SCHEDE
BIOGRAFICHE PERSONAGGI |
LA
"COMMUNE" DI PARIGI (3 di 3) |
1870: dopo il tradimento della
borghesia, chiusa nella difesa dei propri interessi,
grande insurrezione popolare contro il rischio della restaurazione monarchica
LA MITICA "COMMUNE"
DI PARIGI:
PRIMA RIVOLUZIONE PROLETARIA
di Goffredo Adinolfi
Introduzione
La patrie et en dange. Non siamo nella Francia del dopo 1789, ma
nel 1870. Ancora una volta è il popolo di Parigi a doversi organizzare
e resistere alle truppe del nemico invasore: i Prussiani. Nasce la Comune
di Parigi il cui mito resterà scolpito da allora in avanti nella storia
del movimento operaio. Dopo di allora la storia d'Europa non sarà più
la stessa.
In due anni, tra il 1869 e il 1871, il contesto politico viene completamente
stravolto. La sconfitta di Napoleone III consente alle truppe italiane di
concludere il processo di unificazione conquistando l'ultimo baluardo che
ancora resisteva: lo Stato della Chiesa. Bismark, nella sala degli specchi
del palazzo di Versailles, proclama la nascita della Germania, costituita
oltre che dalla Prussia anche da tutti quei territori di lingua tedesca che
gravitano intorno alla Prussia con l'eccezione dell'Austria.
Da un punto di vista economico lo sviluppo tecnologico e la rivoluzione industriale
stravolgono completamente ogni ordine costituito. La borghesia, una volta
unita al popolo nella lotta contro i privilegi dell'aristocrazia, diventa
ora una delle forze più violentemente conservatrici, il proletariato
è rimasto solo nella lotta per l'uguaglianza, la libertà e la
fraternità.
Se nel 1848 proletariato e borghesia erano ancora uniti per abbattere l'ordine
costituito, nel 1870 è solo il proletariato a insorgere contro il nemico
e contro il pericolo della restaurazione monarchica in Francia. La Comune
di Parigi è al tempo stesso l'ultima rivoluzione giacobina e la prima
rivoluzione proletaria decantata e criticata sia da Marx che da Bakunin.
Ma il 1870 segna anche la fine di quel processo "risorgimentale"
che porta alla nascita di numerosi nuovi Stati in Europa. Il Nazionalismo
(vedi) , che fino ad allora era stata una forza capace di fare evolvere
le stantie strutture politiche, deve ora consolidarsi all'interno dei nuovi
Stati e diventare la nuova forma di dominio della borghesia.
Dopo il 1870 il nazionalismo diventerà aggressivo; comincia la cosiddetta
età dell'imperialismo la cui principale caratteristica risiede in una
volontà compulsiva da parte degli Stati di conquistare quanti più
possibili territori. Le conseguenze di questo comportamento saranno le conquiste
coloniali, l'antisemitismo e, infine, la prima guerra mondiale.
L'impero
La guida dell'imperatore Napoleone III porta a gran parte della popolazione
francese un periodo di grandi sacrifici. Dopo la rivoluzione del 1848 la borghesia
non più rivoluzionaria si divide definitivamente dal proletariato.
Napoleone III diventa l'imperatore della borghesia e ne tutela le sue aspirazioni
politiche lasciandogli il dominio dell'economia. La Francia conosce sì
un periodo di forte sviluppo industriale, economico e finanziario, ma questo
aveva accentuato le contraddizioni tra sfruttati e sfruttatori.
Napoleone III, che aveva fondato il suo potere autoritario su elezioni plebiscitarie
basate sul consenso delle masse, comincia ora a perderne il consenso.
Risulteranno infatti incomprensibili le sue scelte di conservatorismo sfrenato
in una società che invece andava modificandosi a ritmi sempre più
accelerati, il suo diventa sempre più un regime anacronistico e fuori
da ogni dimensione temporale.
In particolare suscitano perplessità gli indirizzi di politica estera
che l'Imperatore francese conserva gelosamente a se. Una politica estera estremamente
contraddittoria, da un lato ispirata da una volontà di tutela dei diritti
all'affermazione dei popoli e dall'altro lato segnata da un cinismo machiavellico.
La repressione della Repubblica romana nel 1849 è forse uno degli esempi
più eclatanti di questo suo atteggiamento. Napoleone III non si fa
scrupolo di trucidare i patrioti italiani pur di conservare l'appoggio del
Papa.
Ma sarà lo sviluppo di una nuova nazione che muove proprio in quel
periodo i suoi primi passi a segnare la fine del regime di Napoleone III.
Bismark, come abbiamo accennato prima, riesce a riunire intorno alla Prussia
quasi tutti i territori di lingua tedesca esistenti in Europa. All'interno
della Prussia il cancelliere prussiano porta avanti una politica di forte
sviluppo economico industriale guidato dall'alto. La competizione con la vicina
Francia si fa sempre più forte fino a quando, per una questione di
successione dinastica in Spagna, i due Stati entrano in guerra l'uno contro
l'altro.
La fine dell'impero
Per Napoleone III è la fine, il 2 settembre 1870 le truppe francesi
vengono completamente sbaragliate da quelle prussiane nella storica battaglia
di Sedan. L'imperatore è finalmente costretto ad abdicare: finisce
l'impero francese e contemporaneamente finisce il processo di unificazione
tedesco: nasce la Germania.
Dopo la sconfitta e l'abdicazione dell'imperatore le masse parigine, che erano
state tenute a freno grazie ad un sapiente uso dell'ideologia nazionalista,
hanno un ruolo fondamentale nelle manifestazioni che portano alla proclamazione
della repubblica. La borghesia si trova stretta tra i prussiani invasori che
le mettono i piedi in testa e un proletariato sempre meno disposto a rinunciare
ulteriormente alla conquista dei propri diritti.
La classe dominante francese ha un atteggiamento nei confronti della situazione
politica sempre più ambigua, atteggiamento che viene giudicato dalla
classe operaia come aperto tradimento alla Nazione. Le masse operaie parigine
si schierano su posizioni fortemente patriottiche decise a respingere l'invasione
delle truppe prussiane, occorre quindi congiungere mobilitazione politico-militare
e democrazia sociale per combattere il nemico che assedia dal 18 settembre
la città di Parigi. Nascono le prime strutture di autogoverno di quartiere
che, insieme alla Guardia Nazionale, governano la città di Parigi.
Nascita della Comune
Nel febbraio del 1871 viene eletta l'Assemblea Costituente con sede a Versailles
in quanto Parigi era considerata una città troppo esposta agli umori
della folla. All'interno dell'assemblea costituente vi è una maggioranza
di monarchici guidati dal conservatore Thiers. La repubblica in Francia si
trova a dovere lottare sia contro i prussiani sia contro i monarchici di Versailles.
Si forma così in Francia un potere dualista, da un lato i versagliesi
guidati da Thiers e dall'altro lato i repubblicani parigini. Un dualismo,
quello tra versagliesi e Parigi che diventa rapidamente scontro: il 17-18
marzo i versagliesi tentano infatti un colpo di mano contro Parigi, le masse
insorgono vittoriosamente insieme alla Guardia Nazionale contro le truppe
di Thiers.
La sera del 18 marzo la Guardia Nazionale prende la decisione di occupare
l'Hôtel de Ville e alle dieci di sera di quello stesso giorno la bandiera
rossa sventola nei cieli di Parigi. Per il 28 di marzo vengono indette elezioni
al fine di dare rappresentanza politica alla costituenda Comune di Parigi.
In realtà gli obiettivi delle elezioni per la Comune non erano chiari
e le forze politiche parigine non avevano obiettivi comuni. Per la lista dei
sindaci si tratta solo di eleggere quel Consiglio Municipale che Parigi richiede
dalla fine del Secondo Impero; per i Rivoluzionari riuniti in Clubs dalle
urne deve uscire un nuovo governo che difenda la repubblica minacciata da
Versailles.
Alla fine su 85 eletti solo 19 appartengono alle liste dei sindaci. I Rivoluzionari
vincono le elezioni e di fronte all'usurpazione delle prerogative politiche
da parte del consiglio autoproclamatosi "Commune di Parigi" questi
eletti si dimissionano. All'indomani del 28 marzo la Commune afferma la sua
identità rivoluzionaria e, a coloro che intendono limitare le sue prerogative
alla situazione parigina, una maggioranza replica adottando un manifesto che
si dà come principio "la Rivoluzione Vittoriosa".
La Commune di Parigi chiede il riconoscimento e il consolidamento della repubblica
e l'autonomia assoluta della Commune, i cui soli limiti sono costituiti dal
diritto di autonomia uguale per tutte le altre comuni aderenti al contratto,
l'associazione delle quali deve assicurare l'unità della Francia.
Sono evidenti in questo manifesto le influenze federaliste di Proudhon
(vedi l'intero testo de "La capacità politica della classe operaia)
il quale si scaglia contro ogni forma di Stato, anche.... quello socialista.
In antitesi sia al liberismo sia al socialismo l'anarchico francese propone
l'abolizione dello Stato in quanto fonte di oppressione e la sua sostituzione
con una società basata sulla libera cooperazione dei lavoratori.
Questo richiamo alle altre città francesi preoccupa i versagliesi,
il loro timore era che la rivoluzione potesse diffondersi da Parigi all'intera
Francia. Dopo il 18 marzo battere Parigi diventerà la priorità
fondamentale di Thiers.
Il problema fondamentale per i versagliesi risiedeva nel fatto che essi non
disponevano di un esercito militare che potesse entrare nella capitale e sconfiggere
la Comune. Thiers dovrà rivolgersi agli ex-nemici, i prussiani, i quali
gli riconsegneranno decine migliaia di prigionieri di guerra in cambio di
una rapida e vittoriosa pace e nel comune interesse alla distruzione dello
stato socialista parigino ancora una volta per sedare una rivoluzione le forze
conservatrici europee dimostravano un "internazionalismo" molto
forte.
La tragedia per la Commune sarà il 21 maggio. Molto si è discusso
sul fatto che i comunardi avrebbero dovuto marciare su Versailles in un momento
in cui le forze le avrebbero potuto consentire una vittoria sull'assemblea
monarchica, ma ora sono le truppe organizzate dai versagliesi che entrano
a Parigi.
La città verrà ricoperta di sangue, la repressione sarà
durissima. I soldati di Thiers trucidano uomini, donne, vecchi e bambini,
l'intento politico è quello di inculcare terrore a tutti coloro che
avevano creduto in una Francia finalmente egualitaria.
La "settimana di sangue" lascia sul campo oltre 32.000fucilati,
42.000 arrrsti e 13.000 condanne all'ergastolo. In pochi giorni si era realizzato
ciò che i comunardi sapevano sarebbe successo nel caso la Comune sarebbe
dovuta essere sconfitta. Il muro dei federati, dove verranno fucilati i comunardi,
è ancora oggi un monumento della sinistra francese.
Una violenza questa che non è spiegabile soltanto da una esplosione
di furore vendicativo, ma da una lucida scelta, come dichiara lo stesso Thiers:
"il suolo è disseminato dei loro cadaveri.
Questo spettacolo servirà loro di lezione".
Ripercussioni sul mondo dei lavoratori della Comune di Parigi
La "Commune di Parigi" si inserisce in un contesto storico-politico
radicalmente diverso da quello esistente nel periodo della prima rivoluzione
francese del 1789 o dal 1848. La rivoluzione industriale aveva oramai sovvertito
il vecchio ordine delle classi sociali esistente in Europa: "Si era
scoperta finalmente la forma politica con cui si poteva realizzare la liberazione
economica dei lavoratori" Karl Marx.
Il proletariato cerca ora di darsi istituzioni sue proprie, cerca di trovare
un suo cammino verso l'emancipazione politica così come era successo
circa un secolo prima per la borghesia. Il 28 di settembre del 1864 si riunisce
per la prima volta l'Associazione Internazionale dei lavoratori (AIL) composto
da una cinquantina di membri circa.
Questa associazione prendeva atto delle sconfitte intercorse nel 1848 e cercava
di creare una unità operaia al di là delle divisioni nazionali.
L'internazionale privilegia l'ambito economico piuttosto che quello politico,
con una logica fondata sui tempi lunghi e sui graduali processi di organizzazione.
Al suo interno l'internazionale era divisa in più correnti ideologiche
profondamente differenti tra di loro. Abbiamo i francesi schierati su posizioni
in parte influenzati dalle idee coorporativistiche di Proudhon e in parte
l'insurrezionalismo radicale di Blanqui; gli italiani - tra cui Mazzini conserva
un certo seguito - e i tedeschi, quasi tutti provenienti dall'esperienza della
lega dei comunisti.
Proprio queste divergenze ideologiche porteranno alla fine della prima
internazionale e all'espulsione degli anarchici. Le interpretazioni sulle
ragioni della sconfitta della Commune di Parigi erano forse poco più
che un pretesto, ma certo la separazione tra Bakunin e Marx diventa dopo di
allora inconciliabile.
Bakunin sostiene infatti che Marx fosse "nemico delle istituzioni
politiche esistenti perch� tali istituzioni escludono la possibilità
di realizzare la propria dittatura" e di essere al contempo "l'amico
più ardenti del potere statale intendendo costruire una società
interamente costruita dall'alto". Su questa base Bakunin ritiene
che il movimento operaio debba rifiutare programmaticamente l'azione politica
per praticare esclusivamente il terreno sociale.
Marx invece, contrariamente a Bakunin, considera necessario che il movimento
operaio si organizzi in modo da potere arrivare alla conquista del potere
da parte del proletariato come il progressivo superamento della società
borghese e il superamento della società divisa in classi. La dittatura
del proletariato, cioè la costituzione della classe operaia in classe
dominante e la costituzione dello stato operaio.
Marx e Bakunin sulla Comune
Il fatto di mettere in rilievo le divergenze di opinioni tra Marx e Bakunin
relativamente allo svolgersi della Commune e alle cause della sua sconfitta
non significa dire che la frattura interna all'internazionale dei lavoratori
avvenuta nel 1871 sia causa diretta dei fatti della Commune stessa.
Di fatto Marx e Bakunin trovano le stesse parole per descrivere l'importanza
dell'episodio rivoluzionario dei comunardi, Marx sostiene infatti:
" Parigi raggiante nell'entusiasmo della sua
iniziativa storica, quale capacità questi parigini! I suoi martiri
hanno per urna il grande cuore della classe operaia".
Gli fa eco Bakunin: "Parigi, che manifesta
nuovamente la sua capacità storica di iniziativa. La Commune di Parigi
che, pur essendo stata massacrata, soffocata nel sangue […], è
diventata ancor più viva, più potente nell'immaginazione e nel
cuore del proletariato europeo. Parigi dà una base reale al socialismo
rivoluzionario".
Apparentemente le opinioni di Marx e Bakunin possono sembrare simili eppure
la Commune di Parigi viene sconfitta e i due hanno spiegazioni differenti
sulle ragioni del disastro.
Secondo Marx infatti la Commune sarebbe crollata proprio perch� non
era riuscita a darsi una struttura stabile, un partito proletario che sapesse
guidare il popolo contro i versagliesi senza attendere che questi invadessero
Parigi.
Secondo Bakunin invece Marx voleva carpire l'eredità della Commune
stessa, senza rendersi peraltro conto che la Commune rappresenta la possibilità
tangibile di potere distruggere lo Stato in contraddizione con le stesse tesi
marxiste: "Fu un travestimento veramente comico, ma forzato. Essi
avevano dovuto farlo, per non vedersi scavalcati e abbandonati da tutti, tanto
forte era stata la passione suscitata in tutto il mondo da questa rivoluzione".
Conclusioni
Padrona di Parigi per 70 giorni, la Commune ha sognato di universalizzare
il potere e la proprietà, ma non ha preso le misure radicali che avrebbero
senz'altro limitato il suo smacco. Accerchiato, tagliato dal resto della Francia
dagli eserciti prussiani e versagliesi associati, la Commune finisce tragicamente.
Decantata e criticata da tutti i rivoluzionari da Marx a Lenin.
In effetti essa segna il primo tentativo da parte del proletariato mondiale
di emanciparsi dalle catene del capitalismo. Probabilmente è più
la leggenda che gli effetti reali della Comune a rendere questo episodio così
importante per la nostra storia. Dopo la Commune comunque le tesi anarchiche
passeranno in secondo piano e i lavoratori si organizzeranno più o
meno in tutta Europa nei partiti socialdemocratici.
I Monarchici francesi, che avevano ottenuto la maggioranza dei seggi nell'assemblea
costituente eletta nel febbraio 1871, non riusciranno a restaurare, causa
le loro divisioni interne, la monarchia e Thiers verrà eletto Presidente
della Repubblica. Ma sarà un terzo partito a uscire vincitore dalla
Comune di Parigi: il partito Repubblicano moderato di Gambetta il cui unico
avversario è ora la controrivoluzione.
I comunardi, che giacciono nelle fosse comuni, i deportati e gli esiliati
si vedranno privati, in persona o in memoria, del diritto di cittadinanza
fino alla legge d'amnistia del luglio 1880 e i lavoratori usciranno temporaneamente
dalla scena politica per riorganizzarsi nei cantieri.
Goffredo
Adinolfi
BIBLIOGRAFIA
Storia dell'età moderna, di Scipione Guarracino - Edizioni scolastiche
Bruno Mondatori
* Piccola enciclopedia dell'anarchia, di Roger Boussinot - Ed. Garzanti
* Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, di Carlo Marx - Editori Riuniti
* L'internazionale socialista dalla Comune a Lenin, di Gorges Haupt - Ed.
PBE
* La febbre francese dalla Comune al Maggio '68, di Michel Winock - Ed. Laterza
* Che cos'è la proprietà, di Pierre Joseph Proudhon - Ed. Universale
Laterza.
Questa pagina
(concessa solo a Cronologia)
è stata offerta da Franco Gianola
direttore di http://www.storiain.net