SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
ANTONIO
DI PIETRO |
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E' stato l' uomo-simbolo di "mani pulite", il pool di giudici milanesi che con le inchieste sulla cosiddetta Tangentopoli ha provocato il crollo della Prima Repubblica.
E' poi diventato un politico conteso, che tutti "tiravano per la giacchetta", cercando di portarlo dalla propria parte o, almeno, di non averlo come avversario. Adesso sembra essere diventato un isolato, uno "che non ci azzecca" con il mondo politico e istituzionale.
Ma la vita politica di Antonio Di Pietro potrebbe ancora avere in serbo qualche sorpresa.
Antonio Di Pietro � nato il 2 ottobre 1950 a Montenero di Bisaccia, provincia di Campobasso, in Molise. Dopo un breve periodo in seminario a Termoli, nel 1961 finisce prima a Fermo e poi a Roma e si diploma perito elettronico nel 1969.
Diplomato, Di Pietro emigra in Germania, a Bomenkirch, dove lavora la mattina alla catena di montaggio e il pomeriggio in una segheria. Nel 1973 torna in Italia, sposa Isabella Ferrara e quello stesso anno nasce il figlio Cristiano. A quell' epoca, Antonio Di Pietro, che lavora come impiegato civile dell'Aeronautica Militare, si iscrive a Giurisprudenza e nel 1979 si laurea. Il primo impiego per il neo dottor Di Pietro � quello di segretario comunale in un paese del Comasco, ma poi entra in polizia, dove diventa commissario.
Nel 1981 vince un concorso in magistratura e viene assegnato alla Procura di Bergamo. Di Pietro � molto attivo e a volte protagonista di clamorose operazioni, come quando nel 1983 convince un bandito, asserragliato in un appartamento, a lasciare andare la convivente e la figlia e ad arrendersi, o come quando scopre il "mostro di Leffe", un bancario che ha ucciso suocera, moglie e figlia e ne ha nascosto i corpi, per anni, in cantina. Nel frattempo si � separato dalla moglie e ha conosciuto Susanna Mazzoleni, avvocato, che sposer� nel 1995 e dalla quale avr� altri due figli.
Nel 1984 si trasferisce alla Procura di Milano, senza lasciare la sua residenza di Curno, nel bergamasco, in una cascina che lui stesso ha rimesso a posto. Il primo processo che lo porta alla ribalta delle cronache riguarda le cosiddette "patenti facili": 125 imputati dopo un arresto di massa alla Motorizzazione civile di Milano. Per la sua requisitoria Di Pietro usa le diapositive e in seguito utilizzer� spesso i computer, tanto da guadagnarsi il soprannome di "Tonino il telematico".
Il 17 febbraio 1992, giorno dell' arresto di Mario Chiesa, segna l' inizio dell' era di "mani pulite". Craxi, tentando di sminuire il fatto, aveva definito Chiesa un "mariuolo". L' inchiesta (e tutte quelle che seguiranno) stravolge per� il mondo della politica (un po' meno quello dell' economia).
Il pentapartito e il cosiddetto Caf (il patto Craxi-Andreotti-Forlani), che sembrava eterno e vincente, viene travolto. La Dc si frantuma in una diaspora senza fine, il Psi quasi scompare, stessa sorte Psdi, Pli e Pri. Le persone indagate saranno oltre 3.000, il valore delle tangenti e dei fondi neri scoperti ammonta a migliaia di miliardi.
Gli anni di "Mani Pulite" fanno di Di Pietro un simbolo della lotta alla corruzione. A Milano rimane fino al 6 dicembre 1994, quando, a conclusione dell'ultima sua requisitoria nel processo Enimont, con un gesto un po' teatrale, si toglie la toga, si rimette la cravatta che teneva gi� annodata sotto il banco del pubblico ministero, indossa la giacca
e conclude la sua carriera di magistrato dicendo:"Presidente, se mi permette, io ho finito e do' ordine ai miei collaboratori di spegnere i computer". Dall' inizio di Tangentopoli sono trascorsi 1.024 giorni.
Dopo l' annuncio della decisione di lasciare la magistratura, � evidente che la strada di Antonio Di Pietro si indirizza verso la politica. Gi� nell' aprile-maggio 1994, durante il periodo della formazione del governo Berlusconi, erano circolate parecchie voci sui tentativi per portare Di Pietro all' interno della compagine governativa, ma il 7 maggio, dopo un incontro con il presidente del Consiglio incaricato Silvio Berlusconi, il sostituto procuratore annuncia di aver rifiutato l' incarico di ministro dell' Interno. Il primo atto da cittadino � comunque l' accettazione di una collaborazione con il Libero Istituto Universitario Carlo Cattaneo (Liuc) di Castellanza (Varese), come docente nel corso di laurea nella facolt� di Economia Aziendale e nei corsi speciali per funzionari dell' amministrazione pubblica e per magistrati.
Il 31 gennaio del 1995 la commissione stragi affida a Di Pietro l'incarico di consulente per coordinare le indagini sul terrorismo. La sua relazione sulla "Uno bianca" provocher� un' ondata di polemiche e il 5 giugno Di Pietro lascia l'incarico. Il 3 aprile Di Pietro intanto ha presentato formalmente le dimissioni dalla magistratura, che saranno accolte il 27.LA GARA AL MASSACRO
Cominciano per lui anche le grane giudiziarie, una stillicidio di indagini e accuse dalle quali uscir� sempre a testa alta, completamente scagionato. La prima � del 7 aprile 1995: a Brescia, Di Pietro � iscritto nel registro degli indagati per le dichiarazioni del gen Cerciello che racconta di avere appreso di pressioni esercitate su altri imputati affinch� lo coinvolgessero nelle indagini assieme a Silvio Berlusconi. L'inchiesta, condotta dal pm Fabio Salamone, si conclude poco dopo con la richiesta di archiviazione fatta dallo stesso magistrato che, nel frattempo, per� aveva indagato Di Pietro per varie altre vicende.
Il secondo e terzo proscioglimento arrivano tra il febbraio e il marzo 1996 per le accuse di concussione e abuso d' ufficio per l'informatizzazione degli uffici giudiziari. Una quarta archiviazione per alcuni esposti di Sergio Cusani; il quinto proscioglimento per un accusa di concussione ai danni dell' ex presidente della Maa assicurazioni Giancarlo Gorrini (prestito di 100 milioni, compravendita Mercedes) e per il reato di abuso d'ufficio per avere favorito l'amico Eleuterio Rea nella nomina a comandante dei vigili urbani di Milano. Il 15 ottobre 1997 Di Pietro � prosciolto dall'accusa di falso ideologico in relazione alla firma dei verbali di alcuni interrogatori delegati ad ufficiali di polizia giudiziaria. Il 10 dicembre 1998 � archiviata l' accusa di aver ottenuto l' uso di un appartamento in centro per aver favorito il socialista Sergio Radaelli nell' inchiesta sulle tangenti Atm. Il 18 febbraio 1999 Antonio Di Pietro � di nuovo prosciolto dall' accusa di corruzione per aver favorito, nelle sue inchieste, Pierfrancesco Pacini Battaglia. Analoghi risultati avranno i giudizi in appello e in Cassazione.
Contemporaneamente alle vicende giudiziarie, ed intrecciata con queste, procede anche la vita politica dell' ex magistrato. Il 20 novembre 1995, il quotidiano "La Repubblica" pubblica 8 domande di Di Pietro a Romano Prodi, che da qualche mese � sceso in campo come leader dello schieramento di centrosinistra: l' Ulivo. Il 9 dicembre 1995, ancora su Repubblica, Antonio Di Pietro espone il suo programma. Pochi giorni dopo, dal porto delle nebbie dei servizi segreti, esce il fascicolo "Achille", raccolto sull' ex pm, ma le minacce non si fermano l�. All' inizio di marzo del 1996 ai carabinieri di Palermo arriva una minaccia telefonica: "Uccideremo Antonio Di Pietro sull' autostrada, all' altezza dello svincolo di Vasto sud". In seguito il mafioso Giovanni Brusca dir� di aver progettato un attentato contro di lui nel 1993 e anche il "pentito" Maurizio Avola affermer� che nel 1992 alcuni esponenti della cosca di Nitto Santapaola acconsentirono a compiere un attentato contro Di Pietro per fare un favore a "persone importanti".
Sulle pagine dei giornali continua ad impazzare il toto-Di Pietro: "va con il centrodestra", "No, va con il centrosinistra", "Far� un partito giustizialista per conto suo", "� un golpista". L' 1 aprile 1996 Romano Prodi dice di essere convinto che Di Pietro non si schierer� con nessun partito e il giorno dopo, nella consueta rubrica sul settimanale "Oggi", l' ex magistrato conferma.
Intanto per� l' Ulivo vince le elezioni del 1996, voto anticipato per la crisi prematura dell'alleanza di centrodestra che aveva vinto le elezioni del 1994. La Lega aveva abbandonato Berlusconi e la situazione era stata temporaneamente tamponata da un governo Dini. Dopo le elezioni, Prodi forma il nuovo governo e chiama Antonio Di Pietro al ministero dei Lavori Pubblici. Tra i primi atti del nuovo ministro ci sono un progetto per la riapertura dei cantieri interrotti per motivi giudiziari e una proposta per combattere la corruzione nel pubblico impiego. Il 13 novembre per� Di Pietro � indagato a Brescia per l' ennesima volta, questa volta per concussione e falso ideologico nell' inchiesta sulle attivit� del banchiere Pacini Battaglia. Il giorno dopo si dimette da ministro dei Lavori Pubblici. Il 6 dicembre, su ordine della Procura di Brescia, la guardia di finanza compie un mare di perquisizioni (anche nelle abitazioni dell' ex ministro a Curno e Montenero di Bisaccia, al ministero, all'Universit� di Castellanza e nelle abitazioni di molti suoi collaboratori) che il Tribunale del riesame e la Cassazione dichiararono poi illegittime. Il 25 marzo del 1997 intanto Di Pietro diventa avvocato. Come ex magistrato l' iscrizione � praticamente automatica, senza bisogno di esami.
Il 16 luglio 1997, l' Ulivo gli offre la possibilit� di rientrare nella grande politica come candidato al seggio senatoriale del Mugello, lasciato libero da Pino Arlacchi, andato all' Onu. Le elezioni si svolgono il 9 novembre. Di Pietro stravince con quasi il 68% contro il 16% di Giuliano Ferrara, candidato per il Polo, il 13% di Sandro Curzi, candidati di Rifondazione e il 3% di un candidato leghista. Le voci sulle sue intenzioni di fondare un nuovo partito continuano. Di Pietro replica: "In tanti mi dicono fai il partito. Fai il partito. E che ci faccio io con un partito ?". Di sicuro per� Di Pietro non rinuncia al tentativo di smuovere le acque della politica e delle istituzioni, non creando un vero e proprio partito ma un movimento.
All' inizio del 1998 � uno dei pi� attivi promotori della raccolta di firme per un referendum che intende abolire la quota proporzionale. Durante la raccolta delle firme sar� anche colto da un malore, il 5 giugno a Matera. Nello stesso mese � raggiunto l' obiettivo delle 500 mila firme e il 23 luglio, con gli altri leader referendari, deposita in Cassazione le 687.000 firme raccolte.
Ma per proseguire l' attivit� politica Di Pietro intanto ha costruito un suo movimento. Il 21 marzo del 1998, a Sansepolcro, l' ex leader di "Mani pulite" ha presentato "L' Italia dei Valori". Il gruppo politico di Di Pietro trova l' adesione anche di qualche deputato e senatore, tanto da costituire un sottogruppo all' interno del gruppo Misto. Il movimento di Di Pietro far� il suo esordio elettorale alle amministrative del 9 novembre 1998. Il miglior risultato � il 6,8% ottenuto a Treviso. Un mese dopo l'annuncio che per le elezioni europee del 1999 si sta lavorando ad una lista unica con il movimento dei sindaci Centocitt� e i prodiani pi� fedeli all' iniziativa dell' Ulivo. All' inizio del 1999 l' alleanza, alla quale presto si accoda anche parte della Rete di Leoluca Orlando, d� vita ai "Democratici per l'Ulivo". Il 27 febbraio � presentato ufficialmente il partito "I democratici", che si presenter� alle europee con un asinello che somiglia molto ad un disegno disneyano come simbolo.
Secondo i promotori, i partiti sono "quartier generali senza truppe" e non riescono pi� a interpretare il nuovo che emerge dalla societ�. Alle elezioni del 9 giugno, i Democratici ottengono quasi il 7,7% e 7 seggi, un buon risultato, ma forse inferiore a quelle che erano le aspettative pi� ottimiste.
A fine agosto Antonio Di Pietro annuncia che firmer� i referendum promossi da An e alcuni di quelli proposti deai radicali, perch� la via referendaria � l' unica strada percorribile per le riforme.
La sua iniziativa provoca qualche polemica nei democratici e nell' Ulivo. Comincia la divaricazione che lo porter�, dopo una lunga serie di polemiche con Arturo Parisi, a lasciare l' Asinello e a riprendere la sua libert� d'azione. A gennaio del 2000, Di Pietro presenta un proprio documento congressuale in vista dell' Assemblea delle regioni, il parlamentino dei Democratici, in cui prevale per� la linea di Parisi. Il 21 febbraio Di Pietro dice di aspettare le elezioni regionali come "prova del nove", pronto a presentare il conto in caso di insuccesso e critica quelli che definisce "tatticismi" e "squallide figurinette". Le elezioni regionali in effetti segnano la sconfitta dell' Ulivo e un risultato deludente per i Democratici. Il governo D'Alema prende atto del voto e si dimette. Quando comincia a profilarsi un nuovo governo Amato, Di Pietro dichiara sui giornali: "Amato non lo voter�" e aggiunge: "Quando stavano iniziando le indagini su Bettino Craxi, Giuliano Amato, che era presidente del Consiglio, partecip� ad una riunione in cui vennero tracciate le linee per delegittimare l' operato del pool 'mani pulite' e anche la mia persona".
Il 27 aprile Di Pietro lascia i Democratici: "Non perdano tempo n� a minacciare n� a procedere ad espulsioni perch� me ne vado via da solo e invito a seguirmi tutti i democratici veri, quelli cio� che finora hanno fatto i veri asinelli, portatori di voti, consensi, lavoro e idee". I Democratici comunque lo espellono lo stesso.
Il 3 giugno Antonio Di Pietro annuncia un suo nuovo movimento, un soggetto politico che intende presentare proprie liste alle elezioni politiche del 2001. Lo stesso senatore del Mugello ne riassume il programma in sei punti in un...
"Manifesto di intenti"
1) Ci rivolgiamo a chi ritiene che l' esigenza di cambiamento istituzionale
e politico in Italia non sia pi� rinviabile. |
Di Pietro usa anche internet come mezzo di comunicazione con gli aderenti e i simpatizzanti (l'indirizzo del suo sito � www.antoniodipietro.org ) e chiarisce spesso che non intende allearsi pi� n� con il centrodestra n� con il centrosinistra:
"noi andiamo da soli - dice - e cerchiamo il voto dei cittadini, di destra, di centro, di sinistra e degli astenuti. Dopodich� lavoriamo per poter essere noi alternativi a Berlusconi.
Non mi schiero da nessuna parte e mi rifiuto di essere pre-etichettato. Una cosa � certa: sono e resto alternativo a Berlusconi" ma per il centrosinistra "� meglio una salutare doccia elettorale che mandi a casa tutte queste persone e che sia una prima pietra di ricambio generazionale che attraverso l'Italia dei Valori si espanda a macchia d'olio per costruire la vera alternativa a Berlusconi. Mi auguro che il centrosinistra abbia la voglia di capire per tempo, perch� tempo ce ne sarebbe per rompere quel tavolo, mandando a casa tante di quelle persone che non ci "azzeccano" nulla, e per costruirne un altro basato non sul centro pi� sinistra, ma su una lista civica nazionale dove si possano ritrovare le migliori forze della societ� civile che sia la vera alternativa a Berlusconi".
All' interno del centrosinistra per� qualcuno, soprattutto Rutelli, non ha rinunciato del tutto al tentativo di recuperare l' ex magistrato.
Francomputer
Pluralisticamente
accettiamo altre tesi - pro e contro
Non per partito preso o per attribuire torti o ragioni
ma perch� � giusto cercare di capire
di recente � uscito il libro di Di Pietro (Laterza Editore) INTERVISTA SU Antonio Di
Pietro nel libro "intervista su Tangentopoli" a cura di Giovanni
Valentini (edito da Laterza) parte dagli "anni terribili del Paese
anormale" in cui dominano Gelli e la la Loggia P2 per ripercorrere e
spiegare con chiarezza ed onest� intellettuale tutta la storia di
quell'impressionante e radicatissimo fenomeno di corruzione, dopo che
troppi, per troppo tempo, l'hanno fatto contro di lui e contro ogni
principio di verit�, con l' unico scopo di affossare il suo lavoro di
magistrato prima e di minare in seguito la sua credibilit� di politico . Recensione di "Intervista su Tangentopoli" di Antonio Di Pietro a cura di Giovanni Valentini Laterza editore �18.000 DANIELA GAUDENZI dal sito http://www.antoniodipietro.org/ |
ULTIMO AGGIORNAMENTO DICEMBRE 2001
Francomputer E-mail: [email protected]