti, Gramsci, l'Italia, il socialismo (Allegato all'Almanacco PCI '77), pp. 3-4; in Togliatti, Opere, vol. 6 (1956-1964), pp. 816-18, Edito� da L. Gruppi. Roma: Ed. Riuniti, 1984; e in Id., Opere scelte. Edito� da Gianpasquale Santomassimo. Roma: Ed. Riuniti, 1974, pp. 1163-65.]

76. Togliatti, Palmiro. �Rileggendo "L'Ordine nuovo",� Rinascita, 3 (Gennaio 18, 1964), 21-23. [Ital.]

[L�articolo � firmato� "p.t." Ristampato� in P. Togliatti Gramsci. Edito� da Ernesto Ragionieri. Roma: Editori Riuniti, 1967, pp. 207-16; e in Id., I corsivi di Roderigo. Edito� da O. Cecchi, G. Leone, G. Vacca. Bari: De Donato, 1976, pp. 395-405.]

77. Togliatti, Palmiro. �Due lettere inedite di Gramsci (1924: al professore� Zino Zini, collaboratore dell'Ordine Nuovo) ,� Rinascita, 17 (Aprile 25, 1964), 32. [Ital.]

[L�articolo � firmato� p.t. Introduzione a due� lettere da Gramsci a Zini: Gennaio 10, 1924; e Aprile 2, 1924; ora in Gramsci, Lettere� 1908-1926 (1992), pp. 172-73, 312-14.]

78. �Togliatti, Palmiro. �A proposito dello scambio di lettere tra Gramsci e Togliatti,� Rinascita, 24 (June 13, 1964), 24. [Ital.]

[L� articolo � firmato� "p.t." Vien discusso lo scambio di lettere tra� Gramsci e Togliatti nel 1926 (Cf. Rinascita, 22 [1964]).]

79. Togliatti, Palmiro. �I primi incontri con A. Gramsci (Due lettere di Togliatti ad Alfonso Leonetti),� Rinascita, 34 (August 29, 1964), 17-18. [Ital.]

[Due lettere da Togliatti a Leonetti datate� Aprile 1 e 11, 1964.]

80. Togliatti, Palmiro. �Discorso su Gramsci nei giorni della liberazione (tenuto a Napoli il 29 aprile 1945),� Rinascita, 34 (August 29, 1964), 15-17. [Ital.]

[La prima pubblicazione� del� discorso � apparso come un breve riassunto� in L'Unit� (Maggio 1, 1945) (cf. **, �Nello spirito di Gramsci...�). Ristampato� in P. Togliatti, Gramsci (1967), pp. 37-46; e in Id., Gramsci, l'Italia, il socialismo (1976), pp. 13-18.]

81. Togliatti, Palmiro. �Le classi popolari nel R�orgimento,� Studi storici, 3 (1964), 425-48. [Ital.]

[Testo di un� discorso tenuto� a Torino� in� Aprile 13, 1962, alla� conferenza "Il Risorgimento e noi," sponsorizzato� dal Circolo della Resistenza, la Unione culturale, e La Consulta. Ristampato� con lo stesso titolo in opuscolo [s.l.: s.n.] [1962], Pp. [34]. Anche in Id., Scritti sul centrosin�tra: 1958-1964. FIrenze: Istituto Gramsci - Cooperativa editrice universitaria, 1975, pp. 1075-83; in Id., discorsi di Torino. Edito� da Renzo Gianotti. Torino: Gruppo editoriale piemontese, 1974, pp. 412-36.

 

Togliatti, Palmiro. �[Lettera testimonianza a Giansiro Ferrata sullo scambio epistolare Gramsci-Togliatti nell'ottobre 1926],� Rinascita, 22 (Maggio 30, 1964), 17-18. [Ital.]

[La lettera di ferbbraio� 26, 1964, � la introduzionea alla lettera di Gramsci dell� Ottobre� 1926 to the CPUSSR. La replica di Togliatti dello stesso mese � pubblicata per la prima volta.�� La lettera del 1964 fu anche pubblicata� nell appendice a A. Gramsci, 2000 pagine di Gramsci (1964), pp.827-28.]

82. Togliatti, Palmiro. �"La prima volta che vidi Gramsci" [a cura di Licia Perelli],� Noi Donne, 35 (Sttembre 5, 1964), 7. [Ital.]

83. Togliatti, Palmiro. �Aus dem Bericht der �ffentlichen Sitzung des Zentralkomitees und der Zentralen Kontrollkomm�sion der Kommun�t�chen Partei Italiens, 23, Januar 1961,� in Id., Kampf f�r Frieden Demokratie und Sozial�mus. Aus Reden und Schriften uberden Kampf der italien�chen und der deutschen Arbeiterklasse. Berlin: Dietz, 1965, 114-28. [Ger.]

[Traduzione di Id., Nel 40� anniversario del Partito comunista italiano (1961).]

84. �Togliatti, Palmiro. �A leninizmus Antonio Gramsci gondolkod�s�ban �s tev�kenys�g�ben [Lenin�m in the thought e action di A.G.],� in Id., A demokr�cia �s a szocializmus probl�m�i: V�logatott ir�sok �s besz�dek. [The Problems di Democracy e Social�m: Selected Writings e Discorsoes]. valogatott irasok es beszedek ; [valogatta Szanto Gyorgy]. Budapest: Kossuth Kiad�, 1965, 234-265. [Hung.]

[Traduzione di� discorso di Togliatti's 1958.]

85. Togliatti, Palmiro. �Appunti di Togliatti per un saggio di Croce (Un manoscritto inedito del 1952-'53),� Rinascita, 18 (Maggio 1, 1965), 21-25. [Ital.]

86. Togliatti, Palmiro. �Formirovanie rukovodja�čej gruppy Ital'janskoj partii v 1923-1924gg. [La formazione del gruppo dirigente del PCI� nel� 1923-24],� in Id., Izbrannye stat'i i reči [Scritti e discorsi scelti ], Tom I. Moscow: Politizdat, 1965, pp. 7-33. [Russ.]

[Prima� pubblicazione� in Russia. Selezione� da La formazione del gruppo dirigente... (1961).]

87. Togliatti, Palmiro. �P�'ma 1923-1924gg. k Gram�i, Scoccimarro, Terracini [Letters di 1923-1924 a Gramsci, Scoccimarro e Terracini],� in Id., Izbrannye stat'i i reči [Scritti e discorsi scelti ], Tom I. Mosca: Politizdat, 1965, pp. 34-78. [Russ.]

[Prima� pubblicazione� in Russia. Selezione� da La formazione del gruppo dirigente... (1961).]

 

 

88. Togliatti, Palmiro. �Leninizm v mysli i dejstvii Antonio Gram�i [Lenin�m in Gramsci's Thought e Action],� in Id., Izbrannye stat'i i reči [Scritti e discorsi scelti], Tom 2. Mosca: Politizdat, 1965, pp. 116-39. [Russ.]

[Prima� pubblicazione� in Russia). Traduzione di Id., �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci: Appunti� (1958).]

89. Togliatti, Palmiro. �Gram�i i leninizm. Revoliutsionnaja partija rabočego klassa v mysli i dejstvii Gram�i [Gramsci e Lenin�m. The Revolutionary Party di the Working Class in Gramsci's Thought e Action],� in Id., Izbrannye stat'i i reči [Scritti e discorsi scelti ], Tom 2. Mosca: Politizdat, 1965, pp. 140-69. [Russ.]

[Prima� pubblicazione� in Russia . Traduzione di �Gramsci e il leninismo� (1958).]

90. Togliatti, Palmiro. �Lenin i na�a partija [Lenin e Our Party],� in Id., Izbrannye stat'i i reči [Scritti e discosi scelti ], Tom 2. Moscow: Politizdat, 1965, pp. 362-64. [Russ.]

[Prima� pubblicazione� in Russia ]

91. Togliatti, Palmiro. �Gramsci y el leninismo,� in Gramsci y el marx�mo. Buenos Aires: Editorial Proteo, 1965, pp. 11-36. [Span.]

[Traduzione di BG-6535.]

92. Togliatti, Palmiro. �Lenin�mus v my�len� a činnosti A. Gramsciho [Lenin�m in the thought e action di A.G.],� in A. Gramsci, H�torick� material�mus a filosdiie Benedetta Croceho [Materialismo storico e filosofia� di Benedetto Croce]. Praga: Svoboda, 1966, pp. 5-44. [Czech.]

[Il saggio � una introduzione alla� traduzione ceca del volume nella prima� edizione Einaudi del� �Pr�on Notebooks�. La collezione� contiene� anche traduzione ceca di �Note sul Machiavelli sulla politica e sullo Stato moderno [Pozn�mky o Machiavellim, politice a modern�m st�tu]� (Praga: Svoboda, 1970. Pp. 403)

93. �Togliatti, Palmiro. �Der Leninismus im Denken und Handelns Antonio Gramsc�,� in Id., Ausgew�hlte Schriften. Herausgegeben von Claudio Pozzoli; mit einem Vorwort von Franco Ferri; [Aus dem Italien�chen ubersetzt von Chr�tel Schenker]. Frankfurt am Main: Neue Kritik, 1967, pp. 135-61. [Ger.]

[Traduzione di P. Togliatti �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di Antonio Gramsci� (1958). Lo stesso libropubblicato� anche da F�her Verlag (s.d.), con il titolo Reden und Schriften: Eine Auswahl.]

94. �Togliatti, Palmiro. Gramsci. A cura di Ernesto Ragionieri. Roma: Editori Riuniti, 1967. Pp. 222. [Ital.]

[Il libro include: �Antonio Gramsci: un capo della classe operaia� (1927); �Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana� (1937); �Discorso su Gramsci nei giorni della liberazione (tenuto a Napoli il 29 aprile 1945)� (1964); �Discorso tenuto a Cagliari il 27 aprile� (1947); �Unit� di pensiero e di azione nella vita di Antonio Gramsci� (1949); �Gramsci sardo� (1951); �L'antifascismo di A. Gramsci� (1952); �Storia come pensiero e come azione� (1954); �Attualit� del pensiero e dell'azione di Gramsci� (1957); �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci: Appunti� (1958); �Gramsci e il leninismo� (1958); �La formazione del gruppo dirigente...� (1961); �Rileggendo "L'Ordine nuovo"� (1964); �Gramsci, un uomo� (1964).]

95. �Togliatti, Palmiro. �Ho conosciuto Gramsci sotto il portico dell'universit� di Torino,� in I comunisti nella storia d'Italia. Prefazione� di Gian Carlo Pajetta. Introduzione di Ernesto Ragionieri. Milan: Calendario del Popolo, 1967, p. 81. [Ital.]

96. �Togliatti, Palmiro. �La lettera inedita di Togliatti a Sraffa,� Rinascita - Il contemporaneo. [a cura di Paolo Spriano], 15 (Aprile 14, 1967), 15. [Ital.]

[La lettera di Maggio 20, 1937, appare (con una foto del manoscritto ) come un inserto nell�articolo di Spriano� �Gli ultimi anni di Gramsci in un colloquio con Piero Sraffa� (1967). Fu in seguito ristampato��� in Spriano, Gramsci in carcere e il partito (1977), pp.161-62.]

97. �Togliatti, Palmiro. �Dobbiamo curare noi l'eredit� di Antonio,� L'Unit�. [edizione piemontese] (Aprile 14, 1967). [Ital.]

[Una lettera inedita scritta da Ercoli a Piero Sraffa in Maggio 20, 1937, accompagnata� da un commento non firmato. Ristampato� nella� appendice a Spriano, G. in carcere e il partito (1977).]

98. �Togliatti, Palmiro. �Togliatti per Gramsci nel 1928: documenti inediti, a cura [e con una introduzione] di Paolo Spriano,� Rinascita, 6 (February 7, 1969), 21-22. [Ital.]

[Due lettere� da Togliatti a Bukharin (giugno� 13, 1928) e a Tasca (Novembre 26, 1928).]

99. �Togliatti, Palmiro. �En el XL aniversario del Partido comunista italiano,� in Id., Escritos pol�ticos. Pr�logo de Adolfo S�nchez V�zquez. Mexico: Ediciones Era, 1971, 128-42. [Span.]

[Traduzione di Id., Nel 40� anniversario del Partito comunista italiano (1961).]

100.      �Togliatti, Palmiro. �El leninismo en el pensamiento y en la acci�n de Antonio Gramsci,� in Id., Escritos pol�ticos. Pr�logo de Adolfo S�nchez V�zquez. Mexico: Ediciones Era, 1971, 47-64. [Span.]

[Traduzione di Id., �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci: Appunti� (1958).]

101.      �Togliatti, Palmiro. �Gram�i m�lilac i covek akcije [Gramsci thinker e man di action],� in Antonio Gram�i, Problemi revolucije. Belgrade: Dzepna knjiga, 1973, pp. 7-25. [Serbo-Croat.]

[Traduzione di P. Togliatti, �Pensatore e uomo d'azione.�.]

102.      Togliatti, Palmiro. Discorsi di Torino. Prefazione di� Ugo Pecchioli. Edito� da Renzo Gianotti. Torino: Gruppo editoriale piemontese, 1974. Pp. xv, 457. [Ital.]

[La collezione� contiene� (con un aintroduzione� ): �Discorso ai quadri...� (Maggio 23, 1945, pp. 4-32 con pp. 4-7 su Gramsci), stampata ivi per la prima volta ; la ristampa� di �Unit� di pensiero....� (1949), pp. 153-70; �L'Ordine nuovo e i consigli di fabbrica�, una� ristampa� di Saverio Vertone' che fu pubblicata la prima volta� in �L'Unit� (Northern edition), 6, febbraio� 1961, pp. 405-09; �Le classi popolari nel Risorgimento� (Il� discorso fu anche pubblicato� in �Studi storici�, 3, 1964. Cf. BG-6550).]

103.      �Togliatti, Palmiro. Antonio Gramsci. Selezione e� e prefazione� di Ernesto Ragionieri. L�bon: Seara Nova, 1975. Pp. 294. [Port.]

[Traduzione di P. Togliatti, Gramsci. Edito� da Ernesto Ragionieri.]

104.      . Togliatti, Palmiro. �Pensador y hombre de acci�n,� in La proletarizaci�n del trabajo intelectual. Madrid: Comunicaci�n, 1975. [Span.]

[Traduzione di BG-6519.]

105.      Togliatti, Palmiro. �Figure del Congresso (Cinque scritti finora , con trenta caricature di Cip),� Belfagor, 6 (1976), 655-74. [Ital.]

106.      �Togliatti, Palmiro. Sur Gramsci. Traduit de l'italien par B�atrice Bretonni�re. Pr�face de Jacques Texier. Elements pour une biographie politique de Togliatti par Jean Rony. Par�: Editions Sociales, 1977. Pp. 350. [Fr.]

[traduzione da P. Togliatti, Gramsci. Edito� da Ernesto Ragionieri.]

107.      �Togliatti, Palmiro. �Der Leninismus im Denken und Handeln von Antonio Gramsci,� in Ausgew�hlte Reden und Aufs�tzen . Herausgegeben von der Akademie f�r Gesellschaftsw�senschaften. Berlin: Dietz Verlag, 1977, pp. 503-26. [Ger.]

[Traduzione da P. Togliatti �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di Antonio Gramsci� (1958).]

108.      �Togliatti, Palmiro. Gramsci, l'Italia, il socialismo (quattro scritti). [Allegato all'Almanacco PCI '77]. Roma: Fratelli Spada, 1977. Pp. 31, ill. [Ital.]

109.      Togliatti, Palmiro. �Gramsci y el leninismo ,� in Actualidad del pensamiento pol�tico de Gramsci. Franc�co Fern�ndez Buey (Ed.). Barcelona: Grijalbo, 1977. [Spagnolo .]

[Traduzione di �Gramsci e il leninismo� (1958).]

110.      �Togliatti, Palmiro. On Gramsci e Other Writings. Edito� e Introduced da Donald Sassoon. London: Lawrence & W�hart, 1979. Pp. 302. [Eng.]

111.      Togliatti, Palmiro. �The Present Relevance di Gramsci's Theory e Practice,� in Id., On Gramsci e Other Writings. Edito� e introduced da Donald Sassoon. Tradotto da John Fraser. London: Lawrence e W�hart, 1979, pp.143-60. [Eng.]

[Traduzione da saggio di� Togliatti del 1957 ]

112.      Togliatti, Palmiro. �Leninism in the Theory e Practice di Gramsci,� in Id., On Gramsci e Other Writings. Edito� e introduced da Donald Sassoon. Tradotto da Den�e De R�me. London: Lawrence e W�hart, 1979, pp. 161-81. [Eng.]

�

113.      �Togliatti, Palmiro. �Gramsci e Leninism,� in Id., On Gramsci e Other Writings. Edito� e introduced da Donald Sassoon. Tradotto da Barbara Garvin. London: Lawrence e W�hart, 1979, pp. 183-207. [Eng.]

[Traduzione del secondo saggio del 1958 .]

114.      Togliatti, Palmiro. �The Formation di the Leading Group di the Italian Commun�t Party in 1923-24,� in Id., On Gramsci e Other Writings. Edito� e introduced da Donald Sassoon. Tradotto da Peter Wright. London: Lawrence e W�hart, 1979, pp. 261-83. [Eng.]

[Traduzione della prefazione� del 1962 .]

115.      Togliatti, Palmiro. �Der Leninismus im Denken und Handeln von Antonio Gramsci,� in Betr.: Gramsci. Philosophie und revolution�re Politik in Italien. Herausgegeben von H.H. Holz und H.J. Sandk�hler. K�ln: Pahl-Rugenstein, 1980, pp. 71-93. [Ger.]

[Traduzione da P. Togliatti �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di Antonio Gramsci� (1958).]

116.      �Togliatti, Palmiro. �O leninismo no pensamento e na a��o de Gramsci,� in Socialismo e democracia. Rio de Janeiro: Muro, 1980, pp. 165-82. [Port.]

[Traduzione da P. Togliatti �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di Antonio Gramsci� (1958).]

117.      �Togliatti, Palmiro. [Antonio Gramsci]. 1983. [Chin.]

[Traduzione da P. Togliatti, Gramsci. Tradotto da Jan Go-sun da the Italian edition di 1977.]

118.      �Togliatti, Palmiro. Antonio Gramsci e il leninismo. Edito� da Associazione Culturale Marxista. Roma: Anzaloni, s.d. [1987?]. Pp. 50. [Ital.]

[Contiene� la ristampa� di �Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci: Appunti� (1958), a pp. 5-21; e �Gramsci e il leninismo� (1958), pp. 23-45.]

119.      Togliatti, Palmiro. �Gramsci y el leninismo,� in Gramsci, actualidad de su pensamiento y de su lucha. Introduzione da Enzo Santarelli. [Roma]: C. Salemi editore, 1987, pp. 100-126. [Span.]

120.      Togliatti, Palmiro. �Un pensiero e una volont� forti,� L'Unit� (Gennaio 18, 1988). [Ital.]

[Ristampa di un discorso tenuto a Cagliari nell�aprile 22 1947� .]

121.      �Togliatti, Palmiro. �Una nota ad Alicata per le lettere di Gramsci,� IG Informazioni, 2 (1989), 85-86. [Ital.]

[Lettera non datata a�� Mario Alicata riguardante la antologia� A. Gramsci, 2000 pagine di Gramsci (1964).]

122.      �Togliatti, Palmiro. �Gramsci, l'Italia e il mondo dei sardi,� Rinascita sarda, 1 (Gennaio , 1991), 18-21. [Ital.]

[Da un discorso tenuto� a Cagliari in Aprile 22, 1947. ]

123.      �Togliatti, Palmiro. �Un discorso sconosciuto di Togliatti su Gramsci del 1937,� Critica marxista , 6 (Novembre-Dicembre , 1991), 123-34. [Ital.]

[La prima traduzione italiana del discorso comemorativo di Togliatti� del� Maggio 27, 1937

124.      �Togliatti, Palmiro. �Der Leninismus im Denken und Handeln von Antonio Gramsci,� in Antonio Gramsci heute: Aktuelle Perspektiven seiner Philosophie. Herausgegeben von H.H. Holz und G. Prestipino. Bonn: Pahl-Rugenstein Nachfolger, [1992], pp.140-65. [Ger.]

[Traduzione di BG-6534.]

125.      �Togliatti, Palmiro. Gramsci e il leninismo. Prefazione di A. Cossutta. Roma: Robin Edizioni, 2000. Pp. 207. [Ital.]

[Contiene�� articoli di Togliatti� su Gramsci di 1937, 1957, 1958, e 1962.]

126.      Togliatti, Palmiro. Scritti su Gramsci. A cura di Guido Liguori. Roma: Editori Riuniti, 2001. Pp. 316. [Ital.]

[Contiene� 20 saggi)

 

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�������� [2] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti,Milano, Mondadori� 1991, pag� 19

 

������������������ [3] Giorgio Bocca,op. cit., pag. 18

�������������������� [4] Giorgio Bocca,op.cit., pag. 378

������������������� [5] Giorgio Bocca,op.cit., pag 22

�������� [6] Flores Marcello e Gallerano Nicola, SUL PCI, Bologna, Il mulino� 1992, pag. 23

 

�������������������� [7] Flores Marcello e Gallerano Nicola,op.cit.,pag.25

[8] Piero Gobetti,Storia dei comunisti torinesi scritta da un liberale,nella rivista �La����������������������������������������������� Rivoluzione liberale�, anno 1, n 7�� del� 2-4-1922, p. 5

 

�������������������� [9] Piero Gobetti ,op.cit.,pag.6

����������� [10] Aldo Agosti,op. cit., pag�� 12

�

������������������� [11] Giorgio Bocca,op. cit., pag� 25

������������������� [12] Giorgio Bocca,op. cit., pag� 27

[13] Marcella e Maurizio Ferrara(a cura di),Conversando con Togliatti,note biografiche,Edizione di cultura sociale, Roma 1953, pag� 20

 

�[14] Giuseppe Vacca,Togliatti nel suo tempo, Relazione al convegno, Fondazione Gramsci,�������������������������������������������������������� Roma 9 dicembre 2004

 

������������������� [15] Marcella e Maurizio Ferrara (a cura di),op. cit, pag� 42

������������������� [16] Piero Gobetti,op. cit., pag 8

�������� 19 Giorgio Bocca,op. cit.,� pag 26

 

��������� [18] Giorgio Bocca,op. cit.,� pag 29

 

��������� [19] Aldo Agosti,op. cit., pag� 26

 

�������������� [20] Aldo Agosti,op. cit., pag� 29

 

[21] Togliatti Palmiro,Lezioni sul fascismo con introduzione di E. Ragionieri, Editori Riuniti, Roma 1970,pag 25

 

 

[22] Togliatti Palmiro,op.cit., pag 19

[23] Togliatti Palmiro,op.cit., pag 21

[24] Palmiro Togliatti, La lotta contro l'opportunismo, da Archivio PCI, 1929, 736/1-65. Pubblicato in "Opere" a cura di E. Ragionieri, Editori Riuniti, Roma 1973; volume III, 1� tomo, pag. 33-34.

[25] Agosti A. e Brunelli L., Struttura� e storia� del PCI 1921/79, I comunisti italiani nell�URSS 1921/43, Annali Feltrinelli(a cura di Ilardi-Accorneri),Milano 1981/82,pag� 101

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

������������� [26] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti,Milano, Mondadori� 1991, pag� 15

 

[27] Flores Marcello e Gallerano Nicola, SUL PCI, Il mulino Bologna� 1992,pag 123 �

 

[28] Flores Marcello e Gallerano Nicola,op.cit.,pag 47

[29] Martinelli Renzo (a cura di), Struttura� e storia� del PCI� 1921/79, il gruppo dirigente nazionale; composizione meccanismi di evoluzione,1921/43,Annali Feltrinelli,Milano 1981/82,� pag� 383

 

[30] Eric Hobsbawn,op.cit.,pag 16

[31] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 22

[32] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 60

[33] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 66

[34] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 73

[35] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 440

[36] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 72

[37] Eric Hobsbawn,op.cit., pag 73

[38] Eric� Hobsbawn,op. cit., pag 92

[39] Flores Marcello e Gallerano Nicola,op. cit., pag� 47

 

[40] Eric. Hobsbawn,op. cit., pag 16

 

[41] Silvio Pons, Togliatti nel suo tempo,intervento al convegno dell�istituto Gramsci, Roma 9 dicembre 2004

 

 

�[42] Agosti A. e Brunelli L.,op. cit.,pag� 1022

 

 

[43] Eric. Hobsbawn,op. cit., pag 445

 

[44] Eric. Hobsbawn,op. cit., pag 447

 

[45] Giorgio Bocca,op. cit., pag 23

[46] Martelli Renzo,op. cit., pag� 375

 

[47] Seniga Giulio, Togliatti e Stalin : contributo alla biografia del segretario del PCI, Sugar, Milano� 1961, pag 7

[48] Ragionieri Ernesto,op cit.,� pag 367

[49] Rossanda Rossana, La ragazza del secolo scorso , Einaudi, Torino 2005,pag. 213

 

[50] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti, Mondatori,Milano� 1991, pag 335

 

[51] Martinelli Renzo, Il gruppo dirigente nazionale; composizione meccanismi di evoluzione,1921/43, Annali Feltrinelli, Struttura� e storia� del PCI� 1921/79 (a� cura di Ilardi-Accorneri)Milano 1981/82,� pag� 381

[52] Franco Andreucci e Paolo Spriano (a cura di),Palmiro Togliatti Opere 1935-1944, Editori Riuniti,� Roma 1979, pag 392-393

[53] Franco Andreucci e Paolo Spriano,op.cit., pag 447

[54] Giuseppe Vacca,Togliatti nel suo tempo, Relazione al convegno, Fondazione Gramsci,Roma 9|11 dicembre 2004

 

[55] Martinelli Renzo,op. cit., pag� 381

 

[56] Spriano Paolo,Storia del Partito comunista,Einaudi, Torino 1975,vol V,pag278

[57] Aldo Agosti,Palmiro Togliatti, UTET,Torino 1992, p 307

 

[58] Aldo Agosti,op,cit,. pag 308

[59] Rapporto ai quadri dell'organizzazione comunista napoletana.11 Aprile 1944

 

[60] Ilardi Massimo,Sistema di potere e ideologia nel PCI,Annali Feltrinelli,Strutture e storia dell�organizzzione del PCI 1921/79 ( a cura di� IIardi e Accornero),Milano 1981/82,pag 11

 

[61] Ilardi Massimo,op. cit. ,pag 14

 

[62] Flores Marcello, Dibattito interno sul mutamento della struttura organizzativa,�� Annali Feltrinelli Strutture e storia dell�organizzazione del PCI 1921/79 ( a cura di� IIardi e Accornero)Milano 1981/82, pag 57

[63] Togliatti Palmiro, Cosa � il partito nuovo ,�Rinascita�, anno 1, ottobre- dicembre 1944, pag 35

 

[64] Giorgio Galli ,Storia del PCI, Il Partito comunista italiano: Livorno 1921, Rimini 1991,Kaos, Milano 1993 pag 260

[65] Spriano Paolo,Storia del Partito comunista italiano, Einaudi,Torino 1977 pag 312 �

 

[66] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti, Mondatori, Torino� 1991, pag� 406

[67] Giorgio Bocca,op.cit., pag 416

[68] Giorgio Bocca,op.cit., pag 418

 

[69] Walter Tobaci,La rivoluzione impossibile,Il saggiatore,Milano�� 1978, pag 140

 

[70] Marcella e Maurizio Ferrara (a cura di) ,Conversando con Togliatti ,note biografiche , Edizione di cultura sociale, Roma 1953, pag 372

 

[71] Carlo Lucarelli, Quando l�Oss spiava Togliatti ,in Repubblica del 12 febbraio 2003,

 

[72] Vindice Lecis, Togliatti deve morire. Il luglio rosso della democrazia , Robin edizioni, Roma 2005

[73] Marcella e Maurizio Ferrara (a cura di),op. cit. , pag 369

[74] Giorgio Bocca,op. cit., pag 463

 

[75] Walter Tobaci,op. cit., pag 78

 

[76] Giorgio Bocca,op. cit., pag 31

[77] Giorgio Galli, La sinistra� italiana nel dopoguerra,il saggiatore,Milano 1978,pag 250

 

[78] Marcella e Maurizio Ferrara (a cura di),op. cit., pag� 378

[79] Walter Tobaci,op. cit.,pag 11

[80] Walter Tobaci,op. cit.,pag 12

[81] Ginsborg Paul,� Storia d�Italia dal dopoguerra a oggi , Einaudi, Torino 1988, pag 24

 

[82] Eric Hobsbawn, Il secolo breve,1914/91,Rizzoli edizioni B.U.R, Milano 1994 pag 270�

 

[83] Giorgio Galli ,Storia del PCI Il Partito comunista italiano: Livorno 1921, Rimini 1991,Kaos, Milano 1993 pag 235�

 

[84] Marcella e Maurizio Ferrara (a cura di), Conversando con Togliatti ,note biografiche,Edizione di cultura sociale, Roma 1953, pag 366

 

[85] Martinelli Renzo (a cura di), Struttura� e storia� del PCI� 1921/79, il gruppo dirigente nazionale; composizione meccanismi di evoluzione,1921/43,Annali Feltrinelli,Milano 1981/82� pag 385

 

[86] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti,Milano, Mondadori� 1991, pag 482

[87] Giorgio Bocca,op.cit., pag 514

[88] Flores Marcello e Gallerano Nicola, SUL PCI, Il mulino ,Bologna� 1992,pag 109

 

[89] Berti Giuseppe,Problemi di storia del PCI e dell� IC, Il Mulino, Bologna 1970 pag 156

 

[90] Giorgio Bocca,op. cit., pag 584

 

[91] Pintor Luigi, Ricordo di Togliatti, ne Il Manifesto, 20/3/89

[92] Rossana Rossanda,Evoluzione� del partito, da IL Manifesto, 27/6/93

[93] )� P.P. Pasolini, La croce uncinata, "Vie Nuove", 1960 

[94] ) Rossana Rossanda ,�il manifesto�, 4 luglio 2000 ,

[95] Umberto Marzocchi da "Umanit� Nova", n.29 del 17 luglio 1960

[96] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti, Mondatori,Milano� 1991, pag 608

 

[97] Carlo spagnolo Relazione, Togliatti� e il movimento comunista internazionale, 1956-1964 ,Convegno internazionale di studi: Togliatti nel suo tempo, Roma 9|10|11 dicembre 2004,� l'Universit� degli studi Roma Tre

[98] Flores Marcello,dibattito interno sul mutamento della struttura organizzativa,Annali Feltrinelli, Struttura� e storia� del PCI 1921/79( a cura� di� iIardi-Accorneri),Milano 1981/82, pag 57�

 

[99] Ilardi Massimo, Sistema diptere e ideologia nel PCI,Annali Feltrinelli, Struttura� e storia� del PCI 1921/79( a cura�� IIlardi-Accorneri),Milano1981/82� pag 28

 

[100] Sebastiani Chiara,� Organi dirigenti nazionali, meccanismi di fomzione edi evoluzione,Annali Feltrinelli, Struttura� e storia� del PCI 1921/79(a cura� IIlardi-Accorneri),Milano 1981/82,pag 425

 

[101] Agosti Aldo,I comunisti italiani nell�URSS,Annali Feltrinelli, Struttura� e storia� del PCI 1921/79 (a cura�� iIardi-Accorneri)Milano 1981/82,pag 1008

[102] Il memoriale di Jalta: Testo� integrale� riportato da RINASCITA, 5 settembre 1964,pag 2

 

[103] Il memoriale di Jalta,op.cit. pag 4

[104]Il memoriale di Jalta,op.cit. pag 5

 

[105] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 2

[106] Eric, Hobsbawn, il secolo breve,1914/91,Rizzoli edizioni B.U.R,Milano 1994 pag 538

 

[107] Eric, Hobsbawn,op.cit., �pag 538

 

[108] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 3

 

[109] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 2

 

[110] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 3

 

[111] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 3

 

[112] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 3

 

[113] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 4

 

[114] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 4

 

[115] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 4

 

[116] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 4

 

[117] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 4

 

[118] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 5

 

[119] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 6

 

[120] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 5

 

[121] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 5

 

[122] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 7

 

[123] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 7

 

[124] Il memoriale di Jalta,op.cit., pag 8

 

[125] Il memoriale di Jalta,op.cit.,pag 5

 

[126] Intervista Gaetano Quagliariello, �Ideazione�, gennaio 1977

 

[127] Carlo Spagnolo,op cit., pag 3

[128] Piero Godetti, Storia dei comunisti torinesi scritta da un liberale, nella rivista �La Rivoluzione liberale�del� 4-1922 anno 1, n. 7

 

[129] Marcella e Maurizio Ferrara (a cura di), Conversando con Togliatti ,note biografiche,Edizione di cultura sociale, Roma 1953.

 

[130] Ferrara Marcella e Maurizio, Cronache di vita quotidiana, 1944-1958, Editori Riuniti,Roma 1960

[131] Fra le opere di� Massimo Caprara, ricordiamo:� Ritratti in rosso, Rubbettino    1989; Riscoprirsi uomo. Storia di una coscienza, Marietti , 2004; L'inchiostro verde di Togliatti, Simonelli, 1996; Togliatti. il comintern e il gatto selvatico, Bietti,1999;� Quando le botteghe erano oscure,  Il Saggiatore ,2000; Gramsci e i suoi carcerieri,  Ares , 2001

[132] Seniga Giulio, Togliatti e Stalin : contributo alla biografia del segretario del PCI , Sugar, Milano 1970�

 

[133] Giorgio Bocca,Palmiro Togliatti, Laterza, Bari 1973,� seconda edizione,� Mondatori,Milano� 1991

 

[134] Fra le opere di Bocca ricordiamo:La Repubblica di Mussolini, Laterza, Bari 1977;� Storia dell�Italia partigiana (1966);. Storia d�Italia nella guerra fascista (1969); Il provinciale. Settant�anni di vita italiana (1992)

[135] Aldo Agosti,Palmiro Togliatti,Torino,UTET 1992

[137] AA VV, Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione, Mondatori, Milano 1998

[138] Fra le altre opere di� A. Agosti ricordiamo: Rodolfo Morandi. Il pensiero e l�azione politica, Laterza, Bari, 1971; Le Internazionali operaie, Loescher, Torino, 1973;� Terza Internazionale. Storia documentaria, 3 voll., Editori Riuniti, Roma,� 1974-1979; Stalin, Editori Riuniti, Roma, 1983;� Storia del Pci, Laterza, Roma-Bari, 2000

[139] Spriano Paolo, Storia del Partito Comunista Italiano, Einaudi, Torino 1967-1975 - 5 volumi.

[140] Bor�s Pastern�k, Il Dottor Zivago, Feltrinelli,Milano 1957

 

[141] Ernesto  Che Guevara, Diario in Bolivia,� Feltrinelli, Milano,� Prima edizione 1957 , ultima edizione 2005

 

[142] Annali Feltrinelli (a cura di Ilardi-Accorneri), 1981/82 Struttura� e storia� del PCI� 1921/79,Milano 1982.

 

[143] Martinelli Renzo, il gruppo dirigente nazionale; composizione, meccanismi di evoluzione,1921/43,� Annali Feltrinelli 1981/82, Struttura� e storia� del PCI� 1921/79 (a� cura di Ilardi-Accorneri

[144] Agosti A. e Brunelli L., I comunisti italiani nell�URSS 1921/43, Annali Feltrinelli, 1981/82 Struttura� e storia� del PCI 1921/79� (a� cura di Ilardi-Accorneri)

 

[145] Flores Marcello, Dibattito interno sul mutamento della struttura organizzativa,�� in�� Annali Feltrinelli 1981/82, Strutture e storia dell�organizzazione del PCI 1921/79 ( a cura di� IIardi e Accorneri)

[146] Ilardi Massimo ,Sistema di potere e ideologia nel PCI, in� Annali Feltrinelli 1981/82.Strutture e storia dell�organizzzione del PCI 1921/79 ( a cura di� IIardi e Accorneri)

 

[147] Storia dell'Italia Repubblicana� Einaudi. Aggiornta finoal 1996, diretta da A . Barbagallo

[148] Vacca Giuseppe , Gramsci e Togliatti,Editori Riuniti,Roma 1991.

[149] Vacca Giuseppe, Togliatti sconosciuto, Edizioni l'Unit�, 1994

 

[150] Walter Tobaci ,La rivoluzione impossibile,Il saggiatore,Milano� 1978

 

[151] Eric� Hobsbawn, Il secolo breve,1914/91,Rizzoli edizioni B.U.R,Milano 1994

[152] Eric� Hobsbawn, Studi di storia del movimento operaio, Einaudi, Torino 1972

 

[153]Eric Hobsbawn, Rivoluzione industriale e rivolta nelle campagne, Captain Swing, Einaudi, Torino 1973

�

[154]Eric Hobsbawn, L'et� degli Imperi. 1875-1914, Mondadori, Milano 1987

[155] Eric� Hobsbawn, Storia del marxismo, Einaudi, Torino 1988

[156] Ragionieri Ernesto,La terza internazionale e il partito comunista italiano , Einaudi, Torino� 1978

 

[157] Rossanda Rossana, La ragazza del secolo scorso,Torino,Einaudi 2005