SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
ERNESTO
MUROLO |
Celebre autore di canzoni, della Poesia e del Teatro napoletano
ERNESTO MUROLO veniva da un quartiere della Napoli antica, Montecalvario, ove era nato nel 1876 da un ricco commerciante; iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza interruppe presto gli studi per dedicarsi con grande passione al giornalismo e parallelamente alla poesia e al teatro. Entrato nella redazione del Pungolo, e poi nel periodico umoristico Monsignor Perrelli iniziò a pubblicare i propri versi firmandosi spesso Ruber, rosso, come i suoi capelli: nello stesso periodo ottenne i primi successi con la canzone Pusilleco addiruso, nella Piedigrotta del 1904, con musica di Gambardella.
Dopo la morte del padre Ernesto Murolo intentò una causa contro i parenti per la cospicua eredità e, dopo averla vinta, divenne ricchissimo: decise così di abbandonare il lavoro al giornale e di fare il ‘libero poeta’. In una Napoli allegra, chiassosa, piena di locali alla moda e cafè-chantant Ernesto Murolo raffinato ed elegante, collezionò galanti amicizie, amori e belle donne; sposò poi la venticinquenne Lia Cavalli, figlia di un pittore toscano, che gli diede sette figli.
Nel giro di qualche anno, con una numerosa famiglia da mantenere, tra ozio e vita allegra, Ernesto Murolo dilapidò quasi tutto il suo patrimonio, compreso un intero palazzo in via San Pasquale a Chiaia; ma in quegli stessi anni, con la collaborazione di altri poeti e musicisti napoletani di chiara fama, diede vita ad alcune tra le più belle melodie come: Tarantelluccia (1907), Te sì scurdata ‘e Napule (1912), Mandolinata a Napule (1921), Nun me scetà (1930), e Adduormete cu mme (1932).
Tornato al teatro nel 1935 con Gente Nostra, un testo scritto con Libero Bovio, Ernesto Murolo partì per una tournee in Puglia ma, ammalatosi a Foggia, fu costretto a fare ritorno a Napoli ove, nella casa di via Cimarosa morì il 30 ottobre del 1939.