SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
MASANIELLO

Eroe del popolo e della liberta, sfortunato agitatore politico del Seicento

MASANIELLO , soprannome di Tommaso Aniello, fu pescivendolo ma soprattutto un agitatore politico molto popolare sia tra le classi umili sia tra i borghesi, e patì anche il carcere per le sue proteste contro il vicer� spagnolo, oltre che per il contrabbando del pesce.
Nacque il 29 Giugno 1620 da Francesco, il cui cognome era D'Amalfi, e da Antonia Gargani, e si dedicò all’attività di pescivendolo aiutando il padre. Notato da alcuni borghesi ostili al governo spagnolo, Masaniello fu ritenuto l’uomo ideale a capeggiare una rivolta e a farsi interprete delle volontà popolari. L’occasione per scatenare la sommossa si presentò in occasione della nuova tassa sulla frutta fresca, il 7 luglio 1647, quando il popolo, già esasperato per l'eccessivo fiscalismo del vicer�, insorse al grido di 'Viva il re di Spagna, mora il malgoverno’.

Subito dopo Masaniello e suo cugino Maso, nei pressi di S.Eligio inscenarono una ribellione contro le sempre più pressanti gabelle sulla frutta, distruggendo molti uffici delle esattorie ed anche la casa dell'infame gabelliere Girolamo Letizia nei pressi di Portanova.
Molti insorti commisero alcuni delitti ed inoltre invasero la reggia, devastarono gli uffici daziari, bruciarono i registri ed aprirono le carceri.

Masaniello fu allora nominato Capitano del popolo e obbligò il vicer� duca d'Arcos a concedere alla città di Napoli una costituzione popolare ispirata ai capitoli di Carlo V; la tradizione storiografica più diffusa vuole che egli poco dopo cominciò a dare segni di squilibrio mentale e, inebriato dal potere, ordinò provvedimenti ed esecuzioni arbitrarie scontentando coloro che erano stati suoi seguaci, i quali, nove giorni dopo l'inizio dell'insurrezione, il 16 luglio, lo uccisero.

Quel giorno, in cui si festeggia Maria SS, del Carmine Masaniello, affacciatosi alla finestra della sua casa pronunciò un discorso farneticante, accompagnato da gesti insulsi e arrivando persino a denudarsi.
Il popolo venuto ad ascoltarlo, lo insultò e gli si rivoltò contro fin quando Masaniello fuggì nella chiesa del Carmine, riparando sul pulpito.
Fu quindi catturato e portato in una delle stanze del convento, ove il suo nemico Ardizzone con alcuni compari, lo trovarono e lo uccisero con cinque colpi di archibugio.
Uno di loro, Salvatore Catania, gli stacchera' la testa con un coltello e la portera' al Vicere' come prova, mentre il corpo fu gettato nelle fogne.

Poco dopo il popolo impietosito raccolse i resti mortali di Masaniello, che furono ricomposti e degnamente sepolti nella chiesa del Carmine ove rimasero circa un secolo, fin quando furono esumati e dispersi da Ferdinando IV per timore che il mito di Masaniello potesse rinascere. Secondo un’ipotesi formulata da Ambrogio de Licata i suoi resti si troverebbero oggi poco distante dalla chiesa, nell’area occupata dal porto, a circa dieci metri di profondità.

Poche, confuse ed a volte discordanti sono le descrizioni dell'aspetto fisico di Masaniello. Certamente era basso di statura, bruno di carnagione, con capelli castani raccolti in un piccolo codino dietro la testa. Aveva anche dei baffi sottili che molti contemporanei dicono biondi. Vestiva sempre con abiti da umile pescivendolo: camicia e calzoni di tela con un cappello rosso alla marinara e camminava sempre scalzo. Solo durante il periodo del suo "regno" lo vediamo in abiti bianchi con un coltello o un piccolo bastone tra le mani.

La rivolta di Masaniello finì con la sua morte e fu definitivamente sedata con l'arrivo in città di Giovanni D'Austria. Sua moglie Bernardina, rimasta sola e povera, finì a fare la prostituta in un vicolo del Borgo S.Antonio Abate, ove fu più volte picchiata a derubata dai soldati spagnoli suoi clienti. Morirà poi di peste, nel 1656.

Una lapide nella chiesa del Carmine, una statua nel chiostro ed una piazzetta nei pressi di Piazza Mercato ricordano oggi Masaniello, sfortunato eroe del popolo e della libertà.


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