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20 MILIARDI ALL' 1 A.C. |
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ANNO 828 d.C.
(Vedi
QUI i singoli periodi in
"RIASSUNTI DELLA STORIA D'ITALIA")
*** L'INDIPENDENZA DI VENEZIA
Dopo quanto letto nell'810 e nell'814, si era eliminata la causa maggiore che aveva inasprito i rapporti fra i due imperi ed erano state instaurate normali relazioni destinate a durare nel tempo.
I veneziani da entrambi i rappresentanti dei due imperi che loro stessi avevano messo uno contro l'altro con una ambigua politica pretestuosa di aiuto richiesto dalle due fazioni, avevano ottenuto l'accordo dove si garantiva aiuto in caso di aggressione esterne e le veniva riconosciuto i suoi sacrosanti diritti sul territorio circostante.
Anche la sua supremazia marittima fu riconosciuta: infatti già da tempo i veneziani avevano iniziato la loro lucrosa attività sul mare. Gli accordi franco-bizantini dell'814 e dell' 824 erano stati voluti e condotti da Bisanzio, sotto la cui sovranità le province veneziane sarebbero state ora in grado di sviluppare le loro possibilità per terra e per mare, sicure da attacchi esterni.
VENEZIA rimaneva così una provincia bizantina, conservando però quella posizione che le aveva recato tanti benefici nel passato. Ne' vi era timore che potessero perdere quest’autonomia, visto che Costantinopoli era lontana, e inoltre la stessa dimostrò sempre minor interesse per l'alto Adriatico, preferendo che i problemi quelli della laguna i veneziani se li risolvessero da soli. Era bastata la brutta precedente avventura, ed entrambi i due imperatori non la dimenticarono.
Apparentemente l'apparato della comunità lagunare mutò ben poco col trasferimento dell'amministrazione da Malamocco a Rialto. C'era sì una certa ostentazione di essere riusciti a così basso prezzo ad acquisire la propria indipendenza, ma i rapporti con i due imperi erano sempre molto forti e dietro quell'ostentato orgoglio le due potenze contribuirono non poco nella loro ambiguità nel permettere che Venezia ci guadagnasse. In poche parole la quasi neutralità di queste due potenze poteva permettere che Venezia fosse non solo influenzata da due culture con cui era in contatto, ma permettere di intrattenere dei buonissimi rapporti commerciali nei territori dei due imperi, che contribuirono non poco nello sviluppo della stessa città lagunare.
La posizione del doge era un pò mutata. I Maurizi e gli Obeleri a Malamocco e la nuova dinastia dei Partecipazi che troviamo a Rialto erano tutti funzionari bizantini e i dogi dovevano rimanere tali per lungo tempo. Essi ricevevano anche un compenso da Bisanzio, dato che riscuotevano un salario, il roga magistratus, come attestazione del loro legame con il potere sovrano.
Ma se Venezia -come abbiamo detto sopra- ora stava economicamente e rapidamente crescendo in questa dorata apparente indipendenza, se prima le dispute nelle fazioni familiari patrizie erano tumultuose e aveva procurato tanti lutti, adesso il fenomeno stava ricomparendo. Ancora una volta Venezia diventò teatro di trame e intrighi, in parte a causa di figure del passato che ora non si disputavano solo qualche metro di terreno, ma erano in gioco le grosse fortune che venivano creandosi con i commerci, le darsene di attracco, il porto, i passaggi. Faceva gola a tutti ora l'amministrazione che controllava entrate di tributi centuplicati, stipulava accordi con le altre città vicine, si dava da fare nel commercio di vari Stati, indipendentemente se questi erano o no nemici.
Da Costantinopoli era riuscito a fuggire dal suo esilio Obelerio, che rientrato incontrò i suoi sostenitori di Malamocco, ma questi non si fidarono troppo di uno che si era compromesso con il suo doppio gioco, anche se questo aveva contribuito alla indipendenza. Iniziò dopo il suo ritorno, qualche intrigo di troppo e presto - come vedremo più avanti- qualcuno gli mise un coltello nella schiena. Non meno fortunato fu il suo socio di quella famosa ribellione, quel vescovo che ironia della sorte si chiamava Fortunato, quello di Grado che dopo aver tramato contro i franchi e dopo con i bizantini, li aveva traditi entrambi. Era diventato ora scomodo, anche se era statopure lui utile per mettere i due imperi uno contro l'altro. Scomodo, quindi nessuno accolse i suoi appelli dall'esilio, dove miseramente morì.
Ci si stava crogiolando con le nuove alleanze, Bizantine e Franche, che nello stesso tempo erano fra di loro sempre in contrapposizione, ma di Venenzia virtualmente anche protettori. Un bel capolavoro dei veneziani, che ora stavano raccogliendo copiosi frutti da quest’ambiguità che a loro portava solo e nient'altro che benessere. Lo abbiamo già detto, avevano il piede in due scarpe per marciare, e nello stesso tempo due ombrelli che li proteggeva. E via a fare affari....
Ma non passa neppure una generazione che un nuovo veleno aveva trovato la strada nella vene della vita politica veneziana. Alle ostilità reciproche delle isole si aggiunse l'ancor più furiosa lotta di una famiglia contro l'altra e addirittura fra i membri di una stessa famiglia.
Queste agitazioni andarono subito a costituire una minaccia ancora più seria di quelle che c'erano state prima con i bizantini poi con i franchi, poichè era interna. Il pretesto nelle due fazioni che si contrapponevano non fu più quello di preferire gli uni o gli altri, le ostilità si scatenarono quando si trattò di acquisire il corpo di San Marco che ( lasciamo pur perdere se era vero o meno il suo furto da Alessandria) giungeva nella città in un momento particolare. Il possesso della reliquia, questo simbolo della coscienza dei lagunari, destinato a diventare l'emblema della grandezza di Venezia, giocò una parte importante nella lotta per la decisione del sinodo di Mantova che si tenne il prossimo anno, che non solo si pronunciò su questa disputa, ma abolì l'autorità' patriarcale della sede episcopale di Grado mettendo Venezia sotto la giurisdizione di Aquileia e minacciando in questo modo ( forse non intenzionalmente) la sua indipendenza.
Iniziò quella lotta che prendeva a pretesto questa lacerazione, per alcuni giusta, per altri era una covata vendetta di passate dispute e lotte piene di rancori. Eccoci quindi alle grandi famiglie dei Partecipazi, Agnello, Giustiniani e Giovanni in guerra per queste rivendicazioni che diedero alla disputa un significato nazionale, dove però sia ben chiaro non vi era nulla di anti-bizantino, né di anti-franchismo, perché in questa fase dell'indipendenza di una Venezia lacerata da lotte interne avviene in un momento in cui l'interesse bizantino per l'Adriatico, lo abbiamo già detto era scomparso, e quello franco era completamente assente, visto che a Ravenna, Pipino aveva rinnovato ai veneziani la completa indipendenza che aveva già concesso suo padre Carlo Magno, con noncuranza perché ignorava di che cosa si trattava, lui del resto pensava ad una delle tante minuscole isolette, visto che qualcuno l'isola di Malamocco così la descrisse, forse a ragione, considerando la sua superficie.
Ora Venezia stava diventando una città e le isole, una volta deserte, erano diventati centri di commercio formicolanti di persone e di traffici di ogni genere; nulla cambiò però nel fitto intreccio di gelosie e di lotte di partito, di trame sottili e di controtrame violente. Ma anche se racconteremo il resto più avanti, ci preme dire che sotto un certo aspetto tutto questo potrebbe anche essere visto come una fase essenziale dell'educazione politica del popolo veneziano, che in questo modo imparò la necessità di partecipare maggiormente alla vita civile. Cioè mano a mano che il ritmo di questa vita si faceva più sostenuto, i veneziani capirono che la città e con essa gli affari pubblici, l'attività e il progresso della stessa, non poteva essere affidata ad un gruppo, ad una famiglia o ad un individuo, ad un monopolio di pochi, che miravano solo ad acquisire un potere, ma doveva essere posta sotto un diretto controllo popolare.
Per ottenerlo, dopo varie peripezie che racconteremo, dobbiamo fare un salto di qualche decina di anni, nell' 887....... cioè fra 59 anni!.......
Per quanto riguarda invece la traslazione del corpo di San Marco vi rimandiamo al prossimo anno quando la famosa reliquia giunse a Venezia.......
IN ITALIA per sventare altre scorrerie di arabi che provengono dall'Africa e che noi già conosciamo, il marchese di Toscana Bonifacio II, con molto coraggio con una flotta si mette in viaggio per una spedizione punitiva contro i musulmani a Cartagine e a Utica, ottenendo anche qualche considerevole successo. Ma la sua è una spedizione che ha infierito solo qualche colpo e quindi non va a turbare l'equilibrio di una forza navale come quella araba di considerevoli dimensioni, e che si sta ulteriormente attrezzando per fare la sua grande invasione......
*** IN FRIULI - I Bulgari-Slavi della Pannonia sferrano un attacco al marchese del Friuli BARBERICO che viene sconfitto e quindi richiamato subito dopo ad Aquisgrana dove viene deposto per inettitudine. Col sistema feudale che conosciamo, ( organizzare da soli con le proprie forze e i propri uomini la difesa del proprio territorio senza impegnare l'esercito regio) il marchesato viene diviso in quattro parti, Friuli, Istria, Carinzia, Bassa Pannonia.