SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
MARIA
LUISA D'AUSTRIA (3 di 3) |
DUCHESSA A PARMA
A Vienna, Maria Luisa e suo figlio furono accolti molto calorosamente. Rivide la matrigna Maria Ludovica, ma non suo padre perchè impegnato a Parigi nelle trattative di pace. Fratelli e sorelle festeggiarono il suo ritorno. A Sch�nbrunn mantenne quel contegno riservato che le avevano insegnato a Vienna e che aveva mantenuto a Parigi. Tale comportamento fu giudicato come dovuto alla separazione da Napoleone, cui lei, dicevano, voleva ancora bene.A Corte affermavano che si stava comportando in maniera immatura anche nei riguardi del figlio che vedeva poco tempo al giorno e che in definitiva le era indifferente. Incominciarono a dire che non si capiva perchè non raggiungesse il marito all'Elba. I suoi amici invece affermavano che era sempre allegra, vivace, che parlava sempre dell'ultima moda parigina, di passatempi, di spettacoli e di altre cose amene. Gli stessi austriaci non capivano come lei fosse così felice benchè avesse dovuto dimostrare attaccamento al marito proprio nel momento di sventura. Altri criticavano il fatto che aveva mantenuto attorno a se' la sua Corte francese, che disprezzava ormai la cucina viennese e che i suoi modi erano diventati altezzosi perchè stava rimpiangendo non tanto l'Imperatore, quanto la corona imperiale con i suoi lussi e vantaggi. Per Maria Luisa i Bonaparte erano diventati una famiglia scomoda, gli Asburgo una famiglia noiosa.
Il padre era rientrato da Parigi il 15 di giugno. Aveva sottoscritto il trattato di pace il 30 maggio riottenendo Avignone ed alcune zone del Belgio e della Savoia, ma soprattutto la Lombardia ed il Veneto. Il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla era stato promesso, ma non ancora assegnato, all'ex-Imperatrice dei francesi. Di ciò si sarebbe discusso il 1 ottobre 1814 durante il Congresso che sarebbe stato convocato a Vienna. Intanto in questa città si cercava di ritornare alla restaurazione e la presenza di Maria Luisa, nel blasone dell'Ancient R�gime, era come una macchia. Fu per questa ragione che la Corte le accordò di buon grado un permesso di soggiorno in una stazione termale. Gli austriaci avrebbero preferito lei si recasse a Karlsbad, ma lei insistette per Aix-les-Bains, nella Savoia francese raccomandatagli dal suo medico francese. Metternich, che aveva ottenuto un successo personale durante il trattato parigino, era contrario al viaggio di Maria Luisa, ma Francesco I aveva dato il suo benestare. Si decise allora di inviarla sì, ma di metterle vicino un uomo sicuro che la sorvegliasse e le impedisse di fare dei falsi passi politici e la consigliasse in caso di necessità.
Fu fatto il nome del Conte trentanovenne Adam Adalbert Neipperg. Costui aveva una carriera militare notevole ed una vita privata altrettanto interessante. Contro Napoleone aveva ottenuto ferite ed onorificenze. Aveva contribuito in maniera determinante all'allontanamento di Bernadotte, Reggente di Svezia, portandolo alla coalizione anti-napoleonica, quand'era inviato straordinario austriaco a Stoccolma.
Tentò di fare la stessa cosa con Gioacchino Murat, Re di Napoli, e con Eugenio Beauharnais, Vicerè d'Italia. La cosa gli riuscì con il primo, fallì con il secondo. Durante uno scontro aveva perduto un occhio e perciò portava una benda nera. Questa minorazione, contrariamente a quanto si potesse pensare, gli procurò grande successo con le donne. Anche Maria Luisa ne restò affascinata e divenne la sua amante. Fu il grande amore della sua vita. Questo era stato del tutto imprevisto da suo padre e dal Metternich stesso, che però non ne furono dispiaciuti, perchè in questo modo Maria Luisa si sarebbe allontanata definitivamente da Napoleone.
Maria Luisa partì per Aix-les-Bains, il 29 giugno 1814, con il nome di Duchessa di Colorno, nome ricavato da uno dei suoi futuri palazzi ducali, e con la sua corte formata da 33 persone. Suo figlio, che ora aveva preso il titolo di Principe di Parma, non partì con lei, sia per ragioni economiche, ma soprattutto perchè il Metternich non avrebbe mai permesso che un pretendente bonapartista al trono, potesse rientrare in Francia.
Il 17 luglio 1814, mentre era in viaggio, Maria Luisa trovò ad attenderla nei pressi di Ginevra, il luogotenente generale, Conte Neipperg, in uniforme da ussaro, giunto qui comandato per accompagnarla ad Aix-les-Bains. Questa località, rinomata per le sue cure con acque sulfuree, era gradita a Maria Luisa perchè lontana da Vienna e molto più vicina a Parma ed all'Elba. Ad Aix-les-Bains, Maria Luisa godeva della solitudine quando ne aveva voglia, faceva passeggiate, cavalcava lungo la riva del lago, andava in barca e faceva i bagni e beveva l'acqua delle terme con scopo terapeutico, che in definitiva era la ragione per cui si trovava lì. Aveva però sempre un gradito accompagnatore, il Conte Neipperg, che aveva il compito, a lei ignoto, di fare solo da sorvegliante "osservando con assoluta discrezione la condotta della signora Contessa di Colorno, ed avere una particolare attenzione per la corrispondenza e le comunicazioni da lei inviate ed a lei dirette dall'Isola d'Elba". Vedendoselo sempre accanto, Maria Luisa ne fu dapprima seccata, poi via via le fu sempre più indispensabile. Neipperg era sempre lì, a sua disposizione, le teneva lontano i fastidi e l'accompagnava nelle passeggiate, cavalcate e concerti. In sua presenza, Maria Luisa diventava sempre più allegra e rilassata ed il suo umore era ottimale. Diceva sempre che avrebbe desiderato partire per l'Isola d'Elba appena possibile, e lo scrisse anche a Napoleone, ma affermava anche di trovarsi bene nella località termale, dove si trovava.
La consorte dell'Imperatore sentiva il peso del matrimonio: anche da Portoferraio Napoleone le "inviava ordini", proprio mentre come Duchessa di Parma era diventata padrona di se' ed aveva incontrato un uomo verso il quale si sentiva sempre più attratta. Si irritò molto per il tono di comando con il quale Napoleone le disse di andare immediatamente all'Elba. Il 18 agosto, lei rispose che intendeva ritornare a Vienna, dove si stava discutendo del suo futuro a Parma e della sorte di suo figlio. Napoleone le rispose allora di attenderla nel mese di settembre. Ma Neipperg riferì a Vienna che la Duchessa esprimeva più timore che desiderio di raggiungere l'Imperatore.
Il 30 settembre, durante il viaggio di ritorno a Vienna, la stessa Maria Luisa assicurò il padre che ora aveva meno che mai voglia di andare all'Elba e gli promise che mai sarebbe andata senza domandargli il permesso. Disse ciò per ripicca, anche perchè aveva saputo che Marie Walewska, vecchio amore di Napoleone, era andata a trovarlo con il figlio illegittimo all'Elba "per consolarlo".
Ma anche Maria Luisa sentiva ormai forti i desideri di una donna adulta e passionale, e non intendeva mantenere l'obbligo della fedeltà coniugale soprattutto ora che sentiva un'attrazione sempre maggiore verso chi l'accompagnava. Durante il viaggio di ritorno, una sera di maltempo, in una locanda sul Rigi, nella notte fra il 25 ed il 26 settembre, divenne l'amante del Neipperg. Il suo primo uomo era stata costretta a prenderlo, il secondo lo aveva scelto lei. Era il grande amore che durò 15 anni fino alla morte di lui nel 1829. Quando si seppe di questo amore, in Francia si sentirono voci di "tradimento!" sia verso il coniuge che verso l'idolo nazionale.
Maria Luisa tornò a Vienna con Neipperg il 7 ottobre 1814, quando nella Hofburg si stavano incontrando i rappresentanti delle Nazioni. Fu ascoltata come Duchessa designata per Parma, Piacenza e Guastalla, così come lo furono tanti altri piccoli principi, presenti al Congresso.
Malgrado vivesse a Sch�nbrunn con il Neipperg, non trascurò di aver riguardo per la propria reputazione, facendo credere di essere ancora sposa fedele e consorte imperiale insospettabile. Il suo amante le era ora divenuto indispensabile anche durante il Congresso: egli infatti la aiutò molto ad ottenere in via definitiva il Ducato di Parma, al quale ora non voleva assolutamente più rinunciare. L'aggiudicazione del Ducato non era cosa facile: l'Austria lo voleva, anche per avere un ulteriore punto d'appoggio in Italia; la Francia non voleva saperne di aver vicino l'ex-Imperatrice dei Francesi e tanto meno l'ex Re di Roma, vessillo bonapartista. La Spagna infine desiderava che il Ducato venisse restituito ad una linea collaterale dei Borboni di Spagna, che vi si trovavano già prima. La questione di Parma divenne una delle grandi questioni del Congresso. In questo contrasto si inserì anche il Papa che con i suoi inviati fece sapere che la Chiesa non considerava valido il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa, non avendo egli mai divorziato da Giuseppina col consenso della Chiesa. Cadevano così le contrarietà verso l'ex-Imperatrice dei Francesi, che venne considerata piuttosto una concubina austriaca con un figlio bastardo. Questa ragione, quando ella ne venne a conoscenza, allontanò definitivamente Maria Luisa da Napoleone. Ella accusò tuttavia il Metternich, che ora la stava aiutando, di averla gettata nelle braccia del Bonaparte, senza tener conto degli impedimenti canonici.
L' 8 marzo 1815 venne a sapere che Napoleone era fuggito dall'Isola d'Elba e si trovava già a Grenoble accolto da grida "Vive l'Empereur" e stava proseguendo verso Parigi. Si prospettava quindi una nuova guerra. Fu un giorno angoscioso per Maria Luisa: non sapeva cosa fare. Doveva tornare a Parigi? Abbandonare le speranze su Parma? Ne parlò col Metternich. Venne inviata al Congresso, su consiglio del Ministro, una "lettera aperta", rivolta al padre, nella quale chiedeva affetto e asilo per lei e per suo figlio. Sperava con questa lettera di convincere che suo desiderio era un trionfo alleato, perchè Napoleone vincitore avrebbe certamente preteso di riavere la moglie, e lei avrebbe perso sia Neipperg che il Ducato.
La sera del 20 marzo 1815, quarto compleanno del Re di Roma, Napoleone era di nuovo a Parigi. Sperava che il principe ereditario con la madre sarebbero subito accorsi da Vienna a Parigi. Maria Luisa non era invece nient'affatto impaziente di ricongiungersi al consorte, anche perchè, essendo morta la moglie del Neipperg, sperava di poter legalizzare la sua situazione sposando il vedovo, non appena lei si fosse separata ufficialmente da Napoleone.
Gli alleati ora avevano un nuovo compito: quello di riprendere Napoleone, che era diventato "Signore della Francia", pur essendo stato da loro dichiarato coscritto. Il Bonaparte dichiarava che ora voleva la pace, accontentandosi di una Francia ridotta ai confini del 1792. Ma gli alleati non gli credevano più perchè erano già rimasti scottati dalle sue precedenti promesse non mantenute. Giurarono di non darsi tregua finchè il Tiranno non sarebbe stato distrutto completamente.
Il 6 maggio Maria Luisa fece inviare a Napoleone una tabacchiera tempestata di brillanti, incaricando il messo di portare il suo addio a Napoleone pur augurandogli ogni bene, sperando che comprendesse la situazione di lei e desiderando di avere un'amichevole separazione consensuale.
Il 31 maggio 1815 finalmente un accordo segreto fra Austria, Russia e Prussia riconosceva a Maria Luisa il possesso di Parma, Piacenza e Guastalla, ed anche il diritto di successione per suo figlio. Si sarebbe chiesto più tardi il consenso a Inghilterra, Francia e Spagna.
Intanto la guerra seguiva il suo corso. Il 26 maggio gli Imperatori lasciarono Vienna ed il Congresso per congiungersi con le loro armate. Napoleone si riprometteva un travolgente successo con una tattica già altre volte sperimentata: avrebbe attaccato e sconfitto separatamente i suoi nemici il primo sul Reno, il secondo in Olanda. Ma fallì già al suo primo attacco: il 18 giugno 1815 fu sconfitto in Belgio da prussiani, inglesi, hannoveresi e olandesi a Waterloo (chiamata anche Belle-Alliance). Quest'unica battaglia decise la guerra. Napoleone perse definitivamente il trono.
Sembra che all'arrivo della notizia della sconfitta di Napoleone, Maria Luisa fosse "fuori di sè dalla gioia", perchè questo le dava ulteriori possibilità di ottenere Parma.
Rientrato a Parigi, Napoleone dovette abdicare in favore del figlio con il nome di Napoleone II. Ma sapeva che ormai ne' il figlio ne' la Reggente avrebbero voluto o potuto ormai lasciare l'Austria. Detronizzato, il 25 giugno lasciò per sempre Parigi ed il 3 luglio giunse al porto di Rochefort, dove intendeva salpare per raggiungere l'America.
Lo stesso giorno Parigi si arrese agli alleati, e il Re Luigi XVIII, con il suo seguito, rientrò per la seconda volta nella capitale francese, eliminando in questo modo ogni questione dell'abdicazione a favore di Napoleone II e della Reggenza di Maria Luisa.
Il 20 luglio Napoleone era già sotto protezione inglese, quando Maria Luisa venne assicurata dal Metternich sulle future condizioni dell'Imperatore assicurandole che sarebbe stato trattato bene, ma che "raggiungerà un posto da dove non potrà più fuggire". Il 17 ottobre 1815 Napoleone Bonaparte, quarantaseienne, sbarcò a Sant'Elena.
A Maria Luisa non era tuttavia ancora concesso di andare a Parma, perchè i Sovrani di Parigi e Madrid temevano il rafforzamento in Italia degli Asburgo. Non volevano che il figlio di Maria Luisa potesse un giorno succederle, nemmeno in una piccola regione quale il Ducato di Parma. Gli inglesi non davano il loro assenso perchè non tolleravano la costituzione di un benchè minimo futuro Regno bonapartista. Lo Zar si disinteressò della faccenda, rimanendo neutrale. Così il trattato segreto non venne ratificato.
Intanto a Vienna, si cercò di far crescere il figlio di Napoleone con un'educazione prettamente austriaca, allontanandogli tutto quello di francese che poteva aver attorno a lui. Fu anche chiamato col nome di Francesco. Maria Luisa era completamente d'accordo con questo modo di agire: voleva cancellare il nome di Napoleone Bonaparte non solo dalla propria vita, ma anche di quella di suo figlio.
Ma, per volere dei Potenti, ella avrebbe potuto ottenere il Ducato, cui aspirava, solamente se fosse partita senza il figlio, che in ogni caso avrebbe dovuto essere educato all'austriaca. Accettò di fare questo sacrificio. Dovette deporre il titolo imperiale, accettò di accompagnare i suoi atti di Governo a Parma con la formula: "In nome di Sua Maestà l'Arciduchessa Maria Luisa d'Austria, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla", e che suo figlio avrebbe avuto, fino ad altre decisioni, il titolo di "Sua Altezza Serenissima il Principe di Parma". Dovette separarsi, protestando, anche dal suo seguito francese, anche se costoro, ormai affezionatisi a Lei e Lei abituata a loro, l'avrebbero seguita anche a Parma.
Tuttavia la prospettiva di regnare in una città poco accogliente, come le era stata descritta Parma, non la entusiasmava troppo. Il Neipperg, che era stato a Parma a suo nome, disse che il Ducato era senza un soldo nelle casse, con viveri insufficienti ed aveva scarsa fiducia nella nuova Sovrana. Maria Luisa perciò non finiva mai di ringraziare il padre che aveva dato il permesso al Conte di accompagnarla a Parma.
Il 7 marzo 1816, febbricitante, si mise in viaggio per l'Italia. Lontana da Vienna, ed in compagnia del suo amante, Maria Luisa aveva tutte le intenzioni di godersela completamante: incominciò a divertirsi già a Venezia, città di cui ella subitamente si innamorò. Ma dovette fermarsi a Verona per la morte della ventottenne matrigna Maria Ludovica, stroncata da una malattia polmonare. Maria Luisa proseguì quindi verso Parma, malgrado la prima descrizione fattale dal Neipperg e quella successiva fattale da Francesco IV di Modena, che le aveva riferito come gli abitanti fossero esasperati per la completa mancanza di alimenti.
Politicamente Parma non era mai entrata nelle grandi competizioni: la città fu coinvolta nel Medioevo nelle lotte tra Impero e Papato. Nel 1545 divenne capitale dei Ducati di Parma e Piacenza e per i successivi duecento anni rimasta sotto la Signoria dei Farnese. Quando la linea maschile di questa dinastia si estinse, nel 1731, la città e lo Stato passarono all'Infante di Spagna Carlo, che aveva per madre una Farnese. Da allora fu causa di discordia tra le casate degli Asburgo e dei Borboni. Nel 1735 divenne austriaca, al termine della guerra di successione polacca; nel 1748 a conclusione della guerra di successione austriaca ritornò, con Guastalla, borbonica. Sotto Napoleone, Guastalla fu data a Paolina Borghese, le altre due città furono degradate a far parte del Dipartimento del Taro. Ora tutti e tre i Ducati erano passati a Maria Luisa d'Asburgo, dopo che nell'attesa si era formato un Governo Provvisorio in cui venne conservata, con il consenso austriaco, l'amministrazione napoleonica.
Il 18 aprile 1816 Maria Luisa fece il suo ingresso a Parma. Lo scampanio delle chiese, l'incenso del clero, gli omaggi dei notabili ed il giubilo del popolo, le tolsero i dubbi che le erano venuti e la risollevarono. Regnò quindi per grazia propria, ma governò con l'aiuto del Neipperg, secondo le direttive del Metternich. Il Ducato era e rimase parte secondaria della Casa d'Austria. Maria Luisa era nata Arciduchessa austriaca e questo era il suo vero ruolo.
Non era stata educata per comandare, nè aveva le doti per farlo. Le andò quindi bene che qualcuno governasse per lei. Come Marie Louise era diventata prima suddita dell'Imperatore dei Francesi, ora come Maria Luigia era diventata Sovrana; ma non avrebbe mai saputo esserne all'altezza senza l'aiuto di un uomo come il Neipperg, che, pur restando modestamente dietro le quinte, era il vero Governante del Ducato. E Maria Luigia, dedicandosi al bene del suo nuovo Paese, riuscì a farsi benvolere da tutti. I parmigiani si sentivano lusingati di avere per Sovrana colei che era stata la prima Signora d'Europa, ed anche come austriaca era ben accetta, perchè aveva portato anche la pace e l'ordine che tutti desideravano.
Il governo di Maria Luigia fu abbastanza accorto da eliminare quanto di negativo aveva lasciato il periodo francese e da lasciare i lati positivi, come la struttura amministrativa e l'ordinamento giuridico. Nel 1820 fu varato un codice civile, ricalcato sul modello del codice civile francese. La nuova Lira si distingueva dal franco francese solo per l'effigie della nuova Sovrana, benchè il suo valore non rispondesse alle speranze riposte nella nuova Regnante. Nonostante i tagli drastici alla spesa, che restrinse il debito delle casse dello Stato, ugualmente si dovette aumentare la pressione fiscale. Ma se da un paese di 400.000 anime non si poteva ricavare uno Stato modello, tuttavia si incominciava a risalire la china. L'agricoltura incominciava a produrre, il commercio del formaggio parmigiano era aumentato e l'allevamento degli ovini accresceva la produzione di lana.
Maria Luigia si dedicò sempre controvoglia agli affari di Stato. Si racconta che lei li ascoltasse giocando con il suo pappagallo o con la sua scimmietta. Ma in fondo le piaceva governare, non per le fatiche che comportava, bensì per i corteggiamenti che riceveva governando.Il suo unico desiderio era quello di trascorrere la sua esistenza, dedicandosi alla vita sociale solo quando ne aveva voglia, nella maggiore tranquillità possibile. Questo era anche quello che i suoi stessi sudditi desideravano, dopo tanto tempo di guerre e di rivolte.
Non potendo condurre vita di gran Corte a causa delle limitate disponibilità, Maria Luigia fece di necessità virtù. Avendo a disposizione bellissimi castelli e stupendi giardini, si dedicò alla loro restaurazione. Così furono rinnovati alla meglio il fatiscente Palazzo Ducale di Parma, il Palazzo del Giardino ed il parco Ducale. Un'atmosfera bucolica e campestre si poteva respirare a Villa Verlaro ed a Villa Sala, luoghi cui lei era affezionata: faceva piantare violette dappertutto, fiori e colore che amava moltissimo. il Palazzo Ducale borbonico di Colorno, imitazione del Trianon del Palazzo di Versailles, era stato invece adibito a scopi di rappresentanza.
Il 1 maggio 1817 nacque la figlia Albertina, cui diede il nome di Contessa di Montenuovo (adattamento italiano del nome Neuberg cioè Neipperg) e l' 8 agosto 1819 nacque anche il Conte Guglielmo Montenuovo. I due figli di Maria Luigia vennero alla luce mentre Napoleone era ancora vivo. Benchè si dicesse ufficialmente che il loro matrimonio fosse nullo, non si mise l'accento su questi due figli in ogni caso illegittimi. Essi furono affidati ad un padre adottivo ed i genitori andavano a trovarli di nascosto.
Nel frattempo il figlio avuto da Napoleone si trovava sempre a Vienna. Maria Luigia presagì sventura quando il Neipperg fu richiamato in Austria dal Metternich il 5 ottobre 1816. La ragione di questo richiamo fu ufficialmente un matrimonio di Corte; in realtà era per annullare il diritto di successione del figlio di Maria Luigia al Ducato di Parma. Il motivo era dovuto dalle stesse ragioni già espresse durante il Congresso di Vienna. L'Arciduchessa, non potendo far altro che accettare e pur protestando vivacemente, insistette perchè suo figlio ricevesse almeno un risarcimento adeguato alla sua condizione. La decisione venne presa il 10 giugno 1817 durante la Conferenza degli Ambasciatori: alla morte di Maria Luigia sarebbe subentrata a Parma l'altra Maria Luisa di Borbone, ex Regina d'Etruria, o suo figlio. In cambio i Borboni avrebbero rinunciato al Ducato di Lucca in favore del Granducato Asburgico di Toscana. Così l'ex-Re di Roma ed ex-Principe di Parma era diventato un principino senza titolo e senza terra. A questa mancanza però pensò il nonno Francesco I, comunicando alle Corti europee che, alla morte della madre, i territori palatino-bavaresi della Boemia sarebbero stati trasferiti al nipote, che ora si chiamava Francesco Giuseppe Carlo, a titolo di possedimento personale. Maria Luigia insistette ancora per il figlio affinchè ottenesse anche una titolo nobiliare. Così Francesco I lo nominò "Duca di Reichstadt". Per ricevere la lettera ed il sigillo reale con le nuove condizioni di suo figlio, che aveva ormai sette anni, Maria Luigia dovette andare a Vienna dal 2 luglio al 19 settembre 1818. Poi ritornò a Parma per rivedere i suoi figlioletti.
Il 15 luglio 1821, Maria Luigia si trovava a Villa Sala quando ricevette la notizia della morte di Napoleone. Il lutto a Vienna fu portato soltanto dal piccolo orfano; a Parma solo dalla vedova, dalla sua casa, dalla sua servitù; non dal resto della Corte, dai funzionari e dai militari: il ricordo dell'Empereur andava estirpato dalla memoria dei popoli.
L'8 agosto 1821 Maria Luigia legalizzò la sua posizione con il Conte Neipperg, ma potè essere soltanto un matrimonio morganatico per effetto del quale il Neipperg ed i suoi figli non venivano a condividere rango e stato di Maria Luigia, con i relativi diritti che ne derivavano. Ora i due bambini venivano ufficialmente educati da una governante e da un istitutore nel giardino privato del Palazzo Ducale ed alla sera si recavano alla sala della biblioteca del Palazzo dove si riuniva la famiglia ducale, come una famiglia borghese qualunque.
Ma Maria Luigia soffriva sia di non poter mostrare a Vienna i suoi due figli che di non poter portare a Parma il figlio avuto da Napoleone. Così ci furono liti e nervosismi tra lei ed il suo Adam, che si sentiva anche sminuito per il comportamento a Vienna dei cortigiani austriaci, che lo snobbavano. A Parma vissero però d'amore e d'accordo, come una coppia estremamente affiatata fino al 22 febbraio 1829, quando a causa del suo mal di cuore, il Neipperg morì. La morte del marito la sconvolse, ma non le fu concesso portare il lutto in pubblico, solo in privato. L'etichetta di Corte austriaca non potè però impedire che si innalzasse un monumento funebre a nome del "Ministro dei Ducati", lavoro che lui aveva fatto in via ufficiale.
In base al diritto vigente era impossibile che la Duchessa potesse adottare i figli di Neipperg, com'era contemplato nel testamento di lui, perchè essi, nati prima della morte di Napoleone, erano frutto di un adulterio. Unico figlio legittimo di Maria Luigia era il figlio di Napoleone. Il figlio di Maria Luigia che fin da giovane aveva dimostrato grandi attitudini militari, era divenuto ormai un Duca austriaco e tale sarebbe rimasto. Maria Luigia, pur avendo accanto a sè a Parma i due figli avuti dal Neipperg, non dimenticava il figlio a Vienna. Nel 1827 accese un prestito di parecchi milioni di lire e venne istituita una cassa di ammortamento. I proventi avrebbero contribuito ad assicurare una vita agiata non solo ai figli avuti dal Neipperg ma anche al Duca di Reichstadt. Teneva a lui particolarmente e appena poteva si recava a trovarlo a Vienna. Ma già quando aveva diciassette anni, il suo medico avvertì che il giovane doveva stare attento alla salute perchè il suo fisico era debole, soprattutto per quel che riguardava torace e polmoni. A vent'anni era già ammalato di tisi: ma continuava gli strapazzi. Il 16 gennaio 1832 gli mancò la voce mentre comandava un corteo funebre militare e nel mese di aprile, ritornando a piedi a casa sotto un acquazzone, si buscò una polmonite. Fece varie cure, con saltuari miglioramenti, ma all'inizio di giugno il suo stato peggiorò notevolmente.
Maria Luigia era stata lasciata all'oscuro dello stato di salute del figlio: si desiderava infatti che lei restasse a Parma, perchè l'Italia era in quel tempo agitata da moti politici, nati sull'onda della "Rivoluzione di Luglio" parigina. Era stato stabilito che lei incontrasse Francesco I a Trieste, per poi rientrare a Parma. Maria Luigia scrisse da Venezia al figlio che lei non poteva recarsi a Vienna perchè la situazione politica italiana era estremamente incerta e che una sua assenza da Parma sarebbe stata interpretata come una defezione. Inoltre il colera era alle porte della città. Scrisse poi da Trieste che incominciava ad essere molto stanca dei suoi continui viaggi, che aveva brividi di freddo e vampate di calore. Pensava di avere problemi di stomaco, i medici dicevano che era a causa dei nervi scossi. Nascostamernte si disse che la causa dei suoi malesseri fosse un aborto spontaneo, per un rapporto avuto con il suo gentiluomo di camera, il Conte Luigi Sanvitale. Sicura era la notizia che egli fosse il suo amante, dopo la morte del Neipper e costui era anche andato con lei a Trieste.
Fu chiamata urgentemente a Vienna, dove arrivò il 24 giugno, benchè non si sentisse bene, avesse febbre e tosse. Non sapendo le condizioni del figlio, pensava di trovarlo in via di guarigione, ma si trovò, con sgomento, di fronte ad un moribondo. Il Duca di Reichstadt, Napoleone II, cessò infatti di vivere il 22 luglio 1832 e fu sepolto a Vienna nella Cripta dei Cappuccini.
Maria Luigia ritornò a Parma. Ormai le idee napoleoniche avevano lasciato una traccia indelebile in tutti gli stati europei. In particolare a Parma, lo stesso Neipperg era stato molto più liberale del Metternich e la stessa Maria Luigia aveva dato sui Carbonari un giudizio assai più mite di quello di Francesco I. Ma certi estremi non erano concessi nemmeno nel Ducato: il Conte Claudio Linati di Parma, esponente della "Società dell'Italiana Emancipazione" fu condannato a morte in contumacia. I moti carbonari del 1821 a Napoli ed in Piemonte non avevano toccato Parma. Maria Luigia giudicò che fosse per la liberalità che aveva saputo dare e per la popolarità che si era saputa guadagnare. Il movimento nazionale italiano avanzava avendo anche come vessillo quello bonapartista. E non ci si era dimenticati che Maria Luisa era stata moglie di Napoleone e che con lui aveva generato un figlio.
Dopo la morte di Neipperg, a Parma governava di fatto il colonnello Wertklein, persona tanto disprezzata almeno quanto era stimato il suo predecessore. Egli era un uomo di fiducia del Metternich, che non godeva però nemmeno la stima della Duchessa. Intanto nella Penisola cresceva il numero dei patrioti che non volevano più gli austriaci e quindi nemmeno l'austriaca, seppure apprezzassero il suo buon governo. Il 4 febbraio 1831 iniziò la sollevazione della papalina Bologna; qualche giorno dopo, a Parma ci fu una sollevazione non contro Maria Luigia bensì contro l'odiato ministro austriaco. Anzi verso di lei c'erano grida di elogio; gli "a morte" si sentivano per Wertklein e le Autorità. Il governo fece schierare i cannoni e la Duchessa ricevette una delegazione di notabili che le chiesero di non far sparare sul popolo. Maria Luigia annunziò che avrebbe lasciato la città, perchè rimanendo avrebbe visto compromesso il suo onore ed il suo governo. I parmigiani chiusero le porte della città e lei non solo dovette rimanere, bensì dovette mostrarsi più volte alla folla, che mostrò la propria soddisfazione vedendo che era rimasta. Il Werklein era invece fuggito. Quando gli insorti lo seppero, si formò una Guardia Nazionale, che circondò il Palazzo "a protezione della Duchessa", dissero loro, "per tenerla prigioniera" disse lei. L'affermazione degli insorti corrispondeva a verità : quando nella notte tra il 14 ed il 15 febbraio 1831, Maria Luigia partì da Parma, fu scortata sia da granatieri ducali che da armati della Guardia Nazionale. Fu accolta da una guarnigione austriaca a Piacenza. Da qui la Duchessa chiese a Francesco I di sostituire il Werklein e di inviare truppe a Parma per disperdere i rivoltosi.
A Parma, il Governo Provvisorio, lasciò in vigore tutte le leggi e tenne al loro posto tutti i funzionari dello Stato. Benchè ci fossero molti facinorosi, i parmigiani desideravano tenersi la loro Duchessa, se non come Sovrana Assoluta, almeno come Sovrana Costituzionale; pertanto quando a Parma si registrarono episodi di violenza, pregarono la loro Duchessa, rifugiata a Piacenza, di ripristinare la legge e l'ordine a Parma. Ma a questo aveva già pensato Francesco I che aveva messo in movimento le sue truppe. Il 2 marzo 1831 a Fiorenzuola d'Arda s'infranse il tentativo dei rivoltosi. Lei rientrò a Parma solo l' 8 agosto.
Alla rivoluzione bisognava far fronte con delle riforme. Per favorire il benessere ed incrementarlo, i mezzi erano però troppo limitati. Tuttavia il ministro delle Finanze, Vincenzo Mistrali, riassestò il debito pubblico e risanò il bilancio statale con tagli economici che non risparmiarono nemmeno la Duchessa. Da parte sua, Maria Luigia considerava l'attività caritativa come uno dei primi obblighi di un Sovrano. La Duchessa affiancò all'assistenza ecclesiatica quella statale. Si occupò sempre anche della salute pubblica: elargì danaro, consolò molti malati personalmente, soprattutto quando la città fu colpita dal colera che procurò 438 morti. Promosse l'istruzione pubblica. Provvide ad arricchire la biblioteca del Palazzo della Pilotta, vi aggiunse la famosa raccolta di monete del Marchese Strozzi di Firenze e vi mise la statua di marmo che la rappresentava come Dea della Concordia, opera del Canova. Fece costruire il Teatro Ducale in stile Impero, che poteva contenere 1500 posti. Il costo fu alto, ma ella non si pentì mai della spesa perchè in tal modo fece di Parma una Vienna italiana, una città musicale. Nello stesso anno in cui venne gettata la prima pietra per la costruzione del teatro, 1821, istituì pure il Conservatorio. Ma tutti ormai aspiravano ad un'unità nazionale, che pochi nuovi provvedimenti non potevano accontentare. Lo stesso Giuseppe Verdi le dedicò la partitura dei "Lombardi alla prima Crociata" nel 1843, senza che lei si accorgesse che il coro dei lombardi "O Signore dal tetto natio" e quello dei prigionieri "Va pensiero" del Nabucco, che era stato rappresentato nel 1842, era per i patrioti una specie di inno nazionale.
Le voglie sessuali della Duchessa sembra aumentassero con il crescere dell'età e col diminuire del fascino: sembra avesse amato il tenore Jules Lecomte, di diciannove anni più giovane di lei; poi si parlò del cuoco Rousseau che la blandiva con i suoi cibi; le fu amante anche lo svizzero Zode, precettore di suo figlio. Nel 1833 maritò la figlia Albertina con il Conte Luigi Sanvitale, per avere sottomano, come si disse, con il genero, anche l'amante. Nel 1833, il Metternich inviò a Parma un nuovo primo maggiordomo e ministro, il Conte Charles de Bombelles, dal quale si sperava che la aiutasse a tirare le redini ormai sciolte. Costui, da giovane, era sempre stato un cacciatore di dote e dopo essere stato in Francia, era ritornato a Vienna nel 1830. Metternich gli affidò un posto a Parma, dove avrebbe dovuto mettere ordine secondo i dettami della politica austriaca. Come a suo tempo il Neipperg, ora Bombelles aveva la guida del Ducato. Il Metternich ancora una volta non aveva pensato che oltre ad amministratore e intendente sarebbe diventato l'amante della Sovrana, capace di soddisfarla in privato e di dominarla in politica. Non c'era un confronto con Neipperg, tuttavia anche Bombelles aveva i suoi pregi agli occhi della Sovrana ormai quarantaduenne: rozzezza militare e mitezza mondana; era riservato, delicato, ruvido quanto necessario, con un fare cavalleresco, cosa che aveva sempre affascinato Maria Luigia. Diventò la sua amante già sei mesi dopo il suo arrivo a Parma e lo sposò come moglie morganatica il 17 febbraio 1834.
Il 2 marzo 1835 morì Francesco I Imperatore e Maria Luigia affermò che oltre ad aver perduto un padre ed un amico, aveva perduto anche un consigliere dei momenti più difficile della sua vita. Nel 1839 affermò che la sua felicità le veniva data dalla sua famiglia: era diventata anche nonna con quattro nipotini, avuti dalla figlia Albertina Montenuovo con il Sanvitale. Trascorreva le mattinate fra messe e devozioni.
Con l'età Maria Luigia era diventata veramente brutta: aveva cinquantaquattro anni ed era di una magrezza indescrivibile, i lineamenti del volto cascanti e segnati da profonde rughe. Gli occhi erano grandi ed arrossati, la bocca sdentata era sfigurata dal labbro inferire pendulo degli Asburgo.
Non comprese i tempi nuovi così come non aveva compreso quelli vecchi, solo Parma era per lei un paradiso: non gradì il progresso dalla carrozza a cavalli al vagone ferroviario e parlava del periodo napoleonico come di preistoria.
Ma non si poteva arrestare la rivoluzione con riforme o con misure repressive: nemmeno a Parma si poteva più governare con metodi monastici. Non servivano più le incentivazioni all'economia e la stessa filantropia ducale non poteva che portare ad una borghesizzazione della politica. Facendo costruire strade e ponti vi fu un collegamento con le circostanti regioni italiane. Questo giovava al commercio, ma nuoceva all'ordinamento politico. E non era difficile prevedere che un giorno le truppe del Re del Piemonte e Sardegna sarebbero entrate su strade già fatte.
E le truppe del Ducato non erano nemmeno in grado di fronteggiare una qualsiasi rivolta interna. Ma a Piacenza c'era però ancora la guarnigione austriaca e lì c'era ancora il comune pensiero che tutti i territori, non solo austriaci, ma anche quelli sotto il loro protettorato, dovevano essere difesi. Compreso quindi anche il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. Ma nel 1847 si voleva costituire un'Italia unitaria, magari sotto Pio IX, ed anche il Re di Piemonte e di Sardegna si mosse per costituire un'Italia unita. Anche a Parma si sentirono grida come "Viva Pio IX, Re d'Italia, abbasso l'Austria".
Maria Luigia che si trovava a Ischl, rientrò a Parma solo il 16 novembre 1847. Non venne più accolta con la gentilezza di un tempo. Questo la angustiò ed ebbe ripercussioni sul cuore ormai affaticato. Il 9 dicembre accusò un forte dolore al petto e le sorse una forte febbre. Il 12 dicembre, compì i cinquantasei anni e si sentì un pò meglio. Invece poco dopo peggiorò tanto al punto che le furono somministrati i conforti religiosi. Il 17 dicembre 1847, si assopì per non risvegliarsi più. Non le fu dato da vedere gli avvenimenti futuri di Parma e della Storia d'Italia.
Maria Luigia rimase per sei giorni esposta su un catafalco a Palazzo Ducale. La vigilia di Natale 1847 ebbe luogo la cerimonia funebre. Nello stesso giorno Carlo Ludovico di Borbone prese possesso del Ducato. Non era pensabile che la Duchessa venisse sepolta a Parma, accanto al marito morganatico Neipperg: la defunta doveva essere riportata in Austria. Fu infatti inumata a Vienna nella Cripta dei Cappuccini ai piedi dell'Imperatore Francesco I e accanto al Duca di Reichstadt. Neanche lì rimase indisturbata: Hitler trafugò la salma del figlio di lei per trasferirla a Parigi agli Invalides, il Mausoleo di Napoleone I. La seconda repubblica allontanò la sua arca da quella del padre per metterla nella nuova cripta. Oggi riposa di fronte all'Imperatore Massimiliano, fucilato in Messico, che fu al pari di lei, uno dei più sfortunati rappresentanti della Casa d'Asburgo.
Per gentile concessione
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