SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
I
GONZAGA |
Sergio Rossi - Ottavio de Manzini
ASCESA E DECLINO
DEI DUCHI DI MANTOVA
La storia - I Gonzaga - Le monete - La bibliografia essenziale
La storia
Non e' possibile parlare delle vicissitudini della stirpe dei Gonzaga senza prima focalizzare l'attenzione sulla posizione storico-politica e sociale della citta' di Mantova.
Essa e' costituita dall'unione di due isolette detritiche formate dal fiume Mincio circondate da una pianura verdeggiante ed estremamente fertile.
Si pensa che il primo villaggio, sorto in mezzo agli stagni anche per questioni di difesa, sia stato costruito circa nel 2000 a.C..
Verso il VI sec. a.C., la citta' si sviluppo' sotto gli etruschi, dai quali prese il nome da una divinita' infernale chiamata "Mantus". Durante le guerre puniche fu sotto la dominazione romana, senza peraltro divenire una citta' importante.
Dopo il 476 d.C. (caduta dell' Impero Romano d'Occidente) subi' numerose invasioni barbariche e fu soggetta a Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi, finche', verso l'anno mille, divenne un possedimento di Canossa, fino alla morte di Matilde nel 1115.
Successivamente libero comune, difendendosi valorosamente contro le forze imperiali, che cercarono di sottometterla. Quando il governo comunale, durante la lotta fra Guelfi e Ghibellini, comincio' a vacillare, nel 1273, Pinamonte Bonacolsi ne approfitto' per portare il suo casato al potere. Esso duro' per cinquantacinque anni fino al 1328 quando Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, nominato Vicario Imperiale di Mantova e Signore di Modena, Carpi e Cremona (1311), fu ucciso con tutti i suoi parenti, durante una rivolta popolare fomentata dai Gonzaga.
Da questo momento (1328) inizia il dominio dei Gonzaga che durera' fino al 1627, quando si estinguera' la loro linea primogenita, ed il ducato passera' ad un principe francese (Carlo Rethel Gonzaga Nevers), di un ramo cadetto della famiglia mantovana.
La debolezza di uno stato politicamente tanto importante, non poteva restare inosservata. Infatti l'Impero invio', nel 1630, un esercito di 36.000 lanzichenecchi, che assediarono Mantova, la misero a sacco e come se non bastasse portarono anche la peste.
Mantova non si riprendera' piu' malgrado i tentativi di Carlo I , Carlo II e Ferdinandocarlo. Quest'ultimo, politicamente impreparato, si alleo' con i francesi nella disastrosa guerra di successione spagnola, abbandonando poi per paura di ritorsioni, il ducato di Mantova, e rifugiandosi a Venezia nel 1707. Alla sua morte, nel 1708, la sua famiglia perse i diritti sul ducato, che passo' sotto la dominazione absburgica.
Dal 1707 al 1797, Mantova visse di nuove iniziative sia pubbliche che private, fino all'avvento delle truppe napoleoniche, che la sommersero di tasse e trafugarono in Francia magnifici reperti. Alla morte di Napoleone, ritorno' la dominazione austriaca che fece di Mantova una citta' del Quadrilatero e la relego' a citta' di confine. Nel 1866 divenne finalmente parte dello Stato Italiano.
Con questa succinta cronistoria della citta' di Mantova, si e' voluto dare un inquadramento all'evoluzione di una citta', che con i Gonzaga visse trecentoottant'anni di crescita, splendore a livello europeo e decadenza e le cui vestigia rimangono ancora ben visibili in tutta la regione.
I Gonzaga
L'arma dei Gonzaga consiste in tre fasce nere in campo d'oro. Carlo IV, imperatore concesse che alle fasce fosse inquartato il leon d'oro in campo rosso, arma del regno di Boemia. Quando nel 1455 Mantova divenne feudo imperiale, l'Imperatore Sigismondo concesse le aquile nere, accantonate alla croce rossa in campo d'argento. Sopra la corona si legge la parola OLYMPOS (OLUMPOS), in lettere greche. Per cimiero usano un'ara d'argento col motto FIDES. Dallo scudo pende la collana dell'Ordine del Redentore, che fu istituito nel 1608 da Vincenzo I, IV Duca di Mantova.
Quanto piu' una famiglia e' rinomata ed illustre, tanto diverse sono le opinioni degli storici su di essa. Non fa eccezione quella dei Gonzaga in quanto alcuni affermano che fossero giunti dalla Germania all'era di Carlo Magno, altri che discendessero dalla stirpe Gongiga, nobili Longobardi. Molto piu' realistica sembra invece la provenienza quali soldati, da membri cadetti della famiglia Corradi, a guardia dell'antichissimo borgo Gonzaga e del grande Monastero di Canossa, anche se il Sansovino, nel suo trattato dell'Origine delle Famiglie Illustri d'Italia, sostiene che questa famiglia provenisse dalla Toscana, fosse poi passata in Lombardia e avesse acquistato le citta' di Modena e di Reggio, assumendo il titolo comitale.
L'ascesa dei Gonzaga inizia con la presa del potere a Mantova di LUIGI GONZAGA il 16 agosto 1328, che viene eletto Capitano del popolo. In effetti si tratto' di una congiura ai danni dell'amico e padrone Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, che era stato eletto Vicario Imperiale di Mantova da Enrico VII.
La famiglia Bonacolsi, con Rinaldo, una volta eliminati i propri nemici, penso' di essere intoccabile. Male gliene incolse, perche' i Gonzaga incominciavano ormai a prosperare nell'ombra della famiglia dominante. Alla morte del Passerino che maltrattava le sue genti, e procurata dallo stesso Luigi, il Gonzaga fu proclamato a furor di popolo, Salvatore e Signore di Mantova.
In verita' sembra che i Gonzaga gia' nel XIII secolo incominciassero a farsi notare come giudici, oculati amministratori ed ambasciatori. Pertanto godranno della benevolenza e dell'amicizia dei Bonacolsi, quali amici "fidati" al punto che Luigi pote' entrare in Mantova cogliendo di sorpresa il Bonacolsi con l'aiuto di truppe scaligere e di Guglielmo da Castelbarco. Di questa esperienza i Gonzaga fecero tesoro non abbassando mai la guardia ed anzi cercando di ampliare la base familiare con legami di parentela e di clientela.
Tra il 1339 ed il 1358 i Gonzaga aumentano notevolmente il patrimonio fondiario (terreni, case, mulini) e la loro ricchezza sara' all'inizio del XVI secolo pari ad un decimo del territorio mantovano. Si arricchiscono pure durante le guerre tra Venezia e Milano, sia da un punto di vista fondiario che monetario e la stessa citta' di Mantova, con il benessere si allarga con l'avvento di nuove famiglie e splendide costruzioni edilizie. Ottimi i rapporti con la vicina Venezia, che in perpetua guerra col Turco, comperava il grano della pianura e con il ricavato, i Gonzaga reinvestivano ad interesse nella stessa Venezia.
Mentre Luigi fu un eletto dal popolo, gia' alla seconda generazione, si passo' dalla signoria al marchesato sotto Gianfrancesco (1444), al ducato con Federico II (1530) con possibilita' di avvicinarsi vieppiu' alla maesta' dell'Imperatore. Per avere sempre piu' rappresentativita' vengono chiamati a Corte nomi di illustri statisti ed artisti, perche' ormai il Signore di Mantova e' accettato alla Corte delle famiglie piu' illustri e a quella dei re.
Fra la fine del quattrocento e quella del cinquecento (con Isabella d'Este e Vincenzo Gonzaga) la dinastia e la stessa societa' urbana vivono il loro periodo migliore. Fioriscono le arti della lana e della seta; aumentano le fortune pecuniarie della Corte; l'acquisizione del Monferrato rivela essere un affare veramente proficuo per le casse dello stato (nozze fra Federico e Margherita Paleologa); la stessa presenza di Francia e Spagna sul territorio italiano permettono nuove occasioni di crescita di nobilta' e di ricchezza. In questo periodo sono chiamati a Corte il Pisanello, il Domenichino, Dosso Dossi, Rubens e Andrea Mantegna.
Al culmine della loro potenza, anche per l'efficace politica parentale, il dominio dei Gonzaga si estendeva oltre a Mantova e Casale, a Guastalla (1557-1746), a Novellara e Bagnolo (1644-1678), a Sabbioneta (1550-1637), a Pomponesco (1580-1609), a Bozzolo (1593-1670), a Castiglione delle Stiviere (1562-1723), a Solferino (1638-1680), a San Martino (1614-1670).
Ma tanta magnificenza e' scaricata soprattutto sulla tassazione delle popolazioni rurali con lo sfruttamento dei contadini. Vi e' percio' grande malessere nelle campagne con l'incremento dei privilegi dei nobili e degli ecclesiastici. Vi furono percio' tutta una serie di ribellioni, duramente represse dalle milizie, che durarono fino alla fine dell'egemonia gonzaghesca.
In verita' il terzo duca, Guglielmo (1550-1587), educato alla carriera ecclesiastica, e giunto al governo casualmente, in seguito alla morte del fratello Francesco, riduce fortemente le spese e gli sprechi della Corte, privilegiando la sola musica. Aumenta il corpo diplomatico, potendo diminuire in tal modo le spese militari e di conseguenza aumenta le entrate fiscali senza imporre nuovi balzelli e tributi. Egli sara' l'ultimo della casata gonzaghesca ad essere ancora ben presente in uno scenario politico, dominato ormai dalle grandi potenze straniere.
Col XVII secolo, il ruolo di Stato diviene sempre piu' marginale, pur imponendo costi crescenti, riflettentisi soprattutto sulla popolazione rurale. Con Vincenzo I (1562-1612) vi sono segni importanti di declino (ritorno ad una corte fastosa, elevate spese di rappresentanza del Duca, fine di una neutralita' con costosissime imprese militari contro i turchi, costruzione della cittadella di Casale Monferrato). Tutto cio' costringe il Gonzaga ad aumentare l'imposizione ai sudditi, ad indebitarsi egli stesso e a cedere molte delle sue terre, creando feudi a favore di famiglie mantovane e non, che si erano arricchite con le magistrature ed i commerci. Cosi' le rendite della famiglia decrescono sensibilmente, al punto che un ignoto cortigiano consigliera' Ferdinando, successo a Vincenzo, di restringersi economicamente in modo da parificare entrate ed interessi e che Daniele Nys si offre di acquistare una parte della sua notevole collezione di quadri, venduta poi ad un prezzo irrisorio a Carlo I d'Inghilterra.
La situazione familiare si aggravera' ancora alla morte dell'ultimo duca Vincenzo II (1594-1627), malgrado nuovi tentativi economico-matrimoniali con i Savoia sul contenzioso apertosi per il Monferrato, ed alla devoluzione dello Stato a Carlo I Gonzaga-Nevers, nipote di Ludovico, terzogenito di Margherita Paleologa, che nel 1549 era stato inviato, su insistenza della madre, al servizio del Delfino di Francia e che divenne cosi' VIII duca di Mantova e VI del Monferrato.
L'avvento del ramo collaterale della famiglia sara' il piu' brutto periodo della storia mantovana. Vi sara' infatti la guerra per la successione di Mantova e del Monferrato, con il sacco della citta' da parte dei lanzichenecchi (1629-1630). Mantova era considerata quasi imprendibile perche' posta in mezzo alle paludi, poi in parte bonificate, ma rese di nuovo attive con la discesa dei lanzichenecchi, che fecero tagli agli argini per prendere la citta'. Questi fatti ridurranno il mantovano in estrema miseria: la citta' devastata, i villaggi saccheggiati, i campi incolti. Segui' inoltre una rilevante immigrazione di avventurieri e di nuovi contadini che, a causa dello scadimento dell'autorita' statale e della dissennata prodigalita' degli ultimi Gonzaga, portarono alla cacciata di Ferdinando Carlo con l'arrivo delle truppe e degli amministratori absburgici, che relegarono la citta' ai confini dell'impero.
Nella storia dei Gonzaga, molto attiva fu l'influenza femminile:
Luigi si sposo' tre volte come il figlio Guido con genealogie come i Malatesta , i Malaspina, i Pico, i Lorena.
Poi Ludovico I, capitano del popolo, sposo' una Este che furono prima Signori, poi nel 1393 divennero Marchesi ed infine nel 1471 Duchi.
Francesco I, figlio di Ludovico sposo' Agnese Visconti di Milano, che fece decapitare per adulterio, e poi una Malatesta, famiglia di antichissima origine, che porto' ai Gonzaga la triste dote genetica della gobba.
Ludovico II e Federico I sposarono rispettivamente una Hohenzollern ed una Wittelsbach; Federico II sposo' una discendente diretta degli Imperatori di Bisanzio, della famiglia Paleologo (Margherita), che gli porto' in dote il Monferrato. Vincenzo II e suo figlio Ferdinando sposarono una Medici, mentre Francesco III, Guglielmo (con Leonora d'Austria) e Carlo II si sposarono con donne di sangue reale absburgico.
La cronologia del ramo principale e di quello cadetto dei Gonzaga che governo' Mantova fino al 1707 comporta 18 personaggi di altissimo lignaggio.
LUIGI | 1268-1360 | Capitano del
popolo e Vicario imperiale |
1328-1329 1329-1360 |
GUIDO | 1290-1369 | Capitano del
popolo e Vicario imperiale |
1360-1369 |
LUDOVICO I (alias LUIGI II) |
1334-1382 | Elimino' fisicamente
i fratelli per la reggenza Capitano del popolo e Vicario imperiale |
1369 1370-1382 |
FRANCESCO I | 1366-1407 | Vicario imperiale Capitano del popolo e Vicario imperiale |
1382-1388 1388-1407 |
GIANFRANCESCO | 1395-1444 | Capitano del
popolo I Marchese di Mantova con diploma imperiale di investitura consegnato da Sigismondo |
1407-1432 1432-1444 |
LUDOVICO II alias LUIGI il Turco |
1414-1478 | II Marchese di Mantova | 1444-1478 |
FEDERICO I |
1441-1484 | III Marchese di Mantova | 1478-1484 |
FRANCESCO II | 1466-1519 | IV Marchese
di Mantova Comando' la Lega Italiana contro Carlo VIII a Fornovo e si alleo' con Venezia e Luigi XII Comando' l'esercito pontificio nella guerra della Lega di Cambrai |
1484-1519 1495 1506 |
FEDERICO II | 1500-1540 | V Marchese di
Mantova I Duca di Mantova Duca di Mantova e Marchese del Monferrato con la moglie Margherita Paleologo per concessione dell'Imperatore Carlo V |
1519-1530 1530-1536 1536-1540 |
FRANCESCO III | 1533-1550 | II Duca di Mantova
e Marchese del Monferrato con la reggenza della madre Margherita Paleologo |
1540-1550 |
GUGLIELMO | 1538-1587 | Reggenza della
madre Margherita Paleologo III Duca di Mantova e Marchese del Monferrato Duca di Mantova e Duca del Monferrato |
1550-1556 1550-1575 1575-1587 |
VINCENZO I | 1562-1612 | IV Duca di Mantova e del Monferrato | 1587-1612 |
FRANCESCO IV | 1586-1612 | V Duca di Mantova e del Monferrato | 1612 |
FERDINANDO | 1587-1626 | VI Duca di Mantova
e del Monferrato Lotto' a lungo per il Monferrato con Carlo Emanuele I di Savoia |
1612-1626 |
VINCENZO II | 1594-1627 | VII Duca di Mantova e del Monferrato | 1626-1627 |
CARLO I | 1580-1637 | Duca di Mantova e del Monferrato | 1627-1637 |
CARLO II | 1629-1665 | Reggenza di
Maria Gonzaga Duca di Mantova e del Monferrato |
1637-1647 1647-1665 |
FERDINANDO CARLO | 1652-1707 | Reggenza di
Isabella Clara d'Austria Duca di Mantova e del Monferrato |
1665-1669 1669-1707 |
Le monete e medaglie
Nella presentazione del volume alla Mostra dei Gonzaga, svoltasi a Mantova nel 1995, nel capitolo dedicato ai sistemi monetari, Marzio Achille Romani ha citato Gasparo Scaruffi da Reggio (Emilia), abile mercante del 1500, saggiatore ed esperto di cose monetarie.
Costui avrebbe affermato una verita' alla quale i Gonzaga, durante la loro ascesa, si sarebbero sempre attenuti con estrema attenzione e ad essa avrebbero sempre attribuito grande importanza. E cioe': "Il signore delli signori e' l'oro che si domanda il padre e lo argento e' il fiolo che non morano mai...." e "...Ogni mercanzia, ogni servitu' e ogni esercitio, ogni cosa, dico ben ogni cosa, va a chi ne [h]a piu' di oro et argento e non altrimenti si governa il mondo."
Nella ricerca di una personalita' e nell'accumulo delle ricchezze, sia artistiche che pittoriche, ai Gonzaga non potevano ovviamente mancare un considerevole numero di monete che li rappresentavano e di medaglie che effigiavano soprattutto le loro donne. Le monete erano di varie carature, erano circolanti in tutta l'Europa e si distinguono per varieta', originalita' e ricchezza dei tipi.
La figura di Virgilio (nativo di Mantova) fa parte della tipologia numismatica gonzaghesca. Ma Virgilio era gia' presente sulle monete in eta' comunale; qui si accompagnano pero' con altri soggetti di tipo classico come ad esempio il monte Olimpo o la figura di Ercole fanciullo che strozza un serpente.
Con Gianfrancesco iniziano le monete con il panorama della citta', sovrastato da una pisside (con riferimento al sangue del Cristo raccolto da Longino e portato da questi a Mantova), che assume un valore religioso. Molte altre monete raffigurano Santi (Andrea, San Longino, Santa Caterina d'Alessandria, San Francesco, San Carlo, San Patrizio, Arcangelo Gabriele), mezza figura frontale di Cristo e molte immagini della Vergine, che dimostrano la fede religiosa dei Duchi di Mantova.
Anche la natura e' molto simboleggiata sulle monete con la galera nel mare agitato, il sole raggiante e soprattutto con molti animali tra cui il cervo, il levriero, l'alano.
Altro motivo che ricorre con frequenza e' quello delle virtu' e della giustizia.
Molta importanza vien data al ritratto sulle monete, caratteristica italiana del Rinascimento, che diventa simbolo di potere. Tuttavia nelle monete dei Gonzaga, i primi ritratti si trovano nelle medaglie (prima medaglia e' del Pisaniello nel 1438).
Anche le zecche minori che appartengono ai rami minori della famiglia Gonzaga sono importanti, ma non presentano la varieta' e la ricchezza iconografica della zecca di Mantova. Su tali monetazioni troviamo tipi di carattere emblematico: il cavallo libero a Novellara e Sabbioneta, la Temperanza a Novellara, la Fortitudo a Castiglione.
La zecca di Mantova si inserisce per ricchezza dei nominali d'oro e d'argento a quelle ben piu' ricche di Genova e Venezia ed in generale a quelle europee. A molte di esse e' superiore per eccellenza artistica. Cio' permane anche dopo l'assedio di Mantova del 1630, che fece pero' diminuire il numero dei grossi pezzi d'oro e d'argento.
A proposito di tale assedio, esso avvenne in seguito alla morte senza eredi di Vincenzo I, da cui ne segui' la guerra per la successione di Mantova e del Monferrato. L'Imperatore Ferdinando II parteggio' per i Gonzaga di Guastalla rifiutando l'investitura a Carlo Nevers, sostenuto dalla Francia. Poiche' quest'ultimo s'impossesso' ugualmente dello stato mantovano, l'Imperatore mando' i suoi lanzichenecchi ad assediare Mantova. Per sostenere il peso della guerra, Carlo di Nevers batte' monete via via peggiori: sono monete anonime in quanto manca l'investitura imperiale. Prima dell'assedio batte' dunque monete "di necessita'" (scudi, 1/2 scudi, talleri fiore, 1/2 talleri, 1/4 di tallero; 4 e 2 soldi in argento ed in mistura). Poi vennero le monete ossidionali "vere e proprie" con 4 e 2 soldi di rame, 7 e 6 soldi in piombo, ricavato anche dalle palle di moschetto.
Nel 1708 il ducato passo' all' impero austriaco, divenendo citta' di frontiera, e l'ultimo duca si rifugio' in esilio a Venezia, terminando cosi' anche la monetazione gonzaghesca di Mantova.�
I Gonzaga erano tanto noti in Europa, che all'estinzione della dinastia, incominciarono le raccolte sia pubbliche che private delle loro monete e medaglie, tutte assai ricercate.
PER SAPERNE DI PIU' SU QUESTE MONETE
IL DETTAGLIATO SITO (CON LE IMMAGINI) DI SERGIO ROSSI
La bibliografia essenziale
Banca Agricola Mantovana - 1982 - Signorie
Padane dei Gonzaga di G.Amadei. Paolini (ed.); Mantova.1-187.
Banca Agricola Mantovana - 1995 - I Gonzaga - Moneta, Arte, Storia.Electa (ed.).
1-550.
Bellonci M. -1947 - Segreti dei Gonzaga. A. Mondadori (ed.) 1-373.
Civico Museo Archeologico - Stemma lapideo dei Gonzaga. Ostiglia
Coniglio G. - 1958 - Mantova - La Storia: Dalle origini a Gianfrancesco I Marchese.
Valdonega (ed.),I, 1-576
Gazzetta Cultura di Mantova - 1955 - Articoli del 9 settembre. I-XV
Litta P. - 1819-1852 - Famiglie celebri italiane, Gonzaga. 48,V,Milano.
Maillet P. - 1870 - Catalogue descriptif des monnaies obsidionales et de necessit�.
avec Atlas. Mantoue, assi�g�e par l'Empereur Ferdinand II en 1630. Gobbaerts
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Mazzoldi L. - 1958 - Mantova - La Storia: Da Ludovico II Marchese a Francesco
II Duca. Valdonega (ed.), I, 1-541
Rete Civica di Mantova - Mantova e le sue origini. www.mynet.it/mantova/turismo/storiamn/
Traina M. - 1977 - Gli assedi e le loro monete. Mantova - assedio Austro-spagnolo
del 1629-1630. R. Giannantoni (ed).I, 481-526; III, 189-223. Bologna.