SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
FEDERICO
DE ROBERTO |
FEDERICO DE ROBERTO (1861-1927) Nacque a Napoli nel 1861 e vi rimase fino ai nove anni quando la famiglia si trasfer� a Catania, dove visse per il resto della sua vita, pur soggiornando per alcuni periodi a Firenze, a Milano e a Roma.
A vent'anni abbandon� gli studi universitari di matematica e fisica per dedicarsi esclusivamente all'attivit� letteraria e giornalistica. Collabor� attivamente a molti quotidiani con recensioni e articoli. Vicino al verismo, consider� come maestri Verga e Capuana, con il quale strinse un fitto scambio epistolare.
Nel 1887 esord� con le poesie di Encelado, ma i racconti di La sorte e i successivi tre volumi di novelle (Documenti umani, 1888; Processi verbali e L'albero della scienza, 1890) attestano come la ricerca di De Roberto si fosse indirizzata subito verso la narrativa: di l� a poco, infatti, nel 1889, pubblic� il suo primo romanzo, Ermanno Reali.
Trasferitosi a Milano, fu introdotto da Verga negli ambienti letterari: conobbe scrittori scapigliati (Arrigo Boito), giornalisti, musicisti e uomini di teatro, tra i quali Giovanni Camerana, Giuseppe Giacosa, Gerolamo Rovetta, Luigi Albertini. Il romanzo L'illusione apparve a Milano nel 1891. Il suo capolavoro, I vicer�, considerato uno dei maggiori romanzi dell'Ottocento italiano, � del 1894, mentre il successivo Imperio rimase incompiuto.
In quel periodo, con Spasimo, pubblicato in volume nel 1897, iniziarono a comparire alcuni suoi romanzi d'appendice sul Corriere della Sera. Nel 1911 vennero raccolti e stampati i racconti di La messa di nozze, mentre alle collaborazioni al Corriere si sostituirono quelle al Giornale d'Italia.
Si rec� di frequente a Roma, anche per studiare la vita parlamentare in vista di una ripresa e rielaborazione dell'Imperio, mentre l'ultima e appartata fase della sua vita si svolse a Catania.
Fra le altre opere meritano di esSere ricordate il testo teatrale Il rosario (1913), la monografia critica Leopardi (1898), il volume di estetica L'arte (1901).De Roberto mor� nel 1927.
Scrisse novelle riunite in diverse raccolte:
La sorte (1887) Documenti umani (1889) L'albero della scienza (1890).Il suo capolavoro sta nel grande progetto di un ciclo narrativo dedicato alla famiglia nobile degli Uzeda, grande affresco della Sicilia alla fine del dominio borbonico e nei primi decenni dell'unit�, costruito secondo il modello zoliano della saga familiare.
- L'illusione (1891)
- I vicer� (1894)
- L'ultimo impero (1929).
Il presupposto del romanzo � strettamente sperimentale, dal momento che qui si intende verificare la legge dell'ereditariet� attraverso i comportamenti delle diverse generazioni degli Uzeda, tutte caratterizzate dall'immutabile ossessione del possesso e del potere, quali che siano le condizioni politiche in cui essi si trovavano ad operare, ma la qualit� vera del romanzo � determinata poi dalla splendida ricostruzione storica dell'epoca, che fornisce ai personaggi e alle situazioni narrative uno sfondo vivo e reale, in grado di ricondurre ogni astrattezza di tesi alle concrete dimensioni storico-ambientali, per cui anche certe deformazioni di aspetti fisiologici e psicologici appaiono motivati dal giudizio morale che informa quella ricostruzione dell'epoca (e la stessa scrittura fredda e distaccata assume, allora, la funzione di resa stilistica dell'indignazione e del disincanto).
I VICER�
- (l'intero testo lo trovate in rete
http://digilander.libero.it/bepi/biblio5/vicere/vicere12.htm- Considerato il suo capolavoro, � una vasta narrazione storica di tre generazioni della famiglia siciliana Uzeda di Francalanza, dai primi moti rivoluzionari siciliani agli ultimi decenni del secolo. Le vicende si svolgono a Catania dove la famiglia Uzeda si � trapiantata da alcuni secoli.
Alla morte della principessa Teresa, pi� temuta che amata anche dai figli, il principe Gaspare, divenuto padrone della cospicua sostanza, egoista e chiuso a ogni impulso generoso, mette in giro la voce che i beni lasciati dalla madre sono gravati da forti debiti per cui occorrono sacrifici da parte di tutti. Da qui lotte, liti, miserie, che si intrecciano alla quotidiana vicenda dei vari rami dei Francalanza.
Di fronte al principe Gaspare che sposa prima Isabella Grazzeri per volont� della madre, e poi la cugina Graziella, e viene educando i due figliuoli Consalco e Teresa senza affetto e senza idealit�, sta il fratello Raimondo che, anch'egli infedele alla prima moglie, sposa un'avvenente palermitana. Ma la nuova unione, pur saldata dalla nascita di altri figli, non fa cambiare tenore di vita a Raimondo il quale, instabile nei suoi sentimenti, non abbandona la sua vita di libertino.
I fratelli Uzeda vivono nella cornice che a essi fanno gli zii, primo fra tutti don Blasco, pettegolo, sensuale e corrotto, fiero avversario delle idee liberali, ma pronto a sfruttarle dopo la rivoluzione del 1860, acquistando terre e feudi degli ordini religiosi. Vicina spiritualmente a lui, e pur tanto odiata, � donna Ferdinanda, avara, ignorante, tutta chiusa nel suo feroce odio per le idee nuove.
Ma il pi� abile e pi� autorevole degli zii � il duca Raimondo il quale, per avere timidamente amoreggiato coi liberali, dopo la rivoluzione siciliana, riesce ad acquistare sempre pi� vasta popolarit� e finalmente a farsi eleggere primo deputato di Catania al Parlamento di Torino. Alla sua scuola si viene educando l'ultimo rampollo degli Uzeda, Consalvo, il quale, dopo avere rotto col padre, sempre pi� violento contro il figlio per la sua vita disordinata, va a vivere lontano dal resto della famiglia, tutto preso dal sogno ambizioso di ereditare il posto del vecchio zio Raimondo. Accanto a lui sta la mite sorella Teresa che cerca invano di conciliare il padre e il fratello e finisce col fare un matrimonio senza amore.
La vita familiare degli Uzeda si chiude in un destino di sciagure e di lutti. Consalvo, rotto a ogni arte di dominio, riuscito con raggiri e corruzioni a essere eletto deputato, non � soddisfatto n� della vittoria n� della nuova posizione. Egli stesso definisce il suo destino, che � quello degli Uzeda: di comandare, prima col denaro, la violenza e l'ignoranza, ora col tradimento e la finzione. Nulla � innovato nella secolare famiglia.