SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
FRANCESCO
FLORA |
Illustre letterato
FRANCESCO FLORA, illustre letterato del novecento era nato il 28 ottobre del 1891 a Colle Sannita, in provincia di Benevento, terzo dei nove figli dell’orefice Giuseppe, che fu anche sindaco del paese. Da qui si allontanò per studiare dapprima a Scifelli (FR), poi a Benevento e quindi a Napoli, ove si trasferì con la famiglia a seguito di un piccolo scandalo di paese, che coinvolse il padre defunto ed un sacerdote non illibato del luogo. Al suo paese tornerà solo nel 1962, in occasione dell’intitolazione al padre della piazza principale di Colle Sannita.
A Napoli nel 1912 cominciò la sua attività giornalistica ma l’episodio più importante di questi anni fu il suo incontro con Benedetto Croce, il grande filosofo che egli, giovanissimo, seguì timidamente in disparte fino al portone della sua casa e di cui poi divenne affezionato discepolo, fino ad essere da lui designato quale redattore responsabile de ‘La Critica’.
Dal 1926 cominciò a scrivere monografie sui grandi suoi contemporanei, la prima su D’Annunzio, edita a Napoli per le edizioni Ricciardi, suscitò l’ammirazione del poeta vate per l’autore che, essendo antifascista era un nemico, ma che lui stesso definì ‘un nemico che vale la pena di avere’. L’anno dopo scrisse una monografia su Benedetto Croce, suo maestro, che anni dopo definirà degno di Cicerone l’appello al Re, scritto dal Flora dopo la liberazione di Napoli per indurre Vittorio Emanuele III ad abdicare.
Per anni il Flora studiò i poeti e i letterati italiani con saggi su Monti, Tasso, Imbriani, Leopardi, Foscolo, Dante e tanti altri, che poi si ritroveranno nella sua ‘Storia della Letteratura Italiana’.
Essendo apertamente antifascista Flora dovette lasciare Napoli, per i troppi controlli degli squadristi partenopei, e si trasferì a Milano, in una grande casa a via Bronzetti, ove accolse gran parte dei suoi familiari, ricreando un’ atmosfera patriarcale tutta meridionale, raccolta intorno ad un suo grande busto, opera dello scultore Messina, che chiamava scherzosamente il ‘faccione’ e verso cui indirizzava i tappi delle bottiglie di spumante, stappate in occasione delle feste.
Il letterato rimase legatissimo a Napoli e qui volle portare l’ultima sua sorella, Silvia Maria, scrittrice ad autrice del romanzo ‘Gioielli di vetro’, che essendo molto malata si sperava di guarire grazie al clima mite, ma che qui si spense nel novembre 1944.
A Milano Francesco Flora diresse i ‘Classici Mondadori’, insegnò alla Bocconi e nel dopoguerra fu Direttore Generale delle Relazioni Culturali con l’Estero, chiamato a ricoprire questo incarico dal Consiglio dei Ministri. Preferì poi dimettersi per la scarsità di fondi, non sentendosi in grado di ingannare il paese con iniziative reclamizzate e poi non portate a termine.
In questi anni continuò i suoi studi di letteratura e girò il mondo tenendo corsi universitari, convegni e dibattiti, in Brasile, Uruguay, Cile, Perù, Cina e Russia, in quella che fu definita una crociata d’italianità.
Dal 1952 insegnò letteratura italiana a Bologna e, sebbene colpito da un infarto nel 1960, continuò instancabile nel suo lussuoso superattico la propria attività letteraria, ripubblicando più volte anche romanzi e poesie.
Portò la sua terra sempre nel cuore e nel 1960 tornò a Napoli per commemorare Salvatore Di Giacomo, a cui dedicò anche un volume nel 1961. Nello stesso periodo volle rivedere anche i luoghi natii e fece ritorno a Colle Sannita nel 1962 ove fu festosamente accolto. Morì pochi mesi dopo, il 17 settembre dello stesso anno.
Lasciò molti lavori in corso di stampa e in preparazione: amava molto i ragazzi e i suoi allievi, ed aveva intenzione di dedicare ai giovani scrittori qualche riga della nuova edizione della sua ‘storia della letteratura italiana’, e sulla sua scrivania rimasero le molte schede con il nome di ognuno. Raccolse nella sua casa molte opere d’arte e un gran numero di libri, donati poi alla biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna.