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LUIGI
GEDDA |
GEDDA - e la DC vince !
"18
aprile 1948. Memorie inedite
dell�artefice della sconfitta del Fronte Popolare"
Articolo (qui concessoci - e ringraziamo ) apparso sul n. 281 di Cristianit�
Nato a Venezia nel 1902, Luigi Gedda ha attraversato la storia di tutto il secolo XX militando fin dalla giovinezza nel movimento cattolico italiano. Membro dapprima della Societ� della Giovent� Cattolica italiana, a Torino, dove ha vissuto fino al 1917 con la famiglia, dopo il trasferimento a Milano in seguito alla morte della madre, scomparsa l�anno precedente, ha partecipato alla vita della Giovent� Cattolica Ambrosiana. Da allora la vita di Gedda sar� soprattutto caratterizzata � oltre che dalla professione di medico esperto di genetica, che lo porter� a diventare un�autorit� di fama internazionale nel campo della gemellologia, culminata nella fondazione dell�Istituto Gregorio Mendel, da lui diretto a Roma � dall�appartenenza all�Azione Cattolica Italiana, della quale sar� Presidente centrale della GIAC, la Giovent� Italiana di Azione Cattolica, dal 1934 al 1946, Presidente degli Uomini di Azione Cattolica dal 1946 al 1949 e quindi Presidente Generale di tutta l�associazione dal 1952 al 1959.
Due mesi prima delle elezioni del 18 aprile 1948 fonder� i Comitati Civici, dopo aver ricevuto un suggerimento in tal senso da Papa Pio XII, al fine di costituire uno strumento capace di mobilitare i cattolici e gli italiani con un�efficace propaganda, in grado di opporsi al Partito Comunista Italiano e di superare l�astensionismo. Conosciuto soprattutto come l�uomo dei CC e della lotta contro il comunismo, in realt� esiste un�altra dimensione di Gedda, silenziosa e costante, manifestatasi nella costituzione della Societ� Operaia, un�associazione laicale fondata da Gedda a Roma nel 1942 e tuttora operante, allo scopo di "raccogliere quanti "laici come laici" volevano consacrare la vita a diffondere nel mondo presente il messaggio di Ges�" (1), seguendo una spiritualit� incentrata nel Mistero dell�agonia di Cristo nel Getsemani.
Alle caratteristiche di questa spiritualit�, Luigi Gedda ha dedicato due opere (2). La Societ� Operaia � stata eretta in associazione di diritto pontificio dal Pontificium Consilium pro laicis nel 1981; una descrizione delle sue finalit� � stata scritta nella biografia di Gino Pistoni, un giovane appartenente sia all�ACI e che alla Societ� Operaia, caduto ventenne durante la guerra civile in Italia nel 1944:"In sostanza, un modo di intendere la vita come consacrazione, come volont� di vivere non solo i precetti ma ancora i consigli evangelici, nel matrimonio o fuori del matrimonio, nel laicato o nel sacerdozio. Una coalizione di tutte le energie della Chiesa ai fini dell�apostolato, che non pu� essere inteso come il peso o il privilegio di pochi, ma come la responsabilit� e la nobilt� di tutti, qualunque ne sia lo stato o l�et�. Un�operosa nostalgia delle prime et� cristiane che si vorrebbero far rivivere nell�ardore di vita e nell�amore fraterno che li contraddistingue. Un impalpabile e pur concreto vincolo fra anime che continuando la loro vita nelle loro case, e conservando la propria spiritualit� si ritrovano unite in un comune riferimento al momento mistico del Getsemani, il momento della solitudine e del sacrificio della propria volont� a quella del Padre. Infine un comune proposito di vivere la propria fede in una costante realizzazione di "opere", che rendano gloria al Padre. Operai evangelici, operai di Cristo, consacrati per la vasta messe dell�apostolato dell�oggi e del domani" (3).
Finalmente, Luigi Gedda ha voluto mettere per iscritto alcuni aspetti della sua ormai quasi secolare militanza (Gedda mentre scriviamo (anno 1998 Ndr.) � ancora in piena salute con in suoi 96 anni) in particolare prendendo spunto dalle udienze concessegli dai Pontefici Pio XI e Pio XII. Ne � nato un libro di memorie (4), di grande importanza per poter ricostruire correttamente la storia recente della nostra nazione. L�opera, uscita in Italia a ridosso del cinquantennale del 18 aprile 1948, ha sollevato un interesse notevole anche se quasi esclusivamente limitato alle elezioni del 1948, e Luigi Gedda � cos� ritornato per un momento al centro dell�attenzione dei mass media. Tuttavia, facendo un bilancio degli effetti visibili prodotti dall�edizione di queste memorie, si pu� ragionevolmente sostenere che esse abbiano sostanzialmente contribuito a riportare in auge la tesi secondo cui nel 1948 vi � stata una vittoria della Democrazia Cristiana, e di Alcide De Gasperi in particolare, contro il PCI di Palmiro Togliatti, con il contributo certamente importante, ma sostanzialmente episodico, dei CC di Luigi Gedda.
In realt�, la lettura delle memorie e una riflessione un poco pi� meditata � peraltro presente nella storiografia sull�episodio, ma mai passata nel comune sentire (5) � portano oltre questa interpretazione, fornendo elementi per cogliere nella storia del cattolicesimo italiano elementi di un malessere del quale i Papi erano a conoscenza, malessere precedente e successivo all�episodio del 18 aprile.Infatti, le novanta udienze concesse a Luigi Gedda, ventisei da Pio XI e sessantaquattro da Pio XII, hanno naturalmente come soggetto principale l�ACI, cui Gedda ha dedicato tanta parte della vita (6). Il resoconto di tali udienze permette cos� al lettore di entrare all�interno, e al vertice in qualche modo, della stessa ACI, attraverso il resoconto dei colloqui avvenuti fra uno dei massimi dirigenti prima e poi Presidente generale dell�ACI e i due Pontefici che, in quanto vescovi di Roma, avevano autorit� diretta sull�ACI, organismo di apostolato gerarchico che impegna la Chiesa stessa nel suo apostolato. Il lettore potr� cos� avere nuovi elementi per valutare l�ascesa e il crollo dell�ACI svoltasi nel secondo dopoguerra, e soprattutto trover� motivo di constatare come l�opposizione allo stile dell�ACI di Gedda, e di Papa Pio XII � culminata negli anni 1960 nella cosiddetta "scelta religiosa" (7) si manifester� gi� negli anni 1950, con episodi gravi e significativi, come quelli relativi all�uscita dall�ACI, in polemica con Gedda, di due fra i suoi massimi dirigenti, Carlo Carretto e Mario Rossi.
Le udienze cominciano nel 1934 e le testimonianze di Gedda sono anzitutto legate a fatti che hanno relazione con la sua presidenza della GIAC, dal 1934 al 1946. Esse testimoniano il clima di contrapposizione "culturale" fra la Chiesa e il regime fascista, per quanto riguarda l�influenza sulla societ�; l�ACI era forse lo strumento principale attraverso il quale il cristianesimo doveva permeare il corpo sociale opponendosi al tentativo di alcuni esponenti della gerarchia fascista di creare l�"uomo nuovo" utilizzando il potere dello Stato, e per questo proprio l�ACI, la "pupilla degli occhi di Pio XI", era stata al centro dello scontro fra la Chiesa e il regime nel 1931 e lo sar� ancora nella crisi del 1938. Il 10 febbraio 1939 Papa Pio XI moriva e il 2 marzo veniva eletto Pontefice il cardinale Eugenio Pacelli con il nome di Pio XII.
Durante il pontificato di Papa Pio XI Gedda aveva fondato il Vittorioso, affidandone la direzione al giornalista e scrittore Nino Badano, un giornale giovanile che ebbe tanto consenso al punto che vent�anni dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1966, � stata fondata un�associazione nazionale di amici del Vittorioso; tuttavia, anche per ragioni anagrafiche, sar� durante il pontificato di Pio XII che l�opera di Gedda si svolger� compiutamente. L�ACI era l�unica associazione non dipendente dal regime che avesse mantenuto una struttura organizzativa non clandestina e quindi, alla caduta del fascismo, Luigi Gedda capisce che l�ACI "[...] avrebbe perci� potuto fornire i quadri dirigenti, come di fatto avvenne, per la ricostruzione politica della nazione" (8).
Nel 1946 viene nominato Presidente degli Uomini di Azione Cattolica e in questa veste, nell�udienza che ha per oggetto l�adunata nazionale degli uomini di AC dal 6 all�8 settembre 1947, affronta il tema del
"[...] piano di azione per la prossima consultazione elettorale della Repubblica italiana
e di come superare gli oltre quattro milioni di voti raccolti dai comunisti alle elezioni per l�Assemblea Costituente. Poich� sembra che i comunisti vogliano "bloccare" con i socialisti, si potrebbe indurre la Democrazia Cristiana a fare blocco con altri partiti e a utilizzare candidature significative come quella del conte Dalla Torre, che potrebbe temporaneamente dimettersi dalla direzione dell�"Osservatore Romano". Il Santo Padre menziona "Civilt� Italica", una iniziativa politica di monsignor Ronca, ed io obietto che meglio sarebbe riprendere l�Unione Elettorale Cattolica nominata dai Vescovi, che aveva bene funzionato in altri tempi ed Egli approva" (9). In un�altra udienza del 1947 il Papa �
"[...] addolorato per il comportamento della Democrazia Cristiana e della Seconda Sezione della Segreteria di Stato a proposito dei rapporti con il Fronte dell�Uomo Qualunque" (10),
a conferma della preoccupazione del Papa circa la possibilit� che il PCI conquistasse la maggioranza relativa alle elezioni.
Cos�, nell�udienza del 10 gennaio 1948, Papa Pio XII afferma che "
[...] si tratta di una lotta decisiva e che perci� � il momento di impegnare tutte le nostre forze" (11) e ribadisce la propria scontentezza "[...] per gli errori commessi dai democristiani, per le beghe interne al partito, per la leggerezza con la quale essi affrontano i problemi" (12):
nasce cos� l�idea di costituire quelli che poi Gedda vorr� far chiamare Comitati Civici, cio� organismi anzitutto preposti alla mobilitazione elettorale del mondo cattolico in vista delle elezioni del 18 aprile 1948.
Questa scadenza elettorale ebbe anche un riflesso sulla vita dell�ACI, come ricorda lo stesso Gedda, perch� l�associazione si trovava divisa fra chi voleva affiancare la DC nella lotta elettorale, come l�allora Presidente Generale avvocato Vittorino Veronese, e chi invece, come Gedda, promuovendo i CC forniva"[...] un insegnamento fondamentale ai cattolici italiani impegnati ad assolvere un dovere elettorale: non � sufficiente l�esistenza di uno o pi� partiti di ispirazione cristiana, ma � necessario che esista una struttura politica non partitica in ogni diocesi, cio� che esistano un Comitato nazionale e dei Comitati diocesani composti da cattolici autentici e non interessati a una candidatura personale" (13),
come far� lo stesso Gedda rifiutando la candidatura al collegio senatoriale di Viterbo offertagli dalla DC in occasione delle elezioni del 18 aprile. Il fondatore dei CC aggiunge poi, riferendosi a quanto successivamente accaduto nella storia del paese e del mondo cattolico, che la validit� dell�esperienza unitaria provata allora con i CC per volont� di Papa Pio XII � confermata dalle
"[...] tristissime vicende della prigionia e morte di Aldo Moro e della uccisione di Vittorio Bachelet, nonch� la trasformazione degli Statuti dell�Azione Cattolica di Pio XI operata dai monsignori Costa e Guano" (14),
che hanno provocato l�attuale disorientamento degli elettori cattolici, la loro divisione e l�impossibilit� cos� di
"imporre il pensiero cristiano alla politica italiana" (15). "Una struttura analoga a quella dei Comitati Civici � conclude Gedda � dovrebbe per� avere, a differenza di quanto avvenne nel 1948, una vita permanente, in modo che essa possa garantire un�efficiente presenza e controllo dei cattolici sulla moralit� della vita politica" (16).
Viene poi la tanto sospirata vittoria elettorale del 18 aprile. Opportunamente, Luigi Gedda fornisce il numero degli elettori che scelsero la DC nel 1946, nelle elezioni per l�Assemblea Costituente, cio� 8.101.004, e quelli che la votarono nel 1948, nelle elezioni per la Camera dei Deputati, 12.741.299, per far capire come i quasi cinque milioni di voti in pi� non sarebbero arrivati senza la mobilitazione capillare dei CC."Pio XII � molto rasserenato< [...]. Osserva che anche Giannini dell�Uomo Qualunque avrebbe potuto ottenere un buon risultato, se non avesse sbagliato nel promuovere un fronte antigoverno mediante l�unit� sindacale con la Confederazione Generale dei Lavoratori" (17), ricorda Gedda riferendo dell�udienza del 22 aprile, la trentunesima con Papa Pio XII.
La situazione della Chiesa in Italia e la politica nazionale non sono l�unica materia delle udienze fra Gedda e il Pontefice, anche se hanno un posto predominante, dato il ruolo ecclesiale e politico, anche se non partitico, del dirigente di ACI e fondatore dei CC. Per questo, Gedda trova il modo di presentare al Papa il suo libro Studio dei Gemelli (18), ma rimangono al centro delle conversazioni i grandi problemi del mondo cattolico italiano, nel quale, secondo Gedda,
"[...] vige un clima di benestantismo, cio� di quietismo, e Pio XII commenta che "manca lo spirito di conquista"" (19) e mancano le scelte di politica nazionale:
"Gli chiedo se dobbiamo continuare ad appoggiare la Dc con i Comitati Civici ed Egli approva questo orientamento, ma consiglia di non attaccare le destre perch� non diventino a loro volta anticlericali" (20).
A questo proposito, un certo rilievo merita la 47a udienza, avvenuta il 17 giugno 1952, di poco successiva al fallimento dell�Operazione Sturzo, quando il Papa avrebbe voluto la costituzione di un�unica lista per le elezioni comunali romane fra tutti i partiti anticomunisti, e incaric� don Luigi Sturzo di condurre appunto l�operazione. Ma Papa Pio XII e Gedda, che nel frattempo era diventato Presidente generale dell�ACI, dovettero subire il rifiuto di tutti i Presidenti dei rami dell�ACI, e cio�
"[...] Carretto (Giac), Badaloni (Maestri Cattolici), Miceli (Giovent� Femminile) e Carmela Rossi (Donne Cattoliche), come pure la Fuci e i Laureati Cattolici; e questo perch� l�operazione Sturzo coinvolgeva l�elettorato di destra. Soltanto Maltarello, presidente degli Uomini di Ac, si dichiar� favorevole" (21).
Gedda trova il Papa "molto triste" (22), che
"[...] osserva che l�Azione Cattolica collabora non con la Chiesa ma con la Democrazia Cristiana" (23),
che gli parla di "amare scoperte" (24), arrivando ad affermare che
"l�Azione Cattolica, per la quale sono stati fatti tanti sacrifici, non � pi� nostra" (25).
In questo periodo matura il "ribaltamento" del pensiero di Carlo Carretto � che il 17 ottobre 1952 rassegna le dimissioni � la cui trasformazione si deve soprattutto
"[...] all�influenza degli uomini della Democrazia Cristiana che lavoravano per un�intesa con i comunisti, e in particolare a Giuseppe Dossetti" (26).
(Ndr. Francomputer - vedi qui BIOGRAFIA GIUSEPPE DOSSETTI )
A Carretto succede Mario Rossi, che "[...] port� nella Giac la tendenza a considerare la politica estranea alla disciplina ecclesiale dell�Azione Cattolica, conferendole invece un�impronta di tipo marxista conforme al socialismo sopravvissuto al fascismo nel suo Polesine" (27); anche lui, nel giro di due anni, viene costretto alle dimissioni con quasi tutti i dirigenti centrali della GIAC (28).
Evidentemente, il malessere presente nell�ACI, che esploder� negli anni successivi al Concilio Ecumenico Vaticano II con la cosiddetta "scelta religiosa" � in sintesi, una linea pastorale che escludeva il desiderio di costruire una societ� il pi� possibile conforme al diritto naturale e rivelato, cio� escludeva quello spirito di conquista la cui assenza era gi� stata denunciata da Papa Pio XII � e che porter� al crollo delle iscrizioni, che nel 1954 avevano superato i tre milioni, tale malessere per Gedda venne acuito dalla riforma degli Statuti dell�ACI voluta nel 1953 dai "[...] Monsignori Costa e Guano, che trasformarono sullo schema della Fuci e della sua mentalit� l�Azione Cattolica dei cinque rami stabilita da Pio XI" (29).
Ma qual�era questa mentalit�? Un libro di memorie non � la sede per una risposta esaustiva a una domanda di questa portata. Un�indicazione pu� essere contenuta in queste parole, poste quasi al termine del libro:
"La confusione non si manifest� soltanto ai vertici del partito, ma si estese anche alle organizzazioni cattoliche, per cui alla linea dell�ortodossia assoluta che aveva caratterizzato l�Azione Cattolica durante il fascismo e l�azione dei Comitati Civici, successe un periodo nel quale, a causa del cattivo esempio della Democrazia Cristiana, prevalse la linea di rispettare la democrazia qualunque essa fosse" (30).
Esse ricalcano la denuncia di Papa Giovanni Paolo II nelle encicliche Centesimus annus ed Evangelium vitae a proposito della democrazia senza valori, del relativismo che porta all�autodistruzione dello Stato e della stessa convivenza nazionale. Queste parole descrivono anche le difficolt� dei cattolici italiani negli anni 1950, immersi in una situazione di apparente grande consenso e forza, ma in una nazione che andava secolarizzandosi nella cultura e nel costume e nella quale stava guadagnando consensi una risposta sbagliata a problemi reali, quella che gi� allora assumeva i connotati del progressismo e che, nella ricostruzione di Luigi Gedda, aveva una posizione di forza e di grande influenza nella sinistra democristiana guidata da Giuseppe Dossetti.
La preziosa opera di Gedda aiuta cos� non soltanto a ricostruire la storia del paese e del movimento cattolico in Italia, ma permette anche di riconoscersi oggi nel lavoro apostolico di chi ha gi� combattuto la stessa "buona battaglia".
Marco Invernizzi
Cristianit�
(1) Manuale operaio, Ed. operaie, Roma 1973, p. 24.
(2) Cfr. Luigi Gedda, Getsemani. Meditazioni per l�uomo d�oggi, 4a ed., Massimo, Milano 1987; e Idem, Spiritualit� getsemanica, Massimo, Milano 1992.
(3) Giovanni Getto, Gino Pistoni. Ritratto di un caduto per la libert�, a cura di Rodolfo Venditti, Piero Gribaudi editore, Milano 1994, p. 74.
(4) Cfr. L. Gedda, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell�artefice della sconfitta del Fronte Popolare, Mondadori, Milano 1998.
(5) Sul 18 aprile 1948, cfr. il mio Democrazia Cristiana e mondo cattolico nell�epoca del centrismo (1947-1953), in Cristianit�, anno XXVI, n. 277, maggio 1998, pp. 19-23.
(6) Per comprendere appieno la nascita e il significato dell�ACI, quest�ultima va situata all�interno della storia del movimento cattolico ma non va confusa con esso, di cui rappresenta una particolare modalit� organizzativa. In sintesi, non si deve confondere l�"azione cattolica" con l�Azione Cattolica Italiana. A quest�ultima faccio riferimento in questo articolo, cio� alla realt� nata dai nuovi Statuti approvati il 2 ottobre 1923. La bibliografia sull�ACI � sterminata; per un primo approccio, prescindendo dalla posizione ideologica degli autori, cfr. Mario Casella, L�Azione Cattolica del tempo di Pio XI e di Pio XII (1922-1958), in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, vol. I/1 I fatti e le idee, Marietti, Torino 1981, pp. 84-101; Renato Moro, Azione Cattolica Italiana (ACI), ibid., vol. I/2, I fatti e le idee, pp. 180-191; Guido Formigoni, L�Azione Cattolica Italiana, �ncora, Milano 1988; e Mario Agnes, L�Azione Cattolica in Italia. Storia identit� missione, a cura e con presentazione di Michele Zappella, Sangermano, Cassino 1985.
(7) Sulla "scelta religiosa", cfr. ACI, scelta religiosa e politica. Documenti 1969-1988, AVE, Roma 1988, a cura di Raffaele Cananzi, Presidente nazionale dell�ACI in quel tempo; e cfr. anche La Chiesa italiana e le sue scelte. La questione della "scelta religiosa". Contributo a un dibattito, Quaderni, 2, Supplemento a Litterae Communionis - CL, 1983, che raccoglie i risultati di un lavoro seminariale condotto da don Luigi Negri.
(8) L. Gedda, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell�artefice della sconfitta del Fronte Popolare, cit., p. 87.
(9) Ibid., pp. 104-105.
(10) Ibid., p. 105. Il Movimento, poi Fronte dell�Uomo Qualunque � un movimento politico fondato � con il settimanale L�Uomo Qualunque � dal commediografo, giornalista e uomo politico campano Guglielmo Giannini (1891-1960) nel secondo dopoguerra in alternativa ai partiti del CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, alla cui prospettiva politica cerca di contrapporre appunto le esigenze degli "uomini qualunque": cfr. Sandro Setta, L�Uomo qualunque. 1944-1948, 2a ed., Laterza, Roma-Bari 1995.
(11) L. Gedda, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell�artefice della sconfitta del Fronte Popolare, cit., p. 115.
(12) Ibidem.
(13) Ibid., pp. 126-127.
(14) Ibid., p. 127.
(15) Ibidem.
(16) Ibidem.
(17) Ibid., pp. 132-133.
(18) Cfr. ibid., p. 146.
(19) Ibid., p. 147.
(20) Ibidem.
(21) Ibid., p. 153.
(22) Ibidem.
(23) Ibidem.
(24) Ibidem.
(25) Ibid., pp. 153-154.
(26) Ibid., p. 154; su Dossetti, cfr. la mia Nota su Giuseppe Dossetti e sul dossettismo, in Cristianit�, anno XXV, n. 263, marzo 1997, pp. 3-6.
(27) L. Gedda, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell�artefice della sconfitta del Fronte Popolare, cit., p. 155.
(28) Cfr. ibid., p. 156.
(29) Ibid., p. 172.
(30) Ibid., p. 191.