SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
MARIO
POMILIO |
Insigne letterato e scrittore
MARIO POMILIO, originario di Orsogna, in provincia di Chieti, vi era nato il 14 gennaio del 1921; laureatosi a Pisa fu chiamato a Napoli nel 1949 come professore di lettere al secondo Liceo scientifico e qui, nel capoluogo campano, divenne amico di Michele Prisco e Domenico Rea, fondando con loro la rivista Le motivazioni letterarie.
Il suo carattere chiuso lo portava ad isolarsi spesso, tanto che solo pochi intimi conoscevano il suo indirizzo; amava profondamente Napoli, ma fu uno dei pochi a non cedere alla napoletanità, conservando anche una vaga inflessione toscana. Lui stesso raccontava che inizialmente fu deluso da questa città, idealizzata come una grande metropoli, ma poi aveva imparato ad amarla. Anche i napoletani lo trattavano con una certa distanza, ma con grande rispetto, tanto che nel 1954, quando Bompiani pubblicò il suo primo romanzo, L’uccello nella cupola, erano in pochi in città a conoscere l’autore di quel libro.
Nel corso degli anni poi il suo rapporto con la città si intensificò e spesso Pomilio fu tra i relatori in convegni e dibattiti letterari; passato ad insegnare dal Liceo al Conservatorio, pubblicò altri libri di successo ed anche alcuni saggi, tra i più noti ricordiamo: Il testimone, Il cimitero cinese e La compromissione .
Profondamente cristiano Pomilio raggiunse la grande notorietà con due opere, il saggio Scritti cristiani, e con il suo capolavoro, il romanzo Quinto evangelio, che gli valse anche il Premio Napoli.
Significativo anche il suo impegno politico come Parlamentare europeo, e quello giornalistico, come collaboratore del ‘Mattino’. Aveva un grande senso del dovere e, accorto e scrupoloso, sentiva il suo lavoro come una vera e propria fatica, come spesso ripeteva. Questa fatica negli ultimi anni non era solo intellettuale, ma anche fisica, in quanto una grave forma di artrite reumatoide gli rendeva difficili i movimenti delle mani. Nella sua casa di via Aniello Falcone egli viveva appartato e dedito al suo lavoro; molti ricordano che era difficile vederlo allegro, a volte era ironico, ma aveva sempre un sorriso rassicurante.
Nel palazzo in cui abitava i condomini lo conoscevano bene e ne apprezzavano le doti di letterato e scrittore; tra essi c’era anche un’anziana signora che, a causa dell’avanzare dell’arteriosclerosi perdeva lucidità per brevissimi momenti; una mattina Pomilio la incontrò nell’androne e dopo averla salutata si sentì rispondere: -‘Buongiorno, e tanti tanti auguri’-; stupito e divertito le chiese con una certa ironia: -‘Auguri? Grazie, ma per cosa?-. A questo l’arzilla novantenne, tornata subito in s� ebbe la prontezza di rispondergli : -‘Come per che cosa?, ma caro professore, per tutto ciò che la riguarda’.
Colpito da un tumore ribelle a ogni cura Mario Pomilio morì nella sua casa il 3 aprile del 1990, all’età di sessantanove anni. Tra i tanti messaggi di cordoglio arrivò un telegramma del Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga con queste toccanti parole: ‘Con la scomparsa di Mario Pomilio viene meno una prestigiosa figura di narratore e di letterato, una voce nitida e originale della cultura del nostro tempo, uno scrittore intelligente e sensibile, animato da un’autentica fede cristiana e legato alle radici più profonde della spiritualità europea’.