SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
VINCENZO IROLLI

Celebre pittore

VINCENZO IROLLI nacque a Napoli nel 1860 e sin da giovanissimo manifestò l’estro artistico, come allievo dell’Accademia d’arte e dei maestri Tema e Maldarelli. Le sue sorprendenti capacità apparvero evidenti sin dal 1879, quando non aveva ancora vent’anni, in occasione della prima rassegna delle sue opere, e da allora in poi riscosse sempre grande successo negli ambienti borghesi sia in Italia che in Europa.

Negli anni della giovinezza dipinse a ritmo serrato, risideva a Calvizzano, presso la famiglia paterna, e periodicamente si recava a Napoli per piazzare le proprie opere a Ragozino, un noto commerciante d’arte. Aveva successo già da allora, ma la sua popolarità e le sue quotazioni aumentarono dopo il primo dopoguerra, suscitando il disprezzo dei critici, che lo bollarono spesso come pittore troppo commerciale.

Noncurante delle critiche Irolli continuò il suo lavoro e produsse opere di pregio, realizzando mirabili ritratti di popolane, fanciulle affascinanti e soprattutto bellissimi bambini; con una tecnica magistrale dipinse scene di vita quotidiana , dando ad esse una inconfondibile qualità narrativa, semplice, immediata, di grande effetto e pervasa di luce.
La sua pittura di impronta veristica e di un amabile eclettismo gli derivava secondo molti da Antonio Mancini, altro grande pittore napoletano, ma di certo anche dall’intensa amicizia che legò Irolli a Salvatore Di Giacomo, appassionato poeta dell’anima napoletana.

Nella casa di via Cagnazzi Vincenzo Irolli visse per quarant’anni e fu amico di Ferdinando Russo, suo vicino di casa, che gli dedicò una bella monografia pubblicata per l’Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo. Vincenzo Irolli, fino alla morte, conservò intatta la forza ed il vigore fisico giovanile, che lo rendevano pittore instancabile nonostante l’età avanzata.

Era un intellettuale attento e scrupoloso e per questo consapevole che forse la sua pittura andava diventando antiquata, ma lo rincuorava l’affetto dei suoi estimatori, che lo spinse a continuare a dipingere sempre fedele al suo stile personalissimo ed unico.
Achille Macchia così lo descrive in un suo scritto del 1961: ‘Aveva allora più che settant’anni, un viso rubizzo ed aperto, una stretta di mano leale, una timidezza che imbarazzava il visitatore. Pareva si scusasse di essere ancora così giovane ed alacre, così fecondo e così pieno di pensieri. E di fare una pittura che, già da allora, non usava più…ma non sapeva che farci, così era il suo occhio, così il suo cuore, così la sua tavolozza’.

Nel suo studio Irolli teneva un suo piccolo dipinto in cui era raffigurato un pittore che dava gli ultimi ritocchi ad un brutto quadro astratto, quasi picassiano, allora di moda. Era la sua garbata e sottintesa ironia verso un’arte nuova che a lui, ultimo custode dei valori della tradizione della pittura napoletana, non piaceva.

Nella quiete della sua casa affacciata sulla Napoli viva e brulicante del dopoguerra Vincenzo Irolli si spense all’età di ottantanove anni, negli ultimi giorni del dicembre 1949.
Alcuni anni dopo l’Ente Provinciale del Turismo organizzò, nel ridotto del Teatro San Carlo, una mostra personale delle opere del maestro. Anche allora i critici non gradirono, ma fu l’ultima volta. Oggi Vincenzo Irolli rientra unanimemente a pieno titolo tra i grandi pittori napoletani vissuti tra ottocento e novecento.


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