SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
FELICE CAVALLOTTI

 

Nato a Milano nel 1842 da un modestissimo impiegato di origine veneziana.
Morto a Roma nel 1898 in un duello.
Fu uomo politico, giornalista e autore drammatico. 
Come giornalista collabor� all’"Unit� italiana" e fond� nel 1866, il "Gazzettino rosa" il giornale politico-letterario degli "scapigliati"..

Di carattere vivace, poco più che diciottenne raggiunse Garibaldi in Sicilia nel 1860 con la seconda spedizione garibaldina (guidata da G. Medici) combattento a Milazzo. Poi nel 1866 combatt� con lo steso Garibaldi nel Trentino.

Già precoce verseggiatore si buttò nel giornalismo, con una penna arguta e beffarda, denunciando scandali, innescando polemiche, componendo poesie politiche con le quali attaccava un po' tutti, i moderati, i governi della destra e la stessa monarchia.
Questi impeti letterari gli costarono denunce, processi, condanne, che tuttavia lo resero famoso nei più remoti angoli della provincia italiana.

Deputato radicale nel 1873, fu rieletto per dieci legislature consecutive e sedette sempre all’estrema sinistra, da dove con la sua tribunizia e tagliente oratoria si scagliò appassionatamente contro le minacce dei diritti di libertà; fu implacabile avversario della vita politica del Depretis e del suo "trasformismo" o la politica megalomane e repressiva del Crispi; contro di essi e contro ogni forma di ingiustizia risolse la sua critica oltre che con gli arguti discorsi in Parlamento, con articoli e libelli vari, che gli procurarono, oltre all’appellativo di "bardo della democrazia", frequenti processi e duelli. Ma lui stesso si definiva "can da guardia" quando denunciava e arginava le tendenze conservatrici e autoritarie della classe dirigente e i fenomeni degenerativi della vita pubblica.

Fu ucciso il 6 marzo 1998 nel corso di un duello col direttore della "Gazzetta di Venezia" deputato di destra Ferruccio Macola (nativo di Camposampiero, deputato della destra per il collegio di Castelfranco Veneto e appunto direttore della "Gazzetta di Venezia").
che aveva sfidato in seguito alle offese recategli dalle pagine del giornale.

La morte del popolare radicale rinfocolò da un lato i contrasti tra l'estrema sinistra, i socialisti e i repubblicani, e dall'altro il governo conservatore di Rudinì.

I funerali del Cavallotti si trasformarono in una imponente manifestazione popolare contro le forze conservatrici e l'autoritarismo di re Umberto I.
Non solo, ma esattamente a due mesi dalla sua morte, il 6 maggio, iniziano i tumulti del popolo contro il caropane, ma che assumono un chiaro carattere di protesta politica.
Come si concluse è noto: proclamato il Re lo stato d'assedio il generale Bava Beccaris fece una strage (80 morti, 300 feriti) sparando con i cannoni sulla folla.
Per questo Beccaris fu anche premiato da re Umberto I, che però proprio per questo gesto, cadde il 29 luglio 1900 sotto i colpi dell'anarchico Gaetano Bresci, giunto dal New Jersey appositamente per vendicare i poveri morti milanesi.

Carducci ai funerali di Cavallotti lo defini "l'ultimo dei romantici".

Pur così attivo, vivace e impetuoso nella vita politica, si cimentò con qualche fortuna anche nell'attività letteraria con alcune produzioni teatrali, con drammi storici (I Pezzenti, 1871 - Guido Agnese, 1873 - Alcibiade, 1874 - I Messeni, 1877 - La sposa di Menacle, 1882), con alcune commediole sentimentali o legate alla società del suo tempo, e infine con una raccolta di poesie pubblicate nell'anno della sua morte - Il libro dei versi, 1898.


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